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Autore: Master Chopper    15/09/2019    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 5)  Daily Life

 

 

Il deltaplano non c’era più. Il loro piano di fuga era stato scoperto.

Queste due sole certezze bastavano a mandare in fumo ben tre giorni spesi a sognare la libertà. Gli studenti stavano vedendo scivolare dalle loro mani il futuro come sabbia in un pugno poco stretto.

Forti. Astuti. Cauti. Non erano stati nulla di tutto questo per Monokuma, il quale ora rideva grassamente del loro fallimento, mantenendosi la pancia.

“ Terribile! Terrificante! Assolutamente da disperarsi !” Ululò lui in un picco di risate che esplose nei timpani dei presenti.

Risuonava solo la sua voce, perché ormai la gola di Umezawa si era graffiata a furia di urlare, producendo ormai solo singhiozzi.

- Non ci posso credere …- Si disse Nashi, senza poter staccare gli occhi dall’ammasso di rottami.

La realtà era ben più tremenda di quanto si aspettasse.

 

“ Ora, orsù… devo fare i complimenti ad Umezawa per aver preparato questo gingillo! Sembrava dover essere davvero ben fatto !” Esordì Monokuma dopo aver ripreso un minimo di serietà.

“ A-Aspetta !” Per quanto la sua voce stesse ancora tremando per la sorpresa, Kumagai prontamente intervenne per interrompere l’orso.

“Umezawa non centra niente con questa storia! Siamo stati noi tutti insieme a costruirlo !” Disse, lanciando uno sguardo di supplica, per poi aspettare un consenso da parte di Umezawa.

Il rosso era immobile.

“ Ma come tutti? Io non sapevo niente di questa storia !” Protestò Nishizaka, puntando con il dito la bionda.

“ G-Già… perché devi mettere in mezzo anche noi innocenti ?” Akagi aveva abbassato la testa, sussurrando quelle parole ancora attanagliato dalla paura, ma che forse proprio per queste suonarono taglienti come la lama di un coltello.

“ Cosa cazzo hai detto ?!” La reazione della contorsionista non tardò ad arrivare, dato che infatti afferrò il ragazzo per il collo della maglietta, tirandolo a sé.

Gli rivolse uno sguardo di pura rabbia che lui prontamente evitò, se possibile spaventandosi ancor di più.

“ Basta, basta !” Un leggero suono di battito di mani interruppe la loro discussione.

Monokuma pareva stranamente tranquillo, al che prese a camminare ondeggiando tra gli studenti con nonchalance.

“ Non mi interessa sapere chi abbia costruito quell’affare… tanto non c’è più. Esattamente come le vostre speranze di fuga! Upupupupuuu !”

Parole dure e spietate come ogni cosa in quella torre. L’orso incarnava perfettamente la malignità di chi li voleva rinchiusi lì.

I pensieri di Nashi furono rivolti ancora una volta al mastermind, Tabata Bussho.

- Perché tutta questa sofferenza ?- Fu inevitabile chiedersi ancora una volta, anche se nessuno gli rispose.

 

“ E comunque, con speranze di uscire di qui mi riferivo soprattutto al messaggio della Future Foundation.”

Al suono di quelle parole tutti, Nishizaka inclusa, seppero di cosa si stava parlando.

Persino Umezawa si voltò, continuando a tremare, e con gli occhi distrutti dal dolore guardò interrogativo l’orso.

“ Eh ?” Fu tutto ciò che gli uscì dalla bocca.

“ Oh, andiamo, so che lo sapete! Ssso che lo sssapete !” Monokuma continuava a giocare con la loro ansia e le loro paure.

“ E so anche cosa vi è stato detto in quel messaggio, quindi posso confermarvi che è tutto vero.”

Takejiro storse la bocca, fissando in cagnesco il loro aguzzino.

“ Non è vero, ci stai di nuovo ingannando.” Sibilò, stanco dell’essere preso in giro.

“ No, no, no! Sedici agenti sono stati mandati qui con il compito di salvare gli studenti prigionieri… però questo è successo senza che voi ve ne siate accorti, perché sono stati prontamente fermati da me !”

 L’occhio rosso del robot brillò di perfidia, evidenziando tutta la sua celata pericolosità.

“ Fermati ?” Ripeté Zetsu, sconvolto.

L’orso continuò a ridere, ondeggiando il capo avanti ed indietro.

“ Vi sarà ripetuto fino alla fine: rinunciate alla speranza! Fiorite piuttosto in pazzia e disperazione, liberate i vostri istinti più repressi e fatevi possedere dalla paura !”

“ Ma perché?! Si può sapere perché ci fai tutto questo ?!” Esplose d’un tratto Lilith, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

“ Noi siamo solo studenti normali! Cosa abbiamo fatto, e a chi, per meritarci questa tortura ?!”

“ Che senso avrebbe dirvelo? Convincervi ad espiare le vostre colpe… oppure farvi realizzare che siete semplicemente sfortunati… no! Preferisco non dirvelo e farvi soffrire senza alcun apparente motivo !” E con quel discorso segnante nella sua infinita crudeltà, l’orso bianco e nero scomparve.

 

L’eco delle sue parole rimbalzava nelle menti dei dodici sopravvissuti, ferendoli sempre più.

Zayasu abbracciò prontamente l’Ultimate Majokko, e sentendola tremare sul suo corpo riuscì a stento a trattenere un’espressione colma di dolore.

Akagi invece piangeva senza emettere più un suono, completamente abbandonato a se stesso.

“ Fratello …” Tra tutti solo Ebisawa riuscì a pronunciare una parola.

L’Ultimate Radio Host mosse qualche passo all’interno del bagno, avvicinandosi al suo amico con la mano tesa.

Umezawa, il quale aveva perso tutto ciò in cui aveva creduto per tre giorni, nonché l’ancora di salvezza per i suoi compagni.

Il ragazzo riuscì a malapena a sfiorargli la schiena, quando questo si alzò di scatto con una prontezza di riflessi felina.

“ Non toccarmi !” Urlò il rosso, spingendo via l’altro.

Il presentatore radiofonico venne scagliato addosso ai suoi compagni, e con gli occhi sgranati per la sorpresa guardò davanti a sé.

Ciò che restava di Umezawa era solo uno spettro pallido, tremante, e con lo sguardo impazzito dalla paura.

“ T-Tu! È sicuramente colpa tua! Sei stato tutto il tempo con me, hai avvisato tu Monokuma del nascondiglio del deltaplano !” Farneticava balbettando e voltandosi verso diverse direzioni.

“ Cosa dici ?” La voce di Ebisawa era sconvolta e ferita quando gli parlò, al punto da sembrare sull’orlo delle lacrime.

“ Sei tu !” Lo stuntman scattò verso di lui, fermandosi però a qualche centimetro di distanza, indicandolo con rabbia.

“ Sei sicuramente il mastermind! L’infiltrato! Il braccio destro di Tabata Bussho !”

L’Ultimate Radio Host spalancò la bocca, ma sentendosi così accusato da un amico in cui aveva confidato tutto se stesso, non riuscì ad emettere suono.

“ Umezawa, tutti noi sapevamo dove tu tenessi nascosto il deltaplano.” Intervenne prontamente Kigiri, cercando di calmare lo studente.

Intanto Amari afferrò dalle spalle Ebisawa, tirandolo indietro per proteggerlo da un altro attacco improvviso.

“ Ah! E allora siete tutti degli infiltrati! Dei traditori !” Esclamò Umezawa mentre saltava avanti e indietro. Ad un certo punto si affondò le unghie nelle guance, e fissando dritta negli occhi la criminologa le ringhiò addosso con furia animale.

“ Ora l’ho capito, mi avete mentito tutti! Ma io non mi farò uccidere da voi …”

L’Ultimate Criminologist sostenne con durezza lo sguardo del ragazzo, nonostante questo stesse sputando saliva sul suo viso ad ogni parola pronunciata.

 

“ Umezawa! Adesso stai esagerando !” Nashi non si era mai considerato un ragazzo coraggioso. In vita sua non aveva osato neppure intromettersi in una lite che non lo riguardasse, ed in altre circostanze se avesse visto qualcuno nella stessa condizione del suo amico si sarebbe solo allontanato in preda alla paura.

Tuttavia  a muoverlo non era il coraggio, bensì il dolore.

Si parò tra Kigiri ed Umezawa perché soffriva troppo, e guardare da vicino quello che un tempo era stato suo amico, ridotto in un simile stato, aumentò ancor di più il suo dolore.

Eppure avrebbe voluto non soffrire più, così come non far soffrire nessuno di loro.

Ciò non successe, siccome alla sua presa di posizione Umezawa reagì soltanto in preda alla paura.

In un istante Nashi vide appena la mano del rosso serrarsi attorno alla sua cravatta mentre veniva tirato verso l’alto. Poi qualcosa lo colpì in pieno viso.

Il pugno di Umezawa sembrò scavargli il cranio da parte a parte, comprimendogli i denti al punto che il ragazzo percepì la sua mascella scoppiargli in bocca.

Un attimo dopo la sua testa, leggera come l’aria, era schizzata all’indietro e poi sempre più giù. Cozzò la nuca contro il pavimento, avvertendo un dolore ben diverso: lancinante, da togliere il respiro, ed incredibilmente gelido.

L’Ultimate Stuntman emise un ruggito come un animale feroce dopo quell’esplosione di adrenalina, mentre il resto dei compagni soccorrevano l’Ultimate Memory.

“ Maledetto !” Ringhiò Zetsu mentre sollevava la testa dell’amico, rivolgendo un’occhiata di puro odio verso il rosso.

Anche Takejiro, nonostante fosse rimasto in disparte, guardò fisso negli occhi lo stuntman mentre un alone oscuro di cattive intenzioni permeava i suoi occhi cremisi.

 

“ Siete! Tutti! Traditori !” Urlava Umezawa, ormai con l’espressione di chi non comprendeva più cosa gli stesse accadendo intorno.

Proprio per questo non fu abbastanza veloce da evitare ciò che lo colpì: in una frazione di secondo venne sollevato da terra per la gola, grazie ad una singola mano che stringeva con forza disumana, schiacciandogli la trachea.

La sua testa venne premuta contro l’architrave della porta, e così il suo intero corpo fu immobilizzato a mezz’aria.

Kumagai Yone lo stava guardando dal basso. Il suo braccio destro, rigido, pulsava con ogni muscolo senza dare segni di cedimento nonostante il peso sostenuto.

La ragazza dalla folta chioma bionda vide lo stuntman cambiare colorito, ed improvvisamente smettere di far guizzare i suoi occhi impazziti ovunque.

Il ragazzo però non si mosse, né cercò di sottrarsi alla presa attorno alla sua gola. Semplicemente rimase immobile, emettendo dei lamenti soffocati che risuonarono nel silenzio.

Dopo qualche secondo di quell’agonia l’Ultimate Contorsionist lo lasciò ricadere al suolo.

 

“ Mi fa schifo anche solo toccarti …” Sibilò duramente, osservando con disprezzo l’essere vermifugo accovacciato in posizione fetale che era ormai Umezawa.

Lui si contorceva per terra, nascondendo il volto tra le mani mentre piangeva e ansimava tra i sussurri.

“ Pensavo che avresti combattuto insieme a noi, ma se ti rivolti così contro coloro che hanno creduto in te, non sei degno nemmeno della mia fiducia.” Le parole della ragazza ricaddero duramente al suolo come una pioggia, inchiodandovi il ragazzo.

“ Dopo tutto quello che abbiamo passato non sei ancora abbastanza forte da resistere alla voglia di impazzire? Penso che sarebbe la via più facile per tutti qui… perdere il controllo, così come la nostra umanità. Eppure, se sei davvero forte devi canalizzare tutto te stesso per salvare il prossimo.”

“ Ti prego …” Ad interrompere quel discorso furono le prime parole pronunciate dallo stuntman dopo esser stato quasi soffocato.

Aveva sollevato il capo, e protraendo un braccio verso la ragazza tra le lacrime, la implorava muovendo appena le labbra.

“ N-Non lasciarmi… non… andare.”

Un passo venne mosso, poi un altro. Sempre più lontani da lui.

L’Ultimate Contorsionist lo stava abbandonando per terra, dandogli le spalle e dirigendosi altrove.

Tutto ciò che il ragazzo riuscì a fare fu pronunciare un altro “no”, ma anche questo non raggiunse minimamente la ragazza.

Lentamente, consentendo alle parole che erano state dette, gli studenti si guardarono l’un l’altro. Decisero in silenzioso accordo di allontanarsi.

Nashi venne preso sottobraccio da Kigiri, la quale lo aveva anche aiutato a rialzarsi durante la confusione generale. L’Ultimate Memory era pallido come un piatto di porcellana, con eccezion fatta per i due rivoli di sangue che gli colavano dalle labbra spaccate e già violacee.

Nei suoi occhi spenti, immobili, si riflesse per l’ultima volta una visione, prima di venir condotto altrove: Umezawa in lacrime, rannicchiato sul pavimento del bagno.

“ Non andare… non lasciarmi.” Sembrava continuare a ripetere, anche quando non poté più sentire il suono della sua voce.

 

Tutti i suoi compagni lo seguirono fino alla sua camera di dormitorio, fatta eccezione per Kumagai, la quale si diresse spedita verso la propria stanza senza parlare con nessuno.

“ Povera Kumagai …” Lilith tirò su col naso, rattristata mentre osservava la schiena della compagna sparire oltre la porta.

“ Lei e Umezawa …” Non trovò la forza di finire la frase, così si limitò a guardare per terra pensando alle parole giuste.

“ Umezawa è stato… terribile !” Fu invece la risposta di Amari, dopo aver sollevato per un istante il viso verso Ebisawa, al suo fianco. Il presentatore era ancora visibilmente scosso, ed infatti non aggiunse nulla.

“ Non si doveva permettere di colpire Nashi! Io quello lì lo distruggo, lo calpesto, lo faccio diventare tutto uno SPLAT !” Continuava invece a borbottare Zetsu, stringendo i pugni con rabbia.

Venne interrotto solo quando Takejiro richiamò la sua attenzione posandogli una mano sulla spalla. Il corvino non disse una parola, però con espressione seria scosse il capo.

Al che il ragazzo dai capelli verdi sospirò, non sentendosi però abbandonato dalla rabbia che gli ardeva in corpo.

“ Io sto bene.” Disse allora Nashi, sperando che quella nota di positività avrebbe per lo meno rassicurato i compagni. Akagi gli aveva prestato uno dei suoi fazzoletti per ripulirsi dal sangue, così ora anche il suo aspetto era più decente.

Percepiva ancora del dolore, soprattutto all’altezza del mento e del collo, così come in bocca, ma nulla di troppo lancinante. Realizzò subito dopo che quello era stato il primo pugno preso in tutta la sua vita.

“ Penso che tu debba stenderti, Nashi.” Lo affiancò Nishizaka, sfiorandogli il braccio con le mani in un tentativo di abbracciarlo, anche se con timore.

Nonostante però la sua premura e gentilezza, Kigiri la interruppe, avendo già aperto la porta della camera del ragazzo: “ Me ne occupo io.”

In meno di un secondo Nashi fu trascinato in camera dalla criminologa, scorgendo appena il volto esterrefatto dell’Ultimate Web Personality prima che la porta si chiudesse.

 

“ Che cosa ti è saltato in mente ?” Lo aggredì immediatamente la ragazza non appena furono soli.

“ Mettersi davanti ad un individuo alterato ed in fase di allerta? Era ovvio che avrebbe reagito d’istinto, più per paura che per rabbia !”

Kigiri parlava con voce bassa, ma comunque ferma e diretta, continuando ad indicare il petto del ragazzo.

Nashi la guardò negli occhi: brillavano gelidi e seri, inflessibili come al solito.

Fu proprio vedere tanta freddezza che fece scattare qualcosa nel suo cervello.

- Basta !-

“ Umezawa non è un criminale che puoi analizzare psicologicamente.” Iniziò col dire, tremando mentre rispondeva a tono.

“ È un mio amico, e nel caso non te ne fossi accorta… siamo tutti costantemente alterati, in fase di allerta o spaventati.”

La criminologa inarcò le sopracciglia, per poi aggrottarle in un’espressione tanto confusa quanto contrariata.

Ciò nonostante scosse la testa, cambiando argomento: “ Comunque non era questo ciò di cui ti volevo parlare. Si tratta del secondo mastermind, l’infiltrato.”

“ L’infiltrato ?”

“ Umezawa non ha tutti i torti, e forse proprio questa certezza l’ha portato a perdere il senno. Monokuma non ha mai sentito parlare nessuno di noi del deltaplano e non è mai entrato in bagno. Tuttavia tutti noi sapevamo del piano… ed è per questo che lo sapeva anche l’infiltrato, così l’ha comunicato a Monokuma. Se avesse distrutto il deltaplano di persona si sarebbe smascherato, così l’ha lasciato fare all’altro mastermind …”

“ Basta! Ti prego !” Il dialogo della ragazza venne interrotto bruscamente quando Nashi lanciò un urlo stremato, ricolmo di sofferenza.

“ Come dici ?” Chiese incredula Kigiri, guardando l’espressione ribollente di emozioni del ragazzo.

“ Non voglio perdere la fiducia nei miei amici… quindi ti prego… basta. Trova qualcun altro con cui parlare di queste cose.”

“ Ma… tu… pensavo fossi intenzionato a porre fine a questo gioco !”

“ Lo ero! Credevo anche di voler smascherare il mastermind, però… dopo tutta questa sofferenza non credo di farcela. Io voglio solo salvare tutti i miei amici !” Per la prima volta Nashi non riuscì a trattenere le lacrime davanti a qualcuno che considerava una sua compagna.

Il suo pianto improvviso era scaturito perché ormai non riusciva più a sostenere il peso del dolore altrui.

Il volto di Kigiri diventò rigido come una statua di pietra, ed impiegò qualche secondo prima di ricominciare anche solo a battere le palpebre.

“ Io …” Provò a dire, ma realizzò con evidente stupore come non sapesse cosa dire. Guardò di sfuggita il ragazzo un’ultima volta, per poi voltarsi di scatto ed uscire di lì.

 

Ora Nashi era finalmente rimasto solo.

Incespicò camminando all’indietro fin quando non ebbe raggiunto il proprio letto, e a quel punto si lasciò ricadere violentemente sul materasso.

L’impatto, seppur morbido, gli causò una fitta scarica di dolori alla base della mandibola, costringendolo a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, inevitabilmente le lacrime si erano sparse lungo tutte le guance, fino anche alle tempie.

Mentre le calde gocce scivolavano dipingendo fiumi, laghi e mari sulla sua faccia, il ragazzo si sentiva esattamente come un mondo.

- E dentro di me vivono i ricordi delle persone che ho perso… che amo…-

L’immagine dei suoi genitori che lo abbandonavano durante uno dei suoi primi giorni di vita era stato per sempre un monito: “ Nessuno ti ha mai voluto sin dal principio.”

La sua esistenza passata nell’ombra, dall’orfanotrofio alla scuola dove non si era mai sentito qualcuno, aveva scritto solo una storia patetica ed inutile.

Pianse fin quando il sonno e la stanchezza non ebbero prevalso sul dolore.

 

 

Giorno 15

 

La sua memoria non lasciava sfuggire nemmeno il più insignificante ricordo, eppure una mente sovraffollata di pensieri avrebbe sempre ignorato anche i dettagli più fondamentali.

In questo modo Nashi giustificava il perché ultimamente si fosse lasciato sfuggire dei dettagli cruciali che, soltanto con il silenzio di quella giornata passata in camera, cominciavano a riaffiorare.

- Sia Umezawa che Takejiro hanno affermato di star recuperando dei ricordi che avevano completamente rimosso… e anche se Monokuma non l’ha mai detto direttamente, era ovvio sin dal principio che fosse stata cancellata a tutti la memoria.-

 

“Perché non fai un tuffo dai tuoi compagni di classe? Sono sicuro che avranno bisogno di te, da ora in poi.”

 

- Monokuma, e quindi il mastermind, ha voluto che io risolvessi il mistero della memoria scomparsa dei miei compagni. Comunque ultimamente abbiamo avuto la conferma che tutto ciò sia possibile, grazie a quanto è accaduto a Lilith …-

Era basta l’iniezione forzata di quel siero riportante la scritta Chesire C. e l’Ultimate Majokko aveva perso i ricordi dei giorni trascorsi sulla torre, compresi quelli risalenti a La Tragedia.

- Ma di quanti anni rimossi stiamo parlando? Due? Dieci? No, impossibile… abbiamo ancora tutti l’età di normalissimi liceali !-

Accadde mentre era rannicchiato con la testa fra le ginocchia: un’illuminazione lo colpì nel secondo esatto in cui tutte le testimonianze riguardanti la Hope’s Peak Academy scoperte nella torre si materializzarono nella sua mente.

I fascicoli al Secondo Piano, la lettera nell’ufficio della presidenza al Terzo e la testimonianze di Lilith.

- Che La Tragedia possa essere iniziata prima ancora che noi iniziassimo a frequentare la scuola?! In questo si spiegherebbe perché io non ricordi niente di strano dal momento del crollo fino al mio risveglio nella gabbia con Monokuma! La mia memoria non può essere stata persa …-

A quel punto allora c’era solo una spiegazione: qualcosa che non avrebbe voluto credere.

- La nostra scuola non era la vera Hope’s Peak Academy ?-

 

Un rumore sordo e ripetuto interruppe il suo flusso di pensieri, trascinato fino ad una rivelazione che l’aveva ancor di più immerso nella profondità insondabile della propria mente.

Il suono a Nashi parve così estraneo da non essere riconosciuto immediatamente come un semplice bussare sulla sua porta. Da lì il ragazzo si rese conto di quanto tempo avesse passato in solitudine.

Circa ventiquattrore nella propria stanza, precisamente.

Si sollevò dal letto percependo la mancanza di una cena e di una colazione con un brontolio proveniente dalla sua pancia. Borbottando qualcosa andò ad aprire.

“ Ehi, Nashi !” Lo salutò una voce cordiale nel momento in cui aprì la porta.

Il bruno riconobbe subito Lilith e Zayasu. I due lo accolsero con un sorriso entusiasta, ma subito l’albino si premurò di chiedere: “ Tutto bene ?”

Nashi sorrise, sicuramente rimasto felicemente sorpreso da quella visita e da quelle attenzioni. Provando ad evitare di apparire troppo riconoscente si limitò ad annuire con un sorriso.

“ Voi, piuttosto… come siete conciati ?”

Sorprendentemente l’albino indossava un abito scuro, sul blu notte, composto da giacca e pantaloni stretti. Sotto il collo spuntava una camicia nera, nascosta quasi del tutto da un foulard lilla che spariva nel panciotto nero.

Lilith invece brillava di rosso, un colore che ben si addiceva alla sua carnagione e ai suoi occhi verdi brillanti. Il vestito da lei indossato era lungo , davanti tagliato fino alle ginocchia, mentre dietro incorniciava le gambe scendendo all’altezza delle caviglie. Non aveva le spalle, ed il busto era intrecciato con dei ricami neri e dorati.

 

 “ Eeeh! Non t-t-ti piace il mio vestito, Nashi ?!” Esclamò sconvolta la rossa, agitando i pugni.

“ Oh no, ti prego! Ha passato mezz’ora a dirmi che secondo lei non le stava bene !” Piagnucolò Zayasu, schiaffandosi una mano sulla fronte.

“ Non ho detto questo !” Si scusò subito il ragazzo, dispiaciuto. “ Intendevo… come mai siete vestiti così ?”

“ La festa sul prato.” Risposero prontamente i due, al che l’altro fu davvero sorpreso.

“ Di già ?”

“ Ehm, sveglia pigrone! Sono le cinque di pomeriggio passate.” Rise scherzosamente l’Ultimate Majokko.

“ Siamo venuti a prelevarti con la forza, se non si fosse capito.”

“ Però io non ho nulla da mettermi.” Ammise costernato lui, guardando la sua camicia stropicciata. C’erano anche delle macchioline di sangue secco lungo il colletto, cosa che lui trovò disgustosa.

“ Prova a controllare nell’armadio. Tutti noi abbiamo trovato lì dei vestiti per l’occasione.” Suggerì Zayasu, indicando all’interno della camera.

Nashi si mostrò perplesso, ma poi parve comprendere quale fosse la spiegazione più plausibile.

- Ah, già. Monokuma sapeva della festa.- Cercando di scacciare quel pensiero scomodo si diresse verso il proprio armadio, seguito dai due.

Vi trovò appesa un cardigan color grigio fumo, lucida, con dei bottoni dorati alla base. All’interno era presente anche un gilet di un grigio più chiaro, chiuso attorno ad una camicia blu cobalto. Dei pantaloni neri mai visti prima li affiancavano.

 

“ Sì, potresti mettere quello !” Squittì Lilith, dando delle piccole spinte alla schiena di Nashi, come per motivarlo.

“ Ho capito, ho capito !”

Dopo un cambio d’abiti nel bagno, il ragazzo uscì agghindato come mai era stato in vita sua.

“ Non è che mi va troppo largo? O stretto? O corto? O non è il mio colore ?” Iniziò a tempestare di domande i due finché Zayasu non lo afferrò per la manica, trascinandolo nel corridoio.

“ Per carità, non iniziare anche tu! Pensi che mi chiami Ultimate Stylist? State bene entrambi, ma ora andiamo !”

Sia Lilith che Nashi salirono in silenzio, entrambi rossi per l’imbarazzo.

Sbucarono nella Palestra deserta, e subito percepirono come si potesse sentire una musica in lontananza.

Una volta usciti all’aperto, videro il vasto prato tinto dei colori del tramonto.

L’aria era colorata di rosa e arancio e l’erba rada di rosso, fatta eccezione per i punti dove le ombre delle colonne si allungavano a dismisura. Il sole basso all’orizzonte permetteva di illuminare, anche se chissà per quanto, l’intera balconata nascosta del Secondo Piano.

Prima che lo sguardo potesse incontrare la statua di Monokuma, come Nashi si aspettava di fare, erano stati posti diversi tavoli imbanditi assieme a delle asticelle collegate con striscioni e nastri capaci di formare una specie di gazebo.

Al centro esatto del prato invece erano posizionate le casse attaccate ad un computer ed un mixer. Sembrava che le colonne nascondessero delle prese di corrente, siccome tutti i cavi erano alimentati alla base di esse.

Lì si poteva scorgere Ebisawa con le cuffie nelle orecchie, intento ad amministrare l’impianto audio.

La musica era un pezzo simil-jazz molto ballabile. Le parole erano ripetuto in continuazione, ma il basso ed il piano improvvisavano parecchio, rendendo la melodia davvero varia.

“ One, Two…

One, Two…

He is all that remains of a once powerful nation! (Showtime!)

Right now, you’re on the threshold of an amazing adventure! (Showtime!) “

 

“ Nashi! Ti piace quello che vedi ?!” Gli urlò dalla distanza Amari, sbracciandosi per salutare i tre nuovi arrivati.

“ Perché sempre così ambigua, Amari ?” Domandò lui, timoroso.

La ragazza pareva molto orgogliosa di ciò che accadeva accanto a lei, ed iniziò subito ad illustrare le varie fasi della serata.

“ Ebisawa sarà alla console per tutto il tempo, adesso il menù è tipo aperitivo ma tra qualche ora porteremo le portate della cena. Ovviamente prima ci sarà un po’ da ballare! A te piace ballare ?”

Mentre veniva bombardato da informazioni e domande retoriche per le quali la ragazza non ascoltava nemmeno una risposta, Nashi iniziò a cercare tutti i suoi compagni in giro.

 Vide Akagi accennare una danza con fare molleggiato mentre si intratteneva a parlare con Nishizaka. La ragazza rideva divertita dai movimenti dell’altro.

Zetsu invece vagava sorseggiando un bicchiere al limitare della balconata, con lo sguardo perso nel meraviglioso tramonto.

Le persone che però Nashi fu più stupito di vedere furono Takejiro e Kuamagi. I due, insieme, sembravano intenti in una discussione.

La ragazza era seduta sull’erba con uno sguardo triste rivolto ai piedi dell’Ultimate Liar, il quale le aveva poggiato una mano sulla spalla mentre continuava a parlarle.

Kumagai accennò quello che sembrava un sorriso, seppur carico di una forte pressione, al che il corvino si allontanò.

Nashi vide Takejiro passargli accanto, e si rivolsero una breve occhiata.

- Cosa… ?- Il bruno era rimasto non poco stupefatto: gli era sembrato di vedere l’altro sussurrare qualcosa , anche se non era riuscito ad afferrare il significato.

 

Incuriosito, si avvicinò all’Ultimate Contorsionist.

Indossava un lungo vestito celeste, non molto scollato, ma con uno spacco sulla gamba destra che incorniciava perfettamente la sua figura snella. Nonostante l’abito elegante, lei era seduta con noncuranza sull’erba.

L’Ultimate Memory le si parò davanti, ma non fu nemmeno degnato di uno sguardo.

La musica risuonava sulla loro conversazione inesistente.

“ Mi dispiace.” Provando a mandar giù quell’opprimente groppo alla gola, il ragazzo disse la prima cosa che gli passava per la mente.

Si sentì molto squallido, più che banale, ma non trovava parole migliori da dire.

La situazione dell’amica era come la sua, eppure il legame costruito tra lei e Umezawa non poteva nemmeno essere paragonato a qualsiasi cosa avesse legato lui in tutto quel tempo con l’Ultimate Stuntman. Questo era sempre stato visibile, ancor di più nei momenti difficili.

Eppure, il loro rapporto sembrava essere andato in frantumi per colpa della paura e del dubbio.

“ Sono sicura che a lui dispiaccia più di tutti.” Rispose allora la ragazza.

Nashi non si sarebbe mai aspettato di sentire qualcosa del genere.

“ Però non posso biasimarlo… almeno finché non si arrenderà. L’importante per me è che voi continuiate sempre a combattere, non importa quali ostacoli vi si parino davanti.” Continuò lei, seria ed imperscrutabile.

“ Però Umezawa è da solo. Stai dicendo che comunque fa bene a combattere da solo ?”

“ Sono sicura che hai bene in mente le parole di Zayasu, quelle dette a Lilith dopo l’uccisione di Masuku. Ciò che conta è avanzare sempre per la nostra libertà …”

 

“ Se la morte di uno di noi ci spaventa, allora è nella vita che possiamo trovare il coraggio! Io voglio vivere quanto lo vuole chiunque altro… e solo vivendo possiamo costruirci un futuro dove la speranza possa davvero esistere !”

 

“ Intendi dire …” Dopo aver rivissuto quella dichiarazione così intensa dell’Ultimate Fanfiction Writer nella propria testa, Nashi si ritrovava ancora confuso riguardo a cosa avrebbe voluto dirgli Kumagai.

La contorsionista però scosse la testa, anticipando qualsiasi sua ipotesi.

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

Dopo aver detto quelle parole incassò ancor di più la testa fra le proprie braccia, chiudendosi definitivamente al dialogo.

Il ragazzo arricciò il naso, non sapendo più cosa dire. Si allontanò, sperando di comprendere con il tempo le parole dell’amica.

 



 

La festa proseguì tra un rinfresco e qualche chiacchierata, solitamente con Zetsu, o Lilith e Zayasu.

Per questo motivo Nashi era molto più rilassato di come era arrivato, quando d’improvviso Ebisawa parlò a tutti con l’ausilio del microfono.

La sua voce risuonò dalle casse: “ Bene, signori e signore, spero vi siate sciolti abbastanza! Perché dico sciolti? Spero lo sappiate e spero che siate pronti: è arrivato il momento del lento.”

Il sole era tramontato ormai da un pezzo, donando al cielo un colorito sull’indaco. Nonostante non fosse completamente scuro come un cielo notturno, era possibile ammirare quante più stelle i ragazzi non avessero mai visto nella loro vita di città.

La volta celeste  era visibile in completa chiarezza, senza  il benché minimo inquinamento luminoso: infatti, attorno alla torre era caduto un buio pesto.

- Solo buio e silenzio a perdita d’occhio.- Constatò Nashi mentre ammirava l’orizzonte sconfinato. Intanto la musica già presente andava a sparire in dissolvenza.

Ci fu giusto un secondo di silenzio prima che una nuova melodia stesse animando quella serata. 

Il ragazzo non si definitiva di certo un esperto di musica, eppure sapeva riconoscere un walzer.

Intravide gli studenti attorno a sé muoversi, mentre lui rimaneva fermo, stupito.

 

Amari corse alla postazione di Ebisawa, abbracciandogli le spalle ed ondeggiando assieme a lui mentre guardavano tutti gli altri ballare.

Un, due, tre…

Un, due, tre…

“ Vieni con me. Sta succedendo qualcosa di strano !” Come un’esplosione nel suo orecchio, la voce di Kigiri lo fulminò.

Nashi si voltò verso la criminologa, la quale lo aveva raggiunto a passo spedito. Riconobbe in lei un’espressione agitata, segno che qualcosa di preoccupante era, o stava per avvenire.

“ Nashi… te la cavi con questo tipo di ballo ?” Dall’altro lato della sua testa però una seconda voce lo richiamò.

Nishizaka si stava trascinando verso di lui con passo incerto, timido. Sollevò appena la testa verso di lui, per poi far ricadere lo sguardo lungo le sue mani.

C’era del rossore sul suo viso: “S-Scusami, cosa mi salta in mente di chiederti? F-Forse ho bevuto un po’ troppo …”

“ Non perdere tempo !” Sussurrò Kigiri, afferrandolo con forza per il braccio.

Tuttavia il bruno non percepiva più niente, e nemmeno le voci delle compagne lo raggiungevano.

In lui volteggiavano solo pensieri confusi, scoppiando come fuochi d’artificio mentre la musica sembrava aumentare di volume a dismisura.

Pericolo. Il traditore. La pistola di Nishizaka. Umezawa. L’Armeria dove c’era Takejiro. Takejiro. Dov’era Takejiro?

Mentre si sentiva sprofondare nel terreno e al contempo fluttuare più leggero dell’aria, il ragazzo vide chiaramente qualcosa che avrebbe per sempre stentato a credere.

Al centro del prato, ormai reso pista da ballo, due figure danzavano con le mani intrecciate.

Takejiro Kurisu e Lilith Kurenai.

Un, due, tre…

Un, due, tre…        

 

“ C-Cosa… ?” Sentì di colpo mormorare da Zayasu, paralizzatosi lì di parte, con gli occhi fissi sui due.

Nemmeno Nashi sapeva darsi una risposta, così per un istante credette di star avendo delle allucinazioni. Forse era definitivamente impazzito.

L’espressione dell’Ultimate Majokko era l’emblema della confusione, e ciò si poteva intuire dai suoi occhi sperduti, riflessi in quelli calmi dell’Ultimate Liar. Il corvino, infatti, la teneva stretta alla vita come se fosse la cosa più importante del mondo in quel momento, destreggiandosi nella danza con precisione e grazia.

Tutto nel suo aspetto e nel suo atteggiamento però appariva sgraziato, rozzo: aveva indossato infatti solo una giacca nera sopra la sua classica felpa, con ancora il cappuccio calato sulla testa.

Il tempo pareva essersi fermato, incorniciando quella scena senza spiegazione.

Quando le ultime note di violino segnarono la fine della canzone, lentamente il silenzio scivolò in quell’angolo della torre.

Takejiro lasciò andare la mano della ragazza, e questa si ritrasse come respinta dal suo sguardo glaciale.

Un secondo dopo lui le aveva voltato le spalle, dirigendosi a passo spedito verso la Palestra.

 

Conclusa la musica che aveva solo fomentato la sua paranoia, Nashi si sentì abbastanza sollevato da riprendere a pensare.

Era di nuovo lucido, così i pensieri tornarono a scorrere con ordine in una mente prima oppressa dalla paura. Ciò nonostante, le parole di Kigiri, Nishizaka o chiunque altro attorno a lui non lo sfioravano minimamente.

- Takejiro se ne sta andando: è il momento !-

Corse.

Sfuggì dalla presa dell’Ultimate Criminologist. Lasciò dietro di sé lo sguardo esterrefatto di Zayasu. Superò una Lilith che abbracciava le sue stesse spalle con il capo chino.

Non gli importava nulla.

- Se raggiungo Takejiro in ascensore saremo finalmente soli !-

Spalancò la porta della palestra con la mano tesa in avanti, producendo così un tonfo che riecheggiò nello spazio deserto e buio.

Vide in lontananza qualcosa girarsi nell’ombra: Takejiro aveva voltato il capo, seguendo il suo ingresso.

“ T-Take …” Biascicò il ragazzo, sentendo la propria gola così secca da parere carta vetrata.

L’altro lo squadrò, immobile. La musica del prato era appena udibile, così solo un suono accompagnava quell’incontro nel buio: un ronzio lontano.

“ Takejiro.” Riuscì finalmente a dire il bruno, raggiungendo l’altro ragazzo.

“ Scommetto che Kigiri mi crede l’infiltrato. Ha mandato te perché pensa che io possa aprire il mio cuore e rivelarmi, vero ?” C’era della crudele ironia nelle parole con le quali l’altro lo aveva anticipato.

Era stato spiazzante, freddo. Nashi percepì il suo compagno molto più lontano di quanto sembrasse: miglia e miglia, o forse addirittura anni luce.

Nei suoi occhi non sembrava essere rimasto più niente, né il ricordo di uno di quei giorni, tanto meno la sofferenza superata assieme agli altri.

Takejiro gli parve proprio essere fatto di nulla. Non triste, non arrabbiato, non sconsolato.

Avrebbe voluto parlargli, d’altronde era il motivo per cui aveva spinto le sue gambe fin lì. Presto sicuramente Kigiri li avrebbe raggiunti, e lui si sarebbe di nuovo sentito trascinare nel fango nero del dubbio.

 

Fu proprio allora che le porte dell’ascensore si aprirono, illuminando la schiena del corvino mentre il suo volto rimaneva riverso verso l’oscurità.

“ Ragazzi …” Una voce tremante, incredula, interruppe il loro silenzio.

Entrambi scorsero dentro l’ascensore, trovandoci Akagi nel suo elegante abito. Tuttavia il volto dell’Ultimate Rhythm Game Player non si addiceva affatto all’atmosfera della festa: era pallido, ma con gli occhi arrossati e ricolmi di lacrime pronte a colargli lungo le guance.

“ Che diavolo… ?!” Sussultò Takejiro, non aspettandosi di trovare un altro studente, per di più in quelle condizioni.

“ È-È TERRIBILE! Al Qua… Al Quarto Piano !” Il ragazzo dai capelli viola sembrava non rispondere più dallo shock, e tutto ciò che faceva era piagnucolare artigliandosi il viso.

“ Cosa succede al Quarto Piano ?!” Sbottò allora il corvino, arrivandogli ad un centimetro dal naso e ringhiando tutta la sua impazienza.

Purtroppo per lui il suo interlocutore non reagì come sperato, ed anzi, dopo aver sgranato gli occhi ricadde  peso morto all’indietro.

“ Akagi !” Gridò Nashi, inginocchiandosi sull’amico crollato per terra. Istintivamente gli sbottonò la giacca, e solo allora riuscì a vedere il suo petto sollevarsi debolmente.

Respirava, ma le sue palpebre si erano serrate.

Udì Takejiro imprecare mentre a passo pesante entrava nell’ascensore. Si alzò di scatto, ma il pulsante con il numero 4 era già stato premuto.

Le porte si chiusero troppo velocemente.

- Tutto ciò …- Provò a definire la situazione assurda che si stava scatenando tutto d’un tratto, ma gli fu impossibile per quanto ci provasse.

Addirittura i suoi tentativi furono talmente tanti da impiegare tutto il tragitto dell’ascensore.

Erano saliti il più in alto possibile, eppure gli era parso solo di sprofondare verso l’inferno.

- Tutto ciò è l’inferno !-

 

L’Ultimate Liar non attese un istante di più prima di uscire nel bagno al Quarto Piano.

“ Lascialo lì, le porte rimarranno aperte !” Urlò al bruno mentre con un calcio apriva la porta per raggiungere il corridoio.

Il ragazzo guardò un’ultima volta Akagi, disteso con la schiena poggiata ad una parete. Si sentiva colpevole di quell’abbandono, eppure il sentimento di terrore che lo assaliva non gli dava pace: doveva muoversi.

Se seguire Takejiro sarebbe stato l’unico modo per raggiungere la verità ed esserne meno spaventato, l’avrebbe fatto.

 

Uscì nel corridoio, girando subito a destra. Il suo compagno era fermo di fronte alle pesanti porte d’acciaio che davano sull’Armeria, tuttavia era completamente immobile.

“ Cosa fai ?” Gli domandò quando si fu avvicinato alla maniglia, tanto da farsi quasi sopraffare dall’istinto di aprire con le proprie mani.

“ Aspetta! C’è qualcosa …” Lo fermò l’altro con voce categorica, ma non per questo priva di un sottile alone di nervosismo.

Stava scrutando attraverso il pannello di vetro trasparente posto sulle porte.

Nashi fu subito incuriosito dallo scoprire cosa stesse guardando, così si sporse verso il vetro.

Non vide assolutamente niente.

- Come è possibile ?- Nonostante l’Armeria fosse una stanza chiusa, la luce dei neon presenti nel corridoio avrebbero dovuto illuminarla propria attraverso quel vetro, eppure ciò che trovò fu una densa e torbida oscurità.

Takejiro serrò le mani attorno alla serratura, dando un rapido scossone senza però aprire.

“ Non c’è niente qui dietro che blocca la visuale. Sembra piuttosto… un gas che ha saturato l’Armeria.”

“ Ooopsorso !” Quel grido inusuale spezzò il momento di tensione, annunciando l’apparizione di Monokuma tra loro.

“ Sembra che ci sia un problema! Questo no bueno, proprio no! Provvedo subito …”

L’orso sembrava sinceramente in colpa per quell’accaduto misterioso, e scomparve con un’espressione pentita sul muso.

Takejiro sbuffò, stizzito, rimanendo però vigile sulla porta.

 

Mentre tutto ciò accadeva, Nashi venne distratto da un suono, il quale fu abbastanza improvviso da strapparlo via dal timore in cui annegava.

Era stato un suono di voce, ma fin troppo attutita per essere riconosciuta.

Solo una cosa era certa, ovvero la sua direzione.

Il ragazzo se lo ripeté ancora una volta: - Devo avanzare verso la verità.-

Così fece, raggiungendo la porta del magazzino a sinistra, fonte di quel costante mormorio.

Il suono era diventato tanto opprimente per le sue orecchie da fargli venire la pelle d’oca, causandogli una fitta di brividi nel momento in cui dovette aprire la porta.

Inaspettatamente però, ciò non accadde. La serratura era chiusa.

Quando la persona all’interno comprese che qualcun altro aveva avuto intenzione di entrare, lanciò un ululato di disperazione.

“ TI PREGO! IO NON HO FATTO NIENTE: TU SEI COLPEVOLE! NON IO !”

Nashi iniziò a tremare, contagiato dall’estrema carica di paura trascinata da quella voce.

 

Allo stesso tempo, Monokuma ritornò per annunciare con somma gioia: “ L’aria è stata ripulita! Potete entrare nell’Armeria in totale sicurezza.”

“ Bene !” Sbottò Takejiro, lanciando un’occhiata al compagno. Aveva seguito i suoi spostamenti, e probabilmente aveva sentito anche la voce, tuttavia la sua prerogativa era entrare.

“ Ci penserai dopo !” Gli ordinò, aprendo le pesanti porte con entrambe le mani.

Le gambe di Nashi tremavano ancora quando, con un insensato scatto, raggiunse il ragazzo nelle tenebre.

 

Correva. Provava a muoversi senza pensare. Ancora una volta si stava illudendo che esistesse un metodo per non crollare sempre più nella tragedia.

Per quanto velocemente potesse muoversi, però, la paura sarebbe sempre stata più veloce di lui, e soprattutto pronta a ghermirlo.

 

Al centro della stanza buia giaceva un corpo disteso con gli arti scomposti. L’abito azzurro era impregnato nel lago di sangue in cui galleggiava, trasformandosi così in una poltiglia aberrante.

Tutto il vitale liquido rosso sgorgava da un largo buco che aveva perforato l’addome, riversandosi così anche sulla sommità del corpo.

Il volto nella sua interezza era coperto da una maschera antigas, eppure grazie alla chioma bionda, ormai annegata nella pozza sanguigna, fu impossibile non riconoscere che quello poteva essere il cadavere di una sola persona.

Nashi e Takejiro stavano guardando ai loro piedi il corpo senza vita di Kumagai Yone, l’Ultimate Contorsionist, pregando che tutto ciò fosse solo l’ennesimo sogno ad occhi aperti in preda alla follia.

 

Le urla strazianti di Umezawa dall’altra stanza riecheggiavano sulla scena di una tragedia.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Nuovo morto, gli studenti rimasti rimangono in 11. Sono mooolti più di quanto ci si aspetterebbe di trovare in un Chapter 4, però ricordatevi che sono iniziati in 18.

Sette morti, e presto un ottavo: l’assassino. Chi sarà?

Prometto che questo Chapter 4 finirà prima del previsto, ancora non riesco a digerire l’assenza di due mesi e mi sento di rimediare!

Alla prossima!

P.S: Le canzoni riprodotte durante la festa sono rispettivamente questa e questa.

 

   
 
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