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Autore: Zikiki98    25/11/2018    0 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
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E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
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Instagram: _.sunnyellow._
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FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI


11. HE'S BACK

[POV BELLA]

Le settimane trascorsero molto velocemente e in men che non si dica arrivò il mese di novembre. Anche se onestamente non credevo che fosse possibile, l'aria a Forks si era fatta ancora più fredda in questo periodo, costringendo tutti gli abitanti, me compresa, ad indossare indumenti più pesanti e termici.

Le mie giornate, dopo poco più di un mese trascorso qui, in questa cittadina, erano diventate pericolosamente monotone: mi alzavo presto la mattina per andare a scuola, verso sera tornavo a casa per allenarmi e la notte, per qualche ora, io e Stephan ispezionavamo il bosco intorno alla nostra abitazione. Il resto della famiglia, invece, aveva il compito di controllare il centro della contea, quindi la zona abitata e più frequentata di Forks, e Port Angeles.

Potevo dire con orgoglio che, in quell'arco di tempo, io e Stephan avevamo ucciso la bellezza di ventitré demoni. Non male per due novellini. Ovviamente, non ne eravamo sempre usciti indenni: saltando giù da un albero, ad esempio, Stephan si era rotto una caviglia la scorsa notte. Niente di grave e niente che non si potesse risolvere in un'oretta grazie all'aiuto dello stilo, fortunatamente.

C'era da dire che io e Ste lavoravamo molto bene in squadra: avevamo un'affinità rara in ricognizione, quasi alla pari tra quella che c'era tra me e mio fratello Seb. Infatti, in quel periodo ci avevo riflettuto molto e mi sarebbe piaciuto chiedere a Stephan di diventare parabatai, ma temevo la reazione di Sebastian che, già sapevo, l'avrebbe presa negativamente. Probabilmente, l'avrebbe anche considerata una provocazione, fatta appositamente per fargli saltare i nervi. Naturalmente, non era così, non mi sarei mai sognata di farlo arrabbiare o soffrire appositamente, ma era quello che di sicuro sarebbe arrivato lui a pensare.

A scuola la situazione era leggermente migliorata e, finalmente, non ero più al centro dell'attenzione. Me la cavavo abbastanza bene in tutte le materie a me comprensibili, come biologia e letteratura, ma matematica e trigonometria non erano proprio il mio forte. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a capirle.

Stephan, a differenza mia, adorava frequentare la Forks High School. Aveva fatto tantissime amicizie e si era molto avvicinato ad Emmett. Per quanto mi costasse ammetterlo, ad occhi esterni, il rapporto fra i due sembrava sincero da entrambe le parti. Passavano gran parte del loro tempo insieme e la cosa non andava palesemente a genio, né a me né ai Cullen. Certi sguardi non mentono.

Stephan ed Emmett erano così in sintonia da essersi iscritti alle selezioni per la squadra di basket della scuola che, naturalmente, avevano superato senza problemi. Gli allenamenti li tenevano impegnati tutti i mercoledì pomeriggio dopo la scuola. Io avevo il dovere di coprire mio fratello dalla nostra famiglia, spiegando la sua assenza per via delle partite, inventandomi una scusa sul momento. Tenere questo segreto, ad un gruppo di Shadowhunters perennemente sospettosi di tutto e sull'attenti, non era una cosa esattamente facile da portare a termine, anche se fino a quel momento aveva funzionato. Probabilmente, avevo solo avuto fortuna.

Un pensiero che in quel periodo non mi aveva mai abbandonato, era il vampiro dell'aula di biologia, Edward Cullen. Dal nostro primo incontro non si era presentato più a scuola e, onestamente, questa sua sparizione aveva instillato in me e Stephan ulteriori dubbi. Non sapevamo esattamente che cosa pensare, considerando che se fosse sparita l'intera famiglia, avremmo potuto attribuire la loro fuga al timore nei nostri confronti, nel non sapere esattamente cosa eravamo e cosa sapevamo. Ergo, per precauzione e istinto di sopravvivenza, avrebbero cercato probabilmente di mantenere il loro segreto il più occulto possibile. Ma in questo caso, essendo sparito un solo vampiro, non riuscivo a comprenderne il collegamento con il nostro arrivo. Sapevo che quello sarebbe stato un bel rompicapo da risolvere.

Naturalmente, a scuola i pettegolezzi a riguardo non mancavano! Erano in molti, infatti, a credere che il ragazzo si fosse ammalato e che suo padre, essendo un dottore, se ne stesse prendendo cura in privato, a casa. Per ovvi motivi, ciò non era possibile e sia io che Stephan non prendemmo nemmeno in considerazione quella eventualità. Solo il tempo avrebbe potuto rispondere alle nostre domande.

