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Autore: Riflessi    20/09/2019    7 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 18
-Mostro dei mostri-


 

Centro di Londra.

Leotordo ormai aveva quindici anni, ed era diventato un bellissimo rapace dalle piume morbide e lucenti. La vivacità spumeggiante, e a volte anche esagerata, che tutti ricordavano quando saltellava a destra e manca come un pazzo -felice di recapitare lettere- aveva lasciato il posto alla classica compostezza del gufo adulto, anche se era rimasto comunque un pennuto di dimensioni molto ridotte.

In quel momento, stava sorvolando la città di Londra con una piccola pergamena arrotolata sulla zampa destra, alla ricerca frenetica del destinatario.
Il suo padrone lo aveva inviato lì con una certa urgenza nella voce, e lui non aveva voluto rischiare di deluderlo prendendosela troppo comoda! Infatti, appena individuò con i suoi occhietti vispi colui che cercava, si abbassò subito di quota e scese in picchiata senza curarsi della gente che camminava fra le strade illuminate.

Harry Potter era appena uscito dal Ministero con l'intenzione di andare ad Azkaban a consegnare il documento per la scarcerazione di Malfoy quando il gufo di Ron atterrò sulla sua spalla facendolo sobbalzare.

"Porca puttana! Mi hai fatto prendere un colpo, Leo..."
Borbottò l'Auror che, appena vide due babbani sgranare gli occhi alla vista del gufetto ammaestrato in pieno centro città, si affrettò a svoltare in un vicoletto isolato.
Leotordo gli beccò un orecchio, poi allungò la zampa per consegnargli la lettera, e spiccò di nuovo il volo senza attendere risposta.

Harry,
scusami se ti disturbo, ma vorrei sapere se Hermione è ancora di turno al Ministero! Stamattina ha lasciato la tana dopo la colazione, e mia madre mi ha detto che non è ancora rientrata.
Non ho voluto mandare Leotordo direttamente da lei però... lo sai come è fatta: avrebbe cominciato a sbraitare e ad accusarci che la controlliamo come se fosse una ragazzina! Ma con l'Obscurus in giro purtroppo non possiamo fidarci molto! Quella sciocca non lo vuole proprio capire che non deve restare da sola...
Io sto andando a cercarla, tu invece fammi sapere il prima possibile se si trova ancora in ufficio!
Ron


"Cazzo..."
Imprecò Harry, appallottolando il messaggio e ficcandoselo nella tasca interna del cappotto.

Erano ore che Hermione aveva lasciato il Ministero: aveva finito il suo turno dopo pranzo, ed ormai erano le sei di sera. Così, l'Auror uscì di corsa dal vicolo in cui si era rifugiato, rientrò al Ministero ed ordinò ad uno dei suoi sottoposti di recarsi ad Azkaban per occuparsi della scarcerazione di Malfoy al posto suo. Poi, raggiunse l'Atrium e si infilò di corsa in uno dei camini, sperando che Ron fosse solo troppo paranoico e che alla loro amica non fosse successo nulla di male.

***
 

Wallingford, Oxfordshire.

Nel momento in cui Hermione aveva voltato la pagina del libro trovandosi di fronte la fotografia di Gellert Grindelwald da piccolo, era rimasta praticamente paralizzata dallo shock.

Lui, con i suoi capelli biondi, i lineamenti affilati e quella tutina azzurra, era...

Il bambino del quadro maledetto!
Era lui.
Grindelwald e l'Obscurus erano la stessa persona.

A malincuore Hermione dovette confermare i dubbi che erano sorti nella sua mente da diversi giorni. Lei infatti l'aveva già sospettato, ed era per questo che aveva chiesto ai signori Malfoy quel libro: nella speranza di trovare qualche fotografia che confermasse le sue teorie!

"Santo cielo..." Esalò infatti, pallida come un Infero.
Il turbamento della scoperta le aveva addiritura annebbiato la vista perché, ad un certo punto, ebbe come l'impressione che l'immagine di fronte ai suoi occhi si fosse dilatata.

Poggiò entrambe le mani sul tavolo e sbattè le palpebre un paio di volte per provare a mettere a fuoco il campo visivo, ma la sensazione che la stampa stesse cambiando forma non diminuì affatto, anzi: si espandeva, si contraeva, vibrava, poi dava l'idea di gonfiarsi e di riprendere la sua forma originaria. Addirittura, le parve di vedere il piccolo Grindelwald sorridere canzonatorio e fare un passo avanti.

E allora, capì che non erano affatto allucinazioni...

La giovane strega si alzò di scatto per la paura, e la sedia su cui sedeva si rovesciò a terra in un grande fracasso.
Il suo respiro si era fatto accelerato, le mani avevano preso a tremarle, ed il cuore le mandava colpi violenti che rimbombavano fino alla testa.

Il libro sussultò prendendo vita, e l'immagine sulla pagina ingiallita emise un rumore indescrivibile, ma così penetrante, da infilarsi nelle sue orecchie e farla gemere per il fastidio.
Un misterioso vortice d'aria poi, si sprigionò di colpo dalla fotografia prendendo consistenza e forza, come un piccolo uragano che invase il salotto sollevando le tende e provando a risucchiare Hermione al suo interno.
Da quel momento, nella mente della strega, si fece tutto confuso, irreale, insensato.
Hermione sentì il suo corpo venire letteralmente inghiottito dalla foto. Provò pure a gridare, ma non uscì alcun suono dalla sua gola troppo contratta. In realtà, si accorse che non riusciva proprio a muovere un muscolo, e cedette inesorabilmente alla forza misteriosa che la stava tirando dentro, mentre la risata agghiacciante di un bambino si mescolava al rumore del suo cuore martellante. La risata del bambino maledetto.

Era finita.

Che sciocca, pensò: farsi fregare così proprio lei, che aveva combattuto il male per una vita, sconfiggendo perfino Voldemort in persona! Harry e Ron le avevano detto, chiesto, implorato, di non restare da sola, ma lei non aveva voluto ascoltarli e, alla prima occasione, il piccolo demone era tornato vittoriosamente alla carica.

L'eroina del mondo magico aveva perso.

E come ogni essere umano che, in punto di morte, rivive tutta la sua vita, Hermione vide con gli occhi dalla mente il viso sorridente di Harry, dei suoi genitori, l'affetto di Molly, le risate infantili di James, e tante altre cose.

Mentre il suo corpo sembrava scomporsi sotto la violenza di quella specie di risucchio, ricordò in un flash, l'orgoglio che l'aveva animata quando aveva fatto il suo primo incantesimo con la bacchetta, l'euforia ed il senso di trionfo provati quando erano fuggiti dalla Gringott a cavallo di un drago, l'audacia di combattere i mangiamorte, le mille avventure dentro la sua adorata scuola, la certezza di poter dire di aver saputo cos'era l'amicizia vera, ma anche il perdono... allora, ebbe inesorabilmente anche la fugace visione di un volto bellissimo ma gelido: pensò a Draco Malfoy.
E all'amore.

In quegli ultimi istanti, non volle richiamare alla memoria tutto ciò che di brutto c'era stato fra loro due, preferendo affrontare la fine con il sorriso sulle labbra e l'immagine di lui -tanto perfetto e tanto irraggiungibile- che la stringeva a sé e la guardava con i suoi meravigliosi occhi azzurri.

A quel punto, Hermione ebbe un piccolo moto di ribellione, come se il pensiero di Draco l'avesse rianimata; così provò a tirarsi indietro, muovendo le braccia per aggrapparsi a qualcosa: non poteva lasciarlo solo! No. No, dannazione! Lui aveva bisogno del suo aiuto, del suo amore, della sua comprensione. Draco Malfoy era un uomo che voleva disperatamente apparire forte, sprezzante, autoritario, ma che invece nascondeva una fragilità ed una disperazione che solo chi lo conosceva bene poteva sapere. E lei, che dopo anni d'odio era riuscita ad entrare nella sua vita, lo sapeva eccome! E ne era rimasta sbalordita.

Hermione singhiozzò.

Con lui, all'inizio, le era sembrato quasi di avvicinarsi ad una bestia feroce e selvaggia, come un ammaestratore che avanza a piccoli passi per paura di essere sbranato... ma poi, piano piano, col passare del tempo, Draco si era lasciato sfiorare, accarezzare, curare le ferite dell'anima, ed infine, si era fatto domare completamente. Lui, e la sua arroganza.

