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Autore: MaryFangirl    17/01/2019    4 recensioni
[Sequel di 'Little moments']
Kaori è tornata a casa, Ryo si è dichiarato...ma non sono i soli ad aver sofferto per tutto quello che è accaduto. La relazione Falcon/Miki sopravvivrà alle menzogne? E come progredirà quella della nuova coppia formata da City Hunter? E invece, Mick...ecco come quello che è successo a Kaori ha cambiato la sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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In piedi dietro al bancone, la giovane donna non sapeva cosa fare. Aveva riaperto il locale il giorno prima, ma dopo due mesi di chiusura, i clienti non si avvicinavano alla sua porta.
 
Due mesi...due mesi da quando Ryo e Falcon erano andati a Okinawa.
Due mesi da quando aveva deciso di prendere in mano i suoi problemi.
Un mese e mezzo da quando l'aveva fatto, fallendo miseramente nello sbarazzarsi del suo passato.
Un mese e mezzo da quando Kaori aveva fatto da capro espiatorio per gli uomini che l'avevano inseguita...
Una settimana e mezzo da quando aveva confessato tutto a suo marito.
Una settimana e mezzo da quando Kaori si era svegliata dal coma.
Due giorni da quando la sua migliore amica era tornata a casa, un giorno che aveva riaperto il locale.
 
Non prestando realmente attenzione a ciò che accadeva intorno a lei visto che nessuno entrava nel suo luogo di lavoro, Miki si perse nei propri pensieri.
Mai prima di allora aveva prestato attenzione al tempo. Il tempo che passa, il tempo che sembra fermo, il tempo che fugge senza poterlo raggiungere. Eppure oggi, pensava a tutto annotando il tempo nella sua testa. Il tempo che girava sempre intorno alla sua migliore amica. La proprietaria del locale lo trovò strano, prima viveva di giorno in giorno. Era stato necessario che Kaori finisse in coma e svegliarsi perché tutti i suoi pensieri cambiassero il loro corso. Oppure perché erano passati due giorni da quando Kaori era tornata di nuovo nell'appartamento di City Hunter, un giorno da quando aveva riaperto il locale, una settimana da quando aveva visto suo marito? Miki non lo sapeva.
 
Tutto quello che poteva dire al momento era che a volte la vita era strana. Il fatto che la sua vita di coppia cambiasse così come quella di Kaori, per esempio...nello stesso momento...o ci prestava particolare attenzione perché non aveva ancora visto né parlato con la sua migliore amica? Kaori, Kaori che non aveva visto da quando i paramedici l'avevano portata fuori dalla fabbrica abbandonata. Kaori, la cui voce non sentiva da un'eternità. La sua migliore amica, il suo unico supporto...il suo miglior supporto. Kaori che aveva mantenuto il silenzio fino alla fine pur avendo scoperto tutto, eppure era giunta in suo soccorso...
 
Ma Miki non osava chiamare a casa, o andare altrove...non sapeva come affrontare la sua migliore amica. Non sapeva come affrontare lo sguardo di Ryo. Ryo...Ryo che sapeva tutto anche lui ma taceva. Ryo che sicuramente non aveva detto nulla per la sua partner. Ryo che doveva trattenersi dall'attaccarla per il bene di suo marito...Ryo che aveva visto la donna che amava in quello stato, quando ci si sarebbe dovuta trovare lei...
 
Non osava affrontare quel Ryo. Perché pensava a quei due? C'era così tanto nella sua testa al momento, perché era ancora City Hunter ad affiorare nei suoi pensieri? La donna prese un panno per pulire ancora una volta il suo bancone. Non ne aveva bisogno, dato che non entrava alcun cliente, ma doveva tenere occupate le mani, se non poteva farlo con la mente.
 
In tempi normali, avrebbe chiamato la sua migliore amica, o avrebbe atteso che lei deviasse al bar per parlare con lei, per chiederle un consiglio. Strano. Kaori era nubile, e Miki sapeva che non aveva mai conosciuto un uomo, eppure, quando aveva un problema, sia in generale sia riguardante il suo matrimonio, si rivolgeva automaticamente alla metà femminile di City Hunter per un consiglio. Ma ora non poteva farlo. E chi poteva saperlo? Per quanto ne sapeva, non avrebbe mai potuto farlo di nuovo. Chi poteva dire se Kaori le avrebbe parlato di nuovo? Lei non lo sapeva. La sua migliore amica era stata impiccata e pugnalata per colpa sua, per aver voluto accorrere in suo soccorso. Perché lei si era creduta più forte degli altri e aveva voluto difendersi da sola, scoprendo di non esserne capace...chi poteva darle delle risposte? Una cosa era certa in ogni caso, era sicura che se fosse stato per Ryo Saeba, Kaori non si sarebbe più avvicinata a lei.
 
