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Autore: Asia Dreamcatcher    31/03/2019    1 recensioni
Una parola per ogni storia.
Frammenti di vita fatti di paesaggi emotivi, sensazioni, stati d'animo, situazioni che attraversano la vita dei protagonisti creando attimi infiniti e unici, mutando a volte il corso della vita.
[Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cafuné

A Distanza

Cafuné



Michele si stava godendo i primi raggi del tiepido sole di Maggio, seduto comodamente in una delle tante panchine che costellavano il polo linguistico dell’università.

La sessione era alle porte ma lui era un tipo rilassato per natura, che si faceva prendere dal panico all’ultimo minuto, quando ormai non c’era più possibilità di tirarsi indietro e allora sfoderava il suo sorriso caldo e un po’ impertinente, riuscendo sempre e comunque a cavarsela.

«Ehi Mich! Ohi, ci sei?».

Il ragazzo dai capelli castano chiaro osservò l’amico da sopra le lenti scure dei suoi occhiali da sole, muovendo appena la testa in un pigro cenno d’assenso. Si tirò su stropicciandosi il volto, poi la sua attenzione si catalizzò su altro; l’ultima traccia di sonnolenza nei suoi occhi venne spazzata via da una sguardo più attento.

«Sì vedo come ci sei bro!» si lamentò l’altro ragazzo, Stefano, che seguì lo sguardo di colui che era il suo migliore amico e roteò gli occhi al cielo.

«Mich almeno per oggi puoi fare il bravo e non darle noia?» lo supplicò, sapendo bene che le sue parole sarebbero rimaste bellamente inascoltate. Quando si trattava di lei si trasformava in un perfetto idiota.

L’idiota in questione infatti non diede segno di averlo sentito, il suo cuore aveva cominciato a battere talmente forte da sovrastare, in ogni caso, qualsiasi altro suono.

Osservava, come un assetato in mezzo al deserto, la ragazza a qualche metro da lui, di cui era irrimediabilmente innamorato dal secondo anno di liceo e che lei, per contro, detestava.

Perché? Perché era più facile infastidirla, lasciare che lei lo detestasse piuttosto che affrontare ciò che sentiva; averla, rischiare di rovinare tutto e perderla definitivamente non avrebbe potuto sopportarlo. Un vigliacco ecco cos’era, piuttosto di complicare tutto lui preferiva darle noia. C’era chi gli avrebbe detto di crescere e smetterla di comportarsi come un bambino capriccioso e lui sarebbe stato perfettamente d’accordo, ma era più facile così. Semplicemente non voleva che le cose cambiassero.

Lei rise e Michele abbozzò un sorriso a sua volta, anche senza vederla, avrebbe saputo descrivere perfettamente la sua risata: leggera, discreta mentre i suoi occhi si stringevano lucidi di divertimento, creando delle dolci e sottili increspature attorno ad essi.

Si alzò dirigendosi verso di lei e i suoi amici, sentì Stefano, accanto a sé, sbuffare.

«Buongiorno a tutti!» salutò stendendo le labbra in un bel sorriso irriverente e assumendo una faccia da schiaffi.

Il resto dei presenti salutò più o meno calorosamente i due ragazzi, eccetto Daria: sorrise gioviale a Stefano mentre un’occhiata a Michele e il suo sorriso si spense, limitandosi ad un cenno.

Il ragazzo però non si lasciò scoraggiare e con grande nonchalance si avvicinò a lei, la sua mano corse verso il capo e con delicatezza le sfilò l’elastico che teneva stretti i suoi capelli chiari in un precario chignon. I suoi occhi si bearono di quel movimento sinuoso: la chioma le ricadde sulle spalle in ciocche scomposte, spettinate.

Prima che Daria se ne rendesse conto, Michele fece scorrere le sue lunghe dita fra le sue ciocche lisce e setose; il suo cuore accelerò e il suo sguardo si illuminò d’una mesta dolcezza. Era una sensazione bellissima e per pochi attimi immaginò come sarebbe stato chinarsi e baciarle i capelli che profumavano di mandorla e di pulito, abbracciandola dolce e protettivo, come un ragazzo fa con la propria compagna.

Osservò impotente il suo sguardo passare dall’incredulità al puro fastidio.

«Ma che cazzo! Ridammi l’elastico!».

Lui se lo rigirò fra le dita e poi ammiccò impudente;

«Stai meglio coi capelli sciolti».

La guardò mordersi il labbro inferiore più sottile e velato di gloss, arrossire, ma nemmeno per un secondo il suo sguardo pieno di acredine credette alle sue parole.

«Va al diavolo Michele! E’ uno dei migliori che ho, cazzo!» sibilò irritata.

Michele ridacchiò e proseguì verso la lezione, dopo aver fatto un cenno all’amico. Ignorò le proteste di Daria. Niente da fare si disse, quell’elastico era appena diventato il suo portafortuna.




Cafuné: (porteghese) Accarezzare la chioma della persona amata facendo scorrere le dita fra i suoi capelli.

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Buonasera a tutti! Eccoci qui con il terzo capitolo. La parola scelta, come avrete già capito è Cafuné; spero che questo taglio di trama vi sia piaciuto. Cosa ne pensate di questi due personaggi?


Ringrazio chi ha recensito questa storia, chi l'ha inserita nelle liste speciali e chi semplicemente leggendo è giunto fino a qui. Ci vediamo alla prossima storia! Un abbraccio

   
 
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