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Autore: Kim WinterNight    27/03/2019    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA]
Storia nata dopo aver seguito quasi per intero l'ultima edizione di X-Factor. Non lo avevo mai guardato, e devo dire che mi ha proprio appassionato!
«Venti giovani talenti, quattro giudici molto diversi fra loro ma legati da stima e amicizia, un solo vincitore: questo è SOAD-Factor, un talent show avvincente e pieno di sorprese e colpi di scena!
Chi vincerà? Chi sarà costretto a mangiare la polvere? Chi sarà contento dell'esperienza vissuta? Chi si pentirà di essersi iscritto alla gara?
Scopritelo con me!
Ma soprattutto, tra voi, chi vincerà?
Iscrivetevi alla sfida in una recensione o inviandomi un messaggio privato, rispondete alle domande che vi pongo alla fine di ogni capitolo e divertitevi a scoprire gli ospiti speciali, le assegnazioni dei giudici e i temi delle puntate!»
Trovate il regolamento nel primo capitolo!
Buona lettura a tutti ♥
Genere: Comico, Song-fic, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SOAD-Factor'
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ReggaeFamily

«Patricia Underwood e Olivia Brooks» dice John.

Le due ragazze si scambiano un'occhiata confusa.

«Che cosa?» sbotta Patricia.

Olivia si limita a stringersi nelle spalle. «Ah, lo sapevo. Non mi sarei dovuta iscrivere» bofonchia.

«Cosa c'è che non va in me?» prosegue la prima, fissando sfacciatamente il suo giudice.

John sospira. «Patricia, non hai saputo raggiungere il livello che mi aspettavo. Avrei voluto sentire energia, avrei voluto vederti all'opera come so che vuoi fare, e invece hai stravolto completamente il senso del brano. Mi dispiace, ma sono certo che farai strada comunque. Ti auguro buona fortuna.»

Lei, offesa, sbuffa e se ne va senza neanche salutare. Non si degna nemmeno di fare un cenno alle sue compagne.

John alza gli occhi al cielo, detesta le persone capricciose che la prendono sul personale. Questo è il suo ruolo, non può farci niente. Quando ha accettato di fare il giudice, sapeva che sarebbe andata così e che si sarebbe trovato di fronte a tante scelte difficili.

Posa gli occhi sull'altra ragazza eliminata. «Per quanto riguarda te, Olivia, penso che ci sia qualcosa che tu dovresti fare prima di dedicarti alla musica: guardarti dentro e capire quali sono i tuoi limiti e i tuoi problemi, poi dedicare un po' del tuo tempo per risolverli. Questo è solo un consiglio, ovviamente devi essere tu a decidere. La tua perenne apatia si ripercuote sulle esibizioni, e se in certi brani può andar bene essere così negativa, non ti trovo preparata per gettarti a capofitto su canzoni diverse, che si discostino dalla tua comfort zone. Questo mi dispiace, hai un timbro interessante, ma non penso che la tensione dei Live si adatti a te.»

Lei annuisce e si avvicina a lui, tendendogli la mano. «Ti ringrazio. Va bene così, me lo aspettavo.»

«Non arrenderti, Olivia» la incoraggia John, ricambiando la stretta.

La ragazza dai capelli neri si lascia sfuggire un breve e quasi impercettibile sorriso, poi lascia la sala con discrezione.

Le altre tre osservano John, indecise se esultare o commentare la reazione esagerata di Patricia.

Diana scoppia a piangere di gioia e si getta sul suo giudice, seguita poco dopo da HellGal e Janet.

John viene travolto dagli abbracci delle tre e ricambia, ritrovandosi a ridere con loro e a provare gioia e soddisfazione.

«Ho un team fantastico» commenta.

«Puoi contarci, fratello!» esclama HellGal.

 

 

«Non ci credo, non posso essere stata eliminata! Dopo tutti i sacrifici che ho fatto, dopo tutte le lezioni di canto... be', sapete una cosa? Non sanno cosa si perdono, comunque ho una brillante carriera da modella curvy di fronte a me, non mi lascerò certo abbattere da certi incompetenti! Non so neanche perché mi sono iscritta a questo stupido talent!»

 

«Me lo aspettavo, tutto qui. Però ho capito che devo prendermi cura di me, poi mi dedicherò alla musica nel modo giusto. È stato davvero importante per me essere qui.»

 

 

 

 

 

 

4° Home Visit

 

 

 

 

 

 

Katie Sun appare sullo schermo con il suo solito sorriso a trentadue denti.

«Salve a tutti, eccoci pronti per l'ultimo Home Visit di questa prima edizione di SOAD-Factor! Stavolta seguiremo le selezioni del giudice Daron Malakian per la squadra delle Band! Siete curiosi di scoprire cosa succederà? Io moltissimo, perciò non mi dilungherò oltre! Guardiamo insieme!»

 

IL MOMENTO DEL QUARTO E ULTIMO HOME VISIT È GIUNTO

 

CINQUE BAND AGGUERRITE E MOLTO DIVERSE

 

SI SFIDERANNO

 

PER ACCAPARRARSI UN POSTO AI LIVE

 

CHI TRA

 

TRUEMEN

 

BLACK STONER MIDNIGHT

 

THE MILLENNIALS

 

L.A.P.D.

