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Autore: Shimba97    04/09/2019    6 recensioni
La vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l’Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo.
Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali che avevano quasi causato lo sterminio dell’intero genere umano, a parte una manciata di persone che si contavano sulle dita delle mani…
- Ehi angelo, senti. Se questa libreria è frutto di un miracolo, puoi spiegarmi questo libro?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Delle confessioni di Crowley e della curiosità di Aziraphale
Di regali inaspettati

 


Aziraphale era seduto nella sua scrivania, con i pollici a massaggiarsi le tempie: Crowley non aveva smesso un secondo di parlare di quel dannato libro comparso nella libreria. Avrebbe dovuto accorgersene, invece era stato troppo lento nel ricatalogare tutto l'inventario. Mea culpa, si disse. Quella discussione andava avanti da più di un'ora e solo la sua pazienza celestiale non gli permise di buttarlo fuori con un calcio nel sedere, inforcando il cartello “Chiuso” come se ne fosse dipeso la sua vita (o salute mentale, dipendeva dai punti di vista).
- Per l'ultima volta Crowley, smettila di parlarne! - urlò frustrato e del tutto imbarazzato – I-Io non l'ho mai letto in vita mia! E non intendo farlo! -
- E perché no? Sarebbe interessante avere una tua opinione in merito – quel demone era davvero troppo divertito per smetterla di assillarlo.
- PERCHE' IO NON LEGGO LIBRI BLASFEMI! -urlò, con gli occhi sgranati, all'impiedi dopo un moto di nervosismo – e se tu trovassi qualcos'altro da fare piuttosto per farmi uscire di senno te ne sarei grato! -
Crowley aprì bocca, senza però emettere fiato. Stavolta l'angelo era davvero allo stremo della pazienza. Stai perdendo colpi, vecchio mio.
- Va bene, va bene, me ne vado – alzò le mani in segno di resa, alzandosi dal divano – ma avremo modo di riparlarne – agitò la mano, dandogli le spalle – ci si vede, angelo – riprese gli occhiali dal tavolino ed uscì dalla libreria, salendo sulla Bentley e sgommando lontano da lui.
Aziraphale rimase interdetto qualche secondo, con lo sguardo puntato dove il demone era uscito di scena qualche secondo prima. Chiuse gli occhi, sospirando di sollievo, ma anche di stizza. Certe volte si domandava se quel folle avesse un cervello pensante. O se semplicemente lo usasse nel modo giusto.
Ripose le due tazze di tè sul vassoio, pulendole con cura, poi tornò in salone, camminando verso la porta ed esibendo quel benedetto “Chiuso”. Non aveva voglia di interazioni umane, soprattutto con clienti che volevano comprare libri da collezione; pur essendo un essere celeste era geloso dei suoi beni custoditi quasi maniacalmente.
Decise di rimettersi al lavoro per finire l'inventario; doveva controllare che tutto fosse al suo ordine, per evitare nuove comparse dell'amico e brutti mal di testa.
Dopo qualche ora finì, emettendo un sospiro soddisfatto; era stato impegnativo; i libri comparsi erano stati circa un centinaio: non si era fermato un attimo. Non aveva trovato nessun altro volume di quell'argomento, con sollievo.
Guardò l'orologio: le 16:13; aveva ancora un intero pomeriggio da programmare, così decise che una passeggiata non gli avrebbe fatto male. Stirò la schiena intorpidita, prendendo il cappotto.
L'aria quasi primaverile di marzo lo fece inspirare a pieni polmoni, chiudendo per un attimo gli occhi. Ovunque si girasse notava che l'inverno stava lasciando posto a colori più accesi: gli alberi avevano ricominciato a sbocciare, l'erba a crescere ed i fiori a tingere intere distese di prati. Si incamminò nei marciapiedi di Londra, diretto nel loro posto, ormai da centinaia di anni.  In quel parco non cambiava nulla, come se la loro presenza contribuisse a custodire la fauna e la flora di quel luogo.
Quando arrivò, per sua sorpresa trovò il suo posto occupato. Decise di avvicinarsi cauto, pronto per chiedere gentilmente di spostarsi in qualche altra panchina, ma quando fu abbastanza vicino si arrestò: Crowley era seduto nel suo solito modo scomposto, con gli occhiali in una mano e lo sguardo fisso alla fontana davanti a sé.
- Ehi – salutò l'angelo, vedendolo saltare sul posto. Non si era accorto della sua presenza perché sovrappensiero. Cavolo, allora era seria la questione – Non volevo spaventarti -
Il demone fece un gesto molle con la mano, con incuranza, rimanendo in silenzio.
- Che ci fai qui? -
- Quello che ci fai tu, a quanto pare – fu la sua risposta – casa mia è troppo silenziosa – ammise osservando le anatre che tranquille nuotavano nel laghetto accanto a loro.
