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Autore: Manu_00    12/12/2018    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVI

 

Aveva recentemente compiuto dieci anni, il piccolo Kinney, ma a differenza di quanto affermato da amici e parenti, non avvertiva alcun cambiamento in se o nella sua vita, a partire dalla routine giornaliera.
E non lo avvertiva neanche quel giorno, mentre correva a perdifiato per le stradine del distretto commerciale.
Nick, questo era il suo nome, stava subendo il solito inseguimento da parte della solita banda formata dai soliti bulletti che caratterizzava le sue solite giornate.
Alle 13:10 di tutti i giorni di tutte le settimane escluso il weekend, il piccolo fauno attraversava il cancello al limitale del cortile della scuola elementare di Vale con la consapevolezza che, se desiderava tornare da sua zia sulle sue gambe, avrebbe dovuto comprimere le sue lunghe orecchie da coniglio nel piccolo cappuccio della felpa e sforzare al massimo i due piccoli arti, specie perché in nove casi su dieci il cappuccio non avrebbe retto, le sue orecchie sarebbero svettare fra la massa di bambini in uscita, e sarebbe stato inseguito dai ragazzi della terza media.
Essere un bambino piccolo e timido non è mai stato facile, sopratutto se sei anche un fauno.
Ed anche quel giorno, al suono della campanella, si era svolto il solito rituale: indossa il cappuccio, il cappuccio cede, corri, e preghi di essere più veloce di loro.
A volte andava bene, a volte male, e se andava male, non sarebbe importato a nessuno, né agli insegnanti né a quell'acida zitella di sua zia, Nick lo sapeva, lo sapeva e non gli importava più.
Svoltato un vicolo, schivato un ciottolo raccolto da terra, e scavalcata una bancarella, ad ogni movimento il piccolo fauno era certo di odiare le proprie orecchie, primo perché fornivano un eccellente bersaglio agli inseguitori, ed anche perché erano, se non del tutto, una delle principali cause delle prepotenze dei ragazzi più grandi.
E quel giorno non faceva differenza.
Dopo aver lasciato la felpa fra le mani di uno degli inseguitori in seguito ad un violento strattone, il piccolo fauno si era inoltrato fra le strette viottole del distretto, mentre la sua mente aveva preso ad elaborare una spiegazione da rifilare a sua zia in merito alla felpa mancante.
Fu allora che conobbe la sua eroina.
La sua corsa si arrestò all'improvviso quando cadde all'indietro in seguito ad un violento urto.
<< Ehi! Attento! >>
Tirò su le orecchie per liberare gli occhi, trovando una mano tesa verso di lui.
<< Tutto bene? >>
Il fauno annuì, indeciso se afferrare o meno la mano, i suoi occhi si posarono sulla nuova arrivata.
Un ragazza, un fauno come lui, doveva avere ad occhio e croce sui diciassette anni, aveva due curiosi occhi verdi con sfumature giallastre.
Non poteva fare a meno di stare lì ad ammirarla
<< Riesci a parlare? >>
Rispose di si, con tono incerto, non sapeva davvero come comportarsi.
<< Eccolo! >> un rumore di passi interruppe quel breve scambio, i ragazzi delle medie sciamarono nel vicolo, il loro capo teneva in mano la felpa sgualcita, il primo istinto di Nick fu quello di rifugiarsi fra le gambe della sua salvatrice, mentre questa non ci mise molto ad intuire cosa stesse accadendo, e agì di conseguenza.
Il piccolo Kinney quasi non ci credette quando la vide avanzare a testa alta contro quel gruppetto di prepotenti.
<< Ehi, perché non ve la prendete con qualcuno della vostra taglia? >> domandò severa.
<< Tu non mi sembri tanto della nostra taglia >> << Lo so, non fa un bell'effetto vero? Restituitegli la felpa e andatevene >> << È mia >> protestò il bullo << Mi sembri un po' troppo grosso per starci dentro >>
Di tutta risposta, uno di loro balzò in avanti, provando ad aggirare la ragazza per piombare su Nick, la risposta dell'avversario fu rapida, lo prese per il colletto e lo rispedì indietro, facendolo rovinare addosso ad un secondo aggressore, la loro caduta bloccò la strada al reato del gruppo.