 

E D-SHARP MINOR

 

COLPIRÀ NEL SEGNO E VOLERÀ SUL PALCO DEL FONDA?

 

«Avete capito bene, cari telespettatori: vi annuncio ufficialmente che i live di SOAD-Factor si terranno al Fonda Theatre! Una location suggestiva, in cui solo tre di queste band potranno esibirsi! Perciò, vediamo come sono andate le assegnazioni!»

 

 

Il video mostra diversi mezzi di locomozione con la scritta SOAD-Factor sulla fiancata: due furgoncini rossi, uno giallo e un'automobile blu notte si parcheggiano nei pressi del 9081 di Santa Monica Boulevard.

In basso a sinistra, sullo schermo, appare l'esplicativa scritta The Troubadour, West Hollywood, Los Angeles.

Dal furgoncino giallo scendono quattro ragazzi di età compresa tra i venti e i trent'anni, i quali si guardano attorno.

Il primo, un tizio con i capelli e lo stile alla Kurt Cobain, indica l'insegna del Troubadour e commenta: «Non siamo qui in vacanza».

Un tipo dai lineamenti che rivelano subito le sue origini egizie, si affianca a lui e osserva la scritta happy holidays che spicca sul cartello, poi scoppia a ridere.

«Scusate, dovremmo suonare al fottuto Troubadour?» sbotta infine il sosia di Kurt Cobain, portandosi teatralmente una mano al petto.

Gli altri due componenti della band si scambiano un'occhiata confusa.

«Albert, calmati» dice il ragazzo egiziano.

«Ha ragione lui, però!» esclama un ragazzo mingherlino e dall'aspetto insignificante, giocherellando con un paio di bacchette Vater.

I quattro continuano a battibeccare, mentre la telecamera si sposta su uno dei furgoncini rossi, dal quale smontano altri ragazzi e ragazze.

Due tipi indossano una maglia identica, nera, con su stampata la scritta Black Stoner Midnight. Il primo sembra il buttafuori di un nightclub e ha l'aria feroce e truce, mentre l'altro è un ragazzotto occhialuto e dall'aspetto ordinario, piuttosto magro rispetto al suo amico.

«Mud, cioè... noi al Troubadour?!»

Il buttafuori incrocia le grosse braccia sul petto ampio, mentre il sole del mattino riflette sulla sua pelata. «Cazzo, sì, Hug! Siamo fottutamente fortunati, il nostro giudice ci ha fatto un cazzo di regalo assurdo!»

Hug si sistema meglio gli occhiali sul naso e sposta lo sguardo sui loro compagni di viaggio, i quali scendono poco dopo dal furgoncino.

Si tratta di tre ragazzi molto diversi da loro, dall'aspetto curato e posato. Durante il tragitto hanno scoperto che i tre hanno studiato in accademie di musica e hanno viaggiato in tutto il mondo per apprendere nozioni e tecniche musicali.

Mud sembra non esserne stato impressionato, ma Hug pare molto preoccupato all'idea di dover competere con tre elementi di quel calibro.

Uno di loro indossa un completo piuttosto elegante e classico, tiene i capelli corti e pettinati con il gel, e si guarda attorno senza mostrare particolari emozioni.

«Dean, ti ricordi quando siamo venuti a suonare qui per la prima volta?» lo apostrofa una ragazza semplice e ordinaria, struccata e con addosso abiti umili e per niente appariscenti. La sua voce è dolce e poco udibile, non ci tiene ad attirare l'attenzione.

Dean annuisce. «Certo. Era andata molto bene, ma Cole ancora non era con noi, vero?» replica, per poi rivolgere un'occhiata al terzo componente della band, ovvero un ragazzo robusto con i capelli rossicci e scompigliati, che indossa una maglia con su scritto Emergency e tiene in mano due grossi borsoni neri.

Cole sorride e osserva i suoi colleghi. «Vi mancava un percussionista come me, ammettetelo» ribatte in tono leggermente divertito.

«Certamente» lo rassicura Dean pacato.

«Avete già suonato qui?» interviene Hug, grattandosi la nuca con fare confuso.

Mud sbuffa e lo prende per un braccio, trascinandolo verso l'ingresso del locale. «Sei sempre la solita femminuccia» sbraita con fare brusco.

Dall'auto blu notte sono appena scesi quattro ragazzi, i quali cominciano subito a fare un baccano infernale.

«Cazzo, cazzo, cazzo, il Troubadour!» strilla un tipo infinitamente magro e alto, che indossa un cappellino da rapper con la visiera all'indietro e degli abiti larghi.

«Ehi, ehi, Michael, calmati! Non cominciare!» sbraita una ragazza bassa e tarchiata, con i capelli rasati ai lati e una cresta tinta di viola scuro.

«Ma Bri, tu non capisci... sono stato un sacco di volte a vedere dei concerti qui, ma mai mi sarei immaginato di...»

«Ho capito, ma non strillare!» sbotta la ragazza.

«State strillando entrambi» fa notare loro un'altra giovane donna, la quale veste in pieno stile metal, con tanto di maglia dei Korn e jeans neri con le borchie sulle tasche. Ha i capelli neri e lisci a caschetto e porta un paio di occhiali da vista.

