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Autore: Manu_00    05/02/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XX

 

Annaspai sotto il sole cocente del pomeriggio, mentre mi accingevo a rimuovere il terriccio umido.
Dopo aver sondato il terreno con l'ausilio di uno stecchetto sottratto ad una vite vicina, compresi di aver scovato un piccolo tunnel.
Ilian, seduto a pochi metri da me stava compiendo la medesima operazione in mezzo alle colture dell'ampio campo coltivato, mi guardò ed io annuii, non era necessario aggiungere altro.
Mise la mano nella cassa posta ai suoi piedi e ne estrasse una piccola sfera circolare, me la lanciò, ed io la infilai sotto terra, sentendola scivolare verso il basso.
<< Arriva! >>
Un boato scosse il terreno, e il piccolo foro scavato dal legnetto si chiuse, crollando su se stesso, ma si riaprì subito dopo, quando un piccolo corpo scuro avvolto da fiamme sfrigolanti uscì di prepotenza dal terreno, balzando in direzione del sottoscritto per vendicarsi dell'offesa subita.
Il suo balzo si arrestò a metà strada, quando una mazza metallica calò su di lui, aprendogli il cranio e troncando la sua vita.
Un secondo esemplare provò a sua volta ad uscire dalla trappola infuocata che era diventato il suo cunicolo sotterraneo, ma era ridotto molto peggio rispetto al suo predecessore, rimase con metà del corpo sotto terra, graffiando l'aria con i piccoli artigli mentre sibilava minacciosamente all'indirizzo mio e dei miei compagni.
Julia fu lesta a porre fine alle sofferenze del mostriciattolo, si concesse un secondo per prendere la mira e piantò la lancia nel collo del grimm.
La creatura rispose con un rantolo strozzato, per poi accartocciarsi su se stessa e evaporare seduta stante.
Non ci fu una terza aggressione, se c'erano altri grimm, erano deceduti nell'esplosione.
Rattle.
Sebbene ero ormai abituato alla loro vista, non staccai gli occhi dal primo esemplare fino a quando il suo cadavere non si disgregò al vento.
Ma non prima che Caesar scattasse una foto ricordo di quella bestiola deforme.
<< E con questo siamo a ventuno >>
Ci mostrò la foto, dandomi una seconda possibilità per osservare meglio i tratti del grimm.
Delle dimensioni di un cane di piccola taglia, ma decisamente più malvagi, i rattle dovevano il loro nome al loro aspetto da roditore.
Con il peso che varia dai quattro e ai cinque chili, i rattle sono fra i grimm più piccoli che l'uomo abbia mai avuto la sfortuna di conoscere.
Il loro corpo pareva mostruosamente sproporzionato rispetto agli arti, lunghi e scheletrici, dotati di piccoli ma resistenti artigli perennemente incrostati di sporco in grado di strappare interi brandelli di carne dal corpo della sfortunata vittima.
Altra loro arma è la coda, rivestita di scaglie ossee, in grado di ferire con orribili sferzate chiunque avesse provato ad attaccarli alle spalle od afferrarlo per la coda, molti contadini e operai si sono ritrovati con la mano sfigurata a causa di questa imprudenza.
Ma altri ancora non sono nemmeno sopravvissuti.
Però, la peggiore delle loro arme si trova nascosta fra il loro orrendo muso allungato, come quello di uno sciacallo, e la loro lingua lunga e sporca: i denti.
Quei bastardi sono in grado di rosicchiare persino l'acciaio, tranciare cavi elettrici e masticare persino le armi dei cacciatori, sono poche le cose su questo pianeta in grado di resistere ai loro denti, e quelle poche cose che non vengono del tutto distrutte necessiteranno comunque di una riparazione.
Preso singolarmente un rattle non si può definire propriamente una sfida all'altezza di un cacciatore, anzi, sarebbe perfetto per gli aspiranti combattenti che desiderano fare pratica di infilzamento.
Ma quando si uniscono in piccole squadre di cinque o sei esemplari, allora è assai probabile che del principiante in questione ne resteranno soltanto le ossa, e presi in grandi quantità diventano una rogna non indifferente anche per persone meglio addestrate.
