Una lieve folata di vento sollevò un poco i suoi lunghi capelli e gli sfiorò il collo. Sussultò, turbato. In quel momento, gli pareva di sentire la presenza di Fujin… Quel tocco, così etereo, gli dava l’illusione di una rinascita di suo fratello. Scosse la testa. No, era solo un inganno del suo cuore, anelante ad un ricongiungimento. Suo fratello era morto. La crudele criomante Frost, su ordine di Cetrion, l’aveva congelato. Era stato condannato ad una morte orribile. A lui non era stata data la possibilità di vedere la nuova era. Non poteva compiacersi delle conquiste degli umani e delle opere benefiche di Liu Kang. Quel giovane si era mostrato un protettore ben più degno di lui. Ma il suo amato fratello nulla sapeva di questo. Era un corpo privo di vita, rinchiuso in un sepolcro di ghiaccio. Ma la punizione, implacabile, si era abbattuta sulla folle allieva di Subzero. Quella donna non si sarebbe servita del suo potere per compiacere la sua brama di dominio. E Cetrion, come una brava e obbediente figlia, aveva offerto la sua vita e i suoi poteri a Kronika. Non aveva saputo discernere il giusto dall’ingiusto. Si ammantava di una virtù fallace e confondeva la purezza con la brama di potere della sua crudele madre. Lui avrebbe desiderato porre termine all’esistenza di Cetrion, ma non poteva non considerarsi soddisfatto. Il suo amato fratello poteva riposare in pace. E, presto, si sarebbe ricongiunto a lui.
Con un gesto deciso, strinse il pugnale e lo immerse nel ventre. Il sangue, d’impeto, esondò, macchiando prima le candide vesti dell’ex dio, poi il pavimento. Raiden, privo di forza, cadde di schiena, le braccia leggermente sollevate e lo sguardo fisso verso l’alto. Finalmente, era riuscito a porre termine alla sua lunga esistenza. Col sangue, fuggiva la sua vita. Gli smeraldi sul pugnale, ad un tratto, brillarono di una sempre più forte luce verde. L’uomo accennò ad un sorriso. Pochi giorni prima, aveva benedetto il pugnale con una particolare magia, capace di imprigionare l’anima in un’arma. Nessun tiranno si sarebbe servito dei suoi poteri. – Non con me… – mormorò. Lo sapeva, l’oscurità sarebbe sempre risorta in nuove forme. Ma lui non avrebbe dato il suo pur involontario contributo a eventuali nemici. Ad un tratto, un tocco leggero sulla sua guancia lo scosse dai suoi pensieri. Con fatica, girò la testa e la sua vista, ormai annebbiata, scorse una figura umana dai lunghi capelli, china su di lui. La felicità inondò il suo cuore. Lo spirito di suo fratello era giunto. La debolezza della morte opprimeva i suoi sensi, ma il suo cuore poteva avvertire il suo tocco. – Fujin… Sei venuto a prendermi? – soffiò, la voce flebile. Non sentendo nulla, l’ex dio del tuono scosse la testa. – Va bene così… Grazie di essere venuto. – mormorò, prima di precipitare nell’oscurità.