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Autore: IAIA    03/05/2005    1 recensioni
Una ff su un xsonaggio un po' marginale ma ke x me ha molto fascino... l'estate di Hermione non sarà più la stessa... -scritta con pdstella-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.12

Cap. 12

Quando Hermione aprì gli occhi si trovava all’aperto. Si guardò intorno e comprese di essere tornata a Londra, non lontana da casa sua. L’aria era fredda e dei grossi nuvoloni scuri si stavano raggruppando nel cielo. Poi si accorse che Krum la stringeva ancora fra le braccia, e si affrettò a staccarsi da lui. Krum rimase sorpreso.

-          Hermione, cosa…

-          Stai lontano da me… – non voleva avere più niente a che fare con un Mangiamorte. Vide il Marchio Nero sul suo avambraccio, non ancora nitido, ma pur sempre il segno di un seguace del Signore Oscuro. Lo guardò a lungo, amareggiata e confusa nello stesso tempo. Gli occhi di Krum avevano un’espressione confusa.

-          Hermione… – cercò di toccarle una spalla.

-          Va’ via da me, Mangiamorte!! – urlò Hermione allontanandosi di scatto. Krum si fermò, attonito, e ritrasse la mano.

Hermione si trovava ora a qualche metro da Krum. Si sentiva confusa, agitata, tradita. Ron aveva ragione. E lei aveva creduto fino alla fine che Viktor non fosse… si era illusa di sbagliare, che quella voce dentro di lei avesse torto. Ma i fatti le dicevano chiaramente che non era così. Krum era un Mangiamorte. E lei, stupida, si era innamorata di lui. E si credeva ricambiata. Invece era tutta una messinscena. Un raggiro. E tutte quelle menzogne che le aveva raccontato… tutto quello che lei aveva provato… si era illusa di aver trovato l’amore, in quella lunga estate, e invece…

Adesso si sentiva delusa. Tradita. Ingannata. Sentiva che tutto ciò in cui aveva creduto e provato in quei giorni era stato spudoratamente usato per altri scopi. Continuava a guardare Krum.

Lui aveva uno sguardo confuso e rattristato. L’aveva delusa, e lo sapeva bene, ma voleva tentare di rimediare a tutti i costi. Aveva capito che ormai Hermione era diventata troppo importante per lui. Aveva già rischiato di perderla, non voleva farlo di nuovo.

-          Hermione, defi ascoltarmi, non è come pensi… – le disse, avvicinandosi.

-          Hai ragione, Viktor, non è come pensavo io… era esattamente come pensava Ron! Aveva ragione lui! E io ti ho anche creduto! – rispose lei guardandolo adirata.

-          Io… fa bene, lo ammetto, ho sbagliato! Ma non si può tornare indietro? Facciamo come se qvesto non è mai successo

-          Non si può tornare indietro… e non posso neanche fare finta di niente – nella voce di Hermione ora la rabbia era sparita per far posto ad una profonda amarezza che andava al di là dell’ira. – non c’è più niente che tu possa fare, a questo punto, Viktor. Io… – i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime; rivolse lo sguardo in basso, cercando in tutti i modi di controllarsi. – … io ti amo. Ma non posso passare sul fatto che mi hai ingannata, e che per te ero solo una prova, un oggetto da conquistare…

-          No! Hermione, credimi, non è così! – Krum la prese per le spalle. Cercava inutilmente di incontrare gli occhi della ragazza. Le sue parole tremavano nel silenzio della strada – Tu sei molto di più per me! Ti prego, credimi, io ti amo da morire! Non ti farei mai stare male…

-          Beh, lo hai fatto, Viktor. E’ troppo tardi – disse Hermione a voce bassa – E questa volta non bastano dei fiori per farti perdonare.

Krum chiuse gli occhi. Il discorso era chiuso lì. Aveva tentato ed aveva fallito. Non c’era più niente da fare. La guardò per l’ultima volta, gli occhi lucidi e i capelli mossi dal vento. Poi si chinò su di lei e la baciò. La baciò a lungo, più a lungo di quanto non avesse mai fatto. Le sue mani stringevano ancora le spalle della ragazza, come decise a non volerla lasciare. Appoggiò una guancia sul suo viso, e lo sentì freddo, come il ghiaccio.

Mentre Krum la baciava, Hermione restò immobile. Non reagì, non mosse un dito. Non ne aveva la forza. Chiuse solo gli occhi, come aveva sempre fatto. Le stavano passando per la testa gli svariati ricordi e le situazioni che aveva vissuto in quegli ultimi giorni passati con Viktor. Le risate e i momenti meravigliosi trascorsi con lui, gli scherzi, le esperienze, i baci, il tradimento… Tutto stava trafiggendo la sua mente e il suo cuore, in quel lunghissimo attimo.

Poi, lentamente, Krum scomparve, senza staccarsi da lei. Quando Hermione aprì gli occhi non c’era più nessuno davanti a lei.

Dal cielo cominciarono a scendere grosse gocce di pioggia, che le bagnarono il viso. Ma lei si sentiva calda, perché? Si toccò una guancia. In mezzo a tante gocce fredde, ce n’era una diversa. Non era una goccia di pioggia. Era una lacrima. E non era sua.

Hermione restò lì, da sola, a fissare il vuoto, mentre altre lacrime si aggiungevano a quella che Viktor le aveva lasciato.

 

EPILOGO

Il treno fischiò. L’espresso per Hogwarts stava per partire verso un altro anno di scuola che iniziava. Le carrozze erano gremite di ragazzi. Alcuni del primo anno, spaesati e in cerca di un posto a sedere, altri che si affollavano davanti alla strega che vendeva dolciumi. Altri che se ne stavano seduti, a guardare fuori dal finestrino. Come Hermione Granger, una ragazza del quinto anno. Se ne stava lì, da sola, con un’aria triste, e fissava gli ultimi passeggeri che caricavano i bagagli e salutavano i genitori al binario 9 e ¾.

D’un tratto entrarono nello scompartimento i suoi due migliori amici, Harry Potter e Ronald Weasley.

-          Tutto bene, Her? – chiese Harry. Ron la guardava da dietro con aria preoccupata – Vuoi che ti prendiamo qualcosa da mangiare?

-          No grazie, Harry, sono a posto così – rispose lei.

-          Ehm… sei sicura? – le disse Ron, un po’ titubante.

-          Sì, Ron, grazie. – Hermione sorrise all’amico – Voglio solo stare un po’ da sola. Ci vediamo più tardi.

-          Ah… ok, allora… a dopo…

-          Ciao, Her – la salutò Harry.

-          Ciao.

I due ragazzi uscirono. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Aveva chiesto ad Harry che non le facessero domande su ciò che era successo in Bulgaria, e anche se si vedeva lontano un miglio che Ron si rodeva dalla curiosità, così era stato.

Il treno partì in una nuvola di fumo, ed Hermione tornò a concentrarsi sul paesaggio.

L’aperta campagna scorreva sotto i suoi occhi. Il cielo era limpido e il sole splendeva come mai aveva fatto in quella estate. Sembrava quasi volerle tirar su il morale dopo ciò che le era successo.

Ad un tratto vide, nel blu intenso del cielo, un puntino nero che si avvicinava velocemente. Quando fu a qualche metro dal treno, Hermione capì che era un piccolo gufo scuro come l’inchiostro, e che stava cercando di raggiungere qualcuno sul treno. Con sua grande sorpresa, si fermò davanti al suo finestrino. Vedendo che faticava non poco a seguire la velocità del treno, Hermione lo prese tra le mani e lo portò dentro. Il gufetto le lasciò una lettera e poi cadde sfinito sul sedile accanto a lei. Hermione prese la lettera. Poi capì chi scriveva. Lo sentiva stringendo la lettera tra le mani. Era Viktor.

Girandola, vide il suo nome scritto in alto… sì. La lettera era indirizzata a lei ed era stata scritta proprio da Viktor… la sua grafia… inconfondibile.

Rimase a fissarla a lungo, indecisa su cosa fare. Improvvisamente, con sguardo deciso, prese penna, inchiostro e scrisse sulla busta, accanto al suo nome: “Lasciami in pace, non scrivermi mai più. Se è vero che anche un Mangiamorte può amare, cosa a cui non credo, rispetta la mia scelta. E’ finita… per sempre”. Poi riattaccò la lettera alla zampa del gufo e lo lasciò volare fuori dal finestrino, sicura che l’avrebbe riportata al mittente.

Lo osservò fino a quando scomparve tra le nuvole e, sedutasi accanto al finestrino, lasciò vagare la mente, mentre il paesaggio le passava davanti come un susseguirsi di immagini prive di senso, senza realmente vederle, chiedendosi se aveva fatto la scelta giusta e se, prima o poi, la sensazione di soffocamento e il peso che sentiva all’altezza del cuore se ne sarebbero andati.

“Sì” pensò “Sarò forte. Non mi lascerò influenzare così, la mia vita non dovrà risentirne. Mi aspetta un anno pieno di nuove esperienze, mi dovrò impegnare e studiare moltissimo e prepararmi per i gufo…”. Continuò così, mentre una parte di lei già si rifugiava in quel mondo sicuro che le era familiare e che, per almeno un po’ di tempo, l’avrebbe protetta dal dolore causato da un cuore spezzato.

 

Intanto un piccolo gufo giungeva nei pressi di un bosco senza nome, in una grotta solitaria, dove un ragazzo, divenuto uomo troppo velocemente, riceveva indietro l’ultima speranza di un perdono, mentre dentro di lui una voce urlava quelle parole che lei non aveva voluto leggere, quelle parole che rappresentavano la sua ancora di salvezza… le parole di un cuore spezzato...

 

Cara Hermione,

so che quando fedrai qvesta lettera la vorrai buttare subito via, ma ti prego di leggerla un attimo.

In qvesto mese ho pensato solo a te, e non sto mentendo. Tu sei ancora importantissima per me, lo sei sempre stata. So che sono stato un idiota, e mi dispiace tanto. Sono difentato un Mangiamorte, ma ad un prezzo troppo alto. Ma non del tutto: non sono un Mangiamorte completo, perché la cerimonia non è stata completata con un uccisione. Non lo avrei mai fatto, lo sai.

Adesso vivo un po’ qva un po’ là, perché gli Auror mi stanno cercando. E non solo loro. Penso che stafolta mio padre è feramente arrabbiato. Anche lui è riuscito a scappare. Purtroppo non potrò più giocare a Qvidditch

Io ti penso sempre, la notte non dormo al pensiero che ti ho persa. Ma io non mi arrendo, Hermione, io tornerò, te lo prometto.

Ti amo.

 

Viktor   

 

-FINE-

 

e con questo, vi lascio. Spero ke la storia vi sia piaciuta, e aspettando un (probabile, ma non prometto niente) seguito, tra poco ne posterò un’altra riguardante i Malandrini… state aggiornate!

See ya

-IAIA-

  
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