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Autore: piccolo_uragano_    01/05/2019    6 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Devo dirvi un paio di cose.

Ho pensato a questo capitolo per dei mesi. 
Ci ho pensato perchè non avrei mai immaginato di arrivare a pubbliccarlo: pensavo che questa storia sarebbe morta dopo qualche capitolo, come le altre cose che scrivo. E invece eccoci qui. Più di cento capitoli. 
Ho iniziato a scrivere questa storia quando avevo meno di quindici anni. Ne ho appena compiuti venti. Se c'è una cosa di cui vado fiera, spegnendo queste candeline, è essere cresciuta insieme a questa storia. Scrivere è una di quelle abilità in cui si migliora solamente esercitandosi, e ricevere ogni volta il vostro calore ed entusiasmo, per più di cento capitoli, mi ha permesso di poter arrivare a scrivere un capitolo del genere, raccontando uno degli eventi più toccanti nella storia di ogni Potterhead. 

Detto ciò: buona lettura. 
Spero di non deludervi. 
Ci vediamo dall'altra parte. 



Il castello s’innalzava davanti a loro, mentre le luci si accendevano e spegnevano con fare agitato. L’atmosfera era tesa, ed era chiaro che, dalla mattina dopo, niente sarebbe stato più come prima.
«Abbiamo avuto una vita meravigliosa»
Sirius guardò Martha, senza capire.
«Qualsiasi cosa succeda, Padfoot» continuò lei. «noi abbiamo avuto una vita meravigliosa»
Lui annuì, con sguardo nostalgico, perdendosi nei suoi occhi. «Ti amo, Martha Redfort»
Anche lei annuì, e sorrise, come se la cosa la stupisse ancora. «Più di ieri e meno di domani»
Sirius le posò un delicato bacio sulle labbra, permettendole a malapena di chiudere gli occhi. «Non lasciarmi mai la mano» le sussurrò.
«Mai»
 
Kayla riusciva a vedere il sudore sulla fronte di Harry anche a metri di distanza: era più che chiaro che fosse stressato, che la cicatrice gli facesse male, che stesse per urlare e che non fosse felice di essere lì, sebbene Neville gli stesse offrendo il loro aiuto e supporto.
La Stanza delle Necessità non faceva che allargarsi e riempirsi, e questo era tanto spaventoso quanto gratificante. Avevano fatto un bel lavoro, alla fine. Avevano tenuto insieme tutto quanto fino a quel momento. Ed era chiaro che quella sarebbe stata la notte della svolta, pensò, stringendo ancora più forte la mano di Fred.
«Lascia che ti aiutiamo!» stava dicendo Neville.
«Non puoi lasciarci in questo casino!» stava invece strillando Dean.
Kayla cercò lo sguardo di suo fratello, sapendo che in qualche secondo lo avrebbe catturato tra gli altri. Quando Harry la guardò, lei non dovette alzare la voce per farsi sentire sopra agli altri.
«Non puoi fare sempre tutto da solo, Harry Potter» lo disse con tono calmo, sapendo che lui l’avrebbe sentita.
Robert, distante altri sei o sette metri, annuì, rendendo il vocio della folla ancora meno insistente. «Non serve sapere tutto, ma quel che basta per poterti aiutare»
Hermione, più vicino ad Harry, gli sussurrò qualcosa all’orecchio, con aria più che convinta, mentre Robert strizzava l’occhio alla sorella.
E Harry si convinse: richiamò l’attenzione ed il silenzio generale, con il suo fare da capitano. Spiegò che erano alla ricerca di un oggetto appartenuto a Priscilla Corvonero, che era importante per sconfiggere Voldemort.
Cercò lo sguardo di Kayla varie volte durante il discorso, e la trovò sempre pronta ad annuire e sorridere: non perché sapesse cosa stesse dicendo Harry o se lo stesse dicendo nel modo giusto o sbagliato, ma perché aveva semplicemente bisogno di un supporto.
E se c’era un supporto nella vita di Harry Potter, quello era la sua famiglia.


«Niente, niente lo fermerà!» squittì Vitious.
«Ma ci sono molte cose che lo possono rallentare» protestò la Sprite.
Martha si guardò attorno, credendo di essere finita in uno dei suoi peggiori incubi da adolescente: una riunione dei suoi insegnanti.
«Harry, tesoro, di cosa hai bisogno?» domandò Martha con tono calmo.
«Di tempo, mamma» rispose lui, premendo su ogni lettera dell’ultima parola.
Martha annuì, lentamente. «Allora è quello che avrai»
Stava per guadagnare l’uscita ed abbandonare quello scenario incomprensibile, ma una voce familiare la fermò.«Oh, Redfort» piagnucolò Lumacorno. «sei sempre stata così … sfacciatamente entusiasta …»
«Professor Lumacorno» lo appellò Sirius, ben saldo alla mano della moglie. «Mi dispiace usare questo tono con lei, professore, ma è un po’ di tempo che ho la crescente necessità di dirle che … è arrivato il momento per lei di alzare il culo, ecco»
Lumacorno sembrò scioccato da quelle parole, e i due Malandrini non poterono fare a meno di sorridere.
«Già» gli diede man forte Remus. «dimostri a tutti che anche lei può essere uno con le palle»
Ninfadora si coprì il viso per nascondere le risate, mentre Martha scuoteva la testa, sorridendo come una volta.
Minerva diede le ultime dritte: la scuola andava evacuata e protetta. I maggiorenni potevano scegliere di restare e combattere, ma gli studenti più giovani andavano accompagnati fuori, con la maggior prudenza possibile. «E Horace, per carità» aggiunse. «Non ti impedirò di lasciare il castello con i tuoi ragazzi, se lo vorrai. Ma se qualcuno tenta di sabotare la resistenza o prende le armi contro di noi, allora combatteremo per uccidere»
«Minerva!» s’inasprì lui.
«È venuto il momento che la Casa di Serpeverde decida da che parte stare, Horace»
«E sa già cosa le direbbe la sua studentessa preferita» aggiunse Martha, inarcando un sopracciglio, per poi ufficialmente guadagnare l’uscita dopo aver fatto un cenno del capo a Harry e alla McGranitt.
Non diede il tempo a Lumacorno di chiederle se parlasse di Kayla o di Lily, ma – Martha ne era certa – entrambe avrebbero risposto nello stesso modo.

Kayla rimase stupita di come Fred salutò Oliver Baston, Katie Bell e gli altri ex studenti con un tale entusiasmo, nonostante la situazione si facesse sempre più tesa. La Stanza delle Necessità ora era davvero stracolma, pensò, mentre anche i suoi genitori entravano nella stanza, accompagnati da Remus, Tonks, Aaron, e dai Weasley.
Martha si avvicinò a Kayla e la strinse forte a sé, mentre Molly diceva a Ginny di andarsene e mettersi in salvo.
Sirius baciò la fronte della ragazza, che, per la prima volta, lo vide con le lacrime agli occhi.
«Non ti chiederò di andartene» le sussurrò, con la voce spezzata, prendendole il viso tra le mani.
Martha rimase scioccata dal fatto che le avesse lasciato la mano, ma, dopotutto, stava stringendo uno dei loro figli, quindi non era così diverso dal tenerle la mano.
Anche la voce di Kayla si spezzò. «Papà …»
«Non dire niente, principessa, non dire niente. Ci ho messo dieci anni per riuscire a guardarti negli occhi, e a  volte ancora non ci credo, che ci sono riuscito»
Robert strinse la madre da dietro, come a volerle guardare le spalle.
«Non ti chiederò di andartene, di scappare, perché so che non lo faresti, e perché so che non saresti tu, se lo facessi. Però ti chiedo di stare attenta, ti prego di stare attenta, perché non posso perdere nessuno, stanotte: nessuno. Intesi?»
«Ti voglio bene, papà» sussurrò lei, stringendolo forte, senza nascondere le lacrime. Lui ricambiò l’abbraccio, per poi chiedere a Robert di unirsi.
Martha rimase a guardarli per qualche secondo: definitivamente, avevano avuto una vita meravigliosa. Robert la trascinò nell’abbraccio prendendola per il polso, e quando fu lì in mezzo, ci fu solo una cosa che le venne  da dire.
«Ci vediamo a casa, famiglia Black»
Qualcuno uscì dal tunnel, qualche secondo dopo, mentre Fred cercava di convincere Molly a lasciare che Ginny combattesse con loro.
«Sono in ritardo? L’ho saputo solo ora, e …»
Nessuno mosse un dito, riconoscendo Percy.
Molly, però, scoppiò in un pianto stridulo.
Aaron tirò una leggera gomitata al nipote. «Un altro Weasley?» sussurrò.
«Terzogenito!» rispose Robert rapidamente.
Percy non li aveva sentiti. «Sono stato uno scemo, un idiota, un … un …»
«Un deficiente schiavo del Ministero e avido di potere» disse Fred, con aria tranquilla.
«Fred!» lo richiamò Kayla immediatamente.
«No, no! Ha ragione, non avrei saputo dirlo meglio!»
Anche la famiglia Weasley si abbracciò, mentre Sirius recuperava la stretta della mano di Martha.
Fred sciolse subito l’abbraccio, per evitare di piangere. «Bene, signori, ora che ci siamo tutti, proporrei di spostarci al piano di sopra, o ci perderemo tutti i Mangiamorte migliori!»
«Fred» lo richiamò di nuovo Kayla.
Lui si voltò per guardarla. «Non dire niente»
Avrebbero voluto che quello fosse un momento solo loro, e che durasse di più: dopotutto, se lo meritavano. Ma la situazione era quella che era, e ogni secondo passato lì dentro era un’occasione sprecata.
Fred tornò sui suoi passi e mise le mani sulle piccole spalle di Kayla.
Aveva negli occhi una luce d’amore e nostalgia indescrivibile. «Ci vediamo a casa»
«Dimmi che mi ami»
Lui arrossì, leggermente. «E perché adesso?»
«Perché magari non ci torno intera, a casa»
Kayla non lo aveva mai visto, ma ne era più che certa: gli occhi di Fred, ora, erano colmi di lacrime che lui non avrebbe mai lasciato andare. Posò la sua fronte contro quella della ragazza, per poi prenderle le mani e stringerle così forte da farle quasi male.
«Prova a farti un solo graffio, Kayla Lily Black, e giuro che ti tengo il broncio per un mese»
Era la prima volta, da che ne avesse memoria, che negli occhi di Fred vedeva della paura. Aveva le mani fredde e la voce tremante.
Probabilmente, nessuno a parte lei poteva sentire che la voce del rosso fosse tremante. Ma era questo a renderli loro: solo lei poteva vedere quanto temesse l’esito di quella nottata. Solo lei poteva capire la sua paura, perché lei la provava in egual misura.
«Dimmi che mi ami»
Più volte avevano avuto conversazioni su chi amasse di più l’altro: lei sosteneva di averlo amato sempre, e di averci solo messo del tempo ad accorgersene. Lui sosteneva di essersi innamorato di lei giorno dopo giorno, imparando le piccole cose che la rendevano lei, imparando a riconoscere certi dettagli che forse neanche lei davvero conosceva.
Non erano riusciti a capire quale amore fosse più forte.
Quello che era certo era che il loro amore avrebbe potuto spostare le montagne, se fosse stato necessario.
Quello che era certo era che il loro amore sarebbe sopravvissuto a tutto, se fosse stato necessario.
Anche a una notte come quella.
Lui chiuse gli occhi. «Ti amo da impazzire»
Poi si rivolse a Sirius, che aveva buona parte del viso nascosto nella mano.
«Posso?» chiese, riacquistando il suo tono spavaldo e il suo sorriso Malandrino.
«Oh, devi» rispose lui, fingendo di soffiarsi il naso per coprire la commozione.
Fred stampò sulle labbra di Kayla un bacio tanto veloce quanto passionale.
«Comunque il padrino sarei io» specificò Remus, sorridendo.
«E Fred, quando avremo finito, mi dovrai raccontare tutta la storia!» si lamentò Oliver Baston, dal fondo della stanza. «Ora, usciamo e facciamo vedere chi siamo»
Fred prese per mano Kayla e tutti insieme lasciarono la Stanza delle Necessità.


 

Martha, Sirius e Robert erano intenti a rafforzare gli scudi attorno all’ala Est, quando una voce gelida e fin troppo riconoscibile invase le loro teste.
«So che vi state preparando a combattere»
Non c’era angolo del castello che non fosse invaso dalla voce di Lord Voldemort.
«I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi
In Sala Grande, gli studenti più giovani urlarono.
«Io non voglio uccidervi
Aaron si era messo istintivamente davanti a Harry, come se servisse, come se potesse proteggerlo.
 «Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts: non voglio versare sangue di mago»
Kayla, Fred, George, e Ginny, rimasero immobili in mezzo al corridoio del terzo piano.
«Consegnatemi Harry Potter, e lascerò la scuola intatta»
Nel silenzio assordante, Remus Lupin gonfiò il petto.
«Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati»
Martha fece un respiro profondo e riprese a lanciare scudi, ignorando il gelo provocato dalla voce.
«Avete tempo fino a mezzanotte»
Martha scosse la testa. «Vaffanculo!» disse, con tono deciso.


Aaron camminava con aria sicura per i corridoi di un castello che non aveva mai visto prima. Dietro di lui, un gruppo di studenti con le cravatte verdi e argento, borbottava qualcosa. Quando ebbe raggiunto il punto indicato da Remus, si voltò verso di loro.
«Bene, figlioli. Sulla strada troverete qualche mago dai capelli rossi e la mia prode nipote, che staranno proteggendo il passaggio: ignorateli, qualsiasi cosa succeda. Come ho detto, staranno proteggendo il passaggio per farvi arrivare a casa sani e salvi. Il minimo che possiate fare per facilitare loro questo compito, è essere svelti e silenziosi»
Una ragazzina bionda alzò la mano.
«Non sono concesse domande» sentenziò lui, senza sembrare arrabbiato.
«Chi diavolo è lei?»
«Aaron White Redfort. Ma questa, mia cara, è una storia troppo lunga» sentenziò, per poi indicare l’ingresso del passaggio. «Fate buon viaggio»
Il gruppo di giovani studenti raggiunse l’ingresso con aria perplessa, scrutandolo fino all’ultimo secondo. Lui alzò le spalle e chiuse  il passaggio, pronto a ripartire. Un’esplosione rimbombò lungo il corridoio, ed il soffitto iniziò a sgretolarsi.
Aaron non poté fare a meno di controllare l’orologio che teneva al polso: le undici e quarantacinque.
«Non è troppo di parola, questo Voldemort …»
 
Lo Scudo lanciato da Martha fu così veloce che Alecto Carrow a malapena se ne accorse. Ci mise poi, qualche secondo per Pietrificarla e farla fluttuare verso un’aula buia, senza preoccuparsi di quanto male l’impatto con i banchi potesse farle.
Sirius se la stava vedendo con l’altro Carrow, un po’ più alto e piazzato, ma comunque molto goffo e lento nel rispondere. Martha lo Disarmò alle spalle. Poi indicò con il mento la stanza in cui aveva nascosto Alecto, e Sirius eseguì senza dire nulla.
«Redfort!»
Martha sfilò la Cruciatus con agilità, mentre Sirius Disarmava anche Mulciber, che appariva più pallido e magro che mai.  «Che piacere rivederti» disse, mentre, con un colpo di bacchetta, lo appendeva per i piedi al soffitto, mentre Sirius Pietrificava anche lui.
Martha si avvicinò, e si chinò per aver il viso più vicino al suo. «Non ti uccido perché voglio essere quella che ti porta ad Azkaban, Mulciber»  sussurrò, con un sorriso più che Malandrino. «Ma ti lascio, qui, a sorvegliare un po’ la situazione, che dici? Sarai un po’ come … un lampadario» con un leggero movimento del polso, appese anche la corda che gli teneva i polsi al soffitto. Poi, lo salutò con la mano, mentre Sirius rideva.

Remus, Robert e Aaron erano in netto svantaggio numerico, ma le loro bacchette erano perfettamente in grado di pareggiare con gli incantesimi di tutti i Mangiamorte che li circondavano.
Nessuno dei tre aveva intenzione di uccidere, non era nelle loro corde.
Nel momento in cui uno di loro, con il volto mascherato, urlò: «Lì c’è qualcuno di invisibile!», indicando un punto in cui stavano candendo dei calcinacci attorno ad una sagoma invisibile, però, Robert si sentì quasi costretto a Schiantarlo verso una parete che stava cadendo, per poi guardarlo mentre rimaneva sotterrato dalle macerie.
C’era una sola persona che possedeva un Mantello dell’Invisibilità. «Corri!» urlò quindi al fratello. Non sapeva perché dovesse ancora nascondersi, ma sapeva che sicuramente aveva un ottimo motivo.
«Fa che sia prudente» sussurrò Remus accanto a lui, schivando un perfetto Anatema Che Uccide.
«Cerca di esserlo un po’ anche tu» gli disse Aaron.



Martha sentì il bisogno di doversi sedere da qualche parte: sentì letteralmente il bisogno di liberare le gambe di tutto quel peso che era la sua esistenza, in quella notte. Prese posto su un macigno di pietra e guardò Neville con gli occhi pieni di puro terrore.
«Ha detto che era parte del piano» sussurrò il ragazzo. «Mi dispiace, Martha, io … io pensavo lo sapessi»
Robert gli batté una pacca sulla spalla. «Non ti preoccupare» gli disse. «Sono sicuro che Harry sa quello che fa»
«Sa quello che fa e allora si consegna?!» Aaron non aveva mai alzato la voce così tanto. Robert si ritrovò a fissarlo senza sapere cosa dire, mentre Martha rimaneva seduta a fissare il vuoto.
«Scusate, io … non volevo urlare»
«Beh è la cosa più umana che io ti abbia visto fare da quando ti conosco» rispose Robert, sorridendo. Aaron ricambiò il sorriso, e per un attimo sembrò tutto normale.
«Pulce, tu sanguini» disse Martha in un soffio, osservando la gamba di Robert.
In effetti, Robert aveva i vestiti fatti a brandelli, e sulla gamba sinistra era fin troppo visibile un taglio che andava dal ginocchio alla caviglia, roteando attorno al polpaccio, senza esitazioni.
Il ragazzo si trovò però ad alzare gli occhi al cielo: aveva quasi vent’anni e i suoi genitori ancora lo chiamavano pulce. «Si, beh» disse, cercando di spostarsi dalla visuale della madre. «Non è che io e quei Mangiamorte ci siamo seduti a prendere il tè e fare quattro chiacchiere, ecco»
Martha, mantenendo la sua espressione vuota, si sporse in avanti e allungò il braccio verso la sua gamba. Lui esitò, ma poi si riavvicinò.
Lei alzò gli occhi dopo pochi secondi.
«Chi è stato?» chiese, senza cambiare espressione.
«Non lo so, mamma» sbuffò lui. «Non so se hai notato, ma hanno il viso coperto»
«Robert, questa è roba pesante» insistette lei, continuando a fissare il taglio.
Robert stava per rispondere prontamente, ma un freddo troppo conosciuto gli invase le ossa, e Lord Voldemort parlò di nuovo.
«Harry Potter è morto»
Martha balzò in piedi come se l’avessero spinta.
«È stato ucciso. Stava fuggendo, per mettersi in salvo mentre voi davate la vita per lui. Vi portiamo il suo corpo a dimostrazione che il vostro eroe è caduto»
La donna iniziò a scuotere la testa e si incamminò a testa alta per i corridoi, senza correre, ma con passo troppo rapido per essere quello di un essere umano. Aaron, Robert e Neville non poterono fare altro che seguirla, camminando più veloce che riuscivano.
«Abbiamo vinto la battaglia. Avete perso metà dei vostri combattenti. I miei Mangiamorte vi superano in numero, e Il Ragazzo Che È Sopravvissuto è morto. La guerra deve finire. Chiunque continui a resistere, verrà ucciso insieme a tutta la sua famiglia»
Alla parola ‘famiglia’ Robert ebbe una chiara visione di Anastasia, addormentata con la mano sul viso, nel lettino accanto a quelli di Nicole e Gabriel. Sentì un brivido lungo tutta la schiena.
«Uscita dal castello, ora. Inginocchiatevi davanti a me e verrete risparmiati»
Erano ormai arrivati alla fine delle scale quando Martha vide Sirius, ed il suo volto sembrò recuperare colore. Lui, alla vista della moglie, scosse la testa.
Si erano separati con la chiara missione di cercare Kayla.
«Né lei, né Fred» sussurrò, con voce spezzata. Martha fece un respiro più che profondo e raggiunse Padfoot per afferragli la mano. Si assicurarono che Robert e Aaron fossero accanto a loro, e poi ripartirono, a testa alta.
Furono tra i primi a raggiungere il giardino, furono tra i primi a vedere Harry immobile tra le braccia di Hagrid.
Ciò che succedette dopo risultò abbastanza confuso: Martha urlò così forte che dopo qualche secondo si ritrovò con la bocca aperta, senza emettere suono. Si accasciò a terra, ma Sirius la fece rialzare, chiuso in un pianto silenzioso.
Kayla riapparì, ma in uno stato troppo confuso perché Aaron riuscisse anche solo a fermarla.
Robert si reggeva ad Hermione, o forse era Hermione a reggersi a Robert, mentre Ginny era inginocchiata a terra e tirava pugni alle pietre sotto di lei.
Mentre Voldemort dava loro degli illusi, Neville cercò di attaccarlo, ricevendo la gloriosa offerta di unirsi ai Mangiamorte. Voldemort allora annunciò che non ci sarebbero più stati Smistamenti a Hogwarts, che i colori di Salazar sarebbero bastati, mentre Aaron e Sirius dovevano contenere Martha fisicamente perché non corresse verso Hagrid ed Harry.
Voldemort chiamò a sé il Cappello Parlante, lo bruciò sulla testa di Neville, mentre Robert riusciva a liberarlo dal Pietrificus senza farsi vedere, e dalle ceneri del Cappelli nasceva, immancabilmente, una spada di cui tutti avevano solo sentito parlare.
Neville fu velocissimo: mozzò la testa al serpente accanto a Voldemort come se nella vita non avesse mai fatto altro. Robert si fece sfuggire un «wow!» guadagnandosi parecchie occhiatacce, ma non gli importava.
Non gli importava perché il corpo di Harry era sparito, e tutti avevano ricominciato ad urlare.
«Non è ancora finita» sussurrò Robert a sua madre, accarezzandole i capelli.
«Ci puoi giurare»
La voce di Harry proveniva dal nulla, perché dietro di loro non c’era nessuno. Ma era stata forte e chiara, al punto che Martha, Sirius e Robert non riuscirono a fare a meno di sorridere.

