Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: Redferne    21/11/2019    8 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 66

 

 

 

 

 

CRISI (TERZA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passarono circa dieci minuti. Che ai due presenti nonché unici coscienti che stavano presenziando sulla scena dovettero sembrare paragonabili all' ETERNITA', o giù di lì.

E durante tutto quel lasso di tempo non smisero per un solo istante di guardarsi in cagnesco.

Più che altro Maggie, a dirla tutta. Che non staccava il suo sguardo dal fennec nemmeno per un singolo istante, mentre seguitava a rimanersene a fianco dell'immaginario capezzale di uno sceriffo ancora privo di sensi.

La sua volpe preferita.

Nick.

IL SUO NICK.

Sempre svenuto, purtroppo. Ma ancora vivo, nonostante fosse ferito e malconcio. Anche se non si poteva stabilire con certezza per quanto lo sarebbe rimasto ancora se i soccorsi che Laureen era andata a cercare o meglio, che il piccoletto aveva mandato a chiamare tramite lei avessero tardato ulteriormente.

Il tappetto peloso, dal canto suo, si era limitato ad assorbire la sua espressione fredda ed ostile e gliel'aveva restituita e rimandata indietro tale e quale, senza che questa potesse in alcun modo intaccarlo.

Se la stava facendo semplicemente RIMBALZARE ADDOSSO, tutto qua. Senza che ne rimanesse minimamente o particolarmente coinvolto, nel frattempo. Né da fuori, né di dentro.

Il VUOTO. Ecco cosa c'era dipinto, sul suo muso totalemente privo di ogni qualsivoglia espressione.

Il VUOTO ASSOLUTO. Su cui non poteva rimanere IMPRESSO o INCISO alcunché.

No. No attaccava. Non attecchiva. Con lui o su di lui.

Con ogni evidenza in quel momento aveva ben altre preoccupazioni. Doveva aver sicuramente ben altro a cui dover badare, oltre che a sé stesso. Che era da sempre la cosa che lo interessava di più e che lo aveva riguardato in misura maggiore nel corso della sua lunga quanto intensa vita, mettendola a paragone con qualunque altro possibile genere di problema o grattacapo.

La possibile rappresaglia da parte della vice – sceriffo gli interessava relativamente. Anzi...avrebbe potuto tranquillamente affermare che NON GLIENE IMPORTAVA PROPRIO UN FICO SECCO.

Anche se...la poteva ben CAPIRE, dopotutto.

Perché era in realtà la vendetta da parte di una giovane daina dal cuore infranto e ribollente di rabbia per aver visto il suo superiore nonché il suo BELLO, e questo era da considerare fuori da ogni dubbio, finire completamente MASSACRATO. E senza che avesse potuto far nulla per impedirlo.

Naturale quindi che la ragazzona dovesse sfogare il proprio astio addosso a qualcuno. Fin troppo logico che dovesse rivalersi in qualche modo per il senso di impotenza che fino ad un attimo prima l'aveva SCHIACCIATA. Come se un RULLO COMPRESSORE le fosse passato sopra. Come se un INTERO REGGIMENTO DI FANTERIA avesse deciso di scaraventarla al suolo per poi provare su di lei la nuova fornitura di STIVALI RINFORZATI CON SUOLA CHIODATA.

Ci stava. Ed era lui il primo ad ammetterlo, ci sarebbe mancato altro.

Gli istinti vanno SFOGATI. SEMPRE, COMUNQUE E QUANTUNQUE.

Sfogati. Non REPRESSI.

MAI.

Non fa bene alla salute. E' il modo migliore per beccarsi da soli qualche malaccio di quelli INGUARIBILI. Che poi ti tocca di soffrire come un CANIDE per il resto dei tuoi pochi e scalognati giorni che ti restano.

Quando uno si INFURIA...é semplicemente una pura questione di NATURA.

Nel senso che é la natura che si presenta a CHIEDERE DAZIO E RISARCIMENTO PER IL TORTO SUBITO, mediante interposta persona. E cioé quello che in quel preciso istante sta ANDANDO IN FUMO.

Del resto...CHI CAPPERO SIAMO NOI, PER CONTRASTARE LA NOSTRA STESSA NATURA?

Dice il saggio...COMBATTI LA TUA STESSA NATURA E FINIRAI SOLO COL ROVINARTI.

Se un tizio anzi, un IDIOTA decide di ammollarti un PAPAGNO di quelli belli secchi, proprio dritto tra GUANCIA e MASCELLA che é senza alcun dubbio il miglior PUNTO DA KNOCK – DOWN dopo LA BASE DEL MENTO...beh, la cosa migliore che si può fare e PRENDERLO AL VOLO E RIPAGARLO CON LA STESSA MEDICINA.

Ancora di più...con RAZIONE EXTRA, se vi si vuole inserire dentro anche gli INTERESSI.

Bisogna RENDERGLIENE ALMENO IL DOPPIO. E senza stare troppo a pensarci su o a riflettere sul da farsi. In tal modo...si finisce col ROSICARE IN ETERNO, e basta.

E a rosicare...CI SI DANNA. E non si va proprio da NESSUNISSIMA PARTE.

Già ci si MACERA IL FEGATO se l'aggressore, motivato od immotivato che sia, é abbastanza lesto di gambe più che noi con il nostro cervello, e altrettanto abile a darsi alla fuga prima che l'aggredito possa realizzare quanto é appena accaduto. Per poi realizzare in maniera altrettanto rapida che deve PIGLIARLO E GONFIARGLI LA FACCIA COME UN POPONE MATURO, come minimo. Perché ci si rende conto che non importa più cosa é accaduto. Cosa ci ha fatto. Ma più che altro COSA STA PER ACCADERE A CHI CE LO HA FATTO..

Darsi alla fuga e poi alla macchia, se non si é sufficientemente veloci da RIACCIUFFARLO SEDUTA STANTE.

Ecco, già ci si RODE LE VISCERE solo a percorrere DI CORSA E A PASSO DI SPRINT DA CENTOMETRISTA INCALLITO la distanza che ci separa dal suo collo, dal ciuffo di pelo tra nuca e testa e dal colletto del suo indumento che copre il torso o la parte superiore del suo corpo, a qualunque altra zona che risulti altrettanto utile a bloccarlo ed interrompere la sua sgambata inopportuna e fuori programma.

E che diamine. Persino quei pochi centesimi di secondo necessari al nostro cervello per mostrarci quel che dobbiamo fare, visualizzando L' INTERA SCENA E L'INTERA GAMMA DELLE AZIONI DA COMPIERE davanti ai nostri occhi sbarrati ma pronti ad assottigliarsi per entrare a far parte dell'espressione più TRUCE E FEROCE di cui disponiamo, e che abbiamo in dotazione giusto un istante prima di PARTIRE ALLA CARICA...

Persino quei pochi centesimi di secondo, in una simile situazione, ci appaiono come a dir poco INSOPPORTABILI. Totalmente INTOLLERABILI.

Il fegato é importante, gente. Anche se ha un alto, altissimo GRADO DI RIGENERAZIONE.

E' forse l'unica parte del corpo in grado di arrivare addirittura ad AUTO – RICOSTITUIRE i propri tessuti asportati. Ce ne si potrebbe privare addirittura di UNA BUONA META', e continuare a VIVERE LO STESSO. Perché la metà rimasta sta già cominciando a RIPARARSI PER CONTO PROPRIO, nel tentativo di RIMPIAZZARE LA SEZIONE TAGLIATA O ASPORTATA. E il PIU' IN FRETTA CHE GLI SIA POSSIBILE, anche. Ne va della SOPRAVVIVENZA DEL SUO PADRONE.

Davvero stupefacente. Perché al contempo molto FRAGILE. E SENSIBILE.

Non bisogna STRAPAZZARLO. Né con ABUSI DI VARIO TIPO, oppure CON UNA CONDOTTA DI VITA DISCUTIBILE QUANTO SREGOLATA. E nemmeno va SOTTOPOSTO A STRAPAZZI EMOTIVI DI SORTA.

Niente ANSIE, DUBBI, TIMORI, SCONFORTO. Ma soprattutto...NIENTE RABBIE.

Il fegato va conservato e tutelato. Se proprio bisogna rovinarne uno...allora é sicuramente più propositivo sia per la propria coscienza che per la propria salute ROVINARE QUELLO DEL PROSSIMO.

Il prossimo CHE CI HA APPENA FATTO DEL MALE O ARRECATO DANNO, tanto per fare un esempio.

Oppure il prossimo CHE CI FINISCE SOTTOMANO, se il prossimo a cui si é accennato in precedenza riesce a DILEGUARSI, e a FARLA FRANCA. E a FARCELA PROPRIO SOTTO AL NOSTRO NASO.

Così, quello dopo...LA PAGHERA' PER TUTTI E DUE.

Ma non é una buona soluzione. Non é LA MIGLIOR SOLUZIONE.

I torti subiti vanno, o andrebbero quantomeno riparati DA SUBITO. PUNTO.

E visto che si parla di punti...questa soluzione rappresenta proprio IL PUNTO CHE STA NEL MEZZO TRA I DUE ESTREMI DI UNA LINEA TUTT' ALTRO CHE RETTA.

Il punto PERFETTO tra due estremi SGHEMBI ED IMPERFETTI, CHE NON VANNO PER NIENTE BENE.

I due estremi DI UNA RIGA TUTTA STORTA, che non va bene NEMMENO LEI.

E' quel punto LA QUADRATURA DEL CERCHIO, e che se ne possa andare al diavolo LA GEOMETRIA E CHIUNQUE QUEL GIORNO NON AVEVA ALTRO DI MEGLIO DI FARE SE NON INVENTARLA PER ROMPERE I COSIDDETTI A TUTTI QUELLI CHE, DA LI' A DOPO, AVRBBERO AVUTO LA SCALOGNA DI RITROVARSI A DOVERLA STUDIARE. PER AMORE O PER FORZA MAGGIORE.

Tutto quanto il resto di quella figura...NON VA BENE.

Non ci si può RIVALERE PER TUTTI SU QUELLO CHE ARRIVA DOPO. Ma nemmeno pensare al PERCHE' CI HANNO FATTO QUALCOSA, o QUELLA TAL COSA. Perché quest'ultimo tipo di interpretazione implica il fatto che ce lo hanno fatto per il semplice motivo che SIAMO STATI NOI.

Siamo stati noi A FARCELO FARE. Siamo stati noi A SBAGLIARE QUALCOSA.

E' STATA COLPA NOSTRA.

Certamente. Come se si potesse interpretare con la propria ottica IL GESTO CONVULSO E SCONCLUSIONATO DA PARTE DI UN EMERITO E PATENTATO IMBECILLE.

Come se si potesse davvero pensare di ENTRARE DENTRO ALLA SUA TESTA BACATA, E POTER RAGIONARE COME RAGIONA LUI IN MODO DA TROVARE UN COMPROMESSO CHE EVITI DI FARLO AGIRE COSI'. Sempre ammesso e non concesso che una cosa simile, sia da parte nostra che da parte di quello, la si possa definire RAGIONARE senza iniziare a scompisciarsi dal gran ridere...

Rimuginare sul PERCHE'. O su COSA FARE LA VOLTA DOPO.

Due ESTREMI INCONCLUDENTI, come si diceva prima. Quasi quanto IL COLPO A TRADIMENTO CHE CI HA INFERTO IL BURINO DI TURNO.

QUASI, appunto. Perché rimane comunque qualcosa di COMPLETO, DI COMPIUTO. A differenza totale delle altre due eventualità che non fanno altro che rimanersene nel campo dell'IPOTETICO. Del NON FATTO.

Almeno a reagire CI SI MUOVE. SI FA QUALCOSA. Fosse anche solo l'avanzare per andare a SBATTERE LA TESTA CONTRO AD UN MURO. Oppure sollevare un qualche cosa di grosso e pesante per poi FARSELO RICADERE DI SCHIANTO SUI PIEDI.

Sempre meglio di RIMANERSENE FERMI. Ad attendere LA PROSSIMA OCCASIONE. Che forse arriverà, oppure non arriverà mai.

Chissà. Vai a sapere.

Perché anche in quel caso, nel caso in cui si decida di non fare nulla e di aspettare LA VOLTA DOPO...NON E' VERO CHE SI RESTA FERMI.

Lo si crede, si pensa che sia così. Ma non é altro che UN' ILLUSIONE.

CI SI MUOVE LO STESSO. Ma non in avanti o verso l'alto. Con la seconda che rappresenta senza alcun dubbio l'ipotesi migliore e la prima che é comunque meglio di niente, perché ci si finisce col muovere comunque. Anche se solo in linea retta.

No. In quel specifico caso...ci si muove verso IL BASSO.

SI SPROFONDA. E SI PRECIPITA.

Vedete di non farlo MAI, gente.

NON CADETE. Perché nessuno verrà a cercare di aiutarvi o sostenervi. E nemmeno a cercare di tirarvi fuori da lì dove state andando a finire.

Alla gente NON PIACE vedere altra gente che sta cadendo da qualche parte o in qualche dirupo o nel centro di un pozzo. Fa ricordare che ANCHE A LORO POTREBBE ACCADERE, un giorno o l'altro. E magari proprio PER MERITO DEL TIZIO VERSO CUI SONO SOPRAGGIUNTI A PRESTARE SOCCORSO.

Temono di venire COINVOLTI A LORO VOLTA.

Perché vedono la sventura come UNA MALATTIA.

CONTAGIOSA. AUTO – IMMUNE. INGUARIBILE. Impossibile da curare e debellare del tutto.

Peggio della PESTE BUBBONICA o della MORTE NERA.

NON CADETE, GENTE.

Nessuno vi darà una mano, una volta iniziata la rovina. Potete solo augurarvi che prima o poi quella discesa vertiginosa, lenta o veloce che sia...FINISCA.

Ad un certo punto ci si abbandona pure, si rilassano le membra. Convinti che facendo così si possa arrivare ancora prima alla fine. E, una volta lì...INIZIARE PIAN PIANO A RISALIRE.

Ma pozzi neri e oscuri come quello NON HANNO NESSUN ACCIDENTE DI FONDO. Ed il guaio, il VERO GUAIO...é che NON CI SI ACCORGE DI CIO'.

Non ce ne si vuole accorgere, se non quando in genere é ormai TROPPO TARDI.

Per FARE TUTTO. Per poter fare QUALUNQUE COSA.

Perché peggio di una crisi SENZA SPERANZA...esiste soltanto la crisi ALIMENTATA DA UNA FALSA SPERANZA.

Ci si arrende, nel tentativo di terminare il prima possibile quel volo nel vuoto. Oppure ci si inizia a dibattere nel tentativo di contrastarlo. Senza rendersi conto che ogni movimento non farà altro che SPINGERCI SEMPRE PIU' GIU'. Così come l'assenza totale del movimento stesso.

Come con LE SABBIE MOBILI. Proprio come una pozza di sabbie mobili.

Non c'é più via di uscita, una volta che ci si trova lì dentro. Ci si può solamente continuare ad agitare, fino a che non ci si STUFA. Ed a quel punto...ci si lascia AFFOGARE.

CI SI LASCIA MORIRE.

Ma non é ancora finita. Perché la vita, che é una GRANDISSIMA CAROGNA, il pezzo più forte ce lo lascia SEMPRE ALLA FINE. Proprio come IL PEZZO PIU' GROSSO DI QUEL CHE RIMANE DI UNA BELLA STECCA DI CIOCCOLATO FONDENTE COMPOSTO DA CACAO PURO AL CENTO PER CENTO.

L' ULTIMO BOCCONE, SAPORITO E GUSTOSO. MA ANCHE TANTO, TANTO AMARO. QUASI MAI DOLCE.

Oltre al PUNTO e alle due RETTE SGHEMBE...esiste anche UN QUARTO ELEMENTO GEOMETRICO. Anche se di solito si fa finta di NON VEDERLO. Al punto che non si sa nemmeno cosa sia.

Un altro punto? Un'altra retta? Boh.

Nessuno si ricorda. Ce lo si é dimenticato, convinti che gli altri tre da soli già BASTINO ED AVANZINO.

Eppure...C' E'.

Nei corsi universitari di GESTIONE AZIENDALE, ramo RISOLUZIONE PROBLEMI, esiste un teorema che i docenti ODIANO CON TUTTE LE LORO FORZE.

Non possono ignorarne l'esistenza, poiché é stato ufficialmente ENUNCIATO, CONCLAMATO e RICONOSCIUTO.

E' stato UFFICIALIZZATO, ecco tutto. Pertanto...NON LO SI PUO' IGNORARE.

Però fanno lo stesso finta che non esista. E non ne parlano molto volentieri, se interpellati a riguardo. Perché al solo nominarlo o sentirlo nominare...causa nelle CARE EMINENZE GRIGIE DI TURNO violenti sfoghi di ORTICARIA mista a RIBOLLIMENTI E GONFIORI INTESTINALI. E saltuariamente anche qualche bella ULCERA giusto per non farsi mancare nulla, via.

Il principio in questione é nato da una brillante intuizione di un loro stimato collega a cui augurano sovente e tuttora un bell'attacco di DISSENTERIA FULMINANTE, visto che é ancora in vita.

Un insegnante che forse non era il massimo della disciplina. Magari giovane, scapestrato e fresco di nomina, dall'aspetto scarmigliato. Che arrivava e si presentava il più delle volte in ritardo a lezione, sempre ammesso e non concesso che arrivasse quel giorno a presidiare l'aula messa a disposizione.

Un prof che amava tenere le lezioni all'aperto, in giardino, circondato dagli allievi. Con cui condivideva magari l'abuso di alcool e di varie sostanze psicotrope ed illecite, come spesso si usa in quegli ambienti e a quell'età spensierata. E che magari amava anche intrattenersi in cretinate con gli studenti maschi. E in lezioni private con le studentesse, da tenersi nell'intimo del suo monolocale.

Che ad occhio e croce doveva essere trasandato almeno quanto lo era il suo attuale proprietario ed occupante.

Un ribelle, insomma. Oppure un rancorso vendicativo. Un maestro ligio al dovere come é forse addirittura più degli altri e forse proprio per questo deriso dagli alunni. Per via della forse un po' troppo eccessiva rigidità, compostezza e per quel suo fare perennemente compassato.

Loro a sbertucciarlo e lui a patire. Perché sotto sotto li invidiava. Non poteva soffrire quel loro atteggiamento. Il modo di fare di chi non ha mai problemi e che si lascia scivolare via sempre tutto quanto dalla pelliccia, senza trattenere né soffermarsi mai su nulla.

Forse da giovane avrebbe voluto tanto essere come loro. E invece aveva dovuto intraprendere da subito la carriera accademica. Magari per continuare la TRADIZIONE, visto che nella maggior parte dei casi era l'illustre rampollo di una stimata e facoltosa famiglia, da sempre distintasi nel campo di appartenenza.

Doveva fare il lavoro di suo padre e del padre di suo padre. E quindi...laurea col massimo dei voti.

E dopo aver raggiunto l' OLIMPO...una bella spintarella da parte dei suoi per occupare un posto di spicco nel PANTHEON. Lo stesso che avevano occupato i suoi antenati e predecessori in passato, prima del suo arrivo.

Sia fatta la volontà di MA' e di PA'. Da sempre chino sui libri mentre gli altri erano intenti e buoni solamente a STRUSCIARSI e SBACIUCCHIARSI.

A ingobbirsi la schiena e spaccarsi le meningi del cervello mentre gli altri facevano niente. E niente avrebbero combinato, nel resto delle loro inutili e miserabili vite. Però, intanto...se la SPASSAVANO.

Facevano BALDORIA, mentre lui no. E per che cosa?

Tutto per un DANNATISSIMO POSTO DI PRESTIGIO che tra l'altro nemmeno gli interessava.

Tanto anche gli altri, GLI ASINI (con tutto il rispetto per la categoria di mammiferi tirata in ballo, che col discorso c'entrava come i classici CAVOLI A MERENDA), avrebbero trovato il modo di CAVARSELA, in una maniera o nell'altra. E quindi...anche LUI.

Già. Perché lui NO? Perché lui NON POTEVA?

Per quale motivo NON AVEVA POTUTO?

O meglio...PERCHE' NON GLIELO AVEVANO LASCIATO FARE?

Perché non glielo avevano lasciato fare ANCHE A LUI?

PERCHE' LA SUA FAMIGLIA NON LO AVEVA LASCIATO LIBERO?

Eccola, la risposta. Nascosta direttamente nella domanda.

LA FAMIGLIA.

La famiglia NON AVEVA VOLUTO. Ecco spiegato il perché.

Era inutile.

INUTILE INUTILE INUTILE INUTILE INUTILE INUTILE INUTILE INUTILE INUTILE.

Come con LE SABBIE MOBILI.

O come quando si aveva la disgrazia di aver a che fare con IL TIZIO CHE AMAVA USARE TANTO QUEL FASTIDIOSO INTERCALARE, TIPICO DEI PARANOICI O SCHIZZATI.

Non c'era via di uscita. O, forse...

Forse SI. Almeno in quell'occasione. Almeno nella SUA occasione.

Un'opportunità unica. Meravigliosa quanto terribile, alla pari dei miracoli. Se mai fossero stati possibili.

L'opportunità di scardinare l'intero ORDINE COSTITUITO visto che adesso, dopo tanti di quegli sforzi da risultare innumerevoli...finalmente C'ERA DENTRO.

Era riuscito a PENETRARE IL MURO DI GOMMA. E da adesso avrebbe avuto ZAMPA LIBERA, sempre e comunque. Alla pari di tutti i suoi colleghi e di quelli che ci erano riusciti prima di lui.

Perché per RIVALSA o SCHERZO che fosse, il teorema che aveva elaborato sembrava davvero una BEFFA. Fatta apposta per METTERE IN DISCUSSIONE E IN RIDICOLO, IRRIDERE e RIBALTARE l'intero programma di studio.

E, di conseguenza...L' INTERO SISTEMA SCOLASTICO.

Era un teorema di una semplicità estrema, a dir poco disarmante. E non si poteva negarne la validità, visto che ciò che diceva era talmente ovvio che non si poteva NEGARE L' OVVIO.

Però...ammetterne, riconoscerne la sensatezza non era altro che un DIABOLICO TRABOCCHETTO. Perché equivaleva automaticamente a INVALIDARE LA VALIDITA' DI TUTTI GLI ALTRI TEOREMI.

Pertanto, se applicare quello significava di conseguenza RENDERE INUTILE QUALUNQUE ALTRA COSA, qualunque altra opinione in merito...A COSA SAREBBE MAI PIU' POTUTO SERVIRE STUDIARLE, DA QUEL MOMENTO IN POI?

E non solo.

Se quel nuovo teorema VALEVA PER TUTTO, PER OGNI CONTESTO O SITUAZIONE CHE SI FOSSE VENUTA A CREARE...non era forse sufficiente USARE LUI E BASTA?

CHE CAVOLO DI BISOGNO C'ERA DI IMPARARE TUTTI GLI ALTRI?

E quindi...CHE CAVOLO DI BISOGNO C' ERA, DI STUDIARE?

CHE CAVOLO BISOGNO C' ERA DI CONTINUARE AD ANDARE A SCUOLA?

E tutto per colpa dell' IMMONDIZIA.

THE CAN GARBAGE THEORY, per chi ne mastica di anglofilo.

IL TEOREMA DEL BIDONE DELLA SPAZZATURA.

Ovvero...DAVANTI AD UN PROBLEMA ALL' APPARENZA INSORMONTABILE SI FA PRIMA DI TUTTO UNA LISTA DI TUTTE LE PROBLEMATICHE ATTUALI, PASSATE E FUTURE. POI SI COMINCIA A STILARE UN' ALTRA LISTA COMPOSTA DA TUTTE QUANTE LE SOLUZIONI POSSIBILI O IMPOSSIBILI FINO A PIGLIARE IN CONSIDERAZIONE QUELLE ADDIRITTURA IMPROBABILI. POI SI FA UN BEL MUCCHIO, SI INFILA TUTTO QUANTO NEL CALDERONE E SI TIRA FUORI UNA MESTOLATA ALLA VOLTA, CERCANDO DI RISOLVERE UN PROBLEMA PRESO A CASACCIO CON UN' ALTRA SOLUZIONE PRESA ALTRETTANTO A CASACCIO.

SE VA GRASSA, SI FA IN MODO DI ARRIVARE A PIGLIARE I MERITI PER PRIMI. E SE INVECE VA STORTA...

QUANDO VA STORTA SI FA IN MODO DI SCARICARE SUBITO LA COLPA SU QUALCUNO O SU QUALCOSA D' ALTRO.

Facile, no?

Tutto qui?

Come? Ci si sta chiedendo forse se é tutto qui, per caso?

Si. E' Tutto qui. Tanto per rispondere ad una domanda con un'altra domanda per poi darsi la risposta per proprio conto, giusto per ritirare in ballo l' ABC di qualunque conferenza stampa. O giusto perché si sta parlando di IDIOZIE FATTE E FINITE.

Si, perché quel teorema é un' autentico, fulgido, turgido, mirabile esempio di IDIOZIA.

E di conseguenza dell' IDIOZIA DEI POPOLI visto che, di fatto...LO USANO TUTTI.

Per il semplice fatto che FUNZIONA ALLA GRANDE.

Con gli IDIOTI.

E...quindi?

Cosa dovrebbe significare, tutto cio?

Che SONO TUTTI IDIOTI, AL MONDO? NESSUNO ESCLUSO?

Se vi vuole davvero la risposta, e si ha il coraggio di volerla sentire ed accettare...non occorre fare altro che ricorrere ancora una volta al famoso ABC DELLA CONFERENZA STAMPA, gente.

Ormai si sa come fare. Ormai si é diventati tutti degli esperti, in tale campo.

Ma forse é opportuno ripetere ancora una volta e rinfrescare la memoria sul procedimento, che non si sa mai.

RISPONDERE ALLA DOMANDA CON UN' ALTRA DOMANDA, PER POI DARSI LA RISPOSTA DA SOLI.

Capito? Ok, perfetto. Anche se...

Anche se in quest'ultimo caso sarebbe meglio, ma molto molto meglio RISPONDERE ALLA DOMANDA CON LA STESSA DOMANDA, E POI CONFERMARE IL SIGNIFICATO INSITO NELLA DOMANDA CON LA RISPOSTA STESSA.

Dire la STESSA FRASE PRIVANDOLA DEL PUNTO INTERROGATIVO, insomma.

Non é chiaro? No?

Allora, tradotto IN SOLDONI ed in PAROLE POVERE, senza tanti GHIRIGORI...

 

Secondo voi siamo tutti IDIOTI?

Volete sapere se siamo tutti IDIOTI?

SIAMO TUTTI IDIOTI.

 

Ecco fatto. E adesso che nessuno venga a lamentarsi o ad effettuare rimostranze.

Vi si aveva avvertiti. Ve la siete cercata.

Inutile prendersela, dunque.

E forse era proprio per quel motivo che il corpo insegnanti non voleva saperne NULLA, di quella roba. Perché, sotto sotto...temevano L' IMPLICITA RISPOSTA CHE ESSA RACCHIUDEVA.

Perciò...lo avevano IGNORATO DI COMUNE ACCORDO.

Non se ne parla. Non lo si ascolta. Si fa finta di non vederlo. Anche se C' E'. E una volta che lo si é notato...NON SI PUO' PIU' FARE FINTA DI NULLA.

Lo avevano trasformato nell'ennesimo ELEFANTE DENTRO LA STANZA.

Ma Finnick, che di ESCLUSI se ne intendeva PARECCHIO, visto che era una vita che li frequentava e lui stesso si poteva definire un orgoglioso quanto irriducibile ISCRITTO ALLA CERCHIA DEL CLUB...quel teorema lo aveva eletto a MOTTO.

Ne aveva fatto la COLONNA PORTANTE della sua intera esistenza. Per poter così spiegare ed interpretare TUTTE LE ALTRE ESISTENZE, nonché L' ESISTENZA IN GENERALE.

Era stupido. E riduttivo. Ma funzionava a meravilgia. Funzionava PER TUTTO. Funzionava per OGNI COSA.

Ed inoltre...qualunque cosa si basasse sul dare dell' IDIOTA al prossimo a prescindere (anche se non era certo questo il caso) non poteva che incontrare i suoi favori.

E se avesse potuto nutrire ancora dei dubbi, a tal riguardo, visto che per indole era uno abituato a mettere in discussione e a consulta con sé stesso praticamente QUALUNQUE COSA...quel che stava accadendo proprio davanti alle palle degli occhi non era che l'ennesima dimostrazione dell'inconfutabile validità di quell'astruso teorema.

Dovendo essere costretti ad adattarlo ad un contesto di SOPRAVVIVENZA URBANA tipo le STRADE MALFAMATE a cui il tappo era AVVEZZO, e da tempo IMMEMORE...

COSA SI DOVREBBE FARE SE UNA VOLTA CHE RAGGIUNGI IL TIZIO CHE TI HA MALMENATO SCOPRI CHE E' PIU' FORTE DI TE? E CHE DI CONSEGUENZA NON SOLO NON GLIELE SI PUO' RIDARE INDIETRO, MA ANZI SI APRE L' INQUIETANTE E SCONCERTANTE PROSPETTIVA DI BUSCARNE ANCORA UN SACCO E UNA SPORTA, UNA VOLTA CHE CE LO SI RITROVERA' DAVANTI?

Anche in questo caso...la soluzione del quesito é oltremodo semplice. E la suggerisce L' ISTINTO.

L' ANIMALE PIU' DEBOLE, SE MESSO ALLE STRETTE E CON LE SPALLE AL MURO...RIVOLGE LA SUA ATTENZIONE E IL SUO FURORE A UN ALTRO ANIMALE PIU' DEBOLE DI LUI.

Quando non si riesce più a trattenere la volontà combattiva nonostante la paura e non si può proprio evitare di ATTACCARE...si attacca e ci si attacca AL PIU' DEBOLE.

Per rivalersi. Per avere la certezza di fare almeno QUALCHE DANNO, prima di SOCCOMBERE.

E ad occhio e croce era proprio quello che stava facendo la giovane agente di polizia.

La cara Maggie non aveva potuto minimamente scalfire Zed. Ed era rimasta paralizzata dal terrore, al punto di arrivare addirittura a SUPPLICARE colui che fino ad un istante prima avrebbe voluto tanto RIEMPIRE e GONFIARE DI BOTTE affinché risparmiasse la vita sua e di Nick.

Con SCARSISSIMI RISULTATI, comunque. Visto che era dovuto intervenire un certo BOTOLO di loro conoscenza a salvare le chiappe impellicciate e provviste di coda di entrambi.

Ma non era bastato. La Daina, una volta arrivato il DISGELO dalla fifa ed essere tornata a respirare ma soprattutto dopo essersi resa conto che era ancora libera di poterlo fare, aveva iniziato letteralmente a RIBOLLIRE DI RABBIA.

Aveva preso a MALEDIRE SE' STESSA. Per la propria vigliacchieria, per l'incapacità o chissà cosa d'altro.

Si malediva da sola per non aver potuto impedire niente di quello che era capitato, e che le era capitato.

Non capiva che al mondo esistono cose ed avvenimenti che non si ha la forza di poter variare o modificare DA SOLI E CON LE PROPRIE FORZE, per quanto ci si possa sforzare.

Non conosceva il teorema del bidone della spazzatura, a quanto sembrava. O, se lo conosceva, visto che a quanto pare aveva STUDIATO...in quel momento doveva essere troppo fuori di sé per poterselo ricordare, purtroppo.

Peccato.

Finnick, invece, non se lo dimenticava mai. Nemmeno per un singolo istante. Se lo teneva stretto in ogni momento della sua vita. Lo aiutava a capire un sacco di cose. E non gli interessava affatto attribuirsi meriti o affibbiare colpe. La sola cosa che gli serviva davvero di quell'enunciato, l'unica di cui sentisse davvero il bisogno di SAPERE, di CONOSCERE...era il COROLLARIO che si portava appresso.

E cioé che IL CONTROLLO COMPLETO, TOTALE ED ASSOLUTO DELLA PROPRIA VITA NON ESISTE.

NON ESISTE IL CONTROLLO. E' UN' ILLUSIONE.

Certe cose...NON SI POSSONO PROPRIO EVITARE. Ma soprattutto...

NON ESISTE UNA SOLUZIONE PER OGNI COSA.

Perché esistono problemi che NON SI POSSONO PROPRIO RISOLVERE, Punto.

Avrebbe tanto voluto spiegarlo anche a lei. Ma sapeva già che non sarebbe servito.

Non lo avrebbe ascoltato. Nemmeno se fosse SCESO DALL' ALTO DEI CIELI A BORDO DI UNA BELLA NUVOLETTA CANDIDA CON UN TRIANGOLINO DORATO SULLA TESTA E SI FOSSE MESSO A BALLARE IL CHA – CHA – CHA FLUTTUANDO A MEZZ' ARIA.

La vice non avrebbe dato retta proprio a nessuno, in quel momento. Nemmeno alla voce del proprio risentimento. Perché neanche quello gli era bastato.

No.Neanche quello gli bastava. Voleva farla pagare a tutti i costi a qualcuno. E quel qualcuno...era la piccola volpe dalle orecchie grandi e grosse e dal manto color sabbia.

Con quello che era stato il SUO, anzi il LORO benefattore.

In fin dei conti era solo GRAZIE A LUI che erano ancora vivi.

Ma non si aspettava certo ringraziamenti di sorta, da parte sua. Lo aveva fatto perché pensava che fosse GIUSTO FARLO, tutto qui. Nient'altro.

O magari lo aveva fatto perché, semplicemente...GLI ERA GIRATO DI FARLO.

Per il semplice fatto che OGGI ERA OGGI, IERI ERA IERI E DOMANI SAREBBE STATO DOMANI.

Nessuno avrebbe potuto prevedere con chiarezza il perché delle sue azioni.Il perché di quello che diceva, faceva oppure pensava. Nemmeno lui medesimo.

La sua zampa superiore destra non sapeva quello che combinava la sinistra, e viceversa. Altrimenti...si sarebbero MOZZATE A VICENDA, come minimo.

Se oggi gli era andato di dar loro una zampa, era per il semplice fatto che GLI ERA GIRATA COSI'.

Si fosse trattato di un altro giorno...se ne sarebbe INFISCHIATO ALLA GRAN PIU' BELLA, abbandonandoli alla loro nefasta e dolorosa sorte.

Non si aspettava certo di essere messo su di un ALTARE con tutti quanti gli ONORI, al termine di una PROCESSIONE che lo avrebbe portato in trionfo. Con tanto di FANFARA annessa.

SAN MARION PROINSIAS?

Naah. Semplicemente FINNICK, per gli amici. E anche per in NON – AMICI.

Un SOGNO per ALCUNI, un INCUBO per ALTRI. Però...

Però BELLEGAMBE aveva fatto molto male, a comportarsi così. E stava facendo molto, MOLTISSIMO male a continuare a farlo.

No, proprio non doveva. Stava seriamente rischiando il PASSAGGIO DI CATEGORIA.

LA RETROCESSIONE.

Stava finendo tra i BAMBINI CATTIVI. Quelli che la notte meritano un sonno sciocco, popolato solo da PENSIERI BRUTTI DETTATI DALLA PESSIMA CONDOTTA E DALL'ANCOR PIU' PESSIMA COSCIENZA.

MAGGIE – SAN aveva appena commesso due GROSSI, GROSSISSIMI quanto GROSSOLANI errori di valutazione.

In primo luogo, col suo atteggiamento stava solo dimostrando di essere una MOCCIOSA PIENA ZEPPA DI IRRICONOSCENZA ED INGRATITUDINE FINO ALL' ORLO. FINO ALL'ULTIMISSIMO STRATO DI MIDOLLO. E poi...

E poi, visto che era alla ricerca spasmodica di qualcuno con cui POTERSELA PRENDERE PER SFOGARSI, giusto per rimettere in piedi il discorso di prima stava o meglio, aveva fatto un MADORNALE SBAGLIO.

Si era davvero sbagliata di grosso, questa volta. Si era sbagliata, e si stava continuando a sbagliare di grosso se giudicava il piccolo mammifero dal pelo castano come UN AVVERSARIO ALLA SUA PORTATA. Solo perché prima lo aveva colto di sorpresa ed era riuscita a suonargliele di santa ragione.

Finnick, in quel preciso momento...PREGO'.

Prego chissà cosa. Forse qualcosa o qualcuno che stava IN CIELO, oppure NELLE PIU' PROFONDE VISCERE DELLA TERRA. O magari TUTT' INTORNO, oppure DA NESSUNA PARTE IN PARTICOLARE. In ogni caso...PREGO'.

Si mise a pregare di dover mai essere costretto a dimostrarle QUANTO SI STAVA SBAGLIANDO SUL SUO CONTO, da lì a poco. Anche se le premesse al MANCARCI POCO C'ERANO.

C' erano TUTTE.

 

Non farlo, BABE.

Non lo fare.

Non costringerme a farlo, CHICA.

NUN CE PROVARE.

Yo priego Dios que nun accada.

PREGO DIO.

 

Voleva evitare di arrivare A TANTO, se possibile. Poi, se fosse dovuto accadere PER FORZA...questo sarebbe dipeso ed era nelle zampe del DESTINO.

Come tutto quanto il resto, del resto. E se qualcuno dovesse aver qualcosa da ridire sugli SCIOGLILINGUA CRETINI...beh, che LA PESTE, LA LEBBRA E LA SCABBIA SE LO POTESSERO COGLIERE, fino a CORRODERGLI LE BUDELLA DAL VELOPENDULO FINO ALL' USCITA DI SERVIZIO.

FUCK – OFF E LINGUACCE. Era l'unica, la sola risposta che si meritavano.

NON SI PUO' MAI STABILIRE O PIANIFICARE NULLA. Perché LA CERTEZZA ASSOLUTA NON ESISTE. NON E' MAI ESISTITA. Così come non é mai esistito IL CONTROLLO.

Proprio come sotiene il famigerato TEOREMA di cui si é parlato prima.

Se proprio non si può SFUGGIRE ALLE SABBIE MOBILI...si può sempre LASCIAR VAGARE LIBERO IL CERVELLO E PENSARE AD ALTRO.

Tipo GUARDARE IL CIELO, LE NUBI DI PASSAGGIO, IL SOLE AL TRAMONTO insieme ad altre decine di minuscole cose e particolari che da sempre ci hanno insegnato a considerare e bollare come ASSOLUTAMENTE INSIGNIFICANTI.

Se riesci a fare tutto questo, mentre affondi e vai incontro alla tua MORTE...non c'é davvero PIU' NIENTE che tu debba sapere. Niente che ti occorra conoscere.

Hai già TUTTO quello che ti serve.

Anche L' INFERNO PUO' DIVENTARE PIACEVOLE, se si sgombera la mente dai PENSIERI SUPERFLUI. Compresi quelli che riguardano la PROPRIA FINE.

NON SIAMO NOI, a deciderlo. E NIENTE viene mai stabilito da noi.

E' IL DESTINO, a pensarci per nostro conto. Senza che si prenda neanche la briga di CHIEDERCELO. Quindi...INUTILE STARE A RIMUGINARE E A DISPIACERSI SOPRA. Oppure a PIANGERSI ADDOSSO.

Se proprio non si riesce ad evitare una certa situazione, nonostante si abbia fatto tutto quanto per scongiurarla...allora tanto vale provare a GODERSELA.

NON SIAMO NOI a decidere chi deve VIVERE e chi MORIRE. Se DOBBIAMO vivere oppure morire.

CI PENSA IL FATO.

Questo era quanto. Era il massimo della COMPRENSIONE che poteva donarle, almeno per adesso.

Perché giusto quella poteva darle.

La comprensione. Mai la SOGGEZIONE.

Poteva al massimo CAPIRLA, e basta. Nient'altro. Non certo TEMERLA.

Quella sensazione preferiva risparmarsela per chi se la MERITAVA DAVVERO. Per colui o coloro di cui AVEVA PAURA. E c'era da stare certi che erano BEN IN POCHI, a potersi vantare di un simile primato. E ZED...

ZED ERA UNO DI QUEI POCHI.

Zed era uno dei pochi a spaventarlo per davvero. Ed infatti fu per merito di lui e del pensiero di lui che si sprigionò IL PANICO, accompagnato a braccetto da un certo quantitativo di ANSIA mista ad APPRENSIONE.

Stati dell'animo che iniziarono a turbinargli dentro, anche se preferì scambiarli per un rimasuglio ed una riproposta del PRANZO CHE SI ERA SBAFATO E CHE AVEVA SCROCCATO A MEZZOGIORNO ALLA TENUTA DEGLI O' RIORDAN. E che aveva quasi di sicuro MAL DIGERITO.

Aveva commesso l'errore di volersi RIPASSARE LE BELLE FIGLIOLE (fatta eccezione per quella BRUTTA) di SCEM...ah – ehm, del buon Sheamus subito dopo aver spostato i piedi da sotto al tavolo, quando era ancora nel pieno fulgore della fase PERISTALTICA. E si sa bene come fa a finire, in questi casi.

E' un po' come il vecchio discorso della CONGESTIONE. Bisognerebbe attendere almeno DUE ORE dopo un pasto, specie se BELLO LAUTO (Come del resto lo era quasi sempre, dalle parti della famigliola di manguste), se non si vuol correre il rischio di riaffiorare GALLEGGIANTI E PRIVI DI VITA AL PELO DELL' ACQUA, subito dopo essersi tuffati.

Con ogni manovra di tipo SUINO (senza mancare di rispetto ai medesimi, eh. E mica l'aveva inventata lui, quell'associazione di idee!) e SUINANTE é LO STESSO DISCORSO. Bisogna aspettare due GIRI COMPLETI DI QUADRANTE DI OROLOGIO, prima di sventolare la bandiera di partenza ad ogni eventuale SBATTIPANZA. O a qualunque altra operazione che si debba svolgere a SUD DELL' OMBELICO.

Se il sangue refluisce tutto nello stomaco e negli intestini, non ce n'é abbastanza per IL VECCHIO ARNESE.

Se VA LI'...NON VA LA'. Pura IDRAULICA.

Pura legge dei VASI COMUNICANTI, visto che di vasi sempre si parlava. Anche se di tipo SANGUIGNO.

In realtà non era quello. Se l'era cavata ALLA GRANDE LO STESSO, con le care pupattole dalla coda bianca. A parte un leggero doloretto al basso ventre seguito da un gonfiore doloroso alla COPPIA DI BIGLIE SOTTOINGUINAIA.

Niente che un bel tuffo SENZA PANTALONI E A SEDERE NUDO nella ghiacciaia del suo Lobos Z – 1 dove ci teneva in fresco le birre, a metter le DORABILI SUE SFERETTE AL FRESCO, non potesse rimediare. Anche se nelle ore successive là sotto gli si era raggrinzito tutto quanto ad un punto tale che per qualche istante aveva provato la sgradevolissima sensazione di ritrovarsi con una sottospecie di PATATINA CROCCANTE AL FORMAGGIO TUTTA MOLLE ED INZUPPATA, tra le proprie gambe.

Lo sapeva benissimo a cosa era dovuto. Cercò quindi di dirottarlo, in modo da associarlo a pensieri riguardanti lo stato di salute del suo socio.

Ma nemmeno quello fu di grande aiuto, per sua sfortuna.

Non che non gliene impippasse nulla, di Nickybello. Anche se, a conti fatti, gliene fregava sempre e comunque meno della sua PERSONALE INCOLUMITA'.

Sapeva che il suo socio ERA FORTE. Più forte di quanto lui stesso fosse disposto a voler ammettere.

NON ERA MORTO. E tanto bastava.

Lo aveva salvato giusto un attimo prima che potesse MORIRE. Giusto un secondo prima che si accingeva a fare IL GRANDE SALTO.

Non era morto. Era VIVO. E se era vivo...ciò stava a significare che poteva GUARIRE.

E' la legge della strada. Fino a che qualcosa non si ROMPE IN MILLE PEZZI, la si può sempre AGGIUSTARE. Fino a farla TORNARE COME NUOVA.

Lui e il socio erano da sempre abituati ad arrangiarsi con cose MEZZE RIPARATE di SECONDA, TERZA, QUARTA MANO o SCELTA.

BARACCONI FETENTI CHE STAVANO IN PIEDI A STENTO.

E a furia di aver a che fare sempre coi ROTTAMI...finisci per diventare UN ROTTAME TU STESSO.

E non é che la cosa non presenti i suoi VANTAGGI, tutt'altro.

E' vero. Sei SGANGHERATO, ti tieni in piedi a fatica. Ma così come sei sopravvissuto fino ad ora...puoi tranqullamente CONTINUARE A SOPRAVVIVERE A DISPETTO DI QUALUNQUE COSA.

Se i tuoi INGRANAGGI non hanno GRIPPATO fino ad ora...non vi é più pericolo che possano farlo NEL FUTURO. Perché sono talmente LISI, LISCI ed ANNEGATI NELL' OLIO LUBRIFICANTE da non potersi più bloccare IN NESSUN CASO. Indipendentemente da quanto si ha sul CONTACHILOMETRI DELLA VITA.

