Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Io_amo_Freezer    18/07/2019    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aprì un occhio e portai la pupilla alla mia sinistra, ammirando il mio Luffy, scomposto sopra di me, dormire a bocca aperta, strizzando gli occhi di fastidio a volte, forse succube del solito incubo. Era disteso sopra tutto me, e cercai di alzarmi con il busto senza svegliarlo. Ci riuscii e lo lasciai riposare ancora un po', spaparanzato sopra le mie gambe: ne aveva bisogno. Avevo dei rimorsi a vederlo dormire con così tanta difficoltà, ma svegliarlo non avrebbe aiutato molto: doveva riposare, come era consueto per ognuno di noi. Sospirai, portandolo tra le mie braccia: erano solo le 5:50, non potevo lasciarlo solo. Nel vederlo così indifeso e spaurito, ripensai all'essermi dovuto fermare sul più bello, in quel momento in cui ci trovavamo nella doccia e, ancora, in piscina. Mi chiesi se avessi dovuto spiegargli cosa fosse, ma non ne ero in grado senza scompormi per l'imbarazzo, e il mio orgoglio non lo avrebbe tollerato; in più, francamente, non sapevo come aprire un discorso del genere. Ero più che certo, comunque, che quando sarebbe stato pronto si sarebbe mosso tutto da solo.
Mi alzai un attimo, desiderando sciacquarmi un po', anche per svegliarmi, ma sarei tornato subito da lui. Lo adagiai sul materasso con delicatezza, come se fosse un vaso di porcellana, anche se in realtà era molto più forte, come un fulmine che rompeva il cielo: doveva solo ricordarsi come si faceva. Gli rimboccai le coperte ed entrai in bagno, lasciando che il freddo delle piastrelle invadesse i miei piedi scalzi, ritornando anche ai miei capricciosi pensieri, volendo snodare i miei dubbi. Forse potevo lasciare che le cose andassero da sole quando lui sarebbe stato pronto... Ma come avrei saputo quando fosse pronto?, riflettei.
-Argh!- ringhiai con uno sbuffo, sfregandomi i capelli come sotto stress, ma poi alzai lo sguardo contro lo specchio del bagno, limpido e scivoloso. Aveva davvero importanza, poi? Facevo l'amore con lui anche solo con i suoi sorrisi, che mi mandavano fuori di testa. Ogni volta che mi sorrideva era come un colpo al cuore, uno di quelli che non ti puoi più estrarre nemmeno se vuoi, per non parlare delle sue attenzioni e la sua voglia di coccole che ricercava esclusivamente dal sottoscritto. Io ero felice se lo era lui, e non esisteva cosa migliore. Il resto sarebbe venuto col tempo, o non sarebbe venuto proprio perché, infondo, l'essenziale era davanti ai miei occhi e non sentivo il bisogno di nient'altro che non fosse lui.
Con un ghigno portai le mani unite sotto il flusso d'acqua gelata, osservandola scivolare tra le mie dita fino a riempirsi tra i miei palmi. Mi piegai col busto in avanti, portando le mani dal viso al rubinetto e dal rubinetto al viso un paio di volte, rinfrescandomi. Sfilando dalla sbarra in acciaio l'asciugamano me lo passai sulla faccia, asciugandola e mi incamminai per tornare nella mia stanza con quel tessuto sulle spalle, per poi chinarmi con il busto da sopra al letto, per destare il bello addormentato che stava soffrendo troppo per quel riposo.
-Zoro!- scattò la persona più bella del mondo, spuntando fuori dai suoi incubi e scagliandosi su di me in cerca di rassicurazioni e lacrime da versare.
Sospirai, issandomi su con uno sbuffo e portandolo con me in soggiorno, tenendolo stretto, ignorando Perona che entrava dal bagno assonata, stavolta dalla notte, da come potei notare dal trucco ancora intatto sul suo volto; non aveva proprio dormito. Forse era tornata solo ora da una festa tra amiche. Lo adagiai sulla sedia, anche se preferiva restarmi attaccato, ma dovevo preparare la colazione, quindi...
Recandomi ai fornelli iniziai a cucinare; sbuffai, lo vedevo così scosso. Gli servì il solito piatto con bacon e uova in camicia, per poi aprire il frigorifero, sorridendo, felice e sorpreso di trovare una torta al cioccolato, con la base decorata di panna, forse merito di Perona. Ne presi una fetta, mettendola in un piattino e offrendoglielo insieme ad un bicchiere di latte prima di sedermi e mangiare la mia porzione di colazione più la fetta di torta che mi ero tagliato.
-Posso averne ancora?- mi chiese festoso, allungando il piatto con desiderio: non aveva risparmiato nemmeno le briciole, e questo mi fece sorridere. Annuì, alzandomi per accontentarlo, ma Perona giunse difronte a me minacciosa.
-Scordatelo!- scattò, piantando le mani sui suoi fianchi e scuotendo i capelli rosa, sventolandoli al vento con severità.
-Andiamo, Perona.- commentai con noia, incoraggiandola a chiudere un occhio per una volta.
-Innanzitutto, non avevi il diritto di prenderla, quindi taci! E poi la torta non l'avevo preparata per voi!- urlò nervosa, così sospirai, un po' rassegnato, e la lasciai andare via dopo che ebbe preso una fetta tutta per sé.
Tornai a sedermi e guardai Luffy farmi il broncio, tenendo il mento sul tavolo, offeso di non poter mangiare e lasciando in me un senso di divertimento per quel comportamento infantile mentre, cercando di non mostrarmi intenerito, gli porsi la mia fetta un po' mangiucchiata.
-Grazie!- non si fece problemi, iniziando a divorarla e alla fine risi per quella scena.
Mi portai una mano alla guancia, sostenendo la testa sopra il tavolo con il gomito appena fui tornato seduto, e continuai a guardarlo finché non si fermò di botto, guardandomi con la forchetta per dolci tra le dita che inforcava un pezzo della torta. Lo osservai confuso, ma poi mi porse la forchetta con un sorriso a trentadue denti.
-Mhm!- mugugnò dolce, incoraggiandomi a mangiare con lui.
Sospirai con un ghigno e lo accontentai, sporgendomi di poco e addentando piano il pezzetto di torta, assaporandolo mentre continuai a fissarlo negli occhi, serio, quasi come in tono di sfida; un po' come al solito. Alla fine mi staccai, tenendo sempre il mio ghigno e lo osservai con spavalderia, tornando ad adagiare la guancia contro la mia mano, chiusa a pugno sopra al tavolo.
-Zoro...- sussurrò lui, alzandosi e spaparanzandosi di botto sulle mie gambe, tenendo tra le mani forchetta e piatto con più briciole che torta.
-Certo che, vederti condividere del cibo...- commentai ironico, con lui che finì di mangiare, adagiando tutto sul tavolo.
Mi fece la linguaccia a quelle parole alzandosi in piedi in modo euforico, divertito e felice di stare con me, così lo attirai contro il mio volto stringendo i lembi della sua camicia rossa lucente con la mano e baciandolo con foga, venendo ricambiato a mia volta mentre si strinse a me. Ci staccammo e lo scrutai guardarmi ancora con passione, le gote arrossate e le mani poggiate sulle mie gambe. Passai una mano sulla sua fronte, scostandogli alcune ciocche e lui, ridacchiando vivace, adagiò la punta del suo naso contro al mio, strusciandoci piano e in modo soffice.
Avrei continuato a rimirare i suoi occhi per sempre, ma il bussare frenetico, se non accompagnato da un assordante suono del trillante campanello mi costrinse a deviare i miei pensieri verso la porta, con Perona che mi urlò contro di andare ad aprire, dal piano di sopra e con fare isterico. Mi alzai di scatto, con Luffy che si scostò di lato per farmi passare in automatico, mentre restò lì ad aspettarmi. Percorsi il soggiorno con aria svogliata, giungendo velocemente all'ingresso e aprì la porta con una mano sul capo, strofinandoci contro per un po' di stanchezza per via della serata di ieri.
-Giorno.- salutò secco, Kidd, ghignando e stiracchiandosi un po'.
-Buongiorno a voi.- replicai, osservando di sottecchi Law che aspettava, come l'altro, solo il permesso per varcare la soglia.
Mi feci da parte e, senza dire niente gli permisi di camminare sul suolo della mia dimora, chiudendo subito dopo la porta alle mie spalle e accompagnandogli in cucina, ritrovando Luffy con la maggior parte del busto dentro il frigo e non seppi se ridere o fermarlo. Ma pensando e ricordando bene la reazione di Perona optai subito per la seconda. Lo presi per il retro della camicia, dal colletto come un micio e alzandolo da terra, grazie anche al fatto che pesasse come una piuma, allontanandolo così dalla torta il più in fretta possibile per poi voltarlo verso di me ancora in aria, osservandolo con la faccia e le punta delle dita piene di panna e cioccolato. Scuotendo il capo, sconsolato, lo adagiai a terra, chiudendo il frigo dopo aver guardato con dispiacere il resto della poca torta sopravvissuta e ricoperta di ditate, ormai rovinata e immangiabile. Borbottai indispettito e soffiai via un tovagliolo dalla credenza in legno, usandolo per pulire il macello che era ora la faccia di quel moro golosone.
-Scusa.- ridacchiò, mentre potevo assaporare ancora una ventata di gusto fresco e inconfondibile del vellutato e vaporoso sapore della panna e quello dolce ma forte del cioccolato, anche con un leggero pizzico di amaro.
-Non fa niente, però è meglio svignarsela prima del ritorno di Perona.- consigliai passando sulla guancia più e più volte il tovagliolo, sfregando via quel poco di cioccolata che si era incagliata su quell'angelico volto, con Kidd e Law che, seduti, ci osservavano indifferenti; di certo non troppo stupiti dall'accaduto visto quanto mangiasse Luffy e visto da quando lo conoscevano. -Dai, andiamo.- finì di pulirlo e mi issai con il busto.
Aprendo uno sportello buttai il tovagliolo dopo averlo accartocciato nel cestino sotto al lavello; lui annuì alle mie parole correndo dai due che gli sorrisero mentre gli tirava in piedi, tenendogli per le mani. In un attimo fummo fuori e ci tenni a chiedere a Luffy cosa desiderasse fare, ma qualcuno me lo impedì...
-Forza, andiamo in piscina.- incitò Law con tono indissolubile, avanzando deciso sul vialetto, peccato che non fu lo stesso per Luffy che, scuotendo il capo, negò le sue parole restando fermo al suo posto.
-Law, non ricominciare adesso...- borbottò deluso, Kidd notando la risposta muta di Luffy, restandoci accanto. -Tu fatti un giro, noi staremo con lui.-
-Però Zoro si deve allenare.- disse Luffy, tenendomi per mano e iniziando a tirarmi un po' per passare il tempo, sorridendomi giocoso.
-Giusto, ci vediamo dopo.- lo salutai quando si staccò, scompigliandogli i capelli e recandomi al dojo sperando solo che Perona non venisse infuriata a scocciare, ma tanto avrei comunque dovuto affrontare la sua furia, prima o poi.
Iniziai dai kata come al solito, prendendo la spada di bambù e mettendomi in posa, fendendo l'aria con la lama di bastone, restando concentrato su tutto quello che mi circondava, sull'aria e sulla terra, ascoltando il respiro di ogni oggetto, dalla carta delle foto sui muri al bastone che tenevo stretto tra le mani.
-Zoro!- l'urlo severo e irascibile di Perona giunse come un terremoto alle mie orecchie, inaspettato e cruento.
Sgranai gli occhi e quando la vidi aprire la porta, camminando a passi pesanti fino ad arrivarmi vicino con gli occhi fiammeggianti, quasi indietreggiai, tentennando dalla paura delle conseguenze.
-Ti rendi conto? Il tuo fidanzato non può fare così, maledizione! Vedi di tenerlo a bada!-mi gridò contro, mostrandomi, come già avevo visto prima, la poltiglia che restava della torta, su un piatto tra le sue mani e tempestata di ditate e sempre più distrutta, quasi da crollare dato come restava in piedi, l'unica parte viva, per miracolo. -Adesso è da buttare! Dovrò prepararne un'altra, e tu mi aiuterai!-
-Come?- compresi stranito, sgranando gli occhi; all'inizio pensai di avere le traveggole, ma poi mi resi conto che, sì, avevo udito benissimo: aveva proprio detto "tuo" e "fidanzato".
-Non fare quella faccia! Ti do il tempo per farti una doccia, sbrigati!- ordinò severa, non volendo il mio sudore nell'impasto.
-No, intendo... Hai detto "fidanzato"...- sussurrai piano le ultime parole, avanzando per posare la spada insieme alle altre e raggiungendola subito dopo, mentre la osservai schietto, curioso e alla ricerca di una spiegazione.
-Certo. E questo ciò che siete, o sbaglio?- domandò, sembrando già più calma.
-E come lo sai?- chiesi pacato, arrivando al dunque.
