Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    01/10/2019    1 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
2.
 
 
 
 
Impegnato a sorseggiare una bibita mentre Alekos e Acaste erano alle prese con le space mountain, nella sezione Tomorrowland del parco, Apollo sorrise a mezzo non appena avvertì nelle vicinanze una presenza a lui conosciuta.

Volgendosi a mezzo, ammiccò al possente Ares in tenuta disneyana e, mentre il suo sguardo indugiava divertito su un una sempre magnifica Afrodite alle prese con alcune foto di rito, chiosò: «Come mai qui, oggi? Non pensavo potesse piacervi un posto simile.»

«Afrodite voleva vedere la sfilata delle principesse…» esordì Ares, sistemandosi meglio le orecchie da Topolino sulla testa, prima di aggiungere a bassa voce: «… ma credo voglia farlo solo per poter criticare i loro vestiti.»

Apollo rise sommessamente mentre Afrodite, a poca distanza da loro, si stava esibendo in un selfie davanti alla torre di Tomorrowland al solo scopo di postarla su Instagram.

«Sarebbe da lei» ammise Apollo, gettando nel cestino la lattina di Coca-Cola ormai vuota. «Cercavate Alekos, per caso?»

Annuendo con vigore – e facendo così ricadere in avanti le orecchie da Topolino – Ares ammise: «Sono passato da casa sua poco fa, e Athena ci ha detto che era qui con te. Si sta divertendo, almeno? Quel ragazzo passa troppo tempo sui libri, a causa delle scuole umane, e dimentica di vivere la sua vita.»

«Non sei il solo a pensarlo, credimi» ironizzò Apollo, fissandolo pieno di curiosità. «Comunque, credo che il parco gli stia piacendo. Non mi è parso infelice.»

«Potrebbe ambire a ben altri sollazzi, ma Athena si è arrabbiata a morte, quando ha saputo dove l’ho portato l’ultima volta» scrollò le spalle Ares.

«E’ con una ragazza» sottolineò a quel punto Apollo.

Ares si ringalluzzì subito, a quella notizia, e replicò: «Finalmente si è deciso a uscire con una femmina? Cominciavo a preoccuparmi all’idea di dovergli cercare qualche bel fanciullo. Non ne conosco molti, e per la maggiore non andiamo molto d’accordo, ma mi sarei messo d’impegno, per lui.»

Apollo non resistette più e scoppiò a ridere, attirando così anche l’attenzione di Afrodite che, raggiuntili con la sua solita classe innata, sorride ai due dèi e domandò: «Cos’hai detto, ad Apollo, per farlo ridere così?»

«Gli ho solo detto che mi sarei impegnato a trovare dei fanciulli da presentare ad Alekos, nel caso in cui fosse risultato che le donne non gli interessavano» brontolò Ares, contrariato. «Uno non può neanche comportarsi un minimo civilmente, che lo prendono in giro subito. E poi vi chiedete perché preferisco agire d’impulso, piuttosto che parlare.»

Rabbonendolo con un dolce bacetto sulla guancia, Afrodite fissò curiosa Apollo e gli chiese: «Come mai siete entrati in argomento?»

«Perché oggi ho pensato di portarlo fuori assieme ad Acaste. La conosci, Afrodite?» scrollò le spalle Apollo.

Afrodite si illuminò in viso, a quelle parole, ed esalò: «Oh, che dolce cosina! E’ un’oceanina davvero molto carina! La adoro! Ho passato un po’ di tempo con lei e Persefone, e posso dire che è davvero una cara ragazza. Ma come mai ti sei preso questo impegno?»

Tornando serio, Apollo tornò a guardarsi intorno con espressione pensierosa e ammise: «Ciò che è successo a Hermes mi ha fatto pensare. Ho passato secoli nella solitudine del mio tempio, estraniandomi dal mondo e dal tempo che passava, lasciando che questo mi scorresse sulla pelle senza darvi alcun peso. Mi prendevo i miei sollazzi, ovviamente, ma non li sentivo veramente. Era come sei fossi sempre da qualche altra parte. Mai veramente io.»

«Se devi fare della filosofia, me ne vado» borbottò Ares, ricevendo per diretta conseguenza un pizzicotto sul braccio da Afrodite.

«Lascialo parlare, Ares…» lo redarguì la dea, annuendo poi ad Apollo perché proseguisse.

«Nel bene e nel male, Hermes ha vissuto una vita più piena della mia e, anche se ha sofferto molto per la perdita dei suoi amici e della donna che amava, credo ne sia comunque valsa la pena. La stessa Athena ha rischiato, e pur con le sue perdite, ha una famiglia splendida che ama, e da cui è riamata. Io cos’ho, invece? Mi sono limitato a crogiolarmi nella mia immortalità, senza godere appieno di nulla, e gli unici legami abbastanza forti che mi erano rimasti erano con voi e le mie sorelle. Credo in tutta sincerità che sia stata una perdita di tempo» ammise Apollo, scrollando le spalle.

«Quindi, ti stai dando al baby-sitting?» ironizzò Ares, mentre Afrodite sospirava affascinata per le parole profonde di Apollo.

Apollo rise della battuta del fratellastro e asserì: «Anche. Ma soprattutto, voglio cominciare a godermi di più la mia nuova, grande famiglia allargata, e desidero cominciare a capire davvero cosa mi circonda.»

«Lo dicevo, io… argomenti troppo profondi, per i miei gusti» celiò Ares, dando una sonora pacca sulla spalla di Apollo, che tossicchiò per diretta conseguenza. «Lasciati andare a basta, senza troppi arzigogoli mentali. Quelli, fanno venire solo il mal di testa… e se ne può fare anche a meno.»

«Il solito buzzurro» si lagnò Afrodite, sospirando affranta.

Apollo sorrise nonostante tutto e, annuendo, ammise: «Forse hai ragione, Ares. Penso troppo, e questo mi crea ulteriori problemi. Dovrei semplicemente lasciarmi andare e basta.»

Aprendosi in un sorrisone soddisfatto, Ares ghignò a una esterrefatta Afrodite e ghignò: «Visto? HO RAGIONE IO.»

«Ce lo rinfaccerà fino alla fine dei tempi» esalò la dea, scuotendo il capo per l’esasperazione.

Ares tendeva a crogiolarsi nell’autocompiacimento assoluto, quando riceveva dei complimenti inattesi, fosse anche soltanto per il gusto di un gelato, o il colore di un oggetto. Quell’ammissione lo avrebbe mantenuto in uno stato di gloria per settimane intere.

Apollo sorrise divertito da quella scenetta ma, non appena intravide le figure di Acaste e Alekos – mano nella mano – di ritorno dalle space mountain, si volse dalla parte opposta e sussurrò: «Fate finta di nulla… stanno tornando e…»

Afrodite non fece in tempo a imitare Apollo che Ares si sbracciò per farsi vedere dal nipote, richiamandolo poi a gran voce e facendogli i complimenti per la sua nuova conquista.

Afrodite e Apollo guardarono sconsolati l’intera scena mentre Alekos diventava vermiglio in volto e Acaste si faceva piccola piccola, quasi volendo scomparire dietro le spalle del giovane semidio.

Ares poteva incutere un certo timore, quando lo si vedeva per la prima volta… anche se aveva le orecchie di Topolino in testa e indossava la maglietta di Pluto.

«E’ davvero un buzzurro» si lagnò Afrodite, passandosi una mano sul viso con espressione sconvolta.

Apollo non fu da meno e, scuotendo il capo, borbottò: «Alekos non vorrà più uscire con me, dopo questa tirata… e zio Poseidone non mi affiderà mai più Acaste. Bel risultato.»

«Scusa, Febo. Non pensavo che, venendo qui, avremmo fatto un simile disastro. Pensavamo soltanto di unirci a voi per una giornata in compagnia» sottolineò Afrodite, spiacente.

«Tu non centri nulla, …è Ares a essere una mina vagante» sospirò Apollo, sconsolato.

Nel vederli tornare assieme, Ares nel mezzo e i due giovani sui lati e attorniati dalle braccia possenti del dio, Apollo pregò che quella giornata non andasse a catafascio. Non voleva mandare in malora il suo rapporto con Alekos a causa delle intemperanze del fratello e, men che meno, voleva essere inseguito dai tritoni dello zio per aver fatto angustiare Acaste.

«Che ne dite se andiamo tutti all’Alien Pizza Planet?» propose tutto contento Ares, sorridendo al fratello e alla compagna.

Alekos si dichiarò d’accordo e Acaste, nel curiosare il viso del ragazzo oltre lo sbarramento offerto dal fisico possente di Ares, domandò: «Cos’è la pizza?»

Sorridendole, lui le disse: «La cosa più buona del mondo. Vedrai.»

Ciò detto, si svicolò dalla stretta leggera di Ares e riprese per mano Acaste, avviandosi poi verso la pizzeria assieme all’oceanina, seguito a breve distanza dai tre adulti.

Sogghignando soddisfatto, Ares sussurrò: «Bravo ragazzo. Prendi l’iniziativa.»

Apollo e Afrodite lo fissarono straniti e Ares, gonfiandosi come un pavone, disse loro: «Se il ragazzo si fa spaventare dalla presenza di un adulto, allora vuol dire che non ha intenzioni serie, ed è meglio che stia lontano dalla ragazza in questione. Visto che invece si è mosso, pare che Alekos sia interessato a conoscere meglio la fanciullina, perciò non mi immischierò più.»

«Non ti facevo così percettivo» esalò Apollo, squadrando il fratellastro con espressione sorpresa.

A sua volta, Afrodite mormorò ammirata: «Sapevo che, stando con me, qualcosa avresti imparato sull’amore!»

Ares li fissò con aria superiore, asserendo: «Le più grandi guerre sono nate a causa dell’amore. Ricordatevelo. Sono perciò informatissimo sull’argomento.»

Apollo tossicchiò al solo sentire quelle parole e replicò cauto: «Ehm… l’idea non è di scatenare una seconda guerra tra Athena e Poseidone… lo sai, vero?»

Ares impiegò alcuni istanti prima di comprendere le parole del fratellastro e, un po’ meno sicuro di sé, borbottò: «Dite che potrebbe succedere?»

Prima che Apollo potesse rispondere, Afrodite prese entrambi gli dèi sottobraccio e, lapidaria, sentenziò: «Se uno solo di voi due emette fiato, chiamerò Deimos e Phobos perché vi diano la caccia. Lasciateli in pace e fatevi gli affari vostri! Sono giovani, belli e immortali! Non hanno bisogno della vostra supervisione…»

Illuminandosi poi in viso, aggiunse sibillina: «… ma solo della mia

Le due divinità sospirarono scoraggiate e, mentre Afrodite aumentava l’andatura per raggiungere i giovani, ormai all’interno della pizzeria, Apollo borbottò: «Alekos ci odierà a vita.»

«Voi due, forse, ma non potrebbe mai odiare la dea dell’amore» chiosò convinta la dea.

«Aspetta un momento, tesoro…» borbottò Ares, puntando di colpo i piedi e bloccando di fatto l’avanzare della compagna.

Afrodite lo fissò leggermente irritata ma, quando sentì Ares proseguire nel suo discorso, si illuminò tutta, perdendo di colpo ogni altro interesse.

«… credo che quei ragazzi laggiù desiderino fare una foto con te. E’ già da un po’ che ti fissano, e tu non vuoi rendere infelici i tuoi fan, vero?»

«Assolutamente no» scosse il capo Afrodite, lanciando un’occhiata turbata alla facciata colorata della pizzeria prima di dire risoluta: «Ci metterò solo cinque minuti… forse sei. Teneteli d’occhio per me e non parlate. Devo pensare io a questa cosa.»

Ciò detto, si allontanò con passo elegante per raggiungere il nutrito gruppo di ragazzi che avevano attirato l’attenzione di Ares.

Soddisfatto, il dio della guerra ghignò all’indirizzo di Apollo e celiò: «Athena non potrà più accusarmi di non usare il cervello.»

Sorpreso, Apollo esalò: «Non mi dire che le hai raccontato una bugia?!»

«Non proprio… la stavano effettivamente guardando da un po’, ma non ho la più pallida idea se siano tra i suoi follower o meno» scrollò le spalle Ares, sospingendo lontano Apollo. «Porta via quei due ragazzi e scusati con entrambi. Non era mia intenzione rovinare loro la giornata, ma mi rendo conto solo ora che avere Afrodite alle calcagna significa avere una che ti prepara le bomboniere prima del tempo.»

Trovando il gesto di Ares assai lodevole e comprensivo, il dio della musica chiosò: «Vuoi davvero bene a quel ragazzo, eh?»

«Non so se sia lui, o se il suo dono possa condizionarmi, ma gli voglio davvero un mondo di bene, e non voglio che soffra» ammise senza remore Ares. «Persino mia sorella Eris ne è in qualche modo attratta. Lei che è la discordia fatta persona, è comunque assai incuriosita da Alekos. Sarà che sono antitetici e, come sai, gli opposti si attraggono, ma tant’è.»

Volgendosi poi a mezzo, fece un cenno col capo in direzione di un gruppetto di turisti e aggiunse: «Eccola là, nascosta in mezzo a quelle persone. Proprio come al solito… quando Alekos esce, lei si trova sempre nelle vicinanze.»

Sinceramente sorpreso – non si era mai reso conto degli spostamenti di Eris! – Apollo domandò: «Ti ha mai spiegato perché lo fa? E Athena lo sa?»

«Eris che spiega qualcosa?» lo irrise Ares. «Mi staccherebbe la testa a morsi, piuttosto che darmi qualche spiegazione… ma non è per fargli del male. Credo che ne sia incuriosita per una ragione tutta sua, ma non ha intenzioni malvage. Quanto ad Athena, credo lo sappia. Le ho viste una volta mentre si parlavano, e Atty non sembrava per niente nervosa, per cui…»

Sempre più sorpreso, Apollo scosse il capo, pieno di incredulità, ma Ares non gli permise di crogiolarsi troppo in quella confusione estemporanea e, lapidario, dichiarò: «Portali via, prima che finisca di fare i selfie. Io mi inventerò qualcosa, ma voi andate

Apollo assentì, preferendo accantonare il discorso Eris per un altro momento e, quando infine raggiunse l’Alien Pizza Planet, scovò Alekos e Acaste alle prese con una fetta di pizza a testa.

Spontaneamente, si ritrovò sorridere di fronte al sorriso di aperto e puro piacere di Acaste e, nonostante l’urgenza che ne muoveva i passi, si prese il suo tempo per poter godere del suo genuino apprezzamento.

Da quanto tempo lui non provava un simile godimento per le cose che lo circondavano? Da quando, tutto gli era giunto a noia?

Preferendo non farsi ammorbare dai suoi stessi dubbi, Apollo li raggiunse in tutta fretta e, dopo essere scivolato sul sedile di uno dei divanetti dove si erano accomodati, mormorò frettoloso: «Siamo braccati da Afrodite, perciò dovremo fare una fuga frettolosa da un’altra parte. Avete qualche idea?»

Ingollando in fretta il pezzo di pizza che stava masticando, Alekos sospirò e domandò: «Vuole maritarci prima del tempo, per caso?»

Apollo si ritrovò ad arrossire suo malgrado e, nell’osservare pieno di contrizione la dolce Acaste, trovò soltanto il suo sorrisino pieno di divertimento e due occhioni azzurri colmi di ironia.

«Ah… temo che le sue intenzioni siano più o meno queste. Ares si scusa. Non pensava che le cose sarebbero precipitate a questo modo» ammise Apollo, scuotendo il capo.

«Alekos me ne ha accennato subito dopo essere entrati qui…» ammise con candore Acaste, scrollando le spalle come se nulla fosse. «… e ci ha anche tenuto a scusarsi, ma io trovo tutto molto divertente. Sono solita annoiarmi molto, sul fondo dell’oceano, anche se non oso lagnarmi coi miei genitori, visto che vivo nella bambagia, per così dire. La giornata di oggi, invece, è così diversa dal solito e così frenetica, che non potrei davvero sognarmi di lamentarmi per qualcosa.»

Sorseggiando la propria bibita per un istante, Acaste terminò infine di dire: «Inoltre, la divina Afrodite segue soltanto i propri istinti, perciò non avrei nulla da rimproverarle. Solo, mi spiacerebbe deluderla.»

Apollo si ritrovò a sorriderle pieno di incanto e di ammirazione per quella giovane così intelligente e ingenua al tempo stesso e, nel darle un buffetto su una guancia, replicò: «Non dirglielo mai, o ti farà sposare qualcuno immediatamente.»

«E’ per questo che abbiamo cominciato a mangiare prima del tuo arrivo, zio. Stavo già programmando una fuga» ammiccò Alekos, divertito. «Zio Ares, quindi, si prenderà la colpa di tutto?»

«A quanto pare, sì» assentì il dio della musica, rialzandosi in piedi. «Hai già provveduto a pagare, Alekos?»

«Ho già fatto tutto» annuì il giovane, tenendo per sé solo il bicchiere di Coca-Cola, che ancora non aveva terminato.

Acaste li seguì piena di divertimento e di aspettativa e, non appena ebbero raggiunto il retro del locale, lontano da sguardi indiscreti, domandò: «Ora cosa facciamo?»

Alekos le sorrise, prendendola per mano, e dichiarò: «Che ne dici della Walk of Fame?»
 
***

Osservare Acaste e Alekos che si scambiavano domande e risposte come in un talk show, e tutte inerenti ai nomi che comparivano lungo la Walk of Fame, era più divertente di quanto avesse pensato in un primo momento.

L’oceanina balzellava da una stella all’altra della rinomata Via degli Artisti con la leggiadria di una farfalla, citando con competenza attori e attrici, piuttosto che cantanti di varie epoche e stili. Alekos, comunque, non era da meno e, alle domande sibilline di Acaste, riusciva sempre a rispondere esattamente.

La subitanea sorpresa di Apollo nello scoprirli così preparati, si sostituì ben presto al piacere di sentirli parlare e ridere assieme. Alekos si impegnava a metterla alla prova con nomi di artisti sempre più vecchi o poco conosciuti, ma la ragazza non sembrava avere difficoltà a rispondere a ogni singola domanda.

Il dio della musica, silente e in assorta contemplazione, si godeva quello spettacolo senza dire nulla, gustandosi quei momenti di serenità come un assetato di fronte a una fonte fresca.

Osservando la spontaneità di Acaste e la serenità di Alekos, Apollo ebbe la riprova di quanto si fosse perso, in quei secoli, e quanto Athena, Hermes o la sua stessa gemella avessero cercato nel mondo dei mortali.

In quanto dèi, beneficiati di una lunga vita, potevano ottenere facilmente qualsiasi cosa, o vivere avventure al di fuori dell’immaginario umano… eppure, l’inedia tendeva a prenderli tutti. Nessuno escluso.

Il logorio del tempo aveva, su di loro, l’effetto di renderli insensibili e lontani dai destini dei mortali, e questo aveva spaventato Apollo nel momento stesso in cui Hermes aveva rischiato di morire per mano di Érebos.

Per quanto potesse terrorizzarlo l’idea di affezionarsi a una persona che, nel breve decorrere di qualche decennio, avrebbe potuto – e dovuto – perdere, trovava che fosse più bello e più vero sentire - e provare - amore, affetto e devozione. Soprattutto verso i mortali.

Quei sentimenti gli erano divenuti estranei, nel corso del tempo, e anche le grandi passioni da lui provate nella sua giovinezza immortale, erano divenute per lui solo ricordi dolci, ma lontani e sbiaditi.

Vedere Hermes a un passo dall’abisso proprio a causa dei sentimenti dirompenti provati per degli esseri mortali, gli aveva posto dinanzi agli occhi una verità tutt’altro che piacevole.

Si era indurito. Era divenuto simile a una delle statue che lo raffiguravano in molteplici pose plastiche, ma fredde. Non veritiere del suo vero Io.

Questo non gli faceva di certo piacere, ma gli era divenuto ormai evidente.

Quando aveva preso in braccio per la prima volta Xena e Buffy, quella verità lo aveva fatto sentire quasi incapace di mostrare alle nipoti il suo amore per loro. Persino l’interesse per Alessandra e la sua decisione di prenderla come pupilla, era stata più una piccola ripicca nei confronti di Achille, che un vero e proprio interesse personale.

Fu forse per questo che, a un certo punto, Apollo avanzò verso i due ragazzi – impegnati in un’allegra discussione sulla bravura di Frank Sinatra – e li abbracciò stretti.

Subito, Alekos sgranò gli occhi per la sorpresa e, nell’avvolgere un braccio attorno alla vita stretta del dio, mormorò: «Va tutto bene, zio… fa un po’ male, all’inizio, ma poi passa.»

Sorridendo, Apollo assentì muto e Acaste, nell’osservarlo preoccupata, domandò: «Qualcosa non va, Febo?»

«No, va tutto bene, Acaste. Solo che voi due siete splendidi, insieme, e mi avete arrecato una gioia molto grande, oggi» le spiegò lui, lasciandoli infine andare con un sorriso un po’ imbarazzato a illuminargli il viso.

Arrossendo di pura delizia, Acaste allora disse: «Sono lieta che stare in mia compagnia possa avervi… averti arrecato gioia, Febo. Io mi reputo piuttosto ordinaria, ma sono felice di poter essere stata di aiuto in qualche modo.»

«Credimi, la tua spontaneità e la tua gioia di vivere sono tutto tranne che ordinarie, Acaste» replicò Apollo, dandole un buffetto sulla guancia.

Quando, però, si volse per compiere lo stesso gesto con Alekos, Apollo si ritrovò ad affondare il suo sguardo in quello attento e preoccupato del nipote che, turbato, mormorò mentalmente: “Sei sicuro che vada davvero tutto bene? Pa’ è ancora piuttosto turbato dalla faccenda di Hermes, e non vorrei dovesse rifare ciò che ha fatto. Ne soffrirebbe moltissimo, e io non voglio vedere soffrire Érebos.”

Intenerito dalle preoccupazioni del nipote nei confronti del suo patrigno, Apollo asserì per contro: “Non temere per me, né per Érebos. Anzi, apprezzo queste sensazioni destabilizzanti. Erano ciò che cercavo da tempo, ma non sapevo esattamente come esternarle.”

“Per questo, con Buffy e Xena, sei sempre così a disagio?” ipotizzò Alekos, sollevando le sopracciglia per la sorpresa e la comprensione.

“Esatto… mi sono reso conto di essermi assai arrugginito, in questi secoli, e di aver tagliato fuori dalla mia vita sensazioni che, un tempo, bramavo come l’aria nei polmoni. Ora che desidero riaverle per me, soffro, ma è una sofferenza che ho cercato e che desidero. Non ti preoccupare, perciò.”

Alekos assentì più tranquillo e Acaste, sorridendo fiduciosa a entrambi, disse: «Gradirei mangiare un po’ di gelato, se fosse possibile. Alekos mi diceva che è molto buono.»

Apollo annuì con vigore e, avvolte le spalle di entrambi, dichiarò: «Dovrò scambiare due paroline con Oceano e Teti, ma anche con Persefone. Va bene il cinema, va bene la musica, ma ogni tanto va bene anche passeggiare all’aria aperta!»

Acaste e Alekos assentirono con una risata piena di divertimento e Apollo, in cuor suo, accolse con piacere il tuffo al cuore che provò nel sentire nuovamente il suo animo agitarsi e riscaldarsi al suono di quelle risa.

Era bello tornare a percepire quelle emozioni così contrastanti, sottili e subdole, che potevano portare alla gioia più totale così come allo sconforto completo.

Nel bene e nel male, lui voleva sentire. Non voleva ridursi a essere l’ombra di se stesso.

“E’ questo che tiene lontani zia Artemide, mamma e il nonno…” gli trasmise Alekos, spiacente.

“Temo di sì. Ma è difficile dare dei consigli al proprio padre, quando quest’ultimo non è disposto ad accettarli” asserì Apollo, sapendo di avere ragione.

Pur provando a conferire con Zeus, Apollo non avrebbe ottenuto niente di buono. Finché il padre degli dèi non avesse deciso di cambiare rotta in prima persona, nessun suo gesto distensivo sarebbe servito a far allentare la tensione tra lui e le sue figlie.






N.d.A.: Apollo affronta di petto i dubbi circa il suo futuro e comprende quanto, il tempo e la solitudine, lo abbiano indurito, e quanto la rinnovata vicinanza alle sue sorelle e fratelli, lo stia spingendo a provare nuovamente sensazioni che pensava di aver perso. Stavolta, però, si rende conto di stare vivendo in modo più intenso e sì, più maturo, e questo lo destabilizza un po', così come preoccupa non poco Alekos.
Apollo però lo rassicura; non avremo un Hermes 2 - la vendetta. (ve lo prometto)








 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark