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Autore: Shade Owl    24/03/2019    2 recensioni
Orlaith Alexander ha scoperto di non essere solamente una violinista estremamente dotata, tanto da guadagnarsi un esclusivo contratto con la Lightning Tune Records, ma anche di avere dei poteri incredibili, legati alle sue emozioni e alla sua musica. Tutto ciò però ha attirato le mire di potenti stregoni che hanno tentato di usare il suo potere per scopi malvagi, cosa che l'ha obbligata a lottare per salvare se stessa e le persone a cui vuole bene.
Quasi un anno dopo questi avvenimenti, la vita scorre tranquilla per lei, ormai lontana dalle luci della ribalta e dalla magia, e il suo unico obbiettivo è laurearsi e diventare una persona come tutte le altre, dimenticando il proprio dono, troppo pericoloso per essere usato con leggerezza.
Tuttavia, Orlaith ignora gli eventi che, in un luogo lontano, sono già in moto e che presto la raggiungeranno, portandola a scoprire un mondo per lei tutto nuovo e pericoloso, ma anche le risposte che per molto tempo ha ignorato: da dove viene la sua magia? Cos'è lei, realmente? E perché non ha mai incontrato nessun altro con le sue capacità?
Ma soprattutto... saprà affrontare quello che le riserva il destino?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Sfuggito ai suoi nemici, il Doplanker volò il più lontano possibile dal luogo dello scontro, inoltrandosi tra gli alberi di quel bosco immerso in una giungla di metallo, luci e cemento. Sorvolò innumerevoli umani che, sotto di lui, badavano unicamente ai propri affari, condotti in mezzo alle fronde notturne per sfuggire come lui a coloro che si autoproclamavano “autorità”.
Vedendo quelle persone, comprese di aver scelto il luogo giusto per seminare gli inseguitori: erano vagabondi, criminali, consumatori di sostanze proibite… se in tanti lo sceglievano come nascondiglio, quel bosco probabilmente era sicuro anche per lui, almeno per un po’.
D’altra parte, rifletté mentre si appendeva a un ramo e cercava di riprendere fiato, tra loro c’era una Cercatrice di Rowel, della Compagnia dell'Avvenire, e non avrebbe potuto sfuggirle a lungo. I suoi poteri l’avrebbero condotta fino a lui, senza possibilità di scampo. Per quanto fosse bravo a nascondersi, prima o poi l’avrebbero trovato ancora, almeno fino a quando fossero rimasti nella stessa realtà.
Ripensò alla pietra magica che aveva rubato, nascosta all’interno del suo stesso corpo: quando fosse stata nuovamente carica avrebbe potuto usarla per cambiare realtà, e a quel punto sarebbero rimasti bloccati lì troppo a lungo per poterlo inseguire: nessuno di loro era in grado di viaggiare autonomamente, non sarebbero riusciti a trovarlo più. Prima, tuttavia, avrebbe dovuto tenerli a distanza abbastanza da permettere alla pietra di caricarsi.
Un rumore sotto di lui attirò la sua attenzione; sulle prime non badò molto all’uomo che l’aveva prodotto, un semplice umano come tanti altri in quel luogo oscuro, con la testa parzialmente coperta da un cappuccio e le mani affondate nelle tasche. Era in piedi quasi esattamente sotto di lui, e lo fissava con attenzione.
Notò che il suo volto era deturpato, rovinato da una cicatrice da ustione a sua volta spezzata da varie altre ferite non del tutto rimarginate, come se qualcuno lo avesse bruciato e poi tagliato più e più volte.
Uno dei suoi occhi era velato, sicuramente a causa di ciò che gli aveva lasciato quei segni sul volto, ma l’altro brillava di curiosità e interesse. Notando questo particolare, il Doplanker comprese che non era una persona comune, e che soprattutto era davvero attratto da lui.
Il suo primo istinto fu di sopprimerlo e allontanarsi ancora, ma prima che si potesse trasformare di nuovo l’uomo iniziò a parlare.
