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Autore: GladiaDelmarre    27/11/2019    18 recensioni
Una serie One Shots che parlano di missing moments.
Ognuna di queste associata ad uno dei cinque sensi: vista, gusto, olfatto, udito, tatto.
E forse, alla fine, esisterà anche un sesto senso, quello che serve a comprendere la vita e le sue ragioni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sense of Life '
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Londra, Exchange Alley, Ottobre 1657

(gusta)
 

Aziraphale in quel periodo abitava in un piccolo appartamento laddove il fiume Tamigi piegava a gomito verso sud. In quel periodo, chissà perchè, aveva preso la sana abitudine di alzarsi di buon ora per passeggiare.

Generalmente preferiva andare verso est, dove la città presto lasciava posto alle fattorie e ai campi coltivati dei dintorni di Londra. Quel giorno invece si diresse nella direzione opposta: aveva voglia di camminare in mezzo alla gente, di osservare l'operoso popolo di Londra intento nelle proprie occupazioni e magari di trovare un poco di compagnia, scambiare due parole. Di tanto in tanto un angelo aveva bisogno anche di quello, e in mezzo alla gente c'era sempre occasione di fare del bene.

 

Si avviò quindi verso le zone più centrali della città, camminando lungo l'argine del fiume. I contadini facevano la sua stessa strada, trascinando carretti carichi dei prodotti della terra di quella stagione: zucche, cavolfiori e addirittura delle patate. I più fortunati avevano anche uova e galline, che chiocciavano nelle gabbiette di legno, ignare del loro destino.

 

Aziraphale percorse circa due miglia in quella direzione, poi, prima di arrivare alla Torre, voltò verso le vie affollate del grande mercato della zona, Exchange Alley: la maggior parte dei contadini era qui che veniva a vendere le proprie merci. Le offerte gridate a gran voce riempivano l'aria, I bambini correvano tra I banchi, a piedi nudi nella terra fangosa.

 

L'angelo si fermò quando vide una piccola folla fuori una bottega che preparava caffè. Ci era già stato, ma non amava particolarmente quella bevanda. La trovava sgradevole, sapeva di bruciato, era spesso troppo densa e in qualche modo polverosa. Non si spiegava la folla al di fuori però, quindi si avvicinò incuriosito.

A quanto pareva c'era qualcosa di nuovo: una bevanda che il proprietario del posto, tale Thomas Garway, chiamava Cha o The, non era riuscito a capire bene con il vocio della gente. Si sedette e aspettò con calma il suo turno: non era certo cosa da angelo sgomitare per arrivare prima.

 

Finalmente, il gestore gli passò una tazza bollente, ripiena di un liquido trasparente e delicatamente tinto di un verde bruno.

 

La tazza calda era gradevole, a Ottobre iniziava a fare freddo a Londra. L'odore era pungente, ma addolcito da qualche nota fruttata. Aziraphale al primo sorso si scottò la lingua, curioso com'era di assaggiarlo.

 

Ma il sapore!

Oh, il sapore era sublime.

 

Vagamente amaro ma delicato e gli stuzzicava il palato in modo incredibilmente gradevole.

 

Con il passare del tempo Aziraphale divenne un po' un habituè di quel posto. Scoprì col tempo che il the era ricco di aromi e poteva cambiare moltissimo a seconda delle varietà: ce n'erano di forti e robusti, di leggeri come petali, di aromatici che lo portavano con la mente lontano. Poteva aggiungere del miele, o dello zucchero, se aveva voglia di un poco di dolcezza in più, mentre a volte lo beveva puro, per gustarne meglio il sapore. Poteva chiedere un'infusione lunga o breve e avrebbe avuto in cambio un gusto più forte o più delicato, ma dello stesso sapore. Ma più di tutto amava come lo riscaldava dall'interno, senza essere sgradevolmente bruciaticcio come il caffè: in poche parole era perfetto.

 

Riuscì anche a comprarne qualche oncia da portare direttamente a casa, in modo da poterlo preparare tutti i giorni senza dover per forza arrivare fino alla caffetteria.

