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Autore: Zelgadis91    31/01/2019    0 recensioni
L'estate di un giovane mago dalle tinte "rainbow" viene animata da un viaggio nel regno di Ungheria del XII secolo dove, tra splendidi uomini usciti da una copertina Men's Health e giornate innaffiate da litri di Cosmopolitan, si troverà coinvolto in una congiura che ha dell'assurdo. Riuscirà il nostro eroe a godersi qualche settimana di pace nonostante il contesto fantozziano?
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

“Mi sa che verrà a piovere…” mormorò Blu, scrutando il cielo del tramonto.
Tra le sinuose dita dell’aurora alcune sparute nuvole stavano convergendo in quella che si sarebbe prospettata una tempesta con i fiocchi. L’eco dei primi tuoni iniziò a crepitare nell’aria, mischiandosi con il profumo di terra che saliva dai campi. Altri tipi di frastuoni invece permeavano la cucina della villetta del mago. Con la faccia rasente il piatto, Dmitri, si stava ingozzando come se non avesse mangiato per settimane. Quella piccola teglia di lasagne che il mago aveva preparato aveva dovuto soccombere alle impavide fauci del soldato.
“Ricordati di respirare tra un boccone e l’altro… che cesso!”
Blu, sempre appoggiato all’acquaio, sogghignò alla vista del suo cavaliere nel momento del riposo. Era bello da mozzare il fiato. Bastava un suo sguardo per causargli la schiusa di milioni di farfalle nello stomaco e anche in quel momento, con la bocca sporca di ragù, con una forchetta da una parte e un tozzo di pane nell’altro, quel giovane uomo aveva un non so che di seducente.
“Ho fatto anche una torta al cioccolato. Mio piccolo suino!”
Mentre Mr. Blu attendeva che il suo infuso di corteccia di lapacho fosse pronto, tagliò una generosa fetta di torta al cioccolato e la pose su un piattino. Fece sparire con un colpo di dita le stoviglie dalla tavola e servì il dessert al ragazzo.
“Mangia! Mio piccolo Bruce Pappalardo!”
La risposta del cavaliere non tardò ad arrivare. Un rutto cavernoso, un boato che sembrava provenire dalle viscere degli Inferi ruppe il silenzio di quella stanza. Mr. Blu sollevò un sopracciglio con fare compiaciuto mentre l’uomo si gettava a capofitto sulla successiva portata.
“Non sapevo… foste… cioè… fossi… così bravo a cucinare… cosa diavolo è questa roba? È buonissima!”
“Ci sono molte cose che non sai di me e… sì, ti capisco, è davvero buona! Sai, ci sono delle volte in cui preferisco mangiarmi una bella fetta di torta piuttosto che masturbarmi!”
“Cosa vuol dire… masturbarmi?” domandò sgranando gli occhi ed emulando in tutto e per tutto il personaggio tratto da Matilda, Sei Mitica.
“Come cosa vuol dire? Sai no…? Quando ti doni piacere…” il mago cominciò a sentirsi in imbarazzo. Come gli era venuto in mente di uscirsene con una frase del genere “…afferrando il tuo…arnese… il tuo coso… cioè… si chiama pene, insomma… quando solleciti il tuo pene con movimenti ritmici che si concludono con l’eiaculazione”.
Il mago sollevò gli occhi al cielo, dando le spalle all’uomo per filtrare la sua tisana, senza poter vedere il sorriso compiaciuto sulle labbra di quest’ultimo mentre si adagiava sullo schienale della sedia.
“Interessante spiegazione… sai, di solito, noi gente del popolo siamo molto più diretti quando dobbiamo spiegare come farci le seghe”
Il mago si girò di scatto con gli occhi ridotti ad una fessura. L’aveva fatto di nuovo. Si era preso gioco di lui.
“Mi hai fatto spiegare cosa fosse nonostante sapessi benissimo di cosa stavamo parlando!?”
“Già” esclamò giulivo facendo sparire anche l’ultimo pezzo di torta “Ce n’è ancora?”
“Strozzati! E vedi di lavare tutto!”
