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Autore: AkashaTheKitty    27/07/2009    13 recensioni
A volte si è una megera in un corpo di ninfa. Ed a volte si è solo una strega che tenta di nascondere la ninfa che è in sé.
Fanfiction vincitrice dei Dramione Awards nella categoria Best Short Story e runner up nella categoria Best Draco.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! ^^
Ed ecco qui anche l'ultimo capitolo di questa breve commedia :)

Grazie mille per i loro commenti allo scorso capitolo a:
semplicementeme: Hermione sa essere di un'ottusità indicibile quando si parla di rapporti interpersonali XD Specie, poi, quando le convinizioni che si hanno sull'altro sono così radicate :P Grazie mille per i complimenti ^^ E no, niente genitori (o parenti, o altro) inglesi, purtroppo. Solo tante, tante letture in lingua da qualche anno in qua ^^
MOGLIA!: *notare il maiuscolo *O* * Sì, lo so, ti starai disperando per non poter leggere oggi questo capitolo XD :p *cosuccio per la pazienza*
Shenhazai: Grazie mille ^^ E si scoprirà a breve :p
giuliabaron: Su, su, come dico sempre, le traduzioni che ho postato non scappano (credo *unsure*) XD Grazie anche a te :)
Manu: No, tu ti sbagli *annuisce* Hai sempre adorato, sempre, l'Hermione di Akasha *sìsì* In ogni singolo momento *O* XD :p
canfly: Lol! Credo, in effetti, che il capitolo scorso fosse molto "scenografico", si prestava bene alla visualizzazione a mo' di film XD Grazie anche a te :)
PikkulaSere: Povera Hermione! Credo ci sia la fila di gente che voglia ucciderla XD (dici che è colpa sua? *unsure* Dettagli *annuisce*) Comprendo lo sbavamento XD Draco è sempre adorabile. Sì, anche quando è stronzo, imbecille e non capisce nulla (cioè nella maggior parte del tempo *O*) Grazie mille ^^
poppi: Accetterà? Non accetterà? Questo è il dilemma :P E purtroppo *o per fortuna*, per le relazioni interpersonali non basta l'intelligenza... specie quando si hanno convinzioni che si sono solidificate nel tempo (e magari neanche troppo a torto :p) E credo che, al di là di Draco in sé, a molte di quelle donne piacesse soprattutto il suo cognome... e i suoi forzieri XD :p
Yellow_B: Spero di non averti fatto aspettare troppo ^^ Grazie anche a te :)

Approfitto di questo spazio anche per ringraziare, caso mai passassero di qui, anche tutti coloro che negli ultimi giorni hanno commentato le mie altre traduzioni: grazie mille anche a voi! :)

E ora, buona lettura!

Kit_05


Titolo: The Nymph Hunt
Titolo del capitolo: Capitolo 5
Autore: AkashaTheKitty
Link alla versione originale: Link
Rating: PG13
Personaggi: Draco, Hermione
Genere: Romantico, Commedia
Note: EWE!


“Deciso se vuoi aiutarmi o meno?”

Hermione sobbalzò nel sentire quell’impaziente richiesta. Non avrebbe dovuto continuare a posticipare l’inevitabile, e ormai lo stava facendo da giorni. Ma in quel momento Malfoy sembrava irritato. Magari avrebbe dovuto aspettare fino a quando non fosse stato di umore migliore…

Fece finta di essere profondamente concentrata su alcuni documenti che aveva sulla scrivania.

“Non è una decisione così difficile!” esplose Malfoy. “Che cos’hai da perdere? Firmerò un maledetto contratto se è quello che ti serve! Perché fai così? Te l’ho detto, se la vedessi e lei dicesse ancora di no, lo rispetterei! Non devi proteggerla!”

Ma lei doveva. Doveva davvero. Chi altri l’avrebbe fatto?

“Perché non vuoi che io abbia quello che tu hai con il tuo Weasley?” chiese.

“Smettila di menzionarlo!”

Non era stata intenzione di Hermione dirlo, e di certo non con così tanto ardore, ma una volta pronunciate, quelle parole erano piuttosto difficili da ignorare.

Lui la guardò e lei capì che non c’era più modo di tornare indietro. “Non… Non sono più con Ron.”

Gli occhi di Malfoy si addolcirono per quella che assomigliava terribilmente a una grande comprensione. Lei distolse lo sguardo, odiando quella situazione. Era tanto più semplice trattare con lui quando si comportava da idiota indisponente.

