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Autore: Harley Sparrow    01/11/2019    2 recensioni
Sequel di This is Us – Youth e di This is Us – Bond
Anno 1995/1996
Per Edmund, Frannie e Margaret inizia l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’ombra del ritorno di Voldemort si allunga silenziosa, e i ragazzi ne subiranno le conseguenze. Scopriranno presto che il mondo magico non è più quello di una volta.
Con la professoressa Umbridge più odiosa che mai, segreti da tenere nascosti, i rapporti fra le Case che si fanno più freddi, la fine di qualche amicizia e un’alleanza inaspettata, riusciranno i nostri eroi a superare i MAGO e a prepararsi alla vita fuori da Hogwarts?
*
[Dal capitolo IV]
«Usare incantesimi di Difesa?! Non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa. Lei si aspetta forse di essere aggredita durante la mia lezione, signorina…?»
«Oaks» rispose Laetitia.
Frannie fissò l’insegnante incredula. Non aveva mai sentito una castroneria simile, nemmeno dal professor Allock, e comunque a quei tempi sarebbe stato divertente. Ora non lo era, non lo era per niente.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Fred Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XI

COSE CHE NON SI DIMENTICANO 

 
 
Il venerdì successivo, Mag sgattaiolò fuori dalla Sala Comune subito dopo Jasmine e andò a recuperare Frannie e Edmund all’uscita dell’aula di Babbanologia.
-Che bello, non vedo l’ora di sapere cosa ci farà fare Piton!
Disse Frannie sforzandosi di tenere un tono di voce bassissimo, aveva voglia di saltellare.
-Sono curiosa anche io!
Ammise Mag.
Edmund era un po’ in ansia; temeva il giudizio di un insegnante competente come Piton, temeva che gli dicesse che non sarebbe stato all’altezza della carriera che voleva intraprendere.
-Speriamo che non ci massacri alla prima lezione come è suo solito fare.
Disse semplicemente.
Quando furono davanti all’ufficio dell’insegnante questa volta fu Mag a bussare, e quando il professore li fece entrare i tre notarono che era in piedi davanti alla cattedra. L’aula era meno illuminata del solito, solo da un po’ di candele. Aveva fatto un po’ di spazio e il tavolo da lavoro con sopra un calderone in ebollizione era stato spostato di lato e a coprirlo c’era un incantesimo protettivo.
-Venite qui, in fretta.
Disse muovendo la bacchetta e facendo ondeggiare davanti ai loro occhi delle fotografie in bianco e nero. I tre le guardarono e notarono subito che il contenuto era raccapricciante. Gli uomini e le donne raffigurati erano in preda a enormi sofferenze, alcuni esibivano ferite piuttosto profonde e altri avevano parti del corpo deformate. I tre deglutirono impercettibilmente.
-Ho dato una sbirciata ai risultati dei vostri G.U.F.O. e ho notato che ve la siete cavata piuttosto bene, quindi immagino che sappiate evocare un banalissimo Protego e conosciate vagamente la differenza fra un fantasma e un Inferius. Non siete qui per essere interrogati in merito, quindi se avete delle lacune ve le colmate da soli.
I tre ascoltarono in silenzio, annuendo ogni tanto.
-Le Arti Oscure sono molte, varie, mutevoli ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro a molte teste, il quale ogni volta che una testa viene mozzata ne fa ricrescere una ancora più feroce e astuta. Voi combatterete ciò che è indeterminato, cangiante, indistruttibile.
I tre lo fissavano ammaliati e spaventati al tempo stesso.
-Le vostre difese devono dunque essere flessibili e fantasiose quanto le Arti che cercate di neutralizzare. Queste immagini – e ne indicò alcune avvicinandosi ai ragazzi e alle fotografie – danno un’onesta rappresentazione di ciò che accade a coloro che subiscono, per esempio, la Maledizione Cruciatus – e agitò una mano verso una strega che strillava di dolore – provocano l’aggressione dell’Inferius (una massa sanguinolenta a terra) o provano il Bacio del Dissennatore (un mago con lo sguardo vacuo, afflosciato e rannicchiato contro una parete).
Edmund fissò l’ultima immagine con sguardo vitreo, per la prima volta nella loro carriera scolastica Mag e Frannie lo videro spaventato – salvo quando aveva rivelato il suo Molliccio.
-Lei-Sa-Chi si serviva di Inferius, vero?
Mormorò Mag.
Lui la guardò con aria di rimprovero.
-Il Signore Oscuro ha usato gli Inferi in passato,
rispose Piton.
-Quindi farete bene a pensare che possa usarli ancora. Dunque…
Si avviò verso la cattedra e si voltò per guardarli. Erano rimasti immobili a fissarlo.
-Incantesimi Non Verbali. Vediamo cosa avete imparato l’anno scorso.
Edmund tirò un sospiro di sollievo. Alla fine dell’anno era diventato piuttosto bravo in quel campo. Forse si era rivelato il migliore della classe.
-Pevensie, inizio da te.
Disse Piton sfoderando in fretta la bacchetta.
-Ti lancerò una fattura senza parlare e tu cercherai di respingermi rimanendo in silenzio. Avanti.
Edmund si mise davanti a lui e quando Piton alzò la bacchetta e da essa uscì un lampo di luce rossa, un incantesimo Scudo era già uscito da quella di Edmund, che era riuscito a rimanere in silenzio. Allora Piton, senza farsi impressionare, mosse di nuovo la bacchetta, e un coltello da lavoro sul tavolo si alzò e volò contro il ragazzo, che se ne accorse quasi subito. Impallidì leggermente e mise la bacchetta davanti a sé chiudendo gli occhi. In quel momento il coltello scomparve: doveva averlo fatto Evanescere. A quel punto Piton abbassò la guardia, e così fece anche Edmund, con il cuore che batteva a mille. Non si era mai ritrovato a duellare in quel modo. Di solito doveva respingere incantesimi decisamente più deboli, e solo uno alla volta.  
-Ammirevole. Il coltello viaggiava molto lentamente, devi essere più scattante, avere i sensi all’erta e mille occhi. Il Signore Oscuro non è un tipo che ama dare al suo avversario il tempo per difendersi.
Edmund non seppe se prenderlo come un complimento o no, mentre Mag e Frannie erano rimaste stupefatte e si chiesero se sarebbero state brave come Edmund. Non lo avevano mai visto combattere in quel modo.
-Rosander.
Disse Piton.
La ragazza deglutì, si mise davanti a lui e fece un respiro profondo per schiarirsi le idee. Non appena Piton mosse la bacchetta lei respinse la fattura con un incantesimo scudo più debole di quello di Edmund, ma comunque efficace, anche se dovette fare un passo indietro, e quando Piton cercò di sorprenderla alle spalle con dell’acqua bollente uscita da una teiera appoggiata sopra al camino, lei riuscì a trasfigurarla in bolle di sapone all’ultimo momento.
-Se vuoi far fare due risate al Signore Oscuro con le bolle di sapone fai pure, Rosander, ma la prossima volta ti consiglio o di farle Evanescere come Pevensie o di trasfigurare in qualcosa di potenzialmente pericoloso, un’arma che gli si rivolti contro. In ogni caso come inizio non è male. Firwood.
-Sì, è che sono stata colta alla sprovvista…
Si difese Mag mentre Frannie prendeva il suo posto. Piton fece una smorfia, ma in fondo era soddisfatto anche da lei.
Edmund aveva una gran voglia di passarle un braccio intorno alle spalle, era fiero di lei e nemmeno lui la aveva mai vista così, ma decise saggiamente di desistere e si limitò a sorriderle con fierezza.
Intanto Frannie aveva sfoderato la bacchetta e aspettava che arrivasse il suo momento.
