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Autore: kianeko    21/07/2019    5 recensioni
Andare daccordo è davvero difficile, soprattutto per loro.
Scoprire l'altro e scoprire se stessi per la prima volta.
Due persone che per necessità impareranno a guardarsi a fondo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Kojiro e Genzo: l'amore è complicato'
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50 per cento
Siamo alla fine, questo è l'ultimo capitolo di quella che è diventata quasi un epopea.
Sono passati 9 anni e svariati mesi dalla pubblicazione del primo capitolo (era il 10 marzo del 2010) a questo che è l'ultimo e, finalmente, mi vede mettere la parola fine. La colpa di questa lungaggine è solo mia e dei miei continui blocchi e per un po' ho davvero creduto che non sarei mai arrivata a questo momento.
Vorrei ringraziare tutti: quelli che mi hanno letto e rencensito, quelli che mi hanno letto soltanto e quelli che mi hanno sostenuto. Spero che vogliate ancora avere il piacere di farmi compagnia nella prossima storia e che vogliate continuare a seguire Kojiro e Genzo nel mio modo di vederli.
Per l'ultima volta vi auguraro buona lettura.
La dottoressa Kinoshita sorrise soddisfatta: non si erano resi conto di quanto le loro parole potessero essere in realtà una vera e propria dichiarazione d’amore, alla loro maniera erano arrivati finalmente a incontrarsi. Erano davvero carini mentre si guardavano in cagnesco, ma vederli così come in quel momento erano davvero belli. Di tutte le verità che poteva dire a quei due, l’ultima sarebbe stata che quel pomeriggio li aveva spiati mentre si baciavano: Hyuga le sarebbe saltato sicuramente alla gola.
Uscì piano chiudendosi la porta alle spalle: presi com’erano dalla loro “discussione” non si accorsero di niente. Si appoggiò per un attimo alla porta e prese un profondo respiro: ora doveva affrontare un altro problema. Si diresse verso l’ufficio dei mister, bussò e la risposta non si fece attendere.
«Perché urlavano adesso?» chiese Gamo burbero.
«Non le è ancora chiaro che non sono affari suoi?» domandò incrociando le braccia al petto «Prima apprenderete tutti questo concetto, prima smetterete di avere problemi».
«Sì, sì» rispose l’uomo con gesto della mano.
«Signor Mikami, potrei parlarle in privato?» domandò poi.

Era la prima volta che Kojiro vedeva Wakabayashi tanto scosso da avere gli occhi lucidi e rimase un attimo a guardarlo sorpreso. Senza rendersene conto in quell’impeto di rabbia gli aveva detto che per lui ci sarebbe stato sempre.
«Mi spiace, non volevo aggredirti» disse Kojiro lasciando la presa stupito da quel “grazie”. «È che sapere che tuo padre vuole farti del male mi ha fatto imbestialire. Insomma, i genitori ci sono per proteggere i figli, non per farli soffrire».
Genzo si passò una mano sul viso, sentiva le lacrime pungere e non aveva intenzione di farsi vedere tanto debole, eppure non riusciva a trattenersi così chiuse gli occhi. Si sentiva come se dentro di sé qualcosa fosse esploso senza preavviso, inarrestabile.
All’improvviso avvertì le braccia di Hyuga avvolgerlo e stringerlo: lo stava abbracciando.
«Non fraintendermi, è che non sono abituato a stare dall’altra parte, non mi viene molto naturale ragionare da figlio. Davvero non volevo sembrare prepotente» gli disse piano all’orecchio.
«No, cioè… sì hai ragione.» iniziò cercando di usare un tono più naturale possibile «È solo che nessuno aveva mai preso le mie difese con tanta veemenza, sono stato abituato ad affrontare le cose da solo».
«So che non vale molto, ma posso difenderti. In fin dei conti sono la Tigre, dovrà pur valere qualcosa questo soprannome».
Genzo sorrise, non si aspettava tanta decisione nelle sue parole. Era una sensazione davvero rilassante. «Stai già facendo più di quanto immagini, dopo molto tempo non mi sento solo» gli disse abbracciandolo a sua volta. Aveva avuto diverse ragazze, ma nessuna gli aveva fatto provare quella sensazione di quiete.
Stretta fra le braccia di Kojiro la schiena di Genzo, ampia e muscolosa, sembrava fatta per sostenere il peso degli altri e delle loro decisioni: ci si rivedeva, non erano diversi in quello. I suoi problemi erano dati dalla mancanza di un padre, ma per entrambi crescere era stato più faticoso che per gli altri.
«Te lo ripeto, puoi sempre contare su di me per qualunque cosa».
Genzo si staccò appena da quella stretta per poterlo guardare dritto negli occhi. Era la prima volta da quando si conoscevano che non doveva nascondersi, non che l’avesse mai fatto in realtà, ma aveva sempre preferito non mostrarsi davvero per quello che era.
«Se qualcuno mi avesse detto che sarei finito fra le braccia della Tigre gli avrei dato un pugno sui denti,» iniziò Genzo convinto «invece eccomi qui a farmi consolare da te come un ragazzino» terminò sorridendo.
«Guarda che sei stato tu a fare la prima mossa, non io» lo canzonò Kojiro.
«Non ricordarmelo, ti prego».
«Ho voglia di baciarti» lo sorprese Hyuga.
Wakabayashi sorrise «Allora fallo».
La Tigre non se lo fece ripetere due volte e gli passo una mano fra i capelli: come nello spogliatoio, fu folgorante e si lasciarono andare. Labbra su labbra e fu fuoco.
Genzo si sentiva completamente trasportato: era così che ti faceva sentire l’amore? Era l’amore e la sua potente e destabilizzante determinazione a fargli provare quel desiderio.
Kojiro non aveva mai baciato una donna tanto intensamente da perdere la testa, ma lui riusciva a trascinarlo a fondo e sentiva il sangue andare a fuoco nelle vene.

«Capisco molte cose adesso.» disse Mikami «Non mi resta che parlare con suo padre e cercare di sistemare le cose. Però non capisco cosa sia preso a Hyuga a questo punto».
«Quei due, in un certo senso, sentono la tensione l’uno dell’altro. La meccanica è complicata da descrivere, ma credo che sia perché sono, a loro modo, un tutt’uno» spiegò la dottoressa.
«Cosa intende dire?».
La donna aspirò una grossa boccata dalla sigaretta e fece uscire una grossa nuvola dalla bocca, «Senza che ve ne siate mai resi conto, quei due hanno sviluppato una dipendenza che li ha uniti, per cui se uno è nervoso lo è anche l’altro. Per Hyuga, Wakabayashi, è l’avversario per l’eccellenza, quello per cui si allena fino allo stremo; per Wakabayashi, Hyuga, è la sfida più importante della sua vita, quella che si ripresenterà fino alla fine.» alzò gli occhi al cielo a guardare le stelle «Caratterialmente parlando sono esattamente il 50 per cento l’uno dell’altro, è solo in termini calcistici che sono opposti».
«Sta dicendo che in fondo non si sono mai odiati?» domandò Mikami perplesso.
«Forse una volta, ma ora sono adulti e i loro sentimenti sono diversi.» abbassò lo sguardo a guardare l’uomo «Si sono evoluti così tanto che, a un certo punto, nelle loro teste tutto si è confuso e hanno continuato a fare solo quello che gli altri si sono sempre aspettati da loro senza riuscire ad andare avanti con le proprie gambe».
«Quindi cosa consiglia di fare?».
«Lasciarli andare, fateli crescere a modo loro anche se sbaglieranno ancora.» sollevò di nuovo lo sguardo, ma stavolta verso il primo piano dello stabile, verso la finestra di una camera precisa «Sono convinta che prima o poi inizieranno a chiamarsi per nome, allora saranno davvero il 100 per cento di loro stessi».

Se ne stavano stesi abbracciati sul letto di Wakabayashi a guardare la luce della luna che si proiettava sul soffitto. Non sarebbero andati oltre i baci, almeno per quel ritiro: con le ragazze era un discorso, ma fra loro non avevano la minima idea da che parte cominciare.
«Io la femmina non la faccio» esordì Kojiro all’improvviso.
«Quindi dovrei farla io?» chiese Genzo voltandosi a guardarlo «Te lo puoi scordare».
«Sarai anche più grosso, ma sotto io non ci sto di certo».
«Lo vedremo».
Scattarono in piedi guadandosi in cagnesco.
«Idiota» disse Kojiro indispettito.
«Imbecille» ricambiò Genzo piccato.
«Sei solo un borioso pallone gonfiato».
«E tu uno stupido pezzente».
«IO TI SPACCO LA FACCIA» urlò Kojiro.
«AVANTI FAMMI VEDERE» gridò a sua volta Genzo.

«Diceva?» fece il signor Mikami guardando la finestra del primo piano da dove venivano le urla.
«Che prima o poi inizieranno a chiamarsi per nome, ma forse è meglio poi» constatò la dottoressa sconsolata mentre l’uomo scoppiava a ridere.
Fine, per ora...
Vorrei fare un ringraziamento a una persona speciale che come me ama questi due in maniera viscerale e che, soprattutto, mi tiene compagnia in chattate che a volte sfociano in situazioni di dubbio gusto per i poveri malcapitati. XD So che tu capirai.
Le avventure di Kojiro e Genzo non finiscono qui, sto lavorando ad altro e stavolta non ho nessuna intenzione di incappare in blocchi: sono già a buon punto e spero di pubblicare presto.
Se volete continuare a leggere di loro per come li scrivo io, ho pubblicato, al momento, due raccolte di drabble che si pongono esattamente dopo "50 per cento": "L'amore intraducibile" e "L'amore tra le mani".
Grazie di cuore a tutti.
KiaNeko
   
 
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