“Quando?” chiese lui.

Bene, i dadi erano tratti. “Dieci mesi, circa,” udì se stessa dire con voce atona.

La comprensione fu rimpiazzata dalla confusione, e Malfoy aggrottò la fronte, cercando di assimilare quanto gli aveva detto.

Hermione sospirò, sentendosi sull’orlo della disfatta. “Non te l’ho detto perché avresti reso la mia vita un inferno, e lo sai. Avresti fatto un milione di battute sulla mia incapacità di tenermi stretto persino Ron e poi… Non erano affari tuoi.”

“Ma ora lo sono?”

Lei si sentiva così stanca. Voleva solo lasciarsi tutto alle spalle. “Questa storia non ti ricorda nulla?” chiese.

Lui aprì la bocca, come per rispondere, ma poi aggrottò nuovamente la fronte e scosse la testa.

“Suppongo di no. Ma hai sempre avuto ragione. Ho preso troppo seriamente questo lavoro del cavolo, e non ho mai saputo apprezzare davvero quello che avevo. Alla fine, Ron, che tu credi sia la Testa più Dura dei Nostri Tempi, ne ha avuto abbastanza della mia mancanza di attenzione per la nostra relazione e se n’è andato. Non l’ho più visto da allora.”

Malfoy non rispose.

“E nemmeno questo ti suona familiare? Non hai già sentito questa storia?”

Lui continuò a rimanere zitto, ma Hermione notò come avesse la mascella serrata e come il suo corpo apparisse improvvisamente più rigido.

“Non sono andata alla festa travestita da megera,” continuò a bassa voce lei. “Voglio dire, avrei voluto. Avevi ragione su quello. Ma quel negoziante ficcanaso non me l’ha permesso. Aveva quest’altro costume, una ninfa con occhi verdi e pelle lucente…”

Quando guardò gli occhi di Malfoy, desiderò non averlo fatto. Furia glaciale. Ma lui perdurava nel silenzio.

Hermione sbatté rapidamente le palpebre un paio di volte. Quello sguardo le stava facendo più male di quanto non avrebbe dovuto. L’aveva saputo e non era che le importasse così tanto. Se la sarebbe cavata comunque senza un lavoro, e l’aveva saputo da tempo che quell’incontro non era stato reale, quindi non era come se avesse sperato in qualcosa. “Mi dispiace,” sussurrò. “Non sono riuscita -”

“Questo è il punto in cui mi dici che io ho compreso male quello che tu hai appena detto,” la interruppe lui.

“Beh, questo dipende da cosa hai compreso,” rispose Hermione a voce a mala pena udibile.

“Tu non mi hai appena detto che… che…” Sembrava a corto di parole. “E tu lo sapevi. Per tutto questo tempo sei rimasta seduta qui, sapendo che tutto quello che volevo io era trovarla e… Con una sola parola avresti potuto farmelo sapere! Avresti potuto risparmiarmi un sacco di tempo, guai e agonia, e farmi sapere perché Lethe non era interessata, e invece hai scelto di lasciare che mi umiliassi completamente!”

Hermione sussultò, come colpita da una sferza. “Lo so, ma giuro che non credevo che avresti continuato a cercarla. Pensavo -”

“E non è nemmeno la parte peggiore!” continuò lui, ignorando la sua debole difesa. “Per settimane mi sono chiesto cosa ci fosse sbagliato in me per farmi odiare così tanto da lei, persino dopo quello che le avevo detto, da non darmi nemmeno una possibilità o almeno dirmi in faccia perché non volesse più vedermi. Sai come ci si sente? Cosa si prova? E poi... eri tu!”

Il disprezzo in quelle ultime parole la ferì profondamente. Molto profondamente. Capì di aver sperato contro ogni logica che lui non la odiasse veramente per quello che era successo. Ma era ovvio che non fosse così. “Ti prego… Non volevo -”

Malfoy si allontanò di un passo, interrompendola. “Ma l’hai fatto. Non voglio vederti mai più.”

Lei aprì la bocca, cercando qualcosa da dire per migliorare la situazione, ma lui era già sparito. Se ne era andato, senza nemmeno degnarsi di andare a prendere il suo cappotto.