Aaron aveva imparato a duellare da solo, troppo piccolo per poter sfidare qualcuno. Sapeva a malapena parlare, eppure sapeva duellare. Sua madre aveva sempre giurato che non avesse preso da lei, perché lei era una donna goffa e con dei riflessi davvero lenti, ma nel corso della sua vita aveva fatto del suo meglio per non far mai mancare niente a quel piccolo duellante.
Ora, Aaron duellava con una mano dietro la schiena con due maghi ben più veloci di lui, ma il suo viso non tradiva emozioni e, salvo qualche graffio o leggera ustione, riusciva a cavarsela egregiamente.
Nel momento in cui Martha gli si affiancò, l’intesa fu vincente e i due uomini bendati furono in netto svantaggio.
I due muovevano la bacchetta nello stesso modo, alla stessa velocità, come se si fossero esercitati per ballare insieme.
Quando quei due Mangiamorte dai volti coperti furono fuori gioco, una risata fredda e conosciuta attirò l’attenzione di Martha: Bellatrix stava combattendo contro Robert e Sirius. Immediatamente, li raggiunse e si mise tra loro.
«Lei è mia» ringhiò a denti stretti, con gli occhi colmi di ira.
«Oh!» esclamò Bellatrix, con un leggero saltello all’indietro. «Non mi hai mai fatto paura, Martha Redfort»
«La paura è un sentimento che non mi appartiene» replicò immediatamente Martha, avvicinandosi e continuando a sferrare colpi di bacchetta velocissimi. «Credo sia più qualcosa che appartiene a quel bastardo del tuo padrone»
Lei si sentì toccata nel vivo ed attaccò con più rapidità. Sorrise, senza allegria. «Ho appena capito dove Harry ha imparato a lasciare che gli altri morissero per lui! Da te!» Riuscì a schivare la Cruciatus di Martha per un soffio. «Pensaci, Redfort! Tuo padre cerca di vendicarti per quel mio piccolo scherzo a Londra: ucciso! Sto per uccidere Sirius, finalmente, ma tu e tua sorella vi mettere di mezzo: uccisa! Ora, mammina corre per difendere il primogenito: indovina?»
Fu veloce, quasi invisibile: qualcosa le tagliò la gola, e Bellatrix si trovò accasciata a terra, per la prima volta coperta del suo stesso sangue.
Martha coprì la distanza tra loro e si chinò per guardarla negli occhi. «Non avrei mai voluto farlo, ma l’ho dovuto fare, sai, per mio padre, mia sorella, e anche perché hai solo pensato di torcere un capello a uno dei miei figli: indovina
Le strizzò l’occhio e si alzò, per lasciarla lì, permettendole di vivere da sola i suoi ultimi istanti.



Il secondo duello fu ancora più duro: Sirius, Robert e la McGranitt stavano fronteggiando Voldemort in persona, più pallido e più umano che mai. Martha era stata ferita da Mulciber, nel frattempo, e Molly la stava medicando mentre Ginny la teneva ferma. Kayla era dispersa, così come i gemelli, e Remus e Tonks non si vedevano da ore. Tutta la Sala Grande non aveva occhi che per quella battaglia di bacchette, che sembrava essere infinita. Martha avrebbe giurato che Molly la stesse medicando da ore, eppure era più che chiaro che non fosse neppure l’alba.
Le quattro bacchette lanciavano fiammate di ogni colore, e Robert era stato ferito al braccio destro, quindi stava duellando di sinistro, mentre Sirius aveva una tempia piena di sangue e metà della camicia era andata a fuoco, lasciandolo scoperto e vulnerabile. Minerva era stanca ma sempre elegante, dritta e seria, e mentre Horace le diceva di stare ferma, che ci sarebbe voluto solo un altro minuto e Martha gli diceva di andare ad aiutare Robert piuttosto che rimanere lì a controllare come Molly la stesse medicando, Voldemort colpì per uccidere.
Aveva evidentemente deciso che Robert fosse di troppo.
Nello stesso istante, però, un perfetto Sortilegio Scudo si interpose tra loro, e Harry si sfilò il Mantello, rivelando di essere ad un passo da loro.
La Sala Grande divenne un enorme boato (È vivo! Harry è vivo!) e Voldemort parve dimenticarsi dei suoi tre avversari per fronteggiare il solo con cui volesse davvero avere a che fare.
Robert, Sirius e Minerva rimasero dietro di lui, con le bacchette tese e senza mai abbassare la guardia, ma il Signore Oscuro aveva gi iniziato a raccontare di come avesse vinto, di come Harry fosse ormai sconfitto e di come avrebbe cambiato le cose nel mondo magico. Raccontò di come Harry fosse sempre sopravvissuto grazie al caso, alla fortuna, e a maghi e streghe che si facevano avanti per morire al posto suo.
«Non ucciderai nessun altro, questa notte»
Si muovevano in cerchio e si fissavano come un leone ed una preda.
Harry spiegò di come tutti i nodi stessero venendo al pettine, e di come avesse sconfitto Voldemort facendo il giro largo: aveva distrutto tutti gli Horcrux.
Non c’era più niente tra di loro, erano vulnerabili allo stesso modo.
Martha si portò una mano sulla fronte.
Gli Horcrux.
Ecco perché non era morto.
Possibile che Silente avesse avuto ragione anche quella volta?
«L’amore, la soluzione preferita di Silente, che a sentir lui vince la morte!»  stava ringhiando Voldemort.
Molly sistemò le bende lungo tutto il braccio di Martha, ormai inerme a guardare i due sfidanti senza permettersi di sbattere nemmeno le palpebre.
«L’amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare a pezzi come una statuina di cera. L’amore non mi ha impedito di schiacciare quella Sanguesporco di tua madre come uno scarafaggio, Potter …»
Martha scosse la testa e gonfiò il petto.
Se solo avessi visto come Piton abbracciava quello scarafaggio.
Fu Harry ad esprimere quello che era stato il pensiero di Martha: raccontò cose che solo lui sapeva, riuscendo ad ottenere lo stupore di tutti. Silente sapeva che sarebbe morto, e ha chiesto a Piton di ucciderlo.
«Severus Piton non era tuo»
Martha inclinò gli angoli della bocca e poté chiaramente sentire Sirius dire: «Così, ragazzo, vai così»
«Piton era di Silente, era di Silente dal momento in cui hai cominciato a dare la caccia a mia madre Lily. Non te ne sei mai accorto, per via delle cose che non puoi capire. Non hai mai visto Piton evocare un Patronus?»
Martha ricominciò a muovere il braccio, sentendosi pronta a difendere Harry se fosse stato necessario. Ma non lo sarebbe stato: aveva il coltello dalla parte del manico, aveva ogni carta a suo favore, aveva le migliori possibilità. Ed era sicuro, uomo, consapevole. Era ciò che lei e Sirius avevano voluto per lui. Era ciò che la loro famiglia lo avevano aiutato a diventare.
«Il Patronus di Piton era una cerva, come quello di mia madre, perché lui l’ha amata, per tutta la vita, fin da quando erano bambini: avresti dovuto capirlo»
Harry non aveva alcun bisogno della sua protezione.
Harry sapeva già tutto.
«Ti aveva chiesto di risparmiarla, no?»
E, forse, sapeva molte più cose di quante non ne sapesse lei.
«La desiderava, tutto qui!» rispose Voldemort, con tono di disprezzo. «quando lei morì, convenne con me che esistevano altre donne di sangue più puro, più degne …»
Martha non riuscì a trattenersi. «Deficiente razzista illuso», ringhiò a denti stretti.
«Naturale che ti disse così, ma è stato la spia di Silente dal momento in cui la minacciasti e da allora ha lavorato contro di te! Silente stava già morendo quando Piton lo ha finito!»
Robert ebbe la sensazione di essere tornato bambino, quando lui, Kayla e nonna Marie riuscivano a finire un puzzle su cui avevano lavorato per giorni. Erano momenti estremamente soddisfacenti: ogni cosa aveva senso. Ogni pezzetto, con i suoi colori, aveva un suo posto, e dava vita a qualcosa di più grande.
«Non ha importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli abbia cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacciati come ho schiacciato tua madre, il presunto grande amore di Piton!»
Martha scosse la testa, mentre molti occhi le si puntavano addosso.
No, non me. L’altra madre. Quella a cui avrei dovuto dare ascolto.
Per i primi tre anni di scuola Lily non aveva fatto altro che dividersi tra le Redfort e Piton, con enorme disprezzo di entrambi per la controparte. Martha ricordava perfettamente che uno dei primi giorni del secondo anno, le aveva chiesto cosa, esattamente, ci trovasse in Severus. Lei aveva alzato le spalle e aveva detto che era suo amico, e che ci teneva a lui, ed era pronta a giurarle che in fondo fosse un animo buono.
Martha chiuse gli occhi.
Anche Severus era morto.
E non poté fare a meno di pensare al momento in cui lo aveva visto umano, fragile, a pezzi: abbracciava Lily e piangeva nello stesso modo in cui piangeva Harry.
Pensò poi a lui che raggiunge il Quartier Generale, con aria stanca, e rifiuta persino di sedersi o di guardare Martha negli occhi.
Tutte le volte in cui, parlando con gli occhi bassi, aveva aggiunto ‘adottivo’ quando Martha parlava di Harry come suo figlio, tutte le volte in cui aveva detto, senza dirlo esplicitamente, che Harry era il figlio di Lily, era ciò che di Lily rimaneva, ed era questo a garantirgli la sua protezione.
Aveva fatto il doppio gioco. Aveva protetto Harry, andando contro sé stesso.
Aveva ragione Lily: era un animo buono.
«Possedere la Bacchetta non la rende davvero tua!»
Robert ora aveva ben chiara in mente l’espressione di sua nonna, quella sera in cui gli aveva raccontato che ogni cosa ha un senso, ogni cosa ha un prima e un dopo, non c’è niente di inutile e ogni storia fa parte di un disegno più grande.
Era tutto così dannatamente ovvio che gli venne da sorridere.
Era davvero come se ogni dettagli fosse un pezzo dei puzzle di Marie Redfort: è la bacchetta che sceglie il mago, possedere la bacchetta non significa nulla;  e si, Piton aveva ucciso Silente e Voldemort aveva ucciso Piton, ma il dettaglio a cui nessuno aveva fatto caso – il pezzettino del puzzle che tutti avevano ignorato – era che Draco aveva Disarmato Silente prima che morisse e Harry aveva battuto Draco a duello.
C’era sempre un pezzetto del puzzle che finisce sotto il tavolo, e che lui e la nonna cercavano per ore.
Robert si dovette guardare le scarpe per non ridere.
La bacchetta non era di Voldemort.
Era di Harry.
Era sempre stata di Harry.


Nessuno lo vide davvero: la luce fu accecante, e anche volendo tenere gli occhi aperti, riuscirci era rischioso. Ciò che tutti videro, però, dopo qualche secondo, fu un nuovo Lord Voldemort: umano, vuoto, fermo, morto.
Morto.
Lo stesso Harry lo guardò dubbioso per qualche secondo.
Era davvero morto? Ce l’avevano fatta? Ce l’aveva fatta?
Sirius fu il primo ad abbracciarlo. Lo prese da dietro, aspettando che anche lui realizzasse che era morto, che ce l’avevano fatta, che era finita.
Martha cercò e trovò lo sguardo del ragazzo.
E quando Harry vide gli occhi di sua madre colmi di lacrime, quel sorriso nuovo, e la mano che la donna teneva sul petto, lo capì: aveva vinto.





Ed eccoci qui. 
Per completare quanto detto prima: questa storia non finisce qui. 
Prima di tutto perchè Kayla al momento è dispersa, e non mi sembra giusto chiudere con una Kayla dispersa. 
E poi perchè ho in mente un altro paio di cose, a cui credo davvero darò spazio e tempo. 
Questa storia mi ha dato tanto, e spero davvero che abbia dato qualcosa anche a voi. 

Ci vediamo nelle recensioni. 
C

(P.S.: è un pezzetto del puzzle anche pubblicare a mezz'ora dall'anniversario ...) 
(P.P.S.: si, un una passione per le finte coincidenze, ne parlerei per ore) 

 
   
 
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