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Autore: Nope1233    06/12/2018    2 recensioni
- Ricordo bene quel periodo. Quello dove eravamo bambini e giocavamo alle cose più disparate senza nemmeno pensarci troppo.
Nè io, né Kacchan e nemmeno Izuku avevamo ancora sviluppato i nostri quirk e vivevamo ancora spensierati immaginando quello che saremmo potuti essere una volta cresciuti. Tutti e tre volevamo diventare eroi di alto livello.
Ricordo anche la prima volta che Kacchan mi rivolse la parola. Eravamo nel cortile dell'asilo e con i suoi soliti toni stava minacciando un bambino di mandarlo all’ ospedale. Non conoscendo nè lui nè la vittima mi buttai in mezzo difendendo il malcapitato. Mi parai davanti a lui con le braccia aperte e fissavo Kacchan con aria di sfida. 
Quest'ultimo si avvicinò con aria di superiorità e cercò di colpirmi. Schivai il colpo e con uno sgambetto lo feci cadere a terra. Sembrava arrabbiato, ma a me non importava.
“così impari brutta testa gialla!” dissi quasi urlando.
Riuscii ad intravedere un sorriso beffardo sotto quei ciuffi biondi mentre si rialzava e poi si mise a ridere.-
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitoshi Shinso, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Katsuki Bakugo POV

 

Varcai a larghe falcate le porte scorrevoli dell' ospedale mentre la mia mente veniva invasa da dubbi di ogni tipo.

Perché stavo andando proprio lì?
Che senso aveva?
Forse avrei dovuto starmene a casa e basta.


Mi bloccai non appena misi piede nell' ingresso. 
Strinsi i pugni nelle tasche e piegai la testa verso il basso mentre un forte desiderio di mollare tutto e andarmene spinto dal mio orgoglio si fece largo dentro di me.

 

"Avanti, Bakugo! Non è il momento di tirarsi indietro!" disse sorridendo Kirishima piegando la testa davanti alla porta.
Era venuto fino a casa mia quella stessa mattina costringendomi ad andare da T/N e aveva deciso di aspettarmi fuori dall' ospedale per far si che non scappassi.

 

"Fottiti, capelli di merda." mormorai ancora a testa bassa.
"Ahah! Su, vai da lei. Non è il momento di avere paura!" 

 

"NON HO PAURA, PEZZO DI IDIOTA!" gridai.
Dallo sportello della reception, un' infermiera mi fece gesto di abbassare la voce.
"Siamo in un ospedale, veda di non urlare." disse seria la donna.

 

Sbuffai e ripresi a camminare imbronciato verso il corridoio. 
Dopo il festival, la Maestra di T/N mi aveva detto ilreparto in cui si trovava insieme al numero della sua stanza e salii lentamente le scale fino al suo piano.

 

Nonostante fossero passati un paio di giorni, mi logorava ancora parecchio di aver vinto in quel modo poco meritevole contro Todoroki ed inconsciamente mi rodeva ancora di più il fatto che T/N avesse assistito a quella mia disfatta morale.

 

Volevo vederla e parlare con lei, ma allo stesso tempo qualcosa dentro di me mi gridava di scappare dalla porta di servizio dell' ospedale per evitare di far comparire il suo sorriso così debilitante per il mio orgoglio davanti ai miei occhi.

 

Mio malgrado, ormai era questione di principio e Kirishima mi avrebbe perseguitato fino allo svenimento se non fossi andato da lei.
Mi facevo forza con me stesso, rassicurandomi del fatto che avrei controllato come stesse e me ne sarei andato subito.
 

 

Mi ritrovai davanti alla porta della sua camera e presi un profondo respiro stringendomi ancora di più nelle spalle.

Oltre quella porta non sarei più tornato indietro e, con alta probabilità, avrei perso definitivamente la partita contro il mio inconscio.
Non avevo idea di come mi sarei sentito una volta fuori da lì e pregai solo di non uscirne più debole di come mi sentivo in quel preciso istante.

