Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    01/07/2019    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando BB tornò alla torre i Titans erano già pronti a partire. Ovviamente lui non sarebbe potuto andare con loro, ma sperò che potessero cambiare idea all’ultimo momento.
<< Nessuno ci dice che la missione durerà così tanto. Potrei anche lasciare il campo di battaglia per andare direttamente a scuola, non avrei nessun problema a lasciarmi alle spalle i nemici! >> BB provò con ogni proposta a far ragionare Robin, ma il loro leader era irremovibile, e anche piuttosto seccato dalle sue continue proteste. << Non potremmo chiamare qualche Titan onorario per andare a prendere Luna? Per esempio, Jella aveva detto di essere disponibile ad occuparsi di lei… >>
<< Non è di un babysitter che abbiamo bisogno. >> Rispose calmo Robin voltandosi verso la porta. Gli altri li osservarono un po’ impietositi mentre BB continuava a girare attorno al loro leader.
<< E allora perché mi sembra di essere proprio quello? >> Ribatté Beast Boy, leggermente irritato.
<< BB! >> Disse Robin fermandosi di colpo e voltandosi a guardare l’amico negli occhi. << Non ti stiamo mettendo da parte. In una missione tutti i ruoli sono importanti e il tuo non è da meno: Luna Bianca potrebbe essere in pericolo quando andremo là fuori e non conosciamo ancora fino a dove si estende la rete di collaboratori di Maschera Nera. Tu potresti essere l’unico in grado di difenderla! >>
BB gonfiò il petto preparandosi a dire qualcosa, ma un attimo dopo rinunciò e soffiò via tutta l’aria. << Immagino che sia implicito il fatto che pensiate non possa dare un contributo valido nella missione vera e propria… >> Disse sottovoce, lasciando però che Robin lo sentisse. Forse in un altro momento quel commento avrebbe fatto infuriare Robin ma non questa volta, che poteva capire come si sentisse BB dopo essere stato lasciato ai margini dell’operazione per l’ennesima volta.
<< Non è solo questo. >> Disse Robin accennando un sorriso e lasciando perdere quell’ultima frase. << BB, in questa missione potremmo veramente rischiare grosso! Se andassimo tutti quanti laggiù e venissimo sconfitti, chi si occuperebbe di Luna? >> Gli poggiò una mano sulla spalla e per qualche ragione BB la avvertì pesante come un macigno. << Tu sei la nostra ultima difesa. Penso che tu sia tra i più forti della nostra squadra, se non il più forte! Ma… Andare tutti quanti all’attacco puntando tutto sulla nostra forza sarebbe una strategia troppo rischiosa, e a volte le battaglie vanno vinte con l’astuzia e la pazienza. >>
BB non seppe come ribattere a quelle parole. Da una parte il leader lo stava lodando, ma allora perché finiva sempre per essere lasciato in panchina? Gli sembrava che lo stessero prendendo in giro tutti quanti, anche quando Corvina gli passò accanto sfiorandogli una mano e sussurrandogli:<< Porta pazienza. >> Si sentì solamente più indesiderato.
I Titans lasciarono la sala comune e BB non li seguì fino alla rimessa al piano terra; invece prese uno dei suoi fumetti e si mise a leggerlo stravaccato sul divano, con stampata sul volto una espressione di acido disappunto.
<< Sei troppo forte, BB! >> Borbottava storpiando la voce, in quella che avrebbe dovuto essere un'imitazione dei suoi amici. << Questa missione è veramente importante, BB. Per questo devi restare alla base! >>
Beast Boy si lasciò andare a un rantolo di frustrazione e sfogliò un paio di pagine del fumetto. Poi lo lasciò cadere a terra quando si rese conto di averlo già letto. << Che noia… >> Sbuffò ad alta voce, rimanendo a fissare il soffitto.
 
*
 
L'entrata al tunnel segreto da dove era venuta fuori Maschera Nera doveva essere nelle vicinanze. I Titans avevano raggiunto il luogo segnato dal trasmettitore e si erano divisi per cercare di recuperarlo e capire come avesse fatto a tornare in superficie; poi avrebbero cercato la strada per entrare nel covo dei criminali e da lì avrebbero continuato fino a trovare qualcosa.
Cyborg si muoveva tenendo gli occhi fissi sullo schermo incorporato nel suo avambraccio, dove era installata una versione in miniatura dello stesso radar che aveva rilevato il segnale la sera prima.
Robin e Stella Rubia si affidavano alla loro vista, mentre Corvina stava osservando l'intera zona attraverso i suoi poteri. Fu lei a scovare per prima l'entrata al tunnel segreto di Maschera Nera, ma il trasmettitore fu trovato dal radar di Cyborg, una volta che questo si fu avvicinato all'entrata del tunnel.
<< E' rimasto qui per tutto il tempo da ieri sera. >> Disse Cyborg raccogliendolo da terra. Il trasmettitore era un po' sporco, ma a parte questo non sembrava presentare altri segni; Maschera Nera non sembrava aver provato a distruggerlo, e anzi doveva averlo tenuto con molta cura per tutto quel tempo. Strano, visto che quella era l'unica cosa che avrebbe potuto farli trovare.
<< Ha tutta l'aria di una trappola… >> Disse Corvina voltandosi a guardare il tunnel. Tutti e quattro erano fermi davanti all'entrata e ora che lo osservavano sembrava che ci fosse qualcosa di minaccioso all'interno che cercasse di attirarli a sé, per poi colpirli al momento propizio.
Robin fece una smorfia guardando l'oscurità che si estendeva da pochi metri all'interno del tunnel. << Non mi piace. >> Disse secco. Anche questo era strano: Corvina credeva che Robin sarebbe stato il più deciso ad entrare, eppure adesso anche lui era sospettoso di quella situazione.
Stella Rubia borbottò qualcosa. << Sembra la tana di un glast'poch dopo che ha lanciato la sua esca… >>
E' vero. Pensò Cyborg stringendo ancora tra le mani il trasmettitore sporco di terra. Il modo improvviso con cui è apparso e la posizione appena fuori dalla tana del nemico dà tutta l'aria di essere stato commesso deliberatamente. Potrebbe essere una trappola di Maschera Nera per catturarci tutti, e in quel caso forse dovremmo pensarci due volte prima di abboccare…
Cyborg si voltò a guardare i suoi compagni: nonostante l'incertezza di quel momento, nessuno sembrava convinto di voler mollare tutto proprio in quel momento. Qualunque cosa sarebbe successa, loro sarebbero scesi in quel buco.
Potrebbe essere che abbiamo fatto bene a lasciare BB indietro… Pensò abbassando la mano con cui reggeva il trasmettitore e mettendolo via.
I Titans rimasero in silenzio ancora per un po’. La situazione era difficile da sostenere e nessuno sembrava voler fare la prima mossa. Alla fine fu Corvina a raccogliere il sangue freddo per chiedere:<< Dunque, che facciamo? >>
Gli sguardi degli altri conversero su Robin, che deglutì con pesantezza guardando l’entrata del tunnel. C’era solo una cosa che potevano fare, anche se sembrava folle.
<< C’è un motivo se Maschera Nera è uscita allo scoperto proprio ora, dopo che ci aveva detto di non immischiarci. >> Disse assumendo un’espressione inaspettatamente serena. << Ci sono un milione di motivi per farci pensare che questa potrebbe essere una trappola, ma c’è anche una possibilità che ci sia qualcosa che ci sfugge in tutta questa faccenda, e questa potrebbe essere l’occasione per capire che cosa ci manca. E se la lasciamo scappare non ci capiterà un’altra volta. >>
Corvina sostenne lo sguardo deciso di Robin. Entrambi sapevano che era stato già deciso, e qualunque cosa sarebbe successa in fondo a quel tunnel se ne sarebbero occupati come sapevano fare. In mezzo a loro, Stella Rubia fissava con timore il tunnel.
<< Non mi piace questo posto… >> Sussurrò la principessa di Tamaran. << C’è un’aura spaventosa che lo avvolge. >>
Corvina tornò a guardare avanti e osservò per un istante l’entrata del tunnel. << Hai ragione. >> Disse. << Riesco a sentire qualcosa, forse Mumbo deve aver piazzato degli incantesimi difensivi lungo la strada… >>
<< No. >> Rispose prontamente Stella, facendo voltare gli altri. La donna aliena si portò una mano sul volto, quasi come se stesse lottando per trattenere un conato di vomito. << E’ come se ogni singola cellula del mio essere mi stesse mandando segnali di repulsione verso questo luogo. C’è qualcosa all’interno di quel tunnel, ed è qualcosa che fa tremare di terrore il mio corpo. >>
Le parole di Stella ebbero l’effetto di una doccia gelata per gli altri componenti dei Titans. Sapevano che Stella avesse dei sensi più sviluppati rispetto a quelli di un normale terrestre, ma il fatto che riuscisse a percepire qualcosa che neanche Corvina avvertiva avrebbe dovuto metterli veramente in guardia, forse addirittura fargli fare dietrofront.
Stella non era una sensitiva, ma sarebbe stato da stupidi ignorare una sensazione come quella; lei era una guerriera, una cacciatrice, e c’erano poche cose che potevano metterla a disagio.
<< Forse dovremmo tornare un’altra volta? >> Propose Cyborg. Per quanto ragionevole, quell’idea non piacque a nessuno. La stessa Stella Rubia fu contraria.
<< No. Voglio scoprire che cosa è questa sensazione. >> Disse facendosi forza e mandando un’occhiata risoluta al tunnel davanti a sé.
Di fronte alla decisione mostrata dalla loro compagna, Robin e Corvina non poterono seguire il consiglio di Cyborg. Non che il leader avrebbe voluto ritirarsi una volta arrivato così lontano, ma il pensiero che dentro a quel tunnel potesse esserci qualcosa che Stella reputasse pericoloso non lo fece sentire molto euforico. Aveva pensato fino a quel momento che se si fossero impegnati tutti quanti assieme per affrontare Maschera Nera, sarebbero riusciti a spuntarla; ma adesso che Stella aveva detto quelle cose gli sembrava che improvvisamente le cose si fossero fatte molto più grandi di quanto pensassero inizialmente.
<< E va bene! >> Disse stringendo i pugni. Tutti quanti si voltarono a guardarlo. Robin continuò:<< Siamo di fronte a una missione complicata; stiamo per infiltrarci nella tana del nemico e con ogni probabilità si tratterà di una trappola. Saremo isolati, al buio, incapaci di orientarci in un posto che i nostri nemici invece conosceranno perfettamente. Arriveremo sicuramente a uno scontro diretto, anche se potremmo trovarci di fronte a delle imboscate; se le cose dovessero mettersi male, voglio che ognuno pensi a sé e scappi, se sarà il caso. Non possiamo permetterci che il nemico ci catturi! Chi riuscirà a scappare dovrà tornare alla torre da BB e Luna e lì si riorganizzerà per mettere a punto un contrattacco. >>
Robin fece una pausa e mandò degli sguardi fiduciosi a tutti i suoi compagni. Quando riprese a parlare sembrava quasi che stesse dicendo addio a tutti quanti.
<< Conto su di voi, ragazzi! >>
Cyborg e Corvina ebbero la brutta sensazione che Robin volesse fare qualche idiozia, quando sentirono quelle parole. Avrebbero voluto dire qualcosa, ma il loro leader stava ormai partendo all’attacco e Stella Rubia era troppo confusa per potersi concentrare sulle sensazioni che le parole di suo marito avrebbero potuto mandarle.
<< Forza, andiamo. >> Disse Robin facendo dei passi decisi verso la discesa che imboccava direttamente dentro al tunnel. << Andiamo a fare quattro chiacchiere con Maschera Nera! >>
 
*
 
La mattinata stava passando lentamente, ora che i clienti del locale se n’erano andati. Era così tutti i giorni: alla mattina si riempiva di gente che andava a fare colazione prima del lavoro, poi lentamente sparivano tutti e il locale tornava nella calma più o meno fino a mezzogiorno.
La cameriera aveva appena finito di sciacquare gli ultimi piattini portati via dai tavoli e adesso stava per fare una piccola pausa. Anche oggi aveva ricavato qualche piccola mancia, assieme ai soliti complimenti degli abituali che si soffermavano sulla sua acconciatura o sui vestiti che metteva; quella mattina aveva anche incontrato qualche ragazzo che era andato a chiederle il numero. Impacciati, gentili, sembrava che tutti quelli su cui facesse colpo si somigliassero.
<< Capo, io faccio una pausa. >> Disse voltandosi verso il bancone e uscendo dallo sportello accanto alla cassa.
Il “capo” era un uomo anziano dall’aspetto curato che vestiva sempre elegante, anche con il grembiule addosso non sfigurava mai. Sorrideva sempre e aveva sempre qualcosa di saggio da dire, ed ancora meglio era molto permissivo con gli orari; grazie a questo la ragazza era riuscita a tenere questo lavoro, nonostante continuasse a fare tardi quasi tutti i giorni. Inizialmente non era nemmeno molto portata per servire ai tavoli e controllare il bancone, ma con il tempo e la pazienza del capo aveva imparato e ora si poteva ritenere molto soddisfatta delle sue capacità.