In tutto questo però, la loro caratteristica più irritante consente nella loro enorme abilità di scavare, di solito queste bestiole amano annidarsi presso fattorie o fabbriche, in luoghi abbastanza lontani dalle città per evitare di essere sterminati all'istante, ma abbastanza vicini all'essere umano per essere in condizione di fare danni.
Non godendo della stessa forza fisica degli altri grimm, questi bastardi compensano con una diabolica astuzia che ha quasi dell'umano.
Deciso il posto da infestare, si scavano una tana in profondità e iniziano man mano a scavare una ramificata serie di cunicoli, e dal momento che si parla non di animali ma di grimm, significa che il nido, ovviamente non serve a riprodursi o ad accumulare provviste, ma semplicemente da fungere come punto di ritrovo, dove questi esseri, a piccoli gruppi, si raduna per sferrare i loro attacchi.
Di conseguenza, i cunicoli gli permettono di spuntare nel luogo desiderato senza essere intercettati, così da poter compiere sanguinose imboscate ai danni delle vittime designate.
In questo caso, gli abitanti del complesso agricolo che eravamo stati incaricati di proteggere.
E più il branco di rattle ottiene dei successi, più i cunicoli si ramificano, e più cunicoli vuol dire più rattle, e più rattle vuol dire più problemi.
Per quanto in un certo senso trovassi ammirevole questa loro astuzia rispetto a molti dei loro simili, che invece si limitano a lanciarsi alla cieca verso le armi dei cacciatori, ma considerando il tempo e la fatica che mi stava costando il doverli cercare, non potevano non starmi sui coglioni.
Eravamo stati spediti in un villaggio a pochi chilometri da Vale, un complesso agricolo dove venivano fabbricati buona parte dei prodotti destinati ai mercati della capitale, i campi coltivabili si estendevano per vari ettari, e gli edifici del posto svolgevano tutti, allo stesso tempo, la funzione di casa, di fattoria e di stalla, ogni famiglia gestiva un campo di notevoli dimensioni o come minimo lo aveva affittato da qualche ricco proprietario terriero.
Da qualche giorno a questa parte però, erano iniziate le incursioni dei rattle, e i campi presenti su una collina a nord ne erano risultati più colpiti.
Inizialmente le aggressioni si erano limitate agli animali, capi di bestiame e polli che venivano fatti a pezzi prima che i loro aggressori fossero allontanati a colpi di fucile, poi però iniziarono gli attacchi alle persone.
La prima vittima era stata la figlia del proprietario di una delle fattorie più grandi, nonché colui che aveva piazzato la taglia sui rattle e ci aveva ospitato per l'occasione.
Proprio due giorni prima del nostro arrivo la ragazza era stata aggredita mentre cavalcava fra le ampie vie che si formavano fra un campo di mais e l'altro, stava tornando a casa dopo una giornata di divertimento quando un rattle, seguito da altri tre si è lanciato sul suo cavallo, facendolo impennare e provocando la caduta della cavallerizza.
Mildred, così si chiamava, se la cavò con una sbucciatura e un taglio alla spalla, meno fortunato fu il cavallo che la trasportava, su cui i rattle riversarono la loro furia omicida.
Quando la razza arrivò in lacrime alla sua abitazione e gli uomini del posto vennero allertati, corsero alla ricerca dei grimm e del cavallo.
Trovarono solo quest'ultimo, a pezzi.
Da allora i rattle si fecero più audaci e letali, tanto da indurre i contadini a indire una colletta per pagare dei cacciatori, colletta di cui il signor Baker fu il maggior
contribuente.
Inizialmente furono più che entusiasti di accogliere un team di prodi cacciatori ed il loro maestro.
Appunto, inizialmente.
Perché dopo pochi giorni di convivenza non solo il problema era ben lungi dall'essere risolto, ma non pochi campi ne erano rimasti devastati, costellati di piccoli crateri laddove facevamo esplodere le nostre mine a Polvere.
I rattle avevano furbamente deciso di scavare sotto ai campi, costringendoci così a danneggiare le zone di produzione, con grande rammarico dei proprietari.
Inoltre, i loro tunnel erano troppo piccoli per entrarci all'interno (cosa che nessuno si sarebbe mai sognato di fare), e sparivano in profondità, impedendoci di individuare il loro covo.