<< Non lo ripeterò, mollate la felpa >>
Il capetto rimase di sasso, non si aspettava questa forza da una ragazza, benché più grande, e lei ne approfittò per strappargli di mano la felpa con uno scatto repentino.
<< Sciò! >>
Scapparono con la coda fra le gambe, sotto lo sguardo basito del ragazzino, si riprese dall'incanto quando la sua salvatrice gli porse la felpa << Tieni, credo che per un po' non ti daranno fastidio, e se dovessero farlo ci penserò io >> gli sorrise amabilmente, cosa che accrebbe ulteriormente l'ammirazione che il ragazzino iniziava a provare nei suoi confronti.
<< G-grazie! >>

<< E da allora non ha smesso di corrermi dietro >>
Vuotai il contenuto del bicchiere per poi riporlo sul tavolo della mensa.
<< Quindi non siete fratelli? E perché ti chiama così? >> Brienne sospirò << Questo me lo chiedo anch'io, ha iniziato a chiamarmi così da quando ci siamo incontrati, pure quando gli ho detto il mio nome >>.
Dopo aver sorpreso Brienne con il piccolo fauno avevo deciso di allontanarmi per non infastidirla durante quella che pensavo essere la semplice visita di un parente, primo perché non avevo la benché minima voglia di trovarmi in mezzo ad una riunione di famiglia, il solo pensiero che dopo il “fratellino” sarebbero sbucati fuori anche genitori, zii, o altro fu sufficiente a farmi allontanare.
Secondo, non volevo turbare inutilmente Brienne in quello che doveva essere un suo momento privato.
Terzo, quel bambino oltre ad avermi guardato male sin dal primo istante, aveva iniziato a tirarmi calci sulle caviglie, e se avessi perso la pazienza e reagito piantando un sonoro ceffone sul viso di quel moccioso, poi sarebbe stata Brienne a rifilare un sonoro ceffone al sottoscritto.
E a un ceffone di Brienne difficilmente si sopravvive (parlo per esperienza).
Ma malgrado l'antipatia nei confronti di quel piccolo mostro, la storia di Brienne non poté fare a meno di regalarmi un sorriso.
<< Si? >> mi chiese, notando la piega assunta dalle mie labbra.
<< Niente, è che mi sembra di capire che hai fatto conoscenza con il tuo fan numero uno in tutta la tua carriera da cacciatrice, hai un ammiratore >>
Il fauno piegò l'orecchio destro in avanti << Sai che non ci avevo pensato? In effetti è vero, ho un piccolo ammiratore >> mi regalò una delle sue rarissime risate.
<< Da quanto tempo vi conoscete? >> << Da tre settimane, ogni volta che esco da Beacon vuole a tutti i costi venire con me, e quando posso mi fermo con lui a giocare >>
Non so perché, ma sperai con tutto il cuore che un giorno di questi, Brienne avrebbe fatto assaggiare a quella peste i suoi biscotti, l'immagine di Nick che si contorceva a terra con le mani sullo stomaco era a dir poco ammaliante.
<< Ah! Inoltre ha conosciuto anche gli altri membri del mio team, ed ogni tanto ci fa dei disegni... a proposito >>
Inarcai un sopracciglio mentre Brienne prese a frugare nella propria cartella, ne tirò fuori un foglio di carta colorato.
Lo presi in mano, trovandomi davanti un disegno di Nick: un omino grasso e circondato da scie verdastre che, intuii, dovevano rappresentare il cattivo odore del soggetto disegnato.
<< Ecco, ha detto che questo sei tu >>
Credo che evidenziare il fatto che non piacevo particolarmente a quel moccioso sia ormai superfluo.
<< Ma che ragazzino adorabile... sono curioso di dove abbia visto quei chili in più >>
<< Si... perdonalo, credo sia un po' geloso >>
<< Soltanto un po'? Credo che abbia qualche prob- >>
Un colpo alla nuca spezzò in due la mia frase, mi rialzai subito portandomi una mano alla zona offesa, inorridii quando vidi del liquido rosso colarmi fra le dita.
<< Ion! >>
E il secondo seguente tirai un sospiro di sollievo quando realizzai che si trattava soltanto di sugo di pomodoro.
<< Tranquilla, è soltanto una polpetta >>
Brienne sbarrò gli occhi.
<< Vuoi dire che... >> << Esatto >> continuai io, per poi concludere la frase all'unisono: << Battaglia di cibo! >>
Il fauno si gettò a terra afferrando il tavolo per le gambe in modo da ribaltarlo, azione che eseguì giusto in tempo: una dozzina fra polpette e porzioni di purè di patate si abbatterono sulla nostra barricata improvvisata, spargendosi lungo tutta la superficie.
Vedete, quando si sta in una scuola, in un ufficio, o in uno dei tanti non-luoghi di questo pianeta a cui apparteniamo in un modo o nell'altro, è inevitabile il formarsi la nascita di piccoli rituali e abitudini che si ripetono non dico sempre, ma con una certa cadenza.
Nel caso di Beacon, fra quei rituali, spiccava la “battaglia di cibo”.
Non si sa com'è nata, e mai lo sapremo, c'è chi dice che questa tradizione ebbe origine circa una ventina di anni fa, prima che il vostro amato protagonista venisse al mondo, quando due alunni di Beacon, fratello e sorella, presero a tirarsi cibo addosso.
La leggenda narra di questo ragazzo dal carattere irritante e la maturità di un bambino dell'asilo, che dopo una provocazione da parte di sua sorella (più matura di lui, ma ugualmente fastidiosa), le lanciò in testa in piatto di minestra da lui scartato (o preso appositamente per quello), e la sorella, dopo aver tentato invano di fare appello al proprio autocontrollo, forgiato dopo anni e anni di convivenza con quel clown, cedette all'ira e gli lanciò contro l'intero tavolo.
La situazione iniziò a degenerare quando alla battaglia si unì anche un altro membro del team, e la loro stessa leader, malgrado avesse tentato di arginare lo scontro, finì lei stessa con il parteciparvi, e mano a mano tutti gli studenti della sala mensa iniziarono a bersagliarsi di cibo fino alla completa distruzione della stessa.
Così da una litigata bambinesca nacque l'abitudine di devastare settimanalmente la grande sala mensa con battaglie di cibo, esse divennero col tempo un gioco vero e proprio fra gli studenti, per altri anche un metodo per regolare i conti, per altri un modo per allenare la propria mira o provare ad usare il cibo come arma impropria.
Queste battaglie possono quindi nascere in ogni momento, la maggior parte delle volte c'è qualche gruppo di studenti che si mette d'accordo per lanciare cibo e scatenare il panico, ma capita anche che nasca tutto da un solo studente che, in un momento di irritazione, finisca col lanciare il budino del martedì in faccia al membro di un team rivale dando via a quella concatenazione di eventi che porterà alla distruzione della stanza.
La prima volta mi chiesi come mai la scuola non interveniva, e no, non ho ottenuto risposta, se non che dopo ogni battaglia interveniva la Goodwitch con la propria semblance, mettendo tutto apposto in un attimo.
Perché non illudetevi che i danni si limitino al cibo schiacciato sui tavoli e sulle pareti, in una scuola dove la gente si allena a combattere, non è raro che anche nelle battaglie di cibo si sviluppino dei danni collaterali come tavoli rotti, crepe sul muro o sul pavimento, e chi più ne ha più ne metta.
Arrivai pertanto alla conclusione, l'unica minimamente logica, che finché ci sarebbe stata una Goodwitch a rimettere la stanza apposto, le battaglie di cibo non sarebbero mai cessate!
Sinceramente, ad una persona che è cresciuta con la regola del “non si butta via niente” e del “limitare al minimo gli sprechi” come il sottoscritto, vedere queste enormi quantità i cibo sprecate in modo così barbaro era un colpo al cuore non da poco, e non mi capacito di cosa possa trattenere Ozpin dall'entrare sbraitando in sala mensa minacciando di espulsione ogni studente che intende usare il cibo pagato dalla scuola per qualcosa di diverso dal mangiare.
Il solo osservare quell'abnorme quantità di delizioso, costoso e prezioso cibo sprecato brutalmente mi faceva provare del dolore fisico.
O ritiene che il lanciarsi il cibo abbia una qualche valenza didattica, o la scuola ha un budget sconfinato.
Fatto sta, che spreco o non spreco, le battaglie di cibo erano il gioco preferito dagli studenti.
Beh, dalla maggior parte degli studenti.
