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Autore: lisi_beth99    05/09/2019    0 recensioni
Ragazze di diverse nazionalità vengono trovate drogate fuori dal night club più famoso di Chicago, tutte vittime di violenza sessuale. La squadra dell'Intelligence dovrà capire chi è il responsabile. Per farlo potrebbero aver bisogno di Alex.
AVVERTIMENTO! Questa storia è il continuo di "Nothing will drag you down - Una ragazza complicata".
Buona lettura
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6



Come sentì la parola di sicurezza, Jay scattò fuori dall’auto percependo solo in lontananza Voight dare l’ordine di intervenire alla squadra. Corse verso l’entrata principale cercando di ripercorrere la strada che quel maniaco aveva fatto fare poco prima ad Alex.
Intanto in quel corridoio, l’uomo era rimasto per un attimo a fissare la giovane senza capire. Poi una luce si accese nella sua mente e la strattonò per le spalle sbraitando – Brutta puttana! – fece per darle uno schiaffo ma Alex fu rapida. Afferrò il primo oggetto che le era a portata di mano, un flûte lasciato da qualcuno su un mobiletto porta tovaglioli, e lo spaccò in testa all’aggressore. Questo indietreggiò più per la sorpresa che per il dolore. Guardò con odio la ragazza; avrebbe voluto colpirla più volte fino ad ucciderla ma si vide costretto a scappare quando sentì – Fermo! Polizia! – urlato da un uomo sulla trentina, di colore, che correva nella loro direzione.

Atwater aveva preso la porta sul retro ed era arrivato prima degli altri. L’aggressore cominciò a scappare nella direzione opposta, verso la pista esterna del locale, lasciando Alex ancora attaccata al muro. Kevin smise di inseguire l’uomo per controllare come stesse la giovane – Stai bene? – le domandò notando lo sguardo terrorizzato di lei. Alex si riprese immediatamente dallo shock – Sì! Vai! – lo incitò indicando il punto in cui era sparito il loro sospettato. L’agente non se lo fece ripetere due volte. Il tutto si svolse in pochi attimi.

Con la testa che le girava, la vista un po’ annebbiata e il passo malfermo, Alex andò dietro ad Atwater, trovando un supporto nel muro. Arrancò fino all’esterno del night dove l’aria le diede un grande sollievo. Arrivò giusto nel momento in cui due tizi si azzuffavano nella piscina. Ancora non riusciva a capire perché ci mettessero le piscine nei locali notturni…

Inizialmente si guardò attorno, cercando di capire dove fosse finita la squadra. Poi, avvicinandosi maggiormente al bordo della vasca, si rese conto che Kevin fissava i due in acqua. Notò anche Hailey e Kim che guardavano la scena divertite – Ti serve una mano? – domandò la bionda. Intanto i due avevano smesso di lottare. Allora Alex, avvicinandosi ulteriormente, capì: uno dei due era l’uomo che aveva provato ad aggredirla pochi minuti prima e l’altro… - Non ci credo! – le sfuggì con un sorriso sulle labbra. Jay si voltò a guardarla. Quando la vide e notò che non era ferita, un pesò si tolse dal suo petto. – La tua è proprio una mania! – rise lei avvicinandosi al detective che ancora stava in ammollo. Lui alzò le spalle – Che ci posso fare?! -.

Passò il sospettato a Kevin ed Adam che lo issarono di peso fuori dall’acqua. Halstead fece leva sulle braccia per uscire dalla piscina, i vestiti fradici e grondanti. Ruzek gli diede una pacca sulla spalla – Tutto bene amico? – domando anche lui cercando di contenere una risata – Sì, sì. – gli rispose l’altro. Poi si voltò verso Alex – Tu come stai? – lei tornò seria – Penso che fra un po’ vomiterò. Ma sto bene. – fece un altro sorriso per rendere le sue parole meno pesanti. La verità però era che quel giramento di testa prolungato le stava dando parecchio fastidio allo stomaco.

