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Autore: NPC_Stories    31/10/2019    1 recensioni
Collezione di oneshot fantasy a tema "fairy", come indicato nella lista di Inktober che io e la mia affezionata illustratrice Erika abbiamo scelto (no, non Erika la webmaster, un'altra Erika). Io scrivo, lei disegna... speriamo di tenere il passo!
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Alcune di queste storie saranno ambientate nel nostro mondo, alcune altre nell'ambientazione del fandom in cui sono più attiva, Forgotten Realms, e altre ancora saranno ambientate in mondi di mia creazione o di fantasy generico, o parodistico.
Alcune di queste storie vi faranno ridere (spero), altre vi faranno piangere (mh, forse sto esagerando), ma in ogni caso mi auguro che tutte vi piacciano.
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Che la vostra vita possa essere piena di momenti di piccola meraviglia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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31. Yourself as Fae


Sotto-genere: comico
Ambientazione: nostro mondo versione fey


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Trovare una partnership per l'inktober non era una questione da poco. Era importante trovare una fata capace di disegnare e che avesse voglia di farlo piuttosto celermente.
La Fata dei Lavori Fatti Presto e Bene e Gratis sarebbe stata l'ideale, ma in realtà non esisteva. Era solo un modo di dire ironico: "Ah! Chiedilo alla Fata dei Lavori Fatti Presto e Bene e Gratis!", proverbiale quanto la famosa Erba Voglio che non cresce neanche nel giardino del re. Anche nel mondo delle fate c'erano dei limiti.
Ma io non mi sarei arresa.
L'inktober era tradizionalmente una cosa da disegnatori, non da scrittori, ma capitava ogni tanto che qualche disegnatore allegasse una breve storia sotto ai suoi disegni. Mi sarebbe piaciuto dividere il compito: a me le storie, a qualcun'altra i disegni. Dopotutto era un compito perfetto per me, la Fata dei Lavori Che Non Portano Guadagno. In qualche modo dovevo pur buttare via il tempo che non avevo.
Proprio mentre ci pensavo, la mia cellulira iniziò a suonare da sola. Afferrai lo strumento musicale con entrambe le mani, osservando le corde che, pizzicate da una forza invisibile, creavano un’armonica melodia. L’aria fra le corde cominciò a vibrare e poco dopo ricreò l’illusione di un’altra fata, che teneva in mano la sua cellulira come io tenevo la mia.
Era la mia amica Erika, la Fata dei Disegni Autodeprecati.
“Ehi, ciao. Scusa se ti disturbo…”
“Non mi disturbi” la rassicurai. “Cosa posso fare per te?”
“Hai visto che figata certe liste dell’inktober di quest’anno? Non mi dispiacerebbe partecipare.”
Drizzai le orecchie: non me lo aspettavo, da lei.
“Potremmo lavorare insieme, che dici? Tu disegni, io scrivo dei brevi racconti? So che l’inktober è una cosa per disegnatori e non per scrittori, ma in cambio potrei darti spazio sulla mia pagina di Feybook, e avresti un po’ di visibilità.”
“Sì… oddio… la cosa mi fa un po’ paura, i miei disegni non sono bellissimi…”
“Sono belli eccome! Guarda la Fata della Vuota Autocelebrazione, si fa forse di questi problemi?”
“Eh, c’hai ragione, ma io mica voglio essere come lei…”
“Non sarai mai come lei, Erika” scrollai le spalle e la cellulira oscillò, facendo andare fuori fuoco l’immagine. “Ma potresti imparare ad avere un po’ della sua faccia tosta. Giusto un po’.”
“Hm… hai ragione… posso farcela se lavoriamo insieme.”
“Io ho bisogno di te per avere una scusa per pubblicare, si è mai visto un inktober senza disegni?”
Erika sorrise, e io in quel momento seppi che potevamo farcela.
“Va bene! Ma dobbiamo scegliere una lista! Quella ufficiale non è male, ma vorrei qualcosa di più fantasy…”
La lista Faerie. Era perfetta per noi. Giusto un poco fuori dalla sua comfort zone dei soggetti che ritraeva di solito, ma non proibitiva; da parte mia, abbastanza familiare da permettermi di scrivere storie brevi sui miei personaggi ricorrenti, ma anche abbastanza aliena da costringermi a scrivere anche storie diverse dal solito.

Le cose andarono abbastanza lisce, per i primi dieci giorni o giù di lì. Ogni tanto Erika ammetteva perfino che qualcuno dei suoi disegni le piaceva.
Forse non sarà per sempre la Fata dei Disegni Autodeprecati, sperai fra me e me. Vorrei proprio vedere questo cambiamento, anche a costo di vederla diventare la Fata dei Disegni Troppo Belli Per Essere Pubblicati Gratis Sulla Tua Misera Pagina Feybook Con Settecento Fan Scarsi. Certo che sarebbe davvero molto situazionale. A noi fate non è permesso essere patrone di ambiti così ristretti. Oh, allora forse sarà solo la Fata dell’Arte Giustamente Retribuita. Lo spero tanto. Mi piacerebbe che almeno una di noi riuscisse a fare della sua arte un lavoro.
La mia cellulira trillò. Ormai ci sentivamo tutti i giorni, per coordinarci con il lavoro, ed ero diventata capace di intuire il suo umore dal tipo di melodia che mi inviava. Quel giorno percepii insoddisfazione e una punta di senso di colpa.
“Non so se ce la faccio con il giorno Tredici” mi confessò, appena la sua immagine si formò sulle corde vibranti. “Non sono proprio ispirata, non ho idee.”
“Ma non preoccuparti” cercai di rassicurarla. “Molti artisti saltano qualche giorno, non è mica facile produrre disegni a spron battuto…”
“Ma tu mi hai già fatto leggere la storia” Erika si scusò mille volte “mi dispiace di non fare in tempo.”
“Tranquilla, fatuzza, oggi è successo a te ma magari domani succederà a me.”
Le sue graziose ali tremarono per lo stress. “Sei sicura?”
“Certo. Nessun problema. Potrebbe succedere ancora, i nostri pochi fan se ne faranno una ragione. Io però vorrei pubblicare comunque il racconto su EFP” proposi, parlando del sito su cui pubblicavo le mie storie, Ethereal Feyfiction’s Page.
“Ci mancherebbe!”
La nostra conversazione si chiuse così. Abbassai la cellulira e ripresi in mano il kelpiuter; era uno strumento molto utile, ma capace di trascinarti nelle profondità di internet se non stavi attenta. Io però in quel momento non avevo tempo per navigare in internet. Dovevo scrivere.
Avevo detto la verità a Erika: oggi era toccato a lei, magari domani sarebbe toccato a me…

Giorni dopo, sdraiata sul divano in una posizione scomoda (colpa delle ali), afferrai mestamente la mia cellulira. Il mio triste pronostico si stava avverando. Ero a malapena riuscita a finire il racconto per il giorno Venti, consapevole che Erika probabilmente non avrebbe fatto in tempo a disegnarlo e inchiostrarlo. Avevo già pronto il racconto per il Ventuno, più tutti quelli dal Ventitrè al Ventisei, ma nient’altro fino all’ultimo giorno.
La mia cellulira inviò un trillo funebre a Erika.
“Ciao, Fata delle Aspettative Che Sto Per Deludere” mi annunciai con voce atona, appena la sua immagine si formò nello strumento. “Qui è la Fata della Sindrome Premestruale Che Ammazza La Voglia Di Vivere, e degli Impegni Lavorativi Che Non Lasciano Tempo Libero. Mi mancano sei storie… cinque, sto scrivendo la Trentuno, più o meno… ma non so se riuscirò a produrle tutte in tempo. Settimana prossima sarò in viaggio per mezzo reame fatato.”
Erika mi guardò con un’espressione di profonda comprensione.
“Non ti preoccupare. Molti artisti saltano qualche giorno, l’hai detto tu. Magari in quei giorni pubblicheremo il Tredici che è rimasto indietro… e poi non lo so, magari mi dai la scaletta delle storie e mi porto avanti con i disegni.”
La scaletta, ripetei nella mia mente. Non faccio mai la scaletta. Parto con un’idea vaga, metto i personaggi nella situazione giusta, e poi fanno tutto loro. Spesso le storie non sono andate come le avevo preventivate, hanno vita propria.
“Non so. Farò quello che posso, Erika. Grazie.”
“E poi, oh, nessuno ci costringe. L’inktober è volontario. Nessuno ci paga.”
“È irrilevante, sono la Fata dei Lavori Che Non Portano Guadagno. Se mi metto in testa di fare un lavoro, lo devo fare bene anche se nessuno mi costringe.”
“Vorrà dire che l’anno prossimo faremo meglio.”
Contemplai quell’idea, che doveva essere piena di speranze e buoni propositi; in realtà l’idea di un altro inktober mi faceva sentire esausta. L’anno prossimo era solo un punto grigio in mezzo a una nebbia grigia che la gente ottimista chiama futuro.
“Sì. Forse. Vediamo.”
“Dai, è il nostro primo inktober, è normale che non vada tutto liscio. Mi sta piacendo un sacco collaborare con te.”
Questo riuscì a tirarmi fuori un sorriso genuino.
“La cosa è reciproca!”
“Mi piacerebbe un sacco continuare a disegnare i tuoi personaggi.”
“Erika, ti ho sempre detto che vorrei tantissimo che tu illustrassi i miei libri. Sai, quelli che stampo ma non posso vendere per problemi di copyright” ridacchiai “ma al momento non ti potrei pagare. Sono la Fata dei...”
“Lo so, dei Lavori Che Non Portano Guadagno” concluse al posto mio. “Ma non importa, a me piacerebbe. E poi magari un giorno potrei vendere i segnalibri con le illustrazioni dei libri, o qualcosa del genere. Quelli non sono sotto copyright.”
Il suo ottimismo cominciò a illuminare la stanza meglio di un fuoco fatuo. Non tanto per l’idea in sé, non sarebbe stata molto remunerativa, ma perché non era molto frequente sentirle esprimere fiducia nelle sue capacità.
“Posso sperare che tu smetta di essere la Fata dei Disegni Autodeprecati, e diventi la Fata Dei Disegni Ufficiali Di Un’Altra Fata Spiantata?”
“Se me lo chiedi in modo ufficiale…” mi punzecchiò.
“Te lo sto chiedendo in modo ufficiale!”
“Con l’anello e tutto?”
Risi per il paragone con le relazioni romantiche.
“Ah, se vuoi. Partnership ufficiale, con l’anello e tutto. Ma sono povera, sarà un anello che si trova nelle patatine.”
Anche Erika rise. In realtà le avrei dato volentieri tutto il sacchetto di patatine, non è che ne vada matta.
“Penso che ce la faremo, con l’inktober, in qualche modo” annunciai, ritrovando l’ottimismo. “Forse un po’ in ritardo, ma ce la faremo.”

   
 
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