-Ho visto com'è importante per te.- spiegò con un sorriso, comprendendo i miei sentimenti. -Solo che non ti perdono che non me lo hai detto! Se non ti conoscessi e se non fosse per la mia intelligenza, e anche per un pizzico di intuito femminile non lo avrei mai scoperto!- commentò irritata, ma era palese fosse per finta, che non se l'era presa per davvero. -Ora muoviamoci!-
Mi condusse fuori dal dojo e tornai a casa, e mentre lei andava a preparare gli ingredienti, buttando anche la torta, io mi recai in bagno, più tranquillo della sua reazione. Chissà perché, ma avevo temuto che non avrebbe capito ciò che provavo, e invece... Sorrisi, sapendo di poter contare sempre su di lei, ed entrando nella cabina lasciai al vapore il permesso di avvolgermi e all'acqua di rasserenare il mio spirito innamorato.
 
 
 
-Il rapporto che hai con lui è serio?- domandò Law, schietto, deciso a restare con noi.
-Certo! Non lo trovi bellissimo?- esultai voltandomi e camminando all'indietro, con gli occhi che brillarono nel ripensare al suo carattere. -È tenace, orgoglioso, fantastico...- sospirai volgendo a terra il mio sguardo sognante, e osservando la mia ombra illuminata con calore dal sole, con fare trasognante.
-Hai trovato di nuovo la felicità!- si complimentò Kidd con una risata, al mio fianco.
-Già... è bello sentire che Zoro sta sempre al mio fianco.- borbottai imbarazzato, per poi alzare lo sguardo su di loro e tornare a camminare dritto con una mezza giravolta. -Anche voi lo siete, però... Ma con Zoro è diverso, lui è speciale.-
-Vuoi farci ingelosire?- ironizzò Kidd con un ghigno, attirandomi a lui con un braccio attorno alle spalle, e stringendomi in modo amichevole.
-Grazie per essere qui.- dissi sincero, voltandomi a guardare anche Law che mi raggiunse, sospirando e sorridendo, uno leggero e di quelli suoi, quasi da sembrare più un ghigno.
-Va bene. E dimmi, cosa fai tutto il giorno qui?- mi chiese pacato, tornando serio ma con un tono rassicurante.
-Mi diverto.- risposi in fretta, trascinandoli nella locanda di Sanji e per fortuna li trovai tutti.
-Ehy! Chi si vede!- esclamò Usop, seduto a un tavolo e circondato dagli altri.
-Come mai non c'è nessuno? Non è per lo squalo, vero?- domandai nel notare l'assenza di clienti e facendomi serio, sedendomi quando mi fecero posto, adagiando così sul tavolo il mio prezioso cappello, con i due miei amici che andarono a sedersi dietro ad un tavolino.
-No, non preoccuparti. E' solo che la domenica apriamo di rado.- spiegò Nami, sorseggiando il suo cocktail color arancione incandescente.
-Che squalo?- domandò Law, confuso.
-Nessuno d'importante. Infatti, per un motivo o per un altro, non si è più visto.- rise tra il sollevato e il nervoso, Usop, estasiata dalla cosa prima di vantarsi che era tutto merito, del suo coraggio che lasciava spauriti tutti.
-Ottimo.- dissi, venendo servito da Sanji con della gustosa carne che illuminò i miei occhi.
-Non preoccuparti, per questa volta offre la casa.- mi avvisò il cuoco, con un tenue sorriso e la sigaretta, ancora spenta, in bocca.
-Ma non ti abituare.- tenne a precisare Nami, tornando poi alla sua bevanda, seduta dietro al bancone sotto l'aria del ventilatore al suo fianco.
-Volete qualcosa?- domandò, invece, il cuoco, guardando i miei due amici al tavolo.
-No, grazie.- rispose Law, incrociando al petto le braccia e socchiudendo gli occhi, annoiato.
-Sono a posto così.- affermò Kidd, tirandosi all'indietro con la sedia, sollevando la parte anteriore, leggermente, da terra.
-Lui è il suo manager, ma tu?- domandò Chopper, in piedi sullo sgabello e curioso come al solito, sgranocchiando noccioline nel frattempo e scrutando attentamente la montagna dal ciuffo rosso.
-Sono un pugile.- affermò tranquillamente, dondolandosi piano, con il lieve cigolio della sedia.
-Già, Eustass Kidd... Sei molto famoso per le tue innumerevoli vittorie.- confabulò tra sé e sé, Sanji.
-Davvero?- fece Chopper, sorpreso e ad occhi sgranati, dopo aver udito il commento del biondo.
-Figurati, non è niente in confronto a quanto io ho sconfitto un'armata di lottatori. Successe proprio durante...- stava raccontando Usop in una posa fiera e con la renna che corse, pendendolo dalle sue labbra nell'ammirarlo.
-Come vi siete conosciuti?- domandò Robin bevendo la sua bevanda calda, reggendo con due mani la base della tazza verde.
-Mio nonno decise di portarmi in una palestra e lì ci incontrammo.- ridacchiai nel ricordare quel tempo; la palestra era grande, ed io solo un bambino di dodici anni, ma deciso a realizzare il mio sogno di nuotatore provetto. Ero rimasto fermo, imbambolato a vedere Kidd lottare dentro al ring contro un altro ragazzino, con il suo amico Law a fissarlo da lontano. Mi ero avvicinato a quest'ultimo con curiosità e gentilezza; il nonno mi spiegò subito che fosse mio cugino e così, festoso, iniziai a parlargli per fare confidenza, anche se lui mi fissava in un modo truce e irritato. Quando si avvicinò Kidd a noi fu la stessa cosa, ma alla fine riuscì a fare breccia in loro ed ora eravamo amicissimi -E poi, Kidd e Law si conoscevano già.- sorrisi a Robin.
-Avete proprio un Super legame!- si congratulò Franky in piedi, e mettendosi subito nella sua solita posa.
-Già, è vero.- farfugliò dolce, Chopper, saltellando qua e là.
-Brook vi dedicherà una bella canzone!- ridacchiò nel suo modo bizzarro, lo scheletro, cominciando a suonare il suo violino, e circondando la sala con la sua armoniosa e danzante musica.
Tra le risate generali finì di mangiare e mi unì a Chopper, Usop e Franky nel ballo. E, a poco a poco, si unirono tutti, perfino Sanji. Vedendo Kidd e Law restare seduti provai a portargli in pista ma erano troppo cocciuti, alla fine lasciai perdere e tornai a ballare.
-Ehi.- disse una persona fin troppo conosciuta, apparendo alle mie spalle dopo aver ripescato il mio cappello dal tavolo per mettermelo in testa così da fermare la mia danza sfrenata.
Stringendo l'ala del mio tesoro e portandomela sugli occhi mi voltai a guardarlo, sorridendo nel riconoscere la casacca bianca e le katana. Alzai lo sguardo, ammirando il suo volto impassibile, con i suoi occhi che brillavano di felicità.
-Vedo che state facendo il bis di ieri sera.- e si sedette su uno sgabello al bancone, afferrando il primo boccale, riempiendoselo ma senza il permesso del cuoco che si irritò molto.
-Marimo!- protestò nervoso, avvicinandosi in fretta. -Non puoi toccare il mio bar, inutile spadaccino!-
-Disse il cuoco idiota.- commentò lui. -Non ho fatto nulla di sbagliato, mi sono solo servito da solo, visto che c'è carenza di "buon" personale.- esclamò, e riferendosi a lui con le ultime parole.
-Come prego?- scattò da dietro di lui, alzando con uno scatto la gamba e lanciandogli un calcio.
-Sei sordo?- contrattaccò, parando l'attacco con le sue due katana, usufruendo del manico, uno nero e l'altro rosso vermiglio, per poi sfoderarle e tendere la parte opposta alle lame, che non tagliavano.
Risi e andai dai miei amici, sedendomi e ricominciando a mangiare le loro porzioni sul tavolo, anche perché non stavano più mangiando.
-Ohi, pozzo senza fondo!- mi chiamò tra le risate, con un boccale pieno in mano. -Fai con calma, eh.- mi prese in giro, Kidd con una spallata.
Gli risposi con una linguaccia andando poi, con le pupille a osservare tutti, e ascoltando la musica mi gustai quei piatti. Era così bello sentirsi di nuovo vivi. Ace e Sabo, i loro nomi, faceva ancora male pronunciarli, ma ero certo che desiderassero questo per me: essere vivo. Ed era bello capire, non mi restavano più solo Law e Kid, avevo anche loro: i miei nuovi amici, e Zoro, e mio nonno, il mio allenatore... Non ero solo, non avevo perso tutto. Sì, Ace e Sabo erano come un faro per me, erano il mio mondo, però c'erano anche i miei amici; dovevo vivere il mio sogno e la mia vita anche per loro, oltre che per i miei fratelli. Temevo per i giorni bui, quando, succube dei miei incubi, mi sarei arreso al dolore, ma almeno c'era Zoro, che lo alleviava di gran lunga: non c'era motivo di preoccuparsi. Così continuai ad abbuffarmi, ascoltando i miei amici discutere fra loro ma di cose noiose, e allora vagai con lo sguardo fino a Zoro che continuava imperterrito a lottare con il cuoco.
-Smettetela voi due!- protestò Nami, dando un pugno in testa ai due litiganti che cessarono, nel riprendersi dal colpo, di aizzarsi contro.
-Ma certo, mia cara Nami!- esultò Sanji con un vistoso bernoccolo sul biondo capo e volteggiando intorno alla ragazza in modo euforico, tanto da sparpagliare cuori immaginari ovunque e porgendogli un bicchiere di rum con un piatto di insalata mista per poi svolazzare fino a Robin per offrirle anche a lei da mangiare mentre gli altri si precipitavano al buffet.
-Argh...- borbottò Zoro allontanandosi dal bancone, strofinandosi il punto dolente e spostando indietro una sedia per sedersi accanto a me. -Sai, alla fine Perona ti ha perdonato per quello che hai fatto alla torta.-
-Davvero? Però appena la vedo le chiederò comunque scusa.- farfugliai a bocca piena, finendo di mangiare, forse per l'ennesima volta da quando ero lì.
Lui prese un tovagliolo e iniziò a pulirmi un po' ai lati delle labbra, totalmente sporchi di olio e condimento, e così, ridendo mi buttai sulle sue labbra con le mie, lasciandolo sorpreso giusto il tempo di realizzare la cosa. Subito dopo non si fece attendere e mi prese per i fianchi, sollevandomi e adagiandomi sulle sue gambe, e continuando con quel bacio pieno di passione, dilungandosi fino a che fu normale che tutti gli sguardi sorridenti ci finirono addosso.
-Come siete carini.- commentò loquace Nami quando ci staccammo, sedendosi su quella che era stata la mia sedia, e tenendo ancora un boccale di rum tra le mani.
-Grazie.- dissi entusiasta, voltandomi in avanti e dondolandomi a cavalcioni su di lui, con le mani sulle sue ginocchia, mentre mi cingeva la vita e lo sentivo ghignare, forse un po' rosso in viso, ma senza fare troppe moine.
-E ditemi...- fece maliziosa affiancata da Robin, in piedi, che teneva in braccio Chopper, con gli altri che erano subito tornati a ballare sotto la musica dello scheletro e i canti di Usop. -Lo avete già fatto?- sussurrò con gli occhi che, assottigliati, scintillarono di viva curiosità.
Rimasi interdetto e confuso, inclinando il capo da un lato, confuso e lo fui di più nel sentire Zoro che si irrigidì di scatto, ringhiando in fretta contro la ragazza, mentre Law e Kidd avvamparono leggermente, forse imbarazzati, con Robin che ridacchiava, ma senza che io e né Chopper capimmo di cosa.
-Non credo che dovresti intrometterti in queste cose.- affermò nervoso, Zoro, venendo beatamente ignorato dalla ragazza in questione.
-Di che parli?- chiesi io, ingenuo, oscillando ancora con gli arti con un sorriso.
-Ma come di che parlo? Non fare il finto tonto!- protestò ella, facendosi seria con uno sbuffo. -Sto chiedendo se avete fatto sesso!- scattò senza pudore, sorridendo poi furba.
-No, sta dicendo il vero. Non sa di che parli.- commentò Zoro, lasciandomi alquanto confuso.
-Certo che sì, invece!- affermai deciso, lasciandoli stranamente sconvolti, tranne Nami che sorrise, guardando Zoro con una smorfia di estrema malizia, pronta alle novità, forse anche per via del livello alcolico nel corpo.
-Lo avete fatto, allora?-
-Sì, ci baciamo sempre.- esclamai ridendo, ma facendola cadere a terra per l'incredulità. -Mhm? Che ho detto?- mugugnai, voltandomi a guardare Zoro che ridacchiò, stupito da quella risposta e dalla mia innocenza, tornando poi ad accarezzarmi i capelli in modo affettuoso.
-Niente, lascia stare.- mi disse, come più sollevato e io gli regalai un altro volto spensierato prima di balzare via e tornare a ballare.
 
 
 
-Non posso credere che sia così ingenuo.- borbottò Nami rialzandosi da terra e guardandomi, incredula.
-Sì, vive in un mondo tutto suo.- spiegò Kidd con un sorrisetto, divertito dalla scena a cui era stato partecipe.
-A me va bene così.- commentai con sufficienza, sorseggiando dal boccale un po' di rum, rilassandomi e ripensando alla sorpresa che gli attendeva quella sera: per fortuna Perona mi aveva assicurato che non sarebbe stata a casa. Come faceva a superare gli esami non lo avrei mai capito.