Sarebbe stato possibile, in teoria, scavare lungo le direttrici dei tunnel e scovare il loro rifugio, ma i contadini minacciarono di ritirare il pagamento, e qualcuno arrivò a minacciarmi con un forcone.
Nemmeno l'allagamento dei tunnel pareva essere una soluzione accettabile per i nostri creditori, l'acqua serviva per irrigare i campi e non ne avrebbero sprecato un solo centilitro.
Fui tentato più volte di insultarli e Julia provò a spiegarli, con termini molto elementari, che i fottuti campi coltivati avrebbero avuto alcuna importanza quando un'orda impazzita di grimm li avrebbe spazzati via, ma furono irremovibili.
E questa tensione non faceva altro che attirare grimm di altro tipo, come i beowolf o gli ursa delle foreste vicine, per fortuna non in quantità tali da essere un problema per il nostro team.
Ma ciò contribuiva ad agitare gli animi, e dopo tre giorni di permanenza nel villaggio eravamo punto e a capo, con interi ettari di terreno devastati e una trentina di rattle uccisi, che però parevano inesauribili.
Caesar invece non era di nessun aiuto, il primo giorno ci aveva fornito tutto il necessario per dare la caccia ai tunnel, ma era stato lapidario sul da farsi: “Ragazzi, essendo la vostra prima vera missione mi aspetto che ve la caviate da soli, in una situazione diversa potrei essere più partecipe, ma credo che non avrete particolari problemi a gestire dei rattle, è il momento di fare un po' d'esperienza!”
Ci aveva lasciato con quella frase e svariate quantità di piccoli esplosivi, assieme alle istruzioni su come procedere ovviamente.
Poi, agghindatosi con una camicia leggera dai colori vivaci e ricoperta di fiori come quelle che vanno di moda fra i turisti che visitano Menagerie e dei pantaloni leggeri corti fino al ginocchio, aveva iniziato una specie di vacanza privata, godendosi i paesaggi del villaggio e andando ad assaggiare i prodotti tipici.
Se non altro qualcuno, in tutto questo, si stava divertendo.
Malgrado i contadini stessero diventando odiosamente insofferenti nei nostri confronti, nessuno osava dire niente a Caesar, come se fosse l'unico dei qui presenti che avrebbe potuto tagliare loro un braccio come se fosse niente.
Eppure, nonostante ciò, Caesar non sembrava mai allontanarsi veramente, ad ogni singola uccisione, ad ogni grimm scovato o infilzato, il nostro mentore ricompariva all'improvviso per fotografare la nostra vittima.
Che fosse ad un livello talmente alto da avvertire la presenza di un grimm e, addirittura, che fosse in grado di spostarsi velocemente da un capo all'altro del villaggio in meno di due secondi?
Sono molte le domande che mi posi a quei tempi su quell'uomo strano, e confesso che molte di loro non hanno ancora oggi trovato una risposta.
La cosa più irritante di questo però, era il sospetto, anzi, la certezza, che Caesar avrebbe potuto benissimo risolvere la situazione in un attimo, ma non voleva, preferiva lasciare che trovassimo la nostra strada da soli.
Ed io ero certo di aver trovato la mia strada: quella verso Beacon, che volevo prendere il prima possibile invece di passare un altro singolo giorno a scavare nella speranza di eliminare qualche rattle o due, specie adesso che oltre ai roditori dovevo preoccuparmi di non ricevere qualche forconata in mezzo alle chiappe.
Sarò sincero, vedere una decina di contadini guardarti male con quegli affari riesce a trasmetterti più ansia di quanto si potrebbe immaginare.
Julia sopportava meno di tutti questa situazione, era la caposquadra e si sentiva in qualche modo non poco responsabile del prolungamento di questa missione, per di più, in quanto unica componente femminile della nostra squadra, non otteneva alcun sollievo nel gettare l'occhio nell'ampia scollatura di Mildred quando ci portava da bere per rifocillarci.
Ahimè, i lati positivi di questa permanenza finivano qui.
<< Signore... la prego, ci dica almeno se ha un piano per eliminarli! >> insisté Julia.
<< E dove sarebbe l'apprendimento? >> chiese Caesar senza perdere il solito sorriso << Esistono migliaia di modi possibili per estirpare quei rattle, dovete solo cercare dentro di voi >>
Di nuovo una risposta senza senso.
<< Ma signore! Ogni giorno che passa qualcuno potrebbe rimanerci secco! >>
Caesar annuì << Per questo dobbiamo fermarli il prima possibile >>
Julia sembrò sollevata, forse stava finalmente per ottenere qualcosa.
Ma Caesar non risposte, continuando ad ammirare il panorama.
<< Quindi... >> chiese Julia, senza ottenere risposta << … cosa dovremmo fare? >>
<< Qualcosa, ovviamente! Il tempo è contro di noi >>
A quel punto, tutti e quattro eravamo concordi di essere finiti sotto la tutela di un pazzo, io più di tutti visto cosa dovevo passare ogni giorno con lui.
Poi, come se, mosso a compassione verso le nostre menti esauste, decise di darci una risposta, non soddisfacente, ma comunque una risposta.
<< Sarò sincero ragazzi, io non ho la soluzione scritta nella mente, per adesso ho solo teorie, piani, ma non esiste e non è mai esistita una soluzione universale, essa la si trova pensando, improvvisando, pianificando >>
Si girò verso di noi, con il dannato sorriso stampato in faccia.
<< E sfruttando le armi che la natura e la sorte ci hanno dato, e mi aspetto che lo facciate anche voi, potrei farlo io, ma se lo facessi questa missione si limiterebbe a voi che imparate come si stana un rattle, e qualora vi trovasse in una situazione simile, in un luogo simile, con un terreno simile e in condizioni meteorologiche simili potreste ripetere... appunto, se >>
Riportò lo sguardo verso i campi devastati << Ma di certo io non vi ho portato qui per insegnarvi che due più due fa quattro e assicurarmi che sappiate ripetere l'operazione a memoria, credo che queste occasioni servino a cose ben più alte, tipo a insegnarvi ad adattarvi alla situazione, non esiste che vi troviate sempre in situazioni in cui avete la risposta in mano, e dovrete organizzarvi di conseguenza, non credi? >>
Il tono con cui parlava rendeva difficile capire se fosse un rimprovero, o se stesse parlando a Julia come se fosse una bambina debole di comprendonio, Caesar aveva sempre quel tono pacato, ed era molto difficile, dunque, capire cosa diamine passasse nella sua mente.
<< Ma non temete, qualora le cose volgessero al peggio ed una mandria di grimm impazziti emergesse dal terreno non resterò di certo a guardare, per adesso posso soltanto consigliarvi di guardare verso di voi e sfruttare a meglio ciò che siete e ciò che sapete >>
L'unico di noi che poteva dirsi di particolare aiuto alla missione era Ilian, la cui semblance gli permetteva di individuare qualsiasi cosa si muovesse a svariati metri di distanza, e rendeva molto più facile intercettare i loro tunnel, ma il covo principale restava aldilà della sua portata.
In breve, eravamo ad un punto molto.
Julia fece per ribattere, ma la voce di Mildred ci avvertì che era l'ora di cena, la nostra caposquadra decise quindi di evitare la discussione e andare a mangiare.


Ci incamminammo verso la casa del nostro ospite, e provai un sollievo non da poco.
Avevo le dita doloranti dallo scavare, e il terriccio mi era entrato nelle unghie, nelle scarpe e nei pantaloni, rendendo ogni mio movimento particolarmente sgradevole.
La casa del signor Baker era un'ampia residenza coloniale, che ben si distingueva dagli altri edifici del villaggio.
Annesse all'abitazione vi erano la stalla ed una piccola scuderia, oltre che proprietario terriero, Baker allevava manzo, pollame e cavalli.
Malgrado la casa fosse progettata per ospitare numerose persone all'interno, i suoi abitanti erano soltanto il signor Baker, sua moglie e sua figlia Mildred, il che ci permise di trovare numerose stanze a nostra disposizione, e i letti erano ancor più comodi di quelli del dormitorio.