Io e Stephan quel giorno eravamo arrivati a scuola in anticipo. In fretta e furia, dopo avermi stampato un bel bacio sulla guancia, corse velocemente in direzione di Emmett e degli altri suoi amici e compagni di basket. Il più imponente e terrificante dei Cullen, naturalmente, non perse tempo e, dopo aver dato un veloce abbraccio amichevole a mio fratello, lanciò uno sguardo nella mia direzione regalandomi un occhiolino. Io, in tutta risposta, alzai gli occhi al cielo palesemente infastidita. Lui, invece, ridacchiò, divertito e trionfante, come se fosse riuscito nel suo intento, prima di tornare a chiacchierare e ridere con il resto della compagnia di cui ormai faceva parte insieme a Stephan.

Io, invece, per aspettare l'arrivo di Angela e l'inizio delle lezioni, mi ero accomodata sui gradini ghiacciati che conducevano alle classi. Alla fine sì, avevo ceduto all'amicizia con quella mondana. In un mese eravamo riuscite a legare molto, portando la mora a fidarsi così tanto di me, da raccontarmi la sua storia. Angela Weber era nata e cresciuta a Forks ed era figlia di un pastore luterano. Viveva con i suoi genitori e i suoi fratelli minori, due gemelli alquanto turbolenti, di nome Joshua e Isaac. Nonostante fossero delle totali pesti, da come ne parlava, si vedeva che li amava incondizionatamente. Prima che nella sua vita comparisse Luke lo Stronzo, nonostante fosse comunque molto timida, era circondata di amici ed era una delle ragazze più promettenti della Forks High School, con la media più alta tra tutti gli studenti del suo anno, allegata ad un record di presenze scolastiche. A mettere a repentaglio il suo tranquillo equilibrio, fu quando venne invitata ad una festa dalla sua amica Jessica, una delle ragazze più popolari e insopportabili di tutta la scuola. Quest'ultima osservazione non venne detta da Angela durante il racconto, ma la aggiunsi io mentalmente. Tornando al discorso, fu invitata a questa festa, perciò lei e Jessica ci andarono insieme. A quella festa conobbe Luke, del quale si prese una "cotta esponenziale", sue testuali parole. Lui sembrava ricambiare, la trattava come una principessa, e decisero, per non attirare troppo l'attenzione, di stare insieme di nascosto. Quando, dopo qualche mese, vennero scoperti, Luke smentì tutto, dicendo che aveva tirato in ballo tutto quel teatrino semplicemente per portarsela a letto. La cosa fece soffrire Angela immensamente. Si vergognava talmente tanto da essersi allontanata dal suo gruppo di amici, da essersi chiusa in se stessa, facilitando Luke Lo Stronzo nel prenderla di mira davanti a tutti, infastidendola e rendendola così ancora più vulnerabile ed insicura. Con grande gratitudine, alla fine, aggiunse che, con il mio arrivo, la situazione cambiò talmente tanto da essere riuscita a recuperare sia i suoi vecchi amici sia a zittire quell'imbecille del suo ex-ragazzo, che ora non la infastidiva più. Dire che ero semplicemente orgogliosa della sua ripresa era restrittivo.

Quando finalmente vidi l'autobus arrivare, mi alzai in piedi. Mi si era congelato il sedere a stare seduta ad aspettare sugli scalini. Quando vidi Angela scendere dal bus giallo e avvicinarsi a me, le sorrisi da lontano.

Una volta che fu abbastanza vicina, si lanciò letteralmente tra le mie braccia in cerca di un abbraccio. Difficilmente ero una persona che si abbandonava ai sentimenti, soprattutto in pubblico, ma con Angie facevo un'eccezione. Non riuscivo a fingere o a nascondere quanto in realtà io tenessi a lei. Mi sentivo un po' come una sorella maggiore, anche se, sull'aspetto anagrafico, la più grande tra le due era lei.

- Ciao! - esclamò ad alta voce, troppo vicina al mio orecchio, facendomi ritrarre per il fastidio al timpano.

- Ciao anche a te! - risposi, con una punta di acidità, massaggiandomi l'orecchio dolente - Come mai così pimpante stamattina? -.

- Sono solo felice di vederti - mi sorrise, salendo velocemente gli scalini su cui poco prima ero seduta, per raggiungere la classe della sua prima lezione - Potresti anche essere più entusiasta di così - si lamentò, ma senza risultare troppo pesante - Non mi hai vista per tutto il weekend e con il cellulare sei un disastro, non mi rispondi quasi mai -.

