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Autore: Nikita Danaan    03/08/2019    0 recensioni
"La storia di due giovani che cambieranno le tradizioni di una tribù".
Una frase all'apparenza semplice ma che racchiude il succo della trama. Entrate a dare un'occhiata se ne siete incuriositi!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Samira arrossì senza un motivo apparente; nonostante stesse aiutando Hassan si sentiva sotto pressione dagli sguardi dei suoi compaesani puntati su di lei, soprattutto sapendo che lì tra loro c'era anche lui.

Si rendeva conto da sola che era un timore infantile-nemmeno avesse commesso un crimine!-, ma la verità era che aveva da sempre paura del giudizio altrui, di essere mal vista dagli altri per ogni cosa facesse. Dopotutto, la Majà continuava a definirla troppo diversa dalle altre ragazze yokuja e nel tempo aveva iniziato a sentirsi inadeguata anche solo parlando con i membri della comunità. Nel profondo sapeva che era per quel motivo se lei non aveva mai chiesto ad Aayan spiegazioni su quella fantomatica promessa.

Inoltre, era per quello che Martha era la sua unica amica: anche se erano di diverso ceto sociale, venivano isolate e ciò faceva sentire Samira uguale a lei.

A distoglierla dal suo flusso di pensieri fu uno dei ragazzi che si avvicinò ad Hassan facendo per aiutarlo, ma poi si bloccò di colpo quando lo riconobbe. Gli altri tre ragazzi si erano messi a parlottare tra di loro e tra quei sussurri la ragazza riuscì a percepire "Ma lui è...". "Sì, infatti non possiamo...".

Lei non capì inizialmente perché sembrassero tanto nervosi, ma poi ripensò nuovamente alla posizione sociale di Hassan e realizzò che se al posto suo ci fosse stata Martha avrebbero avuto la stessa reazione; di questo lei poteva esserne assolutamente certa perché l'aveva visto con i suoi occhi già un'altra volta.

Aayan si fece avanti scansandoli e inginocchiandosi accanto ad Hassan, prendendogli un braccio e appoggiandoselo sulle spalle aiutandolo a rimettersi in piedi. Poi abbassò lo sguardo su Samira, rimasta inginocchiata a terra, e le sorrise riconoscente mimando con le labbra un "grazie".

Lei abbassò il capo facendogli un cenno con la testa in risposta. Il ragazzo, senza dire niente, si incamminò per ritornare al villaggio, ma venne fermato dal giovane che prima aveva esitato nell'aiutare Hassan. "Ma Aayan...lo sai bene che in teoria noi non...". "Non hanno importanza le regole adesso!" lo interruppe bruscamente "Un nostro compagno è stato ferito, non possiamo abbandonarlo". Girò la testa in maniera tale da riuscire a guardare Samira, che si stava rialzando recuperando il suo cestino, ma si vedeva che era attenta al suo discorso "Samira, a differenza vostra..." sembrò sul punto di aggiungere qualcos'altro ma ci ripensò e concluse dicendo "è una persona ammirevole".

La ragazza strinse il cesto fino a farsi sbiancare le nocche delle dita, mentre seguiva in silenzio e in fondo la fila indiana che i ragazzi avevano formato.

Quando tornarono al villaggio Aayan portò subito Hassan alla tenda del curatore. Intanto gli altri ragazzi aspettavano fuori e Samira decise di rimanere con loro; non se la sentiva di ritornare alla sua tenda senza accertarsi che Hassan si sarebbe ripreso. 

Dopo un po' arrivò alla tenda la Majà, chiamata da uno dei compagni di Aayan. Tutti accennarono a un inchino quando la donna entrò nella tenda del curatore, non prima di essersi girata e aver guardato Samira. 

Passati ancora alcuni minuti, il medico si affacciò dalla tenda e fece un cenno alla ragazza di entrare. Pareva turbato da qualcosa. Ella, sorpresa da quel richiamo e dall'espressione del curatore, entrò e vide la Majà e Aayan accanto al giaciglio dove era disteso il ragazzo ferito.  Erano entrambi a braccia conserte e pareva essere appena terminato un diverbio dato che si percepiva un'aria di tensione e la faccia del ragazzo lasciava intendere che qualcosa non gli andasse a genio; la Majà invece controllava, come sempre, le emozioni e il suo volto perciò era impassibile. 

"Ho saputo che l'hai soccorso tu, Samira, nella foresta" disse con tono neutro l'anziana donna. Samira annuì non sapendo bene come rispondere a quella affermazione. Non pareva né un rimprovero né un complimento per cui decise saggiamente di non esporsi troppo con frasi che  avrebbero potuto irritarla.

"Allora qualcosa di buono sei capace di farlo anche tu. Però, nella nostra sacra danza e nelle attività della donna yokuja, lasci ancora abbastanza a desiderare".

Samira avvertì una pugnalata nello stomaco. Quel tono freddo ma quell'occhiata tagliente avevano sempre il potere di farla sentire una nullità.

Abbassò il capo cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire e strinse le mani sulla stoffa del vestito lacerato. Ogni cosa che faceva non andava mai bene e veniva sempre rimproverata e non ritenuta all'altezza di tutte le altre donne della tribù. Persino i suoi genitori non credevano più in lei e ciò la faceva sentire terribilmente sola e inutile. 

"Ma come vi permettete?" intervenne con veemenza la voce di Aayan. Sconcertata, la ragazza alzò di scatto la testa e vide che anche la Majà si era voltata verso di lui e lo stava fissando, vagamente sorpresa.

"Senza Samira a quest'ora Hassan sarebbe morto dissanguato in quella foresta. Non potete riconoscere per una volta il suo valore?!" alzò la voce Aayan in preda alla collera.

Il viso della Majà, se prima poteva sembrare sorpreso, tornò ad essere come quello di una statua di marmo. "Non tollero l'insolenza di nessuno, soprattutto di colui che è stato appena proclamato il giovane più valoroso della nostra tribù. E' ammirevole il fatto che tu voglia difendere la tua promessa sposa"-quelle ultime parole a Samira parvero dette in tono quasi derisorio-"ma prima di tutto viene il rispetto per i tuoi capi e gli anziani" concluse senza la minima inflessione nella voce che facesse intuire il suo reale stato d'animo.

Aayan sembrò rendersi conto della sua irruenza e si scusò, tuttavia non smetteva di fremere facendo fatica a controllare il proprio corpo in preda alla rabbia.

La donna lo notò e sorrise, stavolta mostrandosi chiaramente ironica "Sei ancora giovane e impulsivo. Con il tempo imparerai a essere più pragmatico" e detto ciò si congedò dalla tenda, mentre il curatore si inchinava impacciato. 

Angolo dell'autrice

Salve! Questo sarà l'ultimo capitolo che pubblicherò; riprenderò a settembre mi sa, perché andrò in vacanza. Forse avete notato che ho avuto un "periodo di pausa lunga": questo è perché non avevo il computer e non potevo aggiornare.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e se vi va di dirmi che ne pensate della storia fatemelo sapere con un commento!

A presto, Nikita

 

   
 
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