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Autore: ArrowVI    11/12/2018    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 4-5: Neptune

 


<< Tu devi essere il "ragazzo problematico" di cui mi hanno parlato, giusto? >>
Domandò quell'uomo a Neptune, non appena quest'ultimo entrò in quella stanza.

Il ragazzino fissò quell'uomo in silenzio per qualche secondo, per poi sedersi sulla sedia posta davanti alla scrivania, davanti a lui.
In quel momento, non era li di sua spontanea volontà.


Quella stanza era molto piccola. Non c'erano finestre, non c'era nulla se non due sedie e un tavolo di legno grigio. 
Una singola luce bianca illuminava quel luogo angusto, la quale permise a Neptune di vedere quanto fossero vuote e cupe quelle quattro mura.

Anche la porta da cui era entrato era piuttosto tetra: era in legno chiaro, ma colma di graffi e imperfezioni.  Sembrava fosse molto vecchia.


Neptune continuò a fissare quell'uomo in silenzio con una espressione quasi annoiata e indifferente, nonostante sapesse perfettamente di chi si trattasse.

<< Mphf. >>
Borbottò l'uomo, cominciando a picchiettare a intervalli regolari sul tavolo con un dito, senza mai distogliere lo sguardo dal ragazzino davanti a sé.
A quel tempo, Neptune aveva poco più di dieci anni.

<< Non sei di tante parole, eh? >>
Neptune non rispose neanche a questa domanda.

Quell'atteggiamento non andò a genio all'uomo, il quale smise improvvisamente di picchiettare sul tavolo.

<< Sai, ho avuto a che fare con figure ben più problematiche di te, in passato. >>
Disse dopo qualche secondo di silenzio, reggendosi il capo con una mano posta sotto al mento.

<< Non credere sia difficile per me addomesticarti a dovere. >>
Continuò, facendo poi un gesto a qualcuno con la mano libera.


Improvvisamente, qualcuno afferrò con forza la testa di Neptune, facendogli sbattere con violenza la fronte sul tavolo.

Il ragazzo emise un acuto verso di dolore, per poi sollevare lentamente il capo, reggendosi la fronte con una mano.
I suoi occhi bruciavano dalla rabbia, e posò il suo sguardo furioso su quella seconda persona.


Era un ragazzo più grande di lui, si aggirava sui trent'anni.
Aveva occhi castani e capelli azzurri e lunghi. Ciò che, però, colse l'attenzione di Neptune fu una grossa cicatrice verticale sull'occhio sinistro.
La sua espressione era seria e stranamente disgustata.


Sapeva benissimo di chi si trattasse...

<< Toccami di nuovo e ti strappo la faccia a morsi, figlio di puttana! >>
... Eppure non esitò a minacciarlo.

Quel ragazzo non gli rispose. Lo guardò con la coda dell'occhio, afferrando l'elsa della sua spada.
Era una lunga katana.

<< 
Calmati, Andromeda. >>
Sentendo le parole dell'altro uomo, Andromeda lasciò andare la sua arma, indietreggiando senza aprire bocca.

<< Per lo meno sono riuscito a farti aprire bocca. E' un inizio. >>
Aggiunse l'uomo, attirando l'attenzione di Neptune.

Il ragazzino si guardò la mano con cui, fino a quell'istante, si stava reggendo la fronte.
Digrignò i denti, notando del sangue.

<< Non ci farei troppo caso, fossi in te. >>
Gli disse l'uomo, con un tono calmo, attirando l'attenzione del ragazzino, il quale posò il suo sguardo furioso su di lui.

<< Considerando la tua situazione, passerà nel giro di qualche minuto. >>
Aggiunse subito dopo, appoggiando entrambe le braccia sulla scrivania.


Neptune evitò di rispondergli.


<< Cosa cazzo volete da me? >>
Domandò a quell'uomo, innervosito.

<< D'ora in poi ti consiglio vivamente di usare termini meno scurrili, quando parlerai con me. Mi piacciono le persone con il tuo carattere, ma odio questo tono. >>
Lo minacciò.

I due si fissarono in silenzio per qualche istante dritti negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo l'uno dall'altro.


<< Sai chi sono, giusto? >>
Domandò a Neptune, rompendo finalmente quel silenzio tombale.

<< Xernes Ravier. >>
Rispose Neptune, con tono infastidito.

<< Questo renderà tutto più facile, allora. >>
Aggiunse Xernes, unendo le mani davanti al suo viso, fissando Neptune con uno sguardo cupo.

<< So che sei diffidente, ma non sono un tuo nemico. In realtà, siamo dalla stessa parte. >>
Continuò l'uomo, cercando di convincere quel ragazzino.

Neptune, furioso, colpì con forza il tavolo con un pugno, assumendo una espressione rabbiosa.
I suoi occhi si illuminarono, assumendo una colorazione argentata.

<< Non mi importa un cazzo da quale parte stai! Voglio solo vedermia madre! >>
Esclamò.

Xernes fissò in silenzio per qualche istante il ragazzo, senza muovere neanche un muscolo.

<< Rilassati. La tua voce sta cambiando. >>
Non appena Xernes disse quelle parole, l'espressione di Neptune traslò rapidamente dalla rabbia allo stupore.
Abbassò rapidamente lo sguardo, evitando d'incrociare gli occhi dell'uomo.

<< Sei preoccupato, lo capisco. Starà bene: ho chiesto personalmente ai migliori dottori di prendersi cura di lei. Potrai vederla, non te lo impedirò. In cambio, però, dovrai rispondere ad alcune mie domande. Dopodiché, sarai libero di andare. >>
Non appena Xernes disse quelle parole, Neptune sembrò calmarsi.

Fece un cenno positivo con il capo, e incrociò di nuovo lo sguardo dell'uomo.
Il suo sguardo era triste.

<< Visto? Non era difficile. >>
Disse l'uomo, assumendo una posizione a lui più comoda.
Incrociò le braccia, per poi allontanarsi leggermente dalla scrivania, strisciando la sedia nel terreno.

<< Perché non partiamo con qualcosa di semplice? Come ti chiami? >>
Gli domandò subito dopo.

<< Neptune Haile. >>
Rispose il ragazzo, senza esitare neanche per un istante.

Quella risposta non sembrò cogliere Xernes alla sprovvista.

<< Il cognome di tua madre, eh? >>
Gli domandò, incuriosito da quella risposta.

<< Non userò mai più quello di mio padre. >>
Aggiunse Neptune, digrignando i denti.

<< Non avevo dubbi a riguardo. >>
Rispose rapidamente Xernes.


In quell'istante Neptune posò il suo sguardo su Andromeda, il quale non aveva ancora aperto bocca fino a quel momento.


<< Conosci Andromeda, vero? >>
Domandò Xernes al ragazzino, notando la sua curiosità verso il suo subordinato.

<< Andrew Medals. Uno dei pochi superstiti della Notte Cremisi. Colui che ha ucciso Azael circa sette anni fa.  >>
Gli rispose Neptune, senza esitazione.

Xernes sorrise, divertito.

<< Notevole. >>
Ridacchiò, tra se e se. 

<< Quanti anni hai, ora? >>
Gli domandò subito dopo.

<< Dieci. >>
Rispose il ragazzino, posando il suo sguardo di nuovo sull'uomo.

<< Un moccioso... Considerando il tuo carattere e ciò che è successo, non si direbbe. >>
Aggiunse Xernes.

<< Cosa è successo, qualche ora fa? >>
Gli chiese subito dopo.

Neptune evitò il suo sguardo, assumendo una espressione mista fra rammarico e rabbia.


Non ricevendo alcuna risposta, Xernes decise di cambiare approccio.

<< Tuo padre, Siegmund Fenrir- >>
Sentendo quelle parole, Neptune colpì con forza il tavolo per la seconda volta.
I suoi occhi si illuminarono di nuovo, e il suo tono di voce divenne improvvisamente più profondo e animalesco.

<< Nopronunciare quel nome! >>
Ringhiò.

<< Sei stato tu a ucciderlo? >>
Gli domandò, ignorando la minaccia del ragazzo.

<< Ha ricevuto ciò che meritava! >>
Esclamò il ragazzo.


L'espressione di Xernes cambiò improvvisamente.
Era incuriosito nel sentire la sua versione dei fatti, nonostante sapesse già cosa fosse accaduto, a grandi linee.

Quella era una situazione unica nel suo genere: non era mai accaduto qualcosa di simile, prima di allora.
Quel ragazzo era speciale, e non poteva assolutamente lasciarselo scappare...

O peggio.


<< Ti dispiacerebbe raccontarmi cosa è accaduto? >>
Domandò Xernes al ragazzo, con un tono più rilassato.

Neptune abbassò lo sguardo, mentre i suoi occhi tornarono rapidamente al loro stato originario.


< Questo ragazzino non sa ancora controllarsi a dovere... Forse sarebbe opportuno tenerlo calmo. >
Pensò l'uomo.

<< Cosa... Accadrà a me e mia madre? >>
Domandò il ragazzino, trattenendo a stento le lacrime.