Non da sola, in ogni caso. Ma sapeva anche che nemmeno Ryo le si sarebbe avvicinato. Ci sarebbe voluto del tempo prima di dimenticare...no. Prima di perdonare ciò che era successo per colpa sua. Miki lo sapeva, e in un certo senso, lo capiva perfettamente su quel punto. Ma non sapeva cosa fare, da sola nel suo locale. Nessuno, nessuno era entrato per i due giorni che aveva riaperto le sue porte. Nemmeno uno dei membri della banda. Si era sbagliata? Ryo aveva rivelato tutto ai loro amici? No, lo sweeper non era così...e loro non avevano bisogno di conoscere il suo passato per capire che lei era stata responsabile di ciò che era accaduto alla loro amica. Dopotutto, il fatto che non avesse messo piede in ospedale per raccogliersi sul capezzale della sua migliore amica parlava per lei. Era colpevole.
 
Miki lo sapeva, ma le sarebbe piaciuto avere una spalla su cui appoggiarsi. Ma sapeva anche di non poter sperare troppo. Se si fosse messa negli attuali panni di Kaori, non era sicura che avrebbe potuto perdonare se stessa. Cosa doveva fare? Non lo sapeva. Da una parte c'era Kaori, dall'altra Falcon. E in entrambi i casi, non sapeva cosa poter fare per sistemare le cose. Cosa poteva fare? Non poteva tornare indietro nel tempo per cambiare tutto. Ma nel frattempo, non poteva fare nulla se le due persone in questione non le parlavano più. Miki scosse la testa mentre girava intorno al bancone per sedersi su uno degli sgabelli. No, non aveva il diritto di pensarla in quel modo. Era tutta colpa sua. Non poteva cambiare il suo passato, ma avrebbe dovuto dire la verità a Falcon molto tempo prima. Avrebbe dovuto dirglielo prima ancora di chiedergli di sposarla. Dall'istante in cui l'aveva trovato. Se l'avesse fatto in quel momento, non sarebbero mai giunti a quel punto.
 
Aveva detto tutto a Falcon. Gli aveva confessato tutto. Avevano avuto una lunga discussione, poi lui se n'era andato...No, non una discussione. Per avere una discussione, c'era bisogno di un dialogo, e non era stato quello il caso. Lei aveva parlato. Dopo che Falcon le aveva chiesto se gli uomini che avevano colpito Kaori in realtà avevano seguito lei, dopo aver detto di sì, suo marito era rimasto in silenzio...nel silenzio opprimente, aveva sentito la propria voce iniziare con le spiegazioni. E suo marito non aveva pronunciato una sola parola. Se non l'avesse guardato, non avrebbe saputo che si trovava ancora nella stessa stanza con lei. Ma lui era lì, ad ascoltarla...in silenzio...eppure, avrebbe voluto che la interrompesse, che le facesse domande, ma niente, stava soltanto in piedi di fronte a lei, senza una parola. E Miki aveva intravisto ciò che gli aveva fatto subire il mese passato, quando non gli diceva nulla. Ma lei aveva continuato, come se una volta partita, non avesse potuto fermare il flusso di parole che uscivano dalla sua bocca.
 
Per un istante, aveva esitato a dirgli tutto. C'erano cose che avrebbe preferito tenergli nascoste. Ma si era forzata, glielo doveva e, soprattutto, lo doveva alla sua migliore amica. E poi, Falcon avrebbe potuto benissimo scoprirle in seguito. Dopotutto, era sufficiente che chiedesse a Ryo per sapere tutto, lo sweeper glielo avrebbe detto se il gigante glielo avesse domandato direttamente. Era arrabbiato con lei, e aveva troppo rispetto per Umibozu per mentirgli. Ma Miki aveva preso coraggio in se stessa così che suo marito potesse apprendere tutta la verità dalla sua bocca. Se fosse stato in grado di perdonarla per aver nascosto così a lungo il suo passato, mai le avrebbe perdonato di mentirgli mentre gli faceva quelle rivelazioni...
 