«Sarah ha ragione» le dà manforte il quarto componente, un tipo piuttosto basso, dai lineamenti dolci e i capelli ricci che gli danno l'aspetto di uno scombinato cespuglio.

«Tu taci, Scotty» gracchia Michael, calando un braccio per mollare uno scappellotto al suo compagno di band.

«Andiamo dentro o volete stare ancora qui a fare casino?» tuona la ragazza tarchiata, riportando l'attenzione su di sé.

«Stavolta do ragione a Brianna!» esclama Scott, per poi trotterellare verso l'ingresso del Troubadour.

L'ultima band a entrare nel grande salone del locale è formata da cinque ragazzi e una ragazza. I sei sembrano molto entusiasti, si guardano intorno confusi, come se non avessero ancora assimilato il fatto di trovarsi proprio in quel famoso locale losangelino per il loro Home Visit.

«Orbel?» sussurra un ragazzo riccio, rivolto a un altro tipo dai lineamenti marcati ed evidentemente orientali.

«Niko, che c'è?»

«Oddio... non ce la faremo mai» bofonchia il riccio, portandosi una mano alla fronte.

«Cos'è che hai detto?» sbotta un altro ragazzo, piuttosto magro e pallido, dai capelli neri e lisci a circondare il viso distorto dalla rabbia.

«Ora non cominciate, vi prego, già ho l'ansia» piagnucola l'unica ragazza della band, portandosi le mani tra i capelli biondi e ricci. «Roman, calmati, dai» aggiunge poi, afferrando il ragazzo dai capelli neri e trascinndolo accanto a sé.

I due si abbracciano e Roman pare tranquillizzarsi un po'.

«E voi smettetela di fare i fidanzatini» gracchia un tipo alto e ben piazzato, battendo forte sulla spalla della bionda.

«Ehi, Oscar, mi fai male!» sbotta lei.

«Quante volte ti devo dire che non devi mettere le mani addosso ad Alina?» tuona Roman, per niente impressionato dal fatto che il suo collega sia molto più grosso di lui.

«Okay, okay, basta così, su!» esclama un tipo dall'aria simpatica e conciliante, posando le mani sulle spalle di Roman e Oscar.

«Ehi, voi!» strilla Brianna, la ragazza con la cresta tinta di viola. «Non venite a sentire le assegnazioni?» li apostrofa, indicando l'enorme schermo che si è appena illuminato.

I sei fanno appena in tempo a raggiungere il resto della combriccola, prima che il viso pallido e sorridente di Daron appaia ai loro occhi in tutto il suo splendore.

«Ciao a tutti, carissimi componenti delle mie fantastiche band! Come butta? Che ne pensate del Troubadour? Non è meraviglioso?»

Un mormorio si diffonde tra i ragazzi, i quali per il momento stanno raggruppati in base alla band di appartenenza e non sembrano aver ancora interagito tra loro.

«Ma lasciamo stare, andiamo avanti. Sono qui per avvisarvi che tra ventiquattro ore vi raggiungerò per ascoltare le vostre esibizioni, e per questo passerei subito ai brani che intendo assegnarvi.»

Tutti trattengono per un attimo il fiato, in attesa di ascoltare il loro giudice.

«Cominciamo dai Black Stoner Midnight, formati da Mud e Hug.»

I diretti interessati si scambiano un'occhiata.

«Per voi ho scelto un brano degli Om, band doom metal formata da basso, voce e batteria, proprio come voi. L'unica differenza è che il bassista, negli Om, ricopre anche il ruolo di cantante. Insomma, il brano si chiama Gebel Barkal, vi piacerà. Devo però chiedervi di renderla più vostra, ho proprio la necessità di sentire il vostro stile. Mi raccomando, conto su di voi.»

Il buttafuori e il suo amico occhialuto si scambiano il cinque e si sorridono apertamente, senza però commentare oltre.

«Passerei ora ai L.A.P.D. Per voi ho pensato agli Sugar Ray con Breathe! Che ne dite? Brianna, Michael, voglio sentire la vostra voce!» esclama Daron entusiasta.

I quattro ragazzi esultano e si abbracciano felici.

«Una delle mie band preferite, cazzo!» strepita Michael.

«Per quanto riguarda i D-sharp Minor, voglio mettervi di fronte a una vera e propria sfida. Dean, so che puoi cantare e suonare il brano che ho in mente, e so che con l'aiuto del violino di Cynthia e il supporto ritmico di Cole verrà fuori una cosa stupenda! Vi assegno She's Gone degli Steelheart! Mi fido di voi!»

Dean, Cynthia e Cole si scambiano un'occhiata complice, senza mostrare alcuna emozione. Infine annuiscono e tornano a concentrarsi sul resto delle assegnazioni.

«Truemen, è il vostro turno! Siete una band punk, fate rock per divertirvi e sapete che questo mi ha convinto. Ma da voi voglio di più, voglio sentirvi in un classico come What A Wonderful World di Joey Ramone! Ci state?»

«Sì, sì, sì, cazzo!» strilla Albert, il ragazzo che somiglia a Kurt Cobain.

«E infine... The Millennials, tocca a voi. Io ho bisogno di sentire un vostro inedito, voglio capire il vostro stile e voglio sentire qualcosa composto da voi. So benissimo che avete creato tanta musica, e mi piacerebbe sentirvi con un vostro brano!»

Orbel, Niko, Roman, Oscar, Alina e Narducci si scambiano sguardi confusi e spaventati.

«È tutto» conclude Daron, sorridendo ai ragazzi attraverso lo schermo. «A domani e buon lavoro» conclude, poi la sua immagine scompare.

Niko si porta una mano tra i capelli e sbotta: «E adesso cosa cazzo facciamo?».

Gli altri lo osservano in silenzio, mentre tutti attorno a loro esultano e cominciano già a pensare agli arrangiamenti per i brani che gli sono stati assegnati.

 

 

«Il giudice delle Band ha messo a dura prova i partecipanti, specialmente i ragazzi che dovranno eseguire un loro inedito... be', diamo un'occhiata ai preparativi!» annuncia Katie Sun, senza perdere mai il suo sorriso.

 

 

I Truemen si sono appropriati di una saletta spartana, dove ci sono giusto gli strumenti che gli servono per provare.

«Joey Ramone ha una voce di merda» sbotta Brandon, il chitarrista ritmico della band. «E io devo pure farti i cori?» aggiunge dubbioso.

Un uomo ben piazzato e alto fa il suo ingresso nella sala, guardandosi attorno e intercettando lo sguardo dei quattro ragazzi.

«Salve» lo saluta Albert, il cantante, passandosi una mano tra i capelli alla Kurt Cobain.

«Salve, sono qui per aiutarvi con l'arrangiamento. Avete già qualche idea?» chiede l'uomo.

I ragazzi si scambiano un paio di occhiate, poi Albert annuisce e sorride. «Vuole sentire?»

Il nuovo arrivato fa un cenno affermativo con la testa e si limita a stare nei pressi della porta d'ingresso.

Jeremy, il batterista mingherlino, dà il tempo con le sue bacchette e la band comincia a suonare.

 

I see trees of green, red roses, too
I see them bloom for me and you
And I say to myself
What a wonderful world

 

Albert non si impegna troppo per eseguire la parte cantata, del resto Joey Ramone non è un vero e proprio cantante, non ha chissà quali potenzialità.

Brandon suona la chitarra ritmica e si esibisce in cori, spostandosi per la stanza con la sua Gibson a tracolla.

Caleb, il bassista dai tratti egiziani, muove i fianchi a ritmo e pare molto divertito, mentre scambia occhiate con l'immobile e concentrata figura di Jeremy, il quale batte su tamburi e piatti con estrema precisione.

Alla fine dell'esibizione, rivolgono lo sguardo all'uomo corpulento che li ha ascoltati con estrema attenzione.

«Bene, è abbastanza punk, ma state attenti voi due con le chitarre. Albert, ti consiglio di prolungare un po' l'assolo e di non tenere la faccia abbassata. Il microfono è lì per essere usato, capito? Ripasso più tardi, continuate a provare!»

I ragazzi salutano l'uomo e si rimettono immediatamente a lavorare sul loro pezzo.

 

 

I Black Stoner Midnight hanno preso posto in una sala piccola e accogliente, ma per loro basta. Hanno bisogno solo di una batteria, di un basso e di un microfono.

Mud, il buttafuori che suona il basso, è chino di fronte al Macbook poggiato su un mobile in ferro battuto addossato alla parete. Digita qualcosa sulla tastiera, poi solleva gli occhi sul suo amico.

«Ascoltiamola fatta dal vivo» dice, per poi cliccare su un video di YouTube.

Hug fa roteare una bacchetta, poi si concentra sulla musica oscura e penetrante degli Om.

I due stanno in silenzio e si concentrano, poi Mud mette a tracolla il basso e comincia a provare qualche giro, senza però amplificarne il suono.

Hug fissa stralunato il rullante posto di fronte a sé, assorto.

«Vi disturbo?» esordisce una voce maschile piuttosto profonda.

Mud mette in pausa il video e lancia un'occhiata interrogativa al nuovo arrivato. «Chi saresti?»

«Sono qui per ascoltare come procedono le vostre prova» spiega l'altro.

Hug batte un colpo leggero sulla grancassa e attira l'attenzione dei due. «Proviamo?»

Mud amplifica il suo basso e fa un veloce check, poi i ragazzi cominciano a suonare all'unisono.

 

Series of state form, timeless seeds
Deliverance that drives
 the wind in freedom
Illusion, redemptions

 

«Un testo molto articolato» commenta l'uomo con una punta d’ironia, dopo aver ascoltato una versione ridotta del lungo brano doom metal.

Hug, che fino a poco prima stava cantando e suonando la batteria, si raddrizza sul seggiolino e gli rivolge un sorrisetto. «Cosa vuole che le dica? I gruppi doom sono così...»

«Mi pare un buon lavoro, ma cercate di accorciarla ancora un po'. L'esibizione durerà al massimo due minuti, ragazzi.»

Mud annuisce e gli lancia un sorrisetto feroce e teatralmente brutale. «Spaccheremo tutto!»

 

 

I D-sharp Miinor sono molto tranquilli e stanno lavorando sodo. Non si lasciano impressionare né mettere in soggezione dalla presenza dell'uomo che è giunto da loro per controllare come procede l'arrangiamento del brano degli Steelheart.