Anche lei respinse con un incantesimo scudo la fattura del professore, ma il suo incantesimo, come quello di Mag, non fu abbastanza forte e perse l’equilibrio, lasciando cadere la bacchetta proprio mentre Piton le scagliava contro una tazza piena di tè. A quel punto Frannie si voltò, puntò la mano contro di essa e la fece esplodere, senza utilizzare la bacchetta. Il tè evaporò all’istante e Frannie riemerse da una nuvola di vapore, con il respiro affannato. Un lampo di sorpresa balenò per un millesimo di secondo negli occhi del professore. Frannie puntò la mano verso i frammenti quasi del tutto polverizzati e sussurrò “Reparo”, poi andò a raccogliere la sua bacchetta.
-Uagadou ti è tornata utile per un soffio, dovresti esercitarti più spesso senza la bacchetta, Firwood.
Frannie sorrise soddisfatta e tornò accanto a Edmund e Mag, che la accolsero con un sorriso.
Passarono il resto dell’ora a esercitarsi a turno; ogni volta la sessione di attacchi da parte di Piton durava di più, e ogni volta i ragazzi riuscivano a rispondere in modo più scattante e fantasioso. Edmund riuscì a trasfigurare un libro in un sasso, che Piton riuscì a bloccare molto prima che arrivasse da lui, ma comunque apprezzò il gesto. Mag riuscì a schivare per poco dei vetri rotti, buttandosi di lato, e quasi riuscì a rivoltarli contro Piton, anche se alla fine caddero a terra, privi di vita. Frannie invece riuscì a evocare un incantesimo scudo senza far uso della bacchetta, e respinse una corda evocata dal professore che cercava di legarla. Alla fine della lezione avevano tutti e tre il fiato corto, erano stati riempiti di critiche che però nascondevano ogni tanto qualche elogio ed erano stupefatti per le proprie capacità che non avevano mai potuto mettere in pratica. Ovviamente erano ancora lontani dal poter affrontare un duello magico da soli contro un vero mago oscuro, ma quando uscirono di soppiatto dall’ufficio si sentivano il cuore leggero.
-Ragazzi…
Disse Frannie quando furono quasi davanti alla Sala Comune.
-Non pensavo che lo avrei mai detto, ma mi sembra che abbia avuto più senso quello che abbiamo fatto in quest’ultima ora che tutto quel che abbiamo fatto in questi sette anni qui a scuola.
-Per come stanno le cose, hai ragione, sento la stessa cosa.
Disse Mag.
-Io non vorrei che fosse così, ma avete ragione.
Disse Edmund.
Lo aveva turbato vedere Mag e Frannie esercitarsi in quel modo, vederle in pericolo e rispondere al fuoco con abilità e determinazione. Ma c’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello che stavano facendo, e forse era colpa di quell’urgenza che avevano tutti e tre di riuscire a farcela, urgenza dettata dalla paura di ciò che c’era là fuori. Decise di scacciare via quei pensieri; non voleva guastare quel momento, e sapeva che Frannie e Mag avrebbero alzato gli occhi al cielo se avesse condiviso con loro quel pensiero. Non era ancora il momento, e chissà, magari un giorno vederle combattere non lo avrebbe più sconvolto così tanto.
Quella sera, quando la Sala Comune si fu svuotata del tutto, Frannie tirò fuori di nuovo il libro. Adesso il contenuto lo vedevano in modo più chiaro e con più ottimismo. Era come se dalle loro menti si fosse sollevata quella nebbia di sconforto che li faceva sentire smarriti e insicuri.
-Guardate, questa è la fattura che ha cercato di mandarmi a un certo punto!
Disse indicando la pagina su cui c’era scritto “Fattura Filipendo”, per far cadere l’avversario.
-Secondo me quando abbiamo tempo potremmo allenarci un po’ da soli, che ne dite?
Propose Mag.
-Sono assolutamente d’accordo!
Disse Frannie.
-…Magari aspettiamo di fare con lui un’altra lezione, e poi facciamo un po’ da soli e un po’ con lui.
-Va bene.
Disse distrattamente Edmund. Il suo sguardo era stato catturato dal contenuto della pagina a fianco, dove iniziava una lunga spiegazione per un incantesimo di protezione. Seguendo il suo sguardo, Mag lesse a bassa voce il titolo: “Protego Diabolica”.
-Non l’ho mai sentito in vita via… Tu lo conosci?
Disse Frannie guardando l’amico. Lui si irrigidì.
-No cioè… Forse l’ho sentito una volta.
Disse con tono evasivo. Le due lo guardarono accigliate.
-E che effetti ha?
Chiese Mag, tranquilla ma visibilmente incuriosita.
-Oh beh… Non mi ricordo molto bene.
Rispose lui alzando le spalle. Mag lo guardò con sospetto, sembrava che lui volesse nascondere qualcosa.
Frannie intanto aveva già letto l’introduzione. Girò la pagina e scoprì l’immagine di un fuoco azzurrognolo, disposto a cerchio, dentro il quale vi erano due maghi con la bacchetta sfoderata, e altri dieci erano al di fuori del cerchio e sembrava che avessero l’intenzione di attaccare.
-Serve per creare un fuoco che protegge chi è all’interno del cerchio, e incenerisce chi prova a entrare con l’intenzione di far male a chi è al suo interno, oppure non è fedele a chi ha evocato l’incantesimo.
Spiegò, senza aver notato lo scambio di sguardi fra i due.
-Quindi tu lo conoscevi? Wow!
Chiese poi a Edmund, guardandolo.
-Sì, ne avevo sentito parlare…
Disse lui senza aggiungere altro. A quel punto Mag e Frannie si guardarono di sottecchi, capendo che evidentemente non ne voleva parlare.
-Mi sembra molto utile, ma sembra difficilissimo!
-Infatti, credo proprio che lo sia.
Disse il ragazzo.
Decisero di andare a dormire. Quella giornata era durata fin troppo, erano tutti e tre molto stanchi, anche se ancora eccitati. Quando si salutarono Edmund strinse Mag più del solito, togliendole quasi il fiato, fu allora che lei capì che per lui non sarebbe stato facile accettare di averla al suo fianco durante la guerra che stava arrivando.
-Edmund ha paura.
Disse Mag a bassa voce quando salì con Frannie su per le scale del dormitorio.
-Ho notato… Ma gli deve passare, per forza… A meno che tu non ti voglia ritirare.
Mormorò la ragazza.
-Io non lo farò di certo.
Disse allora Margaret. Erano arrivate davanti al loro dormitorio e si appoggiò al muro lì davanti per finire di parlare senza il rischio di essere sentita dalle compagne di stanza.
-…È solo che mi dispiace che la viva così. Abbiamo tutti paura, non vorrei che lui si faccia trascinare troppo da questa apprensione. Non vorrei che questo gli impedisca di essere lucido nel momento in cui dovremo…
Le ultime parole le morirono in gola mentre le stava per pronunciare.
-Secondo me ha solo bisogno di tempo, vedrai.
Disse Frannie mettendole una mano sulla spalla. Mag annuì silenziosamente.
-…A me dispiace non poterlo dire a Tony, ma mettendo in mezzo Piton non penso che sia la cosa migliore da fare, a questo punto.
Mormorò Frannie dopo qualche istante di silenzio.
-Possiamo sempre aiutarlo noi.
Disse Mag.
-Immagino di sì, quando sarà il momento.
Sussurrò l’amica.
-A me dispiace anche per Jas e Laets. Soprattutto Jasmine… La stiamo escludendo molto.
-Il fatto è che se la coinvolgiamo con Piton dobbiamo raccontarle tutto.
Disse Frannie scuotendo la testa, sconsolata.
-Odio questa situazione.
Disse Mag.
-Non dirlo a me, per colpa di questa situazione c’è anche gente che mi odia.