 

Qualche tempo dopo, Crowley si trovò a passare per Londra, e decise di andare a trovare anche Aziraphale. Aveva i suoi compiti da svolgere, sia chiaro, ma una controllata al nemico era sempre prudente.

L'appartamento di Aziraphale era situato sopra una bottega in disuso, e Crowley si era chiesto più volte per quale motivo la tenesse così. Quel dannato posto era pieno di libri di ogni dimensione al punto che avrebbe potuto aprire una stramaledetto negozio per vendere quella roba, se solo fosse riuscito a separarsi da uno solo di quei tomi.

 

Aprì la porta senza occuparsi di bussare e per una volta, non trovò l'angelo intento nella lettura.

Esitante, chiamò Aziraphale, per controllare se fosse in casa. Non che gli interessasse, ma era meglio tenerlo d'occhio. L'Accordo che avevano stabiliva che non dovessero intralciarsi troppo, quindi era suo dovere sincerarsi che l'angelo non stesse tramando qualcosa alle sue spalle.

 

“Angelo? Ci sei?” urlò.

La voce di Aziraphale gli arrivò un po' ovattata da una stanza del retro “Crowley, caro!!! Siediti, arrivo tra un attimo!”.

 

Sedersi.

Dove, che era pieno di libri?

 

Trovò un piccolo spazio tra una pila di classici greci e un cumulo di papiri sparsi su quella che immaginava dovesse essere una scrivania. C'era una poltrona che incredibilmente non era stata ancora usata come supporto orizzontale per questo o quell'ammasso di carta.

Aziraphale arrivò poco dopo portando due tazze di coccio in mano, con un'espressione soddisfatta in volto. Gliene porse una e gli disse “Bevi! E' una bevanda nuovissima, viene dalle Indie addirittura, si chiama the!”.

 

Crowley annusò, sospettoso.

Non gli piaceva.

 

“Che cos'è questa roba, non ho intenzione di berla” - “Come no! E' fantastico! Ci sono tante varietà, puoi assaggiarne così tante diverse! Io oserei dire che sia una bevanda paradisiaca!”.

Il demone sussultò. Paradisiaca. Un motivo in più per non avvicinarsi nemmeno a una roba del genere.

“Non hai del caffè?” - “No. Bevi”.

“Non ho voglia di assaggiarla. Non mi convince.” - “Per l'amor del cielo Crowley è THE, non un veleno!”.

 

Crowley riprovò ad annusare. Odore invariato, sembrava amarognolo senza avere nemmeno lontanamente il gusto forte del caffè. Storse la bocca e poggiò quel coccio in bilico sull'ultimo dei tomi greci alla sua sinistra. Aziraphale lo guardò malissimo. Come se quel dannato demone non sapesse quanto ci teneva ai suoi libri!

 

“Bah, angelo, non sarà veleno ma ci va vicino” - “Cielo Crowley pensi davvero che potrei avvelenarti? Ecco, prendi la mia tazza, ci ho appena bevuto”. Gliela mise tra le mani e subito dopo tolse l'altra da quella pericolosa posizione.

Crowley era evidentemente ancora poco convinto.

 

Esasperato, Aziraphale si alzò in piedi, bevve un grosso sorso e posò un leggero bacio umido sulle labbra dell'esterrefatto demone. Quello rimase pietrificato per una decina di secondi, ma non riuscì comunque a non leccarsi le labbra dopo, assaggiando finalmente quel poco di the che Aziraphale vi aveva lasciato.

 

“Era così orribile il sapore?” gli chiese Aziraphale, che era tornato a sedersi sull'unico altro posto libero di tutto l'appartamento.

“Orribile, confermo” rispose Crowley con un'espressione disgustata sul volto.

Tenne la tazza in mano però, e tentò un sorso per conto suo. “Assolutamente orribile”.

 

Nonostante quello che continuò a dire per tutti i secoli a venire, comunque, Crowley non smise mai di bere il the che gli offrì Aziraphale.

 

Forse, per non dimenticare mai il sapore di quel giorno.

   
 
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