«Io farò le parti di chitarra con il violino» spiega Cynthia, la quale poi esegue l'assolo iniziale della canzone per far capire cosa intende.

L'uomo annuisce e osserva Dean, seduto al pianoforte con una postura perfetta e il microfono sistemato ad arte.

«Le faccio sentire voce e piano» annuncia il cantante, per poi poggiare le dita sui tasti bianchi e neri.

Il giovane musicista salta volutamente le strofe e va direttamente all'ultimo ritornello, per mostrare al nuovo arrivato le sue capacità vocali.

 

Lady, won't you save me?
My heart belongs to you
Lady, can you forgive me
For all I've done to you?

Lady, oh, lady
My heart belongs to you
Lady, can you forgive me?
For all I've done to you

 

L'uomo rimane stupefatto ad ascoltare la voce e l'esecuzione al pianoforte di Dean, non sa neanche cosa dire e la sua espressione fatica a rimanere impassibile e controllata.

Nel frattempo Cole, il percussionista, ha preso posto sul cajon e ha cominciato ad accompagnare ritmicamente il cantante e pianista, servendosi anche di uno shaker dalla forma insolita che stringe nella mano sinistra, mentre nella destra tiene un battente sottile in titanio.

Cynthia osserva i suoi due amici mentre suonano, lasciando loro la possibilità di esibirsi senza intervenire.

«Okay, bene... credo che sia meglio lasciarvi lavorare, tutto bene, ecco... ripasso più tardi» borbotta l'uomo corpulento, svignandosela in fretta.

 

 

«L.A.P.D. sta per Los Angeles Police Departement?» chiede l'uomo, dopo che i quattro ragazzi gli hanno ripetuto il nome della loro band.

«No» afferma Brianna, guardandolo dal basso, mentre tiene le braccia incrociate sul petto. «Sta per Los Angeles Power Destruction» spiega.

Lui sbatte le palpebre e si sforza di non ridere.

«La cosa la diverte?» prosegue la cantante e tastierista, senza staccare lo sguardo da lui.

«Bri, suoniamo?» la apostrofa Michael, il chitarrista alto e magro con il cappellino al contrario.

«Sì, è il caso» concorda Sarah, controllando che la batteria sia ben sistemata.

«Il brano è degli Sugar Ray» spiega il dj Scott XX, mettendosi dietro il computer e un sacco di altra strumentazione.

«Bene. Sentiamo cosa sapete fare» dice l'uomo, appoggiandosi con la schiena contro la porta chiusa della saletta.

Brianna si mette in piedi dietro la tastiera, il microfono già pronto. «Andiamo!» grida, e la sua voce acuta e potente fluisce amplificata.

Anche Michael fa un breve check del suo microfono, poi tutti attendono che lui cominci a suonare la chitarra.

Il loro sound è particolare, vista anche la mancanza di un bassista, degnamente sostituito da DJ Scott XX che si destreggia tra effetti elettronici e la maggior parte delle sezioni di basso, venendo poi supportato da Brianna e la sua tastiera.

I due cantanti si alternano e cantano un verso della canzone a testa, a partire è Michael.

 

You pull my head back watch me bleed
I need it again
No time to move can't even breathe
Your face is stuck in a magazine
Such a bitch
For once do something for yourself

So breathe
Breathe

Breathe

Breathe
You found me out some how you found me out

You found me out some how you found me out

You found me out some how you found me out

 

L'uomo annuisce. «Avete una buona energia e, Brianna, il tuo twang è fenomenale. Michael, tu cerca di essere più energico, altrimenti si noterà un distacco tra te e lei. Sarah, ottimo lavoro con la batteria, e tu... Scott, giusto?»

Il dj annuisce.

«Bravo, complimenti. Siete particolari. Continuate così, ci vediamo dopo» conclude poi, lasciando la stanza.

Brianna sbuffa.

«Che c'è?» le chiede Michael.

«Ho avuto come l'impressione che quel tizio ci prendesse per il culo» commenta la cantante, per poi esibirsi in un grido liberatorio al microfono che fa sussultare i suoi compagni di band.

 

 

I The Millennials sono agitati, ma alla fine sono riusciti a trovare un accordo sul brano da eseguire.

Si tratta di Procrasti-Nation, una delle prime composizioni della band.

Orbel ha curato la stesura del testo, ed è stato lui a decidere che voleva eseguire quel brano. È certo che così la sua band sarà in grado di colpire il giudice.

Stanno finendo di provare la canzone, quando vengono raggiunti da un uomo corpulento che li informa che è lì per aiutarli e supportarli.

«Il brano si chiama Procrasti-Nation ed è un inedito» spiega Niko, entusiasta e voglioso di suonare.

«Bene. Vorrei sentirvi.»

Alina, la violinista, sistema il suo strumento, per poi scoccare un'occhiata complice con il suo fidanzato, Roman, il quale staziona già pronto dietro la batteria.

Orbel lancia un'occhiata a Oscar, il tastierista, che intanto sta battibeccando sommessamente con Roman.

Narducci, il sassofonista, calma gli animi dei due e li incita a prepararsi per riprendere a suonare.

Finalmente la band si concentra e dà il via all'esecuzione.

 

Clear your mind you'll find a way
But if you're flyin high expect delay

Pickin up the pieces of your haunted past trying to fix the problem but the feelin just don't pass
now ya gots to decide what you wanted to do before the problem that you want to solve starts to be you
Temporary instead of a long term solution
Even though you know it cause more confusion
What's gona be the last of evolution
If we all too high to start a revolution
No hesitation, only the strong survive

 

Procrasti-Nation you got to have the drive
Better get your ass up and find a way to survive if you wana make it in this world to stay alive

 

«Chi ha scritto il testo?» chiede l'uomo, dopo aver ascoltato i ragazzi.

Orbel solleva timidamente la mano destra. «Colpevole» ammette con un lieve sorriso.

«È molto bello!»

«Grazie» farfuglia il cantante.

«Se glielo dico io, non mi crede» borbotta Niko, battendo sulla spalla dell'amico.

«Sai, Orbel, dovresti migliorare molto la tua tecnica nel canto. Però siete forti, bravi. Provate ancora, coraggio. Ci vediamo più tardi!»

I sei componenti della band rimangono soli e si scambiano occhiate perplesse.

«Ce la faremo, vedrete!» afferma Roman, per poi eseguire una rullata esemplare.

Alina alza gli occhi al cielo e sorride. Adora l'ottimismo del suo ragazzo, e quasi quasi ci crede davvero che possono farcela.

 

 

«Le band sono pronte per le esibizioni di fronte al loro giudice, e io sono impaziente di sentirli! Sono certa che anche per voi sia lo stesso! Non ci resta che tuffarci alla scoperta di ciò che succederà!» annuncia Katie Sun, per poi lasciare spazio al video successivo.

 

 

Daron, seduto su un'imponente poltrona posta su un lato dell'enorme salone del Troubadour, attende che la prima band lo raggiunga.

Dovranno cominciare i Truemen, e lui è veramente curioso di scoprire cosa faranno per sorprenderlo.

Indossa il suo solito cappello nero ed è infilato in una delle sue amate camicie a scacchi rossi e neri. Tiene le braccia incrociate al petto e sorride appena.

I ragazzi dei Truemen lo raggiungono poco dopo e prendono posto sul palco, sistemando gli strumenti a loro comodo.

«Siamo pronti?» chiede Albert ai suoi colleghi.

I tre fanno un cenno d'assenso, poi cominciano a suonare.

Daron li ascolta e si concentra sui vari strumenti, notando che sono una band ben amalgamata, anche se nota delle imperfezioni nella parte vocale.

Quando i ragazzi finiscono, il chitarrista dei System sorride apertamente e solleva il pollice della mano destra. «Okay, benissimo, grazie mille! Mi fa piacere avervi ascoltato, amici. Potete andare, e mandate qui i D-sharp Minor» dice in tono allegro.

I quattro escono e poco dopo vengono sostituiti dal trio formato da Dean, Cynthia e Cole.

«Sentiamo cosa avete combinato con She's Gone» esordisce il giudice, sistemandosi meglio sulla poltrona.

Dean attacca con il pianoforte, per poi essere seguito successivamente da Cynthia e Cole. L'esecuzione è struggente, trasmette un senso del dramma che colpisce profondamente Daron. Quest'ultimo non riesce a rimanere impassibile di fronte all'incredibile voce del ragazzo, e finisce per sgranare gli occhi e spalancare la bocca senza poterne fare a meno.

Si ritrova in piedi, lo fa in maniera automatica, e si accosta di qualche passo al palco. Non appena i D-sharp Minor finiscono di suonare, dice: «Posso farti una domanda, Dean?».

Il cantante e pianista, sorpreso, non riesce ad articolare una sola parola e si limita a fissare il suo giudice.

«Come riesci a cantare in questo modo da seduto?» domanda infine, senza nascondere del tutto la sua ammirazione.

«Io... ho studiato, tutto qui» si sminuisce il giovane, sorridendo appena, sentendosi imbarazzato e a disagio.

«So che non posso farlo, ma io devo dirvelo: siete salvi, vi porto ai live. Lo decido qui e ora, okay?»

I tre strabuzzano gli occhi e si guardano stupiti ed esterrefatti.

«Daron, ne sei sicuro?» azzarda Cole, accarezzando il mento con fare pensoso.

«Mai stato più sicuro. Non me ne frega se passerò dei guai» afferma ancora il chitarrista dei System. «E ora venite qui e datemi un cazzo di abbraccio, siete micidiali!» strepita, allargando le braccia.

Il primo a muoversi è Cole, seguito poi da Cynthia e infine da Dean.

L'abbraccio risulta goffo e impacciato, ma i ragazzi sentono tutto il calore e l'ammirazione del loro giudice.

Lasciano la sala dopo aver promesso di non dire al resto del gruppo la notizia che hanno appena ricevuto. Non sarebbe giusto nei confronti delle altre band.

I Black Stoner Midnight raggiungono il palco. Hug si siede dietro la batteria e controlla che il microfono sia posto abbastanza vicino a sé, mentre Mud sistema meglio la tracolla del suo basso e rivolge uno sguardo poco amichevole al suo giudice.

Daron sa che è una sorta di costume di scena per il bassista, perciò non si scompone e sorride ai due.

«Vi ascolto» dice.

I ragazzi cominciano a suonare e il chitarrista dei System si immerge nell'ascolto, assimilando i toni oscuri e tenebrosi del brano doom metal. La voce di Hug è penetrante, roca e sinuosa, ha qualcosa di ipnotico.

Mud è un bravo bassista, non perde un colpo, e si muove a ritmo. A Daron viene in mente che questo tizio ha un modo di fare sul palco che gli ricorda un po' Shavo.

Quando il brano si conclude, il giudice annuisce soddisfatto. «Okay, figo. Siete stati bravi! Ci vediamo dopo, mandatemi pure i L.A.P.D.!»

Il duo lascia la grande sala, per poi essere sostituito poco dopo da Brianna, Michael, Scott e Sarah.

«Ci tengo subito a precisare» esordisce la cantante tarchiata, ponendosi di fronte al microfono, «che il nostro acronimo sta per Los Angeles Power Destruction. E stasera distruggeremo tutto!»

Daron scoppia a ridere e si mette nuovamente in piedi. Già quest'atmosfera gli piace. «Fatevi valere, andiamo!» esclama.

I quattro cominciano a eseguire il brano degli Sugar Ray con grande trasporto, Brianna è bravissima con il canto e fatica a star ferma dietro la tastiera. Michael deve ancora migliorare qualcosa nell'interpretazione canora, ma per il resto la band è molto amalgamata e suona bene.

Quando finiscono, il giudice è molto colpito da loro, sorride e li osserva felice.

«Che te ne pare?» gli chiede Michael.

Brianna annuisce, curiosa a sua volta.

«Credo che non possa ancora dircelo» gli fa notare Sarah, sollevandosi da dietro la batteria.

Daron le lancia una breve occhiata e le strizza l'occhio. «La vostra batterista ha ragione. Ci vediamo dopo!»

Brianna e Michael sbuffano, mentre Scott scoppia a ridere. Tutti seguono Sarah fuori dalla sala.

Daron è pronto per ascoltare l'ultima band, e ancora ripensa al fatto che forse ha sbagliato a lasciarsi trasportare dall'entusiasmo nei confronti dei D-sharp Minor.

I membri dei The Millennials salgono sul palco. Roman e Oscar, come al solito, borbottano tra loro, mentre Alina cerca di calmarli. Narducci li ignora, in questo momento deve pensare soltanto al suo sassofono e all'esibizione che lo aspetta. Niko saltella sul posto, controllando che il basso sia perfetto, è già su di giri all'idea di esibirsi ancora di fronte a Daron Malakian. Orbel, infine, sospira e alza gli occhi al cielo.

«Ci siete?» richiama la loro attenzione Daron.

Orbel annuisce senza troppa convinzione. «Ragazzi?»

Roman e Oscar si rivolgono un'ultima occhiata in cagnesco, per poi concentrarsi finalmente su ciò che devono fare.

Il brano prende forma e armonia, quando i sei cominciano a suonare tutti i problemi interni alla band scompaiono, non hanno più alcun senso. Oscar e Roman si scambiano addirittura delle occhiate complici, osservando l'uno il lavoro dell'altro.

Niko si muove come un matto, agita i suoi voluminosi ricci e sorride in continuazione, trotterellando intorno ai suoi compagni.

La voce di Orbel è a tratti incerta, ma il pezzo ha il suo perché.

Quando i ragazzi finiscono l'esecuzione di Procrasti-Nation, Daron si esibisce in un piccolo applauso. «Posso sapere perché avete scelto questo pezzo in particolare?»

Orbel parla timidamente al microfono: «Be', ecco... io ho scritto il testo e mi piaceva l'idea di...»

«Se posso intromettermi» interviene Roman, mettendosi in piedi e raggiungendo il cantante. «Questa canzone spacca. E ci rappresenta» afferma.

Daron annuisce e sorride a tutti e sei. «A dopo, vi mando a chiamare quando avrò deciso.

Oscar è il primo a scendere dal palco, per poi essere seguito dal resto della band.

 

 

Le cinque band sono posizionate nei pressi del palco, dando le spalle alla struttura su cui si sono esibiti poco prima.

Sono tutti agitati, e lo dimostrano in vari modi: c'è chi si mantiene controllato e impassibile, chi si esibisce in smorfie involontarie, chi si tortura le unghie o i capelli con le mani, chi borbotta tra sé e chi tenta di trattenere le lacrime.

«Siamo arrivati al momento più importante di questa giornata» esordisce Daron, facendo il suo ingresso.

Di botto, tutti i rumori svaniscono e cala un silenzio teso.

«Partiamo dai Truemen. Siete stati molto coerenti, avete fatto un pezzo punk in stile punk, e lo avete sporcato ancora di più. Ci sono state delle imperfezioni, ma mi siete piaciuti.»

Albert, Brandon, Jeremy e Caleb si lanciano un'occhiata preoccupata, per niente convinti del fatto che il loro giudice abbia apprezzato sul serio la loro esibizione.

«D-sharp Minor... devo assolutamente fare un annuncio a tutti voi partecipanti: questi tre ragazzi sono già stati selezionati per i live, l'ho deciso non appena li ho sentiti. So che forse non è del tutto corretto, ma non ho saputo resistere. Sono stati eccezionali, e spero che...»

Mud si fa avanti con fare minaccioso. «Cosa cazzo significa? Loro sono già passati? Ma che...»

«Mud, cazzo» farfuglia Hug, afferrando il suo collega per un braccio.

«Con calma. Loro mi hanno convinto subito, ed è una cosa rara. Non prendetevela, vi prego. Ci sono ancora due posti liberi» cerca di rabbonirli Daron, rivolgendo un sorriso dispiaciuto in direzione di Mud.

Dean, Cynthia e Cole sono molto imbarazzati e si sentono a disagio. Alcuni dei loro sfidanti lanciano loro occhiate diffidenti, ma la maggior parte dei ragazzi sembra completamente d'accordo con la scelta del loro giudice.

«Ora parliamo di voi, Mud e Hug» prosegue Daron.

I due dei Black Stoner Midnight smettono di battibeccare e si concentrano su di lui. Mud, il buttafuori, non riesce a far scomparire l'espressione dura e feroce dal viso ampio.

«Il vostro genere è particolare, sicuramente poco usuale per un talent di questo tipo. Avete suonato bene, bravi. Per quanto riguarda i L.A.P.D., be', avete reso giustizia agli Sugar Ray. Michael, devi migliorare a livello vocale per poter tenere testa a una bomba come Brianna, ma chi dice che non potrai farlo?»

I quattro si scambiano pacche d'incoraggiamento e si esibiscono in esclamazioni colorite.

«E per finire... The Millennials. Ho voluto sentire un vostro inedito, e devo dire che siete forti. L'unica nota dolente risiede in te, Orbel. Suoni la chitarra da dio, scrivi dei testi pazzeschi... il canto è un po' da rivedere e sistemare. Per il resto, vi faccio i miei complimenti.»

I sei annuiscono, Roman abbraccia Alina con entusiasmo, e Niko fa un teatrale inchino in direzione del suo giudice.

«Detto questo, devo scegliere solo tre di voi. I D-sharp Minor sono salvi, come già detto.»

Tra i ragazzi si espande un mormorio concitato e permeato da un leggero velo di panico.

«Le due band che verranno eliminate stasera sono...»

 

 

 

 

 

 

NOTE FINALI

Ed eccoci al quarto e ultimo Home Visit!

Innanzitutto, come avrete notato, il capitolo è stato un po' più lungo del solito; questo perché ho dovuto gestire davvero tantissimi personaggi, e non mi andava di dedicare alle band meno spazio rispetto alle altre categorie, perché qui sono tutti importanti allo stesso modo!

Detto questo, riepilogando, a essere state eliminate nella categoria Under Donne sono state Patricia Underwood e Olivia Brooks! Siete contenti o no? John ha fatto la scelta giusta?

Per quanto riguarda questo capitolo, invece, avrete una scelta meno ampia del solito, visto che c'è stato un colpo di scena e il nostro chitarrista ha già deciso di salvare i D-sharp Minor formati da Dean, Cynthia e Cole! Ve l'aspettavate?

Mi sa che qui la sfida si fa dura, ci sono dei talenti impressionanti...

Ma tornando alla parte “burocratica”, anche stavolta dovrete darmi due nomi tra:

   Truemen (formati da Albert, Brandon, Caleb e Jeremy);

   Black Stoner Midnight (formati da Hug e Mud);

   L.A.P.D. (formati da Brianna, Michael, Sarah e Scott);

   The Millennials (formati da Orbel, Roman, Niko, Narducci, Alina e Oscar).

Dovrete inviarmi le risposte per MESSAGGIO PRIVATO entro la mezzanotte del 26 aprile 2019! Ogni risposta esatta, come sempre, avrà il valore di 0,5 punti fino a un massimo di 1.

Tutto chiaro? Non voglio essere ripetitiva o noiosa, ma meglio ricordarvi le regole del gioco per evitare dimenticanze o confusioni XD

 

Prima di lasciarvi, voglio fare un piccolo appunto sulla band The Millennials: loro, in realtà, sono una band realmente esistente. Ho deciso di inserirli perché hanno collaborato con Daron in dei live e perché mi piaceva l'idea di farli mettere in gioco.

Loro, nel tempo, hanno cambiato nome in The Orbellion (dato che Orbel è il loro frontman) e non hanno la stessa formazione che ho inserito io qui. I componenti reali sono: Orbel Babayan (voce, chitarra, tastiera), Heno Mox (basso), Matt “Narducci” Silberman (sassofono), Mesrop Sarkisyan (tastiera, effetti), Ronald Bruner Jr. (batteria), Lacy Rostyak e Ginny Luke (violino).

Io ho pensato di inserire Niko al basso e Roman alla batteria perché insieme a Orbel fanno parte degli Scars insieme a Daron, e Alina mi piaceva come unica ragazza nella band.

Infine, i ragazzi hanno registrato pochi brani, e Procrasti-Nation è uno di questi. Come avrete notato, non vi ho rimandato su YouTube per ascoltarla, ma su SoundCloud, perché l'ho trovata solo lì in versione registrata. Su YouTube c'è solo in versione live!

 

Okay, basta, mi sono dilungata fin troppo!

Aspetto le vostre risposte e... pronti per i live?!

Io non vedo l'ora *-*

Ci sentiamo il 27 aprile con il nuovo aggiornamento

  
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