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Autore: hakodate93    19/05/2019    0 recensioni
Nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era, viveva un giovane principe nano della Casata dei Piediroccia, Austri. Una notte accade l'inevitabile, un incontro voluto dal destino. E così la sua vita vira verso un nuovo futuro di speranza. "La tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo" così gli aveva promesso la nobile dama. Tra nani, draghi, orchi, stregoni e strane creature alate, una storia che trae libera ispirazione dall'universo fantasy tolkeniano.
Genere: Fantasy, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nani, Nuovo personaggio, Pallando, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2

 

Gandalf: Bilbo il mondo non sta nei tuoi libri e nelle tue mappe. E’ là fuori.

(Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato)

 

 

Terra di Mezzo. Anno 2799 della Terza Era. Terra di Rhun. Estremità sud degli Olocarni. In un’insenatura alle pendici dell’ultima vetta delle Montagne Rosse, giace il reame nanico dei Piediroccia. Il reame-fortezza guarda a sud verso il deserto haradiano e ad ovest verso l’oscura Mordor.

 

C’è gran fermento nella fortezza. Sono ormai sei anni che le Sette Casate sono in guerra contro Azog il Profanatore e gli Orchi delle Montagne Nebbiose. Il vile orco pallido decapitò Thror, Re sotto la Montagna e Signore di Erebor, e i Nani all’unisono levarono le asce per vendicare la morte dell’erede di Durin il Senzamorte. I nani stavano avendo la meglio, seppur a costo di gravi perdite. Gli orchi sopraffatti, si erano rifugiati a Moria, l’antico e perduto reame nanico delle Montagne Nebbiose. Adesso i nani stanno riorganizzando le loro forze per sferrare un ulteriore attacco, in grado di sconfiggere definitivamente gli orchi e di riconquistare Moria. Mentre i mesi passavano e i giovani nani, crescendo, erano in grado di unirsi al loro esercito, Thrain II, figlio del compianto Thror, attendeva speranzoso nella grande valle di Azanulbizar, alle pendici di Moria.

 

Anche il giovane principe Austri, ormai ventenne (quella notte nella radura aveva appena dodici anni) e in grado di imbracciare le armi, indossava l’armatura per unirsi alle nuove forze che dalle Montagne Rosse avrebbero dato manforte alle porte di Moria. Pensò sospirando che l’armatura era maledettamente ingombrante e pesante, e legò la spada alla cinta sbuffando un po’. Veigr, suo maestro e istruttore, stava già conducendo i pony.

- Su, Austri. La compagnia è già pronta e attende il principe per partire. Andiamo a farci onore e a cavalcare al fianco di tuo padre nell’imminente battaglia.

I due salirono sui pony e si avviarono al Gran Cancello dei Piediroccia. Austri levò lo sguardo verso la fortezza e vide suo nonno Vindalfr, il Re, che lo salutava con un breve cenno della mano. Il vecchio Re non era più in grado di partecipare alle battaglie e in cuor suo fremeva per le sorti del figlio che combatteva lontano già da qualche anno. Adesso pure il giovane nipote partiva e un’ombra funesta apparve nel suo cuore già provato dal tempo.

 

Cavalcarono per diversi giorni, costeggiando da settentrione i Monti Cenere, a nord di Mordor, e furono ben presto a Dagorlad, un’ampia piana che conduceva a nord verso il Bosco Atro. Ma loro proseguirono dritto guadando l’Anduin. Tuttavia ritennero rischioso attraversare Lorien e, attraverso Campo Gaggiolo, si trovarono vicino alle Montagne Nebbiose. Fu un’impresa non di poco conto risalire le montagne, poiché Moria si trovava dalla parte opposta, ma risalendo l’Argentaroggia, arrivarono infine sulle cime montuose. Per la notte si accamparono lì, trovando rifugio nelle grotte vicine.

 

Sarà bene spendere due parole sul principe Austri e la sua gente, i Piediroccia. Appartenenti a una delle quattro casate meno rilevanti della razza dei nani, erano originari delle terre del Sud, abitanti delle Montagne dell’Harad. Hanno dunque la pelle scura e i capelli neri. Un tempo “vicini di casa” dei Nerachiave, in seguito si spostarono sulle Montagne Rosse a causa di frequenti screzi con i Nerachiave stessi e gli Haradrim, desiderosi di mettere le mani sulle ricchezze dei nani. Nani forti, abili fabbri e minatori, ma dalle maniere un po’ rozze e scarso interesse per la cultura e l’arte. Non sono neanche bravi nei canti come i loro parenti di Durin. Non così il giovane principe che chissà per quale strano scherzo del destino non amava ubriacarsi e preferiva esplorare piuttosto che battere il ferro rovente nella fucina. Anche fisicamente sembrava appartenere poco alla sua razza. Un po’ più alto degli altri giovani nani (i nani del sud-est erano particolarmente tarchiati), aveva una chioma curata e nera lucente e occhi verde intenso. Le ragazze nane aspiravano invano alle sue braccia, ben sapendo che il futuro erede al trono poteva accasarsi solo con una donna nano del suo stesso rango. D’altro canto Austri era pure un ragazzo diligente, amava leggere e ascoltare racconti dei tempi che furono, non amava correre dietro le sottane, e aveva lo sguardo perennemente malinconico. Il che, nonostante la sua bellezza e prestanza fisica, inusuale per uno della sua razza, teneva a bada le fanciulle che gli spiravano dietro. Di tanto in tanto si ritrovava a pensare alla misteriosa dama intravista quella notte nella radura e allora le sue mani stringevano lo strano ciondolo che portava al collo. Un’inquietudine lo pervadeva nell’animo e sentiva che il mondo era più grande e vasto di quello che lui conosceva. Allora la voglia di libertà e conoscenza si faceva sempre più impellente. Ma la guerra imperversava. I nani combattevano per le loro terre e avevano già versato tanto sangue. Non c’era tempo per pensare ad altro…

 

L’alba giunse presto nel loro accampamento o forse questa era l’impressione frutto della stanchezza per il viaggio. Quando un messaggero dei Vastifasci si precipitò recando gravi notizie. Gli orchi, radunati attorno alle pendici vicino al cancello di Moria, li avevano attaccati in massa. E una cupa giornata invernale non li aveva di certo aiutati. Thrain era stato respinto e costretto a rifugiarsi in un bosco dove il figlio Frerin aveva perso la vita. Thorin Scudodiquercia era ferito e rischiava la vita assieme al padre. Urgevano dunque rinforzi, prima che per il popolo di Durin fosse la fine.

 

 

   
 
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