Per di più, il nostro anfitrione, quest'uomo alto e pingue ormai avviato verso la cinquantina non si mostrava particolarmente ostile nei nostri confronti, a differenza della massa di zotici dei suoi concittadini, anche se gli si poteva leggere in volto la stizza per i campi devastati, campi che aveva deciso di far risistemare a proprie spese, assieme a quelli dei suoi concittadini, in un nobile quanto fallace tentativo di sedare gli animi.
Attraversammo l'ampio portale d'ingresso, e dopo esserci lavati accuratamente le mani ed esserci resi un minimo presentabili per l'occasione ci accomodammo nell'ampia sala da pranzo.
Un tavolo in legno ben tenuto ci attendeva, adornato con numerosi piatti di carne e verdura, tutti prodotti delle proprietà di Jonathan Baker.
Caesar ci aveva preceduto, e quando entrammo stavo discutendo con il nostro ospite, malgrado la situazione non particolarmente brillante, non parlavano di lavoro, della missione o dei nostri ritardi nel terminare il lavoro, tutt'altro.
Parlavano del più e del meno, dei prodotti delle sue proprietà, del tempo, della storia del paesino costruito sotto la vigile guida del bis bis e qualche altro bis ancora nonno di Jonathan, spaziando di tanto in tanto nella filosofia o nella letteratura.
Vorrei potervi riportare la loro conversazione, ma la trovai talmente tediosa che non mi capacito di come faccia a ricordarmene gli argomenti, figuriamoci a riprodurla.
Quel che ricordo, e che mi accomodai in tutta fretta e attesi appena il tempo necessario per far sedere il resto del mio team prima di gettarmi sul cibo.
Ero particolarmente spossato da tutta quella lunga giornata passata a cacciare i rattle, e sentivo la necessità di reintegrare le energie.
Anzi, ripensandoci ogni giorno, compresi quelli a Beacon, finivo con il ritrovarmi esausto e sentivo il bisogno di ingozzarmi.
Anzi! Ogni dannato giorno finivo con l'ingozzarmi, capitemi, per uno che ha sempre dovuto vivere al minimo indispensabile, quell'improvvisa abbondanza di cibo era fin troppo invitante per sprecarne anche una singola briciola.
Quindi mangiai con gusto, ma cercai di mantenere un contegno, “mai mancare di approfittare di un pasto gratuito”, una delle regole della mia infanzia che avevo meglio interiorizzato.
Mentre terminavo con estremo piacere un'abbondante porzione di patate condite, il signor Baker finì di discutere con il nostro mentore e si rivolse a Julia.
<< Quindi, ci sono stati progressi? >> chiese in tono neutro, mentre si massaggiava gli appariscenti baffi a manubrio.
Julia scosse la testa << Ne abbiamo uccisi ventuno, ma finché non ci faremo un'idea della quantità di rattle sottoterra non posso dirvi per quanto tempo dovremmo continuare a cacciarli, anche perché è possibile che se ne aggiungano di nuovi di volta in volta >>
Concluse la frase con un sospiro, senza curarsi di mascherare la propria delusione.
Potevo capirla, con un dannato ursa o un beowolf, anche se in tanti, avremmo risolto tutto con un'unica battaglia (non che il sottoscritto sarebbe stato lieto di combatterla, sia chiaro) e a quest'ora saremmo già tornati a Beacon con tutte le felicitazioni del caso.
Invece eravamo qui a dare la caccia a questi nemici piccoli e infimi, che in qualsiasi momento avrebbero potuto rompere le assi di legno del pavimenti di qualche casa e massacrare una famiglia innocente intenta a cenare.
Beh, meglio a loro che a me.
Julia sembrò avere un'intuizione.
<< Mi dica... avete delle fognature? >>
Baker scosse la testa << Soltanto fosse biologiche, è stato il primo posto dove abbiamo controllato, ma niente >>
<< Se non altro >> sussurrò Ilian al mio orecchio << Abbiamo imparato che ai grimm non piace la merda >>
Sorrisi << La cosa non mi dispiace, non ci tengo a immergermi in una fossa biologica >>
Terminai la frase con un boccone di patate, mentre cercavo di rimuovere dal mio cervello l'immagine di noi quattro che strisciavamo a caccia di rattle con la merda fino alla cintola.
Temetti per un momento di perdere l'appetito, ma non fu così.
<< E se fossero in un silos? Da quanto è che non controlliamo? >> chiese Mildred all'indirizzo di Deryck.
Fu Julia a risponderle.
<< Improbabile, preferiscono stare sotto terra, una costruzione di quel tipo poi non farebbe al caso loro... ma già che ci siamo controlleremo >> Mildred annuì contenta, come se questa sua intuizione geniale avesse in qualche modo sbloccato la situazione.
Beh se non altro qualcuno qui era ottimista.
<< Fatto sta, che finché non troviamo la loro tana, dovremmo rimanere qui a dargli la caccia finché non ne spunteranno più, anche se questo poi non impedirebbe a dei futuri rattle di insediarsi lì e ricominciare da capo >>
L'espressione stizzita sul volto di Baker fu sufficiente a farci capire quanto la prospettiva non gli piacesse affatto.
Il che accentuava la delusione del nostro caposquadra.
Caesar non sembrò voler intervenire nel discorso, limitandosi a consumare la sua porzione scambiando ogni tanto qualche parola con la signora Baker.
Il resto della cena proseguì in un silenzio desolante, peggio di come sarebbe se fossi andato a mangiare con la famiglia di Deryck!
Ahi! Ok scusami, non era un commento carino.
Oum quanto sei permaloso...

 

Uscii dalla veranda dell'abitazione e mi appoggiai alla staccionata che delimitava il confine fra la casa e gli orticelli circostanti.
Non avevo sonno nonostante la giornata sfiancante, né volevo disturbare i miei compagni, sentivo che era meglio lasciarli riposare per questa notte, e Julia non mi sembrava dell'umore per parlare.
Rimasto solo con me stesso, cosa che non capitava da giorni, iniziai a prendere esempio da Caesar e ad ammirare il panorama del villaggio.
L'ombra della notte nascondeva le cicatrici che deturpavano i campi, e dava al paesaggio un aspetto presentabile, che avrebbe potuto avere anche durante il giorno se non fosse per i terreni che avevamo devastato nel dare la caccia ai maledetti grimm.
Se non avessi dovuto sgobbare ogni giorno sotto al sole per scavare e scovare i rattle mi sarei anche potuto godere ciò che il paesaggio poteva offrirmi in termini di panorama, cibo, compagnie femminili e via dicendo, ma non era questo che ci si aspetta da un cacciatore di Beacon, quindi, a parte il pranzo, la cena, e la notte riservata al riposo (tranne in caso di attacco notturno, ed era capitato), il resto della giornata era scandita da quel lavoro massacrante, con una media di un rattle ogni ora e mezza.
Sbuffai, rispetto a quello le lezioni della Beacon erano vicine all'essere una vacanza.
<< Non riesci a dormire anche tu? >>
Non ebbi bisogno di girarmi per capire chi era.
<< No, tutte quelle patate non mi hanno fatto bene >>
Rimasi a rimirare l'orizzonte, e Julia si appoggiò a sua volta sulla staccionata, con lo sguardo perso nel nuoto.
<< Magari fossi qui per lo stesso motivo... Ion >>
<< Si? >>
<< Cosa... cosa credi pensino di noi? >> << Chi? >> << I contadini! >>
<< Che quei pomodori che tanto coltivano starebbero meglio spiaccicati sulle nostre facce che non nelle loro tavole >> risposi << O almeno questa è la minaccia più recente >>
Il giorno prima avevo avuto una spiacevole conversazione con un contadino che non voleva farsi largo e permettermi di sondare il terreno.
Non vi dirò cosa accadde nei dettagli, ma, in breve, giungemmo ad un coloritissimo scambio di opinioni, che degenerò in quella che si potrebbe definire una gara d'insulti all'indirizzo di mia madre, dei miei genitori, dei miei nonni e dei miei antenati ancestrali, il bifolco continuò a imprecare per almeno mezz'ora quando misi inavvertitamente il mio piede all'interno di una delle sue zucche.
Ma quel fiume di bestemmie che usciva dalle sue labbra gli impedì di vedere la badilata che gli tirai in testa.
Non andai particolarmente fiero di questa situazione, ma dopo essermi accertato che il malcapitato respirasse, nascosi il corpo tramortito in una catasta di fieno e mi sbarazzai in fretta dalla pala ammaccata.
Temetti che una volta svegliato ci sarebbero state delle ripercussioni, ad esempio una massa di contadini arrabbiati che oltre ai terreni rovinati adesso ci accusava di aggredirli con i loro stessi attrezzi, eppure non arrivò nessuna lamentela a proposito.
Ipotizzai che il contadino una volta svegliato avesse deciso di non dire a nessuno di essere stato tramortito “da un moccioso che puzza ancora di latte” e mantenere intatto il suo “onore” davanti al resto della cittadinanza ed evitare di dare ai suoi concittadini qualcosa da rinfacciare a lui ed ai suoi figli per le prossime sessanta generazioni.
Oppure il colpo oltre ad averlo messo fuori gioco doveva avergli anche fatto dimenticare il nostro incontro, e avrebbe attribuito il suo svenimento ad una sbronza.
Il punto, era che noi e i contadini non andavamo d'amore e d'accordo, e questo era ormai un dato di fatto.
<< Non posso fare a meno di sentirmi responsabile di tutto questo... non era così che immaginavo la mia prima missione >>
<< Come la immaginavi? >>
Julia sospirò << Non lo so... forse meno deprimente? E con un minimo di riconoscenza in più >>
<< Si non posso negare che anch'io non mi aspettavo i forconi agitati, ma del resto c'è un motivo se questo lavoro non è per tutti >> mi stirai in avanti, sbadigliando via la stanchezza che stava calando su di me.
<< Ma ehi, poteva andare peggio >> << Ad esempio? >> << … Potevano inseguirci con le torce e i forconi >>
Mi guardò indispettita << Non sei d'aiuto >> << Scusa scusa, fatto sta che non devi preoccuparti di cosa pensa il primo bifolco che trovi lungo la strada, avranno la riconoscenza di una piattola ma quando tutto questo sarà finito suppongo ci saranno grati che i loro figli potranno scorrazzare nei campi senza essere addentati >>
<< E se così non fosse? >> << Non devi comunque preoccupartene, guarda me, ho ricevuto così tanti insulti da così tante persone che se mi lasciassi sconfortare da qualche parola rabbiosa mi sarei già suicidato >>
Mi guardò male.
<< Non che io ti stia dando della depressa! >> cercai di riparare.
<< No hai ragione, non guiderò questa squadra da nessuna parte se faccio così... vorrei solo saper fare di più, sono il leader e dovrebbe essere compito mio trovare il modo per sbloccare questa situazione, invece eccoci qui... >>
<< Julia Julia Julia... Julia >> << Si? >> << Non devi far ricadere tutta la responsabilità su di te... voglio dire, anche io, Deryck e Ilian siamo organismi pensanti, e anche se non siamo i capisquadra abbiamo le nostre responsabilità... >> incrociai il suo sguardo << Anche se per come la vedo io, se non fosse per gli scavi potrei quasi, e dico quasi, godermi questa trasferta >>
<< Dici sul serio? >>
Annuii << Il cibo è buono, l'aria non puzza di smog, certo c'è un po' di letame sparso qua e là ma d'altronde la perfezione non esiste >>
Julia rise << Si, scavi e contadini arrabbiati a parte questo posto sarebbe quasi gradevole... >> stirò le braccia << Beh, grazie per le parole di conforto, non dovrei farmi tutte queste seghe mentali a riguardo... d'altronde se non li troviamo noi, arriverà il momento in cui un rattle particolarmente grosso scaverà un tunnel bello grande e potremmo trovare la tana, fino ad allora cercherò di prendere questo periodo come una grande esercitazione >>
Lasciò la steccata, diretta verso la casa dei Baker << Grazie ancora... e non tardare troppo, ti voglio pronto a scavare già da domani mattina! >>
<< Sicura? Potresti ringraziarmi delle mie sagge parole dandomi un giorno libero! >>
Mi fulminò con lo sguardo << S-scherzavo dai! >>
<< Ci conto! >> mi avvertì lei << Stai finalmente iniziando a fare progressi, quindi non ti perderò di vista nemmeno per un attimo! >>
La vidi rientrare nella veranda e cacciai un sospiro rassegnato, ci speravo nella giornata libera! Ma se non altro ero riuscito a confortarla, almeno un po'.
