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Autore: Leatessa    27/11/2019    2 recensioni
POSTATO CAPITOLO 28
Dalla storia:
“Possibile che nella nostra famiglia, nessuno e sottolineo nessuno, sia in grado di comportarsi normalmente? Chi ha avuto questa idea? Io non intendo partecipare … non contate su di me …”.
Quelle furono le ultime parole famose di Albus Potter. Ovviamente, come giusto che fosse, prese parte all’iniziativa.
Quella domenica mattina, Rose lo buttò giù dal letto di malagrazia. Lo spinse sotto la doccia e tra una lamentela, un Merlino e un Salazar invocati a pieno Impeto riuscì a trascinarlo al villaggio.
-Lily, quindici anni di astuzia e prodigi, innamorata e senza freni darà inizio alla rivoluzione. Jim e Al aiuteranno il padre e la sua squadra di Auror nelle missioni più disperate. Il resto della combriccola sarà lì a dare una mano, l'amicizia riuscirà a tenerli tutti uniti?
La paura costringerà vecchi nemici e muovi amici a riunirsi ad uno stesso tavolo, per risolvere una serie di gialli che sconvolgeranno l'intero mondo magico!
Buona lettura...
{Capitoli:Prologo/Intro/Alla scoperta dei Black/Le disavventure di Lily&Tunia/La terrorista/Segreti di Famaglia/Le scelte sbagliate}
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'FORBIDDEN lOVE '
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CAPITOLO DICIOTTO
 
Giugno era alle porte e con lui le due settimane, intense, di esami. Tutti i ragazzi del quinto e settimo anno, passavano le loro intere giornate rinchiusi in biblioteca. Ripassavano l’intero programma annuale e non solo, sperando di passare al meglio gli esami.
Per molti di loro sarebbero stati gli ultimi sostenuti nel castello di Hogwarts e questo causava loro il doppio dell’ansia, tra gli scaffali era ben che palpabile, per non parlare degli umori altalenanti che a giorni alterni mandavano su tutte le furie la povera e piccina bibliotecaria.
Non mancavano crisi isteriche di ragazze poco preparate, con annessi pianti e consolazioni da parte delle amiche. I ragazzi se la cavavano meglio. Non davano di matto in pubblico e, ad esclusione di qualche eccezione, sembrava non risentissero dell’agitazione generale.
 
Hugo Granger – Weasley, degno erede di sua madre, non solo ripassava con parsimonia il programma ma, con molta calma, cercava invano di mantenere concentrata la mente di sua cugina Lily e e delle sue due migliori amiche.
Il loro gruppo di studio, per come la vedeva lui, non era dei più affiatati. Lily, da giorni, aveva la mente altrove. Studiava malvolentieri e, ogni volta che trovava la possibilità, si spostava alla scrivania di Scorpius. Parlottavano, fittamente, per diversi minuti finché un Albus severamente arrabbiato non la rimetteva nei ranghi, spedendola al suo posto.
Petunia, come sempre del resto, era la persona più capace, a detta di Hugo, a scindere lo studio dal rapporto sentimentale. Era concentrata e non rivolgeva sguardo al suo fidanzato se non ad ora di pranzo ed a ora di cena.
Hugo era oltre modo meravigliato da tale atteggiamento. Lui, non era affatto così. Per quanto fossero passati mesi dall’auto-licenziamento di Cyrus, non passava giorno che non pensasse a lui. Gli scriveva lettere a cadenza settimanale, raccontandogli tutto quello che accadeva nel castello, come passava le giornate, quanto fosse difficile lo studio in vista degli esami e, in fine, non per importanza, quanto lo amasse. Cyrus rispondeva. Sempre.
Da quando aveva lasciato il castello e aveva confessato tutto quello che sapeva su sua sorella, aveva deciso di aiutare gli Auror nella ricerca. Era un volontario non retribuito, che seguiva ed eseguiva ordini da qualche membro della sua famiglia, da ciò che aveva capito Hugo.
Al contrario di Petunia non sarebbe mai riuscito a distaccare la mente. Un quarto della sua concentrazione sarebbe sempre stata indirizzata a Cyrus.
 
Alice, viceversa, per quanto la conoscesse bene, in quegli ultimi giorni iniziava a dare cenni di esaurimento nervoso. Si alterava con facilità: aveva preso la tendenza a sbattere i libri nel mezzo delle conversazioni, una malsana propensione a correre via dalla biblioteca sbraitando parole a caso e, la antipatica inclinazione a saltare i pasti principali. In quei giorni, per il suo bene, Lily e Petunia le erano corse dietro, prestandole soccorso nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Senza beneficiare di risultati.
Hugo, che al contrario di suo padre aveva ereditato la capacità di empatizzare con le persone, stava studiando un sistema per aiutarla. Sapeva bene che Lily e Tunia l’avrebbero sostenuta il più possibile ma, serviva un metodo più rapido e, nessuna delle due sembrava esserci arrivata.
Hugo, la maggior parte delle volte, si chiedeva come sua cugina Lily e la sua cugina acquisita Tunia riuscissero a mandare avanti una relazione amorosa, avendo una varietà di emozioni pari ad un cucchiaino*.  Doveva essere di aiuto la frequentazione con due alteri e impassibili Serpeverdi. Ne era certo!
 
“Quindi cosa vuoi che faccia? Che gli dia una spintarella?”. La sua interlocutrice era più che scettica.
“Si, ti ho appena spiegato il piano. Vuoi un disegnino?”. Per quanto lei fosse cinica, lui toccava soglie di sarcastico, con lei, che non si sarebbe mai aspettato di raggiungere.
“Non funzionerà Hugs. Ha passato la scorsa serata con una di Corvonero e credo che anche questa sera sia impegnato. Albus non vuole relazioni!”. Hugo conosceva bene suo cugino. Non aveva mai nascosto la sua indole da dongiovanni e tutto il castello era a conoscenza delle sue numerose tresche amorose. Ma a parere di Hugo, poteva essere salvato dalla via della perversione.
“Tu provaci okay? Per Alice.”
“Non prometto nulla!” disse scoraggiata portandosi lo zaino alle spalle.
“Domani mattina qui alle sette. Per l’ultimo ripasso. Rose mi raccomando!”
Rose lo salutò con un bacio sulla guancia e lasciò la biblioteca. Dubbiosa sulla possibilità che il piano di Hugo andasse a buon fine.
C’era un’ultima cosa da fare. Raccolse i libri e a passo filato raggiunge la stanza comune dei Grifondoro.
 
