Prologo
Diventare avventurieri non è facile. Servono forza fisica, molte
conoscenze, intraprendenza, coraggio e un sacco di buona volontà. E una Licenza
da Avventuriere.
Per essere chiari: nessuno ti vieta di fare la valigie e andare a zonzo
uccidendo mostri, ma senza una Licenza le imprese non ti verranno riconosciute
e non potrai ricevere ricompense. Quindi, perché rischiare la vita senza
ottenere neanche una moneta in cambio?
Non è sempre stato così: una volta l'avventuriero era proprio quello che di
mestiere se ne andava in giro a uccidere mostri su commissione e tentando la
fortuna lontano dalla famiglia che lo aveva disconosciuto (sì, di solito
cominciavano tutti così). Ma poi la gente aveva cominciato a idolatrare gli
avventurieri, e molti avevano iniziato a darsi a questo mestiere senza neanche
avere idea di come si impugnava una spada, e venendo così uccisi alla prima
missione. Così era stata istituita la figura dell'avventuriero professionista
(quello con la Licenza, appunto).
E come ottenere la Licenza? Con un esame, ovvio. E il modo migliore per avere
alte possibilità di passarlo era diplomarsi all'Accademia degli
Avventurieri.
Il test d'ingresso per entrare in Accademia non è per nulla semplice. Comprende
una prova scritta con domande di storia, geografia, teoria della magia,
biologia dei mostri e quant'altro, e una prova pratica, la cui natura cambia
tutti gli anni. E io, in questo momento, non sto studiando!
Appoggio la fronte sulla scrivania con un po' troppa enfasi e sospiro.
Ma io voglio veramente fare l'avventuriero?
Nella mia famiglia sono tutti avventurieri da generazioni, a partire da nonno
Melfis (che chiamo nonno ma in realtà è un lontano trisavolo) che aveva guidato
l'ultima escursione nella guerra contro i Grandi Draghi (vincendo, ovviamente,
altrimenti non sarei qui).
Fin da piccolo, io e i miei cugini siamo cresciuti con le storie delle
avventure dei nostri avi anziché con le solite storie della buonanotte. E su di
me pesa ancora più pressione: sono l'unico erede del cognome Krys, ultimo
discendente della linea maschile della famiglia.
Non che mi abbiano mai forzato a fare l'avventuriero - sono il primo che l'ha
sempre voluto fare - ma negli ultimi mesi ho cominciato ad avere un sacco di
dubbi. C'erano sicuramente mestieri meno proficui ma molto meno rischiosi, ma
comunque interessanti.
Eppure...
Appoggio il mento sul braccio, scorrendo con lo sguardo la moltitudine di libri
accumulati sulla scrivania. Se passo il test d'ingresso, mi aspettano quattro
anni di intenso studio... ne ho veramente voglia?
"Zerik, è pronta la cena! Dai, Nelly ha cucinato tutto il giorno!"
Mi stropiccio gli occhi. "Sì, arrivo!"
Scendo le scale che dalla torretta est - ovvero la mia camera - portano al
salone principale. Lì mi attende mio padre con un gran sorriso.
"Come va con lo studio?" mi chiede.
"Sono sempre un po' bloccato sull'anatomia dei draghi... è dannatamente
complessa. Ma penso che entro domani la finirò". Non è del tutto falso, ma
so che il me stesso di qualche mese fa, molto più motivato, sarebbe riuscito a
sbrigarsela nella metà del tempo.
"Sono sicuro che arriverai pronto all'esame. Sono anni che ti
prepari!"
Annuisco, con un sorriso poco convinto.
Mio padre - a detta di nonni e zii - è uno dei migliori avventurieri della
famiglia dai tempi di nonno Melfis, e quando combatte deve essere veramente
terribile, ma a casa è un dolce padre amorevole. Ha dovuto farmi sia da madre
che da padre, e ha sacrificato parte della sua carriera per adempiere a quel compito.
Dice sempre che, se una persona intraprende una missione, deve portarla avanti
fino all'ultimo, con tutte le sue forze; sempre secondo questa logica, essere
genitore, secondo lui, è una missione.
Mi siedo al tavolo, che lui e Nelly hanno già apparecchiato (stufato di
manzo... ecco un buon modo per tirarmi su di morale!)
"Buon appetito!" mi augura lei dalla cucina.
"Grazie!" rispondo. Nelly fa la governante, la cuoca, la cameriera...
insomma, un po' di tutto a casa, e quand'ero piccolo si prendeva cura di me
quando mio padre partiva per qualche missione.
Mangio in silenzio, cercando di gustarmi il più possibile lo stufato
sapientemente cucinato.
"Hai già deciso che corsi scegliere, all'Accademia?" mi chiede
papà.
"Al primo anno si sceglie solo la Classe", rispondo.
"Oh... ai miei tempi c'era anche qualche corso a scelta... vero che si
faceva un anno in meno... e farai il Bi-classe?"
Normalmente gli avventurieri scelgono una Classe - mago, spadaccino, guerriero,
assassino... - e vi rimangono fedeli, ma nessuno vieta di scegliere due Classi.
I Krys, in particolare, erano da sempre Bi-classe guerrieri-maghi.
"Non ne sono sicuro... ultimamente i Bi-classe non sono ben visti. In più
dovrei fare un punteggio spaventosamente alto all'esame".
"La questione dei Bi-classe va molto ad annate" continua mio padre,
"Insomma, ci sono anni in cui sono idolatrati, altri in cui sono trattati
peggio dei goblin... non ascoltare le opinioni degli altri, avranno sempre
qualcosa da criticarti".
Annuisco. Non ho mai parlato a mio padre dei miei dubbi... o meglio, non ne ho
parlato proprio con nessuno. Ho paura di deluderlo... e poi non è che ho
esattamente deciso di non fare l'avventuriero, no?
Ci facciamo sempre più taciturni man mano che la cena prosegue, e una volta finito
do una mano a sparecchiare ("Va bene che sei ricco e abbiamo Nelly, ma non
devi essere viziato!") e torno in camera mia.
Mi sdraio sul letto e apro la finestrella sul soffitto. È già calato il
sole e si vedono le stelle. In fondo, ho scelto la torretta come stanza per un
motivo.
Cosa devo fare...
Questa storia è
ancora in fase di ideazione, non ho ancora deciso il livello di complessità che
voglio dare alla trama, la sto scrivendo di getto e molto probabilmente subirà
parecchie modifiche!
Lasciatemi una recensione, essendo la storia ancora all’inizio le opinioni per
me sono molto importanti! Prossimo update la prossima settimana!