E pensare che non avevo mai pensato di farlo... cioè, non mi era passato per la mente qualcosa del tipo “Oh no è triste, devo farla sentire meglio”, eppure è quello che ho fatto, o almeno credevo di aver fatto.
Ma non potei rifletterci a lungo sul momento, dal momento che Caesar comparve davanti a me come uno spirito maligno, tagliando sul nascere il filo dei miei pensieri.
<< Sei proprio un bravo ragazzo, Ion >>
<< Ah! >> scattai all'indietro << Caesar, annunciati quando devi arrivare, ho un solo cuore! >>
Mi appoggiai alla staccionata << Oum... che infarto >>
Sordo alle mie imprecazioni, Caesar appoggiò la mano sulla staccionata << Spero mi perdonerai se ho assistito al vostro scambio, pare che la tua amica ci tenga veramente, veramente tanto a concludere questa missione >> scandì il veramente, e un brivido gelido mi salii lungo la schiena, avevo un pessimo presentimento.
<< Si... spero di finire il prima possibile >>
Il sorriso del mio mentore si allargò all'improvviso, e capii di essere in trappola << In questo caso credo proprio di poterla accontentare >>
Non prometteva nulla di buono, decisamente nulla di buono.
<< Vuoi dire... che hai trovato la loro tana od un modo per accedervi? >>
<< La seconda, ma avrò bisogno di te >>
Inclinai il capo << Di... me? >>
Se possibile, il suo sorriso divenne ancora più ampio, e le mie campanelline mentali iniziarono a tintinnare impazzite.
<< Si, ho riflettuto a lungo e credo che tu sia la chiave per risolvere questo problema... >>
Non volevo saperne niente! Ma urlare di no e scappare da Caesar non avrebbe di certo fatto il mio bene, osservai il mio mentore avvicinarsi, chinarsi su di me e sussurrare al mio orecchio.
Ascoltai attentamente, non credendo alle mie orecchie.
Quando concluse, rimasi a fissarlo, basito e sorpreso.
Rimasi in quello stato per un minuto intero, prima di riordinare le idee e giungere ad un unica, coerente conclusione.
E la conclusione era che il mio mentore era uno psicopatico.
<< Dimmi la verità... non hai scelto questo posto a caso, vero? >>
Caesar socchiuse gli occhi, squadrandomi dalle due fessure che erano diventate le sue palpebre << Prego? >>
Deglutii, mi presi qualche secondo prima di trovare il coraggio.
<< Hai scelto tu questo posto, e lo hai fatto perché volevi esattamente giungere a questo, non è così?! >>
Soffocai a stento un urlo, non potevo credere a quello che mi stava chiedendo di fare! Il mio istinto di sopravvivenza agonizzava al solo pensiero.
<< Ion, non agitarti, sto soltanto svolgendo il mio dovere, ed ho trovato la situazione ottimale per farlo >>
Non potei credere alla sua faccia di bronzo!
<< Ovvero?! Far dipendere tutto dal sottoscritto? >> << Può darsi >>
<< Scordatelo! È una follia, sono già sopravvissuto ad un grimm, non intendo farlo di nuovo! >>
Caesar scosse la testa << Non è mia intenzione obbligarti, Ion, prenditi pure tutto il tempo per deciderti >>
Certo, di tempo ne avrei avuto fin troppo, o facevo come si prefigurava il mio mentore o rimanevo a marcire in quel villaggio, era una follia, decisamente una follia.
Non solo mi rifiutavo di correre un rischio così grande, ma non accettavo di darla vinta a quel matto, mai e poi mai!
<< Sei proprio un... >>
<< Non dire cose di cui potresti pentirti, Ion, capisco che sei scosso, ma posso assicurarti di sapere quello che faccio, d'altronde ci saranno i tuoi compagni con te... in ogni caso, meglio se adesso vai a dormire, chissà se la notte non ti porterà consiglio >>
Lo guardai in cagnesco, e senza farmelo ripetere una seconda volta scappai verso la villa dei Baker, ma il sorriso diabolico di Caesar continuò a perseguitarmi per tutta la notte, come uno spirito maligno avvinghiato alla mia schiena.

   
 
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