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Autore: rocchi68    18/11/2019    2 recensioni
Dawn era convinta, anche a distanza di anni e con una situazione non proprio rosea, che la sua fosse stata una scelta ben ponderata.
Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere la sua futura meta scolastica. Aveva girato almeno una dozzina di licei se per questo e con un po’ di fatica i suoi desideri e le sue speranze si raccolsero tutte nello stesso liceo.
Il facile era stato cancellare quegli ambienti, classico e linguistico, che non rientravano nelle sue corde e di cui aveva un’immagine piuttosto negativa. D’artistico o tecnico non aveva nulla tra le mani e pertanto, affascinata dalle sue materie e dalle immense possibilità future, aveva virato sullo scientifico.
Come se la scelta della scuola fosse così importante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Avrebbe dovuto essere felice per quel proposito d’inizio anno che centrava il suo obiettivo quando gennaio era solo a un passo?
Di solito avrebbe procrastinato fino al termine ultimo e avrebbe guardato gli altri ridere come idioti quando aprile era ormai agli sgoccioli.
Tuttavia era orribile tenere Carrie prima e Samey poi in quello stato per un intero anno.
La loro classe era finalmente guarita e poteva prepararsi per una gita che non si sarebbe svolta verso i primi di marzo.
Almeno con quel piccolo regalo rivolto al Preside, Scott aveva ottenuto il permesso di anticipare a novembre la normale seccatura del viaggio. Si pensava a una meta puramente estiva, anche se ormai le calde giornate e i drink sulla spiaggia, sarebbero stati uno sbiadito ricordo.
Rientrando sul tardi dall’ennesima giornata scolastica, appoggiò lo zaino vicino al divano e poi si mise a osservare la televisione con la classica pubblicità di un rasoio che prometteva, soddisfatti o rimborsati, di radersi in cinque minuti.
Erano solo stupidaggini.
Un po’ come il breve dialogo che aveva avuto con Dawn quella mattina, quando Beverly era rimasto intrappolato in classe per un compito dalla difficoltà sorprendente.
Credeva che nessuno conoscesse il suo nascondiglio, né che qualcuno trovasse così intrigante salire fin sul tetto solo per vederlo disteso a crogiolarsi al sole.
Nonostante la temperatura quasi invernale era piacevole passare la ricreazione o la pausa pranzo a respirare dell’aria pulita, magari sognando di essere su una candida nuvola e fissare gli altri, pregustando cattiverie da sparare in giro.
“Deve essere tremendo avere un sogno.” Soffiò, avvertendo la porta cigolare pesantemente.
“Ti ho cercato ovunque.”
“Sono sempre stato qui.” Replicò infastidito.
“Lo so.”
“E poi nessuno penserebbe mai al tetto, sempre che non sia seguito.” Continuò annoiato, sfruttando tutta la sua astuzia.
“Ti sbagli.”
“L’infermeria, la mensa, la biblioteca, la palestra…ci sono almeno una trentina di nascondigli e per passarli tutti ci vuole quasi un’ora. A quanto pare hai legato il cagnolino a qualche albero e vuoi liberarti la coscienza di qualcosa. Ma di che cosa esattamente?” Chiese, rimettendosi seduto.
“Non abbiamo avuto più molto tempo per parlare, ma volevo dirti che avevi ragione su Carrie.”
“Non avevo bisogno della tua riconferma: io non sbaglio mai.”
“Se non sbagli mai, perché continui a odiarci?” Lo interrogò, andando dritta al punto.
“Non riuscirei a odiarvi, nemmeno se m’impegnassi.”
“Vorrei tanto che tu fossi felice.” Sospirò, sedendosi vicino al compagno.
“La felicità non esiste.”
“È allora qual è la sensazione che provo ogni volta che entro in classe o che posso uscire con un amico?”
“È solo una soddisfazione personale.” Rispose, inspirando profondamente.
“E tu non hai intenzione di sentirti soddisfatto?”
“Perché non ritorni dal tuo cagnolino e mi lasci in pace?”
“Me ne andrò solo quando saprò cosa posso fare per sdebitarmi.”
“Allora dovresti tornare in classe, abbandonare Beverly e ritornare qui.”
“Non posso.”
“Non puoi o non vuoi?” Domandò, assottigliando lo sguardo e facendola tentennare.
“Anche se non sembra, Beverly è un bravissimo ragazzo.”
“I bravi ragazzi non crescono sugli alberi e non credo alle teorie di Courtney o alle scemenze di Gwen.”
“Da quando le ascolti?”
“Da quando sono quello che regge le borse, mentre ballano in discoteca con Duncan e Trent.”
“I loro ragazzi hanno fatto amicizia?”
“E dovresti vedere come vanno d’accordo.” Confermò, rievocando l’immagine di qualche sera prima dove si sostenevano per via della sbornia.
“Solidarietà maschile?”
“Credo che il piccolo Dunky avesse bisogno di una visione molto più ottimistica della vita.” Sogghignò divertito.
“Almeno ti sei accorto che senza Duncan non hai più amici da deridere?”
“E quando li ho avuti?” Riprese seccato.
“Ti basterebbe rientrare in classe e cambieresti idea.”
“Se rientro in classe, tu verrai con me e abbandonerai Beverly. Non mi sembra così difficile.”
“Mi spiace Scott, ma io lo amo.”
“E subito dopo segue dichiarazione strappalacrime, dove lui è la mia vita e non posso stare senza il suo impareggiabile sorriso.” Ribatté, imitando un tono femminile che poteva essere un miscuglio tra quello di Sierra e Jo.
“Ma…”
“O senza la sua voce…ma un momento, lui una voce non ce l’ha e non sarà mai capace di dirti quanto sei bella risultando convincente.”
“Questa te la potevi anche risparmiare.” Ringhiò, rialzandosi in piedi e aspettando che lui la seguisse, dato il contemporaneo suono della campanella.
“Come puoi non accorgerti che questo è solo un capriccio?”
“Ti sbagli.”
“Tutte le ragazze hanno bisogno di ricevere dei complimenti e tu non fai eccezione.”
“Io amo Beverly per quello che è.” Seguitò, affrontandolo a brutto muso.
“Una candela che brucia alle due estremità mi farebbe meno pena di una ragazza che sta vanificando la sua vita per una stupida cotta.”
“La verità è che Beverly è buono, gentile e non farebbe del male nemmeno a una mosca. Tu, invece, riesci a tirar fuori il lato peggiore da ogni persona. Duncan ti odia ed è per questo che sta cercando di andarsene, Brick e Lightning ti avrebbero picchiato a sangue se non li avessi coperti di consigli e noi ragazze desideriamo che quest’anno passi in fretta, solo per non vederti più.”
“Da cinque anni mi chiedevo se fosse vero e in questo giorno fortunato me ne hai dato conferma. La vera domanda, però, è cosa ne pensi tu. Troppo facile dire che gli altri non mi sopportano, ma più difficile è chiarire quali siano i tuoi veri pensieri.”
“Tutte le volte mi confondi.”
“E tu mi hai confuso quando hai detto a Courtney che stavamo insieme. In quale universo, uno disgustoso come me, può stare, può ambire a guardare ogni mattina il tuo sorriso?”
“Io volevo solo convincerla a diventare mia amica.”
“Un’amicizia si basa sulla fiducia e con Courtney non sei stata sincera. Fortuna che ha un dialogo con Duncan e che quest’ultimo mi ha chiesto spiegazioni, altrimenti avrei dovuto mettere a tacere alcuni pettegolezzi fastidiosi.”
“L’ho fatto a fin di bene.”
“E questo Courtney l’ha capito. Resta il fatto che ho dovuto discutere con quella matta per oltre due ore e che mi ha dato consigli manco fosse un oroscopo.”
“Mi spiace.”
“I pettegolezzi sono subdoli quasi quanto le bugie e alcuni di questi sono così orribili da distruggere una persona dall’interno.”
“Ne sai qualcosa?” Chiese Dawn che aveva già sentito quella storia, ma non ricordava più in quale circostanza.
“No.”
“Io vorrei tanto vederti sorridere.”
“Sicura che sia la scelta migliore?” La interpellò dopo aver ascoltato le sue intenzioni.
“Quale altra scelta mi resta?”
“Potresti rassegnarti: hai conquistato una classe intera, perché non dovresti accontentarti?”
“Perché i ricordi sono importanti e tu rientri in tutto questo.”
“E vorresti sapere la verità, giusto?”
“Senza bugie o storie campate per aria.” Seguitò, facendolo sospirare.
“Passata la gita, potresti prenderti un pomeriggio libero e ti racconterei ogni cosa.”
“Me lo prometti?”
“Ti do la mia parola d’onore.”
“Che hai detto non vale nulla.” Obiettò, facendolo annuire.
“Vorrà dire che mi darò un buon motivo per non scappare.” Soffiò, togliendo dal portafoglio e porgendole una foto che lo ritraeva in compagnia dell’amato nonno e che era uno dei pochi tesori cui era maggiormente legato.
“Sei sicuro che sia il caso?”
“Vedi di non rovinarla: è uno dei pochi ricordi felici che ho e non vorrei perderlo.” Mormorò, aprendo la grande porta e invitandola a tornare in classe, prima che qualche prof nevrotico la segnasse sul registro e pretendesse un colloquio con i genitori.
 
Quello era davvero uno dei pochi ricordi lieti di quegli anni.
E non aveva altre copie o elementi che potessero ricollegarlo all’adorato nonno. Alla fine aveva riposto nuovamente la sua fiducia in Dawn.
Se lei non l’avesse calpestata, non avesse fatto parola con nessuno di quella sua debolezza e si fosse sottratta, anche solo per un’ora, dalle grinfie di Beverly, ecco che avrebbe raccontato il segreto che continuava a nascondere.
Non era un qualcosa che lo riguardava proprio direttamente, ma si avvicinava parecchio.
Non erano aneddoti del suo passato, del suo rapporto logoro con il padre, del periodo orribile delle medie o di altre idee malsane che andavano di pari passo.
C’era molto altro in quel suo comportamento riservato che era fuoriuscito per puro caso.
Nessuno andava a cercarsi certe esperienze o poteva desiderare ardentemente di farsi del male, per poi passare notti insonni e crisi isteriche.
Quale genio avrebbe pregato per una cosa simile?
Aveva già una quantità esorbitante di problemi tra cui destreggiarsi e aggiungere quella noia era stata davvero una mazzata micidiale.
In quell’istante di sconforto, la vibrazione continuata del cellulare lo ridestò.
Accortosi del nome, accettò la chiamata a suo carico.
“Che cosa ti serve, vecchia volpe?” Domandò il rosso, avvertendo una risata possente all’altro capo.
“È da tanto che non ci sentiamo Scott.”
“Da qualche settimana se non sbaglio.”
“Già.”
“E come te la passi? Stephanie continua a romperti le scatole?”
“Niente di nuovo…litighiamo e basta.”
“Quando vi siete messi insieme, sapevi a cosa andavi incontro.” Gli rammentò l’amico.
“E tu? Risolto qualche problema?”
“Diciamo che ci sto lavorando.”
“Mi piacerebbe informarti di persona, ma il mio capo è un tiranno e non mi concede troppe giornate libere.”
“Lo immaginavo.” Mugugnò il rosso, sentendolo sgranocchiare qualcosa.
“Ho ancora dieci minuti di pausa.”
“E non credo sia il caso di sprecarli in questo modo.”
“So che non mi sono più fatto sentire, ma la tua richiesta è stata parecchio insolita e ci ho messo parecchio a raccogliere i vari dati.”
“E?”
“Avevi ragione su tutto.”
“Speravo tanto di sbagliarmi e che fosse solo una sensazione, ma a quanto pare leggo i risultati degli altri con odioso anticipo.”
“Perché?”
“È insopportabile accorgersi di avere ragione, quando tutto questo ti porterà a far soffrire qualcuno. A volte preferirei avere torto.” Sbuffò deluso.
“Sai che senza di te, mi annoio?”
“Brutto segno.” Commentò ironico, immaginandosi Ryan che rideva dietro il suo schermo e che spargeva briciole ovunque sulla sua scrivania.
“Nessuno che riesce a risolvere un problema, tutti che riguardano i vecchi dati…un casino indescrivibile.”
“Mi spiace, ma non ho intenzione di rientrare nel giro.”
“Io ci ho provato.” Borbottò deluso con un tono che, però, sembrava anche consapevole.
“Aspettavo proprio una scusa per andarmene e questa è caduta a fagiolo.”
“E perché non ti sei tirato indietro un po’ prima?”
“Perché mi annoiavo e non era così malaccio per i primi mesi.”
“Ti capisco.”
“E tu? Potresti abbandonare il gruppo come se niente fosse.” Borbottò, facendolo inspirare profondamente.
“Potrei, ma voglio aiutare più persone possibili.”
“Io, invece, desidero soltanto riportare tutto alla normalità prima che sia troppo tardi.”
“Da quando quell’hacker è entrato nella tua chat privata, noi moderatori abbiamo aumentato i livelli di sicurezza e privacy.”
“Non hai nient’altro da dirmi?” Chiese il rosso.
“Ho impiegato una settimana per salvare tutti i tuoi vecchi dati e sembra che il tuo amichetto si può spacciare per te solo per quanto riguarda la chat degli ultimi sei mesi circa.”
“Quindi se gli chiedessi qualcosa di precedente a questo furto, lui…”
“Sì, lui sarebbe costretto a inventarsi tutto di sana pianta.”
“Adesso sì, che la partita può diventare divertente.” Commentò Scott, ripensando a tutto quello che aveva passato nella chat e sorridendo per quella confessione che, ex moderatore qual era, non si aspettava di ricevere con tanta semplicità.
“Un piccolo appunto giunge infine, Scott.”
“Quale?”
“Se quel tuo amico è stato tanto avventato da fregarti il profilo, nulla può vietarmi di pensare che possa essere molto più pericoloso di quel che non sembra.”
“Ma lui…”
“Un topo in trappola reagisce come nemmeno t’immagini.”
“Terrò gli occhi aperti.” Lo rassicurò, avvertendo in sottofondo un urlo disumano che doveva appartenere al dittatore di Ryan.
“Stephanie mi ha spiegato qualcosina e cerca, quindi, di osservare e proteggere ciò per cui stai tanto faticando.”
“L’utente 0021 è in ottime mani.”
“Lo so Scott.”
“Beh…ti lascio al tuo pranzo.” Lo salutò il rosso, ringraziando mentalmente il capo supremo dei moderatori.






Angolo autore:

Ryuk: Siamo in dirittura d'arrivo.

Sembra sia così.
Un po' mi spiace perchè questa storia mi piaceva molto, ma tutto deve avere una fine.

Ryuk: Pazienza...magari troviamo qualche altra idea da portare avanti.

Lo spero
 
   
 
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