Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Teo5Astor    24/04/2019    21 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13 – Doppia promessa
 
 
 
5 luglio
 
«Bulma, ho quasi finito di sistemare anche questo armadietto» avviso la mia amica, ancora chinato e seminascosto dall’anta del mobile posizionato in un angolo del laboratorio di scienze che la sto aiutando a riordinare. «Inizio ad averne le palle piene, però» sbuffo, piuttosto stufo di questa pausa pranzo. Lazuli è ancora a Kagoshima, purtroppo, mentre Lunch è con le sue solite amiche, per fortuna. Non smanio di girare per la scuola fingendo di essere il suo ragazzo.
«Guarda che non ti ha chiesto nessuno di aiutarmi, scimmione che non sei altro! E guai a te se rompi qualcosa!» mi sgrida Bulma, guardandomi male, per poi riprendere a scrivere qualcosa sui suoi appunti. In effetti mi sono proposto io, le do una mano volentieri con tutto quello che ha fatto per me. Inoltre qui posso stare tranquillo, il che non è male in questo periodo allucinante che devo vivere fino alla pausa estiva.
«Ehi, Bulma!»
L’inconfondibile voce di Vegeta attira la mia attenzione, mentre finisco di posizionare dei contenitori di vetro e delle ampolle nel mobile.
«Vegeta!» risponde Bulma, sorpresa, guardando fuori dalla finestra. Il laboratorio è al piano terra della scuola e il mio amico ha gli allenamenti di calcio in questa pausa pranzo. Non lo vedo dalla mia posizione, ma le sta parlando direttamente dal cortile. «Come mai qui? Hai bisogno di qualcosa?»
«Stavo cercando quel deficiente di Rad, l’hai visto? O sta giocando a fare il fidanzatino con la primina? Tsk, che coglione!»
«Immaginavo fossi qui per lui…» sbuffa Bulma. «Comunque è…».
«Sì, è qui il coglione!» mi intrometto io, rialzandomi e dirigendomi verso la finestra. «Ciao Prince, sento la tua puzza di sudore fin qui» ghigno, alludendo al fatto che è ancora vestito con la sua maglia numero nove del club di calcio, con tanto di scarpette ai piedi. «Vabbè, vi lascio soli… mi sento di troppo qui» aggiungo, dirigendomi verso l’uscita del laboratorio e chiudendo la porta alle mie spalle.
Quella stessa porta che, un secondo dopo, si riapre di scatto, rischiando di travolgermi.
«Ma sei scemo?!» sibila Bulma a denti stretti, afferrando la mia camicia e strattonandomi minacciosa. È decisamente rossa in faccia, fatico a restare serio. È raro vederla perdere la calma. «Non devi lasciarci soli apposta! Vegeta se ne accorgerà!»
«Se bastassero solo queste piccole cose se ne sarebbe già accorto da un pezzo… è più ottuso di quanto tu creda su certe cose» ribatto a bassa voce, tornando a guardare Vegeta che ci osserva dalla finestra, perplesso e irritato.
«Dai, te lo spiego dopo in classe, Rad!» mi grida, accennando un saluto con la mano e corricchiando via. «Mi sono rotto le palle di aspettare, tsk!»
«Intendo che si sarebbe dovuto già accorgere dei tuoi sentimenti, come me ne sono accorto io senza che tu me ne abbia mai parlato prima…» riprendo, mentre Bulma molla la presa sulla mia camicia e abbassa la testa.
«Già… ma tanto sarebbe solo un problema se anche se ne accorgesse…» sospira lei.
«Se vuoi gli parlo io» propongo.
«No, Son-kun… non voglio…» sospira di nuovo, stringendo i pugni. «E poi… e poi lui è già fidanzato e non mi sembra una cosa corretta» aggiunge, voltandosi e rientrando nel laboratorio, trascinandomi con sé stringendo il mio polso. «Dai, facciamo una pausa adesso. Ho voglia di parlare d’altro».
«Ormai è passata una settimana e non ci sono più stati loop temporali» comincio, seduto sul mio solito sgabello davanti a Bulma, che nel frattempo si è preparata un caffè e lo sta bevendo stando ben attenta alle mie parole. «Mi chiedo se sia davvero chiusa qui questa storia».
«Forse è come avevi ipotizzato tu all’inizio» spiega lei, appoggiando la tazza sul tavolo da lavoro. «Quella primina con cui fingi di stare insieme era il Demone di Laplace, che continuava a tirare il dado finché non ha trovato un futuro a lei conveniente. Dal momento che è soddisfatta della situazione attuale non sente bisogno di tirare di nuovo il dado, secondo me».
«Però non sembra essere conscia di tutto questo» le dico.
«Se lo fosse, sarebbe veramente un demone in tutto per tutto» conclude Bulma, socchiudendo i suoi occhi azzurri e fissandoli nei miei. «Ora ho bisogno della massima concentrazione per fare un esperimento, ci vediamo dopo in classe» mi liquida.
 
Appena fuori dal laboratorio mi imbatto in Marion, che mi fissa con aria truce e le braccia incrociate sotto al seno. Sembra arrabbiata… strano, eh? E sembrava mi stesse aspettando, purtroppo.
«Ciao bellezza» le sorrido, facendo per andare oltre con le mani in tasca.
«Dobbiamo parlare, Son!» esclama, stridula. «Sul tetto, lì non ci disturberà nessuno!»
«Se devi dichiararmi il tuo amore puoi farlo anche qui, non ho voglia di fare quattro piani per questo» ghigno.
«Seguimi e basta! Quanto ti odio!» ringhia, camminando a passo di carica verso le scale, mentre io la seguo passeggiando con le mani intrecciate dietro la nuca. «Muoviti!» mi incalza, voltandosi e lanciandomi un’occhiata carica di rabbia.
«Ti verranno le rughe prima che avrai compiuto vent’anni se continui a fare quelle facce…» la provoco.
«Ah! Davvero?! Davvero, davvero, davvero?!» grida, con voce da oca e lo sguardo terrorizzato, cominciando a massaggiarsi la faccia freneticamente con entrambe le mani.
La osservo perplesso, prima di scoppiare a ridere.
«Sei… sei uno stronzo!» sbraita, paonazza e imbarazzata, proprio mentre raggiungiamo la terrazza sul tetto della scuola.
«Cosa avevi bisogno, bellezza?» le chiedo, guardando il monte Fuji che si innalza davanti a noi in tutto il suo splendore.
«Non ti avevo detto di stare alla larga dal mio Veggy?!»
“Il mio Veggy”… ma che cazzo mi tocca sentire?!
«Non ci vado mica a letto insieme, tranquilla!» le sorrido sghembo.
«Sto parlando seriamente!» sbotta, stringendo i pugni e avvicinandosi a me. «E che rapporto c’è tra lui e quella secchiona del laboratorio di scienze?! Li vedo parlare insieme spesso!»
«Chiedilo a Vegeta perché parla con lei. Siamo tutti e tre in classe insieme, nel caso non l’avessi notato…» sbuffo, mettendo di nuovo le mani in tasca.
«E invece me lo devi dire tu perché parlano! Sei suo amico, no?!» ringhia, mentre i suoi occhioni azzurri carichi d’odio si fissano nei miei. «Dimmelo, dimmelo, dimmelo!»
«Mi sembri più irritata del solito oggi, bellezza» le rispondo tranquillamente. «Sei costipata, per caso? No, perché nel konbini vicino a casa mia vendono un prodotto che dicono faccia miracoli e se vuoi…».
«Mi fai schifo! Muori!» sbraita Marion, paonazza, correndo verso le scale. «Fai davvero schifo!» aggiunge, prima di rientrare sbattendo la porta.
«Mangia più fibre, almeno!» le urlo, in tutta risposta.
 
«Prince, una volta questa cosa mi divertiva, ma ora ammetto che inizia a fracassarmi i coglioni» dico a Vegeta, al termine del nostro turno serale al “Kame House”. «È venuta ancora la tua ragazza a rompermi le palle per te, io non so più come prenderla, sinceramente».
«Io non so più che cazzo dirle» sbuffa Vegeta. «Non so perché fa così, non la capisco! Tsk!»
«Non ti dico di scegliere “o lei o me” perché sembreremmo una coppietta noi due, ma il succo del suo discorso è quello».
«Che schifo pensare a me e te come una coppia!» ride Vegeta. «Non farmi vomitare!»
«In effetti ha più un bel culo lei di me, capirei la tua scelta» rido a mia volta.
«Questo è ovvio, ma, tette e culo a parte, non avrei dubbi se dovessi scegliere» sbuffa di nuovo Vegeta.
«Non ti chiedo di scegliere, Prince» gli dico, guardandolo serio negl’occhi. «Ti chiedo di pensare a te stesso, prima di tutto. So che sei ottuso, ma credo tu sia in grado di capire se sei felice o meno, adesso» aggiungo, mentre lui distoglie lo sguardo dal mio. «O se potresti esserlo di più grazie a una persona che ti capisce davvero, e che magari è più vicina a te di quanto tu possa immaginare».
Il mio amico si volta di scatto e torna a guardarmi in faccia, perplesso. «Non stai parlando di te, vero?»
«Secondo te, coglione?» ribatto, alzando gli occhi al cielo.
«No, abbiamo già detto che faremmo schifo!» ride. Niente, non ci arriva proprio che sto parlando di Bulma. «Ma tu come fai a far funzionare le cose con una ragazza vera e una finta come stai facendo in questi giorni?»
«Guarda, non vedo l’ora che finisca tutto questo» sbuffo. «Ho voglia di vivere alla luce del sole la mia storia con Lazuli».
«Ero indeciso se dirtelo o meno, ma devi sapere che girano voci poco piacevoli su Lunch. Mi sembrava giusto fartelo sapere, visto che l’ho letto sul gruppo congiunto del club di calcio e di quello di baseball» mi spiega Vegeta.
«Cioè?»
«Dicono che è una troia che va con tutti… e che voi due state scopando alla grande».
«Scommetto che è partito tutto da quel pezzo di merda di Wolf, vero?»
«Sei perspicace, Rad. Se hai bisogno di una mano fammi un fischio» dice Vegeta, scrocchiandosi le dita e ghignando.
«Lascia perdere, basto e avanzo io».
 