<< Chi ha cominciato questa volta? >> << Non ne ho idea! >>
Io e Brienne ci abbassammo sotto la barricata e iniziammo a guardarci attorno in cerca di “munizioni” (possibilmente già cadute a terra, non credo che sarei riuscito a sprecare io stesso del cibo ancora caldo e commestibile), purtroppo il massimo che riuscii a trovare era una carota.
<< Che stai facendo? >> << Cerco munizioni! >> continuai a guardarmi intorno << Non potremmo semplicemente andarcene fuori? >>
Mi fermai.
L'intelligenza di quella ragazza mi aveva fortemente colpito.
Stare lì a rispondere ai lanci di cibo e magari lottare con qualcuno?
Ero forse ammattito!?
Stare in mezzo a quei combattenti aveva forse offuscato il mio istinto di autoconservazione?
<< Hai ragione, muoviamoci! >> lanciai all'indietro la carota, lancio a cui seguì l'imprecazione di qualche povero studente che, teorizzai, vi scivolò sopra.
Mi appiattii a terra e feci cenno a Brienne di fare strada, lei sembrò confusa da questa mia risposta, ma si riprese subito.
Dopo essersi appiattita a terra a sua volta, tirò la testa fuori dalla nostra protezione, mentre il sottoscritto rovesciò un secondo tavolo non senza sforzo, in modo da essere protetti su entrambi i lati.
A questo punto iniziammo a strisciare in direzione dell'uscita, cosa non molto facile a dire il vero, la sala mensa era enorme, in grado di contenere tutti gli studenti di Beacon seduti comodamente ai tavoli, e per uscirne, dovevamo attraversare metri e metri fra tavoli e cibo spiaccicato a terra.
Ah, se solo penso all'immane spreco di prodotti alimentari a cui ho dovuto assistere non posso fare a meno di sentirmi male, ho bisogno di un bicchiere...
Grazie Deryck.
Comunque, io e Brienne iniziammo a strisciare sul pavimento, tenendosi al sicuro dai lanci di cibo, o almeno così speravamo, non avanzammo molto prima che iniziasse a pioverci addosso dell'insalata, fortunatamente riuscimmo a trovare un riparo fra due tavoli vicini.
<< Dimmi, dov'è il resto del tuo team? >>
Brienne alzò lo sguardo e si mise a scrutare intorno a se, fino a quando non le individuò: Ashes e Marlee erano salite su un tavolo e stavano bersagliando chiunque si ritrovasse nel loro raggio d'azione, Ellen invece si era nascosta sotto al tavolo e non pareva interessata ad uscirne.
Cercai anch'io il mio team, e per mia fortuna, con Deryck che faceva da palo grazie alla sua spropositata altezza non ebbi molti problemi: lo trovai mentre vagava per la sala mensa spingendo un tavolo a mo' di scudo, stava avanzando verso la porta, e Ilian e Julia gli avanzavano dietro raccogliendo di tanto in tanto del cibo caduto a terra per rispondere ai lanci degli altri studenti.
Purtroppo eravamo lontani da entrambi i gruppi, e per nulla al mondo avrei corso il rischio di farmi colpire correndo verso di loro.
<< Pare che dovremmo arrangiarci >> osservò Brienne.
Nel medesimo istante, un'ingombrante sagoma saltò contro di noi e atterrò urlante su un tavolo vicino, concluse il suo viaggio rotolando a terra e fermandosi ai nostri piedi.
Mi sporsi per osservarlo e lo riconobbi all'istante: Cardin!
Giaceva sul pavimento, legato con delle salsicce sottratte al frigo della sala mensa, a quanto pare anche le scorte erano contemplate come munizioni.
In ogni caso, vedere Cardin legato come un salame da dei salumi e con un polpettone infilato in bocca a mo' di bagaglio, oltre ad essere un immagine estremamente gratificante riuscì a restituirmi il buon umore.
Ed avevo come l'impressione che lo stesso valesse per il fauno accanto a me.
<< Voglio stringere la mano alla persona che l'ha ridotto così! >>
<< Eccomi qui! >>
Ci girammo all'istante.
<< Max! >>
Il forzuto del team OMGA si avvicinò a noi << Tutto bene ragazzi? Non so voi ma io mi sto divertendo da morire >> fece un cenno verso il corpo di Cardin << Dite che ho esagerato? >>
<< Nah, sono certo che quando si riprenderà non si ricorderà nulla >>
Mi alzai << Il resto del tuo team? >>
Max spostò un tavolo, ed io e Brienne trovammo Orion, Amber e Giada impegnati a rispondere al fuoco.
Si erano barricato dietro due tavoli che avevano ribaltato a terra, disposti in modo da formare un cuneo, sopra il quale avevano incastrato una sedia.
Giada si trovava proprio vicino alla sedia, notai che aveva avvolto i fili degli yo-yo attorno alle gambe del mobile, fili su cui posizionava dei piatti carichi di cibo per lanciarli a mo' di fionda.
Amber, accanto a lei, le indicava dove colpire, non vi era colpo di Giada che non andasse a segno, mentre Max e Orion si occupavano di allontanare gli aggressori e recuperare “munizioni” per la loro catapulta improvvisata.
Un terzo tavolo infine chiudeva il lato posteriore, dove Max e Orion si assicuravano che non si verificassero attacchi dal retro.
<< È stata un'idea di Orion >> ci spiegò Max << Strano a dirsi, ma ha reso la battaglia di cibo più divertente di quanto non sia già, e Orion che rende le cose divertenti non si era mai visto! >>
Il caposquadra alzò un sopracciglio in direzione del forzuto << Mi ricorderò di questa tua osservazione la prossima volta che mi chiederai la lezione >>
Noi altri (ad eccezione di Amber) ridemmo a quella risposta, tutto sommato non avevo questa fretta di andarmene.
Poi venni preso in pieno da un piatto di pasta e la fretta tornò a manifestarsi con prepotenza.
<< Oh... tutto bene Ion? >> chiese Giada << Cibo del naso a parte... >> mi passò un tovagliolo << Grazie >>
Dopo essermi pulito il viso decisi di sedermi e ripararmi dietro tavoli prima di beccarmi un altro piatto in faccia, magari con il peperoncino.
<< Come procede? >> chiese Brienne << Tutto bene, eccetto il team di Cardin che vuole vendicarsi >> rispose Orion prima di passare a Giada del pollo raccolto da terra.
Al gesto seguì un cenno di Amber, e Giada fece scattare la catapulta << Adesso sono solo due >>
Aguzzai lo sguardo e vidi quello che sembrava un punk scattare velocemente fra i tavoli per avvicinarsi, tirò un uovo che andò a finire verso il sottoscritto.
Quella volta non mi feci umiliare per la centesima volta, con una padronanza di riflessi che mai mi sarei immaginato di possedere afferrai l'uovo al volo.
Ora, in una storia di supereroi dove il protagonista malgrado parta in una situazione difficile riesce infine a sorprendere tutti con le sue innate qualità e guadagnarsi la stima dei propri coetanei, amici e nemici, con qualche mossa epica.
Ma questo non è quel genere di storia, perché sì, afferrai l'uovo al volo, ma mi dimenticai di un dettaglio non da poco: che le uova si rompono, ed io strinsi quell'uovo più del necessario, rompendolo e facendo schizzare il suo albume sulla mia faccia.
Brienne e il team OMGA mi fecero la grazia di non ridere, il punk invece si mise a ridere di gusto, ed anche se nel caos della mensa le sue risate si perdevano nella cacofonia generale, nelle mia mente esse apparivano come centuplicate.
<< Ion... tutto bene? >> chiese Giada, mentre Brienne si guardano intorno in cerca di un fazzoletto, o almeno così pensavo, l'albume in faccia non rendeva la vista molto chiara.
<< … Mi sono rotto il cazzo >> appoggiai la mano sul tavolo e lo scavalcai, uscendo dalla barricata, a questo punto presi a correre verso il punk con la mano sporca d'uovo tesa nella sua direzione.
Un suo amico dai capelli biondi e l'espressione degna di un panda assonnato si lanciò verso di me per sbarrarmi la strada, ma Giada lo abbatté colpendolo in pieno volto con un abbondante porzione di lasagne lanciata via fionda.
Il malcapitato crollò all'indietro, lasciando me e il punk faccia a faccia, non ricordo nemmeno come feci, ma saltai in avanti atterrando verso di lui, provò ad afferrarmi per il colletto ma io fui più veloce, atterrai ancorandomi al suo braccio e sbilanciandolo all'indietro, strinsi i denti in seguito ad una sua gomitata e iniziai a strofinargli la mia mano sporca d'albume sul viso.
