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Autore: MEBsSoul    18/05/2019    3 recensioni
John si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva.
"Sono gay". Questo non doveva neanche pensarlo.
-
Lui non piaceva a nessuno, doveva essere lui ad adattarsi agli altri, perché non va bene che un ragazzo faccia il saccente, non va bene che un ragazzo trovi vera soddisfazione solo nel risolvere crimini, specie gli omicidi. Quindi meglio tentare una terapia che starsene con le mani in mano.
-
-So come potrei batterlo, ma ho bisogno della tua conferma.-
Non dovette pensarci molto.
-È più facile di come sembra. Non devi dargli uno schema.-
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 6

 

Vedere uno studente imbarazzato di fronte a un'insegnante e a una pessima interrogazione è brutto. Ma vedere un'insegnante imbarazzata di fronte a uno studente che le risponde male è terribile.

John non riusciva a credere alla scena cui stava assistendo. Era iniziata come una normale lezione di scienze: la professoressa era entrata in classe, gli studenti l'avevano educatamente salutata, e lei aveva cominciato a correggere i compiti. Non tutti li avevano fatti bene, ovviamente, ma ci avevano provato. Però poi era arrivato il turno di Sherlock. Lui già normalmente si dedicava ai compiti meno del minimo indispensabile, ma in quei giorni la cosa era raddoppiata, ogni momento libero l'aveva passato a pensare all'omicidio di Imogene Evans e John era pronto a scommettere che scienze non era l'unica materia che aveva malamente lanciato nel dimenticatoio. Per questo John non si stupì troppo quando Sherlock disse alla professoressa di non aver neanche aperto il libro. Davvero assurdo fu tutto quello che successe dopo: ovviamente la professoressa l'aveva rimproverato, scatenando un leggero mormorio da parte degli studenti, ma poi Sherlock aveva risposto e il silenzio era calato come se si fossero improvvisamente catapultati in un cimitero.

-Ho avuto di meglio da fare.- John si era girato verso il compagno con gli occhi spalancati. Si erano messi vicini, sia perché John aveva fatto in modo che accadesse, sia perché lui era l'unico della classe a sopportarlo e quella frase fece ulteriormente capire il motivo. Era sempre più convinto che, alla fine, anche Sherlock fosse un idiota, anche se in modo diverso dal resto del mondo.

-Dal preside, Holmes. Subito.- la voce della professoressa era gelida, faceva quasi a gara con quella che aveva Sherlock in certi momenti, e non faceva presagire nulla di buono. Il ragazzo ci mise un bel po' ad alzarsi, spronato solo da una gomitata da parte di John, e lo fece senza neanche una minima traccia di turbamento sul volto, era solo altamente annoiato.

La professoressa tentò di riprendere la lezione in modo normale, ma alla fine neanche lei si riuscì a concentrare davvero sulla spiegazione. Quel ragazzo riusciva a turbare proprio chiunque.


***
 

-Sei un idiota.- John aveva tentato di dirlo nel tipico tono alla Holmes, ma non era proprio riuscito a nascondere la sua preoccupazione. Forse non avrebbe dovuto correre per raggiungere Sherlock davanti all'ufficio del preside, ma lui rischiava seriamente di essere bocciato, se avesse continuato in quel modo, e la cosa peggiore era che non gliene poteva fregare di meno.

-Non mi faranno ripetere l'anno.- Sherlock non poteva essere più tranquillo. Inizialmente John non capì come fosse possibile, poi però gli arrivò un'illuminazione.

-Oh, certo. Tuo fratello.- Sherlock alzò gli occhi al cielo -Spero tu ti renda conto di quanto far corrompere il preside sia anti etico e contro la legge!-

-Correrò il rischio.- e gli tornò quel diamine di sorrisetto furbo in viso. John stava davvero cercando di capire ogni corpotamento del compagno, alcune cose le aveva comprese e doveva ammettere che le condivideva anche, ma a capire perché sfruttasse l'importanza di suo fratello, che aveva recentemente scoperto lavorasse per il governo, proprio non ci riusciva. Avrebbe capito se lo avesse fatto un qualsiasi altro studente con lo stesso rendimento scolastico di Sherlock, ma lui no, non era proprio il tipo.

Sherlock cercò di scappare da quella conversazione, ma John stavolta non gliel'avrebbe data vinta.

-Dove credi di andare?-

-A fare qualcosa di utile. C'è una donna morta che ancora non ha un assassino.- era la prima volta che un caso gli prendeva più giorni, il più lungo a cui aveva lavorato fino a quel momento gli avrà occupato mezza giornata e John vedeva che questo lo tormentava, ma non poteva lasciare che si rovinasse per un unico caso.

-Sherlock! Ascol...-

-Non ho chiesto io a mio fratello di aiutarmi!- il moro si era girato di scatto, aveva quasi fatto prendere un colpo a John -Fosse per me, a scuola non ci verrei neanche.- era la prima volta che rivelava qualcosa di personale. Non aveva certo detto chissà cosa, ma era un primo passo, le altre volte o faceva finta di niente o se ne andava direttamente, tanto era più veloce di John, che finalmente capì il rapporto tra i due fratelli. Sherlock odiava essere aiutato se non lo voleva, quindi sempre, ma per Mycroft erano più importanti i doveri che le volontà.

Sherlock sembrava essersi già pentito di quella minima confessione.

-John, lasciami solo risolvere questo caso.- si sentiva che era infastidito. Ciò che aveva detto non sembrava avere un enorme importanza, ma per lui sì, sentiva di essere andato ben oltre la sua area sicura. John capì che era meglio lasciar cadere l'argomento, ma voleva comunque fare qualcosa per Sherlock.

-Okay, effettivamente un omicidio batte lo studio.- Sherlock fece una faccia alla "puoi dirlo forte" -Però, è ora di pranzo. Oggi mangerai con me. Dopo, potrai chiuderti nel laboratorio tutto il tempo che vorrai.-

-Ma...-

-No, non obiettare!- detto questo, lo afferrò per la manica e se lo trascinò fino alla mensa, ignorando le sue lamentele assillanti.


***
 

La mensa era piena e al tavolo "vip" c'erano tutti, mancava solo John, che non osava immaginare la reazione di Sherlock quando avrebbe scoperto che sarebbero andati proprio lì, nel bel mezzo della sala, con le persone più prevenute della scuola.

-Decisamente no.- il moro stava già facendo retro front, ma John lo fermò un'altra volta.

-Oh andiamo, sono molto meno terribili di quel che sembra.- Sherlock aveva la risposta pronta, ce l'aveva già dalla prima occhiata che aveva dato a John solo che per una volta, aveva deciso di tenere la bocca chiusa, quindi ora non era troppo sicuro di dire qualcosa, ma se non lo avesse fatto John avrebbe continuato a pregarlo di andare a mangiare con persone che mai avrebbe voluto incontrare anche solo per sbaglio.

-Se non sono così terribili, perché non vuoi dire loro che sei gay?- John sbiancò. La sua mente si svuotò completamente, a malapena riusciva a vedere Sherlock e il vociare della mensa aveva smesso di esistere nella sua testa. Poi, d'improvviso, riuscì a muoversi e a uscire da lì, trascinando Sherlock in modo molto meno garbato rispetto a prima. Non riusciva più a fare un solo pensiero di senso compiuto, era solo fottutamente spaventanoCome faceva a sapere? Sapeva altro? Sapeva di piacergli? Soprattutto, cosa pensava di tutto quel che sapevaJohn avrebbe voluto avere delle risposte, ma allo stesso tempo non aveva il coraggio per porle e, anche ne avesse avuto, non riusciva neanche a respirare decentemente, figuriamoci a parlare.

Deve sedersi, pensò Sherlock, mamma mi faceva sempre sedere da piccoloE mi portava un bicchiere d'acqua.

Non gli era mai successo di preoccuparsi per qualcuno, non avrebbe mai ammesso che farlo sedere e bere fosse stata una premura completamente sua, era solo una cosa che gli aveva trasmesso la madre, e per quanto ne capiva Sherlock di sentimenti, per lui era davvero così.
Comunque, portò John nel cortile, all'aria aperta e lo fece sedere su una panchina, per poi tornare alla mensa a prendere una bottiglietta d'acqua, che alla fine John neanche aprì, era già tanto che riuscisse a tenerla in mano.

Si sedette vicino a lui. Restarono entrambi in silenzio a lungo, uno per il terrore di cosa una sola parola potesse creare, l'altro invece stava solo riflettendo quale dubbio di John avrebbe dovuto chiarire per primo.

-John.- lo chiamò e il ragazzo si girò verso di lui, leggermente speranzoso avendo sentito il tono tranquillo di Sherlock -A me non importa.- ovviamente. E John si diede dello stupido da solo per l'infarto che si era preso.

È SherlockSherlock Isentimentimifannoschifo Holmes.

E chiedergli come facesse a saperlo era ridicolo, era anche Sherlock Sovitamorteemiracoliditutticonunosguardo Holmes.

Rimaneva solo una domanda senza risposta.

Sa che mi piace?

Ma quella era una domanda che scottava, che poteva carbonizzarli. John non poteva porla e Sherlock non poteva risponderle. Ma era comunque ora che John dicesse qualcosa.

-Sì, ovvio, scusa.-

-Non scusarti. Avrei reagito anche io così.- e quella fu la frase più assurda che John sentì in quella conversazione, sia per il contenuto, sia per il tono rassicurante usato da Sherlock, che notò il suo stupore -Non per la stessa cosa. Ripeto, non me ne importa niente della tua sessualità, così come di quella di altri o della mia. Ma ognuno ha... Qualcosa che si tiene dentro e che può renderlo debole. Odio ammetterlo, ma anche io ho qualcosa che... Che se saltasse fuori mi farebbe impazzire.- John non chiese a cosa si riferisse, sapeva che se Sherlock avesse voluto, gliene avrebbe parlato volontariamente. Se persino Sherlock aveva un "tabù", doveva restare tale.

Nell'aria si percepiva in modo quasi tattile l'intimità che si stava creando tra i due, anche loro la sentivano e non ne erano imbarazzati. Per la prima volta, in quella scuola, entrambi sentivano di essere nel posto giusto. John si era adattato ormai, andava agli allenamenti di calcio ogni martedì e venerdì della settimana, non mancava una sola partita ed era un capitano eccellente, così come era uno studente il più possibile impeccabile. Aveva Greg con lui, eppure c'era sempre stato quel qualcosa che mancava e faceva sentire tutto fuori posto. Per quanto riguarda Sherlock, beh, lui non era mai stato in intimità con nessuno, nemmeno con la sua famiglia e non ne aveva neanche mai sentito il bisogno, anzi, era certo che essere in confidenza con qualcuno lo avrebbe solo portato a soffrire. Non si era nemmeno preso il disturbo di provare ad ambientarsi a scuola, non seguiva nessun corso extra, a malapena aveva visto la mensa fino a quel giorno e ogni momento vuoto era buono per andarsene in giro per Londra.

-Beh, sono felice che abbiamo parlato. Ma non credere che questo ti permetterà di saltare il pranzo!- Sherlock alzò gli occhi al cielo e lasciò andare un lamento, una scena che fece scoppiare a ridere John -Guarda che sei tu a dover mordere il cibo, mica lui!- per qualche secondo Sherlock gli lanciò un'occhiataccia. Ma durò poco. Venne sostituita molto rapidamente da un sorriso, un sorriso che a sua volta divenne una risata. Non lo aveva mai sentito ridere, sicuramente non in quel modo. E se fino ad allora qualche dubbio su ciò che provava per Sherlock aveva continuato a girargli in testa, quella risata li aveva appena fatti uscire a calci. Era il suono e la visione più belli che avesse mai udito e visto. Era una risata accennata, un leggero incresparsi delle labbra, quelle labbra uniche che nel sorridere si piegavano verso il basso in un sorriso. Quali labbra sorridono verso il basso? La sua leggerezza portò John a sentirsi a sua volta leggero, mancava poco che gli spuntasse un paio d'ali dalla schiena e cominciasse a volare. Ma la cosa era decisamente irrealizzabile e doveva tornarsene con i piedi per terra.

Non era uno stupido, aveva capito che far pranzare Sherlock in mensa era come minacciarlo con un coltello puntato alla schiena, quindi si alzò e andò a prendere qualcosa da mangiare per entrambi. Al ritorno, temeva che il disagio cominciasse a farsi sentire, che cadessero in uno di quei silenzi imbarazzanti che tutti odiano ma che nessuno riesce mai a eliminare, e invece non successe, ricominciarono semplicemente a parlare, toccando argomenti completamente casuali, cosa che, dovette ammettere John, non credeva Sherlock sarebbe riuscito a fare, soprattutto non con tanta naturalezza. Ovviamente parlarono del caso a cui stava lavorando Sherlock, che aveva deciso di parlare con Ian Evans per sapere qualcosa riguardo la madre, giusto per confermare le sue teorie. John non era troppo sicuro che fosse una buona idea, sapeva quanto potesse essere cinico Sherlock, ma non se la sentiva di indispettirlo proprio in quel momento, quindi non disse niente. Ma per una volta non trattarono solo argomenti ben conosciuti esclusivamente da Sherlock, anzi arrivarono a parlare di eventuali ripetizioni che Sherlock avrebbe potuto dare a John in chimica e, udite udite, degli allenamenti di calcio di John, della partita che ci sarebbe stata quel sabato. John si azzardò a invitare l'altro ad assistere, non contandoci troppo, ma il riccio lo stupì dicendo che se fosse riuscito a fare progressi significativi col caso, sarebbe anche potuto venire a dare un'occhiata, e John ringraziò qualsiasi dio fosse lì a osservarlo che la squadra contro cui avrebbero gareggiato era una delle più scarse, non ci teneva proprio a fare una pessima figura con Sherlock, non a quel punto.
Non quando potevano finalmente definirsi amici.

 

Angolo Autrice:
Eheheh finalmente fanno qualche progresso questi due!
Spero che il capitolo vi sia piaciutoin caso fatemelo sapere con una recensione!

   
 
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