Disse Frannie.
-Dai, non abbattiamoci, oggi è stata una giornata troppo positiva per permetterci di farlo.
Disse Mag a bassa voce, sorridendo appena.
-Hai ragione.
Disse Frannie annuendo solennemente.
Silenziosamente entrarono nel dormitorio e si prepararono per la notte.
 
Intanto Edmund si era appena messo a letto e la sua mente venne invasa da un ricordo. Aveva cercato disperatamente di non lasciarlo emergere, ma alla fine dovette arrendersi. Chiese gli occhi e tutto divenne bianco.
Bianco come la neve.
Bianco come il suo vestito.
 



 
15 Luglio 1991, 5.45 a.m.
Castello da qualche parte sui Monti Urali.
 
-Sveglia! Scansafatiche!
Edmund strabuzzò gli occhi di soprassalto, quando una secchiata d'acqua gelida lo investì in pieno volto. Tossì furiosamente. La coperta di lana grezza era zuppa d'acqua. Si chiese quanto ci avrebbe messo a gelare, a quella temperatura. Il sole non era ancora sorto.
-Stiamo arrivando! Stiamo arrivando. Non c'è bisogno di essere così maleducati.
Replicò Peter, fradicio anche lui, alzandosi a sedere sul letto.
-Muovetevi. Lei vuole vedervi.
Ringhiò il licantropo, e se ne andò trascinando i piedi lunghi e callosi. I due ragazzi si guardarono in cagnesco mentre si alzavano e si infilavano i vestiti. Edmund si guardava intorno freneticamente cercando la cintura, il fratello la adocchiò sotto uno dei letti, si chinò a prenderla e gliela porse.
-Tanto lo sapevo che stava lì. La cercavo solo per farti andare a prenderla al posto mio. Stupido.
L'altro sbuffò.
-Quando perderò la traccia ti scaglierò una fattura al giorno, vedrai se farai tanto il simpatico!
-Come se ne avessi il coraggio...
-Non ho bisogno della magia per sistemarti, lo sai?
Disse Peter con un ringhio. Edmund alzò il cuscino per darglielo in faccia, quando un botto lo fece sussultare e gli scappò di mano.
-Ho detto muovetevi!
Tuonò il lupo mannaro che li aveva svegliati, picchiando contro la porta.
-Stiamo arrivando!
Gridò Peter di rimando. La donna, strega potente e temuta, aveva una discreta schiera di maghi oscuri tra cui licantropi reietti ed ex mangiamorte scappati dal Regno Unito dopo la caduta. I due ragazzi attraversarono il corridoio tremanti scambiandosi occhiate ostili furtivamente. Edmund pensò che avrebbe barattato persino l'ultima vecchia foto rimasta di suo padre per un cappotto, e quella era la cosa più preziosa che aveva. Quando furono prossimi alla sala principale, Peter bussò con il pugno sulle pesanti ante del portone.
Lui sapeva, sapevano entrambi, perché la strega li aveva chiamati così di malo modo. Non che solitamente li svegliasse con una carezza, ma quel giorno... acqua gelata, col rischio di ammazzarli con una polmonite!  Doveva aver scoperto di Caspian.
Da dieci giorni un ragazzo americano scappato da Durmstrang prima dell'inizio dell'estate era capitato ai cancelli del castello. Era infreddolito e affamato, ed era stato trovato da Susan e Lucy in giardino. Gli avevano dato da mangiare di nascosto dalla strega e lui aveva detto loro che stava scappando per tornare in America. Impietosito dalla storia dei fratelli e grato per il cibo che gli era stato offerto, aveva deciso di restare qualche giorno nell'ombra e pianificare una fuga per tutti loro. Arrivato in Inghilterra con i Pevensie, si sarebbe imbarcato su una delle navi dirette a Boston. Il piano di fuga era quasi pronto. Caspian era anche riuscito a rubare le loro bacchette dai cassetti di uno degli uomini di Jadis e sostituirle con alcune trovate durante il suo viaggio, nessuno se n'era accorto. Mancavano pochi giorni alla data designata per scappare, e niente sembrava andare storto. Niente sino a quel momento.
Quando le ante si aprirono per magia, un'ondata di calore li investì. In fondo all'enorme Sala di pietra, su un trono freddo come il ghiaccio, circondata dai fedelissimi, stava la strega. Un fuoco scoppiettante scaldava l’ambiente da un enorme camino sulla destra.
I ragazzi attraversano il salone, guardandosi circospetti intorno. In quel momento, dietro di loro, apparvero le sorelle, scortate da un mago magro e dal naso adunco e i denti giallissimi.
-Peter, che succede?
Pigolò Lucy, mentre veniva spinta avanti dall'uomo. Susan gli rivolse un'occhiata di rimprovero.
-Non è niente Lu, dobbiamo solo fare una chiacchierata, tutto qui.
Edmund fece un verso sprezzante e lui gli diede una gomitata. Gli sgherri della strega ridacchiarono.
-Come no, qualche parola, tutto qui.
-Una chiacchieratina tra amici!
Scimmiottavano, guardandoli con aria di scherno. La donna, immobile, li guardava dall'alto del suo scranno inchiodandoli con uno sguardo gelido e velenoso. Sorrideva. Lucy pensò di non aver visto un sorriso meno gioioso in tutta la sua vita.
-Ragazzi, benvenuti.
Disse, allargando il sorriso venefico.
-Buongiorno, zia Jadis.
Risposero i ragazzi in coro, come gli era stato insegnato.
-Com'è andata la nottata? Avete dormito bene?
Peter la guardò con sospetto, alzando un sopracciglio.
-Sì, zia Jadis.
Risposero i ragazzi.
-Sapete, io non ho dormito per niente bene stanotte.
I ragazzi la guardarono impauriti.
-Non volete chiedermi perché non ho dormito bene stanotte?
Chiese la donna, con una punta di fastidio nella voce melodiosa. Era bellissima, statuaria, la pelle perlacea e i capelli bianchi intrecciati, gli occhi grigi come il cielo della tundra. Si stringeva in una pelliccia di orso bianco, candida come la nebbia lattea delle cime più alte. Bella quanto spaventosa.
-Perché hai dormito male, zia Jadis?
Chiese Susan, con finta curiosità.
-Grazie dell'interessamento, mia cara. Ho dormito male stanotte perché mi è stato comunicato che da circa una settimana sparisce cibo dalle cucine. Voi ne sapete qualcosa?
Tutti e quattro si guardarono terrorizzati.
-Allora?
Incalzò la donna. Fu Peter a parlare
-Assolutamente no, zia. Se avessimo visto qualcosa di strano te lo avremmo detto sicuramente.
La folla ridacchiò.
-Davvero? Perché se scoprissi che qualcuno di voi ha trafugato del cibo senza il mio consenso per ingordigia potrebbero esserci terribili conseguenze....
Susan deglutì, stringendo il braccio della sorella.
-E se scoprissi che qualcuno di voi sta coprendo un estraneo qui nel castello, ve lo assicuro, le conseguenze sarebbero ancora più disastrose...
-Ma non è questo il caso! Quindi non vedo perché preoccuparsi.
Continuò Peter deciso, guardando i fratelli per avere supporto. Edmund lo guardò titubante e Lucy impaurita. Susan, dal canto suo, annuì solennemente.
Uno degli uomini sfoderò la bacchetta e gliela puntò contro.
-Ci sta prendendo in giro!
Urlò.
-Cruciamolo!
Fece eco un altro.
-Non ho finito.
Esclamò pacatamente la strega, con tono fermo ma grave.
-Al contrario,
Disse, il suo sguardo era fisso su Edmund  congelandolo sul posto,
-Se qualcuno sapesse qualche informazione di qualsiasi tipo, e me la riferisse...
