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Autore: bennytop    18/06/2019    0 recensioni
Questa ff trae spunto da alcuni anime-manga (specialmente Inuyasha), libri (Shiver), film, sogni (soprattutto sogni)...pur rimanendo originale.
C'è un po' di tutto. Lasciatevi incuriosire e buttate un'occhiata. I nomi sono in giapponese (tributo agli anime), ma l'ambientazione è vaga. L'atmosfera sa di fantasia. Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi svegliai e vidi il sole brillare nel cielo, mi colse immediatamente un lampo di gioia.

-Sono viva, sono libera!-

Provai ad alzarmi ma una mano mi accompagnò di nuovo a terra.

Lui, che mi guardava dall'alto in basso con quel suo sguardo impassibile. Sospirai di sollievo quando notai che non portava armi con sè e tremai di terrore prendendo ancora una volta consapevolezza della mia nudità.

Il ragazzo mi fissava dritto negli occhi, perfettamente composto nonostante il mio corpo gli fosse totalmente esposto.

-Perchè mi ha salvata? Perchè tutto questo sta succedendo a me, qualcuno me lo spieghi!-

Non osavo interrompere il contatto visivo, per rimandare il più possibile il momento della verità. Si alzò il vento e sentii freddo, cercai di mettermi seduta per abbracciaarmi le gambe e ripararmi un po' dall'aria ma le sue mani mi riportarono giù: evidentemente aveva stabilito che dovessi stare sdraiata, rassegnata rimasi in attesa, di cosa non avrei saputo dirlo nemmeno io.

Concentrai tutta la mia forza per trattenere le lacrime, non volevo dargliela vinta, non avrei mai ceduto davanti al mio aguzzino.

"Non provate a rifarlo".

La sua voce mi colpì come uno schiaffo, il suo suono era vellutato, nonostante il tono non tradisse alcuna emozione.

"Invece, finchè vivrò non smetterò mai di riconquistare la mia libertà", risposi con voce bassa ma ferma.

"Non vi farò del male. Siete parte di questo mondo e sarete sottoposta al rituale."

"Cos'è uno scherzo? Mi state tenendo prigioniera, la verità è che mi avete rapita, strappata alla mia famiglia, denudata e sottomessa alle vostre decisioni".

La mia risposta fu impulsiva e imprevedibile e non mi importava se sarei stata punita.

Quando finalmente mi permise di rialzarmi, iniziai a camminare, senza una meta precisa, sperai solo di incontrare qualcuno a cui chiedere aiuto ma ciò non accadde.

Ebbi un'idea: "Devo fare pipì, allonatanati", il che era vero.

Stupendomi, mi diede le spalle, mentre io mi accovacciai.

Sapevo che sarebbe stato inutile ma sienziosamente mi allontani e mi nascosi dietro un cespuglio, non sopportavo l'idea di tornare in quella stanza, di sentire ancora le corde chiudermi i polsi.

La sua mano mi strinse una spalla.

-Come ha fatto ad arrivare così velocemente? Non l'ho nemmeno sentito-

Con un gesto agile e preciso mi sollevò e si mise a correre....

Correva ad una velocità paurosa, impossibile, nessun uomo poteva fare una cosa del genere: non sarei mai riuscita a sfuggirgli, realizzai e il mio cuore si gonfiò di dolore.

Arrivammo in pochissimo tempo, eppure la corrente ci aveva trascinati parecchio lontano dall'abitacolo.

Non mi portò dalla vecchia. Anzi, mi fece entrare in una piccola casetta, quasi di nascosto, mi lasciò cadere sul letto e si diresse verso un baule, da cui tirò fuori un vestito color cipria e me lo mise in mano. Accettai con entusiasmo l'idea di poter finalmente mettere qualcosa addosso, ma....

non ci entrai, il vestito era troppo stretto. L'avrei anche stracciato ma il ragazzo mi precedette sfilandomelo dalle mani e porgendomene un altro identico. Questa volta andò meglio.

Mi stava fissando, poi, come se si fosse reso conto di un particolare importante mi chiese: "Nome?"

Certamente non si poteva dire che fosse un chiacchierone, preferendo non dirgli il mio nome rimasi in silenzio, sperando che la domanda mi fosse risparmiata.

Che senso aveva non dirglielo? In fondo che differenza poteva fare? La domanda mi sfuggì dalle labbra: "Il tuo?".

Per un momento mi guardò senza fiatare, impassibile, anche se mi ero rifiutata di rispondergli.

"Tatsuya".

Non ne conoscevo il significato, non era un nome comune dalle mie parti, ma qualcosa nel tono in cui lo pronunciò mi suggerì che non fosse scelto a caso, come se in un certo senso il suo nome gli conferisse forza e consapevolezza.

Decisi di intraprendere una linea pacifica, dopotutto non avevo niente da perdere.

"Hitomi".

   
 
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