 

La mia parte razionale comandata dal mio stupido orgoglio mi convinsero ad andarmene, ma senza che me ne rendessi conto, qualcosa nel mio profondo mi fece muovere la mano fino a stringere la maniglia della porta davanti a me per poi abbassarla.

 

Mi maledissi infinite volte nei millesimi di secondo che impiegai per spalancarla e scoprii, in un lato della stanza, T/N seduta a gambe incrociate su un letto dandomi le spalle rivolta verso una vecchietta, sua probabile compagna di stanza. Indossava il camice dell' ospedale e sorrideva come non mai parlando con l'anziana signora.


Non mi aveva notato ed ero ancora in tempo per andarmene.
Mi sembrava stesse bene e non mi servivano altre conferme per placare i miei sensi di colpa.


Iniziai lentamente a chiudere la porta quando una voce mi fece bloccare.


"Ragazzo! Entra, entra pure!" disse la vecchia.

T/N si voltò di scatto verso di me ed il suo sorriso si allargò ancora di più.


"Ciao, Kacchan!" disse.
 

 

Il mio cuore ebbe un sobbalzo, ma feci appello a tutto il mio autocontrollo per non darlo a vedere.
Non avevo idea di cosa dire e rimasi fermo sulla porta con espressione seria.

 

"Avvicinati pure! Intanto tra poco vengono a portarmi via per l' operazione." sorrise l'anziana.

 

Il mio corpo si mosse da solo e, sempre nel più completo silenzio, andai verso T/N e mi sedetti su una sedia accanto al suo letto fissando qualcosa nell' angolo opposto della stanza.

 

Non volevo essere lì e tutta la mia determinazione di poco prima era sparita da qualche parte.

 

"Tutto bene?" chiese preoccupata la ragazza piegando la testa verso di me.
"Certo." mormorai seccato.

 

In quel preciso istante fecero il loro ingresso due infermieri che spostarono l' anziana su una sedia a rotelle per poi avviarsi verso il corridoio.
Poco prima di varcare la porta, la signora si voltò verso T/N e sorrise facendole l'occhiolino.

 

"Buona fortuna, tesoro." disse per poi rivolgersi a me. "Tu, giovanotto, sei un bel ragazzo e senza quell'espressione corrucciata lo saresti ancora di più! Avanti, perché non fai un bel sorriso alla bimba al tuo fianco?"

 

"EH?" dissi furioso scattando dalla sedia.

 

Non ebbi il tempo di dire altro che uscì dalla stanza scortata dagli infermieri.

 


Con la coda dell'occhio vidi T/N con un sorriso imbarazzato stampato sul volto e mi sedetti di nuovo sbuffando.

 

Calò il silenzio per alcuni minuti mentre entrambi non avevamo idea di cosa dire.

 

Il suo profumo mi stava lentamente circondando ed ero consapevole che non avrei potuto reggere per molto.

 


"Vedo che stai bene. Me ne posso andare." dissi alzandomi a testa bassa.

 

"A-Aspetta!" mi bloccò la ragazza trattenendomi per una manica della felpa.

 

Per un istante, alzai gli occhi sul suo volto malinconico e qualcosa dentro di me non smetteva di ripetermi quanto la trovassi bella.

Scossi la testa per liberarmi da quel pensiero e tornai ad osservare il pavimento.

 

"Cosa c'è?" chiesi.

"N-Non ti va di parlare nemmeno un po'?"

"E di cosa dovremmo parlare secondo te?"

"Ehm...non saprei. Di qualunque cosa tu voglia."

"Non ho nulla da dire, te l'ho già detto." conclusi.

 

Con un gesto stizzito mi liberai dalla sua presa ed iniziai a camminare verso la porta.

 

In realtà c'erano mille cose di cui volevo discutere con lei, mille cose che volevo chiederle, ma mi sentivo soffocare nella mia debolezza quando lei si trovava nel raggio di pochi metri.
 