Il suo sguardo non si spostò.
 -Sappia che valuto bene le informazioni. Molto bene. E che avrebbe ottime chance di diventare il mio erede designato e passare a dormire nei miei alloggi, e mangiare alla mia mensa. Tutta un'altra vita, non vi pare?
-Per quanto sarebbe un'offerta allettante,
Disse Peter, guardandola fissa in viso,
-Purtroppo nessuno di noi potrà approfittarne. Non abbiamo idea di quello di cui stai parlando.
La donna lo guardò in silenzio, con un sorriso glaciale e fermo. Alzò un sopracciglio bianco e disse
-Va bene, mi fido di voi, nipoti miei adorati. Potete andare.
In tono piatto. I ragazzi spalancarono gli occhi, sconvolti. Era davvero stato così facile? Sembrava impossibile. Anche i compagni della strega erano visibilmente turbati e scontenti, fischiavano e strepitavano con le loro rimostranze. Gli sgherri che li trattenevano li lasciarono di scatto, Lucy inciampò e Peter la sorresse.
-Tacete. Ho deciso così e così sia.
La donna aggiunse, zittendo i presenti con il suo ordine. Guardava Edmund con un'espressione enigmatica sul viso.
I ragazzi uscirono dalla Sala e si diressero di nuovo verso le loro camere. I servizi a cui erano assegnati sarebbero iniziati a breve.
-C’è voluto davvero poco, dobbiamo stare più accorti!
Sussurrò Susan ai fratelli, con sguardo nervoso.
-Bisogna trovare il modo di avvisare Caspian. Devo andare subito a cercarlo, senza farmi notare.
Lucy annuì, preoccupata.
Intanto Edmund, colpito dalle parole della strega, pensava a enormi letti a baldacchino in cui affondare. A vere coperte sotto cui dormire. A mangiare di nuovo la carne, magari se sarà fortunato una zuppa calda. Pensò alla sua fantastica nuova camera e ai fratelli che avrebbero dovuto continuare a dormire come selvaggi e si morse il labbro. Se fosse diventato l'erede diretto di Jadis lo avrebbero rispettato per forza. Avrebbero dovuto rispettarlo. Doveva dirle dell’intruso ed entrare nelle sue grazie, e doveva farlo subito.
-Voi fate come volete, io vado in camera mia.
Borbottò girando i tacchi, senza dare a nessuno tempo di rispondere. Il ragazzo fece un giro largo, passò, accanto alle cucine, poi per i corridoi del piano terra e le scale di granito. Aveva freddo, tremava, ma doveva tirare avanti, solo un pochino. Poi tutto sarebbe stato più facile.
Quando aprì il portone della Sala principale, la strega lo stava già aspettando.
-Benvenuto, tesoro. In cosa posso esserti utile?
Edmund camminò per la navata, guardandosi nervosamente intorno. Alcuni sgherri lo fissavano incuriositi, altri duellavano in un angolo del salone.
-Caspian. Il suo nome è Caspian. È scappato da Durmstrang due settimane fa.
Buttò fuori il ragazzino in modo stentato e titubante.
-Edmund...
La donna lo guardò con espressione lievemente corrucciata.
-È... è stata una loro idea, non mia. Scusa se non te l'ho detto prima, zia. Mi hanno minacciato di picchiarmi se l'avessi fatto!
-Vieni qui, caro.
Sussurrò la donna, invitandolo a sedersi con lei sul trono.
Si sedette accanto a lei e la donna lo avvolse nella pelliccia candida. Edmund si sentì improvvisamente al caldo, apprezzato.
"Alla fine che c'è di male nel volere un letto caldo, una zuppa e dei lockum? Chissà se zia Jadis ne ha ancora, li ho visti nelle cucine l'altro giorno... chissà quanto è ricca, con tutti quei soldi un giorno potrò comprarmi tutto quello che voglio! Se faranno da bravi potrò sempre assumere Pete, Su e Lucy come camerieri... ma se lavoreranno male li licenzierò, ecco!"
Rifletté, un piacevole torpore iniziava ad avvolgerlo insieme alla dolcezza di quella prospettiva. Continuava a sentire come un allarme che suonava incessante sulla sua testa e urlava che stava facendo una cosa brutta, sbagliata. Lo ignorò dolorosamente.
-E sai ora questo orribile ragazzo dove si trova, tesoro?
Edmund chiuse gli occhi per un istante. Quello era il momento della verità. Voleva davvero farlo?
-. Cambiava sempre posto per non farsi trovare, ogni giorno. Oggi dovrebbe essere...
Si guardò fisso i piedi, cercando di pensare in fretta senza alzare lo sguardo.
-Nel ripostiglio delle scope al terzo piano.
Mormorò, mordendosi il labbro.
-Tu, manda un gufo a Karkaroff. Saprà lui che farne.
Ordinò Jadis, indicando uno dei suoi leccapiedi. L'uomo si voltò e corse a eseguire gli ordini.
-Avery, tu invece vai a controllare al terzo piano, e se lo trovi porta l'intruso subito qui.
-Sì signora.
Rispose, inchinandosi con un sorriso inquietante sul volto.
-Grazie Edmund, caro. Sei stato molto prezioso.
Sussurrò la strega, e lui si strinse nella pelliccia.
-Potrei… potrei avere dei lockum adesso?
Pigolò il ragazzino, senza alzare lo sguardo.
-Li ho visti nelle cucine e li vorrei tanto.
-Oh verrà il tempo anche per quelli tesoro, non temere. Ora devo decidere cosa combinare con quegli altri tre.
-Co... combinare?
-Ma certo… avevo detto che ci sarebbe stata una punizione, giusto? Voi tre, andate a prenderli subito!
Abbaiò la donna.
 
Non passò che qualche minuto, e tutti e quattro erano di nuovo accanto alla strega, stravolti.
-Cosa c’è ora?
Ringhiò Peter, guardandola con astio. A quanto pareva, nessuno sospettava di Edmund o del fatto che lui fosse già lì. Probabilmente pensavano che dato che si era separato da loro poco prima, era stato trasportato lì da qualcun altro.
-Cosa c’è ora, tu mi chiedi.
La donna ridacchiò, scuotendo la testa.
-Beh, ora vedrai.
In quel momento le porte della Sala si spalancarono per l'ennesima volta.
-Lasciami, idiota!
Un ragazzo dai capelli neri e arruffati e la pelle decisamente troppo caramellata per essere di lì si agitava stretto tra le braccia di un uomo grosso e dai piccoli occhi gialli da topo.
-Caspian.
Sussurrò Susan, col cuore in gola.
-Ma eccolo, il mio giovane ospite!
Esclamò a gran voce la strega, mentre il ragazzo veniva trascinato al suo cospetto. Quando fu abbastanza vicino e l'uomo si fermò, Caspian sputò per terra e la guardò con odio. L'uomo che lo teneva, a quella vista, lo lasciò andare per un attimo per dargli uno schiaffo sulla nuca che lo buttò a terra, per poi schiacciargli la schiena con lo stivale logoro. Teneva la sua bacchetta stretta nella mano sinistra, con la destra lo puntava con la propria. Lucy osservava la scena con gli occhi grandi e lucidi, Peter le sillabò "È tutto ok" in silenzio. Jadis parlò.
-Vedo che a Durmstrang non sono riusciti neanche a insegnarti un po' di gratitudine. Dormi sotto il mio tetto, mangi il mio cibo, e tutto quello che hai da offrirmi sono i tuoi sputi.
-Non meriti neanche quelli.
Ringhiò, e diede segno di stare per aggiungere altro, ma l’uomo che lo teneva schiacciando lo stivale con forza gli fece svanire la frase in gola.
-Posso cruciarlo un po'? È da tanto che non mi diverto un pochino...
Chiese un uomo basso e esile dagli occhi incavati che osservava la scena sulla sinistra.
-Meglio non toccarlo. Il caro Karkaroff saprà cosa farne. È suo, dopotutto. È stato già avvertito, a breve sarà qui.
Caspian strabuzzò gli occhi spaventato e deglutì.
-Nel frattempo si divertirà con noi a guardare come se la cavano i suoi amichetti alle prese con un gigante.
-Cosa?
Si lasciò scappare Susan, in tono acuto.
-Gi… gigante?
Chiese terrorizzato Edmund.
-Ma certo. Avevo detto che ci sarebbero state conseguenze, mi pare. Del resto lo sapevi quando hai deciso di tradire la tua famiglia per passare dalla mia parte, no?
Il ragazzino sentì le budella contorcersi a quelle parole. Se i primi trenta secondi dopo il misfatto aveva provato una cieca e forte eccitazione, ora voleva solo tornare indietro.
-Tu cosa?
La domanda di Peter arrivò come una lama che gli tagliava lo stomaco. Gli veniva voglia di piangere e iniziava già a essere tormentato dai sensi di colpa. Sentiva il cuore come di piombo rovente pesargli nel petto e bruciargli la carne. Lucy si era miracolosamente calmata, asciugandosi le lacrime con la manica. Susan la teneva per mano, lo guardava con un'occhiata carica di sdegno che non avrebbe più dimenticato. Peter lo fissava con le labbra strette, senza dire una parola, come se fosse assolutamente sconvolto. E deluso. Ma soprattutto, più arrabbiato di come lo aveva mai visto. Più di quando aveva rivelato a Mary Smith che aveva una cotta per lei per metterlo in imbarazzo. Più di quando si era intrufolato nella camera in cui avevamo messo il papà per rubare la sua foto dalla veglia e mettersela in camera con lui, facendo piangere la mamma che pensava fosse andata persa.
-Oh, non preoccuparti, anche io avrei fatto lo stesso.
Cinguettò la donna. La cosa non parve farlo sentire meglio.
-E comunque,
Disse Jadis, guardando Edmund con aria di superiorità, e lui sgranò gli occhi speranzoso, forse lo avrebbe davvero graziato, allora.
-Abbiamo trovato l'intruso, non mi servi più.
Sentenziò, e afferrandolo per il collettò lo colse di sorpresa gettandolo per terra. Il ragazzo urlò, e quando si rialzò tremante aveva il naso gocciolante di sangue. Qualcuno rise, e questo gli fece pulsare le tempie dalla rabbia.
-Ma ora vediamo un po' come ve la cavate con Crudence, è da un po' che non si vede uno spettacolo come si deve qui dentro. Che ne dite?
Tutti i presenti, esclusi i ragazzi, si espressero in un'ovazione di giubilo, che venne mozzato prematuramente dagli ordini della donna. I Pevensie e Caspian rabbrividirono. Crudence il Grande era un gigante alleato con Jadis, il gigante  che si diceva avesse reso al suolo più villaggi di tutta la siberia.
-Che state aspettando? Prendetelo!
E tu, Avery, porta qui il ladro, non voglio che venga spappolato prima che Karkaroff mi dica se intende farsene qualcosa. Farlo venire qui inutilmente sarebbe oltremodo increscioso.
L'uomo chiamato Avery sollevò il piede dalla schiena di Caspian e lo tirò su in malo modo. Puntandogli la bacchetta contro, lo spinse verso il trono, verso cui tutti presenti si avvicinavano, e intorno alla quale Jadis e due fedelissimi iniziarono a recitare potenti incantesimi di difesa, per osservare la scena senza pericoli.
-No! No!
Urlò Caspian, ma due mangiamorte lo tenevano per le braccia mentre osservava impotente i  fratelli Pevensie guardarsi intorno terrorizzati. Peter, Susan e Lucy si strinsero tra loro ascoltando i passi pesantissimi che venivano da fuori. Edmund, che era stato buttato fuori dal cerchio protettivo degli altri, era come pietrificato in mezzo alla Sala.
-Come arriva tiriamo fuori le bacchette, non prima. Se le vedessero ora ci disarmerebbero.
Sussurrò Peter a Susan, mentre accarezzava i capelli di Lucy dietro la nuca. La bambina non aveva ancora la sua bacchetta, stava tremando. L'anno dopo avrebbe affrontato il suo primo anno a Hogwarts. Improvvisamente si sentì un boato fortissimo, e un enorme gigante sbriciolò il portone, portandosi via un pezzo di muro che stava sopra la porta. La sua testa sfiorava il soffitto a volta, doveva essere alto sette metri, forse sette e mezzo, e pesare come due elefanti. La sua pelle era spessa e grigiastra come quella di un rinoceronte. Occhi neri, capelli neri, e una collana di ossa, alcune sembravano umane. I ragazzi si accorsero che iniziava ad albeggiare.
Lucy strillò e si rifugiò tra le braccia di Peter, che guardò il gigante con occhi sgranati dall'orrore, Susan indietreggiò. Edmund, paralizzato dalla paura, non riuscì a muoversi. Si strofinò le orecchie che fischiavano per l'esplosione di poco prima.
Jadis, protetta dai suoi incantesimi, osservava la scena col sorriso sulle labbra. Caspian era attonito, guardava i Pevensie con espressione terrorizzata.
-Cosa facciamo? Cosa facciamo?
Strillò Susan, il secondo in cui il gigante fece calare il pugno sui tre. Edmund, risvegliatosi dalla trance come per magia, saltò verso di loro come se potesse fare qualcosa, ma non fece in tempo. Crudence batté l'enorme pugno sul pavimento, spaccando il marmo bianco, una infinitesima frazione di secondo dopo che Peter aveva lanciato Lucy e Susan lontano da dove si trovava. Caspian si accorse di aver urlato solo dopo che gli arrivò un pugno alla bocca dello stomaco come punizione per averlo fatto.
-Peter!
Gridò Lucy, ma quando il gigante alzò il pugno e sbuffò frustrato spostando tre metri cubi di aria calda e mefitica che li investì in pieno, videro che il ragazzo era saltato via appena in tempo e aveva estratto la bacchetta.
-Sì!
Gridò Caspian, ricevendo un altro pugno, stavolta sulla tempia. Un mangiamorte, tale Bulstrode, urlò
-Noooo! Ma come l’ha avuta, quella?
Appoggiato dagli altri, mentre Jadis osservava la scena a occhi socchiusi, attenta.
-Lo disarmiamo?
Sussurrò un uomo alla sua destra.
-Ma no, è un ragazzino, quel ramoscello non gli servirà a nulla.
Rispose lei seria, senza staccare gli occhi dalla scena.
"Che faccio, che faccio, che faccio?" Pensò Peter, completamente nel panico.
Susan, Lucy e Edmund si erano ritirati a un angolo della Sala, il gigante sembrava concentrato su Peter come se avesse capito che era lui la vera sfida. Calò la clava su di lui e il ragazzo saltò su un lato. Il pavimento schiantò, e questa volta parve averlo colpito, almeno di striscio.
Il ragazzo aveva lacrime di dolore sul viso e si rialzò zoppicando. Il gigante guardò verso gli altri, ma Peter gli scagliò uno schiantesimo e i suoi occhi piccoli e lucenti tornarono su di lui.
Crudence alzò una gamba e diede un calcio al ragazzo, colpendolo in pieno. Susan e Lucy strillarono a pieni polmoni, Caspian era tenuto ormai da tre Mangiamorte e Edmund era ancora pietrificato dalla paura, non emise il minimo suono.