Se fosse stato in grado di perdonarla, era quella la domanda fondamentale. Domanda che ancora non aveva trovato risposta.
 
Miki ricordava ognuna delle proprie parole, ognuno dei silenzi che le avevano risposto. Gli aveva detto tutto. Aveva iniziato a parlare di quegli uomini. Anche di quelli che le avevano sequestrate e con cui l'Angelo della Morte aveva sicuramente regolato i conti. Aveva spiegato che quegli uomini facevano in qualche modo parte di un'organizzazione terroristica nel loro ambiente. Umibozu taceva. Gli aveva raccontato di come li aveva incontrati, di come fosse diventata un membro indipendente dell'organizzazione, suo marito aveva taciuto. Di fronte ai silenzi, lei aveva ripreso dalla sua partenza.
 
Gli aveva detto cos'aveva fatto dopo che lui era uscito dalla sua vita. Gli aveva confessato di non aver mai fatto ciò che lui aveva voluto. Che non aveva mai lasciato la sua vita da mercenaria. Gli aveva detto che era tornata sul campo di battaglia dopo aver lasciato l'aeroporto quel giorno. Suo marito era rimasto in silenzio.
 
Gli aveva raccontato quello che aveva fatto dopo che le battaglie erano finite. Come mercenaria, era entrata nell'ambiente. Lui non aveva detto una parola.
 
Gli aveva parlato degli incarichi che aveva eseguito come sicario. Non gli aveva nascosto nulla, non aveva cercato di indorare ciò di cui stava parlando.
 
Gli aveva semplicemente detto la verità. Gli aveva confessato di aver ucciso chi le veniva chiesto di uccidere, infischiandosene delle fazioni, senza preoccuparsi se si trattasse di brave persone o meno, purché venisse pagata per i suoi servizi.
Lui non aveva detto una parola...
 
Gli aveva detto che una volta sul suolo americano, era stata contattata da quel gruppo terroristico. Aveva accettato di far parte del gruppo, dal momento che era stata libera di svolgere un'attività autonoma. Quindi era rimasta indipendente, mai totalmente associata al resto del gruppo...
 
Aveva confessato che mentre si occupava di un incarico che si posava sulla testa di un ambasciatore americano in viaggio sul suolo giapponese, era stato in grado di rintracciarlo. Umibozu si era mosso leggermente ma aveva continuato a tacere. Aveva confessato che, trovandolo, aveva interrotto ogni contatto con gli altri membri del gruppo, facendo capire che lasciava l'ambiente. Aveva detto tutto, non aveva tenuto nulla per sé, poi si era zittita.
 
Il silenzio che era seguito era durato alcuni minuti. Poi, Falcon aveva parlato, finalmente.
 
"Non hai altro da dire?"
 
Lei aveva scosso la testa. No, non aveva altro da dire. Il resto, lui lo conosceva. Lui aveva fatto il giro del bancone prima di dirigersi verso la porta senza una parola.
 
"Umi?"
 
Lui non si era voltato, non le aveva risposto, niente...era andato per la sua strada, in silenzio, era uscito dal locale, senza una parola...non si era nemmeno sbattuto la porta dietro. No...era uscito e aveva chiuso la porta silenziosamente. Era stato il giorno del risveglio della sua migliore amica.
 
E ora, era passata più di una settimana da quando aveva avuto notizie di suo marito. La proprietaria del locale posò la testa sul bancone del bar e lasciò scorrere le lacrime silenziosamente. Non sentì la porta aprirsi, non prestò attenzione al suono del campanello che annunciava l'ingresso di un cliente. Non sentì i passi che risuonavano sommessamente sul pavimento piastrellato del suo negozio. No...
Reagì solo quando le braccia si chiusero sul suo petto per stringerla contro un altro corpo.
 
"Ssh...lo so, Miki...sono qui...va tutto bene...tutto si sistemerà, te lo prometto"
 
La giovane donna scoppiò in lacrime prima di girarsi e gettarsi fra le sue braccia. Dio, aveva avuto tanta paura di non sentire più quelle braccia intorno a sé. Aveva avuto tanta paura di non poter mai più sentire quell'aura attorno a sé. Non disse una parola, non fece domande sulla sua presenza lì, come se fosse logico avere quella persona al suo fianco...di nuovo.
 
 
  
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