Era la cosa migliore che Hermione avesse mai fatto in vita sua... anche se tante volte era stata sul punto di rinunciare e di abbandonarlo all'oscurità e alla testardaggine che lo caratterizzava.
Era stato difficile domare il suo orgoglio, ma forse proprio per questo, era stato più bello. L'emozione che l'aveva travolta quando lui l'aveva baciata per la prima volta, timoroso ed impaurito come un ragazzino, l'aveva fatta quasi boccheggiare. E pensare che Draco invece, in quell'occasione, si era scostato dalle sue labbra aspettando che gli arrivasse uno schiaffo dritto dritto in faccia!
Poi, ricordò l'estrema delicatezza che lui aveva usato nel farla sua, senza forzarla, senza rendere tutto troppo banalmente fisico, sprofondando fra le sue cosce in modo gentile, trattenendo visibilmente il bisogno di cedere all'impeto tutto maschile di spingere con foga per darsi piacere.

Ma Hermione aveva capito troppo tardi che certe accortezze, poteva averle soltanto un uomo molto innamorato...

Provò di nuovo a dimenarsi, con l'illusione di riuscire ad opporsi alla violenza che la stava risucchiando nella pagina del libro: ma il bambino maledetto era troppo forte rispetto a lei. E dopo tanto lottare, dovette arrendersi.

L'ultima cosa che pensò prima di affrontare il peggio, fu che aveva perso l'amore della sua vita prima di averlo vissuto sul serio.

Il vero amore deve sempre fare male.
Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno.
Solo allora si ama sinceramente.


Infine, gemette.
E la sua coscienza si abbandonò definitivamente all'oblio, entrando in una sorta di trance, dove tutto era buio, confuso, irreale, e solo la risata lontana di quel bambino malefico rimbombava in fondo al tunnel.

Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono.
In questo stesso istante, stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante.
In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero.


Ma proprio quando il piccolo Grindelwald fu ad un passo dalla vittoria portandola con sé dentro il suo mondo di tenebre, Hermione sentì una mano afferrarla per la spalla e darle uno strattone violento per farla uscire di lì, riportandola alla vita.

***


Prigione di Azkaban.

"Cinquantasei, cinquantasette, cinquantotto..."
Seduto per terra a gambe incrociate, Draco stava contando per l'ennesima volta le mattonelle del pavimento, quando il rumore metallico di una chiave che veniva infilata nella serratura, lo destò dai suoi deliri personali... deliri che duravano da quattro giorni, e che non gli avevano mai dato tregua.

La guardia carceraria entrò nella cella ignorando il suo sguardo confuso, e disse:
"Prigioniero numero 422. Draco Malfoy. Wiltshire, 5 giugno 1980. E' lei?"

"Ovvio che sono io." Rispose irritato Draco, mentre faceva leva con le braccia e si rimetteva dignitosamente in piedi.

"Mi segua!"

"E per quale motivo?" Aggiunse lui con aria di sufficienza, ma nascondendo nello stesso momento un pizzico di timore. E se avessero avuto il proposito di ingannarlo, facendogli confessare cose non vere? E se avessero avuto invece intenzione di torturarlo? O di farlo baciare da un dissennatore?
No, impossibile! Queste pratiche non venivano più utilizzate dalla caduta di Voldemort... ragionò poi, rilassandosi impercettibilmente.

"Poche storie, damerino!" Lo redarguì la sentinella, spezzando così il filo dei suoi contorti pensieri. "Deve venire in ufficio a firmare i documenti per la sua scarcerazione. O forse preferisce rimanere ad Azkaban?"

Gli occhi arrossati di stanchezza e nervosismo del giovane mago ebbero un guizzo d'euforia appena captata la parola "scarcerazione". A quel punto, Draco non lo lasciò neanche terminare... scattò fuori dalla cella più veloce di un bolide impazzito.

 
 
***

 

Wallingford, Oxfordshire.

"Hermione! Hermione!"
La luce invase i suoi occhi riportandola bruscamente alla realtà, ed Hermione annaspò in cerca d'aria, come se fosse stata in apnea fin quasi a morirne. Cercò di mettere a fuoco il suo salotto, e si ritrovò seduta per terra a riprendere fiato, mentre la voce di Ron le trapassava le orecchie, ansiosa:
"Che cazzo è successo, per la barba di Merlino?"

Lei non riuscì a rispondere, il suo torace ancora si alzava ed abbassava in cerca d'ossigeno, ed il cuore le martellava in petto per la paura. L'amico invece, pallido più di lei, continuò a parlare con aria incredula:
"Quel libro ti stava risucchiando, dannazione! Sono arrivato appena in tempo, lo sai?!"

La giovane, seppur tremando da capo a piedi, provò ad alzarsi: "Oh... Ron!" E crollò subito dopo fra le sue braccia, ringraziandolo con frasi sconnesse e piangendo a dirotto.

Fu così che li trovò Harry Potter un minuto dopo, quando spalancò la porta con agitazione, nella speranza di trovare Hermione sana e salva.


 
***
 

Prigione di Azkaban.

"Questa è sua, signor Malfoy!"

La guardia carceraria, dopo avergli fatto firmare diversi documenti, gli riconsegnò definitivamente la bacchetta, decretando così la fine di un incubo... e Draco, con le narici dilatate dalla soddisfazione, l'impugnò riassaporando finalmente, dopo quattro lunghissimi giorni, le naturali vibrazioni magiche che si sprigionavano dal suo corpo, che lo attraversavano in ogni sua terminazione nervosa, e che finivano per convergere in quel sottile bastoncino fatto di biancospino e crine di unicorno.

"Ora il custode lo accompagnerà all'uscita, ed una una volta superato il cancello della prigione, potrà smaterializzarsi senza problemi. Tutto chiaro?" Aggiunse la guardia, in tono meccanico, lasciando trapelare la noia di quelle procedure standard, che lui e i suoi colleghi di Azkaban applicavano tutti i santi giorni con ogni prigioniero in uscita.

Al che, Draco sollevò gli occhi freddi dalla sua fidata bacchetta, allontanando dalla mente la sofferenza di quei giorni, vissuti come un mediocre babbano costretto a rifarsi il letto senza la magia... ed annuì brevemente, replicando con voce bassa e secca:
"Tutto perfettamente chiaro, signor carceriere!"

Poi, si allontanò con il suo ineguagliabile portamento aristocratico, voltandosi indietro solo un'ultima volta, per rivolgersi così alla guardia:
"Si presume che adesso dovrei dirle arrivederci, giusto? Ma non credo sia il saluto più appropriato, visto che per rivederla ancora, dovrei finire di nuovo qui dentro! E non è certo nelle mie intenzioni tornare a soggiornare in questa topaia! Quindi... addio."

Senza aspettare una risposta, Draco riprese il suo cammino, pensando già ad altre faccende... ed ovviamente, non si lasciò affatto guidare verso l'uscita dal custode, ma vi si diresse da solo, a causa di quell'orgoglio incrollabile che lo spingeva a non accettare mai l'aiuto di nessuno.
La sua mente intanto, aveva iniziato a correre verso mete che, finalmente, era certo non fossero più così irragiungibili come una volta. Allora, sorrise speranzoso e, non appena mise piede all'aria aperta, inspirò a pieni polmoni, preparandosi alla smaterializzazione.

Draco aveva deciso che non sarebbe tornato a casa sua, nel Wiltshire... o per lo meno non l'avrebbe fatto subito! In realtà, aveva una cosa da fare che reputava molto più urgente di tutto il resto.

Al primo posto nella scala delle sue priorità personali infatti, ora c'era una donna...

Hermione Granger.

Quegli interminabili giorni rinchiuso dentro una cella soffocante, gli avevano dato modo di comprendere ed arrendersi definitivamente all'amore che provava per lei. Dopo tanto dannarsi, Draco era riuscito ad accettare il fatto ineluttabile che quel sentimento prepotente si era insinuato dentro la sua anima nera, e che l'aveva cambiato.
Hermione era diventata il motivo più profondo per cui doveva andare avanti, e Draco giurò a se stesso che non avrebbe più dubitato di ciò. Mai. In nessun'altra occasione.

Da adesso in poi, lei sarebbe venuta prima di ogni altra cosa. Sempre.

***
 

Wallingford, Oxfordshire.

"U-Un momento... quindi... quindi mi state dicendo c-che il bambino maledetto del quadro, è Grindelwald?"

Piagnucolò Ron, terrorizzato dalla prospettiva che il mago oscuro più potente del secolo dopo Lord Voldemort, praticamente non fosse morto.

Hermione però prese a scuotere il capo, per tranquillizzarlo un po': "No, Ron! Non è proprio così!"

Tutti e tre i maghi si trovavano seduti intorno al tavolo della cucina di casa Granger, e stavano ragionando sull'accaduto per trovare possibili soluzioni. Era già passata un'ora da quando Ron aveva strappato per miracolo la sua amica dalle grinfie del piccolo demone che, come aveva presagito Harry tempo prima, aveva aspettato soltanto un'occasione più favorevole per attaccare di nuovo.

Hermione, per fortuna, si era ripresa subito dall'attacco, ed in quel momento stava sorseggiando della camomilla calda per placare i nervi, mentre il libro che conteneva la foto incriminata, era stato legato per sicurezza con delle cinghie di cuoio ben strette, tanto da farlo somigliare a "mostro dei mostri", il manuale di cura delle creature magiche che quello svitato di Hagrid aveva imposto a scuola per le sue lezioni.
Fu proprio lei ad intervenire nella discussione per cercare di spiegare a Ron come stavano le cose. E a conferma del fatto che stesse bene, iniziò a parlare con la sua solita aria da maestrina a cui piace sentirsi più istruita degli altri:
"Il bambino non è l'anima di Grindelwald che continua a sopravvivere alla sua morte, Ron! Tranquillo. Ma il fatto è che... è un po' difficile da spiegare, ecco!"

La giovane strega bevve l'ultimo sorso di bevanda, poggiò la tazza sul tavolo, e poi riprese guardando entrambi i suoi amici con determinazione e sicurezza:
"Io penso che le cose siano andate così, ascoltate... Grindelwald era stato arrestato nel 1945, subito dopo il suo epico scontro con il professor Silente. Quindi, nel 1972 lui era già chiuso a Nurmengard da ben ventisette anni! Probabilmente cercava un modo per evadere mentalmente da tutta quella noia. Grindelwald è stato un mago oscuro potentissimo, non dimentichiamocelo! Forse è riuscito a conservare un po' di magia nonostante la potenza degli incantesimi neutralizzanti del carcere, e così ha dipinto il quadro allo scopo di utilizzarlo come portale verso lo spazio fittizio che c'è oltre di esso. Il posto in cui è morta Pepper, praticamente!"

Ron la guardò dubbioso, e sollevò una domanda che forse poteva sembrare scontata, ma non lo era affatto:
"Sì, ma... per quale motivo secondo te, ha creato quella specie di spazio oscuro?"

Hermione si alzò dalla sedia, depositò la tazza dentro il lavandino e tornò a sedersi incrociando le braccia al petto:
"Presumo vi si rifugiasse per parlare con gli spiriti, ma soprattutto per alleggerire la mente! Ed il compito che aveva il bambino maledetto, era semplicemente quello di fargli da guardia, avvisandolo quando le sentinelle passavano davanti la cella per il giro di ronda. Il problema è che Grindelwald, per dargli vita, credo abbia utilizzato la magia oscura, combinata al suo sangue. Un mix potente, ma sempre molto imprevedibile, che ha scatenato più tardi una serie di eventi che egli non è riuscito a gestire."

Harry, nel frattempo, si tolse gli occhiali per strofinarsi gli occhi stanchi e passarsi le mani sul viso. A grandi linee aveva capito tutto ciò che Hermione aveva spiegato ma, la certezza di sapere perfettamente come si erano svolti i fatti, non lo avrebbe comunque aiutato a trovare più velocemente il modo di distruggere il quadro... In ogni caso, tornò ad ascoltare con attenzione le dettagliate spiegazioni di Hermione, che aveva continuato a parlare senza fermarsi:
"La somiglianza impressionante fra i due è dovuta semplicemente al fatto che Grindelwald ha dipinto il piccolo guardiano a sua immagine! Credo quindi che il demone sia soltanto una sorta proiezione, del suo creatore! Non so se mi spiego..."

Ron, che era più perplesso che mai, gettò un'occhiata fugace ad Harry, ma appena lo vide annuire in segno di comprensione, si arrese alla sua scarsa sagagia, e poggiò la fronte sul tavolo scuotendo il capo:
"No! Io non ci sto capendo niente, a dire il vero. Scusa Hermione eh, però... se come tu affermi, il bambino maledetto non è l'anima vera e propria di Grindelwald ma solo la sua immagine proiettata su una tela... mi spieghi come ha fatto a prendere vita uscendo fuori dal quadro per perseguitare la gente?"

Hermione lo guardò pazientemente, e non riuscì a contenere la piccola risata che le salì alle labbra vedendo l'espressione stralunata del suo amico. Allora si lasciò andare ad una sghignazzata innocente tanto per alleggerire la tensione, e quando si riprese, iniziò a spiegargli con calma:
"Purtroppo possiamo fare solo ipotesi, Ron! Ma sono abbastanza sicura che il bambino maledetto si sia nutrito dell'energia mentale di Grindelwald, approfittando dei momenti in cui egli si rifugiava dentro la tela! Era successa la stessa cosa anche a Draco, quando vi era entrato per cercare l'anima di Damocles Belby! Solo che io, allora, avevo pensavo che fosse il quadro stesso ad assorbire tutta la vitalità delle persone che vi entravano in contatto, invece... era proprio il bambino, a far perdere il senno ai malcapitati!"

Ron si illuminò per un istante, e fermò le spiegazioni dell'amica per dirle, tutto ringalluzzito dalla comprensione:
"Un momento! E' per questo motivo dunque, che quando Pepper è morta, quell'idiota del tuo ragazzo è uscito dal quadro che sembrava più cerebroleso del normale!?"

Hermione lo guardò storto ed arrossì di stizza, senza farsi sfuggire la replica piccata che le passò per la mente: "Ah sì?! Veramente ci sarebbe da indire una gara, per stabilire chi è il più cerebroleso fra voi due, Ronald!"

E mentre il giovane Weasley perdeva tempo a rigirarsi la bacchetta fra le mani per nascondere il disagio, la sua amica riprese il filo del discorso con una punta di irritazione nella voce:

"Comunque... stavo dicendo che il piccolo demone ha assorbito gli ideali raccapriccianti di Grindelwald, la sua cattiveria, il suo modo di fare. Così, è diventato sempre più forte ed autonomo, fino al punto di trasformarsi in un essere perfettamente indipendente, ma soprattutto in grado di muoversi a suo piacimento. Poi, quando Grindelwald si è accorto della pericolosità della sua stessa creazione, se n'è disfatto! Da quel momento, il quadro ha cominciato a vagare per l'Inghilterra fino a giungere a noi, che l'abbiamo intrappolato al Ministero chiudendo il cerchio."

Ron divenne verde per l'orrore: "Per tutte le acromantule della foresta proibita! E come facciamo a far fuori questo parassita demoniaco, dannazione?"

Harry, che stava ragionando fra sé e sé già da qualche minuto, intervenì pensieroso:
"Quando Grindelwald se n'è disfatto, il bambino maledetto si è divertito a terrorizzare tutte le persone che lo hanno posseduto. E' per questo motivo che ha dato il tormento anche a Malfoy? O c'è dell'altro?"

"Sì, Harry!" Gli rispose Hermione che, a malincuore, dovette aggiungere: "C'è dell'altro. Il piccolo demone, avendo assorbito gli ideali del suo creatore, ha ritenuto Draco colpevole di aver tradito gli ideali di sangue a causa mia! La situazione poi, è peggiorata ancora di più quando non abbiamo accettato di pagare il pegno che egli richiedeva per farci uscire dal quadro, quella volta in cui vi siamo entrati."

L'Auror aggrottò le sopraciglia, domandando: "E qual era questo pegno?"

"Una vita umana, Harry! Lui affermava che dovevamo ricambiare il favore che ci aveva fatto permettendoci di parlare con l'anima di Belby. Praticamente dovevo lasciare Draco lì dentro... o rimanere io stessa. Invece, siamo riusciti a scappare, ed il bambino si è preso Pepper per dispetto. Evidentemente però, non gli è bastato. Ed ha continuato a perseguitarci."

Infine, si coprì il viso con le mani ed esclamò, demoralizzata:
"Lui vuole me, Harry! O Draco. Altrimenti non ci darà mai pace."

Seguì un lungo periodo di silenzio: nessuno sapeva più cosa dire. Il fatto era che distruggere quell'oggetto maledetto e il demone che lo abitava, si era rivelato impossibile. Hermione ed Harry, nello stesso istante, quasi si leggessero nella mente, pensarono a tutti i tentativi infruttuosi fatti da Draco Malfoy per disfarsene. E la consapevolezza che egli non ci fosse mai riuscito, li lasciò decisamente atterriti.

A distrarli da quel momento di tetra riflessione, fu un rumore intenso e fastidioso, come... come di cibo sgranocchiato! Che scoprirono provenire dalla bocca piena di Ron.

Quando sollevarono lo sguardo su di lui infatti, lo beccarono con un biscotto in mano e l'aria colpevole.

"Beh? Non posso mangiare?! Avevo fame!" Si giustificò il rosso, ingurgitandone un altro. Poi, una volta liberata la bocca dall'ultimo biscotto, spezzò l'atmosfera tesa dicendo:
"Io vorrei sapere una cosa, comunque!"

Hermione sollevò un sopracciglio: "Cosa vuoi sapere, Ron?"

"Perché il piccolo demone è diventato un Obscurus?"

L'amica sospirò, mettendo su un'espressione di rinuncia totale:
"Se tu a scuola avessi studiato, invece di correre dietro a Lavanda Brown, ora non mi avresti fatto una domanda simile, Ronald!"

Il ragazzo ruotò gli occhi al cielo, poi guardò Harry, fiducioso di trovare qualcuno che lo spalleggiasse, memore dei risultati disastrosi che condividevano ad ogni compito in classe, e gli chiese:
"Tu lo sai?!"

Il cognato però, dopo un breve attimo di incertezza, ammise:
"A dire il vero, sì... l'ho studiato al corso per Auror qualche anno fa!"

La faccia delusa di Ron fu ineguagliabile, come ineguagliabile fu quella trionfante di Hermione, che prese a ripetere meccanicamente le parole di un vecchio libro:
"Un Obscurus è la manifestazione della magia repressa in un bambino, e viene creato quando il bambino stesso tenta di soffocare il proprio talento, o quando viene costretto a farlo per altri motivi. La dimensione e la forza dell'Obscurus però, dipendono dalle emozioni negative provate, e dalla magia innata di chi lo ha creato. Più essa è potente, più potente sarà anche l'Obscurus."

Ron nascose abilmente una smorfia di scherno, per il tono da professoressa McGonagall che l'amica aveva usato, ed infilò una mano nel barattolo dei biscotti, trovandola desolatamente vuota.

"Quindi fammi capire, Hermione! Lui è diventato un Obscurus perché oppresso? E da cosa, scusa? E' a dir poco ridicolo, miseriaccia! Dovrebbero essere le sue povere vittime a sentirsi oppresse da lui, non il contrario!"

Fu Harry però a rispondergli, stavolta: "Io penso che lui abbia generato l'Obscurus dopo essere stato rinchiuso al Ministero! E' stato in seguito ad allora, infatti, che si sono verificate tutte quelle apparizioni in giro per la Gran Bretagna. Probabilmente la sua potenza, dentro l'Ufficio Misteri, era repressa al punto da dar vita alla creatura senza neppure volerlo davvero e, da quel momento, ha cominciato a vagare libero, tornando negli stessi luoghi e nelle stesse case in cui ha sostato il quadro... ovvero il Norfolk, l'Hertfordshire, il Surrey, la Scozia, ed anche il Wiltshire!"

Hermione annuiva ad ogni parola con fermezza e, per concludere, aggiunse:
"Precisamente, Harry! Il suo istinto infatti, è quello di ritornare nei posti in cui ha vissuto, in particolar modo a Malfoy Manor, dove è convinto di avere ancora un conto in sospeso con il proprietario..."

Improvvisamente però, il suono insistente e penetrante del campanello, interruppe il ragionamento, ed i tre ragazzi, ancora seduti intorno al tavolo della cucina, si guardarono un attimo perplessi, domandandosi chi diavolo potesse essere a quell'ora.

"Vai tu, Ron!" Gli fece cenno Hermione, svogliatamente.
L'amico, stupefatto, si puntò il dito al petto e rispose: "Io??? E perché? Sei tu la padrona di casa!"

"Dai, Ron! Non mi va!"

"Non capisco perché tutte le cose più idiote devo sempre farle io!"

Borbottò lui e, detto ciò, si alzò dalla sedia consapevole che mettersi a bisticciare con Hermione Granger era sempre una battaglia era persa in partenza.

Naturalmente, Ron percorse tutto il corridoio lamentandosi e sbuffando come l'espresso per Hogwarts pronto alla partenza... ma quando aprì il portone, si ritrovò a sollevare un sopracciglio, realizzando che le rogne di una giornata partita male potevano davvero essere infinite!
Sull'uscio di casa Granger infatti, si stagliava Draco Malfoy, fresco fresco di Azkaban, e con l'espressione più antipatica che mai!




Continua...








"Il vero amore deve sempre fare male.
Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno.
Solo allora si ama sinceramente."
Madre teresa di calcutta


"Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono.
In questo stesso istante, stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante.
In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero."
Osho

 
   
 
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