Hermione si rese conto che in un qualche punto di quell’incontro si era alzata dalla sedia, e lentamente si sedette di nuovo, sentendosi terribilmente persa.

****


Malfoy non si presentò al lavoro il giorno successivo. O quello dopo. O quello dopo ancora. In effetti non sembrava incline a mostrarsi nuovamente da quelle parti.

E Hermione non aveva ancora ricevuto notizia del proprio licenziamento. Non sapeva se considerarlo un buon segno o meno.

Aveva tentato di coprire l’assenza di Malfoy al meglio delle sue capacità. Dopotutto, non doveva rimanere lì ancora molto e non c’era motivo per cui dovesse scontare ulteriori pene a causa… beh, sua.

Anzi, se doveva dire la propria, pensava che avesse già scontato fin troppo per le sue colpe. Che senso aveva costringerlo a fare lavori inutili quando lui era stato solo un bambino che aveva cercato di non farsi uccidere e di non far uccidere i suoi genitori, durante la guerra? Se avessero dovuto punire tutti coloro che avevano tentato di non farsi ammazzare durante quegli anni, sarebbe stato davvero un lungo elenco.

Non che importasse davvero quello che lei credeva. Il Wizengamot la pensava diversamente ed erano le loro opinioni quelle che contavano.

Non significava che lei dovesse abbracciare il loro punto di vista, però.

Gli Auror, invece, lo facevano.

Fu colta leggermente di sorpresa quando, un giorno, Harry fece capolino nel suo ufficio. Harry non faceva mai un salto dalle sue parti. Specialmente non da quando lei aveva preso a tenergli il muso. Il suo modo di affrontare la questione era stato lasciarla a piagnucolarsi addosso da sola e ripartire da dov’erano rimasti, una volta che lei avesse finito.

Quindi perché era venuto lì?

“Che cosa sta combinando Malfoy?” le chiese.

Oh. Ecco perché. “Um, è fuori. Vuoi lasciare un messaggio?” Era piuttosto patetico cercare di imbrogliare un Auror. Specialmente quando detto Auror era Harry ed era particolarmente abile a comprenderla. Non significava che non potesse tentarci, in ogni caso.

“Lo stai coprendo?” Harry parve divertito e perplesso allo stesso tempo. “Non devi. Ci ha spedito lui un gufo. Siamo stati informati che ha smesso di venire al lavoro a causa di differenze inconciliabili in ufficio – con te – e che avrebbe accettato quali che fossero le conseguenze purché non coinvolgessero, ehm, te.”

Da quell’ultima esitazione, Hermione ricavò la sensazione che Malfoy non si era riferito a lei con il suo nome. Di bene in meglio. Poteva solo immaginare il lessico colorito che aveva di certo usato. “Bene, eccoti servito,” commentò con una scrollata di spalle, fingendo indifferenza. “Te l’avevo detto fin dall’inizio.”

“Non cercare di darmela a bere. Avete lavorato insieme più che bene per quasi un anno. Cos’è successo?”

“Non abbiamo lavorato insieme più che bene,” controbatté lei. “Semplicemente, nessuno si è degnato di prestare attenzione a quello che stava succedendo. Te l’avevo detto che non avrebbe funzionato.”

Harry scrollò le spalle. “Mi salverebbe da un’oscena quantità di noiosissimo lavoro da scrivania se riusciste a mettere da parte le vostre differenze per un paio di settimane ancora, però. Ha quasi finito di scontare la sua sentenza, qui.”

“Non possiamo.”

“Non puoi nemmeno provare a parlargli?”

Lui non vuole nemmeno parlarmi! “Non credo che servirebbe a qualcosa. Perché non parli tu con lui?”

“Già, ha sempre reagito così bene nei miei confronti. E, inoltre, non sono io quello con cui ha dei contrasti, qui. Io sono quello che deve compilare i documenti.”

“Che cosa dovrei dirgli?”

“Digli solo che se mi risparmia quel tedioso lavoro, io farò finta che lui non è mai rimasto a casa né abbia mai spedito quel gufo, e lui sarà un uomo libero tra meno di un mese. Altrimenti, mi farà venire un gran mal di capo e – no aspetta, non dirgli questo o potrebbe essere tentato a non tornare. Digli solo che rischierà un nuovo processo per aver violato i termini della sentenza precedente, e gli daranno una nuova punizione. Qualunque sia il motivo per cui voi due stiate litigando, non può essere così importante da rischiare questo.”

“Odi davvero il lavoro di scrivania, huh?”

“Lo odio davvero.”

*****


Per la centesima volta, Hermione fissò incredula il pezzo di pergamena che Harry le aveva dato. Non poteva essere giusto. Doveva esserci un errore.

Ma, guardando il lato positivo, se lui non fosse stato lì, lei non avrebbe dovuto sostenere nuovamente il suo sguardo.

Con esitazione, sollevò una mano e bussò alla porta.

Passarono un paio di secondi, e poi la porta si aprì, facendole balzare il cuore in gola.

Era lui. Non riusciva a credere che vivesse veramente . Al Paiolo Magico. Non possedeva un maniero? E se non avesse voluto vivere lì, non aveva abbastanza galeoni da comprarsi altri tre manieri, se l’avesse desiderato? O almeno prendere in affitto una stanza in un luogo un po’ più, beh, salutare?

Lui parve intenzionato a sbatterle la porta in faccia, e Hermione si rese conto che avrebbe dovuto dire qualcosa per impedire che accadesse. Aprì la bocca per parlare.

“Ehi, cucciolo! Se lei entra, è un extra!”

Hermione strabuzzò gli occhi e guardò lungo la rampa di scale dove il barista – ben poco attraente – li stava osservando. Malfoy sbuffò e all’improvviso Hermione si ritrovò all’interno, la porta che veniva sbattuta dietro di lei.

“Cosa vuoi?”

“E’ per il lavoro -”

“Scrivi tu la tua valutazione. Non mi interessa. Non lavoro più lì.”

Lei sbatté le palpebre davanti ai suoi modi bruschi. “Beh, Harry è passato in ufficio e -”

“Potter ti ha mandato qui? Quindi non nemmeno sei tu a voler che ritorni. Perfetto. Puoi dire a Potter che hai fallito.”

Lei scosse la testa. “Preferiresti davvero rischiare una nuova sentenza che lavorare con me per un paio di settimane ancora?”

“Sì.”

Lei incrociò le braccia sul petto. “Beh, è stupido.”

Lui scrollò le spalle. “Beh, a quanto pare, io sono stupido. Altro?”

“Torna e rimani lì per il tempo che ti manca. Non devi nemmeno parlarmi o altro. Hai persino il tuo ufficio personale.”

“Perché ti importa così tanto quello che accadrà?”

“Perché è stupido!”

Lui non replicò, ma la guardò con espressione altezzosa.

“Ascolta, mi odi. Va bene. Ma non c’è motivo di… tagliarti un piede per ripicca,” tentò di farlo ragionare.

“Ti odio,” fece eco lui.

Hermione fece una smorfia. “Già, l’ho capito. Grazie.”

“Adesso sei tu quella che si sta comportando da maledetta stupida.”

Calma, nulla di quello che stava dicendo aveva più senso. Inarcò le sopracciglia. “Mi hai persa.”

“Non si può perdere quello che non si ha mai avuto. Credi davvero che voglia starti attorno, ogni giorno?”

“No, ma abbiamo già affrontato questo aspetto… Non dovrai parlare con me. Nemmeno vedermi, se non vuoi.” La confusione di Hermione stava crescendo sempre più.

“Merlino, non l’hai capito davvero, eh?” Sospirò. La rabbia sembrava aver ceduto spazio alla rassegnazione. “Non posso starti attorno perché è umiliante.”

“Non ho mai avuto intenzione di umiliarti,” disse a bassa voce lei. Desiderava davvero poter tornare indietro e disfare tutto quello che aveva fatto e che gli aveva fatto pensare che volesse ridicolizzarlo. Semplicemente non aveva mai pensato che lui potesse essere così serio nei confronti di ‘Lethe’. Ora era solo profondamente dispiaciuta che lui ne fosse rimasto così deluso.

“No.” Malfoy prese fiato. “Lo so. Ma lascia che ti chieda… quante ragazzine Babbane pensi che abbia conosciuto da bambino?”

“Oh.” Le guance di Hermione si imporporarono al ricordo della sua confessione. “Non ci avevo pensato.”

“No. Nemmeno io ci ho pensato, per molto tempo. La vita va avanti, le cose cambiano. Ma ho scoperto che non erano cambiate tanto quanto avevo creduto. Non importava, però. La situazione era definita e tu avevi il tuo Weasley, realtà che credevo immutabile… e poi ho incontrato Lethe.”

Il rossore di Hermione si acuì. Era riuscito a prendersi due cotte, indipendenti l’una dall’altra, per lei? Il pensiero era stranamente confortante. Non ne era solo lusingata, era anche… felice.

“Ho creduto che finalmente ci fosse qualcuno anche per me. Qualcuno che potessi avere. Ogni volta che lei mi allontanava, pensavo fosse solo perché era spaventata, e che magari sarei riuscito a farle cambiare idea, e poi… lei era te. Di nuovo.”

La delusione nella sua voce era tagliente. Ovviamente non era felice di aver fantasticato su di lei. Beh, nemmeno lei avrebbe dovuto esserlo. “Non ti ho mai respinto quando eravamo bambini!” obiettò, invece.

“Certo che l’hai fatto. Non l’hai mai notato, però. E poi eri irrevocabilmente impegnata, o così credevo io. Ma non avrebbe fatto differenza se non l’avessi creduto, no? Come Lethe sei scappata in direzione opposta ancor prima di sapere chi fossi.”

Perché doveva farlo sempre sembrare come se fosse colpa sua? Non era colpa di Hermione se lui sembrava voler così tanto non desiderarla da provare dell’attuale sollievo trovando un’altra ragazza. “Lethe non era reale,” insisté lei. “Non esiste nemmeno!”

Lui sospirò, l’espressione sconfitta. “Allora com’è che eri nuovamente tu? Quali sono le probabilità che vedendoti con un altro volto, in un oceano di altri volti, provassi le stesse cose se non è reale?”

Non sapeva come rispondergli. Stava confessando di provare qualcosa per lei o per qualche creatura di fantasia?

Malfoy chiuse gli occhi. “Non hai idea di quanto vorrei che non fossi stata tu. Come vorrei di poter provare le stesse cose per un’altra strega. Quanto sia stato felice per un po’ a pensare che fosse possibile. E a come non possa più starti attorno, perché tu eri Lethe, non sei più con Weasley, e non c’è comunque nulla che io possa fare.”

Ci fu un breve silenzio, mentre Hermione non riusciva a trovare nulla da dire o da fare. Non voleva rendersi ridicola, ma non voleva nemmeno rischiare di mandare tutto all’aria.

“Per piacere, vattene,” le disse lui con voce calma.

La stava sbattendo fuori. Avrebbe dovuto andarsene. E quello che voleva fare era stupido, in ogni caso… “No,” rispose.

“Non tornerò.”

“Sì che lo farai.” Sollevò il mento e lo guardò con un’espressione testarda, pregando gli alti cieli di non starsi per coprire di ridicolo.

“Non mi hai ascoltato? O ti diverti a torturare le persone?” le chiese, sfibrato. Da lei.

“Sei stupido.” Dovette soffocare lei stessa un sussulto.

“Oh, ma grazie!” commentò lui sarcasticamente. “Tu sì che sai come fare sentire un ragazzo speciale.”

Tu hai respinto me!” Fatto. La questione più importante di tutte. Se lui le avesse risposto ‘certo che l’ho fatto, idiota’, sarebbe dovuta andare in cerca di una fiala di veleno davvero potente.

“Non l’ho fatto!” La sua sorpresa e l’indignazione indicarono chiaramente come stesse dicendo la verità, dal suo punto di vista, e Hermione si prese un secondo per ringraziare qualunque divinità fosse in ascolto per quelle parole. Non avrebbe gradito affatto bere del veleno.

“Ti ho detto che ero io e tu mi ha risposto che non volevi vedermi mai più!” continuò poi, determinata a scoprire tutte le carte.

“Sì, beh, ma -”

“Mi hai guardata come se fossi un insetto disgustoso che era appena strisciato fuori da sotto un sasso!” Non aveva intenzione di permettergli di negare le sue responsabilità in quello che era successo.

“Ero triste!”

Lui era triste? Fece una smorfia. “E come avrei mai potuto sapere che ti fossi mai piaciuta quando tutto quello che hai sempre fatto è stato dire che i miei capelli sono crespi -”

Sono crespi.”

“- e che i miei vestiti sono orribili e brutti -”

“Sono estremamente orribili.” Stava persino sorridendo nel dirlo, l’idiota.

“- e seppellirmi di lavoro -”

“Non volevo che passassi troppo tempo con Weasley.”

Lei lo guardò torva. “- e allo stesso tempo deridermi per la mia dedizione al lavoro -”

“Devi prendere le cose più alla leggera e divertirti di più.”

“- e mi hai sempre reso la vita difficile, criticando questo o quello!”

“Non far finta che la mia opinione ti sia mai interessata.”

“Come puoi dire che ti sia mai piaciuta quando tutto quello che hai sempre fatto è stato sottolineare tutto quello che c’è di sbagliato in me?” O ancor meglio: come poteva piacergli e pensare comunque che lei fosse così… indesiderabile. Non poteva porgli quella domanda, però.

“Perché quelle cose sono quisquilie e non hanno nulla a che fare con quello che rende te te… e hai un aspetto adorabile quando sei indispettita,” le disse, piano.

Lei gli rivolse una nuova occhiataccia torva, avvertendo anche in quel momento parte di quell’indispettimento. Era un tale cretino, a volte. Magari se non lo fosse stato, non si sarebbero ritrovati in quella situazione, adesso.

“E perché, se fossi stato carino con te, avresti potuto capire cosa c’era dietro. E mi avresti compatito, ma non mi avresti voluto comunque. Inoltre, io credevo di averla superata. Avevo davvero accettato lo stato delle cose. Quando ho incontrato Lethe, pensavo fosse finita davvero, ed ero stato così sollevato…”

“Ma non lo era…” osservò con tono piatto lei. Doveva proprio continuare a riferirsi a lei come se fosse stata una sorta di malefico raffreddore?

“No. A quanto pare non ne sono capace.”

“Quindi cosa facciamo ora?”

Malfoy distolse lo sguardo. “Starti lontano. Lasciarti in pace. È quello che mi hai chiesto tu stessa di fare, dopotutto. Te l’avevo detto che avrei rispetto i suoi – tuoi – desideri, e intendo farlo. Volevo solo vedere se davvero non potesse esserci alcuna possibilità.”

C’era? Lui voleva che ci fosse? Dall’espressione che aveva in volto, lei credeva di sì. Ma perché non ci provava, allora? Perché si era ritratto non appena aveva scoperto che lei era stata ‘Lethe’? E per quanto avesse dichiarato di aver avuto una cotta per lei, in passato, non aveva mai tentato di avvicinarla.

Era davvero così inavvicinabile?

Suppose che l’unica cosa che rimaneva da fare fosse prendere la situazione nelle proprie mani.

“Questo mi sembra davvero un piano ridicolo,” dichiarò.

Lui sbuffò, non pareva particolarmente divertito. “Ne hai uno migliore?”

“Sì, ad essere sinceri ce l’ho: esposizione.”

Lui aggrottò la fronte a quelle parole: “Cosa?”

Gli stava bene se era confuso. “Dovremo esporti alla mia presenza tutti i giorni.”

“Non ha funzionato fin qui.”

“Beh, allora dovremo intensificare il trattamento. Esporti alla mia presenza per molte più ore al giorno. Magari in situazioni diverse e molteplici.” Si guardò attorno, osservando il mobilio di quella stanza in affitto. “Vivi davvero qui?”

“E’ conveniente. E di cosa stai parlando?” La sua confusione stava diventando sempre più evidente, ma Hermione pensò di scorgere qualcosa che assomigliava alla speranza nei suoi occhi.

“Davvero?” rispose lei, fingendo di essersi distratta. “Voglio dire, la stanza va bene, più o meno, ma il barista lì sotto… Credo di averlo visto sputare in un bicchiere.”

“Hermione!”

Bene. Era in ansia. “Ti esporremo alla mia presenza fin quando non sarai stufo marcio di avermi attorno,” spiegò con la pazienza di un’insegnante di lunga data.

Lui scosse il capo, senza che gli occhi perdessero il contatto visivo con il suo volto. “Non è un piano molto buono,” disse lentamente.

Lei lo guardò dall’alto in basso. “Oh, dici? Perché no?”

Il labbro di Draco si arricciò un poco. Stava iniziando a capire. “Non succederà. Non mi stancherò mai di te.”

“Beh,” mormorò lei, aggrottando la fronte. “C’è sempre questo rischio, certo. Ma magari dovremmo provare a correrlo.”

“Stai…” esitò. “Stai dicendo che vuoi provare a stare con me?”

Hermione spalancò gli occhi, innocentemente. “Non oserei mai suggerire una cosa del genere.”

Draco le si avvicinò e le prese una mano. “Hai detto che non era vero. Mi hai nascosto la tua identità. Hai mentito sull’avere un fidanzato per quasi un anno. Mi hai spedito un messaggio dicendomi di stare lontano. Anche tu hai respinto me. Come potevo pensare che sarebbe mai cambiato qualcosa?”

Hermione si morse il labbro e lo guardò con un poco di ritrosia. Okay, il testone aveva ragione su quel punto. “Magari dovremmo smetterla di respingerci.”

Lui annuì, il sollievo che si faceva improvvisamente largo sui suoi tratti. “Ti prego, fallo.” Con esitazione, come se temesse un altro rifiuto, la portò più vicina a sé.

D’un tratto, Hermione aggrottò la fronte, facendolo fermare e guadagnandosi uno sguardo perplesso. “Ehi, mi comprerai comunque una casa?” gli chiese.

Lui le rivolse un’occhiata allo stesso tempo stremata e divertita. “Sono sicuro che ci sia un motivo che non riesco a vedere dietro a questa domanda.”

“Non è sempre così?” Non c’era motivo per andarci leggera con lui solo perché aveva deciso di avere una cotta per lui.

Lui le scoccò un’occhiata esasperata. “Quindi vuoi che ti compri una casa, huh?”

“Voglio qualcosa da te. Ma abbiamo bisogno di una casa.”

“Cosa, allora?”

“Lo scoprirai. Naturalmente, potrai venire a trovarmi quando vorrai nella mia nuova dimora.”

“Oh, che cosa generosa da parte tua.” Ecco lì, la perfetta quantità di sarcasmo. Avrebbe imparato anche lei la giusta dose, prima o poi.

“Sì, lo credo anch’io,” replicò. “Naturalmente non potremo passare troppo tempo qui, a causa del rumore.”

“Non si sente quasi nulla di quello che succede da basso.”

“Già… non quel rumore.”

Lui sbatté le palpebre, era palese che non riuscisse a seguirla. “E cosa c’è che non va con il posto dove vivi adesso?”

“Stesso rumore, vicini molto meno tolleranti.”

Gli occhi di Malfoy scintillarono. “Adesso, io so quale tipo di rumore mi piacerebbe farti…”

“Anche quello,” concesse lei. “Fa sicuramente parte di quello che voglio da te. Ma ci saranno anche gli inevitabili litigi.”

Lui scosse il capo. “No. Non litigherò con te.”

“Certo che sì,” ribatté lei con un tono che non ammetteva repliche. Era così naif, a volte, Malfoy. “Spesso, direi.”

“No!”

“Lo stai facendo, ora.” Sogghignò nel portare a casa quel punto.

Lui fece una smorfia imbronciata. “Questo non è un litigio. È una discussione accesa.”

“Va bene, allora avremo delle discussioni accese.” E lui poteva anche preferire essere definito un fagiano, non significava che non rimanesse un pollo.

“E potrebbero concludersi con un altro tipo di rumore?” chiese, speranzoso.

Ecco, quella era un’idea a cui non era totalmente contraria. “Beh, questo dipende.”

“Da cosa?”

Hermione sogghignò di nuovo. “Dalla valutazione della mia performance, naturalmente.”

“Ed esattamente quale tipo di performance vuoi che sia valutata?” Oh, doveva davvero imparare a dosare quel tono asciutto, e farlo presto.

“Ehi, dovrà pur esserci qualche vantaggio per l’andare a letto con il capo,” mormorò, eliminando la distanza che li separava e guardandolo da sotto le ciglia con un piccolo sorriso suggestivo.

Draco ricambiò lo sguardo e il sorriso. “Ci sarà da divertirsi.”


*fine*


E anche questa è andata :p
Spero, naturalmente, che questa breve storia vi sia piaciuta ^^
Un enorme grazie a chiunque abbia letto e commentato (o che vorrà farlo prossimamente :P)
Per qualunque domanda, curiosità, insulto o altro, potete come sempre contattarmi usando il mio account qui su EFP o il mio topic di presentazione sul forum.

Alla prossima! (con un'altra shot di SunnyJune, o un'altra storia breve di empathapathique, o magari una mastodontica e infinita fic di Akasha stessa... devo decidermi *mumble*)

Kit_05 :)
  
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