La ragazza uscì all’aperto, dove i tavolini di vimini intrecciati dipinti di nero venivano colpiti dalla luce del sole e le sedie dagli schienali semicurvi risplendevano sui sottili braccioli in acciaio. La tenda che pendeva da sopra l’entrata forniva poca ombra a quell’ora della mattina, ma si sarebbe sistemata entro un paio d’ora, quando il sole sarebbe stato più alto. Prese un bel respiro e guardò il parco dall’altro lato della strada: lì le giovani mamme andavano a passeggiare con i bambini più piccoli, la gente portava a spasso i suoi cani e qualche volta si appartavano anche delle giovani coppiette per amoreggiare all’ombra di una quercia, annunciando il proprio amore a tutto il mondo.
A volte si chiedeva come fossero le vite di tutti quelli che vedeva passare di là, dal suo posto nel bar, ma mai aveva pensato che sarebbe stato meglio scambiare la propria vita per una delle loro; per quanto fosse indaffarata, confusionaria, strana, era pur sempre la sua vita!
Stava per sedersi quando sentì tirare da un lato del grembiule. La ragazza abbassò lo sguardo e vide accanto a sé una bambina molto piccola con i capelli neri che le scendevano davanti agli occhi; occhi verdi, grandi.
<< Signorina, potrei avere un bicchiere d’acqua? >> Chiese con una vocina da farla sciogliere per la tenerezza.
La ragazza rispose con un attimo di ritardo perché sorpresa dall’improvvisa comparsa di quella bambina, ma sorrise in modo accogliente. << Ma certo! Aspettami qui… >>
La ragazza rientrò nel locale per andare a prendere dell’acqua e quando tornò con caraffa e bicchieri la bambina si era seduta a uno dei tavolini all’esterno. Aveva con sé uno zainetto con disegnata sopra una stella che aveva poggiato accanto alla sedia e dalla sua fronte sudata sembrava piuttosto accaldata. Le si sedette di fronte e le versò un po’ d’acqua in un bicchiere di vetro; la bambina lo afferrò avidamente e quando la vide bere tutto d’un fiato, la cameriera le disse di andare piano.
La bimba tirò un grande respiro quando poggiò il bicchiere sul tavolo e rimase a fissarlo tra le proprie mani per qualche secondo. << Grazie, signorina. >>
<< La tua mamma è laggiù? >> Le chiese la ragazza facendo un cenno al parco dall’altro lato della strada. Non le sembrava di averla vista attraversare, ma potrebbe essere stato che fosse arrivata prima di lei.
La bambina scosse la testa.
<< Il tuo papà? >>
Ancora una volta, negativo.
La cameriera trattenne il respiro e si accigliò un attimo. Era improbabile che una bambina così piccola venisse lasciata a girovagare da sola per la città, anche così presto nella mattina. Poi il suo sguardo si posò nuovamente sullo zainetto che aveva lasciato cadere a terra e con un verso pensieroso tornò a guardare il viso della ragazzina, che si stava versando altra acqua nel bicchiere.
<< Non ti dovresti trovare qui adesso, vero? >> La cameriera le tolse la caraffa dalle mani vedendo con quanta poca dimestichezza riuscisse a maneggiarla e tornò a versarle acqua nel bicchiere. Mantenne una espressione priva di giudizio, nonostante non potesse definirsi contenta che quella bambina fosse lì in quel momento, invece che altrove.
<< Ah-a! >> Fu tutto quello che la ragazzina disse in risposta, tenendo gli occhi fissi sul bicchiere che stringeva tra le mani mentre l’acqua vi si versava dentro a mo’ di cascata. La cameriera inarcò un sopracciglio. Non le sembrava minimamente a disagio, e solitamente i bambini che bigiavano la scuola preferivano non far sapere delle proprie avventure extrascolastiche. Le sembrava strano che quella bambina se ne stesse seduta al tavolino in tutta tranquillità, sbandierando ai quattro venti il suo zainetto e bevendo in santa pace l’acqua del suo bicchiere; inoltre, quando i ragazzini marinavano la scuola non lo facevano mai da soli perché non c’era alcun divertimento a passare l’intera mattinata per strada senza nessuno con cui cazzeggiare in allegria. Pensò che ci fosse qualcosa di più in quella storia e decise di provare a capire di cosa si trattasse.
<< Come ti chiami? >> Le chiese piantandosi il pugno nella guancia.
<< Luna. >> Rispose la bambina prima di alzare lo sguardo, mostrando un sorrisetto furbo.
<< E’ un bel nome. >> Disse la cameriera con tono interessato.
<< Grazie! >> Disse la bambina. << Lo hanno scelto i miei genitori. >>
<< Bé, è ovvio. >> Rise. Per qualche motivo Luna le ispirava molta simpatia, e lo stesso sembrava che valesse per la bambina nei suoi confronti; non era minimamente in imbarazzo e le parlava in modo aperto. Era sicura che, nonostante fino ad ora si fosse espressa a monosillabi, non avrebbe avuto alcun problema a parlarle di sé in breve tempo.
La cameriera provò a fare una domanda un po’ più diretta:<< Non ti ho mai vista da queste parti. Dove stai andando? >> Rimase ad osservare attentamente la reazione della bambina alla sua domanda. Se avesse avuto qualcosa da nascondere, si sarebbe lasciata sfuggire qualche attenzione di troppo nello scegliere le parole con cui rispondere, oppure si sarebbe mossa in modo da sentirsi più al sicuro. Facendo la cameriera al locale aveva imparato qualcosa su come comunicava la gente attraverso il corpo, più o meno.
Luna però non fece nulla di sospetto: si erse sulla sua sedia e poggiò le mani sulle ginocchia mentre i suoi piedi dondolavano allegramente sotto al tavolo, e con un largo sorriso rispose:<< Non sto andando da nessuna palte in particolal… >> La bambina si interruppe; le si era annodata la lingua tutto a un tratto. La cameriera la guardò con curiosità mentre si girava e tirava fuori la lingua facendo una piccola pernacchia per ristabilire l’ordine delle parole.
<< Non vado in nessun posto preciso. >> Tornò a dire la bambina quando si voltò di nuovo verso la cameriera, cambiando le parole della sua frase per non impappinarsi di nuovo.
La cameriera annuì pensierosa, poi sorrise. Era stato divertente vedere quanto in fretta la bambina fosse riuscita a riprendersi dopo quel suo errore. Pensava che i bambini fossero più lenti a reagire alle sviste linguistiche, o che non le notassero affatto in certi casi… Ma lei aveva reagito con la freddezza e razionalità di una persona adulta e aveva ripreso il discorso come se niente fosse.
<< Stai facendo una sorta di gita? >> Chiese lei sorridendo un poco.
Luna annuì. Poi si fermò e guardò a sinistra, come se ci stesse pensando. Alla fine fece muovere la testa da un lato all’altro.
La cameriera trattenne una risatina. << Bé, hai scelto una bella giornata per farlo; c’è un bel sole, e l’aria è calda e piacevole… Bé, forse un po’ troppo calda. >> Concluse tornando a guardare la fronte sudata della ragazzina.
Luna bevve un altro sorso d’acqua.
<< Piano. >> Disse la ragazza. << Non vorrei che ti facesse male. >>
Luna sorrise. << E’ impossibile che mi faccia male. >> Disse. << E’ acqua! >>
La cameriera la fissò con aria intrigata, un po’ confusa, poi sorrise. << Sì. Effettivamente, hai ragione. >>
La ragazza distolse lo sguardo per osservare una macchina che passava in strada. << Quindi Luna, che fai di bello? >> Chiese quasi senza pensarci.
<< Vado a scuola. >> Rispose con leggerezza Luna, tornando a concentrarsi sul suo bicchiere d’acqua seguendo il consiglio della cameriera.
Allora va davvero a scuola! Pensò lei tra sé e sé. In un attimo di sicurezza decise di chiederle perché fosse lì quella mattina, invece di essere a scuola. << E non dovresti essere a scuola, adesso? >>
Luna posò il bicchiere e rispose con calma. << Sì, però ho litigato con una bambina e perciò oggi non sono entrata. Non voglio parlare con lei, è cattiva! >> Disse. Il modo con cui accentuò l’ultima parte della sua frase aveva qualcosa di comico, ma la cameriera non sorrise.
<< Che cosa ha fatto per farti arrabbiare? >> Chiese invece, assumendo una posizione un po’ più scomposta sulla sedia. << Non può essere così brutto, niente che non si possa risolvere parlandoci con calma. >> Ma di che si stupiva a fare? Erano bambini, era normale che litigassero per motivi inesistenti e poi si tenessero il muso per un po’; era sicura che in breve tempo sarebbero tornate a parlarsi come se niente fosse.
<< Mi ha chiamato mostro. >> A quella risposta la cameriera quasi cadde dalla sedia. Tornò in una posizione normale e guardò seriamente Luna, che però non sembrava minimamente turbata.
<< In che senso? >> Chiese.
<< Cosa? >>
<< In che senso ti ha chiamata in quel modo? >>
<< Nel senso di mostro. >> Rispose Luna come se non gliene importasse. Sostenne lo sguardo della cameriera come se niente fosse, ma quest’ultima si stava chiedendo che cosa potesse far arrabbiare tanto una bambina da chiamare una sua coetanea “mostro”.
La cameriera si mosse sulla propria sedia e guardò altrove, come se stesse cercando le parole giuste da usare dopo quella risposta. Pensava di poter capire qualcosa dalla postura e dal comportamento della bambina, ma in realtà era lei quella che si sentiva più a disagio ora. Senza un'idea di come continuare a parlare, decise di chiederle la prima cosa che le era venuta in mente in precedenza, quando Luna le aveva detto di aver litigato con l'altra bambina:<< Hai provato a risolvere le cose parlando con lei? >>
Luna guardò per un po' il suo bicchiere, poi lo posò sul tavolo e allontanò le mani. Distogliendo un poco lo sguardo disse con voce più cupa:<< Io non volevo… Non volevo parlarle, dopo quello che avevo sentito, ma lei ha insistito… E ho finito per picchiarla. >>
Classico da parte dei bambini. Quando non riuscivano a far andare le cose per il verso giusto finivano alle mani. Solo che in questa situazione sembrava esserci molto di più che una semplice discussione tra bambine viziate. Si imbronciò un poco, forse sentendo su di sé la malinconia di quella bambina. << Le hai fatto tanto male? >> Le chiese.
La bambina sospirò e annuì con riluttanza, come se non fosse sicura di voler rispondere a quella domanda.
<< Ti dispiace? >>
<< Non dopo quello che ha fatto. >> Disse Luna con le braccia incrociate, fissando l'altro lato della strada.
La ragazza fece una smorfia. La conversazione aveva rapidamente cambiato tono e non era più sicura che la bambina fosse dalla parte del giusto. Però non poteva giudicarla se non sapeva come stavano le cose. << E non le hai chiesto scusa? >>
Luna scosse la testa lentamente, continuando a guardare lontano. << Anche se forse dovrei. >>
La ragazza annuì, pensando che forse Luna aveva già capito di aver fatto qualcosa di sbagliato. Poi la bambina la sorprese tornando a parlare.
<< Però anche lei dovrebbe chiedermi scusa! Ha detto un sacco di cose brutte sul mio conto, mi ha chiamata mostro e mi ha anche graffiato la faccia. Vedi? >> La bambina si sporse sul tavolino piantando stabilmente i gomiti e si tirò una guancia per mostrare una cicatrice orizzontale ancora abbastanza fresca sulla sua pelle. Una cosa da niente. Pensò la cameriera, ma evidentemente per Luna non era così.
<< Ha detto qualcosa di veramente brutto? >> Chiese la ragazza dando una rapida occhiata alla cicatrice di Luna. La bambina tornò al suo posto e riprese a parlare guardandola negli occhi.
<< Sì! Mi ha tradita! Ha detto un sacco di cose sul fatto che fossimo amiche, che io potevo fidarmi di lei, ma poi l'ho sentita rimangiarsi tutto quanto nei bagni della scuola! >>
La ragazza piegò la testa di lato. << Sembra che tu sia più dispiaciuta per averla picchiata, che per quello che abbia fatto lei… >> Disse guardandola con aria enigmatica. Il modo in cui Luna si esprimeva parlando dell'altra ragazzina, come se il suo comportamento dovesse essere una giustificazione per la sua reazione, le dava una strana impressione.
<< No! >> Rispose Luna oltraggiata. Poi ci ripensò. << Forse un pochino… >> Disse abbassando lo sguardo. << Però è solo perché so che queste cose non si fanno… >> Borbottò con aria di chi si era sentito ripetere quelle parole decine di volte.
La cameriera strinse le spalle. << Sembra che tu abbia capito di aver sbagliato… Quindi perché non ti lasci alle spalle questa storia e basta? >> A quel punto, quella avrebbe potuto essere la decisione migliore.
<< E con lei cosa dovrei fare? >> Chiese Luna a un certo punto. Era come se quella signorina fosse diventata la sua consigliera da un momento all'altro, eppure si conoscevano appena, non sapeva nemmeno se fosse la persona adatta a chiedere consigli su quel tipo di faccende.