-Contento tu. Si vede che l'amore può colpire anche un duro spadaccino come te.- disse Nami alzando le mani appena lo vide con una smorfia nervosa per quel commento, e rise. -E voi? Volete rimanere a fare le belle statuine? Forza, a ballare!-
-No, grazie.- borbottò Law, coprendosi gli occhi con il cappello, e accavallando le gambe.
-Ormai si sono fatte le 15:00...- si rese conto, Kidd, alzandosi, stanco di restare. -Vado, a dopo.- e uscì dalla locanda.
Dopo la sua uscita inaspettata, tornai a guardare i miei amici, ammirando Luffy e ridendo con lui. Era così felice, aveva finalmente trovato il sostegno di cui aveva bisogno. Lo leggevo nei suoi occhi, soffriva ancora, ma aveva capito.
-Zorororororororrororororo!- mi chiamò canticchiando il mio nome in quel modo bizzarro, avvicinandosi festoso e tirandomi per un braccio per farmi alzare, senza riuscirci.
-Cosa c'è, ora?- domandai curioso, accarezzandogli la mano che mi stava stringendo, con il pollice.
-Andiamo in piscina, no?- domandò in tono ovvio e con sufficienza, attirando l'attenzione di Law che alzò il capo per osservarlo con un occhio.
Senza dire niente mi alzai; salutando gli altri, lasciandogli divertirsi tra loro e così Luffy mi trascinò fuori dalla locanda, seguiti da Law che teneva le mani in tasca, all'apparenza indifferente, dietro di noi a studiarci; quest'ultimo particolare era ovvio.
-Prima dobbiamo passare da me a prendere il costume e il borsellino.- gli ricordai, tirando il braccio per frenarlo, ma invece di fare ciò l'arto si allungò, restando teso in aria, traballando un po' come una corda e sospirai.
-Va bene.- affermò con un tono innocente fermando la sua avanzata, voltandosi e avvicinandosi, riacquistando così, pian piano, l'esatta lunghezza del braccio.
-Io intanto cerco Kidd, ci vediamo in piscina.- commentò, allontanandosi dalla parte opposta, con quel tono tetro che lo caratterizzava.
-Ma sono sempre così distaccati?- chiesi mentre ci avviammo.
-Beh, sì. Sono fatti in questo modo, loro.- ridacchiò lui, fermandosi ad ammirare con grandi occhi le vetrate di ogni negozio pieni di oggetti sfarzosi e, per la maggior parte, inutili. -Entriamo, Zoro? Li compriamo? Wow! Fantastico!- esclamava senza sosta, appiccato con mani e naso contro il vetro, con la negoziante di una certa età che ci fissava alquanto stralunata e anche un po' spaurita.
-Forse dopo.- borbottai, prendendogli il polso e tirandolo verso di me, ma inutilmente. -Luffy?-
-Dai! Sono troppo belli!- incitò, invece, lui, con tanta emozione da non riuscire più a contenerla.
-Hai i soldi?- sbottai stanco con un sospiro, annullando come per magia tutto quell'entusiasmo.
-Beh... No.- borbottò, staccandosi da quel materiale trasparente e avvicinandosi a me, rivolendo indietro il suo polso.
-Ci torniamo dopo, promesso.- rassicurai e lui si illuminò, fidandosi della parola data e correndo verso casa senza aspettarmi. -Ehi!- imprecai nervoso, cercando di raggiungerlo con una smorfia ghignante.
Lui se la rise sguaiato, muovendo più veloce possibile le gambe sul marciapiede in pietra, investito in pieno dal vento e deviando ogni persona sul suo cammino che ci osservava allibita. Aumentai il passo, stringendo i pugni e serrando la mandibola, scattando e correndo quando ormai eravamo in prossimità della mia casa; lo osservai mettere la mano sul cancello tra sospiri e risatelle, ma lo raggiunsi in tempo, mettendomi in mezzo e osservandolo con un ghigno.
-Sei una scheggia.- affannai, respirando a fondo.
-Ho vinto!- ridacchiò felice, saltellando ed entrando nel vialetto, correndo ad aprire la porta, varcando la soglia per poi salire energico le scale per andare a mettersi il costume.
Oltrepassai l'ingresso e mi affrettai ad entrare nel secondo bagno per cambiarmi e tornare subito pronto sulla soglia, attendendolo con la schiena riversa alla parete e le braccia conserte, mentre osservavo il prato fuori, reso più chiaro dal sole che lo illuminava con i suoi raggi e controllando il telefono; per fortuna sembrava proprio niente allenamenti, oggi.
-Eccomi, Zoro!- urlò vivace, troppo felice, saltando l'ultima scala e arrivando a stringere la mia casacca mentre gli presi il borsellino nero e a strisce bianche; con voglia di coccole si allungò per arrivare al mio volto, reggendosi sulle punte. -Andiamo!-
-Certo, Luffy.- dissi sottile, con sicurezza, uscendo e chiudendomi la porta alle spalle.
-Zorororororo. Zororororo...- iniziò a borbottare di continuo per passare il tempo, tirando in avanti con la mano, guardandomi mentre camminava all'indietro.
Sghignazzai divertito salendo per la strada fino ad arrivare in cima e giungendo all'edificio, dove Law e Kidd erano già lì ad aspettarci. Avvertì la sua mano impossessarsi della mia, stretta e annodata alle mie dita mentre ci avvicinavamo a quei due, che dopo un cenno ed un sorriso entrarono come per farci strada.
-Cosa c'è?- sussurrai piano per non farci sentire: non mi fidavo ancora di loro, come loro non si fidavano di me, anche se, dovevo ammettere, che con Luffy era stato molto più repentino, era entrato nei miei pensieri come una scheggia, percorrendo con avidità il mio corpo per giungere subito al cuore, inebriandolo di lui.
-Non voglio deludere me stesso, Zoro.- borbottò cupo, sotto i miei occhi che esaminarono come riuscisse a possedere tutta la fiducia che serviva verso sé stesso, eppure ancora aveva la paura atroce e prominente di perdere, che lo assaliva.
-Ehy!- lo frenai piano, chinandomi sulle ginocchia e guardandolo negli occhi mentre, forse quei due, si erano fermati notando il mio gesto, avuto così di scatto. -Perdere è il primo passo per vincere, va bene? Se cadrai anche questa volta, sarai più forte per affrontare la sfida il prossimo giorno, capisci? Abbiamo tutto il tempo. L'importante è farcela.- spiegai pacato, e la sua smorfia di indecisione mutò in un'enorme sorriso, estasiato da quella notizia.
-Sei un genio, Zoro!- si congratulò, grato, e correndo verso l'acqua; deviando completamente i due che mi scrutarono, forse felici di quelle parole, forse riconoscenti e delusi per quello che stavo facendo con Luffy perché avrebbero dovuto e voluto farlo loro, ma non ne erano capaci, non sapevano come agire.
-Andiamo.- gli svegliai da quella specie di ipnosi, troppo cupi, pensierosi e colpevoli di non esserci stati quando lui ne aveva bisogno, ma quegli sguardi erano anche decisi a non commettere più lo stesso errore.
Senza pensarci due volte, arrivato ad un passo dal muretto, con un piede mi sfilai lo stivale mentre mi toglievo di dosso la fascia insieme alla casacca, passandola oltre le spalle e facendola uscire dalla base, gettandola pesantemente a terra, lontana, e facendo lo stesso con i pantaloni appena dopo essermi levato l'altro stivale. Restando in costume mi tuffai, raggiungendolo in acqua ma guardandolo da lontano nuotare verso la meta. Aveva già superato il solito traguardo, ora mancava poco per raggiungere la finale.
-Zoro, resterai sempre al suo fianco?- si informò Law, volendo una certezza, anche se sembrava più una minaccia decisa, come se non volesse che ferissi Luffy.
-Sempre.- assicurai deciso, fregandomene dell'orgoglio, come per dare sicurezza anche al mio cuore. Sospirai poco dopo e assottigliai lo sguardo nel vederlo cedere, con l'acqua che saliva, nascondendolo, ma forse era più lui che scendeva.
-Bene, perché se gli spezzerai il cuore, io spezzerò te.- minacciò Kidd, severo.
Con una maledetta stretta al cuore mi tuffai in avanti, nuotando sott'acqua dopo aver messo nei polmoni abbastanza ossigeno per raggiungerlo. Lo presi di scatto, con l'acqua che non mi facilitava i movimenti e lo riportai in superfice, riprendendo fiato con lui, con i suoi amici che non capirono, solo ora, cosa fosse accaduto.
-Bravo.- affannai con un mezzo sorriso, mentre assimilavo le parole di Kidd, troppe incomprensibili.
-C-c... Cosa?- balbettò scombussolato, Luffy, ancora scosso; le mie parole erano risultate ovattate alle sue orecchie, così mi avvicinai a esse per sussurrare fiero:
-C'eri quasi, siamo vicini a sconfiggerla. Bravo il mio campione.-
E capì finalmente, elaborando solo ora quella minaccia, che non potevo spezzare il cuore a Luffy a prescindere, perché se lo avessi solo pensato il mio di organo che dibatteva mi avrebbe tradito, facendomi patire gli stessi dolori atroci che avrei dato al moro. Lo guardai sorridermi e quello bastò a rimettere a posto quei pensieri mentre tornavamo da quei due che sorridevano, felici di vederlo nuotare, completamente da solo, di vederlo deciso verso il suo sogno.
Si mise seduto sul muretto, dondolando dentro l'acqua le gambe mentre io mi tiravo su, pronto a rivestirmi, lasciando a Law e Kidd il permesso di affiancarlo e fargli compagnia. Mi piegai e presi il pantalone, rimettendomelo e sedendomi a terra contro il muro.
-Come sta Shanks?- domandò con un sorriso, osservando il suo manager-cugino seduto a gambe incrociate.
-È in ottima forma. Ha piena fiducia in te e ti aspetta.- commentò, appoggiando una mano sulla sua spalla, ignorando fosse fradicia e cercando di essergli vicino, sotto i miei sguardi che facevano da spettatore.
Sorrisi, e mettendomi seduto dietro Luffy lo ascoltai parlare di Shanks, che doveva essere il suo allenatore da ciò che capì, con tanto entusiasmo e poi raccontare tutto ciò che aveva fatto da quando era qui, lasciandoli stupiti per Hody e la sua band, o a bocca aperta per la somma che aveva dovuto versare per la scommessa con Nami.
-Pensi di averli uccisi tu?- domandò, usando il più tatto possibile, Law, scrutando il cugino in cerca di risposte con uno sguardo malinconico.
-Io...! Non lo so...- borbottò chinando il capo e nascondendo gli occhi tra le ciocche scure e luminose.
-Certo che ti cacci sempre nei guai, eh? Sarai diventato povero a dare i soldi a quella lì!- commentò Kidd, vedendo l'aria tesa e mettendosi a ridere nel tornare alle esperienze che aveva avuto qui in città, seduto poco distante dall'acqua e appoggiandosi con una mano alle mattonelle.
-Viva l'avventura!- esclamò Luffy, subito vivace come al solito, alzando le braccia al cielo, ridendosela a gran voce, ma la reazione di prima mi aveva fatto pensare.
-Qui non c'è ne sono molte...- borbottò Law, scrutando gli enormi finestroni pieni di noia.
-Questo è sbagliato. Lui è la mia nuova avventura, e insieme ne viviamo tante altre! Giusto?- mi domandò, alzando il capo e guardandomi sereno e sincero.
-Giusto, Luffy.- asserii con un ghigno mentre appoggiò la mano sulla mia, continuando a sorridermi.
-Un'altra nuotata?- domandò e senza aspettare la mia risposta si tuffò, schizzando l'acqua addosso a quei due che erano tanto intenzionati a non bagnarsi dato che protestarono, alzandosi e allontanandosi di scatto, in tutta fretta.
-Argh! Dannazione, Luffy!- imprecò Kidd, sventolando le mani e seminando gocce su tutto il pavimento.
Me la risi, osservandolo restare accanto al muretto e continuare a schizzarli, ignorando il fatto che stesse completamente allagando tutto il pavimento ma lo lasciai divertirsi... Strizzai gli occhi di scatto, aprendoli e sbattendo le palpebre un paio di volte lasciai scorrere la cascata d'acqua sugli occhi che mi invase come una piena. Guardai Luffy, in piedi, ridersela a crepapelle dopo avermi schizzato contro l'acqua dentro un secchio giallo che non sapevo da dove fosse spuntato fuori e che ora giaceva riverso al suolo sopra il muretto. Tirai su un sorriso minaccioso e presi il radioso oggetto portandolo dentro e verso il fondo quando Luffy non guardava me ma Law che cercava di asciugarsi con un paio di asciugamani che c'eravamo portati dietro. Raccogliendo abbastanza acqua glie la rovesciai addosso con sua enorme sorpresa, lasciandolo con il secchio in testa. Restò un attimo basito, alzando di poco l'oggetto per guardarmi con quei grandi occhi ma poi tornò a ridersela e cercò di ritornarmi il favore ma glie lo impedì, riprendendo quell'oggetto, e lui mise su un broncio innocente. Ridacchiai e, allontanando da entrambi quell'arma, avvicinai lui a me, avvolgendolo con un braccio, per un attimo sorpreso da quel gesto, sorrise e mi regalò un bacio a fior di labbra.
-Guarda qua come ci hai conciati!- protestò Law nervoso, cercando di attirare la nostra attenzione, stringendo i lembi fradici della maglia grigia che indossava. -Noi c'è ne andiamo... prima che ci attacchi una polmonite.- borbottò, avviandosi fuori insieme a Kidd che ci salutò con un gesto vago della mano, più nervoso e offeso che altro, borbottando nel mentre per la sua povera acconciatura, così anche come per il suo trucco.
-Okay, a dopo.- salutò felice, scodinzolando la mano alzata prima di tornare a me. -Oggi c'ero quasissimo, hai visto? Domani c'è la farò!- si apprestò a dirmi, ignorando che fossi stato io a farglielo notare; con occhi luccicanti di viva speranza.
-Sì.- affermai con un sorriso, uno di quelli che riservavo a lui e che lui soltanto poteva avere: erano speciali perché erano sinceri e venivano dal cuore e sapevo che lui gli amava, quasi quanto amava i miei occhi.
-Sono così felice...- sussurrò tra i sospiri, aggrappandosi alle mie spalle e adagiando la testa contro il mio petto.
Lo lasciai fare, lasciai che si cullasse dei miei abbracci. Restammo fermi, in piedi e sull'orlo della piscina fino al tramonto e fu bellissimo: rimanere con lui che cercava da me solo coccole e amore, ed io lo accontentai, riempiendolo di attenzioni e baci, lasciando spazio solo alla passione.
-Zoro... sono le 18:00...- mugugnò piano dopo essersi staccato con malavoglia dalla mia bocca, mentre osservava l'orologio attaccato in un punto in alto sulla parete. -Com'è che i giorni passano così in fretta con te?-
-Sarà che non fai altro che divertiti.- gli feci presente con un ghigno, portandolo poi a sedere sul muretto con le gambe che penzolavano dentro l'acqua mentre mi affrettai a rivestirmi, con una smorfia per colpa del freddo che mi attanagliò nell'indossare indumenti bagnati, e mi assicurai di trarre in salvo i vestiti fradici di Luffy dalle pozzanghere, strizzandoli e appendendoli sulle piccole protuberanze attaccate al muro, per far scorrere meglio le gocce d'acqua.
-Zoro...- mugugnò ad un tratto, scrutando avidamente l'acqua come se potesse tirarne fuori qualcosa, ed io mi stupì di quel cambio di umore, prestando immediatamente attenzione. -Vuoi ancora sapere dei miei incubi?- mi guardò, e da quegli occhi intuì che quella domanda lo tormentasse già da un po'.
-Dipende da te.- sottolineai: era una sua scelta, se doveva parlarmene sarebbe stato solo per sua esclusiva volontà.
-Okay... ma non ne farai parola con nessun'altro, promesso?- si apprestò ad assicurarsi il silenzio professionale, guardandomi serio, deciso a buttare tutto fuori.
-Promesso.- affermai altrettanto deciso, avvicinandomi e piegandomi sulle ginocchia, rimettendogli il cappello in testa di botto, come per fargli segno che consideravo lui come un tesoro come lo era per Luffy quel cappello; perché lui era il mio amore, e più importante perfino della mia vita. Non potevo credere che un giorno avrei provato una cosa del genere; una vita bellissima tra le mie mani di cui desideravo curarmi, proteggere e tenere sempre con me: era una sensazione sublime.
-Io faccio sempre lo stesso sogno ogni notte... Ci sono io, le voci, l'incidente, loro, ... Io corro, provo a fermare tutto ma resto fermo, non riesco a muovermi e così li vedo morire e sento il fuoco fare male sulla mia pelle, e la paura mi invade. E quelle dannate voci continuano a dirmi con odio che è solo colpa mia...- disse tutto d'un fiato, buttando fuori tutto quel tormento prima che potesse ripensarci; fra i temiti e gli occhi ridotti a due fessure, che fremevano di terrore, e con una mano che stringeva la cicatrice al petto come a volerla strappare mentre si aggrappò a me come se fossi un'ancora, come se fossi il suo modo per non crollare, per non lasciarsi andare al sogno e al dolore. Volevo fermarlo ma non potevo, lui desiderava parlare, stava condividendo con me i suoi timori, ciò che più lo faceva star male ed io non potevo far altro che ascoltare, onorato di quel dono mentre lo sostenevo con le mie possenti braccia, reggendolo e portandomelo in grembo, cercando di rassicurarlo.
-Loro, le voci, mi dicono che è colpa mia, mi dicono che gli ho uccisi io: è solo colpa mia... E poi... E poi ci sono le ultime parole di Ace che svaniscono tra le fiamme...- sussurrava ormai con voce fioca e rotta, e gli occhi pieni di lacrime che solcavano le guance tra i suoi mille singhiozzi. -È solo colpa mia!- urlò infine a squarciagola, con la bocca spalancata iniziando ad urlare, colto da rimorsi e tremendi singhiozzi.
-Ehi, ehi!- mi affrettai a ribadire portandomelo più vicino, costringendolo a guardarmi negli occhi con una mano. -Non è colpa tua, loro ti amavano. Sono morti per lasciarti vivere e sono sicuro che non rimpiangano minimamente il gesto commesso, non potrebbero rimpiangere una cosa del genere: ti amavano; e poi... Le persone a noi care restano sempre con noi, qui.- non erano esattamente da me quelle parole, riflettei, mentre indicai il suo cuore che batteva forte, sia per il dolore sia perché scosso dalle mie frasi, come confermarono i suoi occhi, umidi e grandi.
-Sai...- tirò su con il naso, asciugandosi con il dorso del braccio le lacrime e un po' di muco che usciva dal naso. -Ace diceva la stessa cosa, diceva che non si pentiva di niente, però... Ho paura, sento che invece è così: è colpa mia.-
-Smettila con questi pensieri.- borbottai brusco, tornando al mio solito umore, ma lui continuò a ripetere e ripetere, ancora e ancora quella frase che mi innervosiva, così esplosi: -Non è colpa tua!-
Restò sbigottito a fissarmi, bloccato; perfino le lacrime avevano smesso di scendere, o forse era una mia impressione. Fu un attimo che durò un secolo ma poi tornò subito a piangere e a ripetere di continuo le stesse parole di poco fa e che odiavo, con l'aggiunta di un'altra frase, pessima e peggiore, che gli venne fuori con la gola straziata: "Gli ho uccisi io!", ed io corrucciai le sopracciglia affranto, dispiaciuto per lui, per non poter fare niente, in fondo, non era facile.
-Mi odiano, mi odiano...- iniziò a farfugliare con occhi sconnessi, come in trans ed io cercai di farlo riprendere, scuotendolo per le spalle e con un ringhio a denti stretti.
