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Autore: lmpaoli94    03/02/2019    1 recensioni
Giancarlo, un giovane ragazzo di soli ventidue anni partito per il fronte, si sente molto solo e dimenticato da tutti i suoi compagni di guerra e da tutta la sua famiglia.
Talmente solo che evita di scrivere ai suoi più cari ben sapendo che non tornerà mai più a casa.
Ma cosa succederà se il suo destino si incrociasse con la sua amata che non l’aveva mai dimenticato?
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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Mentre il gruppo di soldati in cui faceva parte Giancarlo arrivò fino in cima ad una collina innevata, il Generale ordinò a tutti i presenti di scavare una trincea e di sistemare tutte le loro armi in attesa di un assedio da parte degli austriaci.
< Ma come? Ci fermiamo qui? >
< Tenente, non so se lei è più stupido di quello che sembra, ma io tengo molto ai miei ragazzi. >
< Che cosa vorrebbe dire? >
< Volevo dire che se avanziamo ancora un bel po’ rischiamo di venire sopraffatti dal nemico. E tutti noi non vogliamo che ciò accada, non è forse vero? >
< Sì, ha ragione lei. >
< Come sempre, del resto… Aiuti immediatamente tutti gli altri soldati a scavare una trincea. Non abbiamo tempo da perdere. >
< Ma veramente non sarebbe un mio compito, Generale. >
< Tenente Bassi, faccia subito quello che gli ho ordinato o passerà un brutto quarto d’ora con il sottoscritto. >
< Ma io… >
< Sì muova!!! > gridò il generale mentre la sua voce rimbombò in tutta la vallata.
< E voi che cosa cazzo guardate?! Scavate immediatamente o vi uccido con le mie mani. >
Senza fiatare minimamente, tutti ubbidirono alla richiesta del loro generale senza alzare lievemente lo sguardo.
< Roano, devo parlarti un attimo in privato. >
Sbuffando alla sua richiesta, Giancarlo seguì il suo generale lontano da tutti gli occhi indiscreti.
< Che cos’ho fatto? >
Senza che se ne potesse accorgere, Giancarlo fu afferrato all’altezza del collo e sbattuto per terra sotto l’attacco a sorpresa del suo generale.
< La prossima volta che sbufferai scocciato quando avrò il desiderio di parlarti, farai una brutta fine che non scorderai mai per tutto il resto della tua vita. Mi hai capito? >
< Ma io veramente… >
< Non controbattere e dimmi se hai capito. >
< Perfettamente > replicò con voce flebile.
< Molto bene… Se ti ho riunito fin qui senza che nessuno ci potesse disturbare, è perché sono curioso sulla tua vita privata. Perché non hai mai scritto ai tuoi genitori? >
Sentendo una simile domanda, Giancarlo distolse gli occhi dal suo superiore evitando di rispondere.
< Adesso non parli neppure? >
< Perché? Sono obbligato? Finirò dinanzi alla Corte Marziale se preferisco rimanere in silenzio? >
< No… Ma farò in modo che tu ci finisca per la minima cazzata che combinerai e ti assicuro che non sono poche. >
< Ok, ha vinto lei… Se non scrivo ai miei genitori o alla mia fidanzata, è perché non voglio pensare a loro. Mi farebbe star male ancora di più. Non so se mi capisce… >
< Ti capisco perfettamente… Ah, posso darti del tu non è vero? >
< Si può rivolgere a me come meglio crede. Io non mi faccio problemi. >
< Sai Roaro, mi piace molto la tua grinta… Anche se mi fai molto incazzare. >
< E’ il mio carattere e non ci posso fare nulla. >
< Potrei darti un consiglio, Roaro? Cerca di farti qualche amico. Almeno renderà il tuo soggiorno sul Carso più sopportabile. >
< Grazie del consiglio generale, ma non m’interessa. Sto benissimo da solo. >
< Ho intuito che gli altri non fanno altro che prenderti in giro… Perché non ti fai rispettare? >
< Perché non perdo tempo con quelli meno intelligenti di me. >
< Ahahah sei davvero incorreggibile, Roaro. >
< Con tutto il rispetto, forse dovrei tornare insieme ai miei simili a scavare la trincea in attesa di un attacco nemico. Voi cosa pensate? >
< Vai pure. Noi due abbiamo finito. >
Ma prima che Giancarlo potesse tornare dai suoi compagni, egli fu molto contento di aver trovato un suo superiore che lo potesse rispettare per quello che era veramente.
< Se lei si trovasse nel mio paese, avrebbe conquistato il rispetto di tutti. >
< Purtroppo è quello che manca in questo gruppo di soldati: l’onore è il rispetto. >
< Infatti è per questo che io non ci sto molto volentieri… >
< Desidereresti davvero tornare a casa tua? >
< Farei carte false per riuscire in questo intento. >
< Forse allora posso fare qualcosa per te… >
< Grazie di tutto generale, ma non ce n’è bisogno. >
< Perché dici questo? Mica lo faccio per farti un favore a te. >
< E allora perché? >
< Te l’ho detto prima: mi stai molto simpatico. >
< Generale, forse è meglio che questa nostra chiacchierata non ci sia mai stata. Per il nostro bene. >
< Hai forse paura di qualcosa, Roaro? >
< Sì… Della morte… Con permesso > disse infine il giovane soldato prima di tornare definitivamente tra i suoi colleghi.
< Spero che il generale ti abbia fatto passare un brutto quarto d’ora. Te lo meriti, permaloso di un terrone. >
< Quando avrai imparato il rispetto con un essere umano civico, noi due potremmo parlare. >
< Sei tu che non hai rispetto per noi! > gridò Frediano andandogli a muso duro < Spero che tu sia il prossimo a morire. Nessuno di noi ti sopporta più, Roaro. >
< Già. Lo spero pure io. >
< Sei solo un uomo senza palle, Roaro. Non meriti di stare qui tra di noi a difendere la patria. >
< Infatti io non mi sento per nulla italiano. >
< Occhio a come parli, Roaro. Rischi di finire dinanzi la corte marziale. >
< Non ho paura né di voi né della corte marziale. >
< Roaro, tu sei solo mentre noi siamo più di un centinaio. Credi di riuscire a cavartela da solo? >
< Con l’aiuto della mia amichetta, sicuramente > replicò il giovane molisano tirando fuori dal suo borsone una mitragliatrice.
< Spero che tu non dirai sul serio… >
< Fatevi da parte se non volete farvi del male. È una minaccia. >
< Che cosa sta succedendo qui? > fece il generale frapponendosi tra Giancarlo e tutti gli altri ragazzo.
< Generale, noi non ne vogliamo più sapere di questo ragazzo. Crede di fare il furbo solo perché è un terrone senza cervello. >
< Roaro, posa immediatamente quest’arma. È un ordine. >
Ma Giancarlo non ne voleva sapere di ubbidire al suo superiore.
< Lo vede? Vuole fare di testa sua! >
< Voi fate tutti silenzio o vi spedisco alla corte marziale!... Roaro, non peggiorare ulteriormente la situazione. È per il tuo bene. >
Dopo averci pensato a fondo, alla fine Giancarlo ripose la sua arma.
< Generale, da questo momento non faccio più parte di questo plotone. Voglio cambiare fronte. >
< Purtroppo non è possibile, Roaro. Rischieresti solo di morire. >
< Anche se come le ho detto ho paura solo della morte, ho il coraggio di andare a piedi fino a casa mia piuttosto che non rivedere mai più questa brutta gente. >
< Smettila di fare il coraggioso e riprendete a scavare tutti assieme. Muovetevi! >
Una volta presala pala, Giancarlo si mise in disparte per scavare la parte di trincea completamente da solo.
< Terrone di merda > gli gridavano tutti gli altri compagni < Farai la stessa fine dei nostri nemici. >
< Se sentirò dire un’altra offesa al vostro compagno, vi farò passare un brutto quarto d’ora che non scorderete mai per tutto il resto della vostra vita. Sono stato abbastanza chiaro? >
Ma nessuno dei presenti rispose.
< Allora?! Rispondetemi, branco di pecore! >
< Sissignore! >
< Muovetevi a scavare! Il nemico presto giungerà in queste terre e noi dovremmo farci trovare pronti! >
 
 
Una volta sceso il sole, il gruppo dei soldati che aveva avanzato a nord del Carso si preparava a passare la notte.
< Guardate Roaro > fece un ragazzo molto più giovane del molisano < Non è ancora riuscito a scavare la sua parte di trincea. >
< Vorrà dire che questa notte la passerà con il culo scoperto. >
Mentre era impegnato a scavare, Giancarlo ebbe l’inconveniente della rottura della sua pala.
< Scommetto che gli attrezzi del tuo paese sono molto resistenti! >
< Esattamente > replicò Giancarlo.
< Allora perché non te li sei portati dietro? Un giovane esperto contadino come te non può marciare senza il suo piccone dopo che non sa nemmeno tenere una mitragliatrice. >
< E questo chi l’ha detto? >
< Ti abbiamo visto tutti, Roaro. Sei una schiappa a tutti gli effetti. >
Per cercare di lasciarli perdere, Giancarlo cercò in tutti i modi di finire il suo lavoro meglio che poté.
< Che cosa fai? Il gatto ti ha mangiato la lingua? >
< Ancora non capisco come i tuoi genitori abbiano tirato su uno scansafatiche come te. Sei la rovina di tutti noi, Roaro. >
< Meno male che si sono liberati di te. >
< A differenza vostra, riuscirò a tornare nel mio paese > replicò Roaro a denti stretti.
< Ne dubitiamo fortemente… Frediano, che cosa stai facendo? >
< Sto cercando di prendere sonno e non sentire i vostri piagnistei. >
< Avanti, perché non prendi un po’ per il culo quel contadino da quattro soldi? >
< Perché non so davvero che cosa ci troviate di divertente… E’ solo un povero ragazzo disgraziato come noi. >
< Che cosa? A differenza sua, noi riusciremo ad avere oneri e onori mentre lui verrà divorato dal freddo e le sue carni verranno divorate dai lupi della montagna. >
< Adesso però basta. State davvero esagerando > replicò Frediano alzandosi di scatto.
< Se tu difendi quel terrone, vuol dire che sei contro di noi! >
< Io non voglio difendere nessuno! Voglio solo trovare un po’ di pace in attesa del prossimo giorno! >
< Sciocchezze! >
< Spegnete tutti la luce. Non voglio che il nemico ci possa inquadrare per colpa nostra. >
< Ma generale, stavamo parlando tra di noi… >
< Parlavate solo di cazzate, Zanti. Spegni immediatamente la luce se vuoi superare la notte. >
< D’accordo… Tanto verremo svegliato da quel dannato di Roaro visto che non è ancora riuscito a sistemare la sua buca. >
< Che cosa? >
< Sì generale, ha capito bene. >
Dopo essere uscito dalla sua tenda, il generale andò incontro al suo sottoposto per cercare di aiutarlo in qualsiasi maniera.
< Mi lasci in pace una volta per tutte, generale Toti. So benissimo cavarmela da solo. >
Non riuscendo a convincerlo in nessun modo, alla fine il vecchio uomo acconsentì alla richiesta del ragazzo.
< Se avrai bisogno di me, sai dove trovarmi. Buonanotte. >
   
 
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