Lui e il socio si conoscevano da anni, ormai. Ne avevano passate di OGNI. Lo aveva visto tirarsi in piedi da batoste che avrebbero tramortito o lasciato steso a terra persino un TORO o un BISONTE. O un BUFALO.

Lo aveva addestrato a dovere. Anche a TENERE DURO, quando le circostanze non erano FAVOREVOLI. E a resistere, attendendo con estrema pazienza il momento in cui sarebbero tornate di nuovo PROPIZIE.

Non gli era riuscito però di convincerlo a DISFARSI DEL CUORE, STACCANDOSELO DI NETTO E DI DOSSO.

Pazienza. Decidere di tenersi il cuore non aiuta affatto, quando c'é da farsi scivolare via dal pelo le DISGRAZIE, le SCALOGNE e tutte le altre cose ASSAI SPIACEVOLI. Ma serve lo stesso.

Serve per SOPPORTARE.

Ed il suo socio, nonché fidato allievo... almeno in questo, nel passato, si era dimostrato persino SUPERIORE A LUI CHE ERA IL SUO STESSO MAESTRO.

Gli aveva dato PARECCHI PUNTI, in tal proprosito.

Cavolo, avrebbe potuto persino INSEGNARGLI.

Però, visto che già c'era...Finn pensò che una mossa la cara MAMMINA DI OCCHIDOLCI ed il CERUSICO SEGAOSSA se la sarebbero potuta pure dare.

Ma da quanto tempo é che li aspettava? Da quanto tempo é che lo facevano aspettare?

Gli pareva che fossero trascorsi secoli. Eoni.

Avrebbero potuto anche sbrigarsi. Ma quanto ci stavano mettendo, dannazione?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHIEDETE E VI SARA' DATO,

Così dice da sempre un famoso adagio. Ed anche in quest'occasione la cara, vecchia saggezza popolare non deluse le attese e le aspettative.

Dopo una decina di minuti circa comparve di nuovo qualcosa in fondo alla strada. Qualcosa che di nuovo tremolava alla luce delle sparute case vicine e dei pochi lampioni circostanti. Quei pochi che fossero ancora FUNZIONANTI, per lo meno.

Solo che questa volta erano DUE.

DUE OMBRE. Non più in FORMATO SINGOLO.

Una delle due era riconoscibilissima. Dato che, a giudicare da quanto fosse alta e slanciata, era la stessa che aveva già percorso il viale in precedenza per poi re – imboccarlo in senso contrario qualche scatto più avanti della lancetta lunga sulle tacche del bianco cerchio segna – ore, per tornarsene da dove era venuta.

L'altra figura, invece, era più bassa e tozza. E sembrava faticare non poco per tenere il passo della figura che in teoria avrebbe dovuto accompagnarla ma che in realtà gli stava facendo letteralmente mangiare la polvere. Quella costituiva una NEW – ENTRY ma pur non avendola mai vista in precedenza, almeno nel corso di quella turbolenta nottata, anche nel suo specifico caso era piuttosto facile e logico stabilire di chi si trattasse in realtà. Dato che era il motivo principale per cui la prima ombra, quella SPILUNGONA, aveva fatto prontamente DIETRO – FRONT.

Erano Laureen ed il dottor Samuel Cooke.

Come promesso lo era andata a chiamare, ed il buon medico non si era fatto attendere né se lo era fatto ripetere due volte. Anche se, a giudicare dall'aria trafelata, per quella sera doveva aver già i suoi bei grattacapi di cui doversi occupare. Quella pantera psicopatica che aveva messo a ferro e fuoco mezza cittadina gli aveva procurato un bel po' di lavoro. Peccato che il gestore di quello che a tutti gli effetti era UN SEMPLICE E MISERO AMBULATORIO PER UN MEDICO DI FAMIGLIE quale era lui aveva la tendenza a giudicare come LAVORO quello che di norma avveniva NELL' ARCO COMPLETO DI UNA GIORNATA. Con particolare riferimento alle ORE DIURNE.

Anche se il buon Samuel aveva già dato ampia prova in passato che gli IMPREVISTI ed i FUORI PROGRAMMA non lo disturbavano affatto, sembrava proprio non digerire quella che sembrava proprio UN' EMORRAGIA DI EMERGENZE verificatasi tutto ad un tratto.

Non pativa gli INTERVENTI DI TIPO INATTESO, questo no. Mai. Era uno SPECIALISTA ESERCENTE DEL SACRO ORDINE. Di uno dei più SACRI ED ANTICHI sulla faccia della terra, da che esistevano i mammiferi. Era suo dovere, e avrebbe fatto ciò che andava fatto. Con buona pace della sua consorte che le aveva urlato dietro per averla svegliata nel cuore e negli abissi reconditi del sonno.

Però...non gradiva quando le calamità GLI SI PRESENTAVANO TUTTE INSIEME.

Già. Probabilmente era quello ad avergli donato quell'aria così SINCOPATA. E non solo il fatto che faticava a stare dietro alla marcia podistica della sua partner di viaggio, non ché di scompartimento invisibile e talmente grande da abbracciare tutto quanto il piazzale, se soltanto fosse esistito per davvero e qualcuno gli avesse donato all'istante corpo e sostanza per farlo materializzare.

E nemmeno doveva aver questo gran fastidio per via del grosso borsone con all'interno tutto quanto l'occorrente, che stava reggendo con una sola mano. Anche a costo e a rischio di fargli strisciare il panciuto fondo sull scorza grigia e brunastra dell'asfalto vecchio e consunto, almeno quanto la mini valigia stessa su cui stava per lasciare il segno. Senza contare il fatto che procedeva stando tutto inclinato sul lato opposto a quello su cui stava poggiato il suo bagaglio. Fatta eccezione per quegli istanti in cui si allontanava dal suo fianco per poi finirci a sbatacchiare con estrema veemenza subito dopo, in seguito alle dimensioni e al voluminoso carico che doveva contenere.

Eppure sembrava non gli dovesse pesare affatto. In nessuna delle due sole e possibili chiavi di lettura e di declinazione di quel termine. Né dal punto di vista della fatica, né da quello della volontà. Nonostante si trovasse sul bilico, con la forza di gravità che reclamava i suoi legittimi diritti minacciando di far rovinare per le terre entrambi. Sia il borsone, sia colui che lo stava trasportando. E nonostante si trovasse su di un altro bilico ben più pericoloso. Quello dell'imbarazzo tra il dover scegliere se fracassarsi una fila di costole in seguito ai ripetuti e violenti impatti, oppure di farsi venire una bella SCOLIOSI FULMINANTE sull'altro.

In ogni caso, sbuffava e sgambettava non poco per tenere l'andatura di Laureen, complice anche un'evidente quanto compromettente differenza di altitudine. Un passo di lei erano almeno QUATTRO, CINQUE dei suoi. Ma...

Ma vedere sgroppare la daina era un autentico spettacolo, nonostante la tensione a fior di pelo generata dalle circostanze. Statuaria e giunonica solo come quelle della sua specie e della specie dei CERVIDI in generale. Di una bellezza del tutto IMPLAUSIBILE, specie per chi non apparteneva allo stesso CLUB. Al medesimo PHYLUM.

Chissà se i predatori si INNAMORAVANO o si INFATUAVANO talvolta della loro preda dopo averla ghermita, specie se FEMMINA. Anche solo un attimo prima di infilare le zanne nelle loro tenere membra.

Poteva davvero un VULPES provare attrazione per un DAMA? Per un DAMA DAMA, a voler fare i precisi? O meglio ancora...di UNA Dama Dama, a voler essere ancora più pignoli?

Possibile. Possibilissimo.

Poteva essere, dopotutto. Visto che lì c'era un fiero e baldo esponente dei VULPES VULPES che aveva perso letteralmente la bussola e la testa per una della categoria ORYCTOLAGUS CUNICULUS, volgarmente definita CONIGLIO?

E dire che i Vulpes Vulpes nelle epoche remote LE DIVORAVANO, le Oryctolagus Cuniculus...

E CON GRAN GUSTO, anche.

Eppure, fu proprio quel che accadde. Ma non a chi si sarebbe potuto pensare. Non alla presunta COPPIA DEL MOMENTO, alla coppia sulla quale tutti avrebbero finito con lo SCOMMETTERE, prima o poi. Certi che presto o tardi si sarebbe FORMATA.

Anche perché i due coinvolti nelle QUOTE avevano BEN ALTRO A CUI PENSARE, almeno in quel frangente. Uno dei due, visto che l'altro in quel momento stava sicuramente pensando a COME SOPRAVVIVERE. Anzi, visto che di sopravvivere si trattava...quello coinvolto in una strenua lotta per l'autoconservazione aveva completamente SPENTO IL PENSIERO.

Meglio lasciar fare AL CORPO, in quesi casi. Sa sempre quel che c'é da fare, e spesso meglio di CHI SE NE CURA.

No, i pensieri erano esclusiva di uno solo dei due POTENZIALI FIDANZATI. Di UNA, a dirla tutta. Tanto per ritirare in ballo il genere femminile.

I pensieri erano ad opera della PIU' GIOVANE, tra le due femmine di daino di nuovo presenti. E non riguardavano certo la ricerca di una possibile ANIMA GEMELLA. Per il semplice fatto che prima di scoprire se erano davvero FATTI L' UNO PER L' ALTRA, sia LEI che COLUI CHE LE STAZIONAVA DI FRONTE...il tizio che le stava STAZIONANDO DI FRONTE DOVEVA ALMENO SOPRAVVIVERE, COME MINIMO. Prima di scoprire se NUTRISSE O MENO QUALCHE INTERESSE NEI SUOI CONFRONTI.

Prima di poter iniziare a scoprire se l'avesse potuta RICAMBIARE, in qualche modo.

In quanto alla femmina più ANZIANA, senza offesa per il TERMINE USATO...era proprio LEI a costituire L' OGGETTO DEL DESIDERIO, in quel momento. Perché lo sanno anche i sassi e le pietre antiche quanto il globo terracqueo che é dal desiderio che nasce poi L' INFATUAZIONE, con tutto quanto L' ADEGUATO CORREDO A CARICO.

Ci si innamora di uno o di una perché lo si vede. Ma quando lo si vede...non ci si chiede se si potrà passare tutto il resto della propia vita al suo fianco, stretti ed abbracciati. Se si potrà riuscire a formarsi una famiglia, dei figli, una bella casa e quant'altro.

Nossignore. Quello, tutto quello...VIENE DOPO.

Prima...prima SI VIENE.

Ok.Era brutta. Bruttissima. Pessima. Anzi...più che squallida. Ma rendeva bene l'idea.

Quando si vede un potenziale compagno...ci si chiede come reagiranno le ZONE SENSIBILI del suo corpo al contatto con le nostre mani, le nostre labbra, e...anche qualcosa d'altro.

Ci si chiede se riusciremo, come riusciremo a farlo GODERE. E se li o lei riuscirà o come riuscirà a FARE LA STESSA COSA CON NOI.

Mi piace. Voglio TOGLIERGLI I VESTITI. VOGLIO STARGLI O STARLE NUDO DAVANTI. E CI VOGLIO FINIRE SDRAIATO, CON LUI O LEI CHE DIR SI VOGLIA.

SOPRA, SOTTO, DI FIANCO DAVANTI, DIETRO...

NON IMPORTA. BASTA FINIRCI.

Nessuno se ne rese conto.

Proprio NESSUNO. Nemmeno il diretto interessato di tali pensieri e considerazioni.

Ma si assistette, ed in modo del tutto INVOLONTARIO, ad un CURIOSO RIBALTAMENTO DEI RUOLI.

Non ci fu una GIOVANE DAINA a sviluppare VOGLIE ED IMPULSI INDECENTI nei confronti di un'altrettanto GIOVANE MASCHIO DI VOLPE ROSSA, sebbene fosse equipaggiato di qualche FILA DI CERCHI AD ANELLO IN PIU' RISPETTO A LEI, DENTRO ALLA POLPA DELLA PROPRIA CORTECCIA INTIMA ED INTERNA DELL' ESISTENZA.

Piuttosto avvenne L' ESATTO CONTRARIO.

Venne sviluppato l'intero COPIONE, con tanto di TRAMA AD APPOGGIO E SUPPORTO nei confronti di una DAINA PIUTTOSTO IN LA' CON GLI ANNI. Da parte di una VECCHIA VOLPE. E non solamente in senso METAFORICO, visto che pur non sapendo con certezza la sua esatta CORRISPONDENZA ANAGRAFICA doveva essere senz'altro ANCOR PIU' IN AVANTI CON GLI ANNI, rispetto a lei.

Finn la osservava come rapito. Si stava beando di ogni sua falcata e dei gesti aromoniosi dei suoi muscoli di sicuro segnati ed usurati dall'utilizzo, dal tempo e dalla vita dura ed operosa. Ma ancora belli tonici. Così come il fisico che stavano trasportando. Un GRAN BEL TOCCO E PEZZO DI FISICO, cari i miei ragazzuoli ed amici vicini e lontani. Lo si lasci proprio dire.

Laureen era semplicemente FANTASTICA, a vederla così. MERAVIGLIOSA.

Non riusciva a staccare gli occhietti, già minuscoli di per loro conto e ridotti a due fessure ancor più sottili, dal torace che immagazzinava ed espelleva l'aria a pieni polmoni.

E meno male che diceva di essere a corto di fiato e di non esser più avvezza a certi sforzi, la cara COMARE MAMACITA. Gli stava dimostrando l'esatto contrario. Coi fatti e coi gesti.

Certo che aveva recuperato la piena forma. Ed IN GRAN FRETTA, pure.

Il cuoricino piccolo ma ardente che teneva ben trincerato nel proprio petto gli fece un tuffo. Lo sentì quasi sgattaiolare e prendersi una libera uscita da decenni di villeggiatura forzata dentro alla propria gabbia dello sterno. E da lì scendere giù, più giù, sempre più giù ed ancora e ancora più giù, fino a raggiungere una altra parte del suo corpo che INIZIAVA CON LA C, almeno nel linguaggio SCURRILE e BORGATARO.

Sembrava che fosse sceso a fare un'escursione ai piani bassi del CONDOMINIO INTITOLATO A FINNICK, di cui il nanerottolo era gestore e titolare, nonché proprietario. Per andare a trovare un caro coinquilino che non vedeva da tempo. Oppure un componente del GRAN CONSIGLIO DEI MINISTRI se non addirittura IL PRESIDENTE IN PERSONA, visto che si poteva affermare con ogni certezza e senza alcuna paura che era lui lì a GESTIRE L' INTERA BARACCA. Che aveva deciso di farsi una capata al SENATO oppure alla CAMERA per far visita ad un RAPPRESENTANTE o DEPUTATO suo amico. Ma senza tante CERIMONIE o SALAMELECCHI, trattandolo da PARI A PARI.

Senza GERARCHIE di sorta. Da MEMBRO A MEMBRO visto che di MEMBRO si trattava, alla fin della fiera...

Non era decisamente la serata adatta per i GIOCHI DI PAROLE, quella sera.

Avrebbe magari potuto scegliersi UN POSTO MIGLIORE, per la sua scampagnata con cui celebrare la propria LIBERA USCITA. Senza dubbio. Ma, visto che c'era...tanto valeva chiederselo, e chiederglielo.

Come stava, il caro COLLEGA ed INQUILINO?

Bene, si poteva rispondere. Benissimo. Una meraviglia, davvero. Al punto che aveva deciso di preecederlo e di precedere le sue intenzioni, prendendo ad ANDARGLI INCONTRO per poi INCROCIARSI A META' STRADA.

Se n'era accorto. Gli stava capitando un' evidente quanto imbarazzante EREZIONE.

Un ALZABANDIERA coi controfiocchi e controcosiddetti. Di nuovo. E, come prima...TOTALMENTE FUORI LUOGO E CONTESTO.

Non era il caso. Ma non poteva farci nulla. Proprio nulla. Quel coso che si ritrovava nei calzoni era come il suo cervello. Dotato di VITA E DI PENSIERI PROPRI. Ma soprattutto...REAGIVA AGLI ODORI, proprio come la parte principale che componeva il suo encefalo di volpe.

Si sostiene che l'apparato CEREBELLARE sia nient'altro che un PROLUNGAMENTO, un'ESTENSIONE di quello olfattivo, sviluppatasi nel corso dei millenni. E questo doveva valere a maggior ragione per i CANIDI come lui, e con il loro ACUTISSIMO NASO.

Bastava la FRAGRANZA GIUSTA, per metterlo in moto e sull'attenti. Oppure veniva stimolato anche lui da ciò che percepiva il suo TARTUFO, esattamente come L' ANALOGA CONTROPARTE MOLLE E CAVERNOSA racchiusa, sigillata e protetta dentro al suo cranio.

O magari chissà...poteva essere dotato di BEN DUE CERVELLI. Come si diceva che fossero dotati I RETTILI, quando ancora esistevano. Sempre ammesso che fossero MAI ESISTITI. Specie all'APICE DEL LORO SPLENDORE EVOLUTIVO, quando si muovevano con le fattezze di DINOSAURI. Avevano una sorta di GANGLIO, di AGGLOMERATO NERVOSO situato poco prima della metà del corpo, all'altezza della spalla destra. Altrimenti non avrebbero mai potuto ottenere una RISPOSTA PSICO – MOTORIA SODDISFACENTE ED ISTANTANEA, e non avrebbero mai potuto muovere una massa così MASTODONTICA con la giusta celerità e rapidità. Quelle necessarie a SOPRAVVIVERE.

Loro ce l'avevano nella spalla, il vecchio Finn ce l'aveva nelle PAL...

Ehm, tra le COSCE.

LE COSCE, ok?

Finn sentì tirare gli short verso il davanti. Ancora un po' ed avrebbero finito col LACERARSI, esponendo le sue VERGOGNE e i suoi PENDAGLI AI QUATTRO venti, e lasciandolo nudo come un VERME. Per la NUDITA', non certo per il DISAGIO.

A quello, ormai...NON CI FACEVA PIU' CASO. Aveva superato quella fase da tempo.

In fin dei conti...LA BELLEZZA E L' ARTE NON SONO MAI OSCENE, ficcatevelo in testa.

E a proposito di FICCARE...Doveva darci comunque un taglio deciso, con quella roba. Ma non certo a quella che gli si stava GONFIANDO. Di QUELLO avrebbe avuto ancora un gran bisogno. Avrebbe SEMPRE avuto un gran bisogno, di LUI.

Temeva che sarebbe accaduta la stessa cosa a cui aveva assistito una sera di un sacco di tempo addietro, mentre si sbronzava senza particolare senso del ritegno dnetro ad una sordida bettola. E dove stava assistendo alla più grande gara di ARM WRESTLING, di BRACCIO DI FERRO dell'ultimo secolo almeno. E su cui aveva scommesso, anche se sapeva benissimo che sarebbero stati tutti quanti SOLDI BUTTATI.

Lo sapeva lui e lo sapevano anche tutti gli altri, quella sera come tutte le altre sere prima. E come tutte le altre identiche sere che sarebbero venute poi. Così come lo sapeva qualunque altro fesso ci avesse puntato sopra qualche soldo faticosamente rimediato o sgraffignato. Visto che era ormai un copione collaudato. Di sfide memorabili come quella di quella sera ne accadeva almeno UNA ALLA SETTIMANA, OGNI SETTIMANA. Era una storia che si ripeteva, e gli interpreti erano sempre i MEDESIMI.

PIOTR e VALDIMIR. Due ORSI POLARI, entrambi orgoglio dell' ESTREMO NORD. Che si diceva che i loro BIS – BISNONNI fossero giunti direttamente da quelle lande ghiacciate, gelide ed inospitali, ai limiti e ai confini ultimi del mondo.

A NUOTO, ragazzi. SFIDANDOSI, perché le loro due famiglie erano RIVALI fin dalla notte dei tempi. Fin da quando erano DUE TRIBU'.

Affrontandosi senza risparmio in una gara COMPLETA. Compredente LUNGHEZZA, VELOCITA' e RESISTENZA. Avrebbe vinto chi fosse riuscito a coprire LA DISTANZA MAGGIORE, nel MINOR TEMPO POSSIBILE e che FOSSE ARRIVATO SANO E SALVO AL TRAGUARDO.

Finì PARI. E coi loro BIS – BISNIPOTI la musica non era affatto cambiata.

CINQUECENTO MATCH. TUTTI PARI.

Spingevano come matti, spremendo peggio di un FRANTOIO PER LE OLIVE il braccio impeganto nella morsa e stringendo il bordo del tavolo con l'altra mano rimasta libera fin quasi a ridurlo in SEGATURA.

E terminava sempre alla stessa maniera. Con i muscoli delle braccia che si ingrossavano, con le vene talmente gonfie di sangue compresso da sembrare POMPE IDRAULICHE DI UNO SCOLO FOGNARIO. Fino a STRAPPARE VIA LE CAMICIE A QUADRETTONI DI FLANELLA PESANTE e a far SALTARE LE MANICHE APPOSITAMENTE RIMBOCCATE, FINO AI DELTOIDI.

Proprio così. Gli ESPLODEVANO, letteralmente. Con un rumore aspro e secco. E poi...

E poi lo spostamento d'aria RIBALTAVA TUTTO IL PUBBLICO, INSIEME AGLI AVVENTORI DELL' INTERO LOCALE.

E veniva inevitabilmente, invariabilmente dichiarata PARI E PATTA. TUTTE LE VOLTE.OGNI VOLTA. Coi due contendenti che per regolamento stbilito dal gestore si spartivano la somma per intero, essendo il risultato NULLO.

Soldi buttati, si diceva. Ma valeva la pena scaraventarli giù per lo SCIACQUONE, pur di assistere ad un simile spettacolo.

Le risate che non si facevano, gente.

Quel suono...era il segnale che ti dovevi preparare a finire a ZAMPE ALL' ARIA. Era come...

No, non vi era altro modo per poterlo definire senza correre il rischio di passare per sguaiati. E Piotr stesso glielo aveva confermato una volta nel DOPO – GARA, mentre si intabarrava in una camicia di riserva. Sporca uguale a quella rotta poco prima, al punto che prima di indossarla quasi stava IN PIEDI DA SOLA.

 

“Tu ha sientito, TOVARISCH, DA?! Ma si che tu ha sientito, BOLSHIYE USHI TOVARISCH!! Quella che tu ha appiena sientito da mie parti se chiama SCUORREGGIA DE BRACCIO DI FIERRO, HM?”

 

Esattamondo.

Ci era mancata giusto LA PUZZA, a completare il quadro. Il PUZZO ACRE e PUNGENTE di chi ne ha appena MOLLATA UNA DI QUELLE SANE. Ma a quella ci avevano pensato i vestiti che aveva messo subito dopo, per poi tracannarsi al gotto e al volo una botte di non meglio precisato intruglio alcoolico grande come un tocco di banchisa artica. Appena comperata coi dindi di fresco spremuti.

Doveva trattarsi di LIQUIDO ANTIGELO PER IL RADIATORE, con ogni probabilità. Oppure per i DISCH DEI FRENI.

Ti rendeva SCEMO e CIECO, ma solo per un po'.

Era proprio quello, il rumore che si sentiva. E sarebbe stato quello che avrebbe udito da lì a poco provenire dal suo cavallo dei pantaloni, se non fosse riuscito a recuperare il contegno. Ed IN FRETTA, anche.

Ma come poteva, santo Dio? Come avrebbe potuto?

La BELVA, quando si trova sul SENTIERO DI CACCIA...fatica a trattenere le proprie INTENZIONI.

Ma il buon Finn, più che cacciare...in quel momento si sentiva BRACCATO.

Dal PROFUMO di Laureen.

Era il suo PROFUMO, a FREGARLO. L' AFRORE di una femmina che, nonostante l'avanzare inesorabile dell'età...gli stava dimostrando a colpo di fragranza intima di essere ancora in piena OVULAZIONE. E al picco della STAGIONE RIPRODUTTIVA.

Era...era PRONTA PER LA MONTA, gente. E faceva pure RIMA.

Per un istante, un istante soltanto...al fennec era balenata l'idea di appplicare la famosa ( o era più corretto dire FAMIGERATA) LEGGE DELLA MANIGLIA.

Oppure era di SIVIGLIA? Vattelapesca.

Comunque...PRIMA LA MADRE E POI LA FIGLIA. Visto che Maggie seguitava a non lasciarlo affatto indifferente, nonostante continuasse a sforzarsi di non pensarci.

Tsk. A parole era facile. Il suo CERVELLO PRINCIPALE lo capiva. Il suo SECONDO CERVELLO SITUATO QUALCHE SPANNA PIU' A BASSO un pochino meno.

Ma la scartò subito dopo, quell'idea a dir poco BALZANA e BALORDA.

OCCCHIDOLCI era destinata al suo socio. Gli apparteneva di diritto. Anche se quelle come NOCCIOLINA...NON APPARTENGONO A NESSUNO.

LO SCELGONO DA SOLE E PER LORO CONTO, a chi appartenere.

Ma che se la tenesse pure il suo socio, la cara NOVELLINA. Per lui andava più che bene.

Con una MAMMINA COSI'...ma chi aveva bisogno della FIGLIOLETTA?

Lui no di sicuro. E non lui INTESO COME PERSONA.

Laureen ne costituiva una versione ADULTA e SCAFATA.

Doveva avere L' ESPERIENZA VISSUTA, dalla sua. Unita ad un gran mucchio arretrato di VOGLIE REPRESSE, visto che da quel che aveva potuto capire ed intuire non disponeva più di un MARITO pronto a soddisfarla a richiesta, tutte le volte di aveva bisogno.

Una MATURA GIOVENCA con cui farsi UNA SGROPPATA DI QUELLE MEMORABILI.

Una GALOPPATA NATICHE AL VENTO da lasciare a terra SFINITI E STRAMAZZATI AL SUOLO. A chiedersi se si é ANCORA VIVI, e come si fa ad esserlo. Ma soprattutto a ringraziare l'Onnipotente, il demonio, i santi e i dannati tutti di continuare ad esserlo. VIVI, s'intende.

Dopo una ripassata simile. Soddifatti ma con la schiena e i lombi a pezzi e spremuti.

A quel pensiero si umettò le nere labbra con la punta della lingua, ormai felpata e gonfia come il materasso su cui avrebbe tanto voluto farla coricare. Si sentiva la gola secca, e gli slip umidicci. In compenso la saliva gli era tuta finita sotto al palato e agli angoli della bocca.

Stava iniziando a SBAVARE. Ma doveva cercare di trattenersi.

Non era il momento. No, non era proprio il momento.

A tempo debito, come ogni cosa. Una volta che ne sarebbero usciti TUTTI INTERI, sempre a proposito di rimanersene VIVI ed IN SALUTE. Ed il PIU' A LUNGO POSSIBILE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa volta Laureen, avendo già fatto un sopralluogo in precedenza, decise di non sprecare ulteriore tempo in convenevoli. Si prese giusto un momento per fermarsi, piegarsi in avanti e verso la pavimentazione stradale per poggiarvisi sopra non si sapeva bene cosa stesse tenendo ben chiusa in una delle zampe anteriori, all'altezza di foro rettangolare scavato sul bordo del marciapiede che fungeva da tombino per scolmare le acque di troppo nei giorni di acquazzone. Ed il dottore decise di fare altrettanto, anche se per quella sera aveva messo zampa in quei dintorni per la prima volta.

Era evidente che Nick non doveva essere il primo tipo DAVVERO MESSO MALE che gli capitava tra le mani, almeno da una mezz'oretta a questa parte.

La lontra si avvicinò alla volpe con fare deciso e, dopo aver invitato gentilmente Maggie a farsi da parte con un cenno cortese delle prime tre tra le cinque dita a membrana palmata che componevano la sua mano rimasta libera, anzitutto provvedette a mollare il grosso borsone a terra. A quel punto prese una piccola pila tascabile dalla tasca laterale di destra del proprio camice. Poi, dopo averla accesa mediante una rotazione di un quarto di giro in senso antiorario, se la infilò dalla parte del manico tra le due file di denti ben stretti ed iniziò ad esaminare pazientemente il suo nuovo assistito.

Prese a tastare con cura e delicatezza vari punti e zone nevralgiche sia degli arti superiori che inferiori, del torso e della testa, facendosi luce su ogni punto grazie alla minuscola torcia tenuta serrata dai propri incisivi.

“Come...come sta, Samuel?” Gli domandò Laureen che nel frattempo, dopo aver risollevato il busto, aveva ripreso ad avanzare e lo aveva raggiunto. Questa volta camminando normalmente, visto che ormai si trovava a destinazione.

Maggie, poco distante, se ne rimaneva in silenzio come ad aspettare l'imminente responso. Ed anche in quest'occasione a sua madre non aveva detto nulla. E nemmeno l'aveva guardata in faccia.

Il dottor Cooke alzò la testa affusolata, sistemandosi i grossi occhiali con un colpetto della parte anteriore del polso sinistro, appena sotto all'attaccatura con la mano. Sembrava volesse concedersi qualche attimo prima di effettuare il responso. Oppure...stava cercando di trovare le parole.

Fortunatamente, l'esito si rivelò meno grave e tragico di quel che il suo breve quanto preoccupante mutismo aveva lasciato presagire.

“Mmh...” sentenziò. “Direi che lo si può trasportare senza grossi pericoli. Ma necessita di un esame un po' più approfondito.”

Non c'era ancora da cantare vittoria, dunque. Ma Laureen ne apparve lo stesso più rinfrancata e sollevata, da quelle parole. Sua figlia, per contro, decise di proseguire con il suo ostinato silenzio e l'altrettanto insistente indifferenza.

“Piuttosto...” le aggiunse poi. “Hai lì con te quel che ti avevo chiesto, Laureen? Lo hai portato?”

“Si...é laggiù” gli rispose lei, indicando quel che aveva messo sull'asfalto in precedenza. Ora che si trovava sotto ad un cono di luce di uno dei riflettori e non vi era più la sua ombra lunga a coprirne i contorni, si poteva facilmente intuire qualcosa di più sulla sua forma ma non sulla sua natura.

Ad occhio e croce doveva essere una sorta di involto. Ma cosa contenesse di preciso e se contenesse davvero qualcosa, al momento non era lecito saperlo.

“Molto bene” commentò la lontra, da sotto alle lenti. “Casa tua é poco distante, portiamolo lì. Gli darò un'occhiata come si deve. E poi...devo tenere sotto controllo anche il vecchio Nahum. Gli ho dato una risistemata, e a quest'ora le sue condizioni dovrebbero essersi senz'altro stabilizzate. Ma ho dovuto fare in fretta e furia per venire qui, ed ho dovuto operare alla bell'e meglio.”

Si rialzò.

“Sai cosa fare” disse alla daina. “Ci vediamo là.”

E prese a sua volta la strada per cui era venuto.

“Ma...e il tuo borsone?” Gli domandò Laureen quasi gridando visto che, con le mani entrambe disimpegnate, procedeva di sicuro più veloce e già si stava allontanando di un bel tocco.

“Mi rallenta!” Schiamazzò di rimando Samuel, senza smettere di camminare e guadagnando sempre più maggior distanza, mentre replicava. “Ho ancora strumenti e materiali a sufficienza, lì da te! Li ho lasciati in precedenza, svuotando un po' la borsa! E poi, male che vada...il tuo armadietto del pronto soccorso é sempre ben fornito, mi risulta!!”

“Già, hai proprio ragione” osservò lei, anche se il suo ex – compagno di escursione appena conclusa non la poteva certamente più udire.

Per il resto...non se lo fece ripetere certo una seconda volta. Anche perché, pur con tutta la buona volontà del caso e di questo mondo, il medico non si trovava di certo lì per poterlo fare. Ed in ogni caso...non ce ne sarebbe stato il bisogno. Non vi era più necessità di aggiungere altro.

Il dottor Cooke aveva perfettamente ragione. Sapeva cosa fare. E lo avrebbe fatto.

Giunse anche il suo turno di tornare a ritroso. Ma solo per un breve, brevissimo tratto. Giusto quello necessario ad arrivare al lampione per prendere il misterioso pacchetto.

Afferrò al volo il luminoso fagotto, che si rivelò essere esso stesso il contenuto dell'involto. Non vi era nulla al suo interno, poiché l'oggetto di cui necessitava era proprio quello che ora stringeva in pugno: un lenzuolo da letto matrimoniale di stoffa ben spessa e robusta sprimacciato e risvoltato più e più volte su di sé, fino a formare una sorta di sua versione miniaturizzata.

Una volta che lo ebbe preso, Laureen fece ritorno da Nick. Non appena lo ebbe davanti ai suoi piedi dispiegò il lenzuolo e lo aprì completamente, tenendolo per due dei suoi quattro lembi. Poi, sempre tenendo ben fissi tra le mani le due estremità, ne fece passare un buon quarto di tessuto sotto alle gambe della volpe. Poco alla volta, con una serie di strattoni brevi ma decisi, le riuscì di infilare quasi la metà.

Non rimaneva che la parte superiore, ora.

Posò gli occhi su sua figlia, ma senza fissarla dritto nei suoi.

“Aiutami” le disse, tenendo le proprie pupille oltre un punto imprecisato che si trovava dietro alle sue spalle snelle.

Maggie ricambiò a malapena il suo sguardo. Anzi, a volerla dir tutta non lo ricambiò proprio. Ma qull'atteggiamento, pur risultando evasivo in modo pressoché palese, fu sufficiente alle due per scambiarsi un rapido cenno di intesa. Se pur controvoglia.

Del resto erano le uniche presenti a poterlo fare, visto che un certo fennec era ancora rigioniero del suo mondo fittizio. E PECCAMINOSO.

Fatto di MAMMIFERE IGNUDE, PROVOCANTI E DISPONIBILI. Specialmente ALIENE. E poi MOSTRI E ASTRONAVI.

Il tipico HUMUS ed IPERURANIO di chi si é DROGATO di FILM, TELEFILM, LIBRI E VIDEOGAMES di FANTASCIENZA. Per DECENNI.

Un'infatuazione che la si può spiegare in sole OTTO, semplici parole. E non si tratta affatto di POESIA ERMETICA.

SALIMI SOPRA E A BORDO DI 'STO RAZZO, PICCOLA MAMMIFERA MARZIANA.

In ogni caso, visto che di FEMMINE si accennava...le due presenti in scena si diedero finalmente una mossa, come in una sorta di tacito quanto TACITURNO accordo reciproco.

A quanto pare certi legami tra genitori e successivi eredi rimangono e perdurano, persino in opposizione alla propria volontà. E nonostante si cerchi di fare qualunque cosa per CANCELLARLI.

Deve essere il SANGUE. Oppure qualcosa che VI SCORRE DENTRO, insieme col sangue.

GENI. DNA. Vai a sapere.

Meglio così. Almeno si possono fare le cose ed affrontare le vicissitudini quotidiane anche se non si va d'accordo o non troppo d'accordo.

Maggie afferrò gli altri due lembi disponibili e fece altrattanto anche con il busto e la testa del suo superiore. Li infilò da sotto e un colpetto alla volta glieli fece sfilare da fianco a fianco, passando dal lato sinistro da dove aveva fatto entrare la porzione di stoffa a quello destro.

Piano. Con estrema cautela. Dovevano sollecitarlo il meno possibile, e cercare di non sottoporlo a troppi scossoni. Se avesse avuto qualche frattura non avrebbero fatto altro che peggiorare la situzione, già abbastanza precaria e critica di per sé senza bisogno di mettersi ad aggiungere ulteriori grane. E volesse il cielo che non avesse subito delle LESIONI, dopo una simile ripassata.

Era pronto per essere trasportato. Le due femmine rimasero ferme per un attimo, quasi in contemporanea, come se avessero voluto prendersi un lieve istante per sé stesse e per rimirare il loro operato. Così come altrettanto simultaneamente e successivamente si ritrovarono ad afferrare di nuovo i quattro angoli del lenzuolo, per sollevarlo con dolcezza e trasformarlo così in un'efficace via di mezzo tra un'amaca e una lettiga di fortuna.

Piuttosto rozza ed imporvvisata a vedersi, ma adattissima allo scopo.

Nick, al suo interno, non poté fare altro che adagiarsi e sprofondare, in modo pigro e molle. Dopotutto giaceva ancora svenuto, privo di forze e di sensi. E quindi, in quelle condizioni...non poteva fare altro che assecondare il movimento, inconsapevole o meno che fosse.

Così infagottato presero a muovere i primi passi per trasportarlo a destinazione, con andatura spedita ma stando anche bene attente a sottoporlo al minur numero di oscillazioni e dondolamenti possibili.

Ma prima di imboccare il tragitto a tutta velocità, Laureen si bloccò ancora per un attimo. O meglio era la cosa che per istinto aveva pensato di fare per prima. Ma capì che Maggie non avrebbe potuto avvedersi in tempo di tale decisione, ed avrebbe quindi potuto frenare malamente o troppo bruscamente. Col forte rischio di perdere la presa o di scivolare, facendo così cadere il ferito.

Rallentò quindi in modo graduale, riducendo sia la velocità che il numero di passi fino a fermarsi. Maggie, sentendo la progressiva diminuzione, fece stop a sua volta.

Avrebbe tanto voluto chiederle perché lo avesse fatto, a giudicare dall'espressione dubbiosa e vagamente contrariata. Ma non disse niente, neanche in quest'occasione.

Non ci voleva proprio parlare. E Laureen, dal canto suo, non era a lei che si stava per rivolgere.

“E tu, compare? Non vieni con noi?” Chiese a Finn, poco distante.

Il tappo si girò nella sua direzione e per un attimo sembrò rimanere come sorpreso, di quella richiesta.

“Tu...non vieni?” Gli richiese lei, certa che non avesse udito o capito bene.

“A ti te siembra il momiento de VENIRE, forse?” Le domandò di rimando lui. “VENIRE, tu dise...bof, yo LO FAREI ANCA VOLONTIERI, dipendesse da mi. BUT BEG YOUR PARDON...BEGGO IL TU' PERDONO, ma...A TI TE SIEMBRA EL MOMIENTO, ESCUSAME?”

Laureen rimase inebetita, a quella risposta. Poi comprese al volo il DOPPIO SENSO.

“IDIOTA!!” Sbottò. “E a te pare il momento, di metterti a sparare certe FESSERIE? Ti ho solo chiesto se ci vuoi seguire fino a casa, dannazione!! Era solo questo che volevo sapere, accidenti a te!!”

A Finn venne da sghignare.

TALE MADRE TALE FIGLIA, a quanto gli davano da vedere le sue impressioni.

Stessa GRINTA, stesso CARATTERACCIO. Non si poteva dire che non fosse frutto delle sue TROMBE UTERINE.

Bene.

Molto, molto bene.

Benissimo.

“Aah, quello entendevi” replicò, facendo finta di fare il finto tonto e di essere appena caduto giù di testa dalla'alto di un pero. “Ta un attemo sarrò da VOS OTROS. Dievo ggiuusto andare a recuperar una cosita.”

“Una...cosa? E...che cosa, di grazia?” Gli fece lei.

“MY BUSINESS” Tagliò corto il tappo. “Ma no, tranquila.Una cosuccia DE RIEN, una cosetta DE NADA, da niente. Ce metterò giusto DOS SEGUNDOS, dù secondi. Voi enenziate ad andiare avanti senza de mi. Y approposito...”

Indicò il borsone lasciato lì in precedenza dal dottor Cooke.

“Quando arreverete à LA MAISON, a casa tua, y LUMATE EL DOC...quando vedrete el SEGAOSSA diteglie que ce pienza el sottoscritto, a portargliela. Ce penso yo.”

Laureen fece spallucce. A fatica e per quanto gli poté riuscire di fare, visto il carico non indifferente che trasportava. E le condizioni oltremodo delicate in cui si presentava il carico in questione.

“Ok, come ti pare” concluse. “Ci si vede dopo.”

Riprese a camminare. Questa volta senza nemmeno più con l'intenzione di fermarsi fino a che non avesse oltrepassato il traguardo, rappresentato dalla soglia della sua veranda. Esattamente come la falsa partenza di poco prima. Madre davanti e figlia subito dietro. E niente FACILI BATTUTE, che ci aveva già pensato il nanerottolo poco fa. Con Laureen che camminava al contrario e con la testa rivolta oltre le proprie spalle. Ma non certo perché non voleva guardare Maggie. Lo stava facendo solo per poter scorgere ed evitare qualunque impedimento od ostacolo presente lungo la strada che la potesse far incespicare o cadere.

Non sarebbe stato proprio il caso.

Nick viaggiava sollevato giusto un paio di centimetri dall'asfalto, quanto bastava per non farcelo strisciare sopra. E quanto bastava per posizionarlo subito sul terreno in caso di imprevisti senza fargli subire alcun danno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non appena furono in casa ed ebbero oltrepassato il doppio ingresso, lasciato opportunamente aperto, si diressero direttamente in soggiorno. O almeno fu Laureen a farlo e Maggie non poté far altro che accodarsi, pur non sapendo il perché di tanta risolutezza. Pochi metri e passi dopo, apparve e le si presentò prontamente la spiegazione.

Al centro del salotto vi era il tavolo, ovviamente. Quello su cui sua madre aveva sempre scodellato le sue rinomate e succulente frittelle dopo averlo imbandito a dovere, a qualunque ora del giorno e per chiunque ne facesse richiesta o dimostrasse di averne la voglia, mentre era suo ospite. Lei compresa. Questo almeno fino a parecchio tempo fa. Talemente addietro fino a risultare quasi immemore. Un vero colmo, visto che in quanto facente parte della sua stessa famiglia avrebbe potuto contare su di una fornitura pressoché ILLIMITATA. E invece...

Ed invece ormai le mangiavano e la faceva praticamente per TUTTI tranne che per LEI.

Ma questa volta il mobile in questione non sarebbe servito per DESINARE o DEGUSTARE.

Era stato opportunamente e preventivamente sgomberato da qualunque pizzo o suppellettile tipici con cui abbellire realizzazioni di stampo così antico. E al posto di esse vi era stata posizionata sopra una trapunta cha appariva molto più spessa e morbida del lenzuolo che stavano usando per trasportarlo, in modo da garantrigli il massimo confort una volta che lo avessero poggiato lì sopra. Perché era fin troppo chiaro, era quella l'intenzione. Così come venne confermato dalle parole di Laureen, quasi le avesse letto nel pensiero.

“Forza” la esortò. “Mettiamolo su.”

Proprio vero. Niente é come il legame tra la madre ed un figlio. O FIGLIA, in questo caso.

C'era da poter scommettere che avesse tolto tutto in fretta e furia poco prima di tornare indietro sulla scena del pestaggio. Come confermato da un telo bianco ed orlato letteralmente scaraventato alla rinfusa su di una consolle lì nelle vicinanze. Insieme ad un vaso ed altre portagioie e cornici piazzate sulla mobilia circostante, che ad una prima occhiata non c'entravano nulla col resto della composizione d'arredamento. Anzi...figuravano decisamente FUORI POSTO.

Laureen nel privato doveva essere la più classica delle signore metodiche e scrupolose, oltre che SCHIETTE. Non era certo da lei lasciare in disordine a quel modo, se non che nei casi di forza o di emergenza maggiore. O almeno era ciò che Maggie si ricordava di lei.

La padrona di casa oltrepassò il tavolo. E quando fu giunta ad una distanza e ad una posizione tali da permettere al corpo della volpe di stare sopra al sua superficie tonda senza avere parti come il capo o gli arti inferiori che potessero malauguratamente PENDERE AL DI FUORI CAUSANDO DISAGIO, si diede un breve e controllato slancio verso l'alto mediante un colpo di entrambe le anche e lo piazzò sopra. La figlia, nonché EX CO – ABITATRICE, la imitò.

Ecco fatto. Nick era sistemato. Ora non restava altro che aspettare pazientemente l'arrivo del buon medico. Che per fortuna non si fece attendere troppo.

La porta di una delle stanze che si affacciavano sul piccolo corridoio laterale e che ora fungevano da alloggio e dormitorio per i viandanti si aprì e ne uscì fuori il dottor Cooke.

La lontra le vide e fece per raggiungerle, ma prima si voltò e guradò di nuovo verso l'interno della camera.

“Chiedo scusa, Lottie” disse. “Ma ora é arrivato un altro paziente. Devo visitarlo. Tu rimani pure qui.”

“E'...é forse...s – si tratta dello SCERIFFO, non é così?” Fece una voce dal tono lamentoso che proveniva da dentro. Ed era prefettamente inutile dire di chi fosse, anche se non la si poteva vedere.

“Si” confermò Samuel. “Hai indovinato, mia cara. Si tratta proprio dello SCERIFFO WILDE.”

“E...e come sta?” Chiese ancora la voce, senza decidersi a cambiare timbro.

“Diciamo...diciamo che le sue condizioni non sono ancora del tutto STAZIONARIE, a differenza di tuo marito. Devo fargli un controllo completo, per essere sicuro. E con una certa URGENZA, anche.”

“E...e Nahum? Come...come sta, ora?”

“Stà tranquilla, Lottie. Lo puoi vedere da te. Ora é FUORI PERICOLO, te lo posso garantire. Ma se dovessi avere bisogno, di qualunque tipo esso sia...mi trovi qua fuori. Ti basterà chiamare, ed io verrò subito da voi. Intesi?”

“O – ok.”

“Tienilo sotto controllo, mi raccomando. Per ogni evenienza...io sono qui. D'accordo, Lottie?”

“D – daccordo, d – dottore.”

Samuel girò di nuovo su sé stesso e si diresse verso il centro del soggiorno. Pochi istanti dopo dall'uscio della stanza fece capolino il muso angustiato della femmina di martora, quasi volesse sincerarsi delle condizioni dell'altro indisposto che si trovava in casa, oltre al suo consorte. E per vedere se le parole del medico corrispondessero a verità.

Intanto Laureen aveva acceso la lampada a muro che si trovava in prossimità di uno degli angoli. E subito dopo spense la luce principale premendo l'apposito interruttore a cui risultava collegata, in modo che l'illuminazione non risultasse troppo eccessiva col rischio di infastidirlo.

Nell'attimo in cui la lampada sul soffittò si smorzò un tenue quanto gradevole chiarore si diffuse dalla lanterna, simile ad un grosso cilindro luminoso, e finì con l'abbracciare tutte le quattro pareti e ciò che contenevano.

L'insieme dava un effetto calmante e piuttosto rilassante, anche se alle due femmine di daino venne solo da stropicciarsi ripetutamente le palpebre per via del brusco e repentino cambio di fonti di chiarore.

Il dottore prese con entrambe le zampe superiori una sedia tra le quattro che erano posizionate ed attaccate al tavolo. La spostò all'indietro quel tanto che bastava per potervici issare sopra e poi si arrampicò sul sedile imbottito dapprima con entrambe le mani e poi aiutandosi con una spinta dei piedi, dopo averli poggiati sul listello di legno che univa due delle gambe e che faceva da supporto e sostegno per i casi più grossi. E GRASSI, pure.

L'ultima volta che aveva fatto così ci era riuscito con un solo ed agile balzo, in occasione della visita specializzata nei confronti di una certa, minuscola VOLPE DEL DESERTO. E guarda caso proprio la sera stessa in cui Nick era ARRIVATO ed aveva MESSO ZAMPA IN PAESE.

Non era passato poi tanto tempo. Quindi non doveva trattarsi certo di una questione di ETA'.

Probabilmente era solo affaticato. Il continuo andirivieni a cui era stato sottoposto aveva finito col stroncarlo, almeno nelle energie. Non certo nella VOGLIA DI FARE, come precisò da lì a poco.

Dopotutto era e restava UN MEDICO. Era un suo DOVERE. Il suo PRECISO dovere.

Quando una SOFFRIVA o STAVA MALE, non poteva certo TIRARSI INDIETRO.

Non DOVEVA tirarsi oindietro.

MAI, in nessun caso.

Dalla sedia passò a salire sul tavolo, mettendosi in piedi davanti a Nick ed iniziò a riesaminarlo proprio come aveva fatto prima in strada ma con ancora più attenzione, scrupolo e dedizione.

Il restante duetto composto da Laureen e Maggie era dietro ad osservarlo in religioso silenzio.

Passavano i minuti e la lontra continuava a manipolare, toccare ed osservare. Così come si ostinava a non rivelare praticamente nulla di ciò che mano a mano scopriva e deduceva sulle condizioni del paziente, seguitava a rimanersene dietro ad una trincea di operoso mutismo.

Poi, dopo aver lasciato trascorrere qualche altro istante, decise finalmente di aprire bocca e di dare una spiegazione su per quale motivo ci stesse mettendo così tanto tempo. Su come mai fosse necessaria tutta questa attesa. Ma, come le due femmine ebbero modo di scoprire, ciò non era dovuto alle gravi condizioni di chi stava cercando di curare. NON SOLTANTO, almeno.

“Accidenti” disse rivolgendosi ad esse, e senza smettere nemmeno per un secondo di controllare. “Ma voi gentili signore sareste in grado di dirmi che ACCIDENTE STA SUCCEDENDO? Per caso é forse SCOPPIATA LA TERZA GUERRA MONDIALE E NESSUNO SI E' PRESO LA BRIGA DI AVVISARMI? Ero a letto e stavo cercando di addormentarmi, visto che mia moglie aveva preso a russare da circa cinque minuti e quindi il pericolo che mi SGRAFFIGNASSE LA MIA PARTE DI COPERTA poteva dirsi DEFINITIVAMENTE SCONGIURATO. Sapete com'é...la mia DOLCE META' ha la fatidiosa tendenza a PRENDERSELA E DI TENERSELA TUTTA PER SE, Lasciando il sottoscritto con il FONDOSCHIENA ESPOSTO AL FREDDO E ALLE INTEMPERIE. Fino a che il buon ORFEO non si decide ad ACCOGLIERLA TRA LE SUE BRACCIA PELOSE, non si può mai stare tranquilli. Pensavo finalmente di poter cedere al sonno pure io, quando mi arriva la tua telefonata, Laureen. E vengo a sapere che LOTTIE PIERCE si trova a casa sua in evidente STATO DI CHOC. Dopo che eri in sua compagnia e l'hai aiutata a trasportare sin da te suo marito NAHUM, ridotto a MAL PARTITO ed IN FIN DI VITA. A quel punto raccolgo il mio borsone e...”

“Samuel, per favore” tentò di riprenderlo Laureen, visto che costituiva la diretta interessata dell'argomento. “Vedi di NON DIVAGARE, ok?”

“...E mi precipito qui in fretta e furia ed il prima possibile” proseguì però il dottore, senza badare a lei. “Quando sento un'esplosione. Corro subito in quella direzione per vedere di cosa si tratta, e mi ritrovo davanti alla casa dei GARDNER completamente DISTRUTTA ed IN FIAMME.”

“Ulp!!”

Maggie trasalì ed ebbe un singulto, a quelle parole. Ma non ci fecero caso né Cooke, che era troppo impegnato a raccontare la sua versione dei fatti, né sua madre, che era troppo presa ad ascoltare il racconto in questione per cercare di capire dove diavolo stesse andando a parare. Ma soprattutto cosa STRA – DIAMINE C' ENTRASSE CON LO STATO DI SALUTE IN CUI VERSAVA LO SCERIFFO.

Samuel era una brava persona, nonostante gli evidenti problemi con la consorte. Era era un medico preparato e competente. Ma aveva un grosso difetto.

Aveva la tendenza ad INNAMORARSI UN PO' TROPPO DELLA PROPRIA VOCE, e del SUONO CHE ESSA EMETTEVA.

Quando ATTACCAVA A PARLARE...NON LA FINIVA PIU'.

Ma la vice non poté fare a meno di ANGUSTIARSI, a quella notizia.

La giovane sapeva bene di QUALE CASA stesse parlando. Così come sapeva bene COS' ERA ACCADUTO al suo interno. Lo aveva capito non appena aveva sentito IL RUMORE.

Il rumore di qualcosa che SALTAVA PER ARIA.

Ma decise di LASCIARLO ANDARE AVANTI, e di RIMANERE ALL' ASCOLTO.

“In teoria...la mia INCLINAZIONE PROFESSIONALE ed il mio SENSO DEL DOVERE mi suggerivano e mi imponevano di fermarmi” proseguì ancora la lontra. “E così ho fatto. Ad occhio e croce ho avuto come l'impressione che vi fosse stata una fuga di gas. A giudicare dai residui di odore che si sentivano, nonostante la tremenda puzza di bruciato.”

Maggie pensò che il dottor Cooke non potesse essere PIU' LONTANO DALLA VERITA', sotto un certo punto di vista.

Certo, al fuga di gas c'era stata. Ma solo perché QUALCUNO L' AVEVA PROVOCATA. E non solo.

Ad averla causata era stato LO STESSO PAZZOIDE che un attimo prima aveva fatto irruzione all'interno di quella stessa casa, MASSACRANDONE TUTTI GLI OCCUPANTI. Per poi riempire l'ambiente di gas PIU' O MENO INODORE, TOSSICO E POTENZIALMENTE ESPLOSIVO IN PRESENZA DI FIAMME LIBERE. Se a qualcuno di talmente PAZZO fosse venuta l'idea di AVVICINARGLIENE UNA.

IL PAZZOIDE PRIMA MENZIONATO.

ZED.

Ma ora NON AVEVA IMPORTANZA. Non LE importava.

Quel che le importava davvero era di scoprire qualcosa di relativo alle condizioni di CHI STAVA DENTRO ALL' ABITAZIONE, dopo il passaggio di quello PSICOPATICO SOTTO FORMA DI PANTERA NERA.

DOVEVA SAPERLO. Ad ogni costo. Anche se c'era il forte richio che ciò avrebbe potuto udire da lì a poco sarebbe stato senza dubbio TERRIBILE.

Anche se la realtà dei fatti poteva essere AMARA.

MOLTO, MOLTO AMARA.

Trattenne il respiro e si preparò all' ULTIMA TRANCHE DEL DISCORSO.

INDIPENDENTEMENTE DALL' ESITO CHE LE AVREBBE ESPOSTO.

Qualunque fosse stato...DOVEVA SAPERLO.

Era pronta. Pronta a tutto.

Era il suo LAVORO. Il suo DESTINO. Da quando aveva deciso di INDOSSARE LA DIVISA.

PROTEGGERE GLI INNOCENTI.

GARANTIRE L' ORDINE PUBBLICO.

FAR RISPETTARE LA LEGGE.

Era TUTTO. PRESSAPPOCO, almeno.

Ma fare il POLIZIOTTO significava anche ASSISTERE E CARICARSI SULLE PROPRIE SPALLE IL DOLORE, LA DISPERAZIONE E LA SOFFERENZA DELLA GENTE.

DOVEVA SAPERE.

“Come dicevo” ribadì Samuel dopo una breve pausa, “doveva trattarsi senz'altro di una fuga di gas. L'ho pensato non appena sentita L' ESPLOSIONE. E la DEVASTAZIONE in cui mi sono imbattuto al mio arrivo non ha fatto altro che confermare i miei timori. E lo stesso ho pensato quando

ho trovato gli INQUILINI.”

 

Ecco, pensò la daina, a fronte di quella parola.

Ci siamo.

 

“Quando me li sono visti VENIRE INCONTRO non ho potuto fare a meno di notare che presentavano tutti le classiche ferite che si possono riscontrare durante INCIDENTI DI QUEL TIPO. Avete presente, no? VESCICHE, PELO ANNERITO E MEZZO ARROSTITO, BRUCIATURE VARIE ed una VARIOPINTA QUANTO VARIEGATA QUANTITA' DI USTIONI.”

Maggie fece tanto d'occhi.

Questa si che era BELLA.

MA PROPRIO BELLA, accidenti.

“U – un momento!!” gli fece. “L – lei...lei m – mi sta forse dicendo...mi sta forse dicendo che...mi sta dicendo che ERANO ANCORA TUTTI QUANTI VIVI? CHE ERANO VIVI NONOSTANTE TUTTO?”

La lontra la osservò per un istante, smettendo di parlare. Ed assumendo un'aria QUASI SORPRESA, davanti a quella sua reazione.

“Beh...SI” ammise l'istante successivo. “Solo che...”

“...Solo che?” Gli ripeté lei.

“Solo che...” ripeté a sua volta il buon dottore, “...era STRANO. I Gardner presentavano sui loro corpi anche dei segni che NON ERANO AFFATTO COMPATIBILI con quanto era appena accaduto. LIVIDI, ECCHIMOSI, TAGLI, GRAFFI...e persino qualche FRATTURA. Di ENTRAMBI I GENERI, sia COMPOSTO che SCOMPOSTO. Davvero non capisco COME ed IN CHE MODO se li siano potuti procurare. Eppure NON HO VISTO CROLLI. E NEMMENO CE NE SONO STATI SUCCESSIVAMENTE, nonostante la casa fosse puttosto malmessa per via del botto. Proprio non capisco.”

Maggie sbuffò. Ma di evidente SOLLIEVO.

La vice sapeva anche a cosa erano dovuti a tutti quei segni che il medico aveva osservato nel corso della sua perlustrazione. Tutti quei tagli, quei graffi, quelle botte e quei sanguinamenti erano, proprio come tutte le ustioni e le bruciature descritte in precedenza...IL FRUTTO DELLO SPORCO LAVORO ESEGUITO DA UNA SOLA ZAMPA.

SEMPRE LA STESSA.

L' OPERA UNICA IN DUE DISTINTI ATTI DELLA SCIENZA E DELL' OSSESSIONE DISTRUTTRICI DI UN AUTENTICO FOLLE.

Ma ora era finita. Almeno per quella famiglia di POVERETTI.

Non importava. Ciò che contava davvero era che fossero tutti quanti SANI E SALVI, anche se piuttosto MALCONCI.

Era talmente felice per la LIETA NOVELLA appena ricevuta che non le venne nemmeno da chiedersi COME DIAVOLO aveva fatto, quali condizioni avevano permeso il realizzarsi di un simile PRODIGIO.

Perché era ciò che STAVA A SIGNIFICARE, la cosa che riteneva davvero FONDAMENTALE.

Che fossero ancora tutti INTERI nonostante ciò che era accaduto e che era capitato loro stava a significare che, dopotutto...il MEZZO SACRIFICIO compiuto da Nick NON ERA STATO VANO, in fondo.

Non aveva QUASI RISCHIATO DI MORIRE per NULLA.

Meno male.

L'aver MESSO A REPENTAGLIO LA PROPRIA PELLICCIA aveva portato a qualche risultato, una volta tanto. Ma adesso...

Adesso TOCCAVA A LUI.

Era IL SUO TURNO, ora.

Doveva RISTABILIRSI. AD OGNI COSTO.

Per fare in modo che il suo mezzo sacrificio non si tramutasse in COMPLETO e TOTALE.

Perché a Maggie lo voleva VIVO. Di un MORTO...NON SE NE FACEVA NULLA.

Ne aveva già avuti ABBASTANZA di morti, nel corso della sua vita. Magari MENO se paragonati a molte altre persone, ma...UN SOLO ED UNICO LUTTO le era stato PIU' CHE SUFFICIENTE.

Per questa ed altre ESISTENZE. TUTTE QUELLE CHE SAREBBERO POTUTE ANCORA VENIRE.

Lei non voleva un EROE da RICORDARE e COMPIANGERE. Nossignore.

Lei voleva un COLLEGA. Un COMPAGNO. Con cui INDAGARE. Con cui PATTUGLIARE. Con cui COMBATTERE FIANCO A FIANCO.

Un compagno da RISPETTARE. Da AMMIRARE, Da AM...

Lo voleva ANCORA CON SE', punto.

E non doveva essere L' UNICA A PENSARLA COSI', almeno sul fatto che DOVEVA ASSOLUTAMENTE FARCELA. E che il dottor Cooke doveva assolutamente RIMETTERLO IN SESTO. Almeno a giudicare dalle parole che da lì a poco uscirono dalla bocca di sua madre.

“EVVIVA IL MIRACOLO, dunque!!” Annunciò Laureen con tono solenne, intromettendosi nella conversazione. Anche se dava più l'aria di essere una CONFERENZA. “E sia lode il cielo che l'ha fatto accadere.”

“E visto che siamo IN TEMA...” aggiunse, “ora sta a te COMPIERNE UNO, Samuel. Che ne diresti di OCCUPARTI DEL NOSTRO VOLPACCHIOTTO, una buona volta? Ma soprattutto...di dirci COME STA, prima di tutto?”

Maggie non proferì nulla, a supporto di quella richiesta. Ma a giudicare dall'espressione del suo muso, era fin troppo chiaro che stesse attendendo anche lei una risposta a quella domanda. E CON UNA CERTA FRETTA, anche.

“Dunque” esplicò la lontra, cercando di formulare attentamente le parole mentre formulava una prima diagnosi. “A quanto vedo abbiamo numerosi tagli, lividi ed abrasioni. Ma stando al mio rilevamento iniziale...posso azzardarmi a dire che sembra NON VI SIA NULL ADI ROTTO. Persino IL BRACCIO DESTRO. A giudicare da come lo tenenva a PENZOLONI e dal GROSSO EMATOMA che affiorava da sotto la pelliccia mi aveva subito fatto mi aveva subito fatto pensare ad una FRATTUTA SCOMPOSTA, o peggio. Ed invece...sembra che si tratti solo di una brutta, bruttussima CONTUSIONE. Ma tutto questo, insieme al resto...il QUADRO COMPLETO potremo saperlo con certezza solamente quando il nostro sceriffo RIPRENDERA' COMPLETAMENTE I SENSI. Ritengo che la cosa migliore da fare sarebbe sottoporlo ad una TAC oppure ad una RADIOGRAFIA, ma fino a che non ne sapremo di più direi che é meglio CONTINUARE A MUOVERLO IL MENO POSSIBILE. Nel frattempo...intanto che é ancora privo di conoscenza volevo procedere a DISINFETTARGLI LE FERITE. E a SUTURARE QUELLE PIU' GRANDI. Se solo avessi portato gli STRUMENTI ED IL MATERIALE ADATTO, e non li avessi dimenticati là in strada...ma immagino che posso PRENDERE A PRESTITO ED UTILIZZARE I TUOI. Non é vero, Laureen?”

Quest'ultima fece per annuire e dare la propria disponibilità, ma una voce alle loro spalle e proveniente dall'ingresso non era molto d'accordo con il programma stabilito e lo manifestò apertamente.

“Ed envece NISBA!!” Fece il nuovo imbucato. Misterioso mica tanto, visto che anche se il terzetto presente aveva già intuito dal tono di chi si trattasse, ancor prima di girarsi verso la sua direzione per avere una pressoché scontata conferma.

Nell'arco di tempo necessario a compiere quel movimento, paragonabile più o meno ad un RESPIRO o ad un BATTITO DI CIGLIA, Finn aveva coperto con le sue tozze ma forzute zampette posteriori la distanza che lo separava dagli altri occupanti della stanza e li aveva raggiunti in un lampo. Ed ora era lui ad osservarli, col borsone del dottore in una mano e poggiato su di una spalla, e la cara vecchia e fidata BETSIE nell'altra. Tenuta a penzolare verso il basso, con la grossa ed arrotondata punta che quasi rasentava il pavimento.

“Sapevo que le sarebbe servita, Doc” esordì, un attimo dopo. “Ed enfatti, gliel'ho portata. Eccola 'CCA.”

Se la sfilò dalla spalla e gliela lanciò vicino al tavolo.

“Eeecco fatto” aggiunse, con una punta di orgoglio. “Siembra proprio que el sodoscritto sia arrevato ggiusto a PUNTINO. Ma que dico a puntino...a FAGIOLO, derei. Anze...song' cashcato proprio A PISELLO, oserei acciuncere. Y SHSCUUSA SE E' POC'. No, dico...SHCUUSA SE E' POC'!!”

Laureen vide il borsone e tutto ad un tratto fu come colta da un'improvvisa quanto inopportuna iluminazione.

Già. IL BORSONE. E meno male che gli aveva pure promesso che sarebbe stata senz'altro lei a fargliene memoria, una volta arrivata. Presa com'era, nemmeno se n'era ricordata.

“Allora?” Chiese poi il piccolo fennec, riprendendo la parola. “LET' Z HAD A BRIEFING! GIMME INFO! DIME, doc. QUE PASA? Como estas el mi socio?”

“Come stavo dicendo poc'anzi” ribadì subito dopo la lontra, “a parte le evidenti AMMACCATURE ESTERNE giurerei di non vedere NULLA DI GRAVE, almeno di primo acchito.”

“Pare proprio che il nostro neo – sceriffo sia nato sotto UNA BUONA STELLA.”

“Già” disse una quinta voce non ancora udita lì dentro. Almeno fino a quel momento.

Gli altri quattro si girarono all'unisono in direzione di Nick, completamente attoniti.

“Devo...devo ammettere che ha davvero ragione, dottore” bofonchiò quest'ultimo, mentre riapriva a fatica i verdi occhi. “Oppure...o forse devo avere...devo avere UN ANGELO, da qualche parte. Devo avere un angelo CHE MI PROTEGGE.”

“Oh!” Esclamò il dottore, ritraendosi un poco.

“Nick!!” Gridò Maggie, sorpresa.

“Hola, socio!!” Le fece prontamente eco Finnick.

“Bentornato nel MONDO DEI VIVI, bello” disse infine Laureen, con la voce rotta dall'emozione. In modo lieve, ma fin troppo evidente. “Per un attimo pensavo davvero che ti fossi deciso a fare IL GRANDE SALTO, e a lasciare QUESTA VALLE DI LACRIME. Certo che mi hai fatto davvero prendere UN BELLO SPAGHETTO MICA DA RIDERE...”

Nick la guardò e le sorrise, anche se a stento.

Era vero. Più vero di quanto il buon dottor Cooke potesse immaginare.

Aveva davvero UN ANGELO CHE LO PROTEGGEVA, da qualche parte.

SEMPRE.

Un angelo dalle lunghe orecchie di nero puntute, dalla soffice e morbida pelliccia bianca e grigia, dalle iridi vispe e viola. E dal cuore grande, coraggioso, limpido e puro. Che aveva reso la sua vita un autentico PARADISO dal primo momento in cui aveva deciso di scendere sulla terra per incontrarlo. E un INFERNO dal momento stesso in cui lei NON C' ERA PIU' STATA.

Beh, si. Più o meno era così che erano andate le cose, tra loro due.

Anzi, a dirla tutta...NON PROPRIO. Almeno per quel che concerneva L' INIZIO.

E comunque...c'era anche dell'altro.

Il merito non era da attribuire del tutto a LEI, questa volta. C'entrava anche UN' ALTRA PERSONA. Anche se lo stesso Nick non poteva nemmeno rendersene conto.

Questa volta un minimo di merito, per senso di giustizia, lo si sarebbe dovuto attribuire a BUTCH.

Si. Proprio LUI.

Butch. Il vecchio rinoceronte rugoso che lo aveva addestrato ed iniziato alla NOBILE ARTE, preparandolo a puntino e a dovere mentre poco a poco gli svelava i suoi trucchi più segreti e reconditi.

Ed in questo caso...era stata la sua PIU' RECENTE LEZIONE, a funzionare alla grande.

L' ULTIMA CHE GLI AVEVA IMPARTITO.

 

Lo so bene, ROSSO.

So bene come ti senti, e cosa stai per dirmi. E quindi ti rispondo ancora prima che tu mi faccia quella CAVOLO DI DOMANDA che già sento che sta per arrivare.

Poter riuscire a SCHIVARE AL MILLIMETRO tutti gli attacchi che si subiscono con dei movimenti perfetti, veloci e precisi é il SOGNO PROIBITO di ogni pugile.

Peccato che la realtà sia BEN DIVERSA.

Ma é il guaio di tutti gli STILISTI e di quelli che imparano a GIOCARE DI RIMESSA come te, sfruttando la loro AGILITA' E VELOCITA' SUPERIORI.

Finiscono per INNAMORARSI DELLA PROPRIA TECNICA E DELLA LORO STESSA ABILITA'. E cominciano a DETESTARE IL CONTATTO FISICO, e a volerlo RIDURRE AL MINIMO INDISPENSABILE.

Ma sappi che NON E' SEMPRE POSSIBILE.

Alle volte i colpi, per quanto ci si sforzi...NON LO SI PUO' PROPRIO EVITARE, Rosso.

E allora...non rimane altro da fare che cercare di SALVARE IL SALVABILE.

Se non ti riesce in alcun modo di schivarli, e nemmeno di BLOCCARLI in qualhe maniera...l'unica cosa che ti rimane é di CONTENERE I DANNI.

Impara ad ACCOMPAGNARE I COLPI, Rosso.

Proprio così.Quando vedi che il colpo di sta per arrivare IN FACCIA, o AL CORPO...NON OPPORTI.

Esatto. Hai capito bene, Rosso. ASSORBILO. Prenditelo IN PIENO, e lascialo PROSEGUIRE.

ASSECONDANE IL MOVIMENTO, e lascialo PROSEGUIRE FINO ALLA FINE DELLA SUA CORSA.

Devi fare come se te lo lasciassi SCIVOLARE ADDOSSO. Immagina che sia una GOCCIA D'ACQUA CHE DI SCORRE SUL PELO, visto che tu IL PELO CE L' HAI. E pure BELLO FOLTO.

Capito, Rosso?

ACCOMPAGNA I COLPI CHE TI BECCHI.

E' LA RESISTENZA, CHE GENERA FORZA.

NON RESISTERE.

 

Si trattava di una vera SCEMENZA, ad una prima impressione. E COME TALE l'aveva considerata, la volpe.

ACCOMPAGNARE I COLPI SUBITI...suvvia, che razza di IDIOZIA poteva mai essere, questa?

Ad occhio e croce gli aveva dato la stessa impressione che aveva avuto davanti alla FINTA CON DIRETTO esibita da Maggie la sera in cui avevano ripulito il PUB DI TOBEY da tutto quell'ammasso di FETIDA MARMAGLIA, solo con LARGO ANTICIPO. Eppure...

Eppure avevano molto IN COMUNE, quelle due tecniche. Più di quanto si potesse immaginare.

Erano entrambe SEMPLICI quanto EFFICACI. Bastava soltanto pensarci.

Proprio come quel trucchetto che la daina gli aveva mostrato e deciso di usare su di lui...anche quello del vecchio rinoceronte aveva FUNZIONATO ALLA GRANDE.

Anzi, di più. Aveva letteralmente contribuito a SALVARGLI LA VITA.

Certo, entro i GIUSTI PARAGONI. Per quanto si potessero limitare i danni, accompagnando ed assorbendo colpi dall'effetto simile a quelli che si sarebbe potuto subire e ricevere andando a SBATTERE IN MODO FRONTALE CONTRO AD UNO SFERRAGLIANTE CONVOGLIO IN CORSA, LANCIATO SUI FERRI DELLE ROTAIE A TUTTA BIRRA.

Ma poteva andar peggio, tutto sommato. Ed il bello che Nick, a differenza, della volta scorsa...NEANCHE SE N'ERA RESO CONTO, di quanto gli era stata utile quella dritta.

L'aveva usata in maniera TOTALMENTE INCONSAPEVOLE.

Merito, tutto pieno merito della sua parte più ANTICA ed ISTINTIVA.

L' ISTINTO DI AUTO – CONSERVAZIONE.

In una situazione di estremo PERICOLO o EMERGENZA...il cervello tende ad entrare in una sorta di SCHEMA ELEMENTARE ed AUTOMATICO.

In una SOLA quanto SEMPLICE parola...OTTIMIZZA.

Va a pescare a PIENE ZAMPE direttamente NELL' INCONSCIO e nei più profondi RECESSI DELLA MEMORIA, prendendo le informazioni di cui ha bisogno e che gli servono. E SELEZIONANDO ed ATTIVANDO quelle che ritiene più UTILI e CONGENIALI per risolvere l'urgenza. E senza perdere tempo a fermarsi per CHIEDERE IL PERMESSO alla PORZIONE DI MENTE COSCIENTE E VIGILE.

Ed il tutto avviene in maniera così rapida che in seguito non se ne ha nemmeno il RICORDO, di quanto SI E' FATTO.

Quando c'é di mezzo la SALVAGUARDIA DELLA PROPRIA VITA...non si può stare a PENSARCI TANTO SU.

Alla fine, a conti fatti...la LEZIONE gli era SERVITA.

Aveva imparato a combattere basandosi unicamente sul PURO ISTINTO, proprio alla pari di quel MANIACO che lo aveva AGGREDITO e quasi MASSACRATO. Anche se aveva dovuto quasi arrivare sul punto di MORIRE, per riuscire a farlo.

“Poco...poco prima di riaprire gli occhi...ho potuto sentire le sue informazioni relative ai quei poveretti che si trovavano dentro alla casa...alla casa che é SALTATA IN ARIA, dottore” disse, rivolgendosi alla lontra. “Mi spiace di non aver risposto subito, ma...ma stavo ancora cercando di mettere insieme DUE PAROLE CHE FOSSERO...due parole che fossero DI SENSO COMPIUTO...”

“Oh, non si preoccupi, sceriffo” fece il dottor Cooke. “E riguardo ai POVERETTI...posso ipotizzare che lei si riferisca ai GARDNER.”

“Suppongo...suppongo di si” replicò prontamente la volpe. “E se vuole gliela SPIEGO IO, la ragione di tutti quei lividi ed ecchimosi sui loro corpi. Vede...é stata opera dello STESSO SQUINTERNATO CHE HA PRESO IN CONSEGNA ME, giusto qualche istante prima. E che mi ha RIDOTTO NEL MODO IN CUI VEDE.”

“Capisco, sceriffo. Allora la risposta é MOLTO SEMPLICE. Ho idea che ad un certo punto i Gardner al gran completo abbiano deciso di FINGERSI TUTTI QUANTI MORTI.”

“F...fingersi Morti? Ne é...ne é davvero sicuro, dottore? Ma...ma come...”

“Suppongo di si. Per TRARLO IN INGANNO. Sa com'é...sono OPOSSUM, dopotutto. Hanno un TALENTO NATURALE. Mi auguro...mi auguro soltanto che non abbiano deciso di rilasciare TUTTI INSIEME QUELLA SOSTANZA NAUSEABONDA DAL DIDIETRO, come di solito fanno in questi casi. Altrimenti...si che l'aria sarà VERAMENTE IRRESPIRABILE, da quelle parti. E non certo per colpa del METANO.”

“Però...però quel che non capisco é come ABBIANO POTUTO SOPRAVVIVERE ALL'ESPLOSIONE . Mi chiedo come DIAMINE abbiano fatto.”

“Oh, beh...a questo credo di poter rispondere io, sceriffo” puntualizzò il medico. “Si dà il caso che le finestre fossero casualmente TUTTE APERTE e COMPLETAMENTE SPALANCATE. Sa...pare che dovesse fare PARECCHIO CALDO da quelle parti, stanotte. E non voglio certo mettermi a fare dell' UMORISMO FUORI LUOGO. In ogni caso...le finestre aperte hanno creato una VIA DI FUGA per il GAS INCENDIATO. In questo modo esso ha potuto avere SFOGO, e non é avvenuta alcuna DEFLAGRAZIONE. E' per tale motivo che hanno potuto SALVARSI, nonostante la loro casa sia finita COMPLETAMENTE DISTRUTTA. E' stato...é stato davvero un GRAN COLPO DI FORTUNA. PER TUTTI LORO.”

Nick sorrise ancora, questa volta tra sé.

Già. Un autentico colpo di fortuna. O FORSE NO. NON SOLTANTO.

Tornò col pensiero a quei momenti, nel tentativo di fare chiarezza all'enigma.

Le finestre aperte. Magari quello PSICOPATICO non ci aveva pensato. O magari perché i Gardner erano davvero riusciti a GIOCARLO, con quella loro messa in scena. O magari, semplicemente...

Semplicemente NON NE AVEVA AVUTO IL TEMPO.

Non ne aveva avuto il tempo perché ERA ARRIVATO LUI A ROMPERGLI LE UOVA NEL PANIERE. Anche se le uova NON ESISTEVANO NEMMENO PIU'.

Era giunto al momento giusto per GUASTARGLI I PIANI.

Ed anche stavolta il merito era tutto quanto di CAROTINA.

Della SUA Carotina.

Proprio quando stava per MOLLARE...proprio un attimo prima che era sul punto di cedere, lei era giunta in suo SOCCORSO.

Ad AIUTARLO. A CONSIGLIARLO. Ad ISPIRARLO. E a SPRONARLO.

Ed anche in quest'occasione il suo arrivo si era rivelato PROVVIDENZIALE. FONDAMENTALE.

La sua ENTRATA IN SCENA era stata oltremodo DECISIVA. RISOLUTIVA, in tutti i sensi.

Anche se solo con le sue PAROLE ed i suoi PRECETTI.

Aveva salvato di nuovo TUTTI, ancora una volta. Anche stavolta.

Lui, i Gardner, i Pierce...TUTTI.

Non c'era proprio niente da fare. In ogni frangente trovava, DOVEVA TROVARE un modo. Il modo di TIRARLA IN MEZZO.

Per RINGRAZIARLA, e RIMEMBRARLA. E CAPIRE UNA VOLTA DI PIU' QUANTO JUDY FOSSE STATA IMPORTANTE, PER LA SUA VITA. Ma soprattutto QUANTO CONTINUASSE AD ESSERLO.

Carotina. Non avrebbe MAI dovuto lasciarla PARTIRE. Non avrebbe mai dovuto lasciarla SOLA.

MAI.

“Beh, sembra che di MIRACOLI ce ne siano stati ben DUE, a quanto pare” sentenziò quindi il dottor Cooke, distogliendolo dalle sue considerazioni.”

“Credo...credo di si” ammise Nick. “Anche s SUL SECONDO NON CI METTEREI LA ZAMPA SUL FUOCO, tanto per TORNARE IN ARGOMENTO CON LE FIAMME...”

“E' proprio quello che vorrei scoprire, sceriffo” gli rispose la lontra.

“Allora...mi dica” tagliò corto la volpe. “Come...come sto, dottore?”

“Ecco...come stavo per l'appunto dicendo anche agli altri, poco fa, a parte le ferite esterne non mi pare che che ci sia nulla di rotto. Ha però una grave contusione al braccio destro, e temo che dovrà tenerlo STECCATO ed IMMOBILIZZATO per qualche tempo. Ma visto che ormai é rinvenuto...avrei da CONTROLLARE UNA COSA, giusto per stare sicuri.”

“Un attimo solo.”

PAROLE SANTE. Il doc aveva detto PROPRIO GIUSTO. Non avrebbe potuto SPIEGARSI MEGLIO.

GLI ALTRI.

Nick li guardò. Avevano cercato di rimanere COMPASSATI ed IMPASSIBILI, ma si vedeva che si stavano TRATTENENDO A STENTO.

Decise di cominciare da Maggie.

“Agente Thompson” le disse. “Come al solito hai deciso di FARE DI TESTA TUA e di CONTRAVVENIRE AI MIEI ORDINI. Ti avevo raccomandato di startene dentro al locale di Tobey, RINTANATA ed AL SICURO. Ma quel che ti ho detto, a quanto pare...ti dev'essere ENTRATO DA UN ORECCHIO ED USCITO DALL' ALTRO, giusto?”

La daina abbassò gli occhi, con aria colpevole.

“Io...” disse con tono mortificato, mentre si era messa a fissare la punta dello zoccolo posteriore sinistro con cui aveva preso a giocherellare sul pavimento, da qualche istante.

“Niente scuse” la ammonì lui, severo. “Quello che hai fatto...NON HA ALCUNA ATTENUANTE. Si é trattata di una cosa IMPRUDENTE e STUPIDA. La...PIU' IMPRUDENTE E STUPIDA CHE POTESSI COMPIERE!”

La vice, a quel punto, era rimasta in silenzio. E sembrava non sapesse nemmeno più dove volgere lo sguardo.

“Ma...ti RINGRAZIO” aggiunse subito in maniera quantomeno inaspettata il suo comandante, cambiando improvvisamente rotta.

“C – cosa?” Esclamò lei sorpresa, alzando improvvisamente la testa.

Subito dopo quelle parole, l'espressione della volpe si addolcì,

“Si” le ribadì. “Mi hai decisamente TOLTO DAGLI IMPICCI, col tuo intervento. Anche se hai...anche se hai RISCHIATO DAVVERO GROSSO.”

“Nick, i – io...”

“Grazie, Maggie. Davvero.”

“Io...io avrei voluto FARE DI PIU'. Se mi fossi decisa...se mi fossi decisa ad USCIRE PRIMA, tu non...non...”

“Su, su” le fece lui. “Come puoi vedere...fortunatamente mi trovo ANCORA QUI. E TUTTO INTERO. Anche se...anche se un po' MALCONCIO.”

“Nick, io...”

“Che NON SUCCEDA MAI PIU', intesi? Non...non devi METTERE A REPENTAGLIO LA TUA VITA PER ME. Non devi GETTARLA AL VENTO INUTILMENTE. NESSUNO deve ANDARCI DI MEZZO per COLPA MIA.”

“Nick, ascolta...”

“PROMETTILO, Maggie. DEVI prometterlo.”

“Io...ok. Te lo PROMETTO” annunciò la daina, solenne. “Non lo faro mai più.”

“Così va meglio. CONTO SU DI TE.”

Soddisfatto di averle strappato quel giuramento, se pur con evidente CONTROVOGLIA, lo sceriffo si rivolse a sua madre.

“Beh, Laureen...” disse, con ironia. “...Pare che in modo o nell'altro ci sia dovuto TORNARE, a casa tua. Mi avrai DI NUOVO TRA I PIEDI, a quanto sembra.”

“No problem, bello” lo rassicurò lei, mentre si passava uno dei due indici sulla palpebra inferiore dell'occhio. “Nessun problema. Ma lasciati dire che se volevi farti UNA SCORPACCIATA DELLE MIE FRITTELLE...c'erano ALTRI MODI. Bastava CHIEDERE. Non c'era bisogno di farti CONCIARE A QUESTA MANIERA.”

“Ah...buona questa” disse Nick.

“TU DUM...TE DUM!!” aggiunse Finnick, mimando un assolo ad una batteria di tamburo invisibile con annessa coppia di piatti immaginaria.

Ecco, ora era giunto il suo turno.

Il turno di colui che poteva considerare a tutti gli effetti il suo attuale PATRIGNO ACQUISITO.

“In quanto...in quanto a te...” lo punzecchiò, “...ti faccio proprio i miei più SINCERI COMPLIMENTI. Certo che...certo che l'hai TENUTA A BADA PROPRIO BENE. Ti avevo detto di NON LASCIARLA ASSOLUTAMENTE USCIRE, per nessun motivo. E tu...”

“No, dico” lo interruppe bruscamente il piccoletto. “ARE YOU JOKING? MA CHE STAI, A SCHERZA'?! QUE TU ME TOMAS POR LOS FONDOS? Me prendi per i FONDELLI, por caso? Que me voy piglia' in giro? Hai idea de que segnifica aver a FAIRE, aver a che fare con una simile FURIA? A momienti me ANDAVA A DAR UNA PALIZA PURO A MI!! Pejava a botte puro al sottoscritto!! Si nun la lassavo andare ME ROMPEVA PURO LAS CORNAS QUE NO TIENGO, le corna que non ho!!”

“Mph. Hai ragione” gli confermò l'amico. “Probabilmente sarebbe andata così. E comunque...certo che CE NE HAI MESSO, DI TEMPO. Mi chiedevo...mi stavo chiedendo giusto quanto ancora avrei dovuto ASPETTARE ed INTRATTENERE QUEL BESTIONE, prima che...prima che ti decidessi a SCENDERE IN CAMPO.”

“Tu SAS COMO ES...lo sai com'é, socio. El PROTAGONISTA PRINCIPAL...L' EROE deve sempre farse ATTIENDERE SINO ALL' ULTEMO.”

“Ma suppongo di doverti ESSERE GRATO, Finn. Se non ci fossi stato tu...non so davvero come sarebbe andata a finire.”

“DE NADA, socio” gli rispose il fennec, portando le prime due dita a lato della tempia corrispondente per poi farle scattare di lato come in un saluto militare eseguito alla perfezione.

“Ed ora...veniamo a noi, dottore” disse Nick, guardando in faccia la lontra sopra di lui. “Faccia pure. Sono...sono pronto.”

Samuel prese una penna a sfera dal taschino della sua giacca. La girò quindi dal lato del cappuccio e, dopo essersi opportunamente abbassato ed avvicinato, gliela premette alla base del collo.

“Lo sente, sceriffo?” Gli chiese. “Sente il contatto?”

Passarono alcuni secondi che parvero ETERNI, a tutti gli astanti. Con la volpe che sembrava rimuginare, come se fosse incerto sulla risposta da dare e su ciò che pecepiva.

“...Si” rispose, lentamente.

“Molto bene” disse il dottor Cooke.

Provò allora con le braccia.

“E qui?” domandò ancora. “Qui lo sente?”

“...Si.”

Per ultimo provò con le gambe.

“E qui?”

“Lo...lo sento, dottore” rispose l'altro.

“Ottimo” sentenziò ottimista il medico, aggiustandosi gli occhiali. “Ed ora provi a muovere LE DITA, sia delle MANI che dei PIEDI. E poi provi con BRACCIA e GAMBE. Sempre LENTAMENTE, mi raccomando.”

Nick eseguì tutti i movimenti che gli aveva richiesto, uno dopo l'altro e con calma. Persino col BRACCIO INFORTUNATO. Cosa che gli costò parecchia FATICA ed una dose supplementare nonché considerevole di DOLORE. Ma fece tutto, obbedendo senza fiatare.

“Perfetto” disse la lontrà esibendo un largo sorriso. “Direi che L' APPARATO SPINALE E' A POSTO. Possiamo senz'altro escludere DANNI AL MIDOLLO o alla COLONNA VERTEBRALE.”

Nick lo ricambiò, sorridendo a sua volta.

All'udire di quel referto a voce il respiro liberatorio fu GENERALE.

“Sia ringraziato il cielo...” disse Maggie, visibilmente sollevata.

Laureen non emise alcun commento, ma fece un ulteriore sospiro tenendosi il petto con una mano, mentre si alzava ed abbassava ritmicamente durante l'esecuzione di esso.

“FELICITACIONES, HERMANITO” buttò lì Finnick. “Ma me dici con cosa te le CONFEZIONANO LE BRACHE, a ti? Coi TENDONI DA CIRCO, por caso?”

“Devo però avvertirla” intervenne il dottor Cooke, riprendendo la parola. “Ha una numerosa serie di TAGLI e di FERITE, lungo tutto il corpo. Alcune delle quali piuttosto PROFONDE. Devo provvedere a DISINFETTARLE subito, e poi le dovrò mettere qualche PUNTO DI SUTURA. Prima che si INFETTINO e vadano in SUPPURAZIONE.”

Detto questo imboccò la via della sedia, e non appena ne fu sceso si girò in direzione del suo borsone che si trovava giusto lì di sotto.

Lo prese, lo aprì e vi armeggiò per qualche decina di secondi, arrivando persino d infilarci la testa al suo interno. Quando vi riemerse, lo fece insieme ad una VOLUMINOSA SIRINGA che pareva aver estratto da chissà dove.

Risaì quindi sul tavolo ripassando per la sedia, ed una volta giunto in cima tolse il copri – ago.

“C – cosa...che...che cos' é QUELLA?” Gli chiese Nick non appena la vide.

“Oh, niente di che” fece la lontra, premendo la capocchia superiore dello stantuffo interno e facendo schizzare fuori dal foro situato all'altra estremità una stilla di liquido, onde evitare che dentro di esso vi si potessero formare eventuali bolle d'aria. “Si tratta solo di un TRANQUILLANTE, tutto qui. Una volta INIETTATO la farà DORMIRE PER UN PO', intanto che io provvedo a RIMETTERLA IN SESTO.”

“A...aspetti un attimo!!” Esclamò la volpe. “ASPETTI UN ATTIMO, per favore!! UN ATTIMO SOLTANTO!!”

“Oh, andiamo...” lo sollecitò il medico. “Adesso non vorrà venirmi a dire che alla sua VENERANDA ETA' ha ancora PAURA DELLE PUNTURE...”

“Non...non é questo” precisò lo sceriffo.

“Laureen” disse poi, roteando la testa verso la daina più matura. “Vammi...vammi a prendere un asciugamano, per piacere.”

“O...ok” rispose lei. E si diresse verso la sua camera.

“E tu, Finn, vammi a recuperare BETSIE” disse poi al suo ex – complice.

“C – COMO?!” Domandò quest'ultimo, piuttosto perplesso.

“Hai capito benissimo” gli ribadì Nick. “Và a prenderla.”

“E a que te serve, scusa?”

“TI PREGO, Finn. Non continuare a discutere. Ma soprattutto...non COSTRINGERMI A DISCUTERE SEMPRE DI TUTTO e a farmi SPRECAR FIATO. Che già NE HO POCO, al momento. Và a fare quanto ti ho chiesto, PER CORTESIA.”

“Esta bién” fece il piccolo mammifero dal manto color della sabbia. “Sarà la PRIMERA VEZ, la PRIMA VOLTA da quando te conosco que tu ME PREGUNTAS, me chiedi una cossa dicendome POR CORTESIA. Il che vuol stare a dire DOS SOLAS COSAS. O es VIERAMENTE EMPORTANTE, oppure tu STAI MESSO VIERAMENTE MALE. Ma MUCHO, MUCHO MAL.”

“Ecco, appunto. Meno male che ci sei ARRIVATO DA SOLO. Vedi di MUOVERTI, dunque.”

“FORTUNALLY” obiettò il piccoletto alzando l'arma per poi sventogliargliela bella bella di fronte al muso, “sapevo que me lo avresti chiesto. Me soy premunido. Eccola 'CCA.”

“Good. Ora dammela.”

“Es TODA TUA, socio.”

Fece il giro del tavolo e gliela consegnò.”

“Dammela, su” gli ordinò la volpe.

Nick la afferrò con l'unica mano ancora sana, quella sinistra. Ed iniziò a stringerla forte per il manico.

“Perfetto.” commentò.

“Right” rincarò il fennec. “Y adiesso tu me dicie cossa te frulla por el tu CABEZON? Que tu glielo fai esto favor allo ZIETTO FINN?”

“Ti preeeeego...” aggiunse poi, mettendosi a fare gli occhi dolci e giungendo le mani a gesto di supplica.

“Non ancora” gli rispose l'altro. “E in ogni caso...quel che ho in testa di fare LO VEDRAI DA TE, tra non molto. Ma prima...prima ho un'altra cosa da chiederti.”

“Y VABBUO'. Spicciate, però. Semo già a DOS, con le richieste. POUR SEULEMENT UNO DIA ES PURO TROPPO. Sbrigate, prima que cambio idea.”

“Beh, ci tengo a dirti che mi dispiace...ma anche se al sottoscritto avevi già pensato mi sa tanto che ti toccherà...ti toccherà TORNARCI LO STESSO, al tuo furgone...”

“Ah, si? Y por que, de grazia?”

“E' semplice, AMICO MIO. Perché una volta che...una volta che il doc avrà finito, mi servirà qualcosa PER TIRARMI SU. E IN FRETTA, anche.”

Il tappo portò la punta dell'indice destro a lato della testa e la fece roterare su sé stessa alla guisa della punta in miniatura di un piccolo trapano. Un gesto di per sé fin troppo eloquente. Successivamente emise un breve quanto acuto fischio.

“Ffiuuu...cierto che por LLAMARME AMIGO MEU tu devi essere VERY AAAAAWFUL, socio. Ma GRAVE, proprio.” fece, piuttosto perplesso.

Quell'ultimo termine in inglese che aveva usato, poi, gli era uscito dalle fauci semi – aperte come una sorta di sinistro ULULATO. In azzeccata aggiunta al sibilo che aveva emesso in precedenza.

“OKIE – DOKIE, comunque” fece. “Vado. Anze...VOLO. Sarò qui prima che tu abbia el tiempo de dir MUSO DE CU...”

“VAI, Finn.” Lo esortò Nick, tagliando corto.

Il fennec guadagnò la porta all'istante.

“E adesso veniamo a te, Maggie” concluse lo sceriffo. “Dal momento della RUZZOLATA A RIPETIZIONE SULL' ASFALTO, dopo che quel FETENTE MI HA PRESO A CALCI...non é che mi RICORDI UN GRAN CHE. Non é che...non é che cortesemente potresti farmi UN RAPIDO PUNTO DELLA SITUAZIONE, intanto che...intanto che tua madre ed il mio PRESUNTO MENTORE sbrigano I COMPITINI CHE HO LORO ASSEGNATO? E, come diresti tu...ANCHE IN MENO DI DUEMILA PAROLE. Ti sarei...ti sarei molto GRATO, se lo facessi.

“I – io...s – si. O...ok, Nick.”

La vice obbedì, e mentre attendevano il ritorno degli altri due gli fornì un resoconto dettagliato, con dovizia di particolari.

Non che ci fosse MOLTO DA AGGIUNGERE a tutto quello di cui era già ampiamente AL CORRENTE, a dirla tutta. E comunque niente di diverso da quel che pressappoco SAPEVA GIA', e di cui fosse PIU' O MENO A CONOSCENZA. Ma la daina fece ugualmente del suo meglio.

Naturalmente si ASTENNE RIGOROSAMENTE dal NOMINARE UN CERTO VEZZEGGIATIVO. Quello che AVEVA UDITO e che gli era FUORIUSCITO A FIOR DI LABBRA MENTRE SI TROVAVA LUNGO E DISTESO PER LA STRADA E VERSAVA IN UNO STATO SEMI – COMATOSO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonostante la differenza tra i due tragitti, e nonostante fosse uscito piuttosto DOPO rispetto a lei, Laureen e Finnick rientrarono nella stanza praticamente IN CONTEMPORANEA.

Il secondo, proprio come aveva giurato poco prima, doveva aver letteralmente messo LE ALI AI PIEDI.

“Hai fatto, Finn?” Gli chiese Nick.

“PRECISELY, JEFE” rispose il piccoletto.

“Ok. Quando sarà il momento...PENSACI TU.”

“JAHWOL.”

La volpe fece quindi un cenno alla più anziana tra le due femmine di daino lì presenti, che lo fissava con l'asciugamano in pugno, invitandola ad avvicinarsi.

“Quando te lo dirò io...” le disse. “Sei pregata di INFILARMELO TRA I DENTI.”

Lei fece tanto d'occhi, incredula.

“C – che...CHE COSA HAI DETTO, bello?!”

“Hai...hai CAPITO BENISSIMO, Laureen. INFILALO NELLA MIA BOCCA.”

E per finire si rivolse al dottor Cooke.

“Non appena lo STRINGERO' TRA LE FAUCI...INIZI PURE A CUCIRE, dottore. LA AUTORIZZO IO.”

La lontra lo osservò, con fare parecchio perplesso.

“Ne...ne é SICURO, sceriffo?” Gli domandò, dubbioso.

“Più che sicuro, dottore. NON LA VOGLIO, l'anestesia. Tra TRE GIORNI...tra tre giorni quel branco di FARABUTTI tornerà a COMPLETARE L' OPERA. E quella roba...potrebbe COMPROMETTERE LA MIA LUCIDITA' E I MIEI RIFLESSI. Mentalmente...mentalmente dovrò essere AL MASSIMO, anche se DOLORANTE.”

“Lasci che GLIELO RIPETA, sceriffo. Ne é...DAVVERO SICURO? E' davvero sicuro di volerlo fare?”

“PROCEDA, dottore. Avanti.”

“Ho capito. E va bene.”

Si girò verso la padrona di casa.

“Laureen” le fece. “Ce l' hai del WHISKEY?”

“Sicuro” gli rispose lei.

“Ecco. Ti dispiacerebbe portarmene UN GOCCIO, per favore? Mi aiutera ad avere la MANO FERMA, vista la SITUAZIONE DELICATA. E forse...”

Guardò Nick.

“...Forse le converrebbe FARSI UN GOCCIO PURE LEI, sceriffo. Certo, lo sanno ANCHE I SASSI che sarebbe più opportuno NON DARE ALCOOLICI a persone che presentano FERITE ANCORA SANGUINANTI, tuttavia...”

“Se LO SCORDI, dottore” fu la secca replica da parte della volpe. “Mi...mi ha sentito? Se lo può scordare. Sono...sono stato abbastanza chiaro?”

“Ma...”

“Ho appena SMESSO, con quello SCHIFO. E NON INTENDO RICOMINCIARE. Non ne ho la benché MINIMA INTENZIONE.”

“Mi ascolti, sceriffo. Lei...lei é MOLTO CORAGGIOSO, ma...”

Tornò Laureen, con una bottiglia ed un bicchierino da cordiale. Samuel indicò da subito la bottiglia, se la fece consegnare e la bevve direttamente dal collo. Poi la offrì anche a Nick, che come da copione rifiutò.

Quest'ultimo poi, senza dire altro, fece un ulteriore cenno alla madre di Maggie.

Lei comprese al volo.Prese l'asciugamano dalla spalla sulla quale lo aveva momentaneamente poggiato con una mano e successivamente lo afferrò con l'altra. Lo strizzò ben bene, ne fece una bella treccia e si diresse verso la volpe.

“Non appena lo infilerà...” disse lo sceriffo alla lontra, “COMINCI PURE A CUCIRE, dottore. Sappia che non ho...NON HO TEMPO DA PERDERE.”

La daina glielo mise tra i denti e lui strinse forte forte serrando canini, incisivi e molari più forte e stretto che poté. E a quel punto fissò il medico dritto nelle palle degli occhi, da dietro le lenti.

“Ahanti, dohhore” mormorò a mezza bocca. “Proheda puhe. HINIHHI.”

Il dottor Cooke sospirò, scuotendo ripetutamente la testa, mentre scendeva ancora dal tavolo e raggiungeva ancora una volta il borsone per recuperare il suo PRONTUARIO DA RAMMENDO.

Risalì sul tavolo, poggiando a lato del paziente il kit con bende, graze, ovatta e tutto quanto l'occorrente.

“Uscite tutti, vi prego” disse, rivolgendosi al resto del gruppetto.

Gli altri tre uscirono e si diressero in cucina, senza fiatare, come in una sorta di lenta processione.

Rimasti soli, la lontra osservò di nuovo Nick.

Sentiva di dover dire ancora QUALCOSA, prima di cominciare.

“Voglio essere sincero con lei, AMICO” gli disse. “FINO IN FONDO. Io...”

Oscillò ancora a destra e a sinistra il capo, in alternanza, per un paio di volte. Sembra stesse cercando cosa dire. E come dirlo AL MEGLIO. Poi si decise a riprendere il discorso.

“Io...io le posso giurare che NON SO COME FACCIA A RESTARE ANCORA IN PIEDI. Non...NON NE HO LA MINIMA IDEA, sceriffo. Non...NON RIESCO AD IMMAGINARLO, per quanto mi possa sforzare. Sul serio. NON SO CHI O COSA LA STIA TENENDO IN VITA. E NON LO VOGLIO NEMMENO SAPERE. Perché...PERCHE' POTREI NON ESSERE IN GRADO DI REGGERE E DI SOPPORTARE LA RISPOSTA”.

Abbassò il muso, deglutendo dolorosamente. Aveva I BRIVIDI.

Era comprensibile. Faceva quel mestiere da tanti, tantissimi anni. Abbastanza per sapere che tutte le volte che gli portavano un tizio in quelle condizioni...il piu' delle volte il suo operato FINIVA ANCORA PRIMA DI INIZIARE.

Il più delle volte il paziente in questione finiva col NON AVERE AFFATTO BISOGNO DI LUI.

PIU' ALCUN BISOGNO. Perché...SPIRAVA DURANTE IL TRASPORTO. Ed arrivava all'ambulatorio che già stava diventando UN FREDDO CADAVERE.

Ma qui...qui si stava SOVVERTENDO OGNI LOGICA, dannazione. Come...

COME LA SI POTEVA SPIEGARE UNA COSA SIMILE?

Lui...lui DOVEVA ESSERE MORTO!

DOVEVA ESSERE GIA' MORTO!!

A voler trovare una spiegazione a tutti i costi...si rischiava di dover RINUNCIARE A TUTTO CIO' IN CUI AVEVA SEMPRE CREDUTO. Ed in cui ERA ABITUATO, E LO AVEVANO ABITUATO A CREDERE.

Allora...tutto diventava possibile, in tal modo.

Persino che esistessero ALTRI UNIVERSI oltre al loro. Universi RISCALDATI DA DUE SOLI NERI E GEMELLI CHE A FINE GIORNATA TRAMONTANO IN UN LAGO IRIDESCENTE, ED ILLUMINATI DA UNA LUNA QUADRATA. DOVE LE STELLE INTONANO UN CANTO SOSPESE NEL COSMO, IN UNA GALASSIA FATTA DI LATTE, MIELE E SANGUE, DOVE SUI PRATI I FIORI HANNO I DENTI. E RIDONO. E MORDONO.

UN UNIVERSO DOVE POSSONO ESISTERE PERSINO MAMMIFERI PRIVI DI PELO, DALLA COTENNA NUDA E ROSEA COME QUELLA DEI LOMBRICHI...

Non poteva pensarci. Non poteva nemmeno figurarselo. Ad azzardarsi a farlo, a voler scoprire se fosse VERO OPPURE NO...si sarebbe PAGATO UN CARO, CARISSIMO PREZZO. Si rischiava di COMPROMETTERE LA PROPRIA SANITA' MENTALE.

SI VARCAVANO LE PORTE DELLA FOLLIA. E ci si guadagnava un ticket per un viaggio DI SOLA ANDATA, SENZA MAI PIU' POSSIBILITA' DI RITORNO DA QUEI REGNI TENEBROSI.

Per non CADERCI A SGUAZZARE DENTRO, ed in ETERNO...non gli era rimasto che un solo modo.

APPELLARSI, AGGRAPPARSI AL SUO DOVERE DI MEDICO.

Non importa, non gli importava come aveva fatto A SOPRAVVIVERE.

ERA VIVO. QUESTO, era ciò che contava per lui ora. SOLTANTO QUESTO.

DOVEVA SALVARLO.

Ma se davvero il tipo che aveva davanti disponeva dalla sua di UN ANGELO, proprio come aveva annunciato poco prima...o DI UN DEMONIO, visto che era una VOLPE e si diceva che quelli della sua razza fossero i suoi DIRETTI EMISSARI...allora tanto valeva METTERE LE COSE IN CHIARO ANCHE CON LUI. E TENERSELO BUONO.

DI CHIUNQUE SI POTESSE TRATTARE.

Un DISCENDENTE DI IPPOCRATE SI APPELLA ALLA SCIENZA. E NON GUARDA IN FACCIA A NESSUNO. Fossero DEI oppure DIAVOLI.

TRATTA TUTTI ALLA STESSA STREGUA.

“Io non so CHI O COSA LA STIA FACENDO CONTINUARE A VIVERE, Wilde” gli ripeté, in maniera totalmente impersonale e meccanica. “Si auguri soltanto...si auguri soltanto di NON AVER ESAURITO LE SCORTE.”

Nick non disse nulla. Si limitò ad alzare le verdi iridi verso un punto imprecisato che stava oltre il tetto ed il soffitto della casa.

 

Cosa mi tiene in piedi, Doc? Rifletté tra se.

NON LO SO.

Davvero. Non lo so NEPPURE IO.

Posso solo...posso solo sperare che sia ALMENO UNA GOCCIA.

Una SOLA, MISERA goccia di quello che scorreva, e che continua a scorre DENTRO ALLE VENE DI CAROTINA. E che l'ha sempre fatta MUOVERE.

Che l'ha sempre fatta COMBATTERE.

Che l'ha sempre fatta VIVERE.

Persino ADESSO.

Persino adesso che non ha ancora deciso di TORNARE TRA NOI.

E che non doveva essere niente di meno dell' ACCIAIO.

DELL' ACCIAIO PIU' PURO.

PIU' PURO, FORTE E SPLENDENTE

PERSINO DEL DIAMANTE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Samuel Cooke uscì in veranda. Circa un'ora e mezza dopo. Era visibilmente STRAVOLTO.

E SCONVOLTO.

Gli altri, sentendolo andar fuori, lo raggiunsero nel giro pochi istanti più tardi ed in men che non si dica.

Prima che potessero aprir bocca, la lontra li precedette prendendo la parola.

“Io ne ho avuti TANTI di pazienti, nella vita” affermò, riprendendo ad ondeggiare il capo. “Ma...ma vi assicuro che in vita mia NON MI E' MAI CAPITATO NULLA DEL GENERE. NON QUI, almeno. E dire...e dire che ci ho FATTO IL CALLO a risistemare la gente dopo UNA RISSA o una SCAZZOTTATA, se consideriamo la piega che hanno preso quei posti da un bel po' di tempo a questa parte. Ma vi posso garantire...vi posso garantire che era da un pezzo, DA UN BEL PEZZO, che non mi trovavo davanti AD UNA COSA SIMILE. Da quando facevo IL MEDICO VOLONTARIO, da giovane, per fare TIROCINIO. Ed operavo per conto della CROCE ROSSA INTERNAZIONALE NELLE ZONE DI GUERRA.”

“Wilde...” disse, subito dopo. “Ma mi volete dire...mi volete dire DA DOVE ACCIDENTI E' USCITO QUEL TIZIO, per la miseria? MA DA DOVE E' ARRIVATO? Io...io NON RIESCO A CREDERCI. Sarà SVENUTO ALMENO UNA MEZZA DOZZINA DI VOLTE, mentre lo operavo a MENTE VIGILE. Eppure...eppure NON HA MAI EMESSO NE' UN FIATO NE' UN SOLO LAMENTO. E NON HA MAI MOLLATO NE' L' ASCIUGAMANO NE' LA MAZZA DA BASEBALL CHE TENEVA STRETTA NEL PALMO. NEMMENO PER UN ISTANTE.

“E ora...ora COME STA?” Gli chiese Maggie.

“Sta bene” le rispose lui. “Ho fatto tutto quel che dovevo fare. Ora é fuori pericolo. Sempre ammesso che LO SIA MAI STATO.”

La giovane lo guardò STRANITA, a quell'affermazione. Sua madre parlò per lei.

“M – ma cosa...” proferì lei. “M – ma COSA STAI DICENDO, Sam? C – che...CHE COSA VORRESTI DIRE?”

“NIENTE. Lascia...lascia perdere” si limitò a minimizzare lui. “Ve lo ripeto, io...io non...”

“Era letteralmente SFINITO” aggiunse poi, tornando all'argomento precedente. “E mi pare PIU' CHE COMPRENSIBILE.

“Possiamo...possiamo VEDERLO?” Gli domandò la vice.

“Certamente” le fece il dottore. “Seguitemi.”

E rientrarono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick era ancora sdraiato sul tavolo. Il corpo era FASCIATO ed INCEROTTATO in più punti. Con questi ultimi che erano del tipo TAGLIA GROSSA, di quelli che di solito si usano per coprire le suture.

Anche il suo BRACCIO DESTRO era completamente BENDATO. E PIEGATO AD ANGOLO RETTO, con un ulteriore pezzo di benda avvolto attorno ad esso in più e più giri che lo teneva leggerissimamente SOLLEVATO e FISSATO AL COLLO.

Ma il suo volto, ora che stava dormendo, appariva decisamente più DISTESO. Ed il respiro aveva ripreso il suo ritmo regolare. Tuttavia...QUALCHE SEGNALE DI CIO CHE AVEVA APPENA DOVUTO PASSARE era RIMASTO.

Per terra, vicino ad uno dei quattro piedi, giaceva l'asciugamano che aveva tenuto stretto tra le due file di denti. Ed era CHIAZZATO DI ROSSO. Due macchie DEL MEDESIMO COLORE E SOSTANZA le si poteva notare all'altezza degli angoli della sua bocca.

Betsie era vicino al muro. Doveva aver rotolato fin lì dopo che le era sfuggita. Ed anch'essa appariva CHIAZZATA DI SCARLATTO SCURO nei pressi della PARTE BASSA.

Dalla mano con cui l'aveva retta fino ad un istante prima scendevano alcune gocce brune con traiettoria decisamnete casuale e caotica, fino a formare UN' OPERA DI GENERE ASTRATTO composta da TANTI PUNTINI RAPPRESI.

Le aveva tenute talemente STRETTE da arrivare a SANGUINARE. Da arrivare a FARLE SANGUINARE INSIEME A LUI. Sembrava che lo avessero TRASUDATO A LORO VOLTA, in sua compagnia.

Finnick guardò la sua arma. E notò per prima cosa i segni rossi su di essa.

 

Tsk. Pensò.

A' LA FIN, alla fine...anca por oggie la mai Betsie ha avuto EL SUO NUTRIMIENTO.

Ma esta vuelta...esta vuelta no se trada del sangue de los nemicos.

Ha recevuto en dono el gienere de LINFA VIDAL più RARA Y PRECIOSA.

EL SANGUE DE UN AMICO.

De un HERMANO. De un FRATELLO.

 

Guardò dal basso dove si trovava la sagoma della volpe.

 

Tranquilo, socio, disse ancora tra sé.

Farò en modo que NUN VADA SPRECATO.

NON LO SPRECHERO'.

 

“Fanne BUON USO, amica mia” commentò sottovoce senza farsi udire, rivolgendosi alla mazza da baseball.

“Ora ha bisogno di ASSOLUTO RIPOSO” intervenne il dottor Cooke. “Ma direi che non é il caso di LASCIARLO LI' SOPRA tutta la notte.”

“Possiamo...possiamo spostarlo, Samuel?” Chiese Laureen.

“Certamente” le fece la lontra.

“Bene” gli rispose lei. “Allora lo portero IN CAMERA MIA. SUL MIO LETTO. Io, per questa sera, mi arrangerò a dormire sul divano.”

“Pff...DORMIRE”aggiunse l'istante successivo, sbuffando con fare ironico. “Tanto CHI DORME PIU', ormai...vorrà dire che almeno me ne rimarrò lì a TENERLO D' OCCHIO.”

“Ottima idea” commentò il medico. “Così potrà riposare tranquillo.Tu e Magdalene potete spostarlo anche subito, se volete. Ma FATE MOLTA ATTENZIONE. Le cuciture sono ancora FRESCHE.”

“Ok” dissero le due.

“Io vi darò una mano a portarlo di là” annunciò lui. “Poi...credo proprio che mi DOVRO' CONGEDARE. Devo fare un salto dai Gardner, per rimettere in sesto pure loro. E ho idea che mi aspetta un BEL MUCCHIO DI LAVORO. Quella famiglia...ha la caratteristica di essere ALQUANTO ALLARGATA. Tra MEMBRI PRINCIPALI, PARENTI OSPITATI e SEMPLICI CONOSCENTI IN VISITA non si riesce mai a capire QUANTA GENTE CI SIA EFFETTIVAMENTE, dentro a quella casa. Ho come idea che ne avrò abbastanza da stare in ballo FINO ALLE PRIME LUCI DEL MATTINO, come minimo. Nel caso dobbiate aver bisogno...ho con me il mio cellulare. Chiamatemi lì, per ogni evenienza. Ed ovviamente...la cosa che ho detto vale pure nel caso di Nahum. Anche se lì...dovremmo essere a posto. Almeno per ora.”

“Ma prima di andare” continuò subito dopo, “Credo proprio di aver bisogno di BERE QUALCOSA.”

“Laureen” disse poi, rivolgendosi alla madre della vice – sceriffo. “Ho come idea che mi servirà proprio una bella tazza del tuo...”

“Del mio caffé?” lo anticipò lei.

“No, mia cara” la corresse bonariamente lui. “Ho già i NERVI A FIOR DI PELLICCIA, per questa sera. A MALIINCUORE mi vedo costretto a dovervi RINUNCIARE, anche se con profondo RAMMARICO. Prenderei volentieri piuttosto una bella tazza della tua TISANA ALLE ERBE. Mi pare l'ideale, adesso. BELLA ABBONDANTE, per favore. Anzi...TRIPLA. E non dimenticare di metterci DUE DITA DI QUEL WHISKEY CHE MI HAI DATO POCO FA.”

“Ok, Samuel.”

“Rettifico, Laureen. Faccimao che L' INFUSIONE me la fai DIRETTAMENTE COL WHISKEY, AL POSTO DELL' ACQUA. Da quel che ne posso intendere io...RISVEGLIEREBBE ANCHE UN MORTO.”

“Bueno” si intromise Finnick. “Allora...mientre vos otros mettete el mi socio a NANNINA SANTA, y el buon doc SE SBRONZA EN SANTA PACE, MI VO'. El sottoscritto se ne va a farse DOS PASSOS, due passi por sgranchirse le su PIERNAS, le sue belle gambette. Y anco por dare UN'UGIADA, un'occhiata a ciò que resta del su FU FURGONE.”

“Ma prima” disse, facendo il verso al dottore e rivolgendosi a sua volta alla matura daina, “TIENGO ANCA MI QUELQUE CHOSE DA DARTE. Ho ANCH' IO qualcossa da darti, COMARE MAMACITA.”

Si infilò una mano nel colletto circolare della nera t – shirt, vi armeggiò per qualche attimo e ne estrasse un curioso artefatto.

Era una sorta di SACCHETTO DI TELA, chiuso da un lungo laccio dello stesso materiale. E che probabilmente veniva usato, oltre che per sigillarlo, anche per metterselo al collo a mò di CIONDOLO. Proprio come la volpe del deserto doveva aver fatto fino all'attimo precedente a quello di TIRARLO FUORI.

IL CIONDOLO, ovviamente.

Sulla tela del sacchetto, dello stesso colore del pelo del suo portatore, vi erano stati incisi con ago e filo oppure per mezzo di un telaio degli STRANI SIMBOLI dai colori CARMINIO, GIALLO, BLU, BIANCO e NERO. Una sorta di SEGNI STILIZZATI, raffiguranti in maniera molto grezza e dozzinale VOLTI, FIGURE DI ESSERI VIVENTI, PAESAGGI, COSTELLAZIONI E PIANETI. Più altre scritte TOTALMENTE INCOMPRENSIBILI, paragonabili a RUNE.

“Laureen” le chiese. “Que tu tienes dientro A' LA TU MAISON UN ENCENSIERE, por caso?”

“Un...UN INCENSIERE, hai detto?” Gli domandò di rimando lei.

“Se” le confermo lui. “Un ENCENSIERE. O QUALUNQUE ALTRA CAVOLO DE COSSA CHE DE SOLETO USI POR BRUCIARCE SOPRA DELA YERBA o quegli altri SCHIFI QUE TANTO PIACCIONO A VOI HEMBRAS, a voi femmine, por PERFUMARE L' AMBIENTE.”

“Io...si. Si, ce l'ho, compare” rispose la daina. “Ma...ma scusami tanto: adesso A CHE TI SERVE, DI GRAZIA?”

“No sierve a MI” le spiegò. “Ma a TI”.

“Anzi...a LUI” si spiegò meglio, indicando Nick.

Le porse il sacchetto.

“ESCUCHAME” le confidò, mentre glielo consegnava dritto in mano.

IL SACCHETTO, ovviamente.

“Escuchame” ripetè. “Ascoltami. Y ascoltame BENE, por que es MUY MUY EMPORTANTE. Dovrai fare TODO QUEL QUE TE DICO, POR FILO Y POR SEGNO, se vogliamo que FUNZIONI. Y que NUN VE SIANO PROBLEMI. Una volta messo a letto el mi socio tu te prendi l'encensiera, por PRIMERA COSA. Poi CE VERSI DIENTRO TODO EL CONTENUDO DEL SACCHETTO QUE TE HO APPENA DATO. Le FENESTRAS, le finestre, devono esser BEN CHIUSE, ME RACCOMANDO. Poi glie metti l'encesiera SUL COMODINO, vecino a lui, y a quel punto L' ACCENDI. Y poi...me fai el favor DE SORTIR. TE NE ESCI SUBITO DA LI', CLARO? IMMMEDIATELY, ALL' ESTANTE!! Lo lasci BRUCIAR POR TODO EL RIESTO DE LA NOCHE, entendido? A LA MAGNANA...alla mattina, quando rientri, te metti una bella MOLLETTA POR TURARTE EL BEL NASINO Y UNA BUFANDA, una SCIARPA, DAVANTE A LA BOUCHE, alla bocca. TRATTIENI IL FIATO, ME RACCOMANDO!! Ad esto punto vai A DERVIR LE FENESTRAS, ad aprire le finestre, por AERAR EL LOCAL. Y TE NE ESCI SUBITO, DE NUEVO!! NON DEVI ABSOLUTAMIENTE RESPIRAR!! NON LA DEVI RESPIRARE, ESTA ROBA!!”

“E che dovrebbe succedere, se lo faccio?” Domando Laureen.

“Oh, beh...” le rispose lui. “Tanto te vale que te fai infilare LOS PIES, i tu piedi, dentro ad un enorme VASO.”

“U...U – UN VASO, hai detto?!”

“Eeeexactly. Y poi te li fai ENTERRARE Y sarà meglio por ti que empari a vivere de ARIA, de AGUA y de RAGGI SOLARI por activar la FOTOSINCTESI CLOROFELLIANA, por SOBREVIVER. Por SOPRAVVIVERE.”

“C – COSA?!”

“TU AS COMPRIS, MA QUERIDA. Si tu respiri anca UN SOLO ALETO, de quella MIER...”

“FINN!!” Gli urlò dietro Maggie.

“Oh, già” proseguì il tappo aggiustando adeguatamente il tiro. “Facciamo LOS BRAVOS SCOLARETTOS. I BRAVI ALUNNI. Como te dicevo...se te fai un solo respiro, MA ANCA UNO SOLTANTO, de quella roba...DEVENTI UN VEGETALE, tessoro. TE FA EN PAPPA EL CERVELLO. Quella roba, querida...es MUY MA MUY PELIGROSA, pericolosa. Funziona solo con chi DUERME o es SVENUTO. Si la respira uno que es SVEGLIO...es VELENOSA. TOXICA.”

“Ok, compare. Starò attenta.”

“Conto su de ti.”

“Ehi!!” Obiettò il dottor Cooke. “Non ho idea di che cosa ci sia, in quel sacchetto. Ma si dà il caso che lo sceriffo Wilde SIA UN MIO PAZIENTE. Ed io...NON PERMETTO CHE AI MIEI PAZIENTI VENGA SOMMINISTRATA ROBA STRANA O DI DUBBIA PROVENIENZA.”

“Se fidi PURO LEI, doc. El metodo...ES AFFIDABILE. RISULTATO SEGURO AL CIENTO PO' CIENTO. Basta...SEULEMENT ATTENERSE ALLE ISTRUZIONI, ALLE AVERTENXIE Y ALLE MODALITA' D'USO. Enoltre, proprio como decevo prima...AERARE BINE EL LOCAL PRIMA DE SOGGIORNARVE. Proprio como es scritto né vostri BUGIARDINI, con l'unica deferenxia che el mio...ES TRAMANDATO A VOX.”

“Mi ascolti bene...” insistette Samuel. “Non voglio certo negare o mettere in dubbio la validità dei metodi NATURALI o OLISTICI. So di per certo che abbinati alle CURE TRADIZIONALI possono risultare UTILI. Almeno come COADIUVANTI. Ma la cosa che sta proponendo lei...NON HA ALCUNA VALIDITA' SCIENTIFICA. Al nostro sceriffo servono altro che ERBE OFFICINALI. E a tal proposito...”

Si rivolse a Laureen.

“Prima che esca, ricordami di prescriverti un paio di ricette. Ti farò comprare rispettivamente un ANTICOAGULANTE e un FLUIDIFICATORE DEL SANGUE. E magari qualcosa che gli faccia abbssare L' EMATOCRITO. Bisogna ridurne assolutamente la DENSITA', almeno nei prossimi giorni. Il suo braccio destro NON E' ROTTO, ma presenta un vasto EMATOMA. A quelle condizioni c'é il forte rischio che si sviluppino dei TROMBI, vicino ad una massa così VASTA E RAGGRUMATA. Potrebbero staccarsi ed entrare nella CIRCOLAZIONE VENOSA, compromettendola. Sarà meglio prendere le opportune PRECAUZIONI. Non si sa mai.”

“Ok, Samuel.”

“Ti farò ordinare delle pastiglie. Da fargli prendere una volta che si sarà RIPRESO e COMPLETAMENTE RISTABILITO.”

“Va bene.”

“EXCUSE ME, doc” disse il piccolo mammifero dalle enormi orecchie, mettendosi in mezzo. “Ma LU L' HA PRUVAA', PRIMA DE PARLAA'?”

“C – come ha detto, prego?” Gli domandò la lontra, perplesso.

“Oh, NOTHING DE PARTICULAR” proseguì il volpino del deserto. “JE VEUX SEULEMENT DIR...volevo solo dirle se lei ha idea de como se CURASSERO I NATIVI, NEI TEMPI ANTICHI?”

“Hmm...” fece il medico, pensandoci su. “A voler dire il vero...LO IGNORO.”

“Ah, ecco. Volevo BIEN DIR. Ebbene...deve sapere que i nativi usavano ESTI METODI ANCORA QUANDO EL VUESTRO CARO IPPOCRATE TENEVA UNA CABEZITA Y UNA BELLA CODINA TUTTA BELLA BLANCA. Y NUODAVA FELIX Y BEATO ENSIEME ALLA MIRIEADE DE SU PUQUENOS HERMANITOS, I SUOI FRATELLINI DE NEDIATA, DIENTRO ALLA COPPIA DE PELOSE PELOTAS DE SU' PADRE.”

La lontra sgranò gli occhi, da sotto alle lenti. E sembrò SBIANCARE per un istante, a quella risposta.

“Fa come te AGG' RITT'” rincarò il nanerottolo, guardando anche lui Laureen. “Fà como te ho detto.”

“Mph. Tranquillo” lo rassicurò lei. “Farò ANCHE QUELLO. Tanto, da come la vedo io e per come siamo messi...UNA COSA VALE L' ALTRA, ragazzi. Tanto vale PROVARE TUTTO, quindi. Visto che PUO' FAR BRODO.”

“Muy Bien.”

Finnick osservò il suo socio. Sembrava ENORMEMENTE DISPIACIUTO. MA non si sarebbe potuto affermare con certezza PER COSA, a volerla dir tutta.

Se per LE SUE CONDIZIONI, se per CIO' CHE GLI ERA ACCADUTO o per CHISSA' COSA D'ALTRO.

“Eh...” esordì, con tono amaro ed amareggiato. “El mi socio...tiene UN CORAZON GUERRERO. UN CUORE D' ACCIAIO. El cuore de un guerriero. Mira...guardatelo. Ma guardatelo BENE. Non smiette de LUCHAR. Nun smette de LOTTARE anca si non riesce a muevere neanco A ONLY FINGER, anche se nun se trova en condiciòn de muevere UN SOLO DITO. Ma yo...yo me domando que cossa STIA CERCANDO DE DEMONSTRAR. Che cosa stia ciercando de DEMOSTRARE. Y soprattutto si NE VALGA DAVVERO LA PENA...”

Poi accadde una cosa STRANA. STRANISSIMA. Per non dire OLTREMODO INQUIETANTE.

Finn alzò gli occhi verso l'alto, proprio come aveva fatto prima il suo FIGLIOCCIO ACQUISITO. Giusto un istante prima che il doc iniziasse a RATTOPPARLO.

Fece alla STESSA MANIERA. Ma, a differenza della VOLPE PIU' GRANDE...quella PIU' MINUSCOLA ANDO' OLTRE.

Andò oltre il punto o la roba immaginaria posta al di là del soffitto. Andò PIU' SU, ANCORA PIU' SU, SEMPRE PIU' SU. SEMPRE DI PIU'...

Andò oltre il suo SISTEMA SOLARE, oltre LA GALASSIA CHE LO CONTENEVA, oltre TUTTE LE GALASSIE. Fino ai LIMITI ESTREMI DELL' UNIVERSO CONOSCIUTO E SCONOSCIUTO. E anche OLTRE.

E poi...e poi PARLO'.

Disse una cosa a dir poco ASSURDA. Da poter essere presa per buona solo se AL DI LA' TUTTO, DI TUTTO QUELLO...VI POTESSE ESSERE DAVVERO QUALCUNO.

Come se davvero si potesse pensare che lui, loro e tutti gli altri che abitavano e transitavano in quel posto fossero in realtà ALL' INTERNO DELLE PAGINE DI UN LIBRO O DI UN FUMETTO.

E che SOPRA DI ESSE...SOPRA DI ESSE VI FOSSE PER DAVVERO QUALCUNO CHE STESSE LEGGENDO. OPPURE SCRIVENDO. E CHE POTESSE DAVVERO ASCOLTARE QUANTO AVESSE DA DIRE. E DA DIRGLI.

“Tu” esordì, solenne. “Nun te sembra de aver FATTO ABBASTANZA, mh? Por quanto tiempo tu CREES, tu credi que Nickybello possa andare avanti en ESTA MANIERA, in questa maniera? Quanto DOLORE tu credi que possa ancora SOPPORTARE, eh? Por quanto tu crees que possa andare avanti a RESISTERE, me lo dici? Nun pensi que el mi socio abbia SOFFERTO A SUFFICIENCIA? Ancora NUN SEI SAZIO? NUN TE BASTA?!”

Laureen lò osservo.

“E tu, adesso?” gli chiese. “Ma si può sapere CON CHI CAVOLO STAI PARLANDO ANCHE TU, COMPARE?”

“Hhaaaww. NEVER MIND” le fece il tappo, preferendo assumere lo stesso approccio evasivo adottato in precedenza dalla lontra. “Lo sa bien EL TIZIO CON CUI HO APPENA PARLATO, DE CHI HO PARLATO. Y soprattutto...DE COSA PARLAVO Y A COSA ME STAVO REFERENDO.”

La padrona di casa scosse la testa, finalmente. E decise una buona volta di RINUNCIARE A CAPIRE, pensando che fosse MEGLIO PER LEI. La soluzione PIU' INDICATA.

Quella doveva essere decisamente la serata delle STRANEZZE. Meglio NON INDAGARE. E nemmeno APPROFONDIRE.

“Fa como te ho detto” le ribadì il fennec. Poi, con uno scatto, guadagnò l'uscita e scomparve in strada.

Maggie, che nel frattempo non lo aveva perso di vista per un solo attimo, aveva seguito ogni suo gesto e movimento in assoluto riserbo e silenzio.

Sembrava stesse riflettendo su qualcosa.

Sembrava stesse riflettendo su una decisione da prendere.

Su di una decisione IMPORTANTE. E da prendere AL VOLO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Uff, anche questa volta ce l'ho fatta.

Un vero e proprio CAPITOLO – FIUME, questo. E dalla lunghezza a dir poco SPROPOSITATA, direi. Tant'é vero che, almeno inizialmente, avevo pensato di DIVIDERLO IN DUE PARTI. Per poi rendermi conto che NON ERA POSSIBILE.

Per il semplice fatto che la prima parte é COMPLETAMENTE INTROSPETTIVA, densa di pensieri e riflessioni. E a postare solo quel pezzo, per quanto SUGGESTIVO potesse essere...avrei solo rischiato di fare DUE GRAN SCATOLE COSI' a chiunque lo avrebbe letto.

Detesto fare capitoli dove NON SUCCEDE NIENTE. Anche se magari quel niente che succede viene DESCRITTO BENISSIMO.

Ma non mi va. E' una questione di principio, nonché una fissazione mia.

Spero comunque di non aver TEDIATO NESSUNO. E comunque...direi di essermi rifatto con la SECONDA PARTE.

Dove assistiamo ad un Nick che, nonostante sia ancora mezzo svenuto...l'ho trovato SENSAZIONALE. A dir poco STREPITOSO.

Questa é PURA EPICA, ragazzi. Nick ormai é UN EROE. Ne possiede tutti i TRATTI DISTINTIVI. Solo che...ANCORA NON LO ACCETTA.

NON VUOLE RENDERSENE CONTO, tutto qui.

Judy era un eroina. Lui no. La nostra volpe é fatta così, c'é poco da fare.

Ancora non si ritiene alla sua altezza. Continua ad avere BISOGNO DI LEI, e la cerca. Anche se solo col ricordo e col pensiero.

E come tutti gli eroi del tipo INCONSAPEVOLE, cioé che pensano di NON ESSERLO AFFATTO...come metodo per stemperare la tensione commette la più CLASSICA delle SBRUFFONATE.

FA LO SPACCONE. E si fa risisitemare SENZA ANESTESIA.

Roba da STUPIDI, ne convengo. Da autentici INCOSCIENTI. Eppure...l'ho trovato adir poco

GRANDIOSO.

E' totalmente MARTORIATO NEL CORPO. Eppure...eppure il suo SPIRITO sta in iziando ad ARDERE.

Sta iniziando a BRUCIARE. Proprio come...

Come UN SOLE? Chissà...

Forse CI SIAMO, ragazzi. Forse CI SIAMO PER DAVVERO.

Forse siamo davvero ALLA SVOLTA.

E comunque...possiamo notare che la situazione in generale NON E' COSI' NERA come la si era dipinta all'inizio. Nonostante il passaggio dell' URAGANO CHIAMATO ZED.

Tanta DISTRUZIONE. E PAURA. Ma, volendo Iddio...NESSUN MORTO, per fortuna.

Qualcuno ha davvero GUARDATO GIU'. E non mi pare affatto un'affermazione esagerata.

Anche se é un racconto...siamo in un mondo POPOLATO E VIVO, con gente dotata di PENSIERI ed EMOZIONI.

O almeno mi piace PENSARLA COSI'.

Non l'ho INVENTATO IO, sotto ad un certo punto di vista.

Io sono solo UN VIANDANTE. UN OSPITE. UN TURISTA.

Un MENESTRELLO, un BARDO che sovente fa escursioni dentro a quell'universo. E che quando torna qui nel NOSTRO...BUTTA SU CARTA TUTTO QUELLO CHE HA VISTO E A CUI HA ASSISTITO.

Per ciò che riguarda il resto...

Che dire: belli i dialoghi, gli scambi di battute...e la caratterizzazione del dottor Cooke, di Laureen (io LA ADORO. L'ho già detto?) e naturalmente di Maggie. Che pur rimanendo lievemente defilati e sullo sfondo...ognuno di loro dà un apporto a dir poco fondamentale.

L'ho trovato...MOLTO TEATRALE. Degno di una PIECE. Come se fossero su un PALCO A RECITARE UN DRAMMA.

Se ne potrebbe fare una RAPPRESENTAZIONE. Dico sul serio.

E poi...ovviamente c'é LUI.

FINNICK. Che oltre a pensare a potenziali nuove vittime del suo irresistibile CA...RISMA e fascino(ma diciamo pure a FUTURE SCOPATE, ecco, Così rendiamo l'idea), a dispensare DROGHE ANTICHE, POTENTISSIME E PERICOLOSISSIME dall'effetto e dai contenuti TOTALMENTE SCONOSCIUTI AI PIU'...un attimo prima della fine ha la bella pensata DI ROMPERE anzi...di SFONDARE LETTERALMENTE A CALCI LA QUARTA PARETE, RIVOLGENDOSI DIRETTAMENTE ALL' AUTORE DI QUESTO RACCONTO.

Si, ragazzi. Con quella sua uscita...STAVA PARLANDO DIRETTAMENTE A ME.

Era a ME, che si riferiva. Ed io...GLI RISPONDO, e ci mancherebbe altro.

Allora, mio caro Finn...STAI PARLANDO CON ME?

NO, DICO...STAI PARLANDO CON M E?

Mi dici che forse é il caso che IO LA PIANTI?

Vedessi quello che io ho in mente PER TE, caro mio...farai meglio a TENERTI PRONTO.

Anzi...PRONTISSIMO.

Ma niente paura. Il nostro tappo erotomane E' NATO PRONTO.

Bene. Prima della consueta pausa natalizia vorrei riuscire a pubblicare ancora un capitolo, giusto per chiudere questo breve arco narrativo. Perché poi, da Gennaio...NICK SI DEVE RIMETTERE IN PIEDI.

Lo aspetta LA RIVINCITA CONTRO ZED E I SUOI!!

Si, ok. Vi ho fornito una bella anticipazione.Ma tanto lo sapevate già Come ho già detto e ribadito in più di un'occasione...non é tanto il COSA accade, quanto il COME.

Ci si può concedere il lusso di SPIFFERARE QUALCOSA, ogni tanto. Perché tanto il vero gusto sta nel LEGGERE QUEL CHE ACCADRA'.

Ancora una cosa su Zed. Volevo giusto citare un paio di fonti che mi hanno aiutato a caratterizzarlo meglio, visto che é da un paio di capitoli che ve lo voglio dire e poi finisco col dimenticarmente SEMPRE, in modo sistematico.

Dunque...per la scena in cui fa irruzione nel vicolo all'inseguimento di Nick, sfondando il muro...mi sono ispirato a NEMESIS, il nemico principale di RESIDENT EVIL 3.

Era una roba assolutamente SPAVENTOSA, almeno per me. E non solo per l'aspetto a dir poco ORRIBILE. Ma anche per il fatto che tendeva a comparire in maniera del tutto IMPREVEDIBILE e CASUALE, specie all'inizio del gioco. E poi per quando ti correva dietro da una stanza all'altra, aprendo pure le porte...

Mi TERRORIZZAVA, davvero. Da ragazzino devo aver lasciato il cd inutilizzato PER MESI, prima di decidermi a giocarci. Mi faceva una PAURA FOTTUTA.

La mitica PS1, quanti ricordi...

E poi, per quanto riguarda l'altra fonte...si tratta di KURGAN, il diabolico avversario di Conner MacLeod in HIGHLANDER – L' ULTIMO IMMORTALE.

Credo che il cattivo (interpretato da un grandissimo Clancy Brown) fosse una delle cose che funzionassero meglio, di quel film. Oltre al grandissimo Sean Connery, s'intende. Insomma...Christopher Lambert sarà stato anche un bel pezzo di omino, almeno ai tempi. Ma sull'abilità recitativa...meglio lasciar perdere.

Kurgan faceva davvero IMPRESSIONE. Sanguinario, blasfemo (il pezzo in cui si mette a sproloquiare di Gesù Cristo in chiesa davanti a preti e suore inorriditi é da manuale) e col corpo costellato di cicatrici a dir poco ORRENDE.

...Che vi ricorda QUALCUNO, per caso?

E veniamo al consueto angolo dei ringraziamenti, prima di chiudere.

Un grazie di cuore a hera85, Sir Joseph Conrard, Devilangel476 e Plando per le recensioni all'ultimo capitolo. E a zamy88 e EnZo89 rispettivamente per le recensioni ai capitoli 61 e 64.

E poi...volevo aggiungere anche un altro GRAZIE per la PUNTUALITA' nel farsi sentire e per non farmi MAI mancare il loro SOSTEGNO e SUPPORTO.

GRAZIE, ragazzi. Davvero.

Bene, credo di aver messo tutti.

Ed infine, come sempre...un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

Ricordatevelo sempre.

THE PROMISE YOU MADE ESISTE E CONTINUA AD ESISTERE GRAZIE A VOI!

SOPRATTUTTO GRAZIE A VOI!!

Un grazie ancora e alla prossima!

 

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: Redferne