 
7 luglio
 
«Piantala di fare quel muso lungo» sorrido a Lunch, seduta da sola su una panchina in attesa del treno alla fine delle lezioni. Ha lo sguardo corrucciato e stringe forte al petto la sua cartella.
«Senpai!» esclama, sorridendo a sua volta.
«Dicono che ci danno dentro alla grande quei due!»
«Quella è una che la dà a tutti!»
«Era già nota per fare queste cose nella sua vecchia scuola!»
Mi guardo intorno, mentre Lunch abbassa la testa mestamente, e vedo diversi gruppetti di studenti che bisbigliano guardandoci male, pensando di non essere visti. Basta così poco per creare un’etichetta, quell’atmosfera in grado di rovinare la vita a una persona. A volte basta anche solo una persona che abbia un po’ di influenza e carisma sugli altri per generarla. Uno senza scrupoli.
Uno come Yamcha Wolf.
Ma a volte basta uno con un po’ di coraggio e che sa cosa deve fare per annullarla, per impedirle di svilupparsi prima che sia troppo tardi.
Uno come me.
«Ah, ah, ah! Le primine di oggi sono proprio indemoniate, eh?!» ride sguaiatamente Wolf, arrivato proprio in quel momento sulla banchina insieme a due suoi amici del club di baseball. Li conosco di vista, mi pare si chiamino Tensing e Riff. Due sfigati come tanti altri, per quanto mi riguarda. Ridono anche loro, ormai a un paio di metri da noi. Sento gli sguardi della gente addosso. I vari gruppetti si zittiscono all’improvviso. Vogliono godersi la scena, immagino.
Guardo Lunch, a testa bassa e con gli occhi pieni di lacrime. Muovo un passo verso Wolf e gli ghigno in faccia. A un passo da lui. Lo fisso negl’occhi, a testa alta.
«Tu che cazzo vuoi?!» ringhia, stringendo i pugni, affiancato dai suoi due amici che lo imitano. «Sbaglio o mi hai riso in faccia?!»
«Non sbagli, sei più intelligente di quanto pensassi» esclamo ironicamente, senza smettere di sorridergli sghembo. «E non ho ancora finito… è un problema?»
«Non prendermi per il culo!» sbotta, alzando il tono della voce.
«Non ti sto prendendo per il culo, ti sto solo dando del coglione» gli rispondo, un istante prima di ricevere un pugno all’altezza dello zigomo, così forte da farmi girare la faccia leggermente. Ma non faccio neanche un passo indietro.
Sento delle urla intorno a me.
«Senpai!» grida Lunch, alzandosi e stringendomi un braccio. Mi volto verso di lei e le sorrido, allontanandola delicatamente.
Mi faccio scrocchiare il collo un paio di volte e torno a guardare Wolf. Sembra stupito. Ghigno di nuovo, piegando la testa verso la mia spalla e sgranando gli occhi. «Avevo giusto un po’ di prurito sulla guancia, ti ringrazio» gli spiego.
«Come cazzo fai a essere ancora in piedi?!» grida Wolf, sgranando gli occhi a sua volta.
«Sai, a un certo punto della mia vita ho imparato a non indietreggiare neanche per prendere la rincorsa» gli spiego, mentre mi faccio scrocchiare le dita delle mani. «E sai un’altra cosa? Adesso mi è venuto un po’ di prurito anche alla mano destra» aggiungo, prima di stampargli un gancio destro nello stesso identico punto in cui me l’aveva sferrato lui.
Lo guardo crollare a terra, lungo disteso sulla schiena, neanche fosse un birillo colpito da una palla da bowling.
«Yamcha-san! Yamcha-san!» piagnucola quello che presumo sia Riff, inginocchiato accanto a lui, mentre gli scuote le spalle.
«Tu… tu! Cosa gli hai fatto?!» sbraita l’altro, Tensing. Fatico a distinguerli, entrambi rasati e con l’unica differenza dell’altezza diversa.
«Niente di più e niente di meno di quanto non mi abbia fatto lui prima» spiego tranquillamente, facendo un passo verso Wolf, mentre il vociare intorno a noi si fa sempre più insistente. Mi abbasso verso di lui e lo sollevo per il bavero della sua camicia.
«Lascialo stare!» protesta Riff, con voce stridula. Mi basta guardarlo un secondo per zittirlo.
«Adesso ascoltami bene» sibilo, rivolto a Wolf. «Riesci a sentirmi?»
Mi risponde facendo cenno di sì con la testa. Riapre anche gli occhi. Meno male, sarebbe stato un bel casino lasciarlo qui svenuto. E poi non ho ancora finito con lui. Certo che è proprio messo male, non pensavo di averlo colpito così forte.
«Quelli come te che vanno in giro a dire stronzate sulla gente e che si inventano le cose mi stanno sul cazzo» gli spiego. «Sono solo dei poveri falliti che pensano di riempire la loro vita rovinando quella degli altri. Se fossi al posto tuo, io mi vergognerei di vivere» aggiungo, spintonandolo di nuovo a terra e riprendendo a guardarlo dall’alto. Mi metto le mani in tasca, mentre i suoi amici lo aiutano a mettersi seduto sulla banchina. I suoi occhi neri carichi d’odio e di paura si fissano nei miei. Carichi di umiliazione, soprattutto.
«Se dovessi sentire ancora girare le stronzate che hai inventato su di lei…» riprendo, indicando Lunch. «Sappi che ti verrò a cercare, e la prossima volta potrei avere prurito a entrambe le mani. E verrò a cercare anche voi due, falliti del cazzo» aggiungo, guardando prima Tensing e poi Riff. «E vi darò così tanti calci nel culo da farvi ricrescere i capelli fino a farli diventare più lunghi dei miei».
«Senpai, basta così…» sussurra Lunch alle mie spalle, tirandomi leggermente la camicia.
«No, devo dirgli ancora una cosa» rispondo, muovendo un altro passa verso Wolf e appoggiando la suola della mia scarpa sulla sua fronte. Lo colpisco senza imprimere troppa forza, giusto per farlo cadere di nuovo disteso a terra.
«Tu la devi smettere di andare in giro a parlar male delle ragazze che dici di farti, anche perché secondo me sono tutte cazzate e sei un gran segaiolo!» sbotto.
«C-come ti permetti!» farfuglia, rimettendosi di nuovo a sedere.
«Tu ti vanti sempre delle tue fantomatiche conquiste, no? Ma la realtà è che non hai rispetto delle donne, per questo mi stai sul cazzo» riprendo. «Io non ho problemi a dirti che sono ancora vergine perché, semplicemente, non ho ancora trovato quella giusta. E non sarò mai uno che illude una ragazza solo per portarsela a letto».
Mi interrompo e lo guardo fisso negli occhi, mentre la gente intorno a noi è sempre di più. Leggo la paura nei suoi occhi, sento l’odore del sangue. «Ora chiedile scusa per tutte le cazzate che hai messo in giro su di lei» gli ordino, indicando Lunch. Lui resta in silenzio, distogliendo lo sguardo dal mio. «Muoviti!» sbraito.
«S-scusa…» sussurra, senza guardarla.
«Dai, andiamo» dico a Lunch, afferrandole un polso e trascinandola via da quel caos. «Prendiamo il prossimo treno, ho voglia di fare un giro» aggiungo, facendo per abbandonare la banchina. «Ah già, Wolf! Ti conviene lavarti la faccia, ieri ho schiacciato una cacca di cane proprio con la scarpa che ti ho pestato sulla fronte!» concludo ridendo, prima di uscire dalla stazione con Lunch.
 
