Capitolo
57
(MISTER
KAPPA)
Danny non protestò quando si rese conto
che Kumals stava prendendo una strada particolarmente
lunga per tornare verso l’appartamento. Aveva la sensazione che scambiare due
parole tra loro a quel punto fosse se non altro il minimo, vista la scena alla
quale aveva appena assistito.
Ma Kumals
procedeva come se stesse semplicemente spensieratamente passeggiando in una
tranquilla mattina estiva per le strade di una cittadina apparentemente
tranquilla, e non sembrava sul punto di iniziare una conversazione seria;
almeno per quanto fosse possibile intuire – dall’esperienza di Danny – quando e
se Kumals stesse per iniziarne una.
Così si decise a farlo lui. Non dovette
sforzarsi per trovare qualche ottimo argomento con cui iniziare, ma scelse
comunque quello più leggero. Forse l’atteggiamento di Kumals
era contagioso, ma si sentiva tutto sommato anche lui improbabilmente e
relativamente tranquillo in quel momento.
«Kappa…» commentò
solo in tono significativo, scoccandogli un’occhiata tra il divertito e
l’incredulo, alzando le sopracciglia.
Kumals si accese una
sigaretta con calma e rimase imperturbabilmente tranquillo. «O, quello è solo
un modo per evitare che Pereira abbia l’ingannevole impressione di potersi
permettere troppa confidenza…»
Danny soppesò la cosa per un momento.
«In altre parole… un modo per darti un’aria di mistero tipo agente segreto e
metterlo in soggezione? Non che sembri difficile, mettere in soggezione
quello…»
«Hum…»
rifletté pacificamente Kumals. «Credo che a metterlo in
soggezione siano di solito gli elementi dei nostri casi. Il resto… beh, anche
se come hai visto non gli piace ammetterlo, dev’essere gratitudine per il fatto
che ci pensiamo noi a togliergli l’incombenza di gestire tali elementi
direttamente. Anche perché sono abbastanza sicuro che non gli basterebbero
diverse vite per riuscire anche solo ad iniziare a comprenderli.»
Danny emise un breve verso sarcastico.
Kumals gli dedicò
un’occhiata divertita di sbieco e gli passò la sigaretta. «D’altro canto…
insomma… tu ti fai chiamare Danny.»
Lui prese la sigaretta e lo guardò
confuso. «Come sarebbe?»
«Beh… immagino non sia il tuo vero nome…
che tu l’abbia scelto dopo che sei diventato un mezzo lupo o qualcosa del genere…» arieggiò Kumals,
agitando appena una mano a mezz’aria.
Danny corrugò la fronte. «Kumals… Danny è il mio nome. Lo è sempre stato.»
Kumals lo fissò per un
istante. «Ah.»
«Sei tu quello che si fa chiamare con
nomi in codice improbabili…» celiò Danny.
«Beh…» Kumals tentò di difendersi appena «Insomma, avevo pensato
che potesse essere usuale per i mezzi lupi cambiare nome o scegliersi uno
pseudonimo… Dopotutto… insomma… ‘Badlands’??»
Danny rise appena, scuotendo la testa.
«Non per tutti, evidentemente. Non tanto diversamente dai… ‘non mezzi lupi’…
direi.»
«Okay. Okay. Ho capito. Errore mio.»
alzò un poco le mani Kumals, prima di riprendergli
scioltamente la sigaretta dalle dita. «E… dimmi. La tua opinione di me è
cambiata molto nel corso dell’ultima ora?»
Danny sollevò le sopracciglia,
guardandolo perplesso. «Per via della tua doppia identità, o per via del fatto
che l’altra tua identità si fa chiamare Kappa?» ironizzò.
Kumals gli lanciò
un’occhiata significativa mentre gli porgeva di nuovo la sigaretta. «Per via
del fatto che all’occorrenza intrattengo conversazioni con Pereira nonostante
la sua professione… e anzi, in realtà proprio per approfittare di essa.»
specificò.
Danny sembrò riflettervi sopra un
momento, quindi scosse la testa e sospirò appena. «Credo di poter dire che… non
finisci mai di stupire, Kumals.»
L’altro annuì un poco, come tra sé e sé,
guardando lungo la via. «Una scelta accuratamente piena di tatto per commentare
il fatto che hai appena scoperto uno dei miei più vergognosi segreti, mezzo lupo…» osservò in un tono scherzosamente formale, assai
simile a quello che usava tempo addietro quando ancora usava quell’appellativo accattivantemente complice, all’inizio della loro
conoscenza.
Danny scosse un poco la testa con un
sorrisetto che gli aleggiava sulle labbra. «Beh, sai… è un segreto abbastanza
orribile da meritare parecchio tatto…» commentò. «Ma
capisco perché l’hai fatto.» aggiunse in tono più sinceramente serio.
«Beh…» fece Kumals, scoccandogli un’occhiata relativamente incuriosita
di sbieco «Lo immaginavo. O lo speravo, perlomeno.»
Danny alzò un poco le spalle, accennando
un sorrisetto divertito.
«Posso anche sperare che ti asterrai dal
parlarne con gli altri, del mio piccolo segreto?» disse ancora Kumals.
Danny gli lanciò un’occhiata sorpresa.
«Vuoi dire che nessuno degli altri lo sa?»
Kumals sospirò.
«Danny… Hai ancora questa assurda convinzione di essere l’ultimo che viene a
sapere le cose o qualcosa del genere?»
«Hum…» fece
Danny, guardandolo dubbioso.
Kumals scosse la testa
con fare rassegnato. «Comunque, Zoal sa che l’ho
fatto anni fa, in un’altra occasione. E Yuta credo lo
abbia intuito, visto che ha sempre evitato di chiedermelo direttamente. Per
quanto riguarda Uther… penso che preferisca far finta di non sospettarlo
nemmeno.»
«Quindi… sostanzialmente stiamo parlando
solo di Ramo…» notò Danny, significativamente.
«Beh… sì.» ammise Kumals
annuendo.
«Okay. No, non sono l’ultimo a sapere le
cose. Io e Ramo lo siamo, tendenzialmente.» corresse Danny.
Kumals emise un verso
pazientemente esasperato, riprendendogli la sigaretta di mano. «Non è affatto
vero…»
Danny lo fissò con intenzione. Kumals tentò comunque di mantenere il suo punto a suon di
spensierata espressione da turista convinto.
Lasciarono ricadere tranquillamente il
silenzio per un poco.
Poi Danny allungò una mano e gli sottrasse
la sigaretta dalle dita. «Kumals… Perché mi hai
portato con te?» domandò in tono pacifico ma attento. «Voglio dire, oltre al
fatto che non ti servivo a niente in questa occasione… Per qualche motivo hai
portato me?» aggiunse, prima che l’altro potesse presumibilmente tentare di
rispondere assumendo una delle sue espressioni da innocente sorpreso.
Kumals lo osservò per
un istante, con calma serietà. «Pensi che avrei dovuto avere un motivo in
particolare?»
«Prima, con lo sbirro, hai detto una
cosa.» ribatté ancora in tono tranquillo Danny «Hai detto che… dovrà fare
affidamento su di me, semmai un giorno dovessi rivolgermi a lui, come se si
trattasse di te.»
«Beh, ho anche specificato che forse non
accadrà mai che tu ti persuada che una situazione sia così terribile da dover
cambiare a tal punto la tua basilare condotta etica, non l’ho forse fatto?»
specificò Kumals, come se cercasse di lasciare ad
intendere di aver mal compreso quale fosse il punto.
Danny lo fissò dritto negli occhi.
«Perché io, Kumals?» gli chiese, direttamente e
semplicemente.
Kumals sospirò
leggermente, e sorrise malinconicamente un poco, lo sguardo rivolto davanti a
sé lungo la strada, a niente in particolare, come se stesse contemplando tutto
e niente insieme.
«Per quanto possa piacermi pensarlo,
dopotutto non sono immortale, Danny. E semmai dovesse accadermi qualcosa… o,
semplicemente se non dovessi esserci quando serve, visto che ora vivo
oltreoceano, o se fossi impossibilitato, o irraggiungibile, o magari in
vacanza… Insomma, per qualsiasi eventualità un domani io non dovessi esserci
all’occorrenza, quando serve davvero, mi piace pensare che niente potrà andare
troppo storto se ci sarai tu, Danny.»
Danny quasi trattenne il fiato, e lo
fissò basito, sbattendo le palpebre più volte. «Hey… Kumals? Che ti prende? Pensavo che fossi convinto che fare
testamento portasse male…» tentò di alleggerire la conversazione.
Kumals emise un breve
verso divertito, accogliendo lo scherzo, ma gli rivolse anche un’occhiata
sorridente e particolarmente gentile e affezionata. «Beh, forse è proprio
quello che sto facendo… Forse. Spero che vorrai tenerti anche questo per te.»
Danny sbatté un altro paio di volte le
palpebre, quindi gli ripassò la sigaretta e scosse la testa, sorridendo un poco
tra sé e sé, in parte ancora stupito, ma anche scettico ora. «In ogni caso… Non
credo che tu stia parlando con la persona giusta.»
«Che cosa vuoi dire?» si informò Kumals, tranquillamente attento.
Danny tornò a guardarlo alzando un
sopracciglio. «Non so… tipo che forse dovresti dire questa cosa a… non so… Zoal? Yuta? Uther?»
Kumals accennò un
sorrisetto alla strada. «Prima di tutto, Yuta mi
darebbe come minimo dell’imbecille.»
«Hum… probabile…» concesse Danny.
«Per quanto riguarda Zoal…»
proseguì Kumals «Lei… beh, come me si ritrova spesso
ad avere a che fare suo malgrado con forze molto grandi e potenti. Di quel tipo
che potrebbero ingoiarti e disgregarti in un attimo… Hai visto cosa è successo
a Castle Mac’Hearty qualche mese fa… o cosa potrebbe succedere ogni
volta… Oh, al diavolo. Checché io possa lasciare intendere a Pereira per fargli
credere che io possa servire davvero a qualcosa, credo che tu possa sapere più
che bene che è lei la nostra vera rete di sicurezza. Qualsiasi cosa possa
andare storta in qualcuna delle situazioni in cui il rischio collaterale è
davvero molto alto, è lei l’unica di noi che avrebbe veramente la capacità di
evitare il peggio. Ma per farlo… non è sempre detto che riuscirebbe ad uscirne
lei stessa.»
Danny si limitò a guardarlo
impressionato. Se non tanto da ciò che stava dicendo, dal fatto che stesse
apparentemente parlando così apertamente.
«Ultimamente ho avuto un po’ di tempo
per riflettere su alcune cose.» continuò Kumals «E ho
avuto l’impressione che troppo spesso io e Zoal
abbiamo dato l’impressione a voialtri di essere… appunto, qualcosa come
immortali. Quelli che in una maniera o nell’altra se la cavano sempre come se
fosse praticamente garantito, quelli che riescono sempre ad evitare il peggio e
a farci saltare tutti fuori da qualsiasi inferno di situazione vittoriosi. Come
se avessimo sempre un piano ‘B’ a prova di qualsiasi cosa. Beh… d’accordo… in
realtà abbiamo sempre un piano ‘B’, e anche un piano ‘C’ e ‘D’, e molte altre
lettere… quasi sempre, in effetti. Tuttavia… decisamente non siamo a prova di
qualsiasi cosa possa capitare. La realtà può essere in ogni momento molto più
fantasiosa della più sfrenata fantasia di tutti noi messi assieme, come tu sai
bene. E forse sono giunto alla conclusione che sia l’ora che almeno qualcuno di
voi si renda conto di essere abbastanza cresciuto da abbastanza tempo da non
dover più guardare a noi come una specie di genitori o… “risolutori assoluti”,
che con il semplice mettere in piedi qualche trucco possono riuscire a
risolvere una situazione con un elegante schiocco di dita come se si trattasse
di un gioco da ragazzi. Insomma, che siete abbastanza svezzati e vaccinati da
poter essere voi da soli a risolvere una situazione da cima a fondo e uscirne
vittoriosi, con o senza di noi.»
Danny non riuscì ad emettere nemmeno
mezza parola, continuando a guardarlo incredibiliato.
Kumals prese un altro
tiro dalla sigaretta con calma. «Riguardo a Uther…» e
sornacchiò una breve risata affettuosamente divertita «Non fraintendermi, gli
affiderei la mia stessa vita. E lo dico con coscienza di causa. Ma a parte le
sue ultime tendenza a lasciarsi un po’ troppo travolgere dai suoi… “problemi
personali”… con una decisa punta di autodistruzione… Semplicemente non è la mia
prima scelta, in questo caso.»
«E io sarei la tua ‘prima scelta’??»
trasecolò Danny, molto più che scettico, e ancora frastornato dall’incredulità.
Kumals gli dedicò uno
sguardo tra l’affettuosamente divertito e il gentilmente attento. «Ti sembra
così incredibile?»
«Onestamente? Sì. Eccome! Tu sai bene
che sono un mezzo lupo, prima di qualsiasi altra cosa. E sicuramente ben prima
di essere un… “risolutore di situazioni paranormali”. Quello è ciò che sei tu.
Non io.» ribatté Danny.
«Non intendevo che devi diventare come
me.» replicò Kumals con calma «Intendevo che, a parte
Zoal, essendo te stesso sarai, o sei già, quello a
cui penserei se dovessi immaginarmi chi possa gestire una situazione
problematica con almeno buone probabilità di risolvere le cose e uscirne vivi.»
«Kumals…»
obbiettò Danny, lentamente e significativamente «Ultimamente quando ci
rivediamo sono appena uscito da un momento di quasi-morte-certa, e tu sei lì
appositamente per farmi una colossale ramanzina…»
«D’accordo, d’accordo…» interloquì Kumals «Ammetto che dovresti lavorare ancora un po’ su questa
terribile tendenza kamikaze che hai… Ma almeno in generale… Suvvia, dai uno
sguardo al quadro generale! Cosa si può vedere? Ti dirò cosa vedo io. E anche
solo in quello che è successo qui negli ultimi giorni. Sei riuscito ad evitare
che Uther facesse del suo peggio in una delle sue…
“crisi autodistruttive” delle più significative che io ricordi. Hai tirato
fuori una giovane mezzo lupa da un miscuglio di lavaggio mentale e possibile
morte per scannamento da parte degli altri accoliti. Hai sconfitto la tua
creatrice ed ex-mentore che voleva farti fuori e scatenare il pandemonio qui.
Hai fronteggiato altri mezzi lupi tenendo tutto sommato al sicuro te stesso,
Uther, Ramo e Valentine. In generale sei riuscito ad evitare che qualcuno
potesse rischiare la giugulare semplicemente camminando per queste strade come
stiamo facendo adesso io e te. E se non fosse stato per il fatto che hai
avvertito anche noialtri di quello che stava succedendo qui, questa intera
città starebbe per precipitare in uno spargimento di sangue non indifferente,
così come anche quei mezzi lupi impazziti non troverebbero una felice fine ad
attenderli dopo di questo, senza che nessun’altro a parte loro ne abbia idea e
cerchi di evitarlo. Quello che vedo io, è che puoi considerarti il fautore di
quello che, se tutto va bene, sarà il nostro evitare che avvenga una
carneficina di umani e mezzi lupi qui e nei dintorni. E… beh, non so se forse
hai qualche problema a vedere per un momento le cose dall’esterno, ma a mia
impressione tu qui hai fatto tutto ciò che potevi e anche di più per evitare il
peggio. E ci sei riuscito fino ad ora, Danny…»
«Può anche essere che me la sia cavata,
ma l’ho fatto aspettando che arrivassi tu!» buttò fuori Danny, prima di
rendersi conto che le implicazioni di quello che stava dicendo non facevano che
confermare quello che Kumals aveva detto poco prima.
Kumals stesso l’aveva
colto perfettamente, notò dalla sua espressione significativa.
Dopo qualche istante di silenzio, Kumals disse con calma paziente «Danny… non esistono i
“risolutori assoluti”… per quanto possa essere più rassicurante guardare a me
e/o a Zoal in questo modo qualche volta. Tutto ciò
che siamo io e Zoal… è tutto quello che abbiamo
guadagnato dall’essercela cavata volta dopo volta nel mentre evitando il peggio
o almeno una parte d’esso… esattamente come hai fatto tu qui. Non è questione
così tanto di risorse o doti particolari, è più che altro questione, credo, di
riuscire un po’ a istinto, un po’ per intuizione e un po’ per fortuna a
individuare dove mirare per trovare ciò che si può fare e a metterlo subito in
atto senza quasi nemmeno doverci troppo riflettere. E poi mettercisi con tutti
se stessi e fino in fondo. E questo, beh, penso sia quello che hai anche tu,
Danny. Il tuo “lieve” problema con la tendenza kamikaze, non è forse questo, in
fondo? Certo, magari col tempo potresti affinare un po’ di più le tue capacità
logiche, abbastanza da trovare alternative valide al buttarti a corpo morto in
uno scontro potenzialmente molto fatale… insomma, un po’ d’astuzia con cui
raffinare la tecnica generale non guasterebbe per niente. Ma comunque… capisci
quello che voglio dire?»
