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Autore: Ram92    10/12/2018    0 recensioni
Sono passati circa quattordici anni dall'inizio della Grande Era della Pirateria. Tra pirati e Marina lo scontro è aperto. Nel frattempo, su una remota isola del Mare Occidentale, una bambina dai capelli rossi cresce con un piccolo, grande sogno.
-> Continuo della storia 'La leggenda del fantasma rosso - I parte', ma se volete partire da qui per un po' può anche funzionare
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Orso Bartholomew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda del fantasma rosso'
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Capitolo quattro.
 
Nonostante le proteste di Aki, solo quando arrivarono alla radura davanti alla casa di Midori Riku interruppe la sua marcia forsennata e lasciò andare la più piccola, scaraventandola a terra con poco garbo e suscitando parecchie lamentele.
- Non devi mai dirlo.
Quando Aki alzò lo sguardo su di lui ammutolì. Non lo aveva mai visto tanto serio, il che era tutto dire.
- Non devi mai dire che la signora Midori è un pirata.
- Ma è vero, lei era…
- Nessuno deve saperlo. – la interruppe il ragazzino con veemenza.
Aveva il fiato corto per la lunga marcia, ma il tono della sua voce era fermo. Ad Aki fece quasi paura.
- Prometti che non lo dirai mai più.
- Ma io… - provò a balbettare la bambina.
- Prometti che non lo dirai mai più.
Aki fece per ribattere ancora, ma lo sguardo di Riku la dissuase.
- Prometto… - borbottò infine a malincuore.
Riku la osservò ancora per qualche istante, poi si voltò diretto verso la piccola casa di legno.
- Ah, e un’altra cosa. – aggiunse senza voltarsi. – Non parlare mai più dei miei genitori.
 
Era stata una lunga giornata.
Mancavano ormai pochi campioni di sangue e il ritorno di Kuma con i macchinari per poter finalmente stabilire quale fosse la causa della malattia, o almeno eliminare alcune ipotesi.
Midori congedò gli ultimi pazienti che si erano diligentemente sottoposti al prelievo. Sin troppo diligentemente. Senza fare domande, senza esitare di fronte alle sue richieste. Poteva darsi che la sua esperienza con pirati prima e Aki poi l’avessero abituata a ben altri tipi di reazioni, ma sembrava quasi…
Captò un movimento leggero dietro la porta con la coda dell’occhio. Nascose un mezzo sorriso.
- Hai bisogno di qualcosa? – chiese senza voltarsi, mentre continuava a rimettere a posto le provette e le siringhe che aveva accumulato sul tavolo.
La bambina strabuzzò gli occhi e si aggrappò alla maniglia della porta, come a cercare riparo dietro a quell’esile barriera di legno. Ma non fuggì, notò Midori.
- Tu… tu sei un dottore?
La donna sentì di potersi finalmente girare per guardare in faccia la piccola ombra che l’aveva spiata tutto quel tempo. Due grandi occhi del colore dell’ambra la scrutavano incuriositi e diffidenti dalla soglia.
- Sì, piccola, sono un dottore.
La porta finì di aprirsi lasciando comparire un pesante cappotto blu e due lunghe trecce bionde, ancora prudentemente aggrappate alla sicurezza della maniglia. Secondo la sua esperienza con Aki, Midori calcolò che potesse avere all’incirca tre anni.
- E sei qui per far guarire mio fratello? – chiese ancora la bambina.
- Per il momento posso solo provare a capire che cosa ha. – disse la donna pesando bene le parole. – E dopo proveremo a capire se c’è una cura.
La situazione era critica. E lei non voleva dare a nessuno false speranze.
La bambina non reagì. Continuava a guardarla con occhi diffidenti e l’aria di aver ancora qualcosa da dire. Midori attese con pazienza, riprendendo a sgombrare il tavolo.
- Tu… - balbettò la piccola dopo un po’ aggrappandosi sempre più alla maniglia. – Tu hai… poteri magici?
 
Riku continuò a camminare.
Non aveva una meta, non sapeva nemmeno da quanto tempo avesse lasciato Aki e la radura. Sapeva solo che voleva continuare a camminare. Fino a che quella sensazione non fosse passata. Quella sorta di tremito, dentro, che lo spingeva ad accelerare il passo ancora ed ancora. Non era rabbia, non era paura. Era solo una promessa che non voleva mancare.
 
- Tornerò il prima possibile.
Ai flebili raggi della luna, la lama della Shingetsu brillò di una luce quasi tagliente prima di sparire dentro al suo vecchio fodero verde.
- Devi occuparti tu di Aki fino al mio ritorno.

La Goldfish, trattenuta a riva ormai soltanto da un’ultima cima, sciabordava facendo oscillare appena la figura sottile di Midori nella notte.
- Cerca di fare in modo che non si cacci in troppi guai.
- Cosa devo dire alla gente del villaggio?
- Puoi dire che ho ricevuto una chiamata di emergenza, in fondo è quel che è successo.
Non appena spiegate, le piccole vele si riempirono del caldo vento di terra.
- L’importante è che nessuno sappia. – aveva detto allora Midori, ammainando la vela nera di Aki e Yasop. - Hitaki Midori è un pirata morto tanti anni fa. Aki non ha bisogno anche di questo peso. – aveva aggiunto come parlando a se stessa.
Sciolta dall’ormeggio, l’estremità della cima tirava e bruciava tra le sue mani. La Goldfish scalpitava per partire.
- Riku.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli della Maestra, il suo sguardo era insolitamente dolce.
- Lascia la cima. – gli aveva detto con un sorriso. – Tornerò. Hai la mia parola.
Aveva lasciato la presa.
 
Erano passate almeno due settimane, ormai. Lei avrebbe già dovuto essere lì. E non c’era.
Con un grido scagliò un pugno contro il tronco di un albero senza altra colpa di trovarsi a portata di tiro. E si bloccò, la mano dolorante, tremiti lungo la schiena e qualcosa di pesante in fondo alla gola. Si accasciò a terra. Lui aveva mantenuto la sua promessa. Lei dov’era?
 
- I bambini malati, e anche Koda, a loro non fanno mai le punture perché si rompono… - balbettò la piccola alzando la testa di scatto. - …io ti ho vista! Ho visto che l’ago è diventato nero e poi gli hai fatto una puntura e non si è rotto!
Gli occhi della bimba, di quel colore tanto insolito, dardeggiavano. Midori sorrise bonariamente. Doveva aver fatto appello a tutto il suo coraggio, per parlare con una strega con simili poteri, pensò. E a lei piacevano i bambini coraggiosi.
- Dici che ho fatto così?
Prese dal tavolo uno degli aghi da buttare e lo rivestì col colore dell’armatura. La bambina sgranò gli occhi.
 
Il vecchio Shingen sospirò seccato.
Da ogni lato la si guardasse, quel suo potere era sempre stato davvero una grande seccatura, per la maggior parte del tempo. Per la totalità del tempo da quando si era ritirato, o almeno aveva provato a ritirarsi, a vita eremitica.
Lui aveva fatto di tutto, aveva infestato il bosco, aveva fatto sì che circolassero voci di sacralità e terrore tra la gente del posto, pur di ottenere un po’ di pace. Ma da anni, come da sempre del resto, il problema era sempre lo stesso: pirati. Pirati all’apice del loro successo, ex-pirati, pirati presunti morti, aspiranti pirati, figli di pirati.
E quasi tutti quelli che circolavano in quel suo angolo di mondo sembravano avere a che fare con una certa testa rossa di sua conoscenza.
Accidenti a quello Shanks, pensò probabilmente ad alta voce. La prossima volta gli avrebbe dovuto rompere anche quell’altra, di gamba.




Ram's corner

Allora, in questo capitolo iniziano ad entrare in scena personaggi e anche un po' di questioni legate alla prima parte della storia. Per questo qualcosa può apparire un po' fumoso. Comunque per adesso niente di vitale, se volete continuare una lettura esplorativa.

Alla prossima (e scusate per la lentezza),
Ram
  
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