- So cosa sei, o almeno so che non sei un vero pipistrello.- disse, a voce relativamente bassa ma con decisione, col tono di chi non vuole farsi sentire da orecchie indiscrete ma che vuole fissare un punto - Non sono tuo nemico, a differenza di quelli che ti hanno braccato come un animale. Anzi… io sono un nemico della ragazza con il violino. Conosco questo mondo, posso aiutarti. Unisciti a me e avrai la forza per battere tutti i tuoi nemici.-
Il Doplanker esitò un momento, ponderando le parole dello sconosciuto. Sicuramente non mostrava paura, e questo lo irritava: in passato aveva ucciso per molto meno.
D’altra parte questo si confaceva alle sue parole, e sembrava anche vagamente affascinato da lui, in qualche modo. Se diceva la verità avrebbe potuto usarlo, almeno fino a quando non fosse riuscito ad abbandonare quella realtà. Di sicuro la sua conoscenza del territorio avrebbe potuto giovargli parecchio, come minimo.
Prima, però, avrebbe fatto meglio a saggiare il suo coraggio…
Cominciò a muoversi lungo il ramo, mutando la forma fino ad allungarsi e scendendo nel contempo dal suo improvvisato trespolo, strisciando lungo la corteccia a forza di artigli. Da pipistrello divenne lucertola, da lucertola alligatore e, quando fu molto vicino allo sconosciuto, si alzò su due zampe e divenne un mostro di zanne e membra, ringhiando a un palmo dal suo naso.
Ancora, l’uomo non mostrò alcuna paura, e anzi arricciò un angolo delle labbra, come se la cosa lo divertisse. Si portò una mano al naso e lo strizzò.
- Amico, vuoi una mentina?- gli chiese.
A quel punto il Doplanker si arrese e, tornato al proprio aspetto normale, rimase immobile davanti allo straniero, in attesa.
- Bene.- sorrise quello, tornando a mettere entrambe le mani nelle tasche - Lieto che abbia deciso di concedermi fiducia. Prometto che non te ne pentirai, amico mio.-
Il Doplanker gorgogliò al suo indirizzo. Contro ogni sua previsione, l’umano sorrise di nuovo e scosse la testa.
- Non qui. Parleremo altrove.-
Sorpreso, il Relitto esitò un momento: non si era aspettato che lo capisse. Più nessuno comprendeva le sue parole, ormai. Erano millenni che coloro i quali potevano comunicare con lui avevano cessato di esistere. Come poteva quello sconosciuto capire correttamente le sue parole?
- So che hai molte domande, e sarò lieto di risponderti, ma in un luogo più sicuro.- continuò l’altro, facendogli cenno di seguirlo - Credo sarebbe saggio per te tornare in forma animale, magari assumendo l’aspetto di un cane. Nessuno noterà un vagabondo con un cane, non in questa città. E per il futuro puoi chiamarmi…-
A quel punto l’uomo esitò, come se fosse indeciso.
- Già… il mio vecchio pseudonimo non è più sicuro.- ammise, forse più a se stesso che a lui - E nemmeno quello attuale. Beh… puoi scegliere tu il mio nome. Non ho preferenze.-
Il Doplanker esitò ancora un momento a seguirlo, gorgogliando un’altra domanda.
Perché?
- La ragazza con il violino.- rispose lui - Mi crede morto, e voglio che continui ancora per un po’, anche se non a lungo. Non preoccuparti… entro un’ora ti spiegherò tutto. Adesso abbiamo una persona da trovare.-
Dopo un altro istante di esitazione, il Doplanker si trasformò in un bastardino bianco e lo affiancò, trotterellando al suo fianco lungo il viottolo più vicino.