Peter fu lanciato dall’altra parte dell’ sala come un pupazzo e sbatté al muro. Il gigante con un passo fu di nuovo sopra di lui. Alzò la clava sulla sua testa e attese un istante. Peter era a terra immobile, aveva perso i sensi. L’avrebbe ucciso.
-Basta così, è sufficiente.
Disse la donna, e i presenti sbuffarono.
-Peter!
Chiamò Lucy, correndo accanto al fratello per assicurarsi che stesse bene, seguita dagli altri due.
-Innerva.
Sussurrò Susan con la sua bacchetta, e dopo un attimo di esitazione il ragazzo aprì gli occhi. Caspian vedendo la scena esultò, con un sospiro di sollievo. Sentiva le gambe molli.
Jadis intanto aveva fatto levitare la clava del mostro e la aveva spedita fuori, e quello era corso a gran passi per seguirla. L'incantesimo scudo dei maghi oscuri era svanito.
-Non può morire, o il Ministero mi starebbe addosso. Sanno che i ragazzi sono sotto la mia tutela.
Spiegò annoiata ai suoi seguaci adirati.
-Sei un mostro.
Ringhiò Caspian tra i denti.
-Devo ricordarmi di dire a Igor di insegnarti dell'educazione come si deve.
Aggiunse la donna, in tono piatto.
I ragazzi si avvicinarono alla strega, Peter zoppicando sostenuto da Susan, Edmund in disparte rispetto agli altri. Aveva provato del sollievo nel vedere che Peter era vivo, ma una sensazione di rabbia cieca e vergogna ancora gli agitava le viscere. Il fratello ancora una volta era l’eroe della situazione e lui era il cattivo. Questa cosa non sarebbe mai cambiata e lo faceva letteralmente impazzire.
-Hai finito di minacciarci, strega! Noi ce ne andiamo!
Urlò Peter, brandendo la sua bacchetta contro di lei.
-E cosa hai intenzione di fare per fermarmi, con quella? Trasformare la mia sedia in un comò?
Chiese sprezzante.
-Ti pentirai di quello che hai fatto!
Continuò il ragazzo.
-Peter, basta!
Intimò Susan, ma lui non la ascoltò. Anche Caspian gli faceva segno di no con la testa.
-Facciamogli passare la voglia!
Rise Avery.
-Sì, fagliela vedere!
Gridò un altro. Jadis arricciò le labbra divertita.
-Ma sì, e questo che fanno i tutori, dopotutto. Impartiscono lezioni, giusto? Crucio.
Sentendo le urla più atroci che avesse mai sentito, Edmund sussultò. Il fratello era caduto in ginocchio, si contorceva davanti agli occhi divertiti della Sala.
-No! Smettila! Smettila!
Gridò Susan, correndo verso di lui, seguita da Lucy. Due uomini saltarono in mezzo a loro e le afferrarono prima che potessero raggiungerlo. Edmund era congelato sul posto. Per un attimo provò una profonda, viscerale, sensazione di vittoria.
"Hai visto dove ti ha portato giocare a fare l'eroe, Peter? Chi è il migliore adesso?"
Pensò, con un calore crescente che gli divorava lo stomaco. Susan e Lucy scalciavano e si dibattevano dietro di lui. La donna abbassò la bacchetta e Peter tacque. Inspirò rantolante come se avesse bisogno di aria.
-Qualcuno ha altre rimostranze da fare sulla mia condotta? Avanti…
Peter si girò verso di loro, con gli occhi lucidi e le guance bagnate. La visione colpì Edmund più di quanto avesse voluto. Forse suo fratello era stato punito abbastanza. Forse non era così contento di vederlo sconfitto, dopotutto...
Proprio mentre era assorto in questi pensieri, la strega si morse il labbro severa, per poi tornare a sorridere. Direzionò la bacchetta verso di lui.
-Tu mi sembri un po’ troppo felice della situazione, piccolo. Ti ho capito, sai? Ti piace quando me la prendo con i tuoi fratelli, vero?
Edmund deglutì. Sentiva le gambe molli. Lucy e Susan lo chiamavano disperate, e lui si chiese come mai nessuno le avesse silenziate. Probabilmente le suppliche li divertivano. Il ragazzo scosse la testa, muto come un pesce.
-Questo ti scioglierà la lingua.
Disse la donna, magnetica.
-Cru…
-Stai... stai perdendo il tuo tempo.
Rantolò Peter, cercando di mettersi in piedi.
-Stai zitto idiota! Hai sprecato la tua occasione!
Gridò il lupo mannaro che teneva stretta Lucy. Lei tentò di pestargli il piede con scarsi risultati. Jadis lo zittì con un gesto della mano.
-Come, scusa?
Chiese, interessata, volgendo lo sguardo verso di lui ma tenendo la bacchetta di biancospino puntata su Edmund. Aveva un diamante incastonato vicino all'impugnatura. Peter si schiarì la voce e si asciugò le lacrime col palmo della mano. Deglutì. Sentiva ancora male dappertutto, e pensò che sarebbe anche potuto morire in quel momento. Ma non poteva permettersi un lusso come quello. Non con i fratelli ancora nel castello.
-Stai perdendo il tuo tempo con lui. È un bambino stupido. Non c’è bisogno di impartirgli nessuna lezione, tanto non imparerà mai. È una causa persa, ormai mi sono arreso. Punisci me, piuttosto.
Edmund sentì montare dentro una rabbia indescrivibile. Anche in quel momento il fratello non perdeva occasione per umiliarlo. Lo guardò con disprezzo e desiderò soltanto fargli del male. Stava per dire qualcosa, non sapeva ancora cosa, una cosa cattiva, o magari un “FATTI I FATTI TUOI, PETER!” quando Jadis si limitò a dire
-Questo lascialo decidere a me.
-No!
Gridò Susan, nessuno le diede ascolto. Jadis rivolse nuovamente lo sguardo su Edmund.
-Crucio!
E poi svanì tutto, tranne il dolore. Fu come se ogni centimetro del suo corpo fosse in fiamme, eppure gelato. Come se le unghie gli si stessero staccando dal corpo, qualcuno gli stesse cavando gli occhi, e lo stesse torturando con un coltello affilato allo stesso tempo. Non si accorse neanche di essere sul pavimento, né di avere iniziato a piangere e urlare. Tutto quello che sentiva era il dolore. Dopo qualche secondo, tutto svanì.
Quando riuscì a mettere a fuoco quello che gli stava intorno, i suoi fratelli stavano dando di matto. Che stessero dando di matto per lui? No, era impossibile. A loro non importava, non era mai importato di Edmund. Susan in un attimo gli fu addosso e lo accarezzò con la mano in preda ai singhiozzi.
-Questo non lo dovevi fare.
Disse Peter, asciutto. I presenti risero di gusto a quelle parole.
Il ragazzo non fu turbato dalle risa, anzi, raddrizzò le spalle, fiero. Si era ricordato dell'incantesimo di suo padre, uno di quelli che lui gli aveva sempre detto di usare in caso di estrema necessità. Soltanto quando lui o qualcuno della famiglia si trovava in pericolo di vita. Gli aveva detto che con la traccia e un incantesimo potente come quello, sicuramente il Ministero non avrebbe mandato una strillettera come accadeva solitamente per i casi di magia minorile, ma avrebbe mandato direttamente una squadra di auror a controllare il prima possibile. Probabilmente Jadis non si aspettava che lui conoscesse qualcosa di così potente, ma Thomas era un auror. Gli aveva insegnato come difendersi dai maghi oscuri.
Sapeva che era un incantesimo di livello avanzato, che forse avrebbe fallito, ma il padre glielo aveva spiegato così tante volte...
Non lo aveva mai provato prima, ma sperò con tutto il cuore che funzionasse. Sollevò la bacchetta e recitò, scandendo bene le parole
-Protego Diabolica.
Un cerchio sottile di una strana fiamma blu si formò intorno a Peter, Susan e Lucy.
-Un banale incantesimo scudo. Stupido ragazzino.
Borbottò un mago dal mantello logoro, e tentò di saltare dentro al cerchio di Peter. Come si avvicinò, le fiamme si alzarono e iniziarono a bruciarlo. L’uomo urlò di dolore e si rotolò a terra in agonia. Dal gruppo di uomini appostato vicino al trono si alzarono "oooh" di sgomento. Caspian approfittò del caos derivato dall'incidente per dare una rapida gomitata in faccia all'uomo che lo teneva, strappargli di mano la bacchetta e correre dentro il cerchio protettivo, incolume.
-Allora le persone possono entrare!
Commentò Bulstrode spaesato, non capiva come funzionasse l’incantesimo ma non vedeva l'ora che Jadis desse loro il permesso di entrare in campo. Lei non si mosse.
-Che aspetti? Vieni anche tu!
Gridò Peter al fratello, sbracciandosi oltre le fiamme. Le sorelle lo chiamarono. Lui, con le orecchie doloranti, fece un passo verso di loro, ma si fermò subito. La pelle era piena di graffi provocati dalle schegge alzate dal gigante, il sangue dal naso si era appena fermato, gli era arrivato sino alle labbra.
-Ed! Muoviti!
Gridò Susan, e lui non si mosse. Conosceva bene quell'incantesimo, suo padre aveva spiegato loro quelli necessari a difendersi già prima che ricevessero la loro prima bacchetta.
Sapeva bene che le fiamme lasciavano passare solo chi era dalla parte del proprietario, per questo era potuto entrare Caspian al contrario del Mangiamorte, e Edmund mon era dalla parte di Peter. Non lo era stato ultimamente, e soprattutto quel giorno. Fece segno di no con la testa. Se avesse tentato di entrare sarebbe bruciato come quell’uomo prima di lui.
-Che stai aspettando?
Incalzò Peter, uno dei maghi lanciò una fattura contro i ragazzi ma le fiamme fermarono anche quella. Tutti gli occhi erano puntati su di loro.
-Mi... mi brucerai.
Sussurrò il ragazzino, guardando il cerchio con terrore. Susan sgranò gli occhi a quelle parole. Non aveva pensato a quell'eventualità ma effettivamente era plausibile. Non sapeva se Edmund era considerabile una figura amica o nemica in quel momento. Le fiamme avrebbero potuto interpretare in qualunque modo la situazione. Peter al contrario ne sembrava assolutamente sicuro.
-Ma sei pazzo? Certo che non ti brucerò! Muoviti! Non durerà molto!
Infatti, Jadis sembrava intenzionata a liberarsi del fardello quanto prima. Era stata una distrazione sufficiente. Non pensava che i fratelli Pevensie avrebbero saputo tenergli testa, ma si sbagliava.
-Ecco perché questa mattina mi ero svegliata male… avrei dovuto capire che sarebbe andata a finire così.
Sibilò annoiata, e rivolse la bacchetta verso i fratelli. Non era sicura che avrebbe funzionato, ma non pensava che un incantesimo di protezione di un quattordicenne avrebbe retto contro il suo.
-Il gioco è finito. Sect...
Ma non finì la frase. Edmund aveva capito le sue intenzioni e non avrebbe guardato soffrire il fratello un minuto di più. Le saltò addosso urlando e le strappò la bacchetta di mano. La strega gridò, e i suoi compagni iniziarono a scagliargli maledizioni senza riuscire a colpirlo, correva come un pazzo per la Sala. Peter saltò fuori dal cerchio per andare a portarcelo di peso, deciso a mettere fine a quella follia. Un suo incantesimo di protezione non avrebbe mai potuto attaccare suo fratello, mai. Non importava cosa avesse fatto contro di lui poco prima. Era un'idea irrazionale e semplicemente assurda, loro erano dalla stessa parte, punto e basta, e la magia lo sapeva benissimo. Edmund doveva capirlo e lo avrebbe capito solo entrando in quel maledetto cerchio. Quando Avery si avvicinò all'incantesimo che conteneva Caspian e le due sorelle, sicuro che non avrebbe funzionato contro di lui, un mago esperto, Lucy trasalì. Appena mise piede al suo interno le fiamme azzurrine gli percorsero tutta la gamba e si mise a urlare come se lo stessero tagliando a pezzi. Cadde a terra e iniziò a rotolare sul pavimento urlando
-Spegnetelo! Spegnetelo! Fatelo smettere!
Nessuno si curò di lui, cercavano ancora di colpire Edmund. Un lampo verde gli passò accanto senza prenderlo e Susan urlò a pieni polmoni.
-Non lo uccidete! Non voglio grane col ministero!
Ordinò Jadis, e quando Peter lo aveva quasi raggiunto, un incantesimo reducto lo colpì al braccio e lui volò via.
-Ed!
Strillò Lucy, e il licantropo che aveva scagliato l'incantesimo gioì. Peter con due salti gli fu accanto. La bacchetta di Jadis era stata spezzata in due dall'incantesimo. Purtroppo, anche il braccio di Edmund era piegato in due in maniera innaturale, era zuppo di sangue e Peter vide una cosa bianca luccicare a metà dell'avambraccio. Si accorse con orrore che si trattava di un osso. Il ragazzo stava per perdere i sensi. Caspian, al sicuro all'interno del cerchio, schiantò un uomo che stava per avventarsi addosso ai due ragazzi e un altro che stava per lanciar loro una fattura, proteggendoli col fuoco amico. Peter senza tante cerimonie afferrò il fratello minore per la spalla sana e lo trascinò di corsa dentro il suo incantesimo scudo. Edmund fece in tempo a pensare
"Ecco, è fatta. Ora muoio."
E a gemere per il dolore atroce alla metà destra del corpo, per poi vedere che passava le fiamme incolume, prima di perdere definitivamente i sensi. Jadis strappò la bacchetta dalla mano di un uomo vicino a lei, e si avvicinò ai ragazzi a gran passi. Per prima cosa era necessario interrompere il loro incantesimo di difesa. Puntò la bacchetta contro Peter.
-Imper...
Tutto venne invaso da una luce accecante. Improvvisamente nella stanza apparvero trenta uomini, smaterializzati dal nulla. Portavano i mantelli del ministero. Come un sol uomo, disarmarono tutti i presenti, esclusi i ragazzi. Susan si accorse di riconoscerne alcuni, erano colleghi di suo padre. Lo erano stati, almeno.
-Che sta succedendo qui?
Chiese un mago giovane ma che aveva il mantello di colore diverso dagli altri. Peter capì che era il responsabile. Era alto e scuro di pelle, portava un orecchino di osso all'orecchio sinistro. Il fuoco protettivo si spense.
-Mio fratello, vi prego! Sta male! Deve essere portato al San Mungo!
Gridò Susan, Lucy stretta al suo fianco.
-Qualcuno vada a controllare quel bambino, presto!
Ordinò il mago ai sottoposti, con voce che non ammetteva repliche.
-Come osate?
Gridò la donna vestita di bianco, mentre un auror le legava stretti i polsi con un incarceramus.
-Prendete tutte le bacchette! Portate questi uomini al Ministero!
Ordinò l'uomo che era a capo della spedizione.
-Questo lo riconosco! È Antonin Dolohov!
Esclamò una strega dalla lunga treccia ramata.
-Alastor gli è stato dietro per settimane l'anno scorso. È un ex Mangiamorte. Dicono che sia quello che ha ucciso i Prewett.
-Questo schiantatelo! Potrebbe essere pericoloso.
Intimò il leader, e la donna obbedì.
Loro non lo sapevano, ma in quel momento, fuori dal castello, si era appena materializzato Igor Karkaroff, avvolto in una pelliccia bruna, il naso adunco vibrante di eccitazione. Finalmente la sua stimata collega aveva trovato il ragazzino evaso. Non aveva fatto pochi passi però che sentì le voci dei membri del ministero.
-E iniziate ad avvisare Azkaban. Stasera avranno un bel da fare con i nuovi arrivi. Ora su, sgomberare! Voglio questa gentaglia in tribunale prima di venti minuti. Prendete l'urgenza al Wizengamot.
L'uomo, saggiamente, decise di smaterializzarsi senza neanche affacciarsi a vedere cosa stesse succedendo.
Dentro la Sala, Jadis continuava a fissare i ragazzi con aria da folle, strattonando i legacci che la stringevano.
-Non finisce qui. Avete capito? Vi prenderò e vi ucciderò.
Sibilò, in un ringhio.
-Io non credo proprio.
Disse uno degli auror, afferrandola con forza e sparendo in una smaterializzazione congiunta.
-Ma quelli sono i figli di Pevensie!
Disse un altro.
-Accidenti, è vero! Non li vedo da quando il povero Thomas... beh, già da qualche anno.
Esclamò una donna corpulenta. I ragazzi, ancora sconvolti, non avevano detto una parola. Intanto un uomo si era avvicinato a Edmund e osservava le sue ferite con attenzione.
-Si riprenderà?
Chiese Susan con un groppo in gola. Lucy gli accarezzava i capelli con gli occhi lucidi. Edmund era ancora fuori uso, giaceva immobile sul pavimento.
-Sì, certo che sì. Sembrano i segni di un bombarda, e ha perso del sangue, con un ossofast e un po' di riposo dovrebbe essere tutto a posto.
Ormai quasi tutti i maghi erano stati smaterializzati dalla squadra del Ministero, quando un altro uomo apparve nella stanza.
-Kingsley, caro, sei venuto qui con una squadra di trenta uomini e non hai portato neanche un guaritore dal San Mungo? Mi deludi…
-Professor Silente...
Sussurrò Peter tra le labbra.
L'uomo chiamato Kinglsey sembrò vergognarsi un po', e Silente camminò pacatamente verso i ragazzi.
-Cosa è successo?
Chiese, rivolto a loro. Fu Kingsley a rispondere.
-Uno di loro ha evocato un protego diabolica, la traccia lo ha subito segnalato al dipartimento magia sui minorenni. In genere è prassi mandare un modulo, ma solitamente capita qualche forunculus, o al massimo una fattura orcovolante. Una magia difensiva di quella portata da parte di un minore...
-Vi ha fatto pensare a una situazione di emergenza. Bene. Molto saggio.
-Quei quattro sono Pevensie, li riconosco. Quello là non so chi è.
Disse una donna che Peter ricordava vagamente fosse stata un'amica di suo padre. Ma ora non aveva tempo di pensare a suo padre. Ora bisognava pensare a Edmund.
-È uno studente di Ilvermorny, portato qui contro la sua volontà. È imperativo mandare un gufo al MACUSA subito. Si occuperanno loro di restituirlo alla famiglia.
Rispose Silente, con fermezza. Susan socchiuse le labbra stupita. Doveva essere un occlumante davvero geniale per aver assunto quelle informazioni solo guardandolo, senza nessun incantesimo.
-È così signore. Ho frequentato Durmstrang quest'anno, ma io non volevo andarci. Mio zio mi ha costretto, così sono scappato. È stato quasi due mesi fa.
-Sei sopravvissuto nella tundra per due mesi?
Chiese un auror, ammirato.
-Ho dovuto. Dieci giorni fa sono capitato qui, loro mi hanno trovato. Ho scoperto che quella strega li teneva qui contro la loro volontà, li torturava. Abbiamo deciso di fuggire insieme.
-Vedo, vedo.
Commentò interessato Silente
-Senza offesa, professore. Ma... chi la ha chiamata?
Chiese Kingsley, alzando un sopracciglio sospettoso e un po’ infastidito. Il vecchio mago aveva la tendenza a immischiarsi negli affari del Ministero quando lo riteneva necessario.
-Uh, nessuno. Passavo di qui e ho sentito le voci. Facevo una passeggiata.
-Lei stava facendo una passeggiata a duemila metri di altezza su una catena montuosa in Russia guarda caso proprio durante un'azione del ministero?
-Sì, esatto. Mi piace l'aria frizzantina di montagna.
Disse l'uomo, che Caspian fissava con incredulità.
-Mi sembra che sia arrivata l'ora di riunire questo giovane alla sua famiglia, non trovate?
Disse infine, chinandosi verso Edmund. Peter gli teneva la testa sulle ginocchia con gli occhi che bruciavano.
-Sì, la prego!
Pigolò Lucy. Il mago passò la sua strana bacchetta bombata sul corpo di Edmund, e il braccio silenziosamente tornò a posto. Susan fece una faccia schifata, Caspian era assolutamente ammirato. Il sangue tornò scivolando da dove era uscito, i tagli si sanarono.
-Innerva.
Sussurrò, e Edmund aprì piano gli occhi.
-Cos... cosa? Sono morto? Lo sapevo che il fuoco mi avrebbe bruciato.
Mormorò, la luce gli faceva male agli occhi. Poi sorrise.
-Sei uno stupido!
Urlò Lucy, e lo abbracciò.
-Scusate... scusate...
Piagnucolò lui, ricambiando la stretta.
-Sei stato grande, Ed. Ci hai salvati. Le hai spezzato la bacchetta!
Disse Peter con le lacrime agli occhi, stringendo entrambi in una stretta salda. Anche Susan si aggiunse a loro, tirando Caspian per la manica esortandolo a partecipare.
-Mi dispiace tanto... mi dispiace tanto...
Continuava a ripetere Edmund a bassa voce, stava piangendo ora.
Il mago di nome Kingsley, per lasciare loro un po' di privacy, si mise a compilare le sue scartoffie. Ormai tutti gli altri auror e maghi oscuri erano svaniti. Solo lui, Silente e i ragazzi restavano nella Sala.
-Conosco quella famiglia.
Sussurrò il mago a Silente, lasciando i ragazzi alle loro effusioni.
-La madre è ricoverata al San Mungo, il padre è morto qualche anno fa. Lei ha una sorella, che so che li aveva in affidamento, ma deve essere questa bestia qui. Devo informarmi su eventuali altri parenti con cui far loro passare il resto delle vacanze.
-Suggerirei di indagare su chi ha seguito il caso dell'affidamento, e di processarlo.
Disse Silente, guardando l'uomo davanti a lui da sopra i suoi occhiali a mezzaluna.
-Un caso come questo non deve più ripetersi.
-Mi creda, professor Silente. Non si ripeterà.
-Intendete portarli al Ministero, nel frattempo?
-Sì, esatto.
-Bene, verrò anche io. Ho idea che quel giovanotto abbia proprio bisogno di una chiacchierata…


 
Note Autrice

Capitolo un po’ più corto del solito ma bello intenso!
Piaciuta la prima lezione clandestina di Difesa contro le Arti Oscure? I nostri ragazzi sono più pronti che mai a impegnarsi per essere in grado di darci dentro quando le cose si faranno serie!
Intanto, studiando per conto loro, Edmund ha trovato un incantesimo che gli ha ricordato la sua infausta infanzia. Riconoscete il Protego Diabolica? È l’incantesimo che appare alla fine dei Crimini di Grindelwald, l’ultimo film uscito per la saga di Animali Fantastici, che funziona come abbiamo illustrato.
Ma attenti, per quest’anno i flashback non sono ancora finiti!
Ogni feedback come sempre è ben accetto.
Ci aggiorniamo venerdì, e buon ponte dei morti a tutti!

 
 
 
   
 
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