«Non avrai esagerato, senpai?» chiede Lunch, mentre ci dirigiamo verso la spiaggia.
«Uhm… fammi pensare… no!» esclamo, ridendo.
«È vero, non hai esagerato!» ride a sua volta. «Però… ecco… grazie!»
«Non devi ringraziarmi. Non sopporto certe cose, è più forte di me» rispondo, fermandomi a osservare il mare. Penso a Lazuli, a cosa starà facendo adesso. A quanto mi manca. E a quanto ho fatto anche per lei tutto questo. Perché non sopportavo girassero certe voci su me e Lunch, visto che tra un paio di settimane, se tutto andrà bene, torneremo ad essere una coppia alla luce del sole.
«Sai, ho pensato tanto alle parole che mi hai detto l’altro giorno in infermeria» riprende Lunch, distogliendomi dai miei pensieri. Si è accucciata e fai dei disegni nella sabbia col dito. «”A me basta il giudizio di una sola persona. Anche se il mondo intero dovesse odiarmi, per continuare a vivere e a sorridere mi basterebbe sapere che quella sola persona ha bisogno di me”» aggiunge, imitandomi. Ha ragione, sono le esatte parole che ho usato io, mentre parlavo con lei e pensavo a Lazuli.
«Da Radish Son ci sono sempre lezioni importanti da imparare» le sorrido scherzoso, prima di tornare a guardare il mare.
«Sai, prima ho avuto la sensazione di essere davvero la tua ragazza…» sospira, sorridendo malinconica. «Mi sono sentita importante, e non mi era mai successo».
«Se devo fingere di essere il tuo fidanzato per altre due settimane ci tengo a fare le cose per bene» le spiego. «E ci tengo che la gente non vada in giro a dire cazzate su di te, perché so quanto possano far male certe voci».
«Io… io penso che nessuno si spingerebbe a tanto per una finta fidanzata» sospira di nuovo, rialzandosi e guardandomi dritta negl’occhi. Arrossisce, allunga la mano verso la mia e la stringe.
«Non fraintendermi» le dico, ritraendo la mano delicatamente. «L’ho fatto per te, ma l’ho fatto anche per Lazuli. E poi l’ho fatto perché sono un perfezionista, se devo interpretare un ruolo lo faccio bene!» sorrido.
«Guarda che lo sapevo, eh!» ride a sua volta Lunch. Anche se la sua risata mi sembra un po’ forzata e i suoi occhi mi appaiono tristi. Ma forse mi sbaglio. Perché dovrebbe essere triste? L’ho appena tirata fuori dai guai, no?
Restiamo in silenzio a guardare il mare, lei mi sembra imbarazzata. La suoneria del suo telefono mi distoglie dalle mie riflessioni.
«È un messaggio di Lucy-chan!» esclama Lunch, cominciando a digitare sul cellulare. «Dice che sei stato un figo e che Wolf-senpai l’ha proprio delusa!» aggiunge, ridendo.
«Se le è bastato un pugno e un po’ di cacca di cane in faccia per farle passare la cotta, direi che non era una cosa così seria» sbuffo divertito. «Dai, andiamo adesso».
«E-ecco, senpai… devo dirti una cosa» sussurra Lunch, mentre riprendiamo a camminare. «Io non l’ho ancora fatto».
«Fatto cosa?» la provoco, apposta per metterla in imbarazzo.
«Intendo che sono ancora vergine, scemo!» sbotta, paonazza, stringendo i pugni.
«Davvero credevi che avrei dato retta a quella voci?!» rido di gusto.
«Smettila di ridere, cretino!» ribatte, corrucciata. «Non lo credevo, ma volevo esserne certa!»
«Ma mica mi avevi detto che avevi già avuto un ragazzo, in passato?» le chiedo, ricordando che mi aveva confidato questa cosa quando ci siamo conosciuti meglio.
«Era una bugia» sospira. «Ma non avevo scelta, le mie amiche hanno detto di aver avuto un fidanzato alle medie e, ovviamente, si aspettavano che ne avessi avuto uno anch’io».
«Tutto chiaro» le dico, scuotendo leggermente la testa. «Ma io non ti giudico continuamente come fanno queste tue “grandi amiche”. Potevi dirmi la verità».
«Io… io credevo che mi avresti preso in giro se ti avessi detto che non ero mai uscita con nessuno» sussurra Lunch, abbassando la testa. «Cioè, tu hai una storia con una come Lazuli Eighteen e una insignificante come me ti chiede di fingere di mollarla e di stare con lei perché ha paura del giudizio degl’altri. Non volevo… non volevo che pensassi che sono una sfigata».
«Non ho mai pensato che tu fossi una sfigata» le dico, serio. «Né tantomeno penso che tu sia insignificante. Però, se vuoi saperlo, credo che sei una che si fa troppe paranoie e che dà troppo peso a quello che potrebbero pensare di lei gli altri».
«Lo so…» sospira malinconica, scalciando una conchiglia sulla sabbia, prima di fermarsi improvvisamente. «Senti, senpai» sussurra, a testa bassa. «Io… io vorrei sdebitarmi per tutto quello che stai facendo per me e per quello che hai fatto oggi davanti a tutti…».
Mi avvicino a lei e le sollevo il mento tra indice e pollice, per imporle di guardarmi in faccia. Ha gli occhi lucidi e sta anche arrossendo.
«Facciamo così» le sorrido. «Quando questa bugia sarà finita, dovrai restare mia amica».
Lei sgrana i suoi occhi color nocciola per un lungo istante. Stringe i pugni, prima di abbracciarmi. «Diventerò la tua migliore amica, senpai!»
 
