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Autore: Will Darklighter    08/12/2019    8 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 33 - Un valido stratagemma

VADER
 
La potenza di Palpatine, un uomo decrepito che aveva ormai superato gli 80 anni di età, non aveva mancato di impressionare il suo apprendista sin dalle prime fasi dallo scontro: dopo tanto, troppo tempo Vader provava nuovamente la tensione di una battaglia nella quale non erano così garantite le possibilità di vittoria. E aveva bramato di poter provare quelle sensazioni ancora una volta, quasi quanto il sedersi sul trono imperiale.

Darth Sidius lo aveva sorpreso dopo una serie di scambi, rivolgendogli contro in rapida successione dapprima una Spinta e subito dopo i suoi sin troppo noti fulmini della Forza; aveva parato in gran parte il colpo e aveva finto di accusarne il danno più di quanto fosse effettivamente avvenuto per attirare il suo Maestro in una trappola. E il suo piano sembrava aver funzionato: nella foga della battaglia, l’Imperatore si era lanciato contro di lui con la stessa mossa con la quale aveva cominciato il duello e stava quasi per sorprenderlo quando il suo emotivo figlio si era posto a sua difesa, impedendo a quell’inganno di dare il risultato finale che aveva auspicato. Aveva poi continuato a fingere, compiacendosi quantomeno che il ragazzo fosse riuscito a distruggere almeno una delle due armi del loro avversario e rallentando di proposito il suo rimettersi in piedi per ascoltare fino alla fine quanto Palpatine avesse da dire.

E in parte si era pentito di averlo fatto.

La principessa Leia Organa era potente nella Forza, così aveva detto Sidius e le sensazioni provate da Luke gli avevano confermato che non stesse mentendo; ecco spiegato perché le aveva consegnato l’Holocron su Naboo. Facendo l’Imperatore poi leva sulle emozioni del suo ingenuo antagonista, grazie al suo Dun Moch di gran lunga superiore a quello di Vader, lo aveva condizionato a tal punto da far perdere a suo figlio la concentrazione e lo aveva spronato all’attacco.
Il giovane Jedi aveva abboccato all’esca e il risultato era stato catastrofico: con una carica elettrica molto potente, l’Imperatore lo aveva messo fuori combattimento, facendolo poco gentilmente accomodare sulla poltrona che il Maestro dei Sith stava occupando al momento del loro arrivo nelle sue stanze personali.
Si era sentito ancora più motivato nell’aver dato l’ordine di esecuzione della principessa all’agente L, la quale doveva già aver cominciato a muoversi in tal senso ma …
ancora una volta quella strana sensazione di disagio che aveva provato subito dopo aver comandato la morte di quella traditrice mentre ancora era su Mustafar, tornò ad a disturbarlo. E in maniera ben più profonda rispetto alla prima occasione, ora che non aveva più il Lato Oscuro della Fortezza a proteggerlo.
Se Palpatine si accorse del suo turbamento, doveva aver scelto di non servirsene almeno per il momento, dato che continuò a combattere contro il suo apprendista solo servendosi della spada e non già della ben più affilata lingua della quale era dotato. Vader mise tutto se stesso in quegli scambi; era da solo adesso e anche solo il minimo sbaglio gli sarebbe costato carissimo.
All’improvviso però ecco che accadde qualcosa di completamente inaspettato: Luke si rimise in piedi, sostenuto da una energia che non era sua e della cosa si accorse anche Palpatine al punto che entrambi si voltarono ad osservare il ragazzo, sospendendo temporaneamente le ostilità.

Il vigore che sosteneva il giovane uomo proveniva da un’altra persona, dotata dello stesso identico potenziale di suo figlio … no, non si trattava semplicemente di potenziale. Chiunque lo stesse supportando lasciava un’impronta nella Forza che combaciava perfettamente con quella di Luke. E questo doveva essere impossibile tra due non consanguinei, a meno che …
Il ragazzo ruppe gli indugi e si precipitò all’attacco ma Palpatine prevedendo la sua mossa, si pose in posizione sopraelevata.
“Te ne sei accorto, nevvero Lord Vader ? – domandò Sidius nel suo consueto tono beffardo, preparandosi a chiarire ogni dubbio – ce ne è un altro, Anakin Skywalker ha avuto non uno ma ben due discendenti!”
E l’arma migliore dell’Imperatore aveva dunque colpito a fondo e in maniera devastante, aspettando semplicemente il momento giusto per farlo; finalmente l’uomo in armatura comprese le motivazioni del suo recondito turbamento: aveva mandato una miserabile donna di piacere ad uccidere la sua progenie!
E per un istante perse tutta la sua concentrazione.
Il Maestro dei Sith fu ineluttabile; approfittando del momento a lui favorevole, uno dei suoi fulmini centrò in pieno Vader senza che questi provasse neanche ad attutire il colpo.
Venne sbalzato all’indietro di diversi metri, fermandosi soltanto all’impatto con uno dei finestroni di trasparacciaio che circondavano la sala. Cadde al suolo riverso e immobile, incapace di reagire, svuotato di colpo di buona parte della sua determinazione.

*******************************
 
 
LUKE
 

NO! – urlo il giovane Jedi vedendo suo padre venire colpito dalla furia implacabile dell’ennesima scarica elettrica del nemico.
L’uomo in armatura non si muoveva ma Luke percepì che la ferita subita non era mortale.
“Sembra che siamo rimasti soltanto io e te, figliolo – gli disse Palpatine scendendo da dove si era posizionato – ora, risparmiami del tempo prezioso. Getta la tua arma, inginocchiati a me e giura di servirmi. Se lo farai, lascerò andare tua sorella!”

Quelle parole giunsero pesantissime, come un macigno. Il segreto non era più tale; Leia si era esposta, solo e soltanto per salvare suo fratello e ora entrambi i Sith sapevano.
Una miriade di pensieri si affollarono nella mente di Luke, avrebbe potuto riprendere il combattimento contro Palpatine servendosi dell’Ataru ma se non era bastato quando erano in due ad affrontare l’Imperatore, poteva essere sufficiente ora che era da solo?
“Esiti, ragazzo? – il Sith avanzò lentamente, godendosi il momento – ogni istante che passa la morte della principessa si fa sempre più vicina!”
Utilizzò una delle sue tecniche di rilassamento Jedi per ritrovare la calma e in quel momento, un’idea improvvisa balenò nella sua mente.
Gettò lo spada di lato e senza alcuna esitazione si mise in ginocchio … rivolgendo all’uomo dinanzi a lui i palmi aperti delle sue mani. Percepì la sorpresa nell’animo dell’Imperatore e approfittò di quella perplessità per concentrarsi nella Forza.
Palpatine non spense la sua lama ma riprese ad avvicinarsi seppur più cautamente, probabilmente fiutò un pericolo ma la sicurezza nei suoi mezzi era tale da fargli credere che sarebbe stato un inconveniente di modesta entità. E l’eccessiva fiducia in se stessi poteva essere una debolezza fatale.

Senza alcun preavviso, dai palmi di Luke fuoriuscì la stessