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Autore: cussolettapink    28/10/2019    5 recensioni
“Davvero? Il nuovo arrivato è una ragazza e non un ragazzo? Ma cosa le sarà saltato in mente?!?” Una voce la distrasse dal guardarsi intorno e la fece concentrare invece sul discorso appena iniziato nella stanza che ancora non aveva visitato.
“Sicuramente” si aggiunse una seconda voce “è una poco di buono! Chi mai verrebbe a stare in un dormitorio con soli maschi?!”.
La ragazza stava per abbassare la maniglia e manifestare la sua presenza quando una terza voce – che le sembrò leggermente familiare – si aggiunse alla conversazione.
“Louis, non essere come sempre così prevenuto, magari è una brava ragazza che è solo interessata a trovarsi vicina per frequentare le lezioni”.
Sorridendo nel trovare una persona disposta a trattarla con gentilezza, la ragazza entrò nella stanza proprio nel momento in cui quella famosa terza voce finì la frase.
“O forse, è semplicemente una t**** in cerca di divertimento”.
La sorpresa per la frase completamente assente di tatto o gentilezza non preoccuparono neanche lontanamente la ragazza perché, nel momento in cui individuò il ragazzo che aveva parlato, si sentì raggelare.
Il ragazzo che l’aveva appena offesa niente di meno era che Harry
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 14 – Something as broken.



Il turno di quella serata fu devastante per la ragazza. Le due feste di compleanno si erano dimostrate più ingestibili di quanto pensasse e l’orario di chiusura era stato abbondantemente superato.

Harry attese che anche la ragazza terminò di cambiarsi per poi avviarsi con lei verso il dormitorio.

“Styles, cosa ne diresti se per le prossime settimane coprissi tutti i tuoi turni? Ovviamente come cosa nostra, a fine mese comunque avresti il tuo stipendio come se fossi venuto tutto il tempo”.

“Tolkin ho sempre sospettato che tu fossi fuori di testa ma in questi giorni me lo stai solo confermando di più! A parte che sai benissimo che non ho bisogno di soldi, quindi non saprei che farmene di due settimane in più o meno, per quanto mi riguarda potresti prendertele tu. La domanda però è, perché?”

“In cambio vorrei che tu mi appoggiassi nel partecipare alla gara sportiva”.

Il riccio, che stava camminando accanto alla mora, si bloccò bruscamente e la fissò.

“Ancora?!? Non rinunci proprio mai eh? La mia risposta è sempre no! Basta sul serio Tolkin, stai davvero stravolgendo troppo quel dormitorio. Passino alcune cose ma su questo non cederò mai. Se hai già convinto qualcuno fidati che dopo che ci avrò parlato lo farò rinsavire. Chiusa la questione”.

“PER FAVORE!” scoppiò la ragazza, già con gli occhi lucidi.

“Se non parli chiaramente non posso capirti, lo sai vero?” parlò più tranquillo il riccio, guardando come la ragazza sembrasse sinceramente scossa.

“Non posso parlarti chiaramente, perché non puoi semplicemente dimostrare un po’ di solidarietà con una tua compagna? Cosa cazzo ci trovi di così appagante nel fare lo stronzo in qualsiasi situazione?! Cosa ti piace nel pensare che siamo visti come feccia da tutto il campus? Cosa?! E’ un gioco perverso della tua testa per andare contro a tua madre?  I capricci di un ragazzino viziato che non sa manco cosa vuole combinare nella vita?! Dimmi cosa è ch-“

La ragazza si interruppe di colpo, vedendo lo sguardo sempre più scuro del riccio. Indietreggiò di scatto quando lo vide avvicinarsi, spaventata da quello sguardo che mai prima d’ora gli aveva visto addosso.

“Tolkin, hai davvero superato il limite. Se pensi di aver passato dei giorni di inferno i primi tempi vedrai ora come ti ridurrò, pregherai per andartene da questa scuola di figli di papà che tanto disdegni. Non ti farò arrivare neanche al primo quadrimestre, è una promessa. Tornatene da sola” terminò, incamminandosi da solo verso il dormitorio con un’andatura velocissima.

La ragazza a quel punto scoppiò a piangere, non riuscendo a sopportare oltre tutto il peso che aveva ricevuto in quei giorni.

Appena entrata al campus si diresse verso il suo dormitorio, fermandosi però a una cinquantina di metri e appoggiandosi contro un albero, ancora troppo scossa dai singhiozzi e poco pronta ad affrontare i suoi compagni e le eventuali domande, nel caso ce ne fossero state e il riccio non avesse già convinto tutti quanti a fare muso duro contro di lei.

Sapeva quanto quel lavoro servisse alla madre, alla sua famiglia.

Una volta realizzato quello, si alzò da per terra e si diresse verso il dormitorio a cui Tod Rider apparteneva.

Bloccò un primino sulla porta, chiedendogli se poteva entrare e chiedere a Rider di scendere.

“Tolkin, che sorpresa. Cosa ci fai qui?” domandò lui sorridendo beffardo, quasi compiacendosi delle lacrime che la giovane – come si poteva facilmente intuire dalle guance ancora arrossate e dagli occhi rossi e lucidi – aveva appena finito di versare.

“Sono qui per dirti che è inutile che tu mi dia una settimana di tempo, il mio dormitorio non parteciperà mai alla gara quindi… dimmi cosa vuoi da me per lasciar in pace mia madre”.

“Tolkin, sei così noiosa. Quando sei riuscita a cancellare il video nei tempi richiesti ho pensato davvero che mi sarei potuto divertire con te ma a quanto pare sei una delusione…” il sorriso divertito del giovane suggeriva tutto tranne che stese provando noia o dispiacere.

“Rider, dimmi cosa vuoi!”.

“Voglio te, da domani sarai la mia fidanzata. Diremo che mi hai pregato per fidanzarmi con te e io in un estremo atto di carità ho ceduto. Sarai tutta carina con me, riconoscendo però il mio esserti superiore. Dovrai farlo in qualsiasi momento io ti starò nei paraggi – cosa che non temere comunque non succederà spesso al di fuori della classe – e voglio che questa falsa inizi da subito”.

“Non ci crederà mai nessuno, a cosa servirebbe tutto questo?” domandò stralunata la ragazza, non capendo la natura della richiesta del giovane.

“Non mi importa che si scopra o no, mi annoio e ho trovato un passatempo che potrebbe rivelarsi divertente. Ovviamente non ti pagherò nulla, sia mai che tu possa pensare di approfittarti di questa cosa.”.

“Non li voglio i tuoi maledettissimi soldi!”.

“Bene, direi che è ora di tornare nel tuo schifo di casa, tesoro”.

Storcendo il naso, la ragazza strinse i pugni ma non rispose alla provocazione sul suo dormitorio.

Fece per girarsi per andarsene quando si sentì afferrare prepotentemente per un braccio e rigirare verso il biondo, che in meno di pochi secondi posò poco delicatamente le labbra sulle sue in un bacio.

Quando la ragazza provò a staccarsi, troppo scioccata dall’accaduto, il ragazzo aumentò la presa sui suoi polsi e la costrinse a rimanerle vicina.

“Non provare mai più a staccarti se ho voglia di un bacio Tolkin, sei il mio giocattolino non scordarlo se non vuoi che tua madre si ritrovi di nuovo in mezzo alla strada”.

La ragazza si morse il labbro quasi fino a farlo sanguinare, annuendo lentamente.

“Un’altra cosa: Voglio che da domani tratti di merda tutti i tuoi compagni di dormitorio, non ti voglio veder parlare con nessuno, neanche con Meghan. D’ora in avanti dovrai parlare e interagire solo con me, se riterrò che tu non sia troppo imbarazzante forse ti permetterò pure di venire a qualche uscita con i miei amici ma non contarci troppo”.

“Rider, tutto questo quando finirà?” domandò solo, troppo scossa per chiedere altro.

“Quando ne avrò voglia io Tolkin, sei nelle mie mani. Mi sento magnanimo comunque, hai fino all’inizio della gara sportiva per riscattare la mia prima richiesta e metter fine alla nostra storia, altrimenti posso garantirti che mi divertirò un sacco a renderti la vita un inferno”.
 

Il ritorno verso il dormitorio fu terribile per la ragazza, che si ritrovò di nuovo a dover camminare cercando di vedere la strada attraverso la patina di lacrime.

Evitò con lo sguardo i pochi coinquilini che ancora erano alzati e si diresse di corsa in camera, cacciando quasi un urlo nel momento in cui si accorse di non essere sola.

“Louis! Cosa diamine ci fai qui?!” parlò con la voce strozzata, forse sempre più vicina a una crisi di nervi.

“Harry è tornato mezz’ora fa e ha ordinato a tutti di non rivolgerti mai più la parola, cosa diamine hai combinato per farlo arrabbiare così tanto?! Sembrava che avessimo tutti trovato un equilibrio e invece ora stiamo peggio di prima”.

“Abbiamo litigato e gliene ho dette di pesanti, sapevo che non scherzava quando mi ha detto che avrebbe fatto in modo di rendermi la vita impossibile. Vedrai che avrà da ridire anche su questa tua visita, ti conviene andartene prima che ci scopra. Ti voglio bene Louis ma non voglio metterti nei casini, quindi lasciami perdere per un po’ e vedrai che magari la situazione migliorerà…” parlò, neanche lei troppo convinta di quanto stesse dicendo.

Il castano si morse un labbro indeciso su cosa fare.
 
La ragazza attese che il ragazzo uscì prima di far uscire altre lacrime dai suoi occhi.

Sapeva già da allora che sarebbe stata una settimana davvero difficile.

Durante la notte un forte rumore proveniente da fuori la porta la spaventò tanto da farla alzare di corsa dal letto e affacciare nel corridoio.

I ragazzi si stavano sfidando a una partita di pallone, nel bel mezzo del primo piano della casa. Alzando gli occhi, vide Harry fissarla sornione con le braccia incrociate al petto, come a sfidarla a dire qualcosa.

Stringendo forte il pomello della porta della sua stanza, la ragazza la richiuse con uno scatto, pronta a tornare a letto.

La mattina seguente si alzò di pessimo umore, con le grida dei suoi compagni ancora nelle orecchie.

Ricordava bene le minacce della preside: doveva riuscire a far riprendere il dormitorio Nord oppure questi avrebbe chiuso e lei si sarebbe ritrovata senza una casa.

Indossò la divisa, per niente pronta ad affrontare quello che sarebbe successo una volta entrata in aula.

L’aria non era stata così pesante neanche i primi giorni di convivenza, tutti la guardavano con fare indagatore, non immaginando cosa avesse potuto combinare per causare un tale malumore in Harry.

Quando entrò in classe, a malincuore, la ragazza evitò di guardare nella direzione di Meghan e si diresse verso Tod che l’aspettava con un sorriso sornione in volto.

“Buongiorno” tentò di sorridere nel modo più realistico, nonostante sentisse solo un profondo disgusto al pensiero di star vicino a Rider.

“Buongiorno tesoro” senza nessun preavviso, il ragazzo abbassò il viso e la baciò nel mezzo di tutta la classe, facendo scendere immediatamente il silenzio.

All’improvviso, mentre ancora non volava neanche una mosca, un rumore di borsa sbattuta contro il banco fece separare i due, trovando un Harry scocciato che tirava fuori il quaderno dallo zaino.

“Buongiorno ragazzi, sedetevi ai vostri posti”.
 
La ragazza sentì per tutta l’ora lo sguardo interrogativo di Meghan contro la schiena, imponendosi di non girarsi e di non guardare mai dalla parte della ragazza.

“Ehi, cosa succede?” il vibrare del cellulare le anticipò l’arrivo di un messaggio, proprio da parte dell’amica.

“Mi dispiace, ora che mi sono messa con Tod penso che sia meglio smetterla di frequentarci” digitò a fatica, nascondendo subito il cellulare quando si rese conto di avere lo sguardo di Rider addosso.

Era stato più che chiaro: zero contatti con tutti i compagni ad esclusione di lui, ciò voleva dire anche non poter messaggiare con Meghan.
Il trillare l’avvisò che l’amica le stava mandando altri messaggi, a cui però lei non avrebbe risposto.

Quando suonò la campanella della ricreazione la mora fece per avvicinarsi alla ragazza.

“Tolkin, dì a Meghan che deve lasciarti in pace e che non la consideri affatto un’amica” le sussurrò Tod, mettendosi al fianco della ragazza e guardando anche lui Meghan che si stava avvicinando.

Se c’era una cosa che non era cambiato, al contrario del loro rapporto, era il fatto che Meghan non amasse parlare di fronte agli altri compagni.

“Paige… andiamo fuori a pranzare?”.

Paige sgranò gli occhi, non pensando che la ragazza avrebbe avuto il coraggio di parlare anche se c’era Tod vicino.

“Mi dispiace Meghan, come ti ho scritto è meglio chiuderla qui”.

Nel mentre, il resto della classe osservava quello strano scambio di battute tra le uniche due ragazze della classe.

“Ma non capisco, ho fatto forse qualcosa che ti ha infastidito?” il fatto che la ragazza si stesse facendo forza per parlare, dimostrando quanto tenesse a Paige, servì solo a far star peggio la ragazza.

“Semplicemente ho capito quali amicizie voglio coltivare, mi trovo bene con Tod e non penso che io e te possiamo esser simili, lasciami in pace per favore”.

“Sentito? Lascia me e la mia ragazza in pace” si intromise Tod, portando un braccio intorno alle spalle e sorridendo divertito quanto incrociò gli occhi di Meghan, ormai lucidi.

“P-Paige… sei la mia unica amica…”

“Mi dispiace” la voce, che la ragazza tentava di mantenere ferma nonostante sentisse un dolore tremendo, le uscì balbettante e insicura. La presa sulla spalla da parte di

Tod però le fece indurire un po’ lo sguardo, sperando che prima o poi avrebbe potuto spiegare tutto all’amica.
 



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Angolo autrice:
Salve a tutti! 
Lo so, sono un caso perso!
Tra parentesi mi sono resa conto che stavo lavorando su un paio di capitoli dopo questo, quindi era pure pronto da tempo! (Scusatemiii).
Che dire, spero che il capitolo vi piaccia!
saluti,
Liz
   
 
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