La ragazza si appoggiò allo schienale della sua sedia e guardò in alto, pensando un attimo a come rispondere. In realtà sapeva già quale consiglio dare alla bambina; era ciò che aveva fatto anche lei per tutta la sua vita, in fondo, ma era veramente il caso di dirlo a una ragazzina così piccola? << Se pensi che una persona non faccia bene alla tua vita, allora non dovresti sforzarti troppo a tenercela dentro. >> Disse infine con voce fredda, ma dentro di sé stava ripensando a tutte le volte che aveva seguito quel ragionamento. Non si trattava di scappare, non lo faceva per non doversi confrontare con loro, ma per smettere di soffrire a causa loro. << In fondo non potrai essere felice se quella persona continuerà a causarti dispiacere, no? >>
La cameriera alzò un dito contro di Luna e piegò le labbra in un sorrisetto un po' mesto. La bambina non notò quell'aspetto del suo sorriso, perché nella sua mente cominciarono ad avviarsi dei processi che la portarono a valutare quell'idea e per un buon minuto Luna rimase immobile con gli occhi puntati sul volto della signorina. Quella reazione fece pensare alla cameriera che la bambina non avesse apprezzato il consiglio, ma poi Luna abbassò lo sguardo e rispose sorridendo:<< Grazie. >>
La ragazza rimase a guardare la bambina mentre tornava a bere e si chiese se avesse deciso di seguire il suo consiglio oppure avesse semplicemente risposto a quel modo per non rifiutare in modo scortese. Poi Luna riprese a parlare cambiando completamente argomento, sorprendendo la cameriera.
<< Tu che cosa fai qui, signorina? >> La sorprese un po' il fatto che le diede del tu, ma in un certo senso le fece piacere vederla sorridere come se niente fosse. Sembrava che quella bambina fosse capace di entrare in confidenza con qualcuno in brevissimo tempo.
<< Io sono una cameriera a questo locale. >> Rispose indicando con un braccio verso l'entrata della caffetteria. << E’ il mio lavoro. >>
<< Ti diverti? >> Chiese poi Luna, continuando a sorridere con aria innocente.
La ragazza si mostrò sorpresa, poi sorrise. << Sì, è abbastanza divertente. >>
<< Bene! >> Disse Luna. Poi si voltò a guardare la strada e i suoi occhi si posarono sul parchetto dall’altra parte, dove un bambino lanciava degli urletti mentre un altro gli lanciava una palla di gomma nel tentativo di colpirlo. Anche la cameriera si voltò a guardare i bambini dall’altro lato della strada e lei e Luna rimasero per qualche istante in silenzio.
 
*
 
Il tunnel era più buio dell’ultima volta che Stella vi era stata, nonostante lei stessa stesse illuminando la via con una fiamma verde. Mai come prima sentiva l’oscurità e la mancanza d’aria opprimerla. Non doveva trattarsi solo di quello però, viste le sensazioni che aveva avuto prima di entrare quella mattina… A ogni passo, il cuore di Stella sembrava battere sempre più velocemente, colto dall’ansia e dalla paura che in fondo a quella galleria ci potesse essere qualcosa di troppo difficile da affrontare.
Ma era veramente questo il suo timore? Era possibile che lei, principessa guerriera di Tamaran, avesse paura di un pericolo che ancora non aveva affrontato? Forse era così, in fondo non ci sarebbe stato altro motivo per lei di temere quel posto. Vivere con i terrestri doveva averle fatto perdere un po’ di sicurezza nella propria forza, oppure dopo la nascita di Luna i suoi istinti da cacciatrice si erano affievoliti un poco per fare spazio a quelli materni.
<< Fermi. >> Disse Corvina alzando un braccio. Avevano mandato avanti lei perché con i suoi poteri poteva percepire qualunque cosa andasse incontro al loro gruppo anche in quell’oscurità; adesso forse stavano per entrare in contatto con il loro primo avversario in fondo a quel tunnel.
<< Che cosa c’è? >> Chiese Robin, arcuando la schiena e preparandosi a scattare. << Nemici? >>
<< No. >> Rispose con calma Corvina. Dopo un secondo si rilassò e continuò a parlare. << E’ solo che noi siamo già stati qua. >>
A Robin quasi venne un colpo. << Che cosa vuoi dire? >> Chiese. << Stiamo girando in tondo? >>
Dal tono della maga nessuno avrebbe detto che quella fosse una cattiva notizia, ma dopo essere rimasti al buio per quasi un’ora sapere che non stessero facendo alcun tipo di progressi non avrebbe avuto un buon impatto sul morale della squadra.
<< No. >> Rispose di nuovo Corvina. Fece qualche passo laterale e alzò una mano che poggiò alla parete. La mosse lentamente scorrendo lungo i mattoni umidi finché non girò nell’altra direzione, mostrando che il muro si interrompeva. << Noi siamo già stati qui, tempo fa. >>
Stella Rubia inspirò facendo un verso di sorpresa e attirò tutti gli sguardi su di sé. << La tana del lupo. >> Disse con aria spaesata.
<< Già. >> Rispose Corvina guardandola seriosa. Si potevano a malapena vedere i loro volti con le ombre che vi si formavano sopra, ma per lo meno la luce di Stella gli permetteva di comunicare senza andare fuori di senno.
Cyborg si voltò più volte spostando lo sguardo da Stella a Corvina. << Non ci sto capendo niente, che cosa succede? >> Chiese sperando che una delle due si spiegasse finalmente. Stella non rispose, lasciò che fosse la sua amica a farsi capire.
<< Quando tu e Robin andaste a cercare Mumbo alla centrale elettrica e lasciaste me, Stella e BB a indagare sulle persone scomparse nel tunnel, raggiungemmo un bivio con sopra delle scritte alquanto bizzarre… >> Spiegò la maga con tono paziente. Fece segno a Stella Rubia di farle luce e si mosse per mostrare cosa intendesse. << Delle parole in Tamaraniano che sembrerebbero fare da guida in questo tunnel. La strada da dove siamo appena arrivati dice "uscita" mentre l'altra sembra portare al covo di Maschera Nera, ma quando ci siamo arrivati la prima volta se n'erano già andati tutti, lasciando solo gli ostaggi. >>
Stella lesse con riluttanza i caratteri scolpiti sulla pietra che dicevano "Strada per il Paradiso" e "Discesa verso l'Inferno". Ecco perché si sentiva così a disagio in quella galleria, adesso era tornata di fronte a quelle inspiegabili scritte e ancora una volta non riusciva a capire come avessero fatto a comparire lì. Ma oltre al ricordo di quelle scritte così misteriose, Stella sentiva che ci fosse dell'altro, qualcosa che la prima volta non aveva avvertito: più in fondo nella galleria, qualcosa di minaccioso continuava a respingerla.
<< Che diavolo significa? >> Chiese Robin confuso.
Corvina si girò a guardarlo con calma. << Forse niente. Potrebbe anche essere un tentativo di depistarci da parte dei nostri nemici, anche se non vedo come Maschera Nera possa conoscere la lingua di Stella… >>
La maga e Robin si voltarono a guardare verso la Tamaraniana del gruppo, che adesso teneva lo sguardo basso. Se volevano sapere se qualcuno potesse aver imparato la sua lingua da lei, era altamente improbabile; anche loro lo sapevano.
<< Bé, non ci resta che andare avanti e cercare di capire cosa si cela in fondo a questo tunnel. >> Disse Robin sospirando. Proprio quello che Stella non avrebbe voluto.
In realtà lei voleva scoprire che cosa ci fosse lì sotto che la spaventava tanto, ma allo stesso tempo sentiva che fosse qualcosa che forse sarebbe stato meglio lasciare stare. Però sapeva che non avrebbero potuto ritirarsi in quel momento, dopo tutto il lavoro fatto per trovare quel posto. Non era nemmeno sicura che l'avrebbero presa sul serio, pensando che si stesse lasciando suggestionare dall'atmosfera di quel luogo.
Così, per la seconda volta, i Titans imboccarono la strada che portava alla "Tana del Lupo", sicuri della loro direzione questa volta. Stella e Corvina ricordavano che ci sarebbe voluto un po' di tempo prima di raggiungere la fine del tunnel, ma furono sorprese quando la maga avvertì qualcosa di strano all'interno del tunnel.
<< Fermi. >> Disse di nuovo Corvina allargando le braccia. Robin le chiese che cosa stesse succedendo, ma non ricevette risposta.
Rimanendo in posizione difensiva, come se improvvisamente fosse stata accerchiata, Corvina chiese gli occhi e si concentrò su quei cunicoli dove si stavano inoltrando, facendo espandere la propria coscienza e infilandola in ogni pertugio che riuscisse a trovare. C'erano altre strade che la prima volta non aveva avvertito; non era stato per disattenzione, ma perché era sicura che l'altra volta quelle strade non esistessero.
Tunnel che partivano dai lati della strada principale e andavano intersecandosi in un reticolo di gallerie molto più complesso di quanto avrebbe immaginato. Alcuni si bloccavano in vicoli ciechi, altri erano collegati tra loro e non portavano da nessuna parte, ma altri ancora si perdevano in profondità e andavano avanti troppo a lungo perché Corvina potesse scandagliarli interamente con i suoi poteri. La mancanza d'aria e l'oscurità che incombeva, poi, non le permettevano di utilizzare al meglio i suoi poteri.
<< Ci sono un sacco di strade nuove. >> Disse alla fine riaprendo gli occhi, ritirando la coscienza all'interno del proprio corpo.
<< Che significa? >> Chiese sconcertato Robin, forse nella speranza che Corvina si spiegasse in modo che le parole da lei pronunciate potessero assumere un significato diverso da quello ovvio che già avevano.
<< Significa che ci sono altri tunnel che collegano questa galleria a… Qualche parte. >> Rispose vaga lei.
Anche Stella non riuscì a capire. << Ma l'ultima volta non c'erano, vero? >>
<< No. >> Rispose Corvina.
<< E che diavolo vuol dire questo? >> Sbottò Robin sul punto di dare in escandescenze.
<< Significa che qualcuno lì ha aperti da poco! >> La voce di Corvina rimbombò all'interno del tunnel con forza e i Titans avvertirono uno spostamento d'aria che non si sarebbe potuto spiegare in nessun modo se non con l'intervento della maga, spazientita dalle pressanti domande dei suoi compagni.
Ci fu silenzio per un attimo, poi Cyborg tentò timidamente di riprendere la conversazione:<< Questi tunnel… Sono stati scavati da poco? >>
Ecco una domanda intelligente. Disse Corvina soddisfatta. << No. >> Rispose. << Credo che l'ultima volta fossero semplicemente chiusi… Nascosti dietro a una falsa parete. Le condizioni all'interno di questo tunnel sono pessime per liberare i miei poteri, altrimenti avrei potuto accorgermene sin dall'inizio. >>
<< Questo vuol dire che rischiamo di perderci? >> Chiese Robin con tono pressante.
La maga scosse la testa. << No. Ci basta seguire la strada. Non so dove portino i tunnel più lunghi, ma la maggior parte di queste strade è qui solo per confonderci. A meno che i nemici non pensino di utilizzarli per seminarci, in caso di fuga, direi che non abbiamo problemi al momento. >>
Le parole della maga rassicurarono il leader della squadra, anche se forse non era quello a cui mirava la donna: se un'eccessiva sicurezza in quella situazione gli avesse fatto abbassare la guardia una volta entrati in contatto con i nemici, le cose avrebbero potuto farsi difficili. Tuttavia Robin aveva detto di non voler più commettere gli errori del passato, quindi i Titans potevano stare certi che avrebbe affrontato Maschera Nera con tutto ciò che aveva.
Il gruppo riprese la sua marcia e in un tempo che sembrò anche troppo lungo, raggiunsero la fine del tunnel.
Una luce rossastra filtrava da un arco in fondo alla strada. Corvina fece segno a tutti di fermarsi e Stella spense la sua fiamma. Forse era inutile, ma se potevano evitare di farsi scoprire avrebbero potuto vantare l'effetto sorpresa.
La maga tentò di avvicinarsi con la propria coscienza alla sala che di lì a pochi passi si sarebbe aperta nel tunnel. Ricordava molto bene le sue dimensioni, ma questa volta non la trovò vuota; c'erano macchinari sconosciuti, cavi elettrici sparsi ovunque che si collegavano a un computer a un lato della sala e diverse casse di legno chiuse accatastate in un angolo. All'interno della sala, poi, avvertì la presenza di sei persone, ognuno apparentemente fermo.
<< Siamo arrivati… >> Sussurrò lei voltandosi. Non che gli altri potessero vederla in faccia, ma era sicura che avrebbero capito. << Ci sono sei persone lì dentro. >>
<< Qual è il piano? >> Chiese Cyborg senza riferirsi a nessuno in generale. Fu Robin a rispondere.
<< Riesci a riconoscere chi siano? >> Chiese rivolto alla maga.
Corvina tornò a guardare in avanti e scosse la testa. << Non riesco a entrare in contatto con i loro pensieri. E' come se ci fosse una barriera che me lo impedisce… >>
<< Potrebbe essere opera di Mumbo? >> Suggerì Cyborg guardando Robin.
Robin non rispose, stava riflettendo. Sei nemici di cui non avevano informazioni, tra loro probabilmente c'era un incantatore capace di disorientare i poteri di Corvina e Maschera Nera, che con il suo gioco di spada era un'avversaria estremamente pericolosa. Non si poteva sviluppare una strategia in quelle condizioni.
<< Credi che stiano cercando di tenderci una trappola? >> Chiese Robin tornando sulla terra.
Corvina esitò a rispondere. << Non sembra. Sono tutti sparsi, sembrano addirittura distratti. >>
<< Potrebbe essere una finta. >> Continuò Robin dubbioso. Non credeva che dopo tutte le strane coincidenze che li avevano portati fin lì, il gruppo di Maschera Nera se ne stesse lì ad attendere come se niente fosse. Sapevano sicuramente del loro arrivo, e se non li stavano aspettando in quel preciso istante erano sicuramente in guardia.
Dopo una lunga pausa, il leader decise di tentare la strategia più sensata che gli venne in mente:<< Proveremo a prenderli di sorpresa lanciando dei fumogeni nella sala. La loro visibilità sarà ridotta e se Corvina ci potrà descrivere come è organizzata la stanza potremo muoverci senza incappare in ostacoli. >> Guardò Corvina che gli rispose con un cenno nella poca visibilità del tunnel. << L'idea sarebbe di eliminare tutti il più rapidamente possibile, ma il successo dipenderà anche da quanto saranno preparati a reagire loro. >>
Corvina diede quindi le informazioni al resto del gruppo, dicendo a tutti la conformazione della sala e la posizione degli ostacoli; dopo descrisse esattamente dove erano posizionati tutti gli obiettivi e da questo i Titans si divisero i compiti.
Cyborg avrebbe attaccato con il suo cannone la persona che stava più lontano, sdraiata sulle casse in fondo alla sala. Robin avrebbe lanciato delle armi elettromagnetiche sulla destra verso il computer e si sarebbe diretto a sinistra, dove c'era qualcuno in piedi proprio accanto all'entrata; Stella Rubia si sarebbe lanciata in avanti, dove qualcuno sembrava attendere in fondo alla stanza davanti a una porta sigillata, e Corvina avrebbe attaccato i tre vicino al computer.
L'operazione iniziò e per un attimo tutto sembrò andare per il verso giusto: i fumogeni crearono la situazione auspicata e i nemici non poterono reagire ai loro attacchi, ma non ne ebbero bisogno perché li stavano già aspettando.
A sinistra, nell'angolo dove Robin stava per attaccare, stava aspettando Billy Numerous che si moltiplicò rapidamente urlando:<< Sorpresa! >> E saltando addosso all'eroe, sovrastandolo.
La persona sdraiata sulle casse, nonostante fosse in una posa molto passiva, riuscì a reagire all'istante vedendo attraverso i fumogeni come se niente fosse e schivando l'attacco di Cyborg. Spiccò un salto per avvicinarsi ai Titans e nell'esecuzione diede una ginocchiata a mezz'aria a Stella Rubia, che si stava dirigendo verso l'obiettivo in fondo alla sala. La donna aliena cadde a terra rotolando e non appena si rialzò riconobbe la sagoma di Chat Noir attraverso il fumo.
I congegni elettromagnetici di Robin funzionarono a dovere e interruppero il lavoro del computer, ma non ebbero alcun effetto sugli obiettivi a destra. Corvina tentò di colpirli con la sua magia, ma anche questa volta qualcosa bloccò l'attacco: fu in quel momento che la maga si accorse che tra loro c'era Mumbo il Magnifico, che stava controbilanciando i suoi poteri. Non solo non poté quindi colpirli, ma si ritrovò a doversi difendere quando Johnny il Rancido e Coso si misero a spararle contro con dei lanciarazzi in miniatura.
Il trambusto che l'impatto dei razzi sollevò fece perdere l'orientamento a tutti per un momento, poi il fumo si diradò e Cyborg, rimasto con il cannone puntato in avanti, gridò:<< Ma che diavolo sta succedendo? >>
Corvina era rimasta con le mani parate davanti a sé, evocando una barriera per bloccare i razzi, ma l'onda d'urto si era fatta sentire comunque. << Ci stavano aspettando. >> Disse. << Fate attenzione, probabilmente hanno un piano per contrastare ognuno di noi! >>
<< Il vostro attacco è fallito, amico! >> Sghignazzò un clone di Billy schiacciando Robin a terra. Il supereroe poteva quasi sentire il fiato della ventina di copie schiacciate addosso al suo corpo per tenerlo immobilizzato.
Robin cercò di dimenarsi, ma non riuscì a fare nulla. Aveva le mani dietro la schiena e un braccio stava venendo schiacciato dal suo fianco; in quella posizione poteva solo sperare di poter raggiungere la sua cintura e attivare uno dei suoi congegni. Ci riuscì, pur non sapendo quale congegno avesse preso, e con la faccia schiacciata a terra ringhiò:<< Ti piacerebbe! >>
Una forte luce azzurra riempì la sala poco illuminata accecando i presenti e scatenando un'onda d'urto che sbalzò via tutte le copie di Billy Numerous. Dopo pochi istanti il marchingegno di Robin si disattivò e il supereroe provò a rialzarsi dolorante. I suoi sensi erano completamente annebbiati; la sua sfortuna era stata scegliere proprio un'arma che creasse una forte luce, che dopo aver passato ore nell'oscurità aveva destabilizzato molto lui e i suoi compagni. Vide con la coda dell'occhio Cyborg coprirsi l'occhio destro, mentre con quello robotico cercava di tenere d'occhio gli avversari. Corvina era girata di spalle, quindi la luce non ebbe effetti su di lei, ma Stella era rivolta proprio verso di lui nel momento della deflagrazione e ora si copriva gli occhi strillando in preda alle convulsioni.
<< Bel lavoro, Robinuccio! Ci serviva proprio qualcosa per calmare la nostra amichetta. >> Fece Chat Noir voltandosi per un attimo verso di lui.
Non appena Stella sentì la sua voce sembrò impazzire. << MALEDETTA! >> Urlò in preda alla rabbia, e quindi ancora con gli occhi chiusi cominciò a sparare indiscriminatamente i suoi raggi, ruotando su sé stessa e barcollando a ogni movimento del corpo.
Chat Noir schivò senza problemi i raggi di Stella, che non potendo vedere stava sparando a vuoto, e si allontanò per non essere attaccata da qualcun altro. << Non è una buona idea farlo in questo posto, tesoro. >> Disse con voce infantile dopo essersi messa al sicuro sopra ad alcune casse. << Queste pareti sono pensate per riflettere ogni tipo di laser. >>
<< Devo risolvere tutto sempre io, eh? >> Commentò stizzito Mumbo, che con un ampio gesto delle braccia agitò la bacchetta e bloccò i raggi verdi a mezz'aria; le sfere di energia rimasero sospese in aria per qualche secondo, poi si abbatterono tutte sulla loro padrona, che si nascose il volto dietro le braccia per tentare di assorbire il colpo.
Johnny il Rancido scattò verso Stella e tentò di immobilizzarla approfittando del momento di pausa causato dall'attacco di Mumbo, ma Corvina si mosse di scatto e lo spinse via con un'onda, facendolo sbattere violentemente alla parete in fondo.
<< Basta! Fermi o sparo al vostro capo! >> Urlò Cyborg. Aveva esaurito la pazienza, ma sapeva di poter ancora essere incisivo in quella situazione: il suo occhio robotico percepiva tutto quanto nonostante la luce, il fumo o qualsiasi altro impedimento che potesse fermare la vista di una persona normale. Sapeva che in fondo alla sala c'era qualcuno e quella persona non si era mossa di un millimetro dall'inizio del loro attacco; questo perché probabilmente non poteva farlo.
Tutti quanti si fermarono nella sala: Robin si voltò a guardare il suo amico mentre Billy Numerous alle sue spalle si riprendeva dopo la botta ricevuta; Chat Noir poggiò il mento in mezzo alle mani e cominciò a dondolare i piedi in aria, come se si stesse gustando lo spettacolo dall'esterno; Corvina rimase con una mano puntata verso Johnny, che era ancora a terra e stringeva i denti con una smorfia di dolore, e l'altra verso Mumbo e Coso. Ci fu silenzio per un istante, poi un applauso lento e solitario interruppe tutto.
<< Bravo, bel lavoro. >> Disse una voce fredda e sommessa. << E' un peccato che io non sia il capo, qui. Non potrebbe essere più lontano dalla verità, signor Victor Stone. >>
<< Cosa…? >> Commentò sorpreso Cyborg. << Conosce il mio nome? >>
<< E non solo il suo… Io faccio sempre le mie ricerche, prima di iniziare un lavoro. Cerco ogni minima informazione sui miei bersagli per poter arrivare preparato al momento dello scontro; così posso conoscere alcune capacità speciale di un soggetto, come l'eccezionale velocità di giudizio della signorina Roth nelle situazioni rocambolesche, o le straordinarie capacità della principessa aliena, Koriand’r. >> L’uomo gesticolava lentamente. La sua figura si poteva vedere attraverso il fumo nella sala, ma non era in alcun modo riconoscibile.
<< Come fa a conoscere anche il nome di Stella? >> Chiese confusa Corvina.
<< Adesso basta! Esci allo scoperto! >> Gli intimò Robin. Forse pensava di poter sfruttare la situazione leggermente a loro vantaggio visto che nonostante li stessero aspettando non erano riusciti a danneggiarli significativamente.
L’uomo sembrò ridere debolmente, poi avanzò per uscire dal fumo. Aveva una maschera grigia sul volto, piatta e senza alcun segno distintivo, e gli occhi erano coperti da delle lenti opache, mentre i suoi lunghi vestiti pesanti lo coprivano interamente alla luce. Alzò il braccio mimando un ampio inchino e disse:<< Mi presento, il mio nome è Vrach. >>
<< Vrach? >> Ripeté Cyborg abbassando il cannone e guardandolo con aria spaesata cercò di capire se mancasse qualcuno. Sia lui che Robin si aspettavano di trovare Maschera Nera lì, eppure questa non sembrava essere da nessuna parte.
<< Droghe e medicinali scaduti sono uno scherzo da ottenere… Roba del genere la può produrre anche uno scemo con il Rancido! >> Commentò Coso da fuori, armeggiando con il suo lanciarazzi.
<< Ehi! >> Johnny accanto a lui reagì male al modo in cui venne descritto dal ragazzo, ma Coso non sembrò preoccuparsene e continuò a parlare.
<< Ma utilizzare una sostanza speciale come quella che gli abbiamo somministrato richiedeva molte più conoscenze, e non c’erano esperti nel settore abbastanza bravi qui in città, tanto che Maschera Nera ha dovuto convocare uno straniero. >>
Cyborg si fece avanti incredulo, rimanendo sempre sulla difensiva. << Allora non era la stessa droga che aveva prodotto lui! >>
Questa volta fu lo stesso Johnny a rispondere. << No. >> Disse con voce roca. << E se ti interessa, non è mai stata designata per uccidermi. Doveva solo portarmi in uno stato simile alla morte, giusto il tempo per farmi uscire di prigione… >>
<< Perché gli servivi ancora. >> Disse Robin con voce grave.
<< Ma come hai fatto a ritardare gli effetti della droga? >> Chiese Cyborg, pensando che non avrebbe potuto avere due effetti opposti di seguito: il primo rinvigorente fino all’estremo, il secondo totalmente opposto.
<< Questo lo so io. >> Intervenne Robin prima che uno tra Johnny o Vrach potesse rispondere. << All’interno del penitenziario c’era qualcuno che poteva portargli la droga in qualsiasi momento; potrebbe anche essere che Johnny ha recitato per tutto il tempo che siamo andati a fargli visita e poi ha preso la droga. Dico bene, Korolev? >>
La voce del supereroe si riempì improvvisamente di eccitazione mentre pronunciava quel nome. Robin sapeva che a quel punto era tutto o niente, non poteva tirarsi indietro e anche il più piccolo sospetto avrebbe potuto guidarlo alla soluzione. Gli altri si voltarono a guardare Vrach in fondo alla sala; la luce riflessa sui suoi occhiali gli dava uno strano aspetto, quasi come se stesse ammiccando. Si portò una mano all’altezza della fronte e scosse la testa.
<< Signor Robin, lei ha un fiuto eccezionale per le indagini, ma devo dire che ci ha messo anche troppo tempo a collegare gli indizi. >> Alla fine poggiò completamente la mano sulla maschera e alzò lo sguardo. << Sì, io sono Ivan Korolev, ma saperlo cambierà qualcosa nei suoi piani? A questo punto, potrei anche tenermi la maschera sul volto per tutto il tempo e nessuno noterebbe la differenza; quindi direi che finché non ve ne sarete accertati completamente, potrete considerarmi sia Korolev che Vrach, oltre che – ovviamente – nessuno dei due. >>
Vrach abbassò lo sguardo e fissò dritto verso Robin, che adesso aveva un cipiglio furioso stampato sul volto. Si mise a ringhiare. << Bastardo… >>
<< Robin, non perdere la concentrazione! Vuole solo provocarti. >> Disse Cyborg, ma Robin non sembrò ascoltare.
Il supereroe mascherato fece qualche passo in avanti e raggiunta Stella Rubia la fece spostare con un rapido movimento del braccio. Si fermò al centro della stanza. << Vorrà dire che dovrò strapparti quella maschera dalla faccia e assicurarmi per bene che tu sia lui, prima di riempirti di pugni! >>
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio