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Autore: Il Maiale    25/01/2019    2 recensioni
A cosa era giusto pensare in quel momento? Forse avremmo dovuto chiederlo a Pietro e alla sua compagnia di amici, Andrea e tutti gli altri lì.
Quali sono le giuste domande da fare?
Fin da piccoli i nostri nonni ci avevano detto che nulla nella vita era sicuro, tranne la morte, e ci sentivamo traditi per questa enorme menzogna.
Doveva sentirsi così Giuda dopo i tre giorni. Ferito. Ingannato dal sistema.
Storia vincitrice al concorso per giovani scrittori indetto dall'università IULM e pubblicata nell'antologia "Pelle"
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Una delle storie vincitrici al concorso indetto nella mia università, pubblicata nell'antologia intitolata "Pelle".


 
I TOPI NON AVEVANO NIPOTI
 
 
 
Jareth Aldo era il primo amore di tutti.
 
Jareth Aldo era il nostro migliore amico.
 
Jareth Aldo morì l’ultimo giorno di ottobre.
 
C’era la musica alta, c’erano i corpi sudati, c’era Beatrice lì in mezzo, con le braccia in aria e gli occhi chiusi.
 
C’era Politico Anarchico da qualche altra parte, nella sua giacca elegante, con la videocamera in mano a filmare qualche bacio fra ubriachi.
 
C’era San Livido da qualche parte a redimere qualcuno massacrandolo di pugni.
 
C’era George Washington, con una bottiglia per mano, circondato da zombie che lo incitavano a bere.
 
C’erano maschere e costumi tutti uguali, c’era il declino della società buttato giù tutto d’un sorso.
 
C’era Jareth, con la lingua impastata e gli occhi socchiusi a sussurrare parole magiche a una sconosciuta truccata da vampira e in minigonna.
 
Quasi lo sentì anche io il dolore dello schiaffo che gli arrivò in pieno viso subito dopo.
 
Politico era alle sue spalle con la videocamera e Jareth gli mostrò il dito medio.
 
Io notai la ragazza che parlava con qualcuno indicando il mio amico. 218
 
Politico allora gli disse: «Ma che cosa le hai detto?» E Jareth rispose che le aveva chiesto prestazioni orali.
 
Morì così, trascinato fuori da un gruppo di ragazzi, pestato a sangue. Alla polizia dichiarammo che non avevamo visto niente, che noi non centravamo niente.
 
Politico non aveva filmato il pestaggio. Beatrice non aveva incitato la ragazza a dirlo al suo fidanzato. San Livido non aveva aiutato a portalo nel retro e George Washington di certo non aveva passato la spranga di ferro servita a fracassargli la mascella. Nessuno di noi poi era rimasto lì a guardare senza fermarli.
 
Non era questa la nostra dichiarazione ufficiale, ma Politico Anarchico lo aveva davvero il video.
 
Io li vedevo, i loro rimpianti, i loro peccati, i loro segreti, tutti proiettati sulla loro pelle, come quei vecchi film muti, in bianco e nero.
 
Le loro vergogne alla mia mercé. I vari motivi che avevano spinto ognuno di noi a non muovere un dito per salvare Jareth. Scorrevano sulle loro pelli e io ero l’unico a poterli vedere.
 
La chiamammo la “serata della pipì di cane” perché poco prima dell’arrivo della polizia un randagio urinò sui pantaloni del nostro amico morto.
 
Quando muore il tuo migliore amico nessuno è più cattivo con te. Meglio ancora se lo hanno ucciso ed è morto in maniera violenta. Più è scabrosa la vicenda, più è traumatizzante e ingiusta, più le persone tendono a giustificare ogni tuo comportamento.
 
Dicono cose come: «Ognuno reagisce a suo modo.»
 
Come: «Il dolore matura in maniera diversa in ognuno di noi.»
 
Come: «Poverini.»
 
Puoi urlargli in faccia o rompere qualsiasi cosa ti circondi, le persone giustificheranno comunque ogni tuo comportamento.
 
Eravamo diventati intoccabili in poco tempo. I reietti giustificabili.
 
Un giorno in pausa pranzo George Washington ci disse che i suoi genitori erano preoccupati per lui. Disse che non ce la facevano 219
 
più ad essere i vicini di casa dei genitori di Jareth. Disse che avevano traslocato da un’altra parte perché ogni volta che uscivano in giardino ricordavano Jareth da piccolo che giocava.
 
Disse: «Non ce la facevano proprio eh… mia madre mi chiamava piangendo in piena notte chiedendomi se stessi bene. Stava diventando insostenibile.»
 
Politico Anarchico, visionando il contenuto della memoria della videocamera al computer, disse:
 
«Dov’è che sono scappati?»
 
E George Washington rispose che si erano trasferiti due vie dopo, verso il centro, nella villetta che desideravano da tanto ma che non potevano permettersi.
 
La morte di Jareth aveva giustificato un mutuo inutile.
 
George era il nostro sceneggiatore, lo chiamavamo così per via di una storia che aveva scritto per un concorso in cui il protagonista falsificava banconote da un dollaro facendo crollare l’economia americana.
 
Beatrice invece era la nostra stella del cinema, convinta che per poter far carriera bisognava aprire le gambe a ogni opportunità.
 
La chiamavamo come la musa di Dante per il suo essere in netto contrasto con la femme fatale che la nostra amica rappresentava. Troppo bella per frequentare un gruppo di reietti come noi, ma troppo mentalmente instabile per essere accettata da altre ragazze.
 
Io sapevo tutto questo perché riuscivo a vedere i film sulla pelle delle persone. Vedevo il sogno di diventare un regista di Politico Anarchico, vedevo la sua prima cinepresa, il suo problema con la cocaina e le prostitute.
 
Ho visto poi San Livido arrivare con il colletto della camicia sporco di sangue e nessuno gli chiese se era il suo. Ho visto sul suo collo, sulla pelle che si increspa quando inclina la testa per baciare Beatrice, il ragazzo picchiato nel bagno del quarto piano. Vidi mentre lo spingeva contro il gabinetto per poi prenderlo a pugni. Era un film muto, ogni volta. 220
 
Disse: «Mio padre dice che ne è scomparsa un’altra dall’accademia, cominciano a collegare tutti i casi.»
 
E ci mostrò un articolo di giornale con la foto una ragazza che potevamo aver visto a lezione una volta o due.
 
Tutta la nostra scuola era tappezzata di foto di ragazze scomparse in quel periodo. Ricordo di aver visto nella fronte di Politico il barlume di un’ipotesi, di un calcolo matematico da quando era morto il nostro amico e la percentuale di ragazze scomparse, dopodiché avvenne un netto cambio di scena, come un taglio fatto male alla bobina.
 
Cominciò a pensare al programma di quella sera e quello che vi posso raccontare è solo che c’erano due calici di vino rosso sul tavolino nel soggiorno.
 
Ricordo che quella stessa sera però ricevemmo tutti diverse chiamate da Politico Anarchico.
 
Quella sera Politico Anarchico ha chiamato il suo servizio di escort preferito, aveva messo il vino in due calici puliti, aveva messo il borotalco sul pube e nel taschino interno della giacca una bustina con un altro tipo di polvere bianca.
 
Accese qualche candela e mise le scarpe nuove, perché nell’arte della seduzione nessuno apre la porta in pantofole.
 
Quando suonarono al campanello fece un ultimo sorso dalla bottiglia, schioccò le dita, fece un piccolo passo di danza e si sistemò i capelli nello specchio appena prima della porta d’ingresso dove si trovava la gabbia della cavia domestica.
 
Non vide subito chi c’era sulla soglia. Sentì prima l’odore di morte e decomposizione.
 
Non era Giusy, la puttana bionda cotonata.
 
Non era nemmeno Nancy, quella mora.
 
Davanti a Politico Anarchico, con il braccio mangiato, c’era Jareth Aldo.
 
Aggrottò le sopracciglia, sbatté le palpebre due volte prima di aprire la giacca e controllare che ci fosse ancora la bustina piena, 221
 
poi si voltò verso il tavolino, notando che aveva comunque bevuto troppo poco per essere anche solo ubriaco.
 
Se fossi stato lì, avrei visto sicuramente il suo smarrimento, magari proiettato sulla pelle delle palpebre.
 
Quando poi si voltò Jareth gli aveva già tirato un pugno sul naso.
 
 
 
  
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