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Autore: elfin emrys    14/09/2019    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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I Donald – Capitolo 8

 
Quando entrarono dentro Asgol Ewchradd, quasi smisero di respirare. C’era un’enorme sala riempita di persone, banchi, animali, merci di ogni genere. Tutti si accalcavano gli uni sopra gli altri; tendevano le mani piene di monete, qualcuno gridava di sconti e ultime occasioni, leggevano le scritte “Si accetta il baratto” su alcune bancarelle; un gruppo di donne e di uomini vestiti in modo succinto si trovavano di fronte a una piccola porta, uno di loro aveva accanto un cartello con la scritta “Provami”. I due furono spinti dentro dalla folla e Arthur dovette afferrare il moro nel tentativo di trascinarlo in un angolo della stanza. In alto c’era una sorta di ringhiera e dei soldati con armi da fuoco guardavano in basso. Al biondo parve di vedere Donald affacciarsi un attimo e sorridere soddisfatto, prima di rientrare.
-Lasciami!
Merlin quasi cadde addosso al re per liberarsi di uno sconosciuto che gli aveva afferrato il braccio allo scopo di offrirgli chissà cosa. Arthur lo allontanò e, quando tornarono in mezzo alla folla, sbiancò.
-Cos’è quello?
In alto, sopra la larga porta dalla quale erano entrati, vi era uno strano rettangolo e dentro il re poteva vederci persone, numeri, scritte, tutto colorato e in movimento. Il mago si avvicinò al suo orecchio.
-Quello è uno schermo, Arthur.
Gli occhi del biondo si allargarono di più al riconoscimento di quella parola, di cui Merlin gli aveva parlato.
-Sembra magia…
-Non lo è… Ti spiego meglio più tardi, intanto andiamo a presentarci a Donald.
Rimase qualche attimo in più a fissare lo “schermo”, poi si allontanò insieme al compagno e si lasciarono trascinare dalla folla fino all’altra parte della stanza. Passarono accanto a diversi negozi e bancarelle di varia natura e, ogni tanto, il re si trovò costretto a distogliere lo sguardo per non arrossire a quella vista. C’erano oggetti di ogni genere, dalla frutta ad antichi meccanismi ormai rari da trovare; qualcuno vendeva formaggi, altri bestiame in recinti troppo piccoli perché fossero quelli corretti, alcuni libri, vestiti e singole stoffe, scarpe, accessori da viaggio, strani foglietti colorati con sopra la scritta “Cartoline”, armi, strani aggeggi luminosi; passando, si sentivano gridare le cose più disparate, ma i due visitatori riuscirono a carpire solo poche frasi, come “Fragole rosse come labbra di donna!”  o “Il meglio della foresta!”, “Spara il tuo prezzo”, “Sconti fino al 70%”; qualcuno urlava “Uomini!” altri “Donne!” a seconda del cliente che si voleva attrarre e il risultato era talmente tanto confusionario che ci si sentiva storditi e soffocati dopo pochi secondi. Finalmente, Arthur capiva cosa aveva inteso Merlin quando gli aveva detto che quella tribù soffriva per lo spazio. Tutta quella gente ammassata in un solo luogo, tutta la sporcizia che sicuramente dovevano lasciare dietro, tutta l’aria che respiravano, tutte quelle luci colorate e cose mai viste alle pareti, quel correre di qua e di là senza che ci si riuscisse davvero a causa della insana quantità di persone, gli animali chiusi in gabbie troppo piccole, le pile di oggetti che rischiavano di cadere in continuazione, i soldati che fissavano la folla dall’alto… Ogni cosa, anche la più piccola, sembrava sibilare “Sto morendo”.
Finalmente i due riuscirono ad arrivare a un banco più sgombro degli altri. Da un lato c’era una bacheca con sopra diversi fogli attaccati. Non poterono fare a meno di notare che un paio in particolare erano ripetuti più volte: della carta gialla con la frase “Vendesi spazio in zona centrale” e diverse altre informazioni sotto e dei volantini rossi con la foto di un giovane e la scritta “Ricercato”.
-Qualcosa che vi interessa?