L'angelo si morse la guancia: forse cacciarlo in quel modo non era stata un'ottima idea, anche se in quel momento gli sembrava perfetto.
- Ho finito l'inventario – iniziò.
- Bene -
Aziraphale alzò gli occhi al cielo; quel demone si era offeso, davvero? Quello offeso doveva essere lui, invece sembrava che i ruoli si fossero invertiti, facendolo passare dalla parte del torto.
- Senti Crowley, non volevo essere scortese prima – sospirò – solo che mi sono... -
- Irritato? Si, me ne sono accorto – lo fermò lui – sai angelo? Stai cambiando – sentenziò.
Il biondo spalancò gli occhi, girandosi verso di lui – Che vuoi dire? -
Crowley si girò solo un attimo, per assicurarsi di avere la sua attenzione – quando ci siamo conosciuti eri un tipo tutti sorrisi, riconoscenza e pazienza. Ora se ti guardassi, come ti guardo io, vedresti un altro angelo – disse serio.
Aziraphale aggrottò le sopracciglia. Lui non si vedeva diverso; magari aveva preso qualche vizio durante quei millenni, come mangiare ottimo cibo e dormire di tanto in tanto, ma oltre quello... non notava altro.
- Crowley, io non sono cambiato -
Il demone sorrise, voltandosi del tutto verso di lui – Oh ma davvero? Oltre quelle piccole tentazioni che ti concedi, non ti sei accorto che sei diventato nervoso, con poca pazienza? O che curiosi in giro, dove non dovresti. Ti osservo Aziraphale, ti conosco bene ormai, così tanto da notare questi piccoli dettagli che a te sfuggono – concluse, rimettendosi gli occhiali scuri, alzando il viso verso l'alto, per prendersi il sole.
Aziraphale rimase silenzioso, immerso nei suoi pensieri. Credeva che quei suoi comportamenti fossero dovuti alla troppa permanenza sulla Terra; infondo era stato influenzato dagli umani e dai loro comportamenti, più o meno opportuni. La curiosità era sempre stata nella sua indole, appunto per questo veniva visto dai suoi superiori come un fardello da dovere sopportare per il Bene Superiore.
Poggiò le mani sul ventre, osservando la natura – Non sono cambiato, mi sono evoluto – spiegò calmo – anche tu non sei rimasto lo stesso demone che ho conosciuto -
- Non ho assunto comportamenti ambigui -
- Oh andiamo, Crowley! Bevi così tanto che se fossi un umano saresti morto da tempo – alzò gli occhi al cielo – ti piace la buona musica, sfrecci per Londra con la tua macchina- “rischiando sempre di attentare alla vita di qualcuno”, pensò – ti concedi i piccoli vizi di andare nei pub o di rimanere giornate intere in casa per dormire o chissà altro! Non sono mica cieco io – asserì stizzito, guadagnandosi un'alzata di sopracciglio da parte dell'amico.
- Siamo cambiati entrambi allora – si alzò, lisciandosi la giacca nera – c'è una grande differenza tra accettarlo ed ammetterlo, mio caro – lo canzonò, armeggiando poi con la tasca interna del suo cardigan, uscendone con un pacco rettangolare, color canna da zucchero – Aprilo quando sei in biblioteca, è delicato – glielo porse.
Aziraphale allungò la mano insicuro, stringendolo. In 6 secoli era stato davvero raro un regalo da parte sua; si ricordava più che altro di favori o di entrate di scena per evitargli la morte; al massimo durante il regime nazista, quando aveva fatto saltare quella chiesa, aveva salvaguardato quei libri unici al mondo, facendoli uscire indenni.
- Grazie- a quella parola il demone rispose con un cenno del capo, rilassandosi appena.
- Ci si vede, angelo – lo salutò di nuovo in quella giornata, dandogli le spalle.
Lo vide allontanarsi sempre di più, fino a non distinguere più la sua figura. A quel punto collocò il pacco nella tasca interna del suo giaccone e si mise in cammino verso la libreria.
Venti minuti più tardi, dopo essere entrato ed aver riposto la giacca, si sedette sul divano, fremente di curiosità. Lo aprì con cura, rimanendo contrariato nel trovarsi un libro tra le mani; un altro.
Lesse la dedica nella prima pagina bianca:
Leggilo e dimmi cosa ne pensi.
Crowley.
Sorrise appena, girandolo per leggere il titolo; Cinquanta sfumature di grigio.


Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento ma mi hanno buttato da letto presto e sono tornata da pochissimo.
Ammetto di avere un debole per i dialoghi tra loro due, ma spero di inserire più introspezione nei prossimi capitoli.
Premetto di non avere letto Cinquanta Sfumature (e di non aver visto il film) ma credo che sia il libro azzeccato per fare aprire la mente al nostro pudico angelo.
Spero che il capiolo sia stato di vostro gradimento (anche se più corto) e se volete di lasciarmi un parere.
Al prossimo mercoledì!
R.

 
 
 
 
   
 
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