Iniziò a dimenarsi, cercando di allontanare la mia mano con il braccio libero senza successo, e rovinammo entrambi a terra.
Non staccai la mano dal suo viso fino a quando non riuscii a togliermi l'ultima goccia di albume, lui mi rifilò un pugno allo stomaco così forte da farmi sussultare, ma il sottoscritto non mollò la presa e rispose con un cazzotto sul naso proprio mentre stava cercando di rialzarsi, facendogli sbattere la nuca contro il pavimento.
Molti stimati psicologhi affermano che si può essere arrabbiati e sfogare la propria frustrazione anche contro una persona che magari non c'entra minimamente con ciò, del resto è proprio della natura umana il riversare la proprio ira contro qualche povero malcapitato, o per puro caso, o perché non si è capaci di affrontare la vera fonte del problema.
Perché, a parte l'umiliante scena dell'albume in faccia di prima, quel punk di cui non ho mai imparato il nome non aveva fatto nulla di così sgarbato da meritarsi quella mia esplosione d'ira ai danni della sua faccia, il pugno al naso certo poteva essere una risposta a quello allo stomaco, ma il pugno che venne dopo, e quello dopo ancora, e tutti gli altri invece andavano aldilà della mera difesa della mia persona.
La verità è che stavo riversando sulla faccia di quel bulletto da due soldi tutta la rabbia, paura e frustrazione accumulata in quei mesi a Beacon.
La rabbia dovuta agli allenamenti massacranti di Caesar, la paura e lo stress che mi preoccupava l'onnipresente Drake (perché si, c'era anche lui in sala mensa, nascosto dietro un tavolo a fissarmi con i suoi occhi velenosi, non che l'abbia visto farlo, ma è intuibile!) e infine tutta la rabbia accumulata a causa di me stesso, al mio sentirmi inadeguato, al mio umiliarmi in continuazione con continue e palesi dimostrazioni d'incapacità.
E a questi potremmo aggiungere altri motivi che forse non conoscevo all'epoca e non ho mai pienamente compreso neanche adesso, fatto sta che la scarica di legnate che feci subire a quel ragazzo fu, per quanto violenta e poco carina, qualcosa di fortemente liberativo.
A volte, purtroppo, i giochi finiscono con il degenerare.
E quello che oggi era cominciato come un gioco, si era trasformata in un'esplosione di rabbia e furia repressa ai danni del primo povero sfortunato che è stato in grado di farmi irritare.
Continuai a colpirlo fino a quando non sentii le braccia di Max e Brienne cingersi attorno a me e allontanarmi con forza.
<< Ion calma! Lo hai steso adesso basta! >>
Qualora ve lo stesse chiedendo, no, il punk non morì né finì all'ospedale, il lato positivo di stare in una scuola di combattenti è che qualora impazzissi e decidessi di colpire qualcuno fino a fargli perdere i sensi è che il gesto non verrebbe visto con la stessa gravità di una scuola normale, certo azzuffarsi con i propri compagni non è carino, ma visto il tipo di scuola ci può anche stare che succeda...
E soprattutto, essendo tutti combattenti diminuisce il rischio di fare grandi danni alle persone... in teoria.
Mi trascinarono dietro la barricata << Si può sapere che ti è preso? >> non risposi, ripresi fiato << Scusate, credo di essermi fatto prendere la mano, dite che è ancora
vivo? >>
Orion fece una smorfia << Se la caverà, magari evita di farti vedere da Cardin ed il suo team per le prossime settimane.
Se la reazione del team OMGA fu abbastanza contenuta, Brienne d'altro canto disapprovava in pieno, o almeno così teorizzai dopo che mi rifilò un sonoro schiaffo sul viso (ecco di cosa parlavo!).
<< Non so cosa ti dica la testa ma stavi esagerando! >>
Alzai le spalle << Non posso darti torto, ma è stato molto soddisfacente! >> lei alzò la mano come per minacciare un secondo ceffone, al che mi abbassai << Ok ok ho sbagliato e non lo farò più ma calmati! >> << Se ti avesse visto la Goodwitch... non farlo mai più >>
Sentii Giada deglutire << Forse è il caso di allontanarci da qui, non credo che sarebbe molto contenta se entrasse e ci vedesse qui con una fionda spara cibo >>
Si voltò verso la fionda per rimuovere le munizioni, ormai la battaglia era andata scemando, la maggior parte degli studenti si era ritirata per cambiarsi i vestiti o giaceva priva di sensi sul pavimento.
<< Ehi! Avrei giurato di avere messo un pollo qui! >>
Una voce estranea catturò la nostra attenzione << Infatti è così, ma avevo fame! >>
Ci trovammo davanti Ivan che si stava spazzolando il pollo con una voracità da far impallidire lo stesso Max << Va bene che il pollo è buono ma... >> non completò la frase che Ivan, concluso con il pollo, proruppe in un sonoro rutto.
Vidi Amber, sfortunatamente vicina a Ivan, alzare la mano e agitarla attorno al naso per scacciare l'odore, prima di cambiare il colore del proprio corpo.
Giada non tradusse, ma sono certo che volesse dire “che schifo!”.
Io invece ero più preoccupato dal fatto che, se Ivan era nelle vicinanze, allora...
<< Ragazzo fantasma! >> vidi Jack corrermi incontro seguito da Kojo, Drake era dietro di loro e, cosa molto sorprendente, non mi stava prestando particolare attenzione, bensì era concentrato su una console portatile.
Forse dopotutto era un essere umano.
Forse.
Comunque, a rappresentare una minaccia per il momento non era il caposquadra del team dal nome ambiguo ma il mio ex avversario, Jack avanzò a passi pesanti in mia direzione, ma Max lo intercettò mettendosi fra noi due << Ehi, perché non te la prendi con uno della tua taglia? >> << Ma tu sei più grosso di me! >> << Allora ti consiglio di darti una calmata e allontanarti >>
Jack digrignò i denti portando le mani all'elsa dell'arma << Dovrei tirarmi indietro? Oh questa si che è divertente >>
La tensione era palpabile.
Drake, che sembrava essere pieno di sorprese, volle fare da mediatore.
<< Calma Jack, se vuoi colpirli aspetterai di essere sulla piattaforma, fino ad allora non fare idiozie >> il bruto ringhiò, rientrando nei ranghi accompagnato da un ghigno soddisfatto di Max.
<< Non vorrai mica fare come una certa persona qui tra noi >> ignorai la frecciatina << Dimmi Ion come stai? Sembri messo meglio dalla mia ultima visita >> per un momento alzò gli occhi dalla console e li piantò sui miei.
<< Passato bene il ricovero? Spero che non accada un'altra volta... dovresti stare più attento >>
Si allontanò seguito dai suoi compagni, dirigendosi verso l'uscita della sala.
Brienne mi guardò << Ion... tutto bene? >> scossi la testa << Una favola >>
Sentii la sua mano posarsi sulla mia << Sicuro? >> notai che mi stava dando qualcosa: un uovo.
Mi girai verso di lei << Davvero? >> lei sorrise << Credo che tu ne abbia una grande necessità, non vorrei vederti fare un'altra pazzia... >>
Mi guardai attorno << Mira alla testa! >> mi incoraggiò Max con un sorriso complice assieme a Giada, mentre Orion e Amber si limitarono ad annuire << Beh se la mettete così... >>
Aspettai che si allontanassero abbastanza e presi bene la mira, e quando focalizzai per bene la nuca di Drake tirai l'uovo con tutte le mie forze.
Sta volta non mancai il bersaglio, ma non festeggiate! Non vuol dire che lo colpii, purtroppo lui si abbassò in tempo, e l'uovo andò ad abbattersi sul viso della Goodwitch, che stava giusto facendo irruzione nella sala mensa per porre fine al lancio di cibo.
<< … Chi è stato? >>
Quando si liberò dall'albume io, Brienne, ed il team OMGA eravamo evaporati.
<< Siete stati voi!? >> strillò in direzione del team DIKJ.
<< Ehm boss, cosa facciamo? >> Jack si voltò, notando che tutto il suo team era scomparso, lasciandolo solo davanti alla professoressa imbufalita.
Lo sguardo della signora fu sufficiente a Jack per capire che avrebbe trascorso i prossimi giorni in punizione.
<< … Giuro che lo uccido >>.

   
 
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