All'improvviso nella mia mente una domanda che avevo sempre voluto porle si levò sopra ogni mio sentimento, addirittura sopra il mio orgoglio.

 

Bloccai il mio passo e, senza voltarmi, le mie labbra si dischiusero per parlare.


"Cosa è successo di preciso nella notte in cui te ne sei andata?"

 


Non rispose e nella stanza calò un silenzio surreale scandito solo dai ticchettii di un orologio.


"Allora?" insistetti voltandomi verso di lei.


Era inginocchiata sul letto a testa bassa e le sue dita scorrevano veloci giocando con una ciocca di capelli.

 

"Perché...Perché ti interessa?" mormorò.


"E va bene, pace. Me ne vado." dissi stizzito afferrando la maniglia della porta.


"A-Aspetta!"


"Allora parla." dissi serio voltando il corpo nella sua direzione.


Il suo sguardo malinconico cadde nuovamente sulle lenzuola e poggiò i pugni sulle ginocchia.

 


"Puoi...puoi sederti qui con me?" mormorò indicando la sedia con un cenno della testa.

 

Rimasi qualche secondo sulla porta indeciso sul da farsi.
Vederla cosi fragile mi stringeva il cuore ed un forte istinto di abbracciarla mi invase i muscoli, ma lo trattenni il più possibile.

 

Camminai fino al suo fianco e mi sedetti sulla sedia appoggiando i gomiti sulle ginocchia e portando avanti il busto. Scelsi di non guardarla, se l'avessi fatto probabilmente avrei ceduto ai miei istinti.

 

"Allora?" mormorai.

 

 

Prese un profondo respiro e mi raccontò quello che era successo. Mi parlò dell' uomo mascherato che aveva ucciso brutalmente la sua famiglia e di quello che le aveva detto riguardo al suo quirk facendole intendere che ne fosse interessato.

 

Mentre parlava, mi ritrovai a voltare la testa verso di lei senza accorgermene e studiai ogni suo lineamento provato dal dolore del suo racconto.

 

Quando concluse, non sapevo bene cosa dire.
Sentivo nuovamente un forte senso di colpa farmi visita e mi fustigai mentalmente ripensando che forse avrei potuto aiutarla quella fottuta sera; quando quell'uomo aveva distrutto la sua infanzia in pochi minuti. Vivevamo parecchio vicini ai tempi, le nostre case erano a qualche incrocio di distanza e pensai ad infiniti modi in cui avrei potuto salvarla. Se non l'avessi trattata in quel modo, forse quella notte avrebbe dormito da me, cosa che avveniva molto spesso quando eravamo bambini e lei non avrebbe assistito a quella scena orrenda rischiando di essere catturata da quel tizio.

 

Le sue labbra tremarono come se fosse vicino ad una crisi di pianto ed il forte istinto di stringerla a me tornò a reclamare attenzioni. 
Strinsi i pugni che mi sorreggevano il mento per soffocare ogni possibile movimento improvviso da parte del mio inconscio.

 

"Ed è da allora che la notte dormo sempre poche ore. Faccio sempre lo stesso orribile incubo...è come se quell'uomo inquietante fosse sempre lì ad osservarmi mentre dormo. " mormorò a fatica.

 

Vederla così instabile mi procurò un'altra fitta e spostai l'attenzione su una delle altre domande che volevo porle.

 

"Quello che hai usato nel combattimento con me...era il tuo secondo quirk, giusto?" chiesi.

 

Alzò la testa di scatto e le sue guance si colorarono improvvisamente.
"S-Si..."
"Quando si è mostrato?"
"Ehm..."

 

Sembrava che stesse cercando di prendere tempo mentre si guardava in giro con aria spaesata.

 

"Ecco...n-non saprei si è mostrato e basta..."

 

La scrutai con occhi concentrati cercando di capire se mentisse o meno, ma non indagai troppo.