-Non ti odiano! Ti amavano!- scattai nervoso. -Come puoi pensare una cosa del genere? Loro non vorrebbero questo.- dissi più piano, continuando poi: -Ti volevano bene, e tu infanghi ciò che hanno fatto, scambiando l'amore per odio.-
-Lo so! Lo so! Hai ragione.- balbettò singhiozzando, attaccato alla mia maglia con le mani, come se ci fosse arpionato contro per la disperazione. -Ma...- un'altra pausa che durò un'eternità. -Temo che mi odino, gli ho tolto la vita.- comprese la seconda frase solo dopo averla detta, e ciò fece anche più male, tanto che si mise a boccheggiare con più foga.
Sospirai e avvicinai la mia bocca alla sua fronte, sussurrandogli in modo davvero veloce, un milione di: "Non è vero." per poi continuare con "Sono vivi dentro te. Loro non moriranno se non li dimentichi, ma devi lasciare andare via queste colpe inesistenti che ti tormentano. E io sono e sarò sempre qui, non ti lascio, non mi perderai, come non perderai loro.", asciugandogli intanto le lacrime che smisero di scorrere, e più ripetevo queste parole, più i frammenti del suo cuore si andavano ricostruendo, sempre più pieni di amore.
-Ti amo, ti amo, ti amo...- iniziò a sussurrare, stringendosi a me con forza mentre ascoltai le sue parole piene di passione e quei gesti che volevano solo ringraziarmi per esserci.
-Vogliamo andare?- domandai in un sussurro pacato, alzandomi con lui che continuava a dire quelle due parole magiche che riempivano il suo cuore distrutto, soprattutto grazie alla sicura consapevolezza che io provavo la stessa cosa per lui.
Sorrisi, sollevandogli piano il cappello per inquadrare meglio il suo volto chino su sé stesso e non attesi risposta, sapevo che lui volesse tornare a casa, lo capivo leggendo i suoi dolci occhi, quei semplici sguardi con cui ci parlavamo senza aprir bocca. Non ricordavo da quando avevamo iniziato ad interagire in quel modo ma, per noi due, era perfetto. Mi avvicinai all'appendino dove avevo adagiato tutti i suoi indumenti, prendendogli in mano notai fossero ancora bagnati e allora decisi di fargli indossare solo i pantaloni; per il resto, si sarebbe potuto fare una doccia appena saremmo arrivati a casa. Lo appoggiai a terra e gli infilai quei bermuda, e lui ridacchiò nel sentire le mie dita scorrere veloci sulle sue gambe fino al bordo del suo busto. Mi rese davvero sollevato vederlo di nuovo ridere mentre ripresi il beauty case. Di scatto mi prese per mano e di corsa ci ritrovammo fuori, con ormai la prima stella in cielo a scrutarci sotto l'empireo iniziava a diventare sempre più scuro.
-Brrr...- lo sentì farfugliare, staccandosi da me con furia per sfregarsi le braccia con le mani, avvolto dal gelo del vento della sera.
Strinsi la sua camicia nella mia mano, rendendomi conto che fosse ancora umida capii che sarebbe stato inutile fargliela indossare, così mi levai la mia e glie la misi bruscamente, di botto, senza far combaciare la braccia nei rispettivi buchi visto che se le teneva strette a sé. Mi guardò con un sorriso, sorpreso e grato mentre io volsi il capo e gli occhi da tutt'altra parte per un secondo, sospirando poco dopo per calmarmi dal furore del mio cuore, e così ci affrettammo per raggiungere la mia casa prima che il freddo iniziasse a congelare anche me.
 
 
Entrai, felice del caldo tepore che mi invase e mi catapultai sul divano, restituendo subito la maglia a Zoro che sembrava aver risentito del freddo quanto me, ma adesso sembrava stare già meglio mentre lo guardavo sedersi al mio fianco dopo che ebbe adagiato il mio borsellino, la mia camicia e la sua maglia sopra un tavolino. Mi accoccolai disteso sul divano, quasi sprofondando dentro i materassini interni e in quel calore, guardandolo addormentarsi di colpo sorrisi, rimanendo con lui un altro po', con la testa contro la sua spalla prima di dirigermi in bagno per lavarmi, finendo con lo strisciare con i piedi sul pavimento per la stanchezza e tra mille sbadigli. Non sembrava esserci traccia di Perona in giro, costatai nel salire le scale immerso nel buio, e mi chiesi dove passasse tutto il suo tempo quando non era a scuola, così, giusto per rilassare i miei pensieri. Varcai la soglia del bagno, togliendomi i bermuda e il costume, per poi lasciare i sandali malamente sopra le piastrelle, con uno sbuffo. Entrai nella doccia davvero sfinito, più del solito e avevo nuotato anche poco rispetto ai miei soliti standard, però avevo anche pianto e sofferto, quindi la fatica più impellente poteva derivare soprattutto da quello. Presi la spugnetta con un grande sospiro, stringendola e facendo uscire tutta l'acqua che teneva dentro, subito rimpiazzata da quella che usciva copiosa dal braccio metallico della doccia. Socchiusi gli occhi, iniziando a lavarmi mollemente tra gli sbadigli, insaponandomi anche i cappelli con il primo shampoo che trovai sull'appoggio di ferro.
-Stanco?- domandò una voce alle mie spalle che mi fece sobbalzare, tanto da farmi voltare, talmente in fretta da rischiare di scivolare sull'acqua che aveva riempito il pavimento della cabina.
Riconobbi poi Zoro, già senza nulla e che chiuse la porta, cosa che, forse io non avevo fatto; e mi raggiunse sotto il getto di acqua e sapone e gli annuii lentamente tra un altro sbadiglio, cominciando a insaponare anche lui per passare il tempo, adagiando in seguito la mia guancia sul suo petto per reggermi e strizzando un po' la spugna che lui prese con una mano mentre con l'altra mi accarezzava dolce la schiena. Ridacchiai, strusciandomi contro di lui che aveva iniziato a fare tutto da solo, anche con me, scompigliandomi un po' i capelli ancora schiumosi. Ascoltai l'acqua e il suo rumore finché Zoro, trovando che ci fossimo lavati abbastanza, chiuse il getto e mi prese di peso solo per accompagnarmi e adagiarmi sul suo letto, nella sua scura e morbida camera; avvolgendomi tra le coperte che si bagnarono, ma abbastanza calde da farmici aggrovigliare con voglia grazie allo scaldasonno acceso, forse impostato prima di raggiungermi in bagno. Zoro ghignò nel vedermi così appagato e mi raggiunse, così lo abbracciai di scatto, con le coperte ancora avvolte nel mio corpo svestito, e lui sorrise malizioso, gesto che venne subito ricambiato mentre lo circondai, tra le risate, con le braccia e le gambe, appollaiandomi poi sopra di lui, e così attaccati ci addormentammo.
 

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Io_amo_Freezer