«Ciao Là, non puoi capire quanto avevo voglia di sentire la tua voce oggi!» esclamo al telefono, appoggiato coi gomiti al davanzale della finestra di camera mia. È stata una lunga serata al lavoro, ma sentire Lazuli mi ripaga di ogni fatica. Anche se ci sono milletrecento kilometri a separarci, oltre a un bel pezzo di mare.
«Hai su le mutande almeno?»
«È un dettaglio irrilevante» sorrido, immaginando lo stia facendo anche lei. «Tanto mi eccito lo stesso se parlo con te».
«Cosa devo fare con te, Rad?!» sospira, fingendosi esasperata.
«Venire qui il prima possibile, ad esempio».
«Domani arrivo, oggi siamo riusciti a finire le riprese
«Davvero?! E cosa aspettavi a dirmelo?!»
«Lo sai che mi piace tenerti sulle spine» risponde sadica.
«E mi piaci per questo!» rido. «Allora, tutto bene le riprese di oggi?»
«Sì, il regista ha detto che sono andata alla grande! E la mia nuova manager dice che nell’ambiente si sta parlando molto del mio ritorno e del fatto che non ho perso lo smalto di un tempo
«Non avevo dubbi, Là. Ho sempre creduto in te… ti ammiro fin da quando eravamo bambini».
«Lo so, Rad. E le cose che mi dici tu… beh, ecco… sono le uniche che contano veramente per me…» sussurra.
Sento il cuore battermi più forte. Mi sembra di essere improvvisamente così leggero da potermi teletrasportare in un istante fino a Kagoshima. Non desidererei altro. Mi manca troppo il contatto con lei, il suo profumo. Il suo calore e i suoi occhi di ghiaccio, l’ossimoro più bello che potessi mai incontrare sulla mia strada.
«Là…».
«Sì?»
«Ti amo. Ti amo un casino».
Lei resta in silenzio, e mi sembra di poter sentire i battiti del suo cuore attraverso il mio cellulare.
«Rad… quando finirà questa situazione? Io voglio che torni tutto come prima. Io… lo voglio e basta… cioè, ti voglio per me e basta…» sussurra con disarmante sincerità, indifesa come solo lei sa essere in certi momenti.
«Sono stanco anch’io di tutto questo, te lo assicuro. E vivere certe cose in prima persona è sempre più difficile per me. Tra una decina di giorni sarà tutto finito. Penso… che siamo stati bravi a prendere questa decisione Là, ad aiutare una persona che aveva bisogno» sospiro.
«Mi spiace non essere lì con te, per aiutarti in tutto questo…».
«Davvero ti dispiace?» la provoco, sapendo benissimo dove andrà a parare.
«In realtà no, perché non sopporterei di vederti fare il finto fidanzato di un’altra, anche se sono al corrente di tutto. Infatti penso che verrò il minimo indispensabile a scuola nei prossimi giorni» ribatte, improvvisamente gelida. È semplicemente adorabile.
«Ti adoro quando fai così, Là… quando sei sweet and psycho!» ghigno, certo che lo stia facendo anche lei.
«Com’è stata la tua giornata, Rad? Sei uscito con quella primina? Ci ha provato con te?!»
«Frena, frena!» rido. «In realtà oggi ho fatto a botte con uno in stazione…» sussurro.
«Che cosa hai fatto?! Razza di scemo di un Rad! Ma possibile che ti lascio solo un attimo e ti cacci nei guai?!» grida lei, probabilmente svegliando l’intero hotel in cui alloggia. «Ti sei fatto male?! Hai perso sangue?! Sei andato a farti visitare?!»
«Potrai visitarmi tu stessa domani» le dico maliziosamente. «Se vuoi possiamo giocare al dottore…».
«Sono serissima, cretino!» ribatte, gelida.
«Uffa… vabbè, Yamcha Wolf mi ha dato un pugno in faccia e non mi ha fatto niente, io mi sono limitato a restituirglielo. Il mio, però, l’ha sentito eccome».
«Wolf non è quello che si era dichiarato alla tua primina? È per colpa sua che stiamo vivendo tutto questo…» ringhia.
«Sì, proprio lui. È uno stronzo colossale, tra l’altro».
«Perché ti ha dato un pugno? Non dovevi farti coinvolgere, stupido
«Perché ha messo in giro delle voci secondo cui Lunch già alle medie la dava a tutti…».
«E… ?»
«E che io e lei lo facciamo come conigli anche se ci siamo appena messi insieme…» sbuffo.
«Allora dovevi anche spaccargliela quella faccia da lurido bavoso che si ritrova!» sbraita Lazuli, perdendo di nuovo il suo abituale aplomb. Mi viene da ridere. Ma mi sento anche tanto orgoglioso che sia così gelosa di me.
«Non sopportavo che su Lunch girassero delle voci inventate da lui, perché so benissimo quanto possano far male, ancora di più se si è fragili come lei» riprendo. «E, soprattutto, non volevo che tutti pensassero che io lo sto facendo con lei, visto che dopo la pausa estiva vorrei tornare a scuola insieme a te come una vera coppia» aggiungo, con estrema sincerità. «Ho detto davanti a tutti che sono vergine, non me ne frega un cazzo se qualcuno mi prenderà per il culo. A me interessa averla con te la mia prima volta, il resto non conta».
«Non cambierai mai tu, Rad…» sospira Lazuli dolcemente. Immagino stia sorridendo. E immagino sia il suo modo per dirmi che è fiera di me, in fondo. «Spero solo che la tua adorabilissima e fintissima fidanzatina non abbia frainteso il tuo gesto. Mi auguro che non complicherà le cose» aggiunge, con ben altro tono.
«Ho spiegato tutto anche a lei, dopo. E le ho detto che la considero una mia amica. Punto».
«Speriamo… non è che mi convinca del tutto, quella lì…» sbuffa Lazuli, prima di restare qualche secondo in silenzio. «Rad, stai guardando anche tu il cielo?»
«Sì, Là».
«Sai… mi manchi e volevo sentirti più vicino, come mi hai insegnato tu».
«Scommetto che le stelle brillano un po’ di più stasera a Kagoshima».
«Perché?»
«Perché le stai guardando tu, da lì. E, dalla mia finestra, le vedo tutte più luminose verso sud. Non può essere un caso».
«Rad…».
«Dimmi».
«Non vedo l’ora che sia domani… ho voglia di essere felice…».
«Anch’io, Là… e ti prometto che saremo felici».
 
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci qui, un capitolo pieno di avvenimenti come vi avevo detto! Prima di tutto, la doppia promessa del titolo si riferisce a quella che si fanno Rad e Lunch sul restare “amici” e quella che poi alla fine si fanno Rad e Là sull’essere “felici”.
Voi cosa dite, sapranno mantenerle queste promesse? Soprattutto Lunch, dopo tutto quello che è successo tra Rad e Yamcha? E Là, siete felici che ritorni finalmente a Fujisawa?
Spero vi sia piaciuto il confronto tra Rad e Yamcha e quello che dice il nostro capellone, speriamo solo che la primina non abbia equivocato! I miei complimenti vanno a Shanley e a Martina che hanno beccato Tensing, mentre Riff non l’aveva pensato nessuno. Per quanto riguarda Crilin, invece, posso già dirvi che farà una piccola comparsata molto più avanti e sarà coetaneo di Goku.
C’è stato anche un piccolissimo momento VegeBul, ma è subito arrivata la nostra Marion, come sempre amatissima da tutti. E meno male che c’è lei, altrimenti la più odiata sarebbe Lunch in questa storia! ;-)
 
Comunque, nel prossimo capitolo non comparirà Lunch e sarà interamente dedicato ai nostri Rad e Là: siete contenti?
Lazuli torna da Kagoshima dopo più di una settimana e penso che sarà un capitolo molto bello, sia per quello che faranno i nostri che per le cose che salteranno fuori. Là, infatti, racconterà una cosa inedita successa un anno prima, quando lei era al secondo anno e Rad era un primino.
Io ve lo dico, il titolo sarà “Il ritorno della coniglietta”, quindi non escludo che potremmo anche rivedere la nostra bionda dagli occhi di ghiaccio con il suo costume da coniglietta del cap. 1. A tal proposito, se qualcuno vuole fare un altro disegno di Bunny Lazuli come aveva già fatto la Misatona, sarà super gradito da allegare al prossimo capitolo! :-)
Cosa succederà se davvero lei indosserà di nuovo quel costume? E perché dovrebbe farlo?
 
Come sempre ringrazio tutti voi che state seguendo con grande entusiasmo questa storia e contribuite a farla crescere ogni settimana, io non vedo l’ora di leggere quello che ne pensate e mi fa sempre troppo piacere! Grazie quindi a tutti voi che mi lasciate il vostro parere, a chi vorrà farlo magari in questo capitolo per la prima volta, a chi legge e a chi ha inserito la long nelle varie categorie!
Spero abbiate passato dei bei momenti tra Pasqua e Pasquetta, per il resto ci vediamo mercoledì con “Remember me” e già domenica con “Mythos”!
A presto!
 
Teo
 
 
   
 
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Teo5Astor