"E...devi per forza baciare qualcuno perché si attivi?" chiesi.


Il rossore sul suo volto divenne ancora più accesso mentre agitava le mani davanti al suo petto con aria imbarazzata.

 

"Ehm, n-non per forza. Basterebbe anche far entrare in contatto della pelle con la mia lingua, ma con il bacio riesco ad assimilare una potenza maggiore."

"Capisco..."


Il mio sguardo si era perso altrove mentre nella mia mente rivedevo in continuazione il momento in cui mi aveva baciato con foga riuscendo anche a sentire perfettamente il calore del suo corpo sopra il mio.

 

Nel mio profondo più intimo, mi era piaciuto e anche tanto, ma era una cosa che non avrei mai ammesso a me stesso a cuore aperto.

 

Ero sul punto di alzarmi per scappare dai miei pensieri malsani quando la sentii inspirare.

 

"M-Mi dispiace per quello che ho fatto...Perdonami." mormorò a testa bassa.


"Tks. Sono io che ti ho incitato a dare il massimo."

La calma con cui dissi quelle parole mi parvero irreali e mi stupii di me stesso.


"C-Comunque...il tuo combattimento con Todoroki è stato davvero emozionante!" disse sforzando un sorriso.

 

La guardai con aria interrogativa e mi rabbuiai subito.
"Non dire cazzate. Quel cretino ha estinto le fiamme all' ultimo, non è stata una vera vittoria."


"Lo so, immaginavo la pensassi così." disse sorridendo dolcemente incurvandosi nelle spalle.

 


Era bellissima, cazzo.

Solo lei riusciva a capirmi senza tante spiegazioni e la cosa mi rassicurava ma allo stesso tempo mi infastidiva. Davanti a lei mi sentivo senza difese, completamente inerme nei confronti dell'intero universo.

 

Mi alzai e mi diressi alla porta a testa bassa con le mani nelle tasche.

 

"K-Kacchan...ho detto qualcosa che non va? P-Perdonami, non volevo..." mormorò preoccupata.


Afferrai la maniglia e la strinsi con forza non riuscendo ad abbassarla. Ne scrutai attentamente le rifiniture mentre un vortice di emozioni mi circondava.

 

"Smettila di scusarti." dissi a testa bassa.

Qualcosa dentro di me mi impedì di andarmene e cadde nuovamente uno strano silenzio.

 

"Ah, ancora una cosa." disse T/N.

A quelle parole mi voltai verso di lei e la rividi a testa bassa ad osservare qualcosa tra le lenzuola.

"Ecco...ho perso la scommessa, quindi manterrò la parola. D'ora in poi ti lascerò in pace, Kacchan."

 

Quella strana forma di addio unita al mio soprannome, mi donarono una dolorosa fitta tra le costole e strinsi ancora di più la maniglia tra le dita.

 

Aprii la porta ed uscii chiudendola con forza alle mie spalle.


Andai verso le scale e, mentre scendevo, le mie gambe decisero di bloccarsi.


Il forte desiderio che lei non uscisse della mia vita stava venendo lentamente a galla dalla prigione in cui l' avevo rinchiuso.

 

Tutto il mio orgoglio e la mia paura di sentirmi debole stavano scivolando sullo sfondo davanti al ricordo del suo bacio e dal dolore che il suo addio sottinteso mi aveva lasciato. Tutto quello che mi riguardava aveva perso completamente senso, lasciando spazio al solo desiderio di rivederla ridere al mio fianco.

 

Forse potevo ancora salvare qualcosa.
Forse al suo fianco potevo essere una persona migliore.
Forse lei poteva perdonarmi.

 

 

 

T/N POV

 

 

Nel preciso istante in cui Katsuki chiuse la porta, una forte stretta mi cinse la gola e delle grosse lacrime iniziarono a scivolarmi sulle guance.

 

Portai le mani sul viso cercando di soffocare i singhiozzi, inutilmente.


Era finita sul serio.
Avevo perso ed era giusto che lo lasciassi in pace come prevedeva la nostra scommessa.

 

Sentii il telefono vibrare sul comodino ed asciugandomi gli occhi per riuscire a leggere, scoprii un messaggio da un numero sconosciuto.

 

'Ciao, T/N. Sono Kirishima. Perdonami se ti scrivo, Uraraka mi ha dato il tuo numero. Bakugo è lì con te?'


Leggendo quell'ultimo nome, altre lacrime cercarono di liberarsi dai miei occhi ormai gonfi, ma le trattenni.

 

'È appena andato via.' risposi fredda.

 

Bloccai il telefono e lo strinsi forte tra le mani portando i miei pugni tra le lenzuola davanti alle ginocchia.

Piegai la testa stringendomi nelle spalle e sentii dei leggeri tremori invadermi il corpo.

 

Kacchan se ne era andato definitivamente ed era tutta colpa mia. Se avessi vinto la scommessa forse sarei riuscita a farlo ragionare, ma avevo perso ogni possibilità.
Mi flagellai dando la colpa alla mia incapacità. La mia Maestra non aveva tutti i torti, se mi fossi allenata come si deve forse avrei potuto vincere; mi ero comportata davvero come una bambina capricciosa.

 

Le lacrime tornarono a rigarmi il volto e piegai ancora di più la testa.

 

In quell'istante, sentii la porta aprirsi e mi asciugai con forza il volto dai segni del pianto per evitare che gli infermieri mi vedessero in quello stato. 

 

Cadde uno strano silenzio e dopo qualche secondo, alzai di scatto gli occhi per scoprire a cosa era dovuto.

 


Katsuki Bakugo era lì, stringendo la maniglia tra le dita.

 

Sul suo volto, un espressione corrucciata, ma quasi malinconica mi scrutava in silenzio. Poco dopo, voltò lo sguardo all'angolo della stanza.

 

Accennai un sorriso imbarazzato non riuscendo a capire il motivo del suo ritorno.
"B-Bakugo, cosa ci..."

 

 

"Quando." disse serio.


"Q-Quando cosa?" chiesi dubbiosa.


"Quando esci da questo cazzo di posto?"


"Domani...Domani pomeriggio verso le cinque..."


"Allora domani vengo a prenderti e ti accompagno a casa. Fatti trovate pronta."


Detto questo, chiuse la porta uscendo e cadde di nuovo un pesante silenzio.

 


Non avevo idea di cosa pensare e fissai imbambolata per parecchi secondi il punto da cui era uscito il ragazzo.

 

Sentivo una strana serenità invadermi il petto, come se tutto stesse andando al suo posto.

 

Il mio telefono vibrò nuovamente ed aprii il messaggio sempre da parte di Kirishima.


'Ok. Spero sia andato tutto bene! E spero anche che tu sia in salute, T/N.'


Mentre uno strano sorriso mi sfiorava le labbra iniziai a premere sulla tastiera.


'Si, credo sia andato tutto bene.'


'Fantastico! Allora ho fatto bene a costringerlo a venire!' rispose.


Immaginavo che non fosse venuto di sua spontanea volontà e sorrisi per la gentilezza e l' empatia senza limiti di Kirishima.

 

'Grazie, Kirishima. Davvero.'


'Non c'è di che, T/N. Detesto chi non si comporta da uomo e scappa davanti alle situazioni. Ora ti lascio che vedo Bakugo in fondo al corridoio. Ci vediamo a scuola! :)'


'Certo! :D'


Portai il telefono al petto mentre uno strano senso di liberazione mi alleggeriva l' anima. Non volevo illudermi che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, purtroppo con Kacchan era impossibile prevedere qualcosa di simile.


Ma decisi comunque di lasciarmi andare e farmi trasportare da quel senso di leggerezza che tanto bramavo da quella orribile notte di tanti anni fa.

   
 
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