A passo di marcia lo superò andando a coricarsi sul divanetto di fronte al camino. Con uno schiocco di dita, accese il fuoco e con un altro richiamò a sé un libro dalla sua piccola libreria. Tisana, libro e camino. Life is now. Il Mago avrebbe tanto voluto vedersi una replica di Ru Paul’s Drag Race sul suo Netflix ma temeva che nel regno d’Ungheria del XXII secolo potessero esserci problemi con il WiFi. Optò quindi per un saggio sullo sviluppo dell’idrocolonterapia nel XXI secolo ma, dopo appena una ventina di pagine, gli occhi gli si fecero sempre più pesanti e crollò ancora accartocciato sul divanetto.
Dmitri, di ritorno dal bagno e dalle sue esercitazioni nell’utilizzo del bidet, si soffermò a guardare il ragazzo addormentato. Era la prima volta che riusciva a fissarlo senza che l’altro se ne uscisse con frasi ambigue. Doveva essere poco più giovane di lui e nonostante la giovane età era risoluto e caparbio come pochi aveva conosciuto. Le sue conoscenze erano state probabilmente temprate da anni di letture e studi su quei libri che lui non amava particolarmente. Si sedette sul bracciolo del divano, spostando lo sguardo da prima sul camino e poi sul suo “padrone”.
Erano bastati pochissimi giorni per rendersi conto che la persona che molti temevano era solo un bislacco ed eccentrico ragazzo con grandi poteri magici e che di malvagio non sembrava avere proprio niente.
Scivolò sul divano e, allungando un braccio, afferrò il libro dal grembo dell’uomo. Non si svegliò. Dmitri rigirò tra le mani il volume ma non capiva in che lingua fosse scritto per cui, lo rimise sul tavolino di fronte a loro. Fuori la pioggia aveva iniziato a battere sulle finestre e lo scroscio dell’acqua ipnotizzante a modo suo, stava per mietere un'altra vittima.
Il cavaliere si chiese se le parole del mago durante lo spettacolo in strada di qualche giorno prima fossero vere. Quando un essere umano posa il suo sguardo su un mago o una strega di un certo livello, quest’ultimo cade vittima del suo fascino e si sente immediatamente attratto da lui o lei. Dmitri ripensò alla vecchia strega che aveva incontrato in giovane età e nessun tipo di desiderio era balenato in lui nonostante si ammazzasse di seghe quotidianamente. Ma lui, Mr. Blu, come voleva essere chiamato… Era di un altro livello. Allungò la mano ad appoggiare il pollice sulle labbra del ragazzo. Soffici. Ancora non capiva. Il mago era davanti a lui e nonostante questo non era caduto in uno stato di trance. Che avesse mentito? Ormai non c’erano dubbi a riguardo.
Con la coda dell’occhio notò la maglietta leggermente sollevata a causa della posizione e fissò quel lembo di pelle scoperta che ne emergeva. Candido come la neve.
Dmitri chiuse gli occhi e tornò a pensare in modo razionale. Scattò in piedi e sollevò di peso il giovane per portarlo nella sua camera da letto. Dopo aver varcato la soglia della stanza privata del mago, gli sembrò di essere finito in una dimensione parallela. Oggetti proveniente dalle epoche più disparate erano ordinati lungo le pareti della camera senza nessun apparente nesso logico. Un lieve profumo di tuberose si propagava da un mazzo di fiori freschi sulla scrivania in fondo alla stanza.
La cosa, o le cose, che tuttavia colpirono maggiormente l’attenzione dell’uomo, dopo aver deposto il corpo, furono una serie di oggetti lasciati sul comodino a fianco al letto. Un paio avevano la forma di un membro umano (o forse lo erano per davvero) ma i colori non erano molto naturali. Uno sembrava un conetto e un altro ancora ricordava un gancio ma, al tatto, sembrava morbido. Decise che avrebbe stuzzicato il padrone al suo risveglio; sicuramente si trattava di qualcosa che non tutti potevano usare. Forse erano delle bacchette magiche?
Con il dubbio insito nella sua mente, Dmitri uscì dalla stanza stringendo uno di quegli affari tra le mani. Scese nuovamente in salotto e, ispirato dall’oggetto che teneva tra le mani, pensò di fare qualche magia.
Posizionò una mela sul tavolino di fronte al camino. Si sedette sul divano e stringendo tra le mani la nuova bacchetta ordinò:
“Adesso… trasformati in un coniglio!”
Non successe niente. E non successe niente nemmeno le cinque volte successive. Stava per arrendersi quando, in un impeto d’ira stringendo toccò un rilievo della bacchetta e questa iniziò a vibrare.
“Ah! Non eri in funzione! Adesso… diventa un coniglio!”
Ma non successe niente di nuovo. Avvicinò la bacchetta al volto chiedendosi se fosse davvero una bacchetta ma il suo flusso di pensieri alla Joyce venne interrotto da dei pesanti tonfi alla porta. Dmitri scattò in piedi e guardò fuori dalla finestra vicino all’entrata per capire chi fosse. Due figure incappucciate erano chine sul portone.
“Chi siete?” domandò il cavaliere. Sperò che quell’arnese che aveva in mano potesse servire da arma visto che come oggetto magico lasciava a desiderare.
“Dmitri! Siamo Szabolcs e Agnéta! Presto apri la porta!” esclamò l’uomo facendo scendere il cappuccio sulle spalle.
Riconosciuti gli amici del villaggio, Dmitri aprì la porta e li fece accomodare. Giunti in prossimità del camino si tolsero le cappe zuppe e rivelarono l’involto rannicchiato tra le braccia del fabbro di Mészàrad. Kadir, il figlio della coppia, non doveva avere più di cinque anni e al vederlo quasi esanime a Dmitri venne un tuffo al cuore.
“Che è successo? Perché il bambino è così pallido!?” domandò apprensivo.
“Si è ammalato qualche giorno fa e non sappiamo più cosa fare. Respira a fatica e il medico ha detto che non c’è più niente da fare. Pensa che sia un problema con la testa. Dmitri, ti prego…” farfugliò Agnéta guardando negli occhi il cavaliere “…aiutaci. Intercedi con il mago. È nostro figlio…”
“Noi… non abbiamo molto. Ma faremo il possibile per sdebitarci…” mormorò il fabbro guardando il petto del bambino che si alzava e si abbassava.
“Aspettate qui. Il mago sta dormendo in questo momento!”
Con uno scatto felino, Dmitri si diresse nelle stanze del mago. Varcò la soglia e si accostò al letto. Nonostante il rumore fatto dai due concittadini, il ragazzo non si era mosso di un millimetro dalla posizione in cui lo aveva lasciato.
“Blu…. Mr. Blu? Sveglia… C’è bisogno di voi…” aiutandosi con la sua nuova arma vibrante, Dmitri iniziò a pungolare il mago sulla faccia dapprima con semplici pressioni per poi iniziare a infilzarlo ovunque. Il mago finalmente mugolò in segno di risposta e allargò le gambe senza rendersi conto di stare sognando.
“Uhm… si… fino in fondo…” Il petto del ragazzo si abbassava e si alzava più freneticamente di prima.
“Blu! Svegliati… Abbiamo visite! C’è bisogno del vostro intervento!” ma l’unica risposta che ottenne fu un leggero movimento di bacino e in quell’esatto momento a Dmitri fu chiaro l’utilizzo di quello che fino a quel momento aveva considerato un’arma. Fissò un punto vuoto davanti a sé e, prima di rendersene conto, si alzò, appoggiò le mani sulle spalle del ragazzo e animato da tutta la carità cristiana che poteva avere iniziò a scrollarlo come un sacco di farina.
“SVEGLIATI!!!”
Il mago aprì gli occhi come una principessa dopo un riposino all’ombra di un cipresso e vedendo la fronte madida di sudore di Dmitri gli chiese:
“Cosa fai in camera mia? E perché tieni in mano il mio vibratore?”
“Non è importante! Abbiamo visite, Blu! Ti prego, vieni a dare un’occhiata…”
L’uomo rinfoderò la sua arma di distruzione anale mentre il mago si sgranchiva e si accingeva a scendere le scale.
“Che sta succedendo, Dmitri? Stavo dormendo così bene e stavo facendo anche un sogno alquanto… interessante.”
“Già… ho un vago sospetto di sapere cosa steste sognando”
Arrivati in salotto, Mr. Blu guardò i due abitanti del borgo dall’alto in basso e, infine, fece cadere lo sguardo sul bambino febbricitante. Nel giro di poche ore le condizioni erano peggiorate e ora, in uno stato di semi-veglia, continuava a chiamare la madre. Blu si avvicinò a lui ancora di prima che gli rivolgessero la parola.
“Signor Mago…” l’uomo che teneva in braccio il bambino raccolse tutto il suo coraggio e fissò negli occhi il mago “…la prego. Nostro figlio è malato e non sappiamo cosa fare. Aiutateci, vi supplico”
“Puoi fare qualcosa?” domandò Dmitri che nel frattempo lo aveva raggiunto alle spalle.
Mr. Blu appoggiò una mano sulla fronte del bambino e, socchiudendo gli occhi, iniziò a scandagliare con la mente il corpo della piccola creature. Dalla testa ai piedi, ogni organo, ogni apparato venne scrutato come un reperto prezioso in cerca della causa della malattia.
“Portate il bambino nella stanza adiacente e depositatelo sul letto che troverete al suo interno. Dmitri, entrambi i signori devono lavarsi accuratamente nella doccia di servizio collegata alla stanza del bambino e cambiarsi di abito. Spiega loro come usarla. Nessuno potrà avere accesso al piccolo fino a mio ordine, sono stato chiaro?”
“Ma… guarirà? Il mio bambino…” la donna già in lacrime, afferrò una mano del mago in tono di supplica.
“Certo che guarirà ma ci vorrà del tempo! Presto!” incalzando il gruppo, Mr. Blu si diresse in cucina e iniziò a recuperare dai mobiletti la sua scorta di erbe medicinali che era certo gli sarebbe tornata utile. Zenzero, Gingseng, Echinacea purpurea e qualche foglia di Melissa. Se non fosse stato per l’infezione virale, avrebbe potuto tranquillamente perire per la mistura amara che stava per somministrargli. Dmitri, nel frattempo, eseguì diligentemente gli ordini del suo superiore e ancora una volta pensò a quanto fosse incredibile la prontezza di reazione del mago.
Al momento della creazione della casa, Mr. Blu aveva ipotizzato che un evento del genere potesse accadere. Aveva, pertanto, adibito l’area sinistra del pian terreno ad un mini-ospedaletto con un paio di lettini e un bagno privato per i suoi pazienti. La sindrome della crocerossina si era palesata in tutta la sua esuberanza e mentre i genitori del bambino osservavano il figlio da dietro una vetrata, Mr. Blu, si accinse a somministrargli l’estratto.
“Non sembra così male questo mago… Com’è viverci insieme?” domandò il fabbro a Dmitri che osservava rapito ogni mossa del suo superiore.
“Divertente per la verità!” sogghignò pensando ai momenti di imbarazzo che gli aveva causato.
“Ti ha mai fatto del male? O ti ha usato per qualche rituale?” domandò curiosa la donna, spostando lo sguardo al suo interlocutore.
“No, assolutamente no. Ditelo anche agli altri in paese. Per quanto possa sembrare strano, è una persona di buon cuore. Ne sono certo”
“Invece di star lì a fissarmi come un pezzo di legno, servi un pezzo di torta ai nostri ospiti! La trovi nel frigorifero. Ti ricordi cos’è?” lo canzonò il mago, rimboccandosi le maniche. Distese un braccio in mezzo alla stanza e, con un semplice movimento delle dita, piccole goccioline d’acqua iniziarono ad accumularsi sul palmo a formare una sfera. Quand’ebbe raggiunto la dimensione di un melone, avvicinò la sfera alla fronte del bambino iniziando ad intonare una lenta litania. Il gruppo restò immobile a fissare la scena prima di allontanarsi verso la cucina.
Passarono molte ore e, di tanto in tanto, il mago ripeteva la procedura di creazione della sfera d’acqua. Nessuno chiuse occhio fino a quando, alle prime luci dell’alba, il piccolo Kadir si destò.
“Dove mi trovo? Chi sei?” domandò con la bocca un po’ impastata.
“Chiamami Mr. Blu, mi sono preso cura di te mentre dormivi. Ti senti meglio?” domandò il mago seduto su uno sgabello vicino al letto.
“Si, sto bene… grazie. La mia mamma e il mio papà?”
“Sono qui ma prima di farli entrare devi bere tutto questo bicchiere di succo, ok?” domandò retorico porgendo il bicchiere al bambino. Dopo aver bevuto il succo ed essersi congedato dalla stanza, Mr. Blu andò a chiamare i genitori. Spiegò loro cosa fare e cosa non fare una volta entrati e che ci sarebbero voluti un paio di giorni per una guarigione completa. I due scoppiarono a piangere e abbracciarono di getto il mago che quasi non volò per terra dalla sorpresa. Mr. Blu lanciò uno sguardo d’intesa a Dmitri che, in silenzio, scandì un Grazie tra le labbra.
“Mi ritiro nelle mie stanze. Ci vediamo tra qualche ora!”
Per i due giorni successivi, il fabbro e sua moglie si alternarono al capezzale del figlio fino a quando, provata la guarigione, non venne dimesso e poterono tornare tutti insieme a casa. La notizia della guarigione del figlio del fabbro non ci mise molto a fare il giro del paese e presto, persone da ogni dove, si ritrovarono a bussare alla porta del fattucchiere gentile per una diagnosi, una cura o anche solo una fetta di dolce. Il signor Conte, turbato dal fatto che sempre più abitanti preferivano mettersi nelle mani di un mago piuttosto che in quelle del medico del paese, decise di mandare a chiamare l’uomo per chiedergli di cessare la sua attività.
Quel giorno Mr. Blu, dopo aver dimesso l’ultimo paziente, ritenne opportuno concedersi un momento di meritato riposo e, mentre Dmitri si occupava di sistemare l’infermeria, materializzò in piscina due golem svedesi esperti massaggiatori. Con l’ennesimo schiocco di dita fece apparire un lettino e in un battibaleno si abbandonò prono alle argillose mani dei due energumeni.
“Fammi capire una cosa… Se mi hai reclutato per fare i lavori di casa, perché non hai chiesto di una domest…. UOOO!!! Che succede?” domandò Dmitri arrivando in piscina con la cesta delle lenzuola sporche.
“Uhm… Cosa vuoi? Non vedi che sono impegnato…. Uhm si, proprio lì” mugugnò il mago, tornando a nascondere la testa nel lettino.
“Che cosa ti stanno facendo? E cosa sono… questi…cosi?”
“Uhm… Sono golem! Di argilla! Hanno dita affusolate e pigiano che è un piacere! Piano con quelle mani ragazzi!” Uno dei due golem aveva spostato l’asciugamano e aveva preso a massaggiare le natiche del mago. Dmitri si grattò la fronte sorridendo e, guardando in direzione del mago, disse:
“Pensavo che per quel tipo di massaggi avessi tutto l’occorrente sul tuo comodino?”
“Sono cose diverse… Piaceri diversi…Oh, sì…” uno dei due, toccò un punto alla base della testa che fece gemere il mago.
“Senza pudore vedo! Se volevi un massaggio, potevi anche chiederlo comunque…” bofonchiò Dmitri, portando la cesta in lavanderia a testa bassa.
“Magari la prossima volta…Ahhh” rispose Blu, senza darci troppo peso.
Per sua fortuna qualcuno bussò alla porta e poté così lasciarsi alle spalle quello spettacolo un po’ osceno. Sull’uscio due dei suoi ex-compagni d’armi si ergevano dritti e composti fissandolo negli occhi.
“Ragazzi! Qual buon vento! Cosa ci fate qui?”
“Dmitri, abbiamo un messaggio per il mago da parte del Conte. Dove possiamo essere ricevuti?”
Dmitrì riflettè un momento e fissò bene i volti dei suoi compagni. Non ci aveva mai fatto caso prima ma stando con il mago aveva iniziato a notare dettagli inutili… come il fatto che i suoi amici fossero di bell’aspetto.
“Seguitemi pure…” sogghignò, facendoli accomodare in piscina.
“Mr. Blu… abbiamo ospiti!”
“Ohh siii…. No, non adesso. L’ospedale è chiuso. Uhm…” biascicò il mago ormai del tutto
abbandonato alle mani dei suoi golem.
“Cosa diavolo sono quei mostri?” domandarono in coro i due soldati, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
Mr. Blu sollevò appena lo sguardo per curiosità e, non appena ebbe odorato profumo di manzo, scattò in piedi per ricevere i suoi ospiti in modo adeguato. Indossò un accappatoio di seta lì vicino e si avvicinò ai due a braccia spalancate. Le gote leggermente arrossate e le labbra umide e piene per essersele morse fino a pochi istanti prima conferivano alla figura dell’uomo un aspetto surreale.
“Qual buon vento porta due valorosi soldati nella mia umile dimora?” esclamò goliardico.
Dopo un breve sguardo d’intesa, uno dei due prese la parola:
“Vostra signoria il Conte e la Contessa di Mészàrad richiedono la vostra presenza al castello per discutere delle vostre recenti attività di guaritore”
“In che termini esattamente?” domandò arraffando un chicco d’uva da un tavolino nei paraggi e facendolo sparire in bocca.
“Ciò che voi state facendo va contro la etica cristiana del nostro borgo. Cessate con le vostre dubbie attività” esordì l’altro soldato. Giovane, biondo e con occhi azzurri come il cielo d’estate. Di una bellezza innocente ma poca cosa messo vicino a Dmitri.
“Capisco…” ponderò accomodandosi su una sedia. Squadrò dall’alto in basso i due uomini mentre il filo di pensieri venne più volte interrotto dai gonfiori che trasparivano dalle loro patte dei pantaloni “Vedete, temo di essere particolarmente impegnato oggi ma non sia mai che venga rifiutato l’invito del signor conte. Dmitri, andrai tu al posto mio! Prenditi pure tutto il tempo che ti serve! Ti aspetto per cena” sorrise impavidamente ai due.
“Ma come… aspettate! Non potete rifiutarvi di…” esclamò Dmitri fissandolo negli occhi.
“Io non posso… Cosa?” esclamò il mago alzandosi in piedi molto lentamente e fissando negli occhi tutti e tre “Sia ben chiara una cosa qua dentro, Io faccio le regole. E quando dico No è NO! Chiaro?”
Gli occhi del mago si tinsero di un azzurro brillante mentre i due valorosi soldati si fecero sempre più piccoli davanti alla spaventosa figura che gli si parava di fronte. Dmitri, seppur intimidito, rimase immobile davanti a lui e lo fissò negli occhi. Era confuso. Provava timore ma allo stesso tempo sapeva che era un bluff e che non gli avrebbe fatto del male. I due ebbero uno scambio serrato di sguardi prima che Dmitri accettasse gli ordini del suo padrone.
Rimasto solo in casa, Mr. Blu si chiese se non avesse esagerato e per farsi perdonare si mise a preparare uno dei suoi famosi manicaretti. Riso, patate e cozze.
Dopo aver indossato il suo grembiule da cucina co-firmato da Suor Germana e Anna Moroni, la piccola Cenerentola del XXI secolo iniziò ad accumulare tutto il necessario sul tavolo quando qualcuno bussò alla porta.
“Due coglioni però…” esordì andando ad aprire “Sì?” domandò alla figura che si trovava di fronte. Una donna di mezz’età dai lunghi capelli corvini e un abito un po’ troppo elaborato per essere una popolana si palesò sull’uscio della casa del mago. Un viso aggraziato a cuore era incorniciato da degli splendidi boccoli e due occhi grigi con la roccia brillavano con il riverbero del sole del primo pomeriggio.
“Siete voi il mago di cui tanto si sente parlare in paese?” domandò con voce profonda
“Penso di sì… Cosa posso fare per voi, mia signora?”
“Oh Signor Mago, lieto di averla trovata. Ho un problema che mi affligge e vorrei il vostro consiglio. Posso accomodarmi?”
“Prego, venga a sedersi in cucina. Mi scusi il disordine ma stavo per iniziare le preparazioni per la cena”
“Di già?” domandò la donna, accomodandosi e guardandosi intorno con aria incuriosita.
“Il mio coinquilino mangia parecchio e oggi l’ho mandato a fare una cosa controvoglia. Preparerò qualche prelibatezza per la cena. Ma ditemi, come posso esservi utile?”
“Oh, bhè, è molto semplice per la verità. Vi sarei infinitamente grata se la smetteste di ficcanasare a Mészàrad e di elargire la vostra bontà a chiunque vi bussi alla porta. È disgustoso tutto questo buonismo.”
“Prego?” Il mago sgranò gli occhi fissando meglio la donna. C’era qualcosa di insolito in lei e dopo qualche secondo si rese conto di cosa fosse “Siete voi… voi siete la strega che ha lanciato l’incantesimo di sepoltura ancillare! Riconosco la vostra aura”
“Esatto… Sono proprio io e, vi ripeto, gradirei che ficcanasaste altrove”
“La cosa mi rende particolarmente curioso. Perché mai dovrei spostare i miei interessi via da Mészàrad, sentiamo?”
“Non saprei ma temo siate approdato nel luogo sbagliato al momento sbagliato”
“Punti di vista… In ogni caso, lungi dal mettere in naso nei vostri affari mia cara ma, vedi, il mio coinquilino potrebbe serbare qualche risentimento qualora non intervenissi in difesa dei suoi amici nel caso in cui dovreste far loro del male, per cui…”
“Questo è un altro problema che avrei il piacere di affrontare. Voi non siete di qui. Probabilmente venite da un altro tempo e questo è chiaro. Non capisco cosa vi spinga a prendervi a cuore queste persone per cui, fate un favore a me e a voi stesso, andate via. Cercate altrove… o sarà peggio per voi”
Mr. Blu soppesò l’offerta per otto lunghissimi secondi nei quali si riempì un bicchiere di prosecco prima di rispondere giulivo:
“E’ una minaccia? Perché non mi sono mai piaciute e non vedo che problema possiate avere con Dmitri”
“Chiamiamolo consiglio. Ho progetti molto ambiziosi per quel posto e… per Dmitri! Un uomo così dotato… non dovrebbe essere nelle mani del primo sgallettato che passa”
“Mi hanno insegnato a diffidare da chi fa troppi complimenti! Senti, non mi interessa dei tuoi piani o se vuoi sterminare tutti. Sappi che non mi piace combattere ma… se sono costretto, so come difendermi”
“Sterminare? Tu non capisci… io voglio preservare le bellezze di Mészàrad. Non esiste altro borgo per miglia e miglia che sia così. È un piccolo Eden dove i tronchi non escono dal terreno”
“Ora capisco!!!!” esclamò giulivo tracannando un sorso di vino “Sei una ninfomane! Vuoi ridurli tutti in schiavi sessuali… è così?”
“Arguto. Non succederà niente di male se collaboreranno e tutti potremo godere in abbondanza. Niente più malattie, niente più povertà. Uniti sotto un’unica bandiera… anzi più di una per sempre.”
“Il concetto è quello di un’orgia ma applicata ad un intero paese. Discutibile moralmente ma supersexy. Interessante… ma temo che non te lo permetteranno. E quando dico loro, in realtà intendo io!”
La donna si alzò in piedi con un largo sorriso stampato sulle labbra e, dopo un fugace sguardo al resto della casa, puntò i suoi occhi dritti sul mago.
“Te lo ripeto. Stanne fuori o te ne pentirai!”
“Aspetta che me lo segno” rispose il mago facendo finta di prendere nota a mezz’aria “È stato un piacere conoscerla, signora…?”
“Chiamami Hilda! È questo il nome che porterai con te nella tomba” e con quelle ultime e imperative parole, la strega si dissolse in un turbine di vento mettendo in subbuglio la cucina
“Brutta stronza! Questa me la paghi!”




N.d.A:
Carissimo lettore, con mio sommo dispiacere devo comunicarti che prima di un paio di settimane non mi sara' possibile caricare il nuovo capitolo.
Pubblico in anticipo il 4* sperando di fare cosa gradita e nell'attesa di rientrare in possesso del mio laptop, continuero' a scrivere su carta da buon amanuense.
Grazie per la pazienza e per essere arrivato fin qui nella lettura. Siamo al giro di boa di questa storia assurda e strampalata (...se ho calcolato bene il numero dei capitoli).
Un caloroso abbraccio.
Dynast_91
 
  
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