Film > Animali fantastici e dove trovarli
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Autore: padme83    20/05/2019    16 recensioni
1. The heart asks pleasure first: "Ci sono sguardi che tagliano quasi fossero lame.
Gemme d’acqua e di terra, i suoi occhi rilucono nella penombra simili a folgori vivide, e ti scrutano feroci, impudichi – sembrano volerti divorare, consumare, rubare l’anima (ma lui lo sa, Dio, lo sa che la tua anima è già sua)."
2. Ascolta come mi batte forte il tuo cuore: "Lo percuoti in pieno petto, martellandolo di pugni con l’unica intenzione di procurargli dolore, di fargli il più male possibile – e che capisca, Dio, che capisca che cosa significa sentirsi mutilati, vuoti, spezzati."
3. Ma nel cuore nessuna croce manca: "Ti costringe a voltarti verso di lui, a immergerti in una pozza di luce che pennella d’ombre soffuse il fine cesello dei suoi lineamenti e lo trasfigura in una maschera dalle orbite incavate, vuote, abissali; ha uno sguardo selvaggio che lacrima senza saperlo, come il tuo."
4. Cor cordium: "«Sei venuto a portarmi via?» soffi sulle sue labbra, la voce ridotta ad un sussurro sommesso. Sì. È il momento. Presto sarà qui."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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voi. È stato un onore avervi accanto in questo bellissimo viaggio.
 
 
 
 
Innanzi a me camminano, quegli Occhi risplendenti,
che un Angelo sapiente certo ha calamitato;
vanno, divini fratelli e miei fratelli a un tempo,
scuotendo nei miei occhi i fuochi diamantati.
 
Salvandomi da ogni grave peccato e inganno
sulla strada del Bello conducono i miei passi;
sono i miei servitori ed io son loro schiavo;
si piega tutto il mio essere a quella viva fiaccola.
 
Begli Occhi, voi brillate con la chiarità mistica 
che hanno i ceri ardenti in pieno giorno; il sole
arrossa ma non spegne la loro fiamma fantastica;
 
quelli la Morte celebrano, voi cantate il Risveglio;
avanzate cantando il risveglio dell’anima,
astri di cui nessun sole può offuscare la fiamma.
 
(Charles Baudelaire – La fiaccola viva, in I fiori del male)
 
 
 

 
 
~ Cor cordium ~
 
 
 
 
 
 
But touch my tears with your lips,
touch my world with your fingertips.
And we can have forever,
and we can love forever.
Forever is our today.

Who wants to live forever?
 
 
 
 

 
 
Il Sole brilla fulgido nel cielo sopra Nurmengard, irrorando l’altopiano con il calore inaspettato di un timido anticipo di primavera. Una brezza vivace, allegra come il gorgheggio di un usignolo, porta con sé il profumo denso dei boschi, dei pascoli verdeggianti, dei torrenti d’acqua cristallina e dei monti maestosi, ricoperti di neve e ghiaccio perenni.
È tardo pomeriggio, l’unico momento in cui ti è permesso passeggiare per qualche minuto – sotto attentissima sorveglianza, naturalmente – nel piccolo chiostro interno al mastio, e in prossimità del quale si sviluppa, con precisione geometrica, l’intera ala del castello adibita a corpo di guardia. Si tratta di un fazzoletto quadrato di pochi metri d’ampiezza che un’aiuola e un paio di vasi fioriti non riescono comunque a rendere meno triste e spoglio, ma camminare all’aperto è pur sempre un’opzione migliore che restare a languire nella tua cella – o, come preferisci definirla, con un’ombra di quel sarcasmo feroce che, persino dopo mezzo secolo di prigionia, non ti ha abbandonato del tutto, la tua suite imperiale privata[1].
Ti muovi cauto lungo il perimetro del patio, per sgranchirti le gambe intorpidite, riempiendoti i polmoni con l’aria tiepida e fragrante della sera; sollevi lentamente lo sguardo e lo getti in alto, al di là delle torri merlate della fortezza, verso un chiarore troppo vivido, troppo crudele, impossibile da sopportare, una luminosità ambrata che perfora e ferisce il nervo ottico, obbligandoti, tuo malgrado, ad abbassare le palpebre.
Quando, seguendo un impulso irresistibile, dischiudi piano gli occhi, lui è già davanti a te.
Etereo eppure così reale, spirito indomito e fiero in un mare di luce.
Ti sorride radioso, in quel suo modo accattivante e pieno di fascino che non ha mai mancato di farti tremare fin dentro l’anima; i suoi capelli sono fili d’oro e rame, e coronano di fiamme il raffinato cesello dei suoi tratti, creando un incantevole contrasto con la pelle rosea del volto, scurita appena, attorno al mento e alle guance, da un accenno di barba perfettamente curata. Ti guarda ancora con la trasparenza sconvolgente di un tempo, con l’estasi intrappolata fra le ciglia, come se per lui, al mondo, non ci fosse nulla di veramente importante all’infuori di te, come se tu, tu e nessun altro, fossi il suo tesoro più caro e prezioso.
Avanza deciso nel cortile e accorcia le distanze, tendendo le mani, entrambe lisce e intatte, prive di rughe o grinze; sono giovani, forti e virili, esattamente come le tue, e, in verità, non ne sei affatto sorpreso. Lo fissi a tua volta, annegando nelle sue iridi splendenti, azzurre e limpide come una promessa d’estate, e il tuo cuore impazzito salta un battito, o forse due, anzi tre, quattro, cinque, sei, sette – ormai hai perso il conto –, e si contrae, sussulta di sangue, esplode, si frantuma in migliaia di schegge abbaglianti.
Adesso non puoi più aspettare.
Un passo, un altro, un altro ancora, e voli fra le sue braccia, ti aggrappi alle sue spalle come se da questo semplice gesto, straordinario e famigliare al contempo, dipendesse la tua stessa salvezza – ed è così, in fondo ne sei sempre stato cosciente. Ti avvolge con un vigore tale che ti si spezza il respiro: sembra volerti inglobare in sé, sino a renderti parte di lui, per non rischiare di vederti strappato alla sua passione ardente, al suo amore traboccante e immenso.
Petto contro petto, avverti il suo cuore cantare di nuovo vicino al tuo; insieme intonano una melodia dolcissima che ti pervade in ogni fibra, e il sollievo che provi è immediato, tanto intenso da non potersi descrivere a parole, perché tu, soltanto tu, conosci il male che ti ha fatto non sentirlo, il tuo secondo cuore, il tuo cuore dei cuori, per quasi un anno intero. Eri con lui in quegli istanti fatali, hai fatto tuo il suo ultimo palpito, hai percepito il tocco della sua mente affievolirsi, oscurarsi, spegnersi e scivolare via da te, inesorabile; tuttavia, il vero volto della Morte non ti è estraneo, ne hai compresa da tempo l’essenza autentica e profonda, e non hai vacillato, né pianto, consapevole – certo – che nemmeno l’Anatema-che-uccide avrebbe davvero potuto dividervi. Albus, morto? NoLibero piuttosto, e impaziente di buttarsi a capofitto in una nuova, emozionante avventura, di correre verso orizzonti sconosciuti e inesplorati, di superare i confini imposti da una natura limitata e mortale, sì, ma non per questo cieca e sorda al richiamo dell’Infinito. Libero di rinascere dalle ceneri, dispiegando le sue magnifiche ali di Fenice, libero infine di tornare, come sempre, da te, con te, per te; in un modo o nell’altro, sapevi che ti avrebbe raggiunto, che non ti avrebbe lasciato solo, che avrebbe attraversato, se necessario, gli oceani del Tempo e dello Spazio pur di ritrovarti ancora.
Avvicini il viso al suo cercando disperato la sua bocca, e nell’attimo esatto in cui le vostre labbra finalmente si sfiorano, l'Universo si tinge, un'ultima volta, di stupita e indicibile meraviglia.
 
Svanisci in lui. In te stesso. Non c’è differenza. 
Lui ti stringe, tu lo stringi, vi tenete stretti, tutto è buio, 
tutto è luce, tutto è orrore, tutto è bellezza, tutto è dolore,
 tutto è sofferenza, tutto è gioia,
 tutto è mai, tutto è per sempre.[2]
 
Credevi che non fosse umanamente possibile amarlo di più 
 più di quanto lo hai amato ogni singolo giorno della tua vita –, ma ora, per Dio, sei pronto a giurare di non averlo mai amato come in questo momento, mentre ti coinvolge – e lo coinvolgi – in un bacio adorante, intimo e travolgente, un bacio che ti toglie il fiato, un bacio che è seta e fuoco, desiderio e tormento, un bacio che sa di casa, di pioggia, di caramello, di ricordi, di maggio, di gelsomino, di intesa, di panna, di erba, di follia, di vento, di limoni, d’inchiostro, di tempesta, di glicine, di cioccolato, di attesa, di grano, di risate, di menta, di accettazione, di novembre, di lavanda, di lacrime, di miele, di rispetto, di pergamena, di tè, di lamponi, di comprensione, di legno, di perdono; un bacio in grado di racchiudere e sublimare tutte le notti che avete trascorso a divorarvi e a consumarvi d’amore, a prendervi e a concedervi l’un l’altro, a possedere e a essere posseduti – senza regole, senza riserve, senza pudore.
«Sei venuto a portarmi via?» soffi sulle sue labbra, la voce ridotta ad un sussurro sommesso.
Sì. È il momento. Presto sarà qui.
«Bene allora. So cosa fare.»
Ti scosti un poco, per poterlo contemplare meglio, con tutta l’urgenza e il trasposto di cui senti il pressante bisogno; gli accarezzi la curva elegante della mascella, teneramente, e lui preme la bocca sul palmo della tua mano, laddove una sottile striscia d’avorio rivela il sigillo – eterno, indissolubile, sacro – del Patto che vi unisce e cui mai, mai siete venuti meno, nonostante tutto.
«Resti con me?» chiedi alla fine, tentando – invano – di celare il fremito che, d’improvviso, avverti serpeggiare, infido e inopportuno, proprio qui, tra lo stomaco e la gola.
Albus si scioglie gentilmente dall’abbraccio e si allontana, circonfuso di luce e grazia, senza però staccare un solo istante lo sguardo dal tuo: una rosa bianca, dalla corolla immacolata e bagnata di rugiada, appare fra le sue dita. Te la porge con un sorriso ed è come se ti stesse donando, per l’ennesima volta, il frammento più puro, segreto e delicato della sua anima.
Sempre, bredhu. Ti amo.
Non vuoi – oh no, no, no che non vuoi! – interrompere il contatto, ma gli occhi cominciano a pizzicare, bruciano i maledetti, e, per la frazione di un secondo, sei costretto a chiuderli.
Non appena li riapri, Albus scompare.
Il Sole è tramontato da un pezzo; oltre il profilo frastagliato dei torrioni, la volta celeste è un drappo di velluto scuro punteggiato da uno sfolgorio di stelle in boccio, e il loro bagliore è vibrante, soffuso, ammantato di quiete.
Tom Riddle è arrivato.
La rosa bianca giace al sicuro, stretta fra le tue mani, nel posto cui appartiene di diritto.

Accanto al tuo cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Go slowly now, sands of time,
still have some verses to pour.
This wonder of life has led me back home,
like a poet of Scotland once scribed:

home is the sailor
home from the sea,
and the hunter 

home from the hill.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 1329}
 
 
 


 

 
[1] Dato che, almeno per il momento, Nurmengard non sembra avere l’aspetto spaventoso che ci è stato mostrato nella prima parte de “I doni della morte”, mi piace pensare che la prigionia di Gellert sia stata più simile all’esilio di Napoleone a Sant’Elena, piuttosto che al soggiorno di Edmond Dantés al Castello d’If. Pur con tutti gli accorgimenti del caso, ovviamente.
[2] D. Kraus, G. Del Toro, La forma dell’acqua.





 
 
 
 


Nota:


Ebbene, eccoci giunti al termine anche di questa piccola avventura.
 
Non farò inutili giri di parole, quello che avete letto è esattamente quello che sembra: un congedo. Spero non definitivo (ragion per cui non cliccherò sulla spunta “completa” per quanto riguarda la serie) ma di sicuro questa volta sarà protratto nel tempo. C’è una personcina speciale che in questo momento ha più che mai bisogno di me e di tutta la mia attenzione. Sono certa che capirete.
 
Considero questo capitolo il mio personale “happy ending”, e mi auguro davvero che vi abbia emozionato leggerlo esattamente come io mi sono emozionata a scriverlo. Se vi va, fatemelo sapere.
 
Per chi ha letto Chiamami col tuo nome, “Cor cordium” (Cuore dei Cuori), ha un significato ben preciso che non starò qui a spiegare; per tutti gli altri (ma non vi siete ancora decisi a leggerlo ‘sto benedetto libro?): https://ditantomondo.com/2018/03/02/cor-cordium-cimitero-acattolico-roma-lerici-shelley/
 
Tutti i richiami alla Saga (e alle altre mie storie) che troverete sparsi nel racconto sono, naturalmente, voluti.
 
In questi mesi ho descritto gli occhi di Albus in ogni modo possibile ed immaginabile: questa volta, con la poesia iniziale, ho lasciato che a farlo fosse qualcuno assai più qualificato di me.
 
E per l’ultima volta…
 
Soundtrack (nell'ordine): Who wants to live forever, Queen; Go slowly now, sands of time, Tuomas Holopainen.
Bonus trackMariage d’amour, Paul de Senneville; A time for us, Nino Rota (dal film "Romeo e Giulietta" di Zeffirelli, 1968 - sempre grazie a Shilyss <3).  

 
"A time for us at last to see
a life worthwhile for you and me.
And with our love through tears and thorns,
we will endure as we pass surely through every storm.
A time for us, someday there'll be
a new world, a world of shining hope for you and me."

 
Grazie a chi vorrà leggere – a voce alta o silenziosamente –, a chi ha recensito\recensirà, o ha inserito\inserirà la raccolta in una delle liste messe a disposizione di EFP.
 
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, DAVVERO GRAZIE DI CUORE A TUTTI, TUTTI, TUTTI, TUTTI, NESSUNO ESCLUSO.


Un bacione e un abbraccio grande, grandissimo :*

 
Vostra, sempre
 
 

padme
   
 
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