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Autore: Esca_    09/09/2019    0 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO XII - RICERCHE AL TERMINE

 

Per la seconda volta nella loro lunga avventura in quella scuola, l’eterno trio delle meraviglie aveva perso il suo anello centrale.
Come durante il primo anno, il bambino sopravvissuto e il suo braccio destro si erano sentiti improvvisamente scoperti, nudi di fronte a quel mondo magico così bello e pericoloso.
Questa volta, però, non avevano nemmeno una statua di pietra da fissare.
Infatti, guardavano il vuoto che Hermione e Draco avevano lasciato come se si aspettassero di farli comparire con la forza del loro sguardo. Harry fissava lo stesso punto senza capire cosa fosse successo, analizzando solo l’erba schiacciata dal peso dei due.
Ron si riscosse lentamente, indicando quel vuoto spaventoso.
«Hermione. È sparita. Harry, è sparita con Malfoy. Lo hai visto anche tu vero? Hermione è sparita con Malfoy
«Sì, Ron, eravamo l’uno accanto all’altro e anche io ho visto Malfoy, soprattutto Malfoy.»
Si chinò a tastare l’erba calpestata, mentre la McGranitt li raggiungeva in fretta, accompagnata da Gazza.
«Potter, Weasley, prima o poi mi convincerò che siete voi a portare le disgrazie in questa scuola. Raccontatemi in fretta ciò che avete visto, non abbiamo tempo da perdere.»
Nel giro di pochi minuti, si era trovata ad ascoltare trenta voci accavallate le une sulle altre, che aggiungevano dettagli, facevano baciare appassionatamente i due dispersi o li facevano morire dissanguati. Tutti, però, avevano riconosciuto Bellatrix.
Nella baraonda generale, la McGranitt sbuffò e lasciò soli gli studenti alle loro speculazioni, trascinando Harry e Ron nell’ufficio di Silente.
Come sempre, lo trovarono assorto a guardare la Foresta Proibita, con le mani dietro la schiena e Fanny in spalla. Guardandosi intorno, Harry non si stupì nemmeno di vedere Piton, seduto davanti alla scrivania e pronto a sbranarlo.
Questa volta, però, il suo tono era preoccupato.
«Potter, siete proprio sicuri di aver visto Bellatrix?»
«Sì, professore. Lo abbiamo già detto alla McGranitt. Bellatrix è arrivata, Hermione le è corsa incontro, Malfoy l’ha fermata e poi sono spariti.»
«Malfoy ha urlato di dolore -aggiunse Ron a denti stretti, crediamo che Bellatrix gli abbia lanciato un incantesimo ed Hermione sia stata coinvolta per sbaglio.»
Silente si girò finalmente a guardarli, con lo sguardo grave e pensieroso.
«Harry, Ron, adesso sarebbe meglio andare a calmare i vostri compagni. Non correte più alcun pericolo, riferitelo a tutti. Adesso, con il vostro permesso, parlerei da solo con i vostri professori.»
«Chiederemo in giro se qualcuno ha visto altro, professore.» disse Harry con fare deciso.
I due amici scesero lentamente le scale, l’uno accanto all’altro e senza parlare, totalmente persi nei loro pensieri.
Nei corridoi riecheggiavano i loro passi, facendoli sentire ancora più soli rispetto a prima.
Tutte le altre volte che il male sembrava colpirli, c’era sempre stata lei a proteggerli.
Ad ogni vicolo cieco che avevano incontrato, lei li aveva guidati, mostrano loro vie d’uscita impossibili e geniali.
E ora, chi li avrebbe protetti?
Ma soprattutto, chi avrebbe protetto lei? Malfoy?
Fermi davanti al ritratto della Signora Grassa, i due amici si guardarono, lo stesso brutto presentimento negli occhi.
«Harry, Malfoy era con lei. Io non…Cosa sta succedendo fra quei due? Perché non si parlano per anni e poi spariscono insieme?»
«Non lo so, Ron. Sta succedendo qualcosa, però, e so con chi parlarne.» sussurrò Harry fra sé e sé, scorgendo Ginny attraverso il buco del ritratto.
Mentre Ron chiedeva informazioni in giro, lui rimase solo all’entrata del suo dormitorio a guardarla.
Ironicamente, la paura e l’ansia le donavano un aspetto forte e particolare, che solo lei poteva avere. Harry sapeva bene quanto fosse unica, e quei momenti non facevano che confermarglielo.
Lei era lì, seduta composta su una poltrona del colore dei suoi capelli e una sigaretta fra le dita, e non un momento di debolezza sembrava averla attraversata.
Come sentendo lo sguardo di Harry su di sé, Ginny alzò il suo, sapendo già dove cercarlo.
I loro occhi si fissarono per qualche secondo, le stesse facce inespressive e pensierose a fare da contorno.
Mi sono sbagliato, pensò Harry, guardando i suoi occhi lucidi.
Insieme, mossero un passo l’uno verso l’altro.
In realtà, Ginny correva. Lasciando cadere la sigaretta sul tappeto, lo raggiunse in poche falcate e affondò la testa nell’abbraccio che già la aspettava. Non le importava più delle lacrime che aveva nascosto agli altri, non quando c’era lui a proteggerla in quel modo.
Voleva solo maledire la sua migliore amica per essere stata la solita Grifondoro di sempre, quella delle ricerche nel reparto proibito della biblioteca e della vita messa a rischio come se niente fosse.
Si sentì trascinare da qualche parte dalle braccia rassicuranti di Harry, trovandosi ben presto seduta sul suo letto, con lui che la stringeva ancora.
Lentamente i singhiozzi cessarono, mentre lui allentava la presa e le baciava la fronte.
«Gin, la troveremo, te lo prometto. Fidati di me.»
I loro sguardi si incrociarono di nuovo, allo stesso modo di prima.
Seduta accanto a lui, Ginny lo osservava attraverso un velo di lacrime e non pensava a nulla.
Sentiva solo le loro mani, quelle di Harry che le accarezzavano i capelli e le sue, aggrappate alla sua camicia.
Come sempre, Harry l’aveva capita. I suoi occhi verdi sembravano trasmetterle tutto l’amore che non riusciva a dirle a parole.
Sentendosi più fragile che mai, Ginny sussurrò: «Voglio solo avere indietro la mia Hermione. A costo di riprenderci anche Malfoy.»
Sfiorò il suo naso con quello di Harry, sentendo le sue mani muoversi sul suo viso.
«Harry…»
Un unico sussurro era bastato per riaccendere quell’amore proibito da nessuno, se non da lui.
Un solo gioco di sguardi per farli tornare come prima, mossi sempre dallo stesso desiderio.
«Ginny, non è il momento giusto. Sei in pericolo, qui con me. Non posso permettere che ti succeda qualcosa, non me lo perdonerei.»
«Quando sarà il momento giusto, allora?»
Harry non rispose, non c’erano parole sufficienti per lei.
Ginny si scostò bruscamente da lui, ferita da quell’ennesimo rifiuto.
Lui la guardò impotente alzarsi dal letto, come ogni altra volta.
Intanto, nella sua testa rispondeva alla sua domanda.
Mai, il momento giusto non arriverà mai.
Stava andando tutto a rotoli e lui era ancora lì, ferendola a morte pur di proteggerla.
Proteggerla da cosa, poi?
Era davvero più al sicuro senza di lui?
In quel breve lasso di tempo si rese conto che, in realtà, quella protezione non aveva mai avuto senso. Avevano preso Hermione, nonostante tutto.
Ginny sarebbe sempre stata a rischio, a prescindere da lui.
Dentro di sé sentiva che, quella, era la volta definitiva. Se Ginny fosse andata via, non sarebbe più tornata e lui non poteva permetterlo.
Con un salto la raggiunse alla porta, bloccandola mentre la apriva.
Ginny saltò per lo spavento e si girò per guardarlo, trovandosi nuovamente faccia a faccia con lui, bloccata contro la porta chiusa.
«Mai, Ginny. Sarà così per sempre e io non posso farci nulla, ma neanche tu. Non posso lasciarti andare.»
I loro occhi si incrociarono per un’ultima volta, prima che le loro labbra si unissero, dopo tanti anni passati a cercarsi.
Nulla esisteva più, oltre lei e lui.
Nulla importava, quando erano insieme.
Adesso, con le loro labbra unite e le loro mani intrecciate, tutto tornava al suo posto.
Sembrava che Harry non avesse mai fatto altro nella vita che accarezzare il viso di Ginny e che lei fosse destinata ad essere lì con lui, l’uno insieme all’altro.
Si guardarono di nuovo negli occhi, scorgendo ora un’emozione tutta nuova.
«L’ho fatto davvero?» balbettò Harry. «E adesso chi lo dice a Ron?»
«Al diavolo Ron, non m’importa.» gli rispose Ginny, prima di tuffarsi di nuovo su di lui.
Finalmente, per la prima volta, si capivano per davvero.
Nei loro gesti c’era tutto l’amore represso di baci non dati e abbracci affettuosi. C’erano le loro strette di mano e i baci sulla guancia, i giochi scherzosi e i fidanzati per ingelosire, le volte in cui si erano cercati e quelle in cui si erano evitati.
Nelle sue carezze, Harry cercava di dirle quanto l’avesse cercata per tutto quel tempo.
Nei suoi baci, Ginny gli ripeteva che non aveva mai smesso di aspettarlo.
Anche dopo dieci, cento o mille anni, loro due sarebbero stati lì, l’uno alla ricerca degli occhi dell’altro.
Ora, finalmente, potevano smettere di cercare e guardarsi davvero, senza maschere o preoccupazioni.
Senza saperlo, erano come Hermione e Draco.
Come loro, Ginny ed Harry si erano trovati e presto lo avrebbero fatto anche Joyce e Holden, in un mondo uguale e separato.
Adesso, finalmente, ogni cosa tornava al suo posto.

  
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