«No… non credo.» scosse la testa Danny,
guardandolo ancora con una certa precauzione incredula e frastornata, come se
non riuscisse a trovare un modo di avere a che fare con quello che stava
dicendo.
Kumals sospirò appena.
«Che tu sei un sopravvissuto, come noi.
Un sopravvissuto naturale. E no, certo che non sei e non sarai mai come me o
come Zoal, questo è ovvio, è il minimo. Ma non è il
diventare come me o lei il punto. Come hai detto, sei prima di tutto un mezzo
lupo, e lo sarai sempre. E probabilmente questo ha aiutato generalmente il tuo
essere un sopravvissuto… e i tuoi istinti sono preziosi per questo tipo di
cose, e non solo dal punto di vista più pratico e tecnico. Ma, insomma, tu sei
come noialtri, un sopravvissuto naturale, ognuno di noi lo è, a modo suo. Ti
risulta forse di esserti mai sorbito insieme agli altri una qualche specie di
“corso di addestramento” da parte mia o di Zoal o di Yuta su come tentare di risolvere questo genere di
situazioni?»
«No… ma… che vuoi dire?» cercò a
malapena di tenere il passo Danny.
«Come ho detto, siete sopravvissuti
naturali. E significa che avete già evitato il peggio o almeno una parte d’esso
la maggior parte delle volte se non ogni singola volta nelle vostre vite. Fino
ad ora, certo, perché domani chissà, come si suol
dire. Ma questo fino ad ora non è qualcosa che ti potresti almeno riconoscere,
Danny? Si tratta semplicemente di guardare cosa traccia la linea che unisce i
puntini che rappresentano tutte le singole situazioni che abbiamo fronteggiato,
e anche quelle che hai affrontato prima ancora di incontrarci…» proseguì
imperterrito Kumals.
«E che cosa traccerebbe…?» chiese Danny
retoricamente benché ancora perplesso, ormai arreso a quel discorso, anche se
non aveva la più pallida idea esattamente da dove o cosa, e soprattutto perché,
fosse scaturito.
«Ciò che sei e ciò che puoi fare, Danny.
Tutto qui. Niente di più e niente di meno.» rispose Kumals
«E per quello che vedo, è una linea abbastanza netta. E che non potrai cambiare
così facilmente, persino se ti ci impegnassi sul serio per farlo. Oppure
potresti darle un’occhiata riconoscendo che questa linea ti appartiene, e che
rappresenta qualcosa di simile a ciò che sei. E che la direzione è già
abbastanza segnata da poter aprire uno scorcio abbastanza ampio per farsi
un’idea di ciò che potresti diventare ancora più di così in ogni tuo prossimo
giorno, qualsiasi siano i giorni che avrai ancora a disposizione nella tua
vita. E se vedi bene e i tuoi occhi non mentono, puoi davvero stupirti così
tanto del fatto che io creda che saresti un degno successore non accreditato
dello spirito che abbiamo sempre messo in ciò che abbiamo fatto come ‘4 di picche’? E intendo… persino quando abbiamo smesso di essere
“ufficialmente” i ‘4 di picche’…» specificò con un
sorriso complicemente sentito.
Danny si sforzò di riscuotersi
abbastanza dal suo stupore da poter dire scherzosamente «Stai dicendo qualcosa
di simile a… ‘4 di picche’ si nasce, non si diventa, Kumals?»
«Beh…» sospirò Kumals,
cogliendo divertito «Ammetto che non sarebbe un brutto slogan per una
maglietta…»
«Non la indosserei mai.» chiarì Danny,
scherzoso ma non poco convinto in proposito, e giusto per sicurezza.
«Stavo cercando di dirti…» disse ancora Kumals «Che puoi anche rifiutarti di indossarla, ma sei
sempre stato un ‘4 di picche’ – qualsiasi cosa possa
voler dire esattamente – ancora prima di inciampare in noialtri, mezzo lupo…»
Danny tacque. Perché aveva l’improvvisa
e strana impressione che quello che gli aveva appena detto avesse una qualche
obliqua e singolare attinenza – o almeno così gli pareva – con ciò che Zoal gli aveva detto in quel sogno, il primo in cui se
l’era ritrovata dentro un sogno, quando ancora era a Castle
Mac’Hearty. Il sogno che
non ricordava ancora così bene. Ma ricordava quella carta da gioco inesistente
che lei gli aveva dato da tenere come se fosse tutto ciò di cui non si doveva
dimenticare, quella sorta di asso e quattro di picche insieme. E ricordava
vagamente frammenti delle sue parole… che qualsiasi cosa fosse già successa o
potesse succedere, e se anche le cose fossero andate diversamente da un
qualsiasi modo di cui si fosse persuasi, si sarebbero incontrati comunque. Per
un momento si chiese se non fosse qualcosa del genere che lei aveva voluto
dire.
«Credo che voialtri vi siate abituati
davvero un po’ troppo a considerarmi il capitano della compagnia o qualcosa di
simile…» disse ancora Kumals.
«Beh, togliendo Zoal…
che è il cervello…» celiò ancora Danny.
Kumals emise un breve
sornacchio divertito. «Esatto.»
«Mi pare che tu sia un buon capitano, tutto sommato…» ammise Danny, se non
altro perché forse Kumals era diventato sul serio
così contagioso che si poteva permettere di dire qualcosa del genere, giusto ed
esclusivamente in un simile momento.
«Oh, lo so…» commentò pacificamente Kumals, non lasciandosi sfuggire l’occasione di rispondere
ad una simile affermazione a modo suo. «Ma vedi… credo di aver capito nel corso
della mia vita che… un buon capitano è qualcuno che per prima cosa si prende
cura e tiene al sicuro i suoi. Ma un ottimo capitano è colui che è disposto a
sacrificarli per vincere la battaglia.»
«Che intendi…?» si stranì Danny,
lanciandogli un’occhiata interrogativa.
«Oh beh… che non voglio mai arrivare ad
essere un ottimo capitano?» disse Kumals, come se non
fosse nemmeno lui del tutto sicuro di quello che stava dicendo. Ma gli lanciò
un tenue sorriso. «Ma tu, Danny, non devi nemmeno preoccuparti di qualcosa del
genere. Tu non hai affatto la stoffa del capitano.»
«E non è appunto quello che stavo
cercando di dire prima?» obbiettò Danny, significativamente.
Kumals sospirò un
poco, divertito e tra sé e sé. E proseguì dando l’impressione di ignorare
totalmente il suo commento.
«E dal momento che sei prima di tutto un
mezzo lupo… se c’è qualcosa che credo di ammirare sinceramente nei lupi… anzi,
due cose… ebbene, esse sono… la saggia capacità di cercare sempre come prima
cosa – ove esista – la strada per la sopravvivenza. Non solo la loro.
Paradossalmente, nel cercare di evitare in ogni modo lo scontro diretto e
mortale, sembra quasi che cerchino anche quella per il loro avversario. Come se
volessero fare di tutto per evitare sempre che finisca nel peggiore modo possibile,
per quanto siano messi alle strette. E poi l’altra cosa. Forse la mia
preferita. Ecco, sì, questa… che metterebbero l’incolumità di coloro a cui
tengono, dei loro compagni di branco, al di sopra di qualsiasi cosa.»
«Non ti sapevo un… appassionato di
documentari sui lupi…» commentò Danny, occhieggiandolo.
«Mpfh…! Ad
ogni modo… se c’è qualcosa che vorrei per i ‘4 di picche’,
non è la “vittoria”. Ma che alla fine potessero sempre portare tutti quanti a
casa la pelle. E magari la capacità di trovare ogni volta la scappatoia più
opportuna e vicina per fregare la morte. Come una riserva di assi nella manica
per truccare la partita quando si mette male. Ricorda… siamo sempre stati prima
di tutto dei bari che… qualsiasi cosa possa sembrare che siamo ora… che cosa
poi? Una specie di… “salvatori dell’umanità” contro quei tuoi conspecifici
impazziti? Hà!» disse Kumals.
Danny lo considerò con sincera
confusione.
«Oh, non fare quella faccia stupita,
ora. Comunque possano ingannevolmente sembrare le cose ad una prima vista
superficiale, noi non siamo una specie di “ultima risorsa per la salvezza
dell’umanità”, o castronate di tal fattispecie. Ogni
tipo di potere dà alla testa, prima o poi. Ed ogni causa da condurre come una
specie di crociata porta prima o poi a farsi accecare dal miraggio di un
sacrosanto sacrificio, piuttosto che mirare alla scappatoia più utile. E credo
che nessuno di noi due abbia bisogno di dover per forza finire a meditare di
notte in un cavolo di giardino di ulivi sapendo che all’alba morirà, senza
nemmeno tentare di tagliare la corda, o di cercare di ottenere perlomeno la
soddisfazione di far seriamente pentire a chi sta arrivando a farlo fuori di
avere mai avuto una simile intenzione. E, soprattutto, credo che si rischi di
essere terribilmente ipocriti a lottare contro un gruppo di mezzi lupi accecati
da una fede se si è altrettanto accecati da un’altra fede.»
«Okay… credo di averti definitivamente
perso, ora.» ammise Danny «Stai dicendo che cercare di impedire che quei mezzi
lupi facciano una strage qui sarebbe una crociata o…?»
«Sto dicendo che io e te, Danny, e gli
altri, non saremo mai l’ultima speranza dell’umanità. E per fortuna! Gli esseri
umani sono dotati di eserciti e bombe e quant’altro… di certo un gruppetto di
mezzi lupi impazziti non può essere una seria minaccia.» esplicò Kumals.
«E fin qui…» commentò Danny.
«Quindi, stiamo solo cercando di evitare
il peggio. Come l’inizio di una guerra. Dopotutto, credo che la sopravvivenza
dell’umanità non sia mai un sacrosanto obbiettivo a cui tendere. Il punto è
piuttosto evitare come si potrebbe ridurre l’umanità. Non è mai, in fondo, il
non morire, ma come ci si riduce finché si è vivi, la cosa più temibile di
tutte.»
Dopo un momento di silenzio, Danny prese
fiato con calma e disse «Sai che se non ti conoscessi abbastanza da cogliere le
sottilissime implicazioni di quello che stai dicendo, ora come chiunque sarei
perfettamente convinto che hai appena detto esattamente il contrario di quello
che affermavi poco fa, vero? Il che mi porta a dire che… hai ragione. Sei
sprecato come capitano. Dovresti fare il filosofo.»
«Oh, beh, un giorno mi troverò una
montagna tutta per me da cui dispensare perle di saggezza, non ti preoccupare.»
commentò salacemente Kumals.
«Non me ne preoccupo affatto.» ribatté
Danny, sostenendo senza sforzo il tono complicemente
scherzoso «È proprio così che immagino la tua versione di pensionamento…»
«Mhm... Già.»
concesse Kumals, con un accenno di verso fintamente
offeso e più che altro divertito, già distratto dal suo tornare a contemplare
con aria svagata la cittadina sonnecchiante nel calore estivo. Sospirò appena,
con un ché di quasi sollevato e conclusivo, e allungò un braccio attorno alle
spalle di Danny tirandolo cameratescamente un poco contro il fianco mentre
proseguivano, sottraendogli scioltamente con l’altra mano la nuova sigaretta
che lui aveva appena finito di confezionare e accendersi.
Danny lo lasciò fare, scoccandogli
appena uno sguardo divertito e critico di sbieco. Lo meravigliava ancora l’espressione
di singolare serenità sul volto di Kumals, che ora
sembrava persino accentuatasi. Per quello, ma non solo, si guardò bene dal
rompere ancora il tranquillo silenzio con cui proseguirono verso l’appartamento.
Poco ma sicuro, Kumals
sapeva sempre come essere imbarazzante, in un modo o nell’altro. Ed era una
sorta di sport condiviso da tutti gli altri degli (ex)4-di-picche – o attuali ‘indefinito
gruppo casuale riunito all’occorrenza o più che altro dall’occorrenza’ – il finire
per cercare di fare istintivamente di tutto per non dargli l’occasione di
poterlo essere ancora di più.
Soundtrack: Wicked Campaign (The Modest Mouse)
Note Inutilità dello scribacchiatore:
Sicuramente
esistono diversi personaggi chiamati Mr. K qui e là. Non che li volessi
richiamare, affatto, ma non potevo fare altrimenti, vista qual è l’iniziale del
nome… Di sicuro c’è una Mr. K in ‘the Blacklist’, dal
soundtrack della quale proviene anche la canzone di cui sopra tra l’altro.
Se
vi siete persi/e più di una volta cercando di seguire il filo del discorso di Kumals, non preoccupatevi: è del tutto normale.