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Autore: Mahlerlucia    22/09/2019    2 recensioni
[Yarichin Bitch Club]
{Questa mini-long partecipa alla challenge “Goodbye Summer”, ideata dal gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic & Fanart's World”}
Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo.
(Jean de La Fontaine)
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Questa mini-long partecipa alla challenge "Goodbye Summer" ideata dal gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World

 

Fandom: Altri manga/anime yaoi
Manga: Yarichin Bitch Club
Autore: Tanaka Ogeretsu
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Yui Tamura, Kyousuke Yaguchi (Yacchan)
Tipo di coppia: Yaoi



Pacchetto utilizzato: 'Back to school'

Parole - prompt da inserire: laboratorio, compiti, raduni, dormitori, lavori di gruppo
Canzone: Snoop Dogg & Wiz Khalifa ft Bruno Mars - 'Young, Wild and Free'



 

What about all this mess?


 

You know what?
It's like I'm seventeen again
Peach fuzz on my face
Lookin', on the case
Tryna find a hella taste…


 

Sabato mattina.
Sei al piano di sotto, disperso tra decine di matricole. Qualcuno fra loro ti saluta, altri corrono a nascondersi non appena riescono a riconoscerti. Scene di ordinaria codardia in quella scuola pregna di gente capace solo di chiedere senza concedere nulla in cambio. La stragrande maggioranza di loro era semplicemente interessata a perdere la verginità per spuntarla all’interno di qualche scommessa idiota o patti di bassa – bassissima! – leva.
Tutti pronti a donarsi per un mero tornaconto. Beh, non esattamente tutti. E guarda caso, la più infida gatta da pelare è capitata proprio a te. Ma non è forse più divertente così? Dover lottare per la conquista della propria preda prediletta... non la rende ancor più desiderabile?
I sogni ad occhi aperti – ma pure chiusi – si moltiplicano di giorno in giorno e prendono man mano nuove e più ‘interessanti’ pieghe; inutile specificare che il finale è l’unica cosa che si ripete allo stesso modo in ogni singolo episodio. E non negare! L’alzabandiera non mente mai!

Una volta giunto dinnanzi alla porta della sua stanza, senti lo stomaco rivoltarsi più volte su se stesso. Inizi a tremare e ad avvertire un intenso calore sulle tue guance e... nel bassoventre. Più volte tenti di alzare il braccio per posare la mano sull’uscio e deciderti a bussare. All’ennesimo tentativo punti direttamente alla maniglia, sperando con tutto te stesso di doverla semplicemente abbassare per poter entrare. Sarebbe comunque stato troppo semplice, ma tentar non avrebbe arrecato torto a nessuno, forse.
È aperta!

Spalanchi rumorosamente quell’ostacolo rivelatosi meno insidioso di quanto credessi. Il sorriso beffardo che tenti di mettere in mostra si spegne a ridosso dello squallido spettacolo che ti si para davanti agli occhi: un caos indescrivibile, un disordine mai visto neanche nella stanza del ‘club’ a seguito delle peggiori orge di cui sei stato attivo protagonista. Insomma, non per forza ‘attivo’ dato che sei uno switch a tutti gli effetti, e per tua stessa ammissione.
Ma che cazzo... Che diavolo è successo qua dentro?

“Non mi dovevo fidare di quell’idiota di Kashima. Mi ha dato sicuramente il numero di stanza sbagliato. Questi stupidi vergini...”

“No, Yuu ti ha dato le giuste indicazioni e per questo me la pagherà. Ad ogni modo, benvenuto nella mia umile dimora, Inodoro-senpai! Purtroppo non ho nulla da offrirti e... sono piuttosto sicuro del fatto che questo disordine ti stia infastidendo. Mi sbaglio forse? Eh, peccato. Penso proprio che non riusciremo a sistemare le nostre ricerche qui!


La sua voce. La sua incredibile, meravigliosa e possente voce.
Come può fuoriuscire con tutto questo vigore da un corpo tanto minuto? Sì, ok. Piccolo, ma pur sempre ben messo dal punto di vista della tonicità e dell’elasticità muscolare. D’altronde, è pur sempre l’asso prediletto del club di calcio dell’istituto.
Ti volti con estrema lentezza, completamente ammaliato dal suono emesso dalla punta della sua scarpa che scivola ripetutamente sul suolo. Sembra volerti indicare una piastrella posizionata in malo modo, tra gli altri difetti presenti in quella stanza e ben visibili ai tuoi occhi increduli.
Yacchan si trova poggiato allo stipite della porta, con le palpebre semi-chiuse rivolte al pavimento, le gambe incrociate e le braccia conserte. Indossa ancora il pigiama e stranamente tiene i capelli sciolti. Un occhio è quasi completamente nascosto dalla famosa ciocca che solitamente racchiude in quel codino che ha da sempre attirato la tua vivace curiosità.
Maledizione! È anche più figo del solito! Calma... e facciamo le cose per bene!

“Ehi, Brutto! Hai forse bisogno della mamma per tenere la stanza un minimo in ordine? Non dico che tu debba lucidare pure le copertine dei libri, ma qui si sente quasi puzza di letame!”

Disastro. Non ci sono altre parole per poter definire le tua entrata a gamba tesa su questioni di cui non sai nulla.

“Stai dicendo che non sarei capace di sistemare questa quattro cianfrusaglie?!”

“Cianfrusaglie?! Ci sono sacchi piani di foglie e d’immondizia sul pavimento e... persino sul letto!”

Il tonfo della porta brutalmente richiusa ti fa quasi saltare in aria dallo spavento. Yaguchi ti fissa con una parvenza di nervosismo che poc’anzi non saresti riuscito ad individuare con tanta facilità. Probabilmente hai parlato più del dovuto, come tuo solito. E, sicuramente, lo avrai fatto incazzare, senza nemmeno doverti sforzare di trovare complessi giri di parole. Ormai hai imparato a conoscerlo quanto basta per cogliere quel guizzo d’ira nonostante i suoi palesi – quanto futili – tentativi di nascondere il suo reale stato d’animo. Puoi affermare di averlo in pugno, o quasi.
Incroci le braccia e lo guardi sogghignando. Le sue mani si stringono in due pugni pronti a stamparti lividi in piena faccia. Poco importa se rischia lui stesso di farsi male con la tua pellaccia dura.
Dai, Yacchan! Incazzati! Diventi ancora più eccitante quando sprizzi rancore da ogni poro...

Ma non ti concede alcuna soddisfazione. Al contrario, risponde al tuo sorriso beffardo con uno sbuffo degno delle peggiori considerazioni possibili ed immaginabili. Deglutisci lentamente sperando di non doverti ritrovare infognato nell’ennesima incomprensione verbale dalla quale potresti uscire perdente e umiliato.

“Facciamo un accordo, Inodoro-senpai!”

Un accordo? Di che diavolo stai parlando, Yaguchi? Mi stai forse concedendo una possibilità? Hai capito che con me puoi stare sereno e pensare solo a divertirti? La tua testolina bacata è giunta finalmente a una conclusione del genere per caso?

“Uhm, sentiamo. Dai, spara!”

“Caro Inodoro-senpai...”

“Tamura-senpai! O Tamu-senpai, se ti piace di più!”

“Per gli dèi, come diamine vuoi tu! Caro Tamura-senpai, se pulisci per bene la stanza magari poi... dico... magari, potremmo pensare alle ricerche di scienze. Ma solo se la stanza diventerà abitabile e non puzzerà come in questo preciso momento. Ci stai?”

Eh? Mi hai preso per scemo?

“No, scusa. Tu hai creato questo macello qui dentro e adesso... dovrei pensare io a sistemare tutto? Mi hai preso per la tua domestica?”

“Più o meno. Se non riusciamo a lavorare in questa stanza, sarai costretto a tornare nella tua e fare il lavoro in solitaria. Guarda, un vero peccato. Mi piange il cuore solo a pensarci, sul serio!”

La sua risata spezza il silenzio presente tra di voi, allo stesso modo con cui si permette di frantumare ogni tua previsione per quella mattinata di fittizio studio condiviso. Grugnisci indispettito, per poi ritrovarti a torturare il labbro inferiore. Non t’importa poi molto della stanza a soqquadro, ciò che è stato annientato è ben altro. Si tratta di qualcosa d’intangibile, di illusorio quanto realistico, un elemento a cui ci leghiamo spesso per sopravvivere e che i più tendono a chiamare orgoglio.
Quel ghigno portato all’esasperazione assume toni sinistri che cominciano persino ad inquietarti. Ancora una volta sta rivelando la sua vera essenza di fronte ai tuoi occhi. Ricordi solo in quell’istante quanto quel privilegio sia raro e prezioso nei tuoi confronti.
Questo vorrà pur dire qualcosa, maledetto Yaguchi!

“Da dove dobbiamo iniziare a sistemare questo disastro?”

“Ehm... no, forse non hai capito una cosa: tu pulirai, non io. Io l’ho già fatto tante volte.”

Dischiudi le labbra per cercare di ribattere a quell’idiozia appena sentenziata dal ragazzo per cui saresti disposto a fare qualunque cosa. Persino umiliarti in quel modo. Qualche sacrificio è necessario quando la posta in gioco è così alta, agognata e ‘prelibata’. Comunque...

“Sei un-”

“Qualunque cosa sono, tornerò fra mezzora. E voglio trovare tutto in ordine. Altrimenti... niente ricerca insieme!”

Forse è arrivato il momento di tirare fuori gli artigli o, meglio ancora, i propri assi nella manica. Non può di certo averla vinta sempre lui. Non in ogni dettaglio delle sue assurde richieste dal tono ricattatorio e decisamente poco affidabile.
Pensa davvero che una singola sessione di studio condivisa sia sufficiente per uno come te? È realmente convinto del fatto che a te importi qualcosa di quel vano lavoro che vi ha affidato il professor Hanata? Povero illuso.
Conti già sulla tua personale rivincita, non appena tutta questa assurda situazione te ne darà l’opportunità. Non vedi l’ora di poter dare vita ad ogni tua recondita fantasia quando vi ritroverete a tu per tu tra quelle quattro mura.

Non ti lascia nemmeno il tempo per rispondere. Se ne va di corsa, così come si è palesato giusto qualche minuto prima su quell’uscio già spalancato. Si limita a salutarti con una sonora linguaccia e un sorriso di circostanza seguito da un artefatto ‘Grazie per il tuo duro lavoro, Tamura-senpai. Ci vediamo dopo.’
Ma sarebbe passato davvero? O è stato solo un infimo piano escogitato con l’unico scopo di evitare di passare ulteriore tempo assieme a te? Cerchi di non pensarci mettendoti all’opera.
Per prima cosa porti fuori tutti quei sacchi pieni di cose che in camera non ci dovevano restare neanche per errore. Dai una veloce spazzata al pavimento e spolveri le superfici più in vista. Sistemi il letto pensando solo per un attimo a dove si potessero trovare le lenzuola di ricambio. Pochi secondi si rivelano più che sufficienti per ritrovarti a sentirti ridicolo di fronte a questa stupida preoccupazione. Una lieve scrollata dalla finestra basterà e avanzerà.

Venti minuti più tardi ti ritrovi seduto a terra, con le gambe divaricate e la testa che ciondola in avanti. Un colpo di sonno ti ha sorpreso all’improvviso, quando ancora stavi spolverando la scrivania e la cassettiera. Non sei per nulla abituato a svegliarti ad un orario umano il sabato mattina; figurarsi poi fare le pulizie in territorio altrui.
Ah, Tamura. Come ti sei ridotto per... per...

Morfeo si sentiva decisamente solo senza la tua preziosa compagnia.
 

***

 
“Che cazzo-”

Yaguchi ha mantenuto la parola data ed è tornato a controllare lo stato in cui versa la sua camera dopo averla lasciata in balia della tua totale inesperienza nel mondo delle pulizie domestiche. Non indossa più il pigiama, o almeno così ti è sembrato di primo acchito. Con gli occhi semichiusi e la lucidità ancora annebbiata dal sonno, non puoi certo pretendere di poter distinguere le cose nei minimi dettagli. Ma c’è un particolare che sicuramente non ti sarà sfuggito: il codino. È tornato al suo posto, di nuovo pronto a salvaguardare quello splendido viso d’angelo entrato ufficialmente a far parte della risoluzione definitiva della stragrande maggioranza dei tuoi sogni erotici.

“Ah, ma allora ci sei ancora! Pensavo te la fossi data a gambe dopo non più di cinque minuti.”

Qualcosa vorrà pur significare, che dici?!

Brutto! Sei già tornato?”

“Volevo solo verificare che non mi stessi sfasciando la stanza.”

“E che ti frega?”

“Come ‘che mi frega’? Dove andrei a dormire altrimenti?”

“Camera mia è grande, c’è posto abbondante per due. Anche se il letto è uno solo.”

Inodoro-senpai, sei davvero un povero illuso, ma quasi ammirevole!”

Osservi il suo sguardo perdersi per la stanza, scrutare ogni angolo in cerca di qualcosa da ridire, anche una piccola scemenza su cui poter mettere becco per invitarti ad andartene. Ti mancavano ancora alcune cose da sistemare, ma non poteva di certo pretendere le grandi pulizie di primavera nel giro di poche decine di minuti. Oltretutto, vi trovate in pieno autunno. Così, giusto per precisare.
In un primo momento ti sembra quasi infastidito dal pensiero di dover alzare bandiera bianca di fronte al patto che lui stesso aveva deciso di formulare con te. Un accordo dalle sembianze coercitive, ma pur sempre utile per portarti al tuo obbiettivo primario: passare del tempo con Yacchan. Le modalità non hanno bisogno di ulteriori approfondimenti.
Qualche istante dopo arriva persino a sorridere, ad abbassare la testa muovendola prima a destra e poi a sinistra, per diverse volte consecutive. Deve chinarsi di fronte all’evidenza e la cosa pare costargli non poco.

“Hai davvero sistemato tutto quello schifo che c’era qui dentro?”

“A quanto pare...”

“E ora mi tocca pure tenere fede al patto.”

“E non solo a quello!”

“Cosa diavolo intendi dire?”

“Che nella stesura del patto ci sarebbe una piccolissima clausola. La mia!”

“E di chi altro? Dai, sentiamo questa cazzata, l’ennesima di tante!”

Non c’è nulla da sentire. Le dimostrazioni dirette talvolta valgono molto più delle parole.
Afferri i crini avvolti dall’elastico e lo attiri a te. Lo blocchi immediatamente con un braccio dietro la schiena, onde evitare che possa anche solo pensare di sfuggirti di nuovo, specie dopo aver esaudito i suoi desideri di vendetta. Ti cingi sulla pelle del suo collo bianco e gli rilasci un morso tutt’altro che tenero; così, giusto per ricordargli un attimo chi dovrebbe comandare tra voi due. Avverti la sua assoluta volontà di tirarti ancora una volta una ginocchiata in pieno stomaco o, peggio ancora, sui gioielli di famiglia. Blocchi velocemente la sua gamba, nel goffo tentativo di prenderlo in braccio issandolo dalle natiche.

Yacchan non riesce ad evitare di maledirti in tutte le lingue a lui conosciute, così come non può tentare di liberarsi dalla tua presa, prima di cadere supino sul letto che ti eri degnato di sistemare un minimo; e per un motivo ben preciso.
Protesta, si dimena, cerca di graffiarti e di morderti a sua volta. E tu lo lasci fare, ebbro di sentire ognuno di quei singoli e violenti contatti carnali come parte della vostra unione in piena realizzazione.

“Idiota-senpai, lasciami o ti tiro un calcio sui denti!”

“Che bello! Così poi ti toccherà medicarmi!”

“Non dire stronzate!”

Porti il tuo viso a pochi centimetri dal suo, fino a far incontrare prima le fronti, poi le labbra.
Un bacio sofferto, cercato, macchiato di quel sangue che era fuoriuscito dopo il pesante morso impresso su quello stesso labbro inferiore che poc’anzi tu stesso avevi iniziato a seviziare a causa dell’ansia. Ma nulla ti avrebbe fermato; niente ti avrebbe fatto desistere da quel momento che attendevi e bramavi oramai da mesi.
Gli sollevi la maglietta e accarezzi il suo petto tonico e caldo. Solleciti i suoi capezzoli sino a farlo gemere. Ma lui continua ad insultarti – anche in maniera piuttosto colorita, come consuetudine – tra una rimostranza libidica e l’altra. Le su unghie smettono ben  presto di graffiarti per aggrapparsi alle tue braccia, alle tue spalle; per chiederti in maniera implicita di non fermarti, di non dare retta alle sue remore e alle sue reticenze.

Abbassi l’elastico dei pantaloncini sportivi, così come quella dei suoi boxer. Liberi il suo sesso turgido dalla gabbia formata da quel doppio strato di cotone oramai inutile. Ne lecchi la sommità, provocandogli una scossa di piacere in grado di farlo urlare dalla sorpresa. Lo vedi contorcersi sulla schiena chiedendoti di smetterla, sostenendo di non essere d’accordo, di non averti mai autorizzato a fare una cosa del genere.
Ma tu non credi alle sue parole. Credi solo a quello che il suo piccolo corpo eccitato sta mostrando ad ogni tua carezza, a ogni tuo tocco, delicato o feroce che sia. Reazioni che dicono molto più di lunghi e contorti discorsi di rifiuto perpetrato nel tempo. Sì, quel tempo irrimediabilmente sprecato per nulla.

“Tamura, se ti azzardi a mettere le tue luride mani o... altro... in quel posto, io... io, giuro che non ti rivolgerò mai più la parola. E so... Aaah! E so benissimo quanto questa cosa ti darà fastidio!”

La tua lingua continua a scivolare imperterrita per la sua intera lunghezza, mentre ti sforzi di prestare attenzione alla sue parole. L’istinto ti ha già invitato più volte a trovare un modo per non farlo più parlare, ma la razionalità – o quello che ne rimane – è riuscita a farti desistere fino alla fine da tale intento. Del resto, la minaccia a cui Yacchan ha appena accennato non è proprio il massimo della vita. Non potresti mai sopportare di essere ignorato dalla persona a cui tieni di più in assoluto.
La tua bocca arriva ad avvolgere totalmente il suo membro, muovendosi in maniera sempre più decisa con l’unico intento di arrecargli quanta più goduria possibile.
Le sue grida di piacere diventano musica per le tue orecchie; le sue dita strette tra le ciocche blu dei tuoi capelli si tramutano ben presto in piccoli tentacoli dai quali non vorresti mai più essere liberato.

Lo senti venire direttamente tra le tue labbra, stordito da quel turbine di emozioni che si stanno impadronendo di lui e dei suoi pensieri per la prima volta. Ingoi gran parte di quel seme, come ricordo di quella mattina che di sicuro nessuno di voi due riuscirà a dimenticare tanto in fretta.

Yaguchi riprende lentamente fiato, senza avere né la forza e né il coraggio necessari per poter controbattere.
La sua mano rimane sulla tua testa, ancorata ai tuoi capelli, terrorizzata all’idea di lasciarti andar via dopo quello che è appena successo.
Ed è stupendo così: la sua bocca tace, i suoi gesti parlano, urlano, si rivelano.
 

***

 
La ricerca di scienze.
No, non ve ne siete dimenticati. Non vi siete fatti travolgere al punto tale da procrastinare la sua revisione.
Rileggi le scempiaggini che avevi avuto il coraggio di consegnare prima ai tre componenti di quello che doveva essere un gruppo di studio; in seguito, persino al professore Hanata. Come diamine ti è saltato in mente d’inserire un intero paragrafo – lungo ben due facciate! –  dedicato al ‘colon irritabile’? Doveva essere un approfondimento sul sistema circolatorio, non sui disturbi intestinali!
Yacchan legge il titolo di quel paragrafo e scoppia irrimediabilmente a ridere. Non può certo essere altrimenti considerata l’ingenuità e la superficialità dell’errore commesso. L’imbarazzo prende il sopravvento su ogni tua minima probabilità di giustificazione. Non puoi far altro che maledirti a denti stretti, sperando che non abbia fatto in tempo a leggere anche gli errori di battitura presenti nella breve introduzione che ti sei inventato prima di mandare tutto in stampa. Per un attimo immagini l’espressione incredula di Hanata nel momento in cui si era ritrovato a leggere quel ‘sangue capillaroso’.
Non c’è davvero limite alla fantasia... e alla tua pigrizia.

“Ma sai almeno cos’è il colon, Inodoro-senpai?”

No, m’intendo di altri apparati, io!

“Beh, sono almeno dieci anni, se non di più, che l’intero Universo sa che i pianeti del sistema solare sono otto e non nove. Hai stampato una articolo che parla di Plutone leggermente datato: è del settantasei!”

“Non ho avuto tempo di rileggerlo!”

“Prova ad essere sincero di tanto in tanto, almeno con te stesso!”

La sua espressione corrucciata diviene la risposta affermativa di cui avevi bisogno. O meglio, più che affermativa nel vero senso del temine, corrisponde esattamente alla reazione che aspettavi da tempo.
Difatti, la limpidezza caratteriale è sempre stata uno dei principali punti deboli della contraddittoria personalità del piccolo Yaguchi. Oltre ad essere una delle sue facciate a te più gradite, ovvero la più semplice da imputare e screditare in maniera bonaria.

“Perché ho come la sensazione che tu non stia più parlando di questa dannatissima ricerca?”

“Perché la ricerca era solo un pretesto.”

“Ma dai! Non l’avrei mai detto! Grazie per la preziosa illuminazione!”

Punta il suo sguardo sul tuo viso con l’aria di chi vorrebbe mandarti fuori di lì a calci nelle natiche nel giro di un paio di secondi al massimo. Il ché significa che si è ritrovato ad essere colpito per l’ennesima volta dalle tue parole. In fondo non hai detto nulla che già non sapesse, solo che le cose sono andate in maniera decisamente più precipitosa rispetto a ciò che tu stesso avevi inizialmente pianificato. Se di pianificazione si può realmente parlare, specie quando ci sono di mezzo istinti, pulsioni ormonali e scarso – scarsissimo – stoicismo.

Poggi delicatamente una mano sotto il suo mento e ti avvicini a lui. Lo senti deglutire mentre i suoi occhi si fanno enormi. Dischiude appena le labbra nel tentativo di ribellarsi, ma desiste. Non perché lo voglia realmente, sia chiaro.
È la tua bocca ad impedirglielo, dando via ad un bacio dai preliminari pregni di ribellione. Ti ci vuole qualche minuto per calmarlo, per fargli finalmente comprendere che non c’è nulla di sbagliato in quello che state facendo.
Si lascia avvolgere da quella nuova sensazione di piacere sulla quale sembra non avere alcun controllo. O forse è lui stesso a non volerne avere.
Yacchan, ti mangerei di baci se potessi!

“Dai, dimmelo!”

“Cosa?”

“Che ti è piaciuto!”

Ti afferra per il colletto della camicia e questa volta è lui che s’impossessa delle tue labbra, avido come non ti è mai capitato di vederlo prima. L’ammissione più intensa che potesse fare.











 



Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola flashfic! :)

Ecco mi di nuovo nel fandom di Yarichin Bich Club, ancora una volta con la mia coppia preferita: Kyousuke Yaguchi (Yacchan, per chi lo conosce nella sua versione buona e smielata) e l’amico – pazzo – tutto blu Yui Tamura.
Nell'opera originale Yaguchi si affeziona ad un altro ragazzo, suo coetaneo (Toono). Quest'ultimo però ha una tresca con suo cugino (Kashima) che lui ha sempre invidiato per i suoi modi di fare perennemente cordiali e gentili, arrivando persino ad imitarlo in tutto e per tutto.
Poco prima di tutto ciò, Yaguchi incontra casualmente Tamura, coinvolto in una rissa al termine della quale è risultato 'sconfitto' e dolorante. Decide di soccorrerlo tamponandogli il naso sanguinante con la manica del suo maglione. Da lì in poi, Tamura-senpai perderà letteralmente la testa per lui sbagliando, ovviamente, nei modi.

Il Pov è quello di Tamura. La storia è scritta alla seconda persona e al tempo presente (salvo i flashback).
In questa seconda ed ultima parte, i nostri due ‘eroi’ si ritrovano nella camera di Yaguchi che presenta qualche lieve problemino di ordine interno (da qui il ‘mess’ del titolo). Il più giovane fra i due propone al suo adorato senpai di riordinare quel caos in cambio dello studio condiviso. Sappiamo tutti benissimo che a Tamura dello studio condiviso, sinceramente... Meh! Inizialmente accetta, ma i suoi piani diventano ben più ‘tentatori’ rispetto a quello che aveva inizialmente escogitato. E si sa, la sua pazienza e la sua tolleranza sono praticamente inesistenti quando si tratta di certe questioni che riguardano il suo ‘angelo’ Yacchan. :)

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa challenge di fine estate ideata sul nostro gruppo, la nostra piccola creatura nata grazie alla nostra amicizia e che è già arrivata a spegnere la sua prima candelina.
* kiss kiss *

Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua! **

A presto,

Mahlerlucia

 

   
 
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