Jay si tolse la felpa mizza e la strizzò mentre si incamminavano verso l’uscita del night – Ti porto al Med. – Alex, che si stava riprendendo abbastanza velocemente, scosse la testa – Non serve! Davvero... – quella piccola quantità di droga che aveva ingerito stava lasciando il suo organismo; la vista era tornata quasi completamente lucida e il mondo aveva smesso di girare.

Voight, appoggiato alla sua auto fuori dal Vertigo, osservava i suoi uomini trascinare il sospettato nel SUV di Ruzek con aria compiaciuta. Poi si fissò sulla giovane che aveva permesso quell’arresto. Quando furono abbastanza vicini il sergente riservò un sorriso ad Alex, cosa talmente rara da far stupire tutto il resto della squadra. – Jay portala al Med. Falle fare un controllo. – La giovane provò a replicare ma l’uomo fu irremovibile – La droga può anche aver finito il suo effetto ma è meglio che ti diano un’occhiata a quel livido sulla spalla. – disse indicando il corpo di Alex. Questa si rassegnò e seguì, di mala voglia, Halstead verso la sua macchina.

-*-

Furono rapidi a portare i sospettati in centrale. Li tennero divisi per tutto il tragitto e li misero in stanze separate per l’interrogatorio.
Mentre tornavano al distretto Burgess aveva fatto una rapida ricerca sull’uomo che aveva provato ad aggredire Alex: Benjamin Stone, 38 anni, nessun precedente, lavorava come buttafuori al Vertigo, poi licenziato; non era sposato, né aveva figli; viveva a qualche isolato dal locale, non abbastanza da pensare che portasse nel suo appartamento le vittime.

Quando Voight entrò nella prima stanza degli interrogatori, si trovò a fissare il viso pallido e terrorizzato di un giovane uomo, pressappoco di 25 anni. Si torturava le mani e fissava il sergente con sguardo quasi vitreo. Hank si sedette proprio di fronte – Allora Joshua, dimmi: perché droghi i drink alle turiste? – il giovane si protrasse immediatamente verso Voight – Mi dispiace! – cominciò a lagnarsi – Mi dispiace… Una sera è venuto Ben e mi ha pagato perché versassi un po’ di roba nel drink di una ragazza. – il sergente incrociò le braccia al petto – Quale ragazza? – l’altro continuò – Una a caso. L’aveva sentita parlare in qualche lingua dell’est Europa, non so altro. È venuto da me con una boccettina di liquido trasparente e una mazzetta da 1000 dollari. Mi ha detto di versarlo nel bicchiere della ragazza e si è allontanato. Erano un mucchio di soldi, amico! Non ho potuto resistere! –

Voight si alzò quasi schifato – E non hai pensato a cosa potesse esserci lì dentro? Nemmeno al motivo per cui volesse fare una cosa del genere? – Joshua scosse il capo – Erano un mucchio di soldi e al Vertigo se ne vedono di tutti i colori… -

-*-

Nell’altra sala interrogatori, Antonio stava torchiando Benjamin Stone per bene.

-Drogare le ragazze è un reato, lo sai questo Benjamin? E stuprarle è ancora peggio. Ti farai molti anni in galera! Talmente tanti da non vedere più la luce del sole… Però c’è un modo per non doverci marcire: dicci tutto e noi parleremo col procuratore, gli diremo che hai collaborato. Potresti avere uno sconto di qualche anno. Magari uscirai in tempo per vedere un’ultima volta la luce del sole… – Dawson aveva deciso di provare subito a spaventarlo. Purtroppo però il sospettato non sembrava temere molto le minacce. – Fottetevi! – rispose Stone con uno sguardo disgustato.