Effettivamente aveva ragione, con il telefono ero un vero disastro. Non essendo mai stata abituata ad usarlo, non ne sentivo minimamente la necessità, tant'è che mi dimenticavo di averne uno. Inoltre, nel weekend, io e la famiglia organizzavamo degli allenamenti intensivi all'aperto, indipendentemente dal tempo atmosferico, che occupavano praticamente quasi tutta la giornata, fino al tardo pomeriggio. Il tempo rimanente lo sfruttavo per mangiare, studiare e prepararmi per la ricognizione della notte. In questo itinerario, di sicuro il cellulare non era una priorità.

- Mi dispiace - dissi semplicemente, mantenendo il suo passo senza difficoltà.

La accompagnai fuori dall'aula dove sapevo si sarebbe tenuta la sua prima lezione, ma prima di entrare e salutarmi, si voltò verso di me.

- Grazie per avermi accompagnata -, mi sorrise, regalandomi un sorriso gentile - ma ti conviene velocizzarti, altrimenti farai tardi -.

Sorrisi di rimando, facendole l'occhiolino - Non ti preoccupare, tanto non ho niente di meglio da fare -.

Rise, ma in tono più serio, aggiunse - Se vuoi passare l'anno dovrai iniziare ad impegnarti un po' di più, Bella... -.

Non mi infastidivano i suoi rimproveri gentili, anzi, mi faceva piacere pensare che lei si preoccupasse della mia carriera scolastica, anche perché lei effettivamente era l'unica a farlo. Come Cacciatrice, avevo altre priorità e cose a cui pensare. Lo stesso valeva per i miei genitori, ai quali non importava niente se prendevo buoni voti o meno, perché il mio dovere in quella scuola e in questa città, era un altro. Lei non se lo poteva di certo immaginare, e mi andava bene così. Angela era una ventata d'aria di normalità che avevo la necessità di respirare a pieni polmoni. Non volevo contaminare il suo mondo con il mio.

In ogni caso, alzai gli occhi al cielo per prendermi scherzosamente gioco di lei - Sì, va bene, come vuoi! Adesso fila in classe, altrimenti la professoressa Goff se la prende con me, dicendo che ti porto sulla cattiva strada! -.

Rise di nuovo, ma con più ilarità - Vero! Ormai sei sulla sua lista nera, ti devi rassegnare! -.

Annuii pensierosa - E dire che nella sua materia vado più che bene -.

Questo sì che era un vero grattacapo. La professoressa Goff, insegnante di spagnolo, riservava palesemente un certo odio nei miei confronti, che non tardava mai a farmi notare, lanciandomi occhiate stizzite e riempiendomi di domande prima di iniziare a spiegare. Eppure, paradossalmente, ero l'unica sua alunna a prendere voti eccellenti. Probabilmente, la infastidiva che le mie conoscenze di spagnolo fossero più elevate rispetto alle sue, facendole coltivare nei miei confronti questa sorta di antipatia.

- Adesso che lezione hai? - chiese Angela, riportandomi alla realtà.

Nel frattempo aveva aperto la porta dell'aula per appendere la sua giacca sull'attaccapanni, mentre io rimasi fuori sulla soglia, mentre ricominciava a piovigginare. Voltai lo sguardo verso il cielo, che man mano diventata sempre più annuvolato. Lo guardai male, anche se sapevo benissimo che non avrebbe mai potuto rispondere alle mie occhiatacce, se non con un fulmine.

Possibile che a Forks il sole si fosse estinto!?

- Biologia - borbottai, alzando il cappuccio della mia giacca per evitare di bagnarmi i capelli.

Sghignazzò non appena percepì il mio cambio d'umore dovuto al tempo atmosferico - Proprio non sopporti la pioggia... -.

- Già, è la cosa che odio di più al mondo - dopo i demoni.

- Prima o poi ti ci dovrai abituare -.

- Sì, prima o poi. Ci vediamo in mensa? - le domandai, iniziando a congedarmi.

Avevo capito che pranzare da sola non mi piaceva e, inoltre, non faceva altro che attirare l'attenzione su di me. Stephan si sedeva sempre al tavolo dei suoi compagni di squadra con Emmett, anche se quest'ultimo puntualmente non toccava cibo. Perciò, avevo preso l'abitudine di pranzare con Angela.

Mi guardò con aria colpevole, facendomi un sorriso tirato, di scuse - In realtà, ho promesso a Jessica e agli altri che mi sarei unita a loro... - ma subito dopo aggiunse, usando un tono più allegro, forse per convincermi - Perché non ti siedi con noi? Se impari a conoscerla, Jess è simpatica... -.

Sicuramente, la persona più simpatica e meno pettegola del pianeta!

Da quel che ne sapevo, Jessica Stanley era l'autrice della maggior parte dei pettegolezzi che passavano di bocca in bocca tra gli studenti della Forks High School. Non era un bene farsela amica e, ancor meno, mi interessava passare mezzora del mio tempo in sua compagnia, soprattutto all'ora di pranzo, uno dei momenti più sacri della giornata per me.

Angela aveva sicuramente intuito i miei pensieri dal mio sguardo, ma decisi comunque di dar voce ai miei dubbi, restando pur sempre educata - Non saprei... Non mi entusiasma l'idea di farmi venire il mal di testa per colpa di una pettegola, logorroica e... -.

Mi interruppe immediatamente, anche se divertita - Ti ricordo che stai parlando di una mia amica! -.

- Infatti, mi sono risparmiata di dire che è anche una stupida impicciona! -.

Scosse la testa e cercò di trattenere una risata - E se ti dico che ti voglio bene e che sei la persona più buona che io conosca? - .

Alzai gli occhi al cielo davanti alla sua sviolinata, ma alla fine decisi di accettare - Va bene, ci sarò! Basta che non mi fai sedere vicino alla tua amica. Adesso entra in classe -.

Finalmente soddisfatta, la mia amica mi salutò con un altro caloroso abbraccio, ma stavolta fu talmente veloce che non feci nemmeno in tempo a ricambiare l'azione. Nell'esatto istante in cui la mia amica si chiuse la porta dell'aula alle spalle, mi incammina verso la mia lezione. La maggior parte degli studenti si trovavano già seduti dietro ai loro banchi, ma all'esterno degli edifici a mattoni rossi, fortunatamente, c'era ancora qualcuno, proprio come me.

In quell'istante, la campanella che segnava l'inizio delle lezioni suonò, facendomi automaticamente velocizzare il passo. Ero in ritardo.

Quando finalmente arrivai davanti all'aula di biologia, notai che la porta era chiusa, segno che la lezione era già iniziata.

Merda...

Sovrappensiero, entrai velocemente in aula, senza nemmeno bussare, interrompendo così la parlantina disinvolta del professor Molina, che ovviamente mi guardò con aria di rimprovero.

- Grazie per averci degnati della sua presenza, signorina Durwood! -.

Gli feci timidamente le mie scuse e mi avvicinai al mio solito banco, che ormai ero abituata a vedere vuoto, trovandomelo inaspettatamente occupato. O meglio, occupato per metà.

Il posto alla mia sinistra, che per circa un mese di lezioni era rimasto inabitato, ora era occupato da un bel ragazzo, alto, con la pelle color porcellana, i capelli rossicci, gli occhi dorati e, naturalmente, di una bellezza indescrivibile.

Possibile che sia più bello della prima volta che l'ho visto?

Appena i miei occhi si scontrarono con i suoi, mi venne un capogiro talmente forte, da costringermi ad immobilizzarmi. Non lo vedevo da così tanto tempo, eppure non mi aspettavo che il mio corpo reagisse in quel modo. Ovviamente, la cosa mi irritava parecchio, anche e soprattutto perché stavo dando spettacolo davanti a tutta la classe. Eppure, nemmeno il vampiro dagli occhi dorati aveva smesso di guardarmi, nemmeno per un secondo, e, grazie all'espressività del suo viso, potei intuire che non se la stava passando bene nemmeno lui.

- Signorina Durwood - sentii una voce in lontananza chiamarmi.

Una mano si posò sul mio braccio, scuotendomi leggermente, ma facendomi effettivamente tornare alla realtà - Signorina Durwood, si sente bene? Vuole andare in infermeria? -.

Sempre più confusa e arrabbiata da questa mia reazione improvvisa, mi accorsi che la testa mi girava ancora. Sicuramente, tutto ciò non era dovuto al mio compagno di banco. Sicuramente, avevo avuto un calo di zuccheri, nonostante la colazione abbondante. Sicuramente, era dovuto allo stress di quel periodo, avendo molte preoccupazioni per la testa. Sì, sicuramente era così.

- Scusi, ho avuto solo un capogiro - ammisi, prendendo contemporaneamente posto al mio solito sgabello, sotto gli occhi attenti di tutta la classe - Mi sento meglio -.

Il professore si assicurò che io stessi effettivamente bene, prima di riprendere la sua lezione. Cercò per un po' di convincermi ad andare in infermeria, ma lo tranquillizzai abbastanza in fretta, garantendogli di sentirmi meglio.

Nonostante ciò, non riuscivo a seguire la spiegazione. L'elettricità, la tensione, tra noi era palpabile. Riuscivo a pensare soltanto che il mio compagno di banco era tornato, che Edward Cullen era tornato.

 

#IlMioAngolo

Buon pomeriggio, come state? Spero bene!
Mi dispiace immensamente di averci messo così tanto, ma come vi ho spiegato, è un periodo incasinatissimo per me.

In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Buona domenica e alla prossima.

Un beso <3

Zikiki98

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