I suoi compagni di stanza e Lily, seduti vicino al camino, da quello che poteva sentire, lamentavano la vincita dei Serpeverde della coppa del Quidditch avvenuta la settimana prima. Ancora!
“Non sono ancora il capitano della squadra ma, in sua vece vi dico di farla finita. Il prossimo anno andrà meglio. Mio fratello e Scorpius non ci saranno e quel punto la squadra delle serpi non avrà speranza contro di noi!”
 
“Smettila tu di darti la colpa Lily! Ti ha conciato veramente male la loro battitrice. Pensa se Albus non fosse stato il capitano?”
 
E via così. Il discorso era sempre lo stesso. Fortuna che Albus è il capitano, fortuna che Malfoy abbia ottimi riflessi. E di nuovo. “Diglielo anche tu, Hugo. Tua cugina non vuole sentir ragione!”


“Per quanto mi interessi il discorso pensò proprio che salterò! Invece, Logan posso parlarti un attimo?”
 
“Non è colpa mia, non sono stato io, non ho visto nulla, Prefetto Granger Weasley!”
 
“Logan McLaggen deciderò io se sei o non sei colpevole. Seguimi!”
E anche questa era fatta! Hugo 1- Albus 0.
 
***
 
La finale di Quidditch, della settimana prima, era ancora motivo di diatriba nella sala comune dei Grifondoro. Lily, con un braccio ancora fasciato, non era riuscita ad acquetare gli animi come avrebbe dovuto. Non l’avrebbe mai ammesso ma, in segreto, aspirava alla carica di Capitano della squadra. Tutti in famiglia avevano avuto l’onore di esserlo e lei, si era sempre detta, non sarebbe stata da meno. Purtroppo, era costretta ad ammettere che la settimana prima non aveva fatto una bella figura in campo, anzi, tutt’altro e non riusciva proprio a perdonarsene.
 
La tribuna d’onore del campo da Quidditch era riversa di persone. Il corpo docenti al completo presenziava alla partita. Suo padre e suo fratello sedevano vicino alla ex-preside Minerva MgGonogall che mai, in quegli anni, aveva avuto l’ardire di perdersi una partita dei Grifoni. Parlottavano concitati e indossavano i colori della casa.
La famiglia Malfoy al completo, non che contasse una cerchia troppo ampia di persone, sedeva poco dietro suo padre.
Si erano salutati, da come Lily era riuscita a notare, spiandoli dalle finestre dello spogliatoio. Scambiati dei convenevoli e avevano preso i loro posti in tribuna. Ottimo! Si disse Lily, nella speranza che non tirassero fuori quelle lingue biforcute che si ritrovavano.
 
“BUONGIORNO A TUTTI! STA PER AVERE INIZIO LA PARTITA FINALE DELLA STAGIONE: GRIFONDORO CONTRO SERPEVERDE. CHE LE SQUADRE ENTRINO IN CAMPO!”. Lily era decisa a vincere la partita, avrebbe fronteggiato Albus, corpo a corpo, per prendere il boccino. Sarebbe stato suo a tutti i costi.
Albus aveva gli stessi pensieri della sorella. Era la sua ultima partita. Giocava da Capitano e avrebbe portato la sua squadra alla vittoria. Sua sorella aveva ancora due anni per onorare le sue qualità nello sport, lui, aveva solo quella partita. E avrebbe vinto.
“ECCO LA SQUADRA VERDE E ARGENTO, CAPITANATA DA ALBUS POTTER, COME POSSIAMO NOTARE E’IN SPLENDITA FORMA, CON QUALE DELLE SUE INNUMEREVOLI DONZELLE AVRA’ PASSATO LE ULTIME ORE?... sì mi scusi, non volevo, l’entusiasmo …”.
Albus era entrato trionfante sul campo da gioco. Suo padre e suo fratello portavano i colori rosso e oro ma, aveva imparato a non fargliene una colpa. Avrebbero tifato anche per lui, come sempre.
“SCORPIUS MALFOY AL FIANCO DI POTTER RISPLENDE DI LUCE PROPRIA. RIUSCIRA’ A FRONTEGGIARE LA SUA FIDANZATA IN QUEST’ULTIMA PARTITA?”
“EVITI COMMENTI INAPPROPIATI SIGNORINA GREENGRASS, FACCIA IL SUO LAVORO NEL MODO PIU’ APPROPRIATO!”
“NON SI PUO’ FARE NEMMENO UN COMPLIMENTO AL PROPRIO CUGINO IN QUESTI TEMPI DURI OOOOH… ECCO I GRIFONI. QUANTA BOSIOSITA’ TUTTA IN UNA VOLTA … CAPITANATI, PER L’ULTIMA VOLTA, DA EYVANNA BASTON RIUSCIRANNO A VINCERE LA COPPA, ANCHE QUEST’ANNO SENZA JAMES POTTER IN SQUADRA?”
Un urlo di cori incitanti sosteneva la squadra del capitano Baston. James Potter salutava dalla tribuna come un vecchio divo del cinema babbano mentre Lily Potter prendeva posto accanto al suo capitano.
“IL BOCCINO E STATO LIBERATO, I CAPITANI SI STANNO STRINGENDO LA MANO, I BOLIDI SONO APPENA SFREGGIATI A QUALCHE CENTIMETRO DA HUGO WEASLEY E CHE LA PARTITA ABBIA INIZIO.”
Ser Kosovo, ex giocatore della nazionale Russa e istruttore di volo nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, aveva finalmente lanciato in aria la pluffa. La partita era iniziata.
 
Lily e Albus, saliti di quota ai lati opposti del campo, setacciavano il cielo alla ricerca del boccino d’oro. La giornata era limpida, il vento non si era ancora alzato e, la temperatura non superava i 15°C. Le condizioni di volo erano le migliori che si potessero aspettare. Il sole sarebbe tramontato dopo le nove di sera, avrebbero potuto passare tutta la giornata a giocare, fino a sentire i crampi allo stomaco per la fame. I due fratelli Potter si guardarono da lontano e con tacito consenso diedero inizio alla loro ultima partita di Quidditch nel campo di Hogwarts.
“BASTON LANCIA E MCLAGGEN CHE SI DIRIGGE VERSO GLI ANELLI AD UNA VELOCITA PROIBITIVA, PARA QUELLA PALLA SALLIVAN. NOOOOH, GRIFONDORO GUADAGNA DIECI PUNTI. OH, MARGARET AFFERRA LA PALLA E SI DIRRIGE NEL CAMPO AVVERSARIO, VAI COSI MAGGY, PASSA A SCORPIUS CHE TENTA UNA FINTA CONTRO WEASLEY E NIENTE. PARATA DAL PORTIERE GRIFONDORO. CUGINO DATTI UNA SVEGLIATA PER SALAZAR … si l’entusiasmo… mi scusi …”
 
Hugo aveva un unico obiettivo quella mattina: non permettere a Scorpius Malfoy di segnare. Riponeva molta fiducia in Lily e sapeva che si sarebbe impegnata al limite delle sue possibilità per vincere, ma, Albus aveva la convinzione negli occhi. Come James l’anno precedente. Non avrebbe permesso a nessuno di soffiarli sotto il naso l’ultima possibilità di vittoria. Nemmeno a Lily. Albus avrebbe preso il boccino, per questo motivo, Hugo, quella mattina, non avrebbe permesso ai Serpeverde di segnare. Doveva fare in modo di mantenere un decoroso distacco. Dare la possibilità a Logan di segnare più reti possibili prima che Albus mettesse fine alla partita.
“PIAZZA BENE QUEL BOLIDE ALISTRINA, SI GRANDE, UNO DEI CACCIATORI ROSSO E ORO STA GRAVEMENTE PRECIPITANDO OH… NIENTE DI GRAVE SI E’ RIPRESO, DALLA GIURIA MI RICORDANO IL SUO NOME CULLAM DANNEVILLE. CULLAM E’ IN GRAN FORMA E RIPRENDE LA PLUFFA PER PASSARLA A MACLAGGEN, DI NUVO SULLIVAN PARALAAAAA!!!AH 20 A ZERO PER GRIFONDORO.
SULLIVAN LANCIA A SCORPIUS, SCORPIUS A MARGARET, DI NUOVO SCORPIUS, LANCIA E… SI! SERPEVERDE SEGNA… QUELLO E’ MIO CUGINO SIGNORE!”.
 
Zara Greengrass era molto popolare. Condivideva il dormitorio con Petunia e, anche se caratterialmente molto diverse, avevano istaurato un rapporto di taciti consensi. Entrambe passavano molto tempo con i ragazzi del settimo e anno e, molte volte in quegli anni si erano ritrovate a studiare insieme in biblioteca o prima delle lezioni. Non erano amiche. Per una sola ed unica ragione: Zara, amava la sottile arte del pettegolezzo e Petunia era ben lontana dall’approvare tale diletto. Non amando stare al centro dell’attenzione e trovando inutili ogni forma di protagonismo, per nessuna ragione al mondo, si sarebbe cimentata in tale passatempo.
“Tarquin, non vorrei sembrare premurosa ma tua cugina Zara non credo stia molto bene!”. Tarquin Nott e Petunia osservavano la partita, seduti comodamente tra una massa di sardine verdi e argento, nella curva Nord del campo. Sophia e Rose sedevano qualche scalinata più avanti e con fiero orgoglio Serpeverde sventolavano uno striscione con dipinte sopra le facce di Albus e Scorpius. Altamente imbarazzante si era detta Tunia, preferendo sedersi il più lontano possibile da quelle due.
“Credo sia molto eccitata per la partita Amore. E poi, è la prima volta che fa la speaker deve prenderci la mano.”
“Non è strano che abbia deciso di proporsi come speaker? Uno lavoro di così bassa manovalanza, per ripetere le sue esatte parole udite nel corso di questi anni.” Petunia aveva seri dubbi. Uno strano dolore allo stomaco e un cattivo presentimento. “Le avranno regalato un portagioie con dentro qualche grammo di umiltà!”. Non era questione di umiltà o misericordia, si disse Petunia, ci avrebbe scommesso quei pochi galeoni che conservava nel comodino.
 
“MCLAGGEN SEGNA E GRIFONDORO PAREGGIA. 30 A 30, SIGNORI E SIGNORE. SIAMO SOLO ALL’INIZIO DELLA PARTITA. I CERCATORI, IL NOSTRO AMATO CAPITANO ALBUS E SUA SORELLA LILY POTTER SORVOLANO IL CAMPO A DEBITA DISTANZA. NON SEMBRA ESSERCI TRACCIA DEL BOCCINO ANCHE SE CON QUESTO SOLE NON E’ DETTO CHE RIESCANO A VEDERLO!”.
 
Non c’era traccia del boccino e la temperatura si stava alzando. A Lily iniziava a sudare la fronte. Amava volare e rincorrere il boccino ma, avrebbe preferito che le temperature estive non fossero arrivate così presto quell’anno. Suo fratello sorvolava le porte dei Grifondoro, lei a debita distanza, a metà campo, osservava Scorpius dirigersi a tutta velocità verso Hugo. Pluffa nella mano destra e tanta determinazione a segnare. Punto! “Hugo, datti una svegliata o Malfoy finirà col segnarti altri 100 punti!”. Scorpius trionfante con la pluffa in mano era bellissimo. La guardò appena, scoccandogli un bacio con le labbra prima di raggiungere l’altra cacciatrice e placcare Logan con forza.
 
“ALBUS INIZIA L’INSEGUIMENTO, SI ALZA VERSO L’ALTO E SEMBRA SCOMPARIRE NEL CIELO. FANTASTICO… LILY POTTER SEMBRA ESSERSI ACCORTA SOLTANTO ADESSO DELLA PRESENZA DEL BOCCINO IN CAMPO E CI CREDO BENE, LA ITANTE ESISTENZA DI SCORPIUS E I SUOI BACI VOLANTI IN GIRO PER IL CAMPO SONO L’UNICA COSA CHE DEVE AVER VISTO QUESTA MATTINA!”
 
Gioco di squadra. Tra lui e Scorpius non era mai mancato. Era bastato un cenno al suo migliore amico e Lily non avrebbe mai recuperato il suo vantaggio. Albus giocava pulito. Da sempre. Era il Serpeverde in lui che, a giorni alterni, si macchiava di crimini macchiavellici.
Il boccino sembrava prendersi gioco di lui. Dopo aver preso quota, precipitava furiosamente verso il basso, verso Lily che lo stava raggiungendo.
La squadra continuava a giocare. Il boccino con una eccezionale virata si dirigeva verso gli anelli del Grifondoro, ostacolando i restanti giocatori. Doveva prendere il boccino. Lily gli era alle calcagna. Sentiva il suo profumo e le sue battute di cattivo gusto che le aveva insegnato James per fargli perdere le staffe. Continuava a mantenere la calma.
“I POTTER INSEGUONO IL BOCCINO CHE OH… CHE IMPENNATA PAZZESCA, GUADATELI MENTRE LOTTANO NELL’ALTO DEL CIELO. DUE FRATELLI, CGI SARA’ L’ETERNO VINVITORE? …  SI PROFESSORESSA, CERTO… TORNANDO ALLA PARTITA MCLAGGEN HA SEGNATO ALTRE DUE VOLTE NEL MENTRE OSSERVAVAMO IL CAPITANO POTTER ALL’INSEGUIMENTO DEL BOCCINO. GRIFONDORO E’ IN VANTAGGIO DI VENTI PUNTI.”
 
Il boccino sferragliava per il campo. Zigzagava contro luce e lei era troppo lontana da Albus. Aveva perso tempo a contemplare Scorpius e questo le sarebbe valso la partita. Albus avrebbe preso il boccino e la gloria. Sollecitò il manico di scopa all’inseguimento. Era a pochi centimetri da lui. Poteva farcela. Lily ne aveva tutte le capacità.
 
“ALBUS E’ A POCHI CENTMETRI DAL BOCCINO, SUA SORELLA RIMONTA E SEMBRA STIA PER RAGGIUNGERLO. ALISTRINA FALLA FUORI PER AMOR DEI FONDATORI, DOBBIAMO VINCERE QUESTA PARTITA! ALBUS AFFERRA QUEL BOCCINO …”
 
Alistrina Wilde, con tutta la forza che aveva in corpo, scaglio il bolide verso Lily Potter.
Successe tutto nel giro di millesimi di secondo.
Albus afferrò il boccino e nel silenzio generale Zara gridò: “LA POTTER SI SCHIANTERA’ AL SUOLO MA ABBIAMO VINTO LA PARTITA!”.  Il bolide, spinto a gran velocità da Alistrina aveva disarcionato Lily Potter a venti metri di altezza.
 
Scorpius Malfoy aveva visto tutto. Non di nuovo, di disse. Virò e sferzò verso Lily.
Il bolide l’aveva colpita in pieno petto. Non respirava. Le si chiudevano gli occhi osservando quell’infinità di celeste che costellava i cieli di Hogwarts. Il bolide le aveva rotto diverse costole, si disse, tenendo conto del dolore che provava. Dolore che le stava intorpidendo i sensi e che non le permetteva di ragionare in maniera esaustiva. Chiuse gli occhi definitivamente. Avrebbe toccato il suolo a breve e non sarebbe più stato un suo problema.
Non avvenne.
 
L’aveva afferrata in tempo. Aveva mollato la scopa e si era lanciato su di lei. Aveva agilmente roteato a mezzaria, che se glielo avessero raccontato ci avrebbe riso sopra per ore e, aveva arpionato Lily tra le sue braccia. Non ci credeva nemmeno lui. Era atterrato di schiena con Lily ancorata al suo petto, il respiro lento e gli occhi chiusi. Poi il caos.
“SEI IMPAZZITA O COSA? ALISTRINA EH?”. Il suo migliore amico era atterrato accanto a lui. Boccino nella mano destra e scopa nella sinistra. Fumava dalle orecchie. “Volevo aiutarti, ho solo scagliato un bolide! È il mio ruolo non mettere su tutta questa farsa solo perché ci è andata di mezzo tua sorella?”. Altre cento voci si sommavano a quella di Albus. Gli studenti e i professori si erano riversati in campo. Tutti li accerchiavano. Tutti erano lì, curiosi e famelici, delle loro reazioni.
 
“L’HAI COLPITA CON L’INTENZIONE DI FARLE DEL MALE! SEI FUORI DALLA SQUDRA!” La voce di Albus, non sapeva come, risuonava su tutte le altre. Aveva mollato la squadra e inginocchiato al suo capezzale, con il respiro affannato, gridava improperi contro la Alistrina.
“Era la tua ultima partita, non puoi cacciarmi dalla squadra, Capitano!”.
Albus avrebbe voluto ribattere, Scorpius ne era certo. Nessuno poteva offenderlo a quel modo e pensare, solo minimamente, di passarla liscia. Purtroppo o per fortuna, della malcapitata, l’intervento dei docenti e delle infermiere, acqueto sul nascere la discussione.
“Ragazzi fate spazio dobbiamo portare Lily e Scorpius in infermeria.”
 
*
Lily aveva una lista nera. In ordine di importanza, la lista, elencava tutto ciò per cui provava una sana repulsione. Capeggiava, come tutti potranno immaginare, la stagione estiva. Al secondo posto, per assoluta importanza, c’erano le lezioni di Erbologia. Al terzo, a causa del suo intenso bianco e dell’odore di medicinale, con le sue grandi finestre che illuminavano la sala in modo accecante, si trovava l’infermeria.
Detestava, con tutta sé stessa, il dover solo pensare di finire in infermeria. Quell’anno, per fortuna, era riuscita ad evitare incidenti mortali… o quasi… il Professor Neville più di una volta, in tutta onesta, aveva attentato alla sua vita. Quindi bene o male, le volte che era finita in quella ovattata stanza bianco uovi, quell’anno si contavano sulle dita delle sue due mani.
L’ultima volta era successa qualche sera prima, quando lei e Scorpius si erano risvegliati nella torre celata. Scorpius, preoccupato che gli fosse successo qualcosa a causa dell’incantesimo del padre, aveva insistito per passare a farsi dare una controllata dalle infermiere. Non avevano trovato nulla che non andasse nei loro corpi e li avevano rimandati nelle loro sale comuni, comunicando che non sarebbe passato sotto banco il loro poco rispetto per l’osservanza delle regole dopo il coprifuoco. Niente era valso a Scorpius rammentare alle due che fosse il Caposcuola di Serpeverde.
 
“Ben svegliata” Era notte. L’unica luce proveniva dalla lampadina sul suo comodino. La quiete era totale e la sua unica compagnia era Scorpius.
“Che ore sono?” disse, provando ad alzarsi dal letto con scarsissimi risultati.
“Le due del mattino, hai dormito tutto il giorno.” Scorpius l’aveva aiutata a sistemarsi, le aveva versato da bere e con buona lena la stava aiutando a mandar giù un po’ di succo di zucca.
Forse, avrebbe dovuto chiedere cosa era successo in campo ma, osservare Scorpius che con parsimonia si prendeva cura di lei, le toglieva le parole di bocca.
“Avete vinto eh! Sei stato bravo, hai segnato dei goal fantastici!”.
 
Non avevano parlato di altro quella sera. Non avevano mai nominato Alistrina e il suo poco sportivo atteggiamento in campo, non avevano parlato di Albus e della sfuriata immensa che aveva fatto alla ragazza una volta rientrato nella sala comune e, nemmeno dei loro genitori che, preoccupati per i figli si erano ritrovati tutti insieme nell’infermeria. In pace.
Non ce ne era bisogno. Lily non era stupida e, nel momento stesso in cui era stata colpita, aveva avuto un’illuminazione. Come aveva fatto a non capirlo prima? Perché ultimamente sembrava non accorgersi di nulla?
 
“Lily ehi cugina …”. Hugo la scuoteva con forza. Si era appisolata sulla poltrona innanzi al camino. “mm mm…dimmi Hugs”.
“Sembra stano anche a me, ma, Petunia per la prima volta nella storia è salita fino al settimo piano. Purtroppo le manca il coraggio di entrare, ha detto che ti aspetta fuori!”.
Sua cugina Petunia, aveva affrontato il suo acerrimo nemico, il settimo piano. Doveva farsi ammazzare da una sua compagna di casa, per riuscire a farla salire fin lì!
 
“Ho gettato l’amo. Tra mezzora possiamo dar vita allo spettacolo”. Petunia non amava immischiarsi negli affari altrui. Purtroppo, per la vittima, questa volta era una questione di principio. L’anno successivo, Rose e Sophia “reginette” indiscusse della sala comune di Serpeverde non ci sarebbero state, predominare sarebbe stato di vitale importanza per sopravvivere nella cerchia gerarchica che le Serpeverdi imponevano. Non avrebbe avuto la protezione di suo cugino Albus, che in tutti quegli anni era stato il suo silenzioso angelo custode e, le sarebbe mancata anche la compagnia del suo fidanzato. Inesauribile fonte di invidia di gran parte della popolazione femminile del Castello.
Per questo motivo, non poteva lasciar spazio a quella megalomane di Zara e al suo gruppetto di vallette.
Lei e Lily non potevano concederle il lusso di esse perennemente sotto attacco.
“Devo ancora capirne bene il motivo. È sul serio gelosa dei suoi cugini?!”
Lily e Petunia dubitavano di qualsiasi motivazione.
“Potrebbe essere invidiosa. Forse pensava di entrare nella comitiva essendo noi fidanzate con i suoi cugini!” Nessuna delle due ci credeva. Doveva esserci qualcos’altro in gioco. Zara per quanto fosse arrogante e presuntuosa non aveva mai dato modo di mostrarsi cattiva nei confronti delle colleghe. Aveva una lingua tagliente e non le si poteva confidare un segreto ma, di certo, non era una persona con indoli violente.
“Sin dal primo anno non ha mai voluto far parte della comitiva. Se ne è sempre dissociata …”
 
“Beh io sempre stata dell’opinione che non avesse buon gusto in fatto di compagnie!”.
 
 ***
 
Albus e Rose, integerrimi, ripassano gli schemi di trasfigurazione umana avanzata in vista dell’imminente esame. Scorpius faceva loro compagnia, libro di pozioni innanzi e stralci di pergamene sparse su tutta la scrivania. La sua mente vagava, per quanto cercasse di concentrarsi non riusciva minimante a soffermarsi sui suoi appunti. Era tutto inutile.
Al contrario della sua fidanza, che nelle ultime sere aveva escogitato un attentato nei confronti di cugina, all’insaputa di tutti, lui, non riusciva ad eliminare dalla mente il pensiero di suo padre e di quello strano rituale magico.
Ne aveva parlato con i suoi due migliori amici, Albus e Rose. Entrambi, cercando di non dare nell’occhio, avevano fatto delle ricerche in grembo alla famiglia. Avevano ricevuto delle risposte ma, al contrario di Scorpius che non pensava a null’altro da giorni, i suoi migliori amici erano ferreamente concentrati sullo studio. Solo quando avrebbero finito il loto rigidissimo ripasso, si sarebbero dedicati a lui e alle sue fisime mentali.
 
Un quarto alla mezzanotte e finalmente l’avevano raggiunto innanzi al caminetto. Il caminetto della sala comune dei Serpeverde restava accesso tutto l’anno scolastico. Le temperature nei sotterranei erano così basse, da non permettere ai giovani studenti di indossare vestiti estivi nemmeno a fine giugno. Scorpius sedeva sulla sua sedia preferita. Rigirava tra le mani un tomo di Erbologia. Aveva trovato la strana lavanda che suo padre aveva utilizzato nella cerimonia e, testuali parole del libro, era una pianta del tutto inutile se non utilizzata nella maniera corretta, con i giusti incantesimi e il dovuto rituale alchemico.
Scorpius si domandava quando e come suo padre si era appassionato all’Alchimia. Chi l’aveva istruito e perché lui non ne sapesse niente?
“Per la cronaca, se avessi ripassato con noi, non saresti qui a lagnarti della poca attenzione che ricevi dai tuoi migliori amici!” iniziò melliflua Rose, accomodandosi ai piedi del divano e allungando le gambe verso il caminetto.
“Non mi lagno e, per la cronaca, non vi sto aspettando impaziente. Semplicemente non ho bisogno di ripassare altro. Sono pronto per gli esami. Più che pronto.”
“Le cinque principali eccezioni alla legge di Gamp?”. Albus Potter aveva preso posto sul divano. Teneva in mano una manciata di lettere, dei suoi innumerevoli famigliari, di cui Scorpius non vedeva l’ora di conoscere il contenuto.
“Cibo, Amore, vita, informazioni e denaro. Ora possiamo passare alla parte interessante della serata?!”.
 
“Non c’è molto di interessante in realtà, per quanto sono riuscita a scoprire da mia madre”. Rose tirò fuori, dalla tasca interna della giacca argentata che indossava quella sera, la lettera di sua madre.
“Salto la parte zuccherata se non vi dispiace … ecco da qui …Per quanto concerne la risposta alla tua domanda non c’è molto da dire, al contrario, mi piacerebbe sapere da chi e in che circostanza hai sentito parlare di ipotetici danni ad alcuni beni della scuola. Per rassicurati, sappi, che sia la penna che il libro, a parere del corpo docenti e mia, aveva semplicemente bisogno di un incremento nella sua già eccezionale protezione. Poi cambia discorso e torna a fare la mamma e non la burocrate.” Finì Rose, mettendo via la lettera e osservandolo con attenzione. Entrambi si voltarono a guardare Albus. Dal quantitativo di lettere, si sperava, avesse scoperto qualcosa in più.
 
“Ho fatto qualche domanda in giro. Inoltre, collegando il tutto con lettere precedenti, credo di poter affermare un paio cosucce …” Albus amava raccogliere informazioni. Creare congetture e trovare soluzioni ai problemi. Si esaltava e difficilmente si riusciva a stargli dietro.
“Ascoltatemi bene perché non ho intenzione di ripetermi!” Iniziò, osservandoli attentamente. Rose annuì e lui fece altrettanto.
“Uno, è tutto collegato ai casi delle sparizioni. Zia Hermione e tuo padre fanno parte della task force creata da mio padre per risolvere il caso. Doveva essere un segreto ma Teddy l’ha detto a Vicky che ne ha parlato con Domy e zia Fleur che ne ha discusso con nonna Molly che l’ha detto a me, in questa lettera.” Albus la sventolò sotto i loro occhi. “Inoltre, da quanto dice, c’è di mezzo anche Lucas Black. Dovrebbe essere un segreto di massima sicurezza ma, anche in questo caso, zia Audrey ne ha parlato allo zio Percy, che ne era allo scuro, lui l’ha raccontato allo zio George che a sua volta non poteva non parlarne a cena con tutta la famiglia. Roxen lo ha accennato alla nonna e così …”.
Scorpius, dovette ammette a sé stesso, che i segreti nel Clan Potter Weasley non avevano ragione di esistere. Non erano in grado di tenere nascosti i segreti di stato, figuriamoci i loro. Scorpius aveva il brutto presentimento, che in quella famiglia, tutti sapessero tutto di lui e Lily. Fin nei minimi dettagli. Era un incubo!  
“C’è da ammettere che siamo un ottimo centro di informazioni, per i terroristi …” disse scettica Rose, sulla stessa lunghezza d’onda dei pensieri di Scorpius.
“Poi, questo è un frammento di una lettera di Cyrus, per Hugo” Mostrò un pezzettino di pergamena verde acido. Profumava di uno strano odore selvaggio. Scorpius ebbe paura a chiedere.
“Hugo è stato così gentile da chiedere … sappiamo che Cyrus lavora con gli Auror per cercare sua sorella. La donna che fino qualche mese fa era stata identificata come terrorista ma, che in realtà non è altro che una vittima di questo gruppo sovversivi della capacità magica. Cyrus, come potete ben capire dall’odore di questo pezzo di pergamena, pare sia odore di sansa, si trova in Italia. Non specifica con chi nelle lettere ma, so per certo che anche Luis si trovi lì. Quindi io credo siano insieme, alla ricerca della donna. Vorrei anche aggiungere, ma potrei sbagliarmi …”
Era raro che il suo migliore amico si sbagliasse. Scorpius non ricordava fosse mai accaduto, in realtà.
“… dice espressamente che il loro centro operativo, nel momento in cui scriveva la lettera, era un frantoio. Ed ecco spiegato l’odore. Si spostano di continuo per non essere localizzati ma, sono certo che si trovino in sud Italia!”
 
“Fantastico, in caso dovessimo andare a cercarli, sapremmo dove non trovarli! Amico cosa centra tutto questo con mio padre …” Scorpius non dubitava di Albus, non capiva, semplicemente, il motivo di tali voli pirandici prima di arrivare a ciò che a lui veramente interessava.
“Scorpius, caro, delle volte sai essere incantevolmente insolente … Albus continua, la prossima volta che ti interrompe do fuoco al suo bel faccino!”.
 
“Grazie Rose”. Eternamente soddisfatto delle sue capacità. “Quest’ultima lettera è di James, mi scrive che i primi di settembre partirà per la missione all’estero. Anche lui andrà in Italia. Pare che il Ministero Italiano abbia richiesto maggior collaborazione. La missione di James, nello specifico, come lui stesso scrive: si tratta di una missione più semplice alla fine. Speravo fosse il caso a cui sta lavorando Luis invece si tratta del recupero di un ostaggio. Mi rifarò con la mia prima vera missione … altre cretinate di James. È lo stesso identico caso …”
 
“Tuo fratello ha appena detto di no! Sta studiando per diventare Auror, seriamente credi di essere più portato di lui con il fiuto da detective …”
 
“Scorpius, non vorrei deluderti, quello che dovrebbe avere un po’ più di fiuto qui sei tu. Stiamo parlando di una missione top secret. James non poteva semplicemente scrivermi oh sì hai ragione …
Mmm … per quanto sia un’idiota non sottovaluterebbe mai una missione. Qualsiasi essa sia. Nella lettera ci scherza su per non far capire che, al contrario di quello che sta scrivendo, i due casi sono collegati. È un’unica grande missione.”
 
“Arrestare i terroristi e recuperare Leta AppleWhite. Quindi …”. Rose si stava illuminando. Possibile che solo lui non fosse così ferrato in materia. Era un Malfoy. La sua famiglia primeggiava negli inganni ma, era anche vero, che la famiglia di Albus primeggiava nel risolverli, erano menti acute. Cresciuti sotto l’occhio vigile di Harry Potter. Quante cose aveva insegnato ai suoi figli che, i comuni ragazzi della sua età, avrebbero agognato per sempre?
 
“E’ una solo missione. Che non stiamo giocando in casa. Non per il momento almeno …” Rose aveva preso la parola. Ora avrebbe avuto la sua spiegazione. “Perché hanno aumentato la protezione al libro e alla penna?! Devono aver scoperto una falla … qualcuno deve essere entrato nel castello per sabotarli.”. Scorpius aveva per l’ennesima volta perso il filo del discorso. Forse avrebbe dovuto abbandonare l’idea di fare l’Auror, se non riusciva a stare dietro ad i suoi migliori amici come avrebbe mai potuto sostenere un corso di tre anni sull’arte dell’investigazione e della guerra?
“Se entrambi o solo uno, non hanno funzionato, vuol dire che qualcuno non è venuto ad Hogwarts perché non è mai stato fatto il suo nome…” Rose camminava per la stanza ormai silenziosa. Era deserta. Loro tre, il caminetto e il mistero della sala nascosta.
 
“Chi non è venuto ad Hogwarts? Chi manca all’appello?”
 
“Potrebbe essere uno dei bambini scomparsi. Non di quelli recenti intendo, di loro si sa tutto. Parlo di uno dei primi. Se hanno confrontato i bambini scomparsi, le vecchie e le nuove denunce, sarà venuta fuori qualche traccia …” Scorpius si era buttato. Era il momento delle congetture, non era più una questione sua e di suo padre. Suo padre lavorava per Harry Potter. Era dalla parte giusta della trincea in quella guerra. A Scorpius non serviva sapere altro. Era soddisfatto.
A menta lucida, raccolte le informazioni, il problema era molto più grande.
 
“Potrebbero essere più di un mago o di una strega…” Rose non interrompeva la sua camminata. Si portava indietro i capelli e Scorpius sapeva bene il bisogno che aveva di catapultarsi in biblioteca. Sorrise. Rose assomigliava molto a Lily, per certi versi. Quando avevano per le mani un mistero non riuscivano a fermare il cervello. Dovevano risolverlo a tutti i costi … “Lucas Black!”
Albus, stravaccato sul divano, iniziò a battere le mani. Complimentandosi per essere il primo dei due ad esserci arrivato. “Black?” Questa volta era la sua migliore amica Rose ad essersi persa per strada.
 
“Lucas Black, in una delle sue interviste, a citato sua sorella, scomparsa anche lei, sostenendo che fosse una strega e che Marius Black la odiasse per questo. Zia Audrey sta lavorando ad un vaccino per i bambini. Lucas Black non è stato nascosto dalla stampa. È stato isolato perché analizzando il sangue dei bambini rapiti, sottoposti a chi sa quale trattamento per essere ora senza magia, è stata trovata nel loro sangue una mutazione della famiglia Black. Sapete perché sappiamo che derivi dalla famiglia Black?! Nostra cugina Flow possiede la stessa mutazione, ma lei è una portatrice sana come, ne sono sicuro al cento per cento, la sorella di Lucas Black. Quella bambina deve essere stata una delle prime cavie ed è grazie al suo sangue che hanno trovato il modo di mutare il sangue e quindi la magia dei bambini…”.
 
Tutto ciò era sconvolgente. Le autorità ne erano al corrente? Suo padre sapeva a cosa stava lavorando? “Tuo padre cosa pensa di fare a riguardo? Questi sono dei matti …”
 
“Li arresteranno e li giustizieranno spero. Conoscendo mio padre, non ama agire in fretta. Colpirà la preda. Una volta soltanto e la eliminerà definitivamente.”
 
***

Poiché sapeva bene da gran tempo sino a qual punto Draco, che per altro ammetteva di essere affetto da pazzia ereditaria, fosse capriccioso, eccentrico ed egoista, era ormai abituata alle sue stranezze. Ma quella sera, mentre si apprestava a portargli la pallina di Fildimenta, che il guaritore gli aveva giocosamente prescritto di prendere tutte le sere a finché combattesse il suo giallume da nicotina, non poté fare a meno di stupirsi per l’ennesima volta.
Suo marito, trenta anni di guerra interiore se ne stava lì, con il capo rivolto verso l’alto a osservare un punto impreciso del cornicione. Sguardo ricolmo d’ira. Bicchiere di Firewhisky alla mano e bottiglia già per meta consumata.
Il monumentale camino aveva necessariamente bisogno di un’attizzatina o da lì a qualche minuto l’enorme studio sarebbe rimasto nella completa oscurità.
“Draco, ti ho portato il Fildimenta. Masticalo piano!”
“Masticalo piano …”. Suo marito rasentava la pazzia. Lo leggeva nei suoi gesti e nel modo licenzioso con il quale le aveva risposto.
“Se non hai bisogno d’altro, andrei a dormire. Ti aspetto di sopra!”.
 
“Tuo figlio!”. Risuonò nella stanza come un insulto. Che poi, per la sottoveste di Salazar per quale inammissibile motivo, ogni qual volta Scorpius, malauguratamente, commetteva una sciocchezza, diveniva tuo figlio anziché nostro figlio! Pensava Astoria. Ostentando una calma che, per quanto consona le fosse, richiedeva una grande forza d’animo e un maturo amore nel confronto del marito, si avvicinò prudente.
“Nostro figlio!”.  Comunicò prima di sedersi innanzi al marito. Agitando la bacchetta verso il fuoco. Aspettando da un momento all’altro uno scatto di pura collera.
È sempre in questa stagione che la gente impazzisce!
 
“Nostro figlio – era balzato – quel cerebroleso di nostro figlio, che Salazar mi perdoni, ma … la figlia di Sfregiato! Con tutte quel popò di ragazze nel quale avrebbe potuto decidere di inzuppare il biscotto, si è scelto la figlia di Sfregiato! Dobbiamo far disinfettare la dimora! Un esorcista! Manda un gufo a qualcuno, chiunque …”
Spolmonava, Draco. In piedi, innanzi alla finestra che con poche falcate nervose aveva raggiunto.
“Suvvia Ca…”
“Che poi è ovvio no! Ci hai pensato Astoria? – lei ci aveva ponderato molto più del marito, probabilmente – Hogwarts sarà pur pieno di ragazze ma, eliminate le mezzosangue, ‘quelle’ che non possono essere definite donne neppure dopo aver ingerito una pozione imbellente e le Tassorosso, sai chi resta? Qualche oca giuliva in calore e l’intero ovulatorio Weasley! Hai fatto caso a quante giovani donne hanno messo al mondo? Cielo, con tutte le nuove pozioni anticoncezionali avrebbero anche potuto recarsi al San Mungo e farsene prescrivere una scorta vitalizia.
Ah, La colpa è solo nostra, Astoria! Sapevamo sarebbe andata a finire così! Avremmo dovuto mandarlo a Durmstrang. Lì non avremmo avuto nessun tipo di problemi: niente Potter e niente Weasley.
Che poi, che poi, mi chiedo è così difficile trovarsi, nei giorni nostri una gradevole donna Serpeverde?”.
 
Draco Malfoy, quarantacinque anni, era arrivato alla conclusione di non saper più in cosa credere. Forse l’indomani, essendo Domenica avrebbe potuto recarsi in chiesa. Non l’aveva mai fatto. Eppure sapeva bene dove recarsi. Astoria, dal canto suo, ne sarebbe rimasta contenta.
Il Firewhisky luccicava all’interno della bottiglia. Astoria, lentamente aveva raggiunto e socchiuso la porta. Prima di uscire, come colta da un lampo d’ispirazione, arrivò alla conclusione che per il suo prudente marito peggio di così non poteva andare. O forse sì.
“Caro, un’ultima cosa! Ho invitato i Potter a cena!”
Un tonfo sordo riempì la stanza. Draco Malfoy, quarantacinque anni, un metro e ottantasette di altezza, una stempiatura ben curata e un vestito di Madama McClan appena uscito dalla boutique, se ne stava sdraiato per terra. Con gli occhi chiusi, il respiro assente e un colorito che rasentava l’infarto.
“Polki!” Chiamò la padrona.
“Sì, Polki e qui mia signora, ordina a Polki e Polki esegue, signora!”. Cantilenò l’elfo, osservando la sua padrona senza accorgersi minimamente del suo padrone e della sua precaria salute.
Saltellando allegramente ai piedi di Astoria, Polki non aveva occhi che per lei.
“Porta il padrone di sopra e mettilo a letto Polki.”
Polki, abbattuto: osservò e si avvicinò al padrone, smaterializzandolo con un sonoro “crac” nella camera padronale.
 
Possibile, si disse Astoria, incamminandosi verso la stanza padronale, che suo marito da un mese a quella parte non avesse nessun altro pensiero per la testa?! Con tutto il lavoro che aveva da sbrigare, le incombenze sociali e il nuovo lavoro nella task force di Harry Potter, secondo quale Antico Mago, il suo unico pensiero era perennemente rivolto a Scorpius e Lily?






 
* La frase pronunciata da Hugo è la stessa di Hermione Granger nell'ordine della Fenice. Molto spesso Hugo è rappresentato come la copia in miniatura di suo padre, a mio parere, è molto più somigliante a sua madre: intuitivo, studioso, perspicace ...
Ringrazio tutte le persone che sono arrivate fin qui, che continuano a leggere la storia e, ad inserirla nelle preferite/ricordate. 
Spero sia stata una buona lettura, al prossimo capitolo. 

 
   
 
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