Righetti allontanò con un gesto della mano l’infermiere che gli porgeva delle aspirine, infilandosi il cappotto senza guardarlo: si era svegliato al pronto soccorso, sulla lettiga su cui era seduto in quel momento, e nessuno aveva saputo dirgli chi avesse chiamato i soccorsi né cosa fosse successo sulla scena del crimine. Un anonimo aveva telefonato per richiedere un’ambulanza, e quando i paramedici lo avevano trovato era semplicemente disteso sull’erba con i resti della tenda gialla accasciati poco lontano. Delle persone che aveva visto lui nessuna traccia.
- Tony?-
Sentendosi chiamare alzò lo sguardo dalle proprie ginocchia fino a incrociare quello di un uomo occhialuto, tarchiato e rotondo, dal grosso naso carnoso e radi capelli marroni venati di grigio.
- Capitano Benson…- lo salutò, scendendo dalla lettiga.
Il superiore gli afferrò saldamente la spalla, facendogli cenno di precederlo fuori dalla stanza.
- Allora?- gli chiese - Quanto sei grave?-
- Poco. Una banale botta e una lieve commozione cerebrale.- rispose, sfiorandosi il cerotto sul lato della testa - Volevano tenermi in osservazione, ma ho rifiutato il ricovero.-
- Potevi anche rimanere, stanotte.- osservò il Capitano - Comunque, non importa… cos’è successo? Brutti incontri nella notte?-
Righetti ripensò agli eventi a cui aveva assistito, al coniglio trasformista e ai quattro bizzarri individui che gli avevano dato la caccia.
- Ero sulla scena del crimine di Central Park.- spiegò - Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che è successo, ho pensato di fare un giro per schiarirmi le idee e osservare a mente fredda.-
- Ancora quella storia dei video in rete?-
- E le testimonianze.- aggiunse - Tutto troppo assurdo.-
- Sì, concordo… ma il Sindaco vuole questa storia chiusa entro domani. Non vuole il panico, e in ogni caso vedrai che era solamente un balordo con un macabro senso dell’umorismo. Comunque, non mi hai risposto: hai visto chi è stato?-
Righetti scosse la testa.
- No.- mentì - Mi hanno preso alle spalle. Ma prima di svenire ho visto alcune persone sospette che si aggiravano nei dintorni.-
- Sapresti identificarli?-
- Un paio, forse. Erano in cinque, ma ne ho visti bene solo due o tre. Forse sono implicati in questa storia.-
Benson annuì, mentre uscivano insieme dall’ospedale e si dirigevano verso il parcheggio. Subito, Righetti prese dalla tasca le sigarette e ne accese una.
- Beh, domani faremo gli identikit.- disse Benson, tirando fuori le chiavi - Ti porto a casa, vieni. Ho già mandato a prendere la tua auto.-
- No, grazie, io… prenderò un taxi, vada pure. E grazie per essere venuto di persona.-
- Beh, stavo smontando comunque.- sospirò il Capitano, dandogli una pacca - Ci vediamo domattina. Se vuoi prenderti un po’ di tempo libero per la botta, però, avvertimi.-
- Non sarà necessario, grazie.- rispose Righetti - Buonanotte, signore.-
Benson gli fece un cenno e si avviò verso la propria macchina, mentre Righetti si dirigeva in strada, ignorando il dolore alla testa: forse quelle aspirine avrebbe dovuto accettarle.
Ad ogni modo, era molto più agitato di quanto avesse dato a intendere a Benson: ciò che aveva visto era privo di logica, oltre ogni ragionevole spiegazione.
Testimoni e filmati non mentivano, quella cosa era davvero un mostro capace di trasformarsi: proprio davanti ai suoi occhi era diventato un coniglio e un serpente, poi aveva fatto diventare il suo braccio una lama e si era fatto crescere le spine addosso. E quei quattro… che ruolo avevano? Sicuramente gli stavano dando la caccia, gli avevano anche salvato la vita, ma chi erano? Lavoravano per una qualche agenzia governativa? Forse era incappato in un esperimento fallito o in un alieno invasore come quelli che si vedevano nei film e loro erano i Men In Black della situazione?
- Detective Righetti?-
Sentendosi chiamare sobbalzò, riscuotendosi all’improvviso. Si girò freneticamente, cercando l’uomo che aveva parlato.
Lo trovò appoggiato a una macchina poco distante, e oltre a lui era l’unico occupante del parcheggio. Indossava dei banali jeans e una vecchia felpa scura, col cappuccio alzato, che nascondeva il suo fisico. Sembrava piazzato, ma quel capo d’abbigliamento, così largo e informe poteva benissimo celare una costituzione più esile.
Il cappuccio, invece, copriva solo parzialmente il suo viso, che Righetti notò essere molto butterato: aveva diverse cicatrici da taglio sparse un po’ ovunque, e una vecchia ustione appena rimarginata sul lato destro. L’occhio da quel lato era cieco, in netto contrasto con quello sinistro, ancora scuro e sano. Probabilmente in passato era scampato a un incendio.
- Sì?- chiese - Posso aiutarla?-
- Forse.- rispose l’uomo, allontanandosi dalla macchina. Si fmuoveva con lentezza, la gamba destra un po’ rigida - So che stanotte ha avuto una piccola disavventura.-
- Lavora in ospedale?- chiese Righetti.
- No. In realtà la tenevo d’occhio.- rispose lui, scuotendo la testa - Dopo gli eventi di Central Park mi serviva che qualcuno scoprisse per me cosa stava succedendo.-
- Prego?- chiese Righetti, aggrottando la fronte - Mi sta pedinando? Sono un Detective di polizia, per la miseria!- sbottò, allargando le braccia e agitando la sigaretta - Sa che potrei arrestarla?-
- Volevo solo delle informazioni.-
- Sono riservate!- replicò Righetti, seccato - Appartengono alla polizia! Non sono tenuto a dirle niente!-
L’uomo scosse di nuovo la testa.
- Non deve dirmi niente. Guardi l’interno della giacca.-
Sempre più sorpreso e inquieto, Righetti aprì la giacca, aspettandosi di trovare un microfono appuntato da qualche parte.
Invece, proprio sotto il suo sguardo, vide comparire lentamente un disegno, i cui tratti si illuminavano lentamente sulla stoffa, brillando di una inquietante luce verde acqua. Era un cerchio, all’interno del quale era stata inscritta una stella circondata da simboli che non aveva mai visto prima.
- Quello è un Cerchio Magico.- spiegò l’uomo - L’ho usato per osservarla tutto il tempo. Quindi, capisce, da lei non voglio informazioni, le ho già. Ora mi serve la sua faccia.-
Righetti alzò lo sguardo verso di lui, sempre più spaventato. Prima di poter spiccicare parola, tuttavia, sentì un tremendo dolore alla schiena. Riuscì appena a grugnire, prima che qualcosa gli uscisse dal petto. Abbassando lo sguardo vide una lama affilata e candida, spaventosamente familiare, che lo trafiggeva da parte a parte.
Fu il suo ultimo pensiero prima che la sua coscienza scivolasse via.

Il Doplanker ritirò la lama, trasformandola nuovamente in un braccio con un gorgoglio basso e rauco. Lui annuì appena, guardando con vago interesse il corpo del Detective Righetti che era tra loro.
- Lo farò sparire, tranquillo.- gli rispose - Ho già chi ne prenderà il posto.-
La creatura emise di nuovo uno dei suoi versi, e lui stavolta scosse la testa.
- Se vuoi liberarti di loro, segui il piano e rilassati. Te l’ho già spiegato, andrà tutto bene… e un infiltrato ci farà comodo.-
Gli fece un cenno e si allontanarono tra le macchine insieme, mentre il Doplanker si ritrasformava in un cane.

Eh... se avete letto la prima storia, potete immaginare chi ha incontrato il Doplanker, e anche quali potrebbero essere le conseguenze...
Ringrazio, come sempre, John Spangler, Easter_huit, Old Fashioned, Roiben e Arianna96r, che mi stanno seguendo. A presto!

   
 
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