-*-

-Perché non sono mai collaborativi? – si lamentò Kevin col resto della squadra. Si erano ritrovati nel loro ufficio per cercare di capire come procedere. – Il ragazzo, Joshua, ha ammesso che il suo amicone Ben droga le ragazze per portarle in un appartamentino a pochi passi dal Vertigo. Una volta l’ha portato per ripagarlo del “servizio” che gli offre. Quel ragazzino sa abbastanza per far sbattere dentro l’altro a vita! – esclamò Voight – Stone organizza serate svago per facoltosi uomini di Chicago che pagano per spassarsela con una ragazza praticamente incosciente! – continuò disgustato. Kim scosse il capo sconsolata – La gente ha raggiunto dei livelli proprio bassi… -

- Conosciamo l’indirizzo, no? Andiamoci subito! Se abbiamo fortuna beccheremo ancora quei pervertiti! – esclamò Adam prendendo la giacca dalla sedia. Il sergente fece un cenno affermativo – Avviso Jay che ci muoviamo. –

Quando raggiunsero l’indirizzo indicato dal giovane barista fecero irruzione in un piccolo appartamento spoglio di mobili. Riuscirono, senza grandi sforzi, ad arrestare alcune figure di rilievo a Chicago, troppo fatti o ubriachi per scappare. Tra di loro c’era un sostituto procuratore e un ex sindaco della città. Purtroppo però, non avendoli colti in flagrante, non potevano accusarli di stupro e aggressione a giovani inermi. Solo con la testimonianza dei sospettati in centrale avrebbero potuto sperare di ottenere giustizia per tutte quelle ragazze, ma il compito sarebbe spettato al procuratore.

-*-

Quella notte era stata infinita. Erano passate le quattro quando Will scostò la tendina della stanzetta al pronto soccorso, dove Alex era rimasta in attesa per un tempo infinito. – Scusa l’attesa. Ci sono state un paio di urgenze… - provò a giustificarsi il dottore. Lei era talmente esausta che nemmeno aprì bocca. – Dalle analisi del sangue sei pulita. La droga ha lasciato il tuo organismo completamente. Non ci sono lesioni tranne l’ematoma sulla spalla, ma nulla di grave. Per me puoi andare a casa. –.

La giovane scese dal lettino – Lo sapevo già di mio, senza dover perdere tempo! – lanciò uno sguardo particolarmente infastidito a Jay che era rimasto in disparte. Lui alzò le spalle – Era per sicurezza! – Alex recuperò la borsetta in cui aveva riposto la telecamera/ciondolo e seguì Jay.

Uscirono dall’ospedale poco dopo. – Ti riporto a casa? – domandò il detective avvicinandosi all’auto. In tutto quel tempo di attesa, i suoi abiti si erano totalmente asciugati. – Io ho fame. – rispose lei mentre apriva la portiera del SUV – Non ho mangiato ieri sera… - allo sguardo indagatore dell’uomo, Alex si sentì una scema – Ero agitata per l’operazione. Avevo lo stomaco chiuso. –

Halstead mise in moto il veicolo – Conosco una caffetteria che fa degli ottimi cornetti! – esclamò mentre allacciava la cintura – Si dice croissant. – lo corresse lei allacciandosi a sua volta la cintura. – Fanno anche da asporto? – domandò Alex senza rivolgere lo sguardo all’altro. Jay scoppiò a ridere senza darle una risposta.

-*-

Qualche minuto dopo le cinque di mattina si ritrovarono sul divano di Jay a mangiare croissants e bere cappuccini dai bicchieri d’asporto. La tensione della notte era lasciata alle spalle; i due chiacchieravano di cose superflue ed inutili mentre si godevano la colazione meritata.

Per quanto Alex fosse stanca morta, non voleva che quel tempo finisse. Con lui, tutto era più tranquillo, più fattibile. Sentiva che poteva fidarsi e calare il muro che aveva creato col tempo.

Stava pensando a come il detective fosse apparso nella sua vita così, inaspettatamente, quando si sentì attirare dalle braccia accoglienti di lui. In breve tempo si ritrovò stesa sul divano, Jay sopra di lei che esplorava ogni porzione di pelle con le labbra, lasciando piccoli baci delicati.

Mentre la passione accendeva un fuoco in entrambi, Alex si trovò a pensare che forse la felicità sarebbe tornata a splendere nella sua vita.


Angolo della scrittrice


Ciao a tutti,
come sempre mi piacerebbe ricevere delle recensioni, così da sapere che ne pensate.
Anche questa storia è terminata ma fra un po' inizierò a pubblicare il seguito "L'attentato" che ho già quasi terminato di srivere.

Buona serata
Lisi
   
 
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