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Autore: killian44peeta    13/03/2019    0 recensioni
Sequel di
-Gli Elementi 1
-Gli Elementi OS- L'esterno (1.1)
-Gli Elementi 2
-Gli Elementi OS- L'interno (2.1)
"La debolezza deve essere eliminata. Devi farla fuori. Se la manterrai viva sarai... umano"
Il battito cardiaco accelerò e rallentò così tante volte che pareva quasi il tempo fosse impazzito, sbattendogli nel petto e nelle tempie come non mai, dapprima velocizzandosi, poi cristallizzandosi, con i secondi che gli scorrevano addosso, pesanti come massi che crollavano sulla sua schiena già piegata, con i respiri che gli uscivano dalle labbra in un totale disordine, il sudore che gli percorreva la fronte e le mani.
Sentiva che l'arma poteva scivolargli dalle dita per quanto i suoi palmi si stavano bagnando, bollenti a dir poco rispetto alla superficie gelida e perfetta di quella sottospecie di spada.
"Uccidila. O ora o mai più"
Vide la ragazza aprire le braccia, mostrando a pieno il petto, pronta a ricevere il colpo, guardandolo, con le lacrime del biondo che le crollavano addosso, ma senza spostarsi affatto, senza cercare di asciugarle con la mano.
Semplicemente lo guardava ed aspettava, silenziosa, con la tranquillità inscritta in ogni movimento e ogni cenno del suo corpo.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Will

Le scale a chiocciola, ben estese e continue, ci avevano portato davanti ad un ambiente tetro ed inquietante.

Come Pandora aveva detto, vi erano una serie di gallerie tutte uguali, tutte scavate nella roccia grigia e opprimente.

C'era un tanfo che stordiva, un insieme di umidità e di animale morto che, per il mio olfatto sviluppato, era la cosa più orribile che potessi percepire.

Forse il mio decidermi ad unirmi a questo gruppo non era stato molto vantaggioso, né per loro né per me, anzi, ne dubitavo vivamente.

Ma ormai la scelta era stata fatta, mi ero offerto di inoltrarmi in questo posto, perciò non mi sarei tirato indietro, era da codardi farlo.

-Su, scegliamone una- dissi dunque, abbastanza deciso -Diana, accendi la luce e guardati attorno il più possibile , Silver ascolta l'acqua che cade o che percorre le pareti... io mi sforzeró a sentire se tra questa aria fetida ci sono tracce di passaggio, d'accordo?-

Sia Irhina che Cathy annuirono di risposta.

Annusai perciò le varie entrate, cercando di percepire qualcosa, anche di piccolo, che si stava facendo strada tra quel puzzo immondo.

Percepii un odore leggermente diverso nel quinto tunnel, abbastanza deciso da farmi scegliere quell'entrata.

Sapevo che poteva anche essere tutt'altro, ma era l'unica percezione diversa che captavo al di sotto di quell'odore nauseante.

-Qui- asserii quindi, prendendo a camminare a passo spedito, inoltrandomi nel buio assoluto, fortunatamente diminuito dalla pallina luminosa nella mano di Swanlight che si espandeva, irradiando le tenebre che andavano a rintanarsi e scomparire dietro di noi.

Dopo qualche serie di passi in cui camminavamo, sentendo come se stessimo procedendo a rilento, la rozza galleria parve iniziare, invece che a salire, a scendere.

Ci inquietammo immediatamente, e mi trovai di nuovo a naso in aria.

L'odore continuava, ma si spostava verso destra, ancora un poco flebile.

Facendo luce, notammo che vi era un apertura proprio dove sentivo il percorso continuare.

Ci passai attraverso, alzando il sopracciglio dalla sorpresa al vedere dei topi grossi quanto il mio pugno che si disperdevano qui e là, squittendo agitati, lasciando il cadavere mangiucchiato e distrutto di un altro topo in bella vista.

Fortunatamente l'odore non proveniva da lí ma continuava, incitandoci a percorrere la quarta galleria in cui eravamo sbucati.

Noi tre perció riprendemmo ad avanzare per diverso tempo senza interromperci.

Non sapevo quanta strada avevamo fatto, ma mi rendevo conto che dovevamo aver preso la strada giusta, per il semplice fatto che non era più in discesa ma in salita e questo si sentiva parecchio.