Merlin sobbalzò quando l’uomo del banco si piegò, urlando per sovrastare i rumori del resto del popolo. Arthur si fece avanti.
-Stiamo cercando la dimora del vostro capo.
Il Donald inarcò le sopracciglia e si tese per osservarli meglio. Il suo sguardo si fece allegro.
-Siete dei Gr-Scusate, degli Arthur!
-Sì?
-Com’è il vostro nuovo re? Ci sono tantissime voci in giro, su di lui e il vostro stregone…
-Non so cosa…
-È vero quello che si racconta? Insomma…
L’uomo quasi mormorò.
-Insomma, che sia uscito dal lago…
Vedendo che nessuno dei due stava rispondendo, batté una mano sul banco.
-Allora? Il viaggio vi ha tolto l’uso della parola? E pensare che avete rischiato che vi venissero tolte le colline!
Rise sguaiatamente.
-Siete stati degli stronzi fortunati!
Arthur alzò un sopracciglio.
-Come, prego?
-Beh? Com’è fatto questo re misterioso?
Il biondo aprì le labbra, ma Merlin lo interruppe, passando di fronte a lui.
-Siamo venuti qui per avere informazioni, non per spettegolare sulla nostra tribù.
L’uomo lo fissò subito meno amichevolmente. Gli fece cenno verso un cartello accanto e lo lesse. Il mago sbarrò gli occhi.
-Come sarebbe a dire “50 cents a informazione”?
-Quello che c’è scritto. Volete sapere dov’è la dimora reale? 50 cents.
-E se prendessimo la mappa?
Il signore ne prese una.
-La mappa costa quattro volte di più.
-Ma lì c’è scritto la metà.
Parve sorpreso.
-Sai leggere?
-Il nostro nuovo capo ci sta insegnando a… Ma cosa ti importa? Fatto sta che mi hai detto di più! Costa solo il doppio!
-Normalmente sì, ma non per te.
-Come sarebbe a di-?
Arthur spinse indietro il suo compagno, mormorando “Ma cosa ti prende?”, e si fece avanti.
-E se barattassi? Un’informazione sul nostro nuovo capo per ogni risposta che mi darai.
-A…
Il re fece cenno a Merlin di stare in silenzio.
L’uomo sorrise.
-Vedo che con te si può parlare. Affare fatto.
I due si strinsero la mano, poi il Donald incrociò le braccia e sbilanciò il peso sul banco.
-Allora, questa storia del lago?
-È un racconto dei Lamont, dicono che ci sono state delle visioni in cui veniva visto il nostro nuovo capo uscire dall’acqua, ma non sono mai state confermate e nessuno di noi ha mai visto nulla. Aveva detto a Grant che veniva dai territori a Est, quindi potrebbe addirittura essere passato di qui...
Gli occhi dell’uomo brillarono.
-Chissà se è mai venuto al mio banco informazioni!
Arthur alzò le spalle.
-È quasi sicuro, visto che gli uomini dell’est non vivono in città e si sarà sicuramente perso qui dentro.
-Uh, nah, non può essere: lo avrei riconosciuto sicuramente, uno come lui deve irradiare regalità e io ho buon occhio, so subito riconoscere certe cose.
-Di questo non ho dubbi.
Il biondo gli fece cenno.
-Voglio la mappa.
-E no! Indicazione per indicazione, non hai nominato mai la cartina.
-Ogni informazione è 50 cents e io te ne ho date due, cioè da dove viene la voce che sia uscito dal lago e la seconda è che ha detto di essere venuto da est e che potrebbe essere passato di qui. 50 cents per due fanno la cartina.
L’uomo lo guardò e rise.
-Rispondi a un’altra domanda e ti darò la cartina.
-E va bene… Dimmi.
-Qualcuno dice che il vostro nuovo capo e il vostro stregone siano sposati.
Un lieve rossore coprì le guance di Arthur, il quale, tuttavia, non esitò a rispondere.
-Non sono ancora sposati.
-Ma dormono insieme?
-Sì.
-Da quanto?
-Questa è già la terza domanda, sono ben più del prezzo della mappa.
L’uomo sbuffò e gli diede la pianta del palazzo.
-Scala di destra per la dimora reale, ultimo piano. Però non ci sono più le visite turistiche dentro, vi avverto.
-Grazie.
Merlin subentrò e fece un sorriso tirato.
-Arrivederci.
-Oh, speriamo di no; il tuo amico è già meglio.
-Simpatico…
Arthur lo spinse via, ma fecero pochi passi prima che un boato e delle urla riempissero la stanza. Sentirono appena l’uomo del banco informazioni gridare “Quel cretino! Gli è partito ancora un colpo! Quando gli toglieranno quella cazzo di licenza?!” prima di vedere un drappello di soldati scendere come falchi sulla folla, attraversarla come se non fosse nulla per giungere al centro del mercato.
Merlin mise le mani sulla schiena del biondo e premette per farlo accelerare.
-Andiamo via…
Si allontanarono rapidamente dal mercato, ma evitarono gli scaloni che erano stati loro indicati. Si diressero, invece, verso delle porte metalliche con due guardie di fronte, come era stato loro indicato da Donald giorni prima. Il moro fece cenno ad Arthur di dargli la tessera che avevano mostrato all’ingresso e che dimostrava che erano ospiti del re, poi la diede ai soldati.
-Potete passare.
Spinsero un tasto e le porte si aprirono, scorrendo ai lati. Dentro c’era una piccolissima stanza illuminata con tanti altri bottoni accesi. Merlin mormorò.
-Spingi quello col numero più alto.
Arthur, sbigottito, eseguì e le porte si chiusero. L’uomo si tenne al muro quando sentì che la stanzetta si stava muovendo.
-Merlin!
Il moro gli sorrise.
-È solo un ascensore.
-Un cosa?
-Ascensore.
-Sembra un enorme montacarichi...
Annuì.
-Sì, come un montacarichi per le persone.
Arthur si tranquillizzò e, straordinariamente, rimase calmo anche quando, con uno strano suono, l’ascensore si bloccò.
-Perché non si aprono le porte?
Merlin spinse un tasto con un campanello disegnato sopra.
-Perché non siamo arrivati. Si è bloccato.
-Come sarebbe a dire che si è bloccato?
-Le luci sono ancora accese, non è nulla di grave.
I due sobbalzarono quando sentirono una voce femminile un po’ meccanica.
-Buonasera. Il guasto è stato segnalato. Il tecnico competente è già al lavoro. Il tempo previsto per la riparazione è di…
Ci fu un improvviso cambio di voce.
-…Cinque minuti.
Il tono ritornò quello femminile e amichevole di prima.
-Ci scusiamo per il disagio.
Iniziò una musichetta rilassante. Arthur si guardò intorno con aria perplessa, ma non domandò nulla. Evidentemente, quello che era successo gli era più o meno chiaro, erano le modalità che lo facevano sentire un po’ perso. Si mise, perciò, a leggere la mappa che avevano comprato.
Al piano terra si poteva vedere una miniatura del mercato, del banco informazioni e di quella che sembrava una sorta di cella che non avevano notato a causa della folla. La legenda accanto diceva che era una “Base tecnica”, anche se il re non era sicuro di quello che intendeva. Dallo stanzone iniziale si diramavano due corti bracci, uno segnalato come zona privata, interamente occupata da un’unica attività commerciale, e l’altro pubblico; avevano intravisto quest’ultimo mentre si dirigevano verso l’ascensore. Asgol Ewchradd, a quanto pareva, aveva ben sette piani più altri quattro sotterranei; disponeva, inoltre, di due strutture esterne, che rappresentavano le prigioni e l’ospedale, e di diversi campi da gioco e da addestramento esterni. Più Arthur leggeva come il tutto era distribuito all’interno di quel luogo enorme più si chiedeva come era possibile farlo funzionare. Bisognava considerare che tutta la gente che avevano visto al mercato andava fatta albergare in qualche luogo e che anche le loro merci dovevano essere custodite, eppure degli undici piani totali l’ultimo era totalmente occupato da un giardino e il penultimo dalla residenza reale. Tutte le altre dimore erano distribuite su soli altri tre piani ed era evidente, anche solo dalla cartina, che c’era una netta distinzione fra coloro che ci vivevano.
-Hai detto che questa struttura un tempo era una scuola?
-Sì.
Il re fece un passo verso Merlin, tendendogli la mappa che avevano acquistato.
-Immagino si veda ancora nella planimetria dei primi quattro piani…
-Vero, per esempio in questo punto le vecchie aule sono state riusate come piccole case.
Chiacchierarono un po’ della pianta dell’edificio e di come era stato riadattato nel tempo, per cominciare a capire come muoversi nel castello, finché la musica non si bloccò e sentirono il suono di un campanellino. La voce meccanica di prima li avvertì del passaggio dei cinque minuti.
-Il guasto è stato riparato. Il tecnico che si è occupato del vostro caso è…
Il tono cambiò.
-…il capo reparto Daniel Mallory.
Ritornò al femminile.
-Vi auguriamo una buona serata.
L’ascensore ritornò a muoversi e Arthur fece un sospiro di sollievo; sebbene non l’avesse lasciato vedere, l’idea di stare immobile in un luogo così piccolo e chiuso l’aveva messo fortemente a disagio.
Quando le porte si riaprirono e mago e re uscirono, trovarono un piccolo atrio. Le mura totalmente bianche venivano interrotte da una parete con una porta, che doveva portare alla dimora reale, decorata geometricamente; la cosa più sorprendente di quell’ingresso erano le intarsiature dorate che davano forma ai triangoli e ai rettangoli che formavano il disegno.
-Posso esservi di aiuto?
Merlin passò ad Arthur la tessera che Donald aveva loro dato durante il loro ultimo incontro e il re si fece avanti verso la giovane che aveva parlato. La fanciulla non era molto piacevole alla vista, ma aveva una vivacità di sguardo non indifferente e i suoi movimenti erano molto rapidi senza essere, tuttavia, sbrigativi.
Il biondo parlò.
-Siamo della tribù degli Arthur e siamo stati invitati nella dimora reale come ospiti.
Le passò la tessera e la giovane la guardò attentamente per assicurarsi della sua autenticità. Sebbene non avesse fatto un’analisi approfondita, sembrava convinta. Ridiede loro la carta e segnò qualcosa su un registro; probabilmente era stata avvertita del loro arrivo per quel giorno ed era anche per quel motivo che non si era in alcun modo scomposta, né aveva perso molto tempo a esaminare la tessera che le avevano dato.
Arthur la vide controllare qualcosa su un arnese dalla forma sconosciuta che aveva accanto, poi annuì piano e spinse qualcosa sotto il tavolo.
-Prego, accomodatevi.
La porta si aprì quasi immediatamente e ne uscirono due soldati che li fecero entrare. Li scortarono per un lungo corridoio e, alla fine, fecero il loro ingresso in una sala non tanto ampia, ma decisamente alta. Su un poggio rialzato su qualche scalino finemente decorato, c’erano due troni e, seduti, Donald e, accanto a lui, una donna bellissima e imponente.
Il sovrano si alzò dallo scranno e allargò le braccia.
-Benvenuti, signori, ad Asgol Ewchradd.
 
Note di Elfin
Ed eccoci qui, finalmente :D
Se mi rendo conto che in questo capitolo non accade quasi nulla? Ma certo! Però quel quasi niente ha occupato tutto lo spazio, mi spiace :/
Mi ha divertito molto scrivere dell’uomo del banco informazioni XD
I prossimi capitoli sono stati bellissimi da pensare, un casino da scrivere: ditemi se vi perdete, non sono chiara o altre cose così.
Ho cambiato la descrizione, mettendoci un altro pezzo dalla storia (pezzo non ancora messo) e mettendo un numero simbolico di capitoli come massimo.
Ringrazio davvero tanto coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, cioè dreamlikeviewlilyy Roxhope08. Come sempre i vostri commenti sono conditi di complimenti; anche se non credo siano tutti meritati, visto che questa storia ha una marea di difetti (e sono solo quelli dei quali sono consapevole, pensate ad aggiungerci quelli di cui non mi sono accorta), fanno sempre bene al mio animo <3
A domenica, figliUoli :3
Kiss

   
 
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