Quella reazione colse Xernes di sorpresa, ma ben presto capì che quella fosse l'occasione perfetta per raggiungerlo.

<< Se hai paura che possa morire, non accadrà. Hai la mia parola. Riguardo la *tua* situazione... Beh... Questo dipende da te, figliolo. Più collaborerai, più sarò incline a darti una mano. >>
Gli rispose l'uomo, cercando di mettere il ragazzino a suo agio.

Quelle parole riuscirono finalmente rompere il guscio di Neptune, il quale, dopo un profondo sospiro, decise finalmente di rispondere alle sue domande.



Meno di dieci minuti dopo, Xernes, Andromeda e Neptune lasciarono quell'angusta stanza: Neptune, sotto ordine di Xernes, venne accompagnato da Andromeda a vedere sua madre, mentre Xernes si diresse di nuovo al suo ufficio per riflettere sul da farsi...

Fino a quando, per lo meno, qualcuno bussò alla sua porta.


<< Avanti. >>
Disse l'uomo, non appena sentì qualcuno bussare alla sua porta.

La porta si aprì rapidamente, e una donna entrò nella stanza.
Era una persona che Xernes conosceva molto bene.

<< Ho visto che ha permesso al ragazzino di andare a vedere sua madre, Generale Xernes. >>
Disse Ehra, chiudendo lentamente la porta alle sue spalle.

<< Si. Ha collaborato, e io ho tenuto fede alla mia promessa. >>
Le rispose l'uomo, il quale era intento a scrivere su un documento.

<< Cosa... Ha scoperto che non sapevamo già? >>
Gli domandò la donna.

Xernes smise improvvisamente di scrivere.
Appoggiò la penna nera sopra il foglio, per poi posare il suo sguardo sulla donna.

<< Non molto... Ma abbastanza. >>
Le rispose, alzandosi dalla sua sedia.
Quella risposta incuriosì la donna.

<< A quanto pare, è stato proprio quel ragazzino a uccidere Siegmund. >>
Quelle parole, però, la colsero di sorpresa. 
Spalancò occhi e bocca, incredula, non riuscendo a credere che una cosa del genere fosse veramente accaduta.

<< E' impossibile... E' sicuro che non le abbia mentito, Signore? >>
Domandò la donna, non riuscendo a credere a quelle parole.

Xernes posò uno sguardo cupo e infastidito su di lei, fermandosi improvvisamente nel mezzo della stanza con entrambe le mani dietro la schiena.

<< Assolutamente. >>
Le rispose, con un tono cupo.

<< N-Non voglio mettere in dubbio i suoi metodi, Generale, però... Parliamo di Siegmund... Non ci credo che un ragazzino sia riuscito a- >>
Ehra non fece neanche in tempo a finire quella frase, che venne interrotta da Xernes.

<< Per farla breve, sembrerebbe che sua madre abbia cercato di allontanarlo dal padre, ma è stata ben presto scoperta. Siegmund è andato su tutte le furie, e ha cercato di liberarsi del problema, partendo dalla radice. Durante la lite, Siegmund ha rotto un braccio e una gamba della donna, come abbiamo potuto constatare, e pare stesse per darle il colpo di grazia. Purtroppo per lui, però, si è dimenticato di un piccolo dettaglio. >>
Non appena Xernes cominciò a raccontare ciò che aveva appreso da Neptune, Ehra impallidì di colpo.

<< Da ciò che il ragazzino mi ha detto, suppongo che l'unico motivo per cui Siegmund abbia lasciato la donna in vita fosse per permetterle di crescere il figlio al posto suo, fino a quando non fosse cresciuto abbastanza per portarlo via con se. La madre non aveva mai avuto il coraggio di scappare, perché sapeva che Siegmund l'avrebbe ritrovata rapidamente. E non aveva torto. >>
Continuò l'uomo.

Ehra, bianca in volto, abbassò lo sguardo.

<< Quindi... Quel ragazzino è davvero...? >>
Non riuscì a finire la frase.

<< Non ci sono dubbi, è veramente il figlio di Siegmund. Prima che lui potesse anche solo rendersi conto di cosa fosse accaduto, il ragazzino si è trasformato, staccandogli di netto la testa dal collo con un morso. Quel bastardo sicuramente non è riuscito a distinguere le urla terrorizzate del figlio, da quelle di rabbia. Suppongo che il titolo "Il Pigro" fosse adatto a uno come lui, dopotutto. >>
Le rispose subito dopo, con tono divertito.



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Fine del capitolo 4-5, grazie di avermi seguito e alla prossima!







 

   
 
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