Procedemmo fino a raggiungere altre scale, probabilmente scolpite, fermandoci un attimo al sentire un leggero fremito nel suolo, un tremare sconnesso nell' aria e un tonfo che si riproduceva in lontananza, facendoci sgranare gli occhi.

-Non sarà successo qualcosa a Task e Nemes, vero? Non sarà che Luxor...- ipotizzó Silver prima di zittirsi e voltarsi di scatto.

-Avete sentito?-

-Che cosa?-

-N...non lo so... forse é stata una mia impressione- guardó fisso il suolo -Non fa nulla-

-Procediamo. Anche se Luxor si fosse liberato o robe simili, se Guy raggiunge quella donna, sarà la fine per tutti. Dobbiamo impedirglielo al più presto. Su-

Ci fu un altro tonfo e, anche se preoccupati, ci rimettemmo in viaggio.

Salimmo dunque le scale, sentendo il gelo protendersi lungo le pareti, l'aria fredda, pesante che penetrava nelle carni facendo rabbrividire, accompagnata dall' atmosfera lugubre.

*

Passó parecchio tempo, tempo che pareva averci cristallizzati mentre avanzavamo senza tregua, tempo che trascorreva lento.

Le gambe mi tremavano leggermente dalla fatica e ormai l'odore era diventato così abituale che quasi non ci facevo più caso.

Seguivo in cambio la scia estranea come se lo facessi da sempre e percepivo la faccia sudicia e bagnata di sudore.

Osservando di sottecchi le altre due, mi venne istintivo notare come sembrassero improvvisamente prive di determinazione.

Avanzavano con le espressioni meno tranquille che avessero mai avuto, osservando la pietra illuminata solo lievemente dalle dita radiose dei raggi di luce e ascoltando pazientemente, la stanchezza scritta sul loro modo di muoversi.

Erano affaticate, un po' lente, le braccia pesanti che scivolavano verso il basso come quelle delle marionette, i cui fili erano lasciati al suolo.

-Ci fermiamo- commentai subito, ricevendo come risposta una serie di proteste che ignorai completamente, ripetendo la stessa frase per una seconda volta.

Ci mettemmo seduti, la schiena contro la pietra, le gambe accartocciate al petto.

-Acqua?-

-Arriva subito-

Silver prese fuori tre bottiglie, tutte piene fino all' orlo.

-Se le finite, le riempio- fece, alzando appena le spalle, portandosi il collo della bottiglia alle labbra.

Feci lo stesso, assaggiandone il contenuto, piacevole per la gola, capace di diminuire la sensazione di insoddisfazione giunta nel percorso.

Riposammo per una serie di minuti, lasciando che la luce tra le mani di Diana si spegnesse, sapendo benissimo che tra i tre, lei era quella che stava utilizzando maggiormente le sue energie per permetterci di avanzare senza cadere a terra o perderci completamente.

Dopo una giusta quantità di tempo, cercando di non prendercene troppo, ci rialzammo in piedi, riaddentrandoci nel percorso che saliva e saliva ancora.

La sensazione che stessimo camminando sempre nello stesso punto mi afferró, ma mi obbligai a ricacciarla, mettendo come concetto contrario il semplice fatto che l'odore particolare si avvicinava e aumentava, aumentava come la pressione che ci piegava e ci rendeva deboli nonostante avessimo appena ripreso fiato.

Individuammo ennesime scale davanti a noi che continuavano a procedere, una quantità di gradini che parevano esagerati, tanto che persi pure la voglia di mettermi a contarli mentre li salivamo.

E perlopiù sentivo uno strano odore animale che diventava sempre più forte, anche se credevo di starmelo immaginando, accompagnato da qualche verso leggero ogni tanto.

Ogni scalino ci appesantiva, ogni passo di salita ci faceva desiderare di scendere e di tornare indietro, ma sapevo e sapevamo tutti e tre di non potercelo permettere.

Non potevamo affatto, anche perché sapevamo che in ogni caso sarebbe stato difficile, perció non aveva senso arrendersi.

Stringendo i denti, prendemmo dunque a opponere resistenza e a procedere con insistenza.

O così facemmo fino a metà strada, nel momento esatto in cui Silver si fermó di scatto.

-Ra...ragazzi?- sussurró con voce flebile, simile ad un gemito di dolore più che a una parola vera e propria.

Mi voltai in sua direzione, vedendola fissare in basso con espressione identica a quella che aveva avuto ai pochi scalini precedenti prima che ci fermassimo.

Era pallida come uno straccio, gli occhi spalancati mentre sbatteva disperatamente le palpebre, i capelli arruffati che le cadevano sulla fronte imperlata.

-Cosa c'è?- domandammo in contemporanea io e la Luce

-Ho udito... degli squittii- borbottó, con il tono di una che aveva appena visto un fantasma.

-Beh, é naturale, Silver, ci sono i topi, li abbiamo visti anche prima...- iniziai, prima di essere interrotto di netto.

-No... tanti squittii... troppi... guardate là-

Ci girammo, sia io che Diana, portando la luce in avanti, così che si potesse vedere la folla di ratti e di topi che se ne stavano ai piedi della scala.

Ogni poco tempo, altri animali si aggiungevano all'insieme, spingendo per mettersi davanti, senza però prendere a salire, limitandosi a guardarci con quegli occhi scuri.

Erano maledettamente inquietanti, parevano aspettare soltanto che uno di noi tre cadesse a terra per divorarlo in gruppo come avevano iniziato a fare con il cadavere dell'animale che avevamo trovato nel cambiare di galleria.

-Un topo okay, due va bene, tre anche, quattro ci possono anche stare... ma ehm... questi... questi sono troppi- Silver fece una risata nervosa, girando subito la testa nella nostra direzione.

-Non é che appena riprendiamo a salire, cominceranno a farlo anche loro?- domandó sibilante in seguito.

-Non ne ho idea... però é meglio continuare a camminare, non ho la minima intenzione di tornare indietro se ci sono quegli animali ad aspettarci... e poi, in ogni caso, abbiamo una destinazione, muoviamoci-

Riprendere a salire gli scalini senza mettersi a guardare indietro era diventato davvero quasi impossibile, più o meno quanto riuscire a trattenere il fiato per un giorno intero senza prendere nemmeno una parte di ossigeno.

Dopo una serie di scalini non potevamo fare altro, uno alla volta, che voltare il capo per essere sicuri che fossero lí, possibilmente fermi e non intenti a salire, altrettanto possibilmente nella stessa quantità di prima e non di più.

Il primo fatto era confermato, il secondo decisamente no.

Più salivamo e più la colonia di ratti aumentava, alzando il volume dei propri versi, i quali, in coro, mettevano non solo ansia, ma perfino un terrore assurdo per dove mettere i piedi.

Scivolare, con quella pressione addosso, non era la migliore delle cose.

-E se li facessimo scappare con un ondata? Non sarebbe male- commentó Irhina con finta tranquillità -Affogarli non sarebbe affatto, no, affatto spiacevole-

-Silver, lo sai che il tuo potere lo devi tenere per rifornire le bottiglie, vero ? E in generale devi tenerlo perché utilizzarlo, qui, é uno strazio- ribatté Diana -Fattelo dire da una che ha sfruttato l'Elemento e che lo sta sfruttando tutt'ora-

-Sí ma... io non li voglio lì dietro, alle calcagna, che ci fissano con quei loro occhietti assatanati e affamati di carne umana-

-Domanda, Silver, i topi ti schifano?- domandai ridacchiando per il tono della ragazza, cercando di non pensare all' immagine che lei stessa aveva evocato nella mia testa tramite qualche parola messa fin troppo bene.

-Più o meno quanto mi schifa la vista del sangue... e mi fanno paura i fulmini- borbottó -Spero di non vedere mai un cadavere fulminato, aperto in due, che viene divorato da ratti-

"In effetti sarebbe un insieme abbastanza sconcertante per questo insieme di fobie" ammisi mentalmente, salendo ancora, e ancora.

Pensai al semplice fatto che, io, al contrario suo, con le ferite e con i cadaveri o semplicemente con l'interno in bella vista, non avevo alcun problema, nessun senso di disgusto, ma piuttosto desiderio di scoperta, cosa che forse era un po' anormale a dirla tutta.

Ero stato così fin da piccolo, la morte non mi aveva mai spaventato né schifato, ero poco incline a disgustarmi.

Pensavo a questo sentendo il mio corpo pesare, le mie stesse palpebre sembravano voler crollare e chiudersi in parte.

Mi concentrai perció su dove mettevo i piedi, tenendo la testa parallela ai gradini, guardando le varie crepe che si susseguivano, aumentando soprattutto in alcuni.

-Che ne dite di tirare fuori altre immagini piuttosto? Così non pensiamo a nulla che possa essere definito come animale e deciso ad assaltarci?- fece Diana, imitandomi per il guardare solamente in basso

Silenzio per qualche serie di istanti, silenzio in cui si sentiva soltanto lo squittire improvvisamente eccitato degli animali, fatto sempre più inquietante.

-Se dicessi che non mi viene in mente nulla mi credereste?-  ribatté l'azzurra, facendo uscire a Diana un -Che?!- mentre alzava la testa di scatto, sorpresa e sbalordita, appoggiando il piede su un gradino.

E il resto accadde tutto così velocemente che quasi neppure me ne resi conto.

Quello stesso gradino, appena lei ci si appoggió, la fece improvvisamente cadere a terra, perdendo l'equilibro, facendo così cadere anche Silver, spegnendo di colpo la luce e  prendendo a rotolare giù in direzione degli animali, i quali si agitavano verso l'alto con le zampe, prendendo a scavalcare i gradini.

Urlai istintivamente i nomi delle due ragazze, incapace di vedere anche solo ad un palmo del naso e di getto, fregandomene del rischio di inciampare a mia volta, mi misi a correre verso di loro, rendendomi presto conto che la pressione e l'oscurità in ogni caso mi avrebbero impedito di raggiungerle.

Più scendevano e più sarebbero andate veloci.

-Accendi nuovamente la luce, Diana! Provaci! Anche solo per un attimo!- gridai a pieni polmoni, sentendo un miscuglio di emozioni che si sorpassavano senza tregua e l'interno del mio corpo che pareva in tempesta.

Un attimo, due, un continuo rotolare, l'ansia.

Un accenno di luce fulminó nell'aria, accenno che mi permise di visualizzare gli animali, a decisamente poca distanza dalle due ragazze.

Di istinto, sentendo che quello era l'unico modo possibile, gettai contro agli animali un turbine, sentendo ogni sensazione che usciva dal mio corpo sottoforma di aria, scaraventandosi contro alle bestie che con versi strozzati finivano con lo sbattere contro la pietra o con il venir ricacciati nei lunghi tunnel, gettati via come pupazzi, emettendo versi particolarmente striduli.

E mentre li gettavo a destra e manca, percepii con l'udito le due fermarsi ai piedi della scala, ansimanti, con probabile disorientamento e confusione, condite con acciacchi per ogni parte del loro corpo.

-Rialzatevi, presto !- quasi urlai, scendendo ancora delle scale in loro direzione, il più cautamente possibile, sentendole boccheggiare e ansimare rumorosamente mentre cercavano di rialzarsi.

Afferrai le mani di entrambe appena la luce si riaccese nella mano destra di Swanlight, per poi mettermi a correre per gli scalini fino a metà, sentendo il fiato mancarmi, superando il gradino scivoloso con un salto, passando al successivo.

-Sbrighiamoci a raggiungere la cima prima che tornino!- le incitai, nonostante sapessi che faticavano a reggere anche solamente il passo normale.

Sapevo di star chiedendo tanto, ma era l'unico modo per evitare di trovarsi daccapo una seconda volta, col rischio enorme del ritorno di quelle bestiole assetate di sangue che, almeno per il momento, dovevano essere stordite, sperando che qualcuna di esse si fosse spezzata il collo per non rialzarsi più.

E respirando a malapena, dopo aver percorso scalino su scalino, ci trovammo alla  conclusione della scala, davanti ad una nuova serie di gallerie maledettamente identiche.

Sbuffai, frustrato ed innervosito, col pieno desiderio di lanciare qualcosa e scaraventarlo da qualche parte, non importava dove.

Questo posto proprio sembrava portarci sempre all' inizio, sempre alla partenza, con l'unica differenza che la pressione aumentava sempre di più, schiacciandoci, quasi fossimo insetti.

Ogni parte del mio corpo voleva solo crollare, lasciandosi cadere, chiudendo quella tortura interna,  quella lotta contro ogni muscolo dolente e le gambe che tremavano come foglie.

-Ah, dannazione! Quanto mancherà ancora?! Quanto peso e problemi avremo prima di raggiungere la meta?- sbottó Diana, prendendo a massaggiarsi, con qualche smorfia che approdava sulle sue espressioni appena toccava una ferita.

-Beh, secondo il libro degli Shiyan Storm, più si hanno problemi nel percorso e più si hanno soddisfazioni dopo- commentò Silver, alzando le spalle.

-Il tuo libro é per masochisti- commentó Cathy di tutta risposta

-Ma da masochisti pazzi- continuai io, espirando.

-Esatto- concordó l'albina poco prima di far calare un breve silenzio ed iniziare improvvisamente a ridere, trascinando nell' ilarità esasperata anche Silver stessa, la quale portó la mano alla fronte, spostandosi i capelli all' indietro, capelli che tornarono ben presto ad attaccare i suoi occhi.

Mi unii a loro senza neppure volerlo, in istinto, prendendo a respirare in maniera totalmente discontinua e disordinata mentre ridevo e ridevo ancora che sembrava stessi seriamente per morire.

-Dai, se la destinazione é ancora lontana, allora, poco ma sicuro, anche lo stesso Guy sarà almeno un minimo esausto, vediamola in questa maniera- dissi appena conclusi la ridarella isterica che mi aveva colpito, afferrando di nuovo la bottiglia che Silver ci passó per berne qualche sorso.

-Come cercare di vedere i lati positivi nei casi disperati, capitolo uno- commentó Irhina, ridacchiando in maniera sconnessa, come se fosse ubriaca.

Ci calmammo dopo poco, tirando fuori argomenti sempre meno divertenti, al punto tale che finivamo col fingere di ridere e parlare a vuoto mentre i nostri piedi chiedevano pietá.

Non ne potevamo seriamente più, ma se ci fossimo fermati, ne ero più che sicuro, non ci saremmo rialzati, e questo dovevamo impedircelo, anche a costo di strisciare per i lunghi tunnel.

La cosa confortante era che l'odore era sempre più vicino, sempre più abbordabile.

Lo avremmo ben presto raggiunto e una volta dopo esserci riusciti, avremmo fatto di tutto pur di impedirgli di concludere ció che avrebbe portato alla fine di tutto.

Alla fine della nostra esistenza, alla fine della sua stessa, alla fine di quella della stessa terra su cui vivevamo.

Con anche i secondi che ci scorrevano addosso e l'aria che mancava, le schiene curve, appesantite da un dolore indescrivibile e da un peso che ci distruggeva internamente fino a rendere la nostra ragione in briciole, ci trascinammo senza alcuna tregua.

In parte zoppicando, rischiando di inciampare ogni tre per due, sentendo la spinta che impediva di rimanere in una posa naturale senza imprecare, raggiungemmo un punto in cui proprio non ce la facevamo più, sentendoci sul punto di arrenderci.

Arrendersi era così facile, così terribilmente facile, quasi quanto chiudere gli occhi.

Ma nonostante il desiderio folle, sia io che le altre due, rimanemmo in piedi fino alla fine, fino a sboccare in una stanza in cui l'odore, quell'odore, si faceva così sentire che o l'avevamo raggiunto, o eravamo così vicini che comunque bastava pochissimo a raggiungerlo.

E come a confermare questo fatto, sentendo tutte le ossa pesanti come mattoni, sul punto di essere distrutte con quel peso.

Un solo passo nella stanza seguente.

Un faticosissimo e decisivo passo prima di raggiungere quella stanza.

Quella stanza che, appena fu raggiunta, con tutta la forza interiore che potessi utilizzare e tutta la decisione possibile, mi fece sentire leggero come un peso piuma.

Mi percepivo fluttuare, l'intero corpo che quasi volteggiava, una sensazione di pace interna indescrivibile, così piacevole da farmi credere, anche solo per un istante, di essere morto.

Vedevo le espressioni rilassate delle ragazze al mio fianco, entrambe calme, sorridenti nel loro sentirsi libere da quell'oppressione.

E subito mi guardai attorno.

Mi trovavo davanti ad una stanza enorme, d'oro, luminosa, formata da archi, circondata da nuvole bianco latte, con dei fiori di ciliegio che svolazzavano in balia all' aria.

Al centro della stanza vi era un enorme calice, decorato da ghirigori, colorato sempre di oro, impreziosito da diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri.

E l'odore, quell'odore precedentemente disgustoso, era diventato piacevole, una brezza che rilassava, completamente diversa dall'accenno di profumo che avevo sentito nel percorso, di cui peró c'era la presenza, nonostante questa fosse sovrastata da tutto il resto.

Mi osservai attentamente attorno, notando una donna anziana davanti ad uno degli archi, difronte ad una figura che riconobbi immediatamente.

Una figura sdraiata al suolo, placcata ad esso, le cui ali si agitavano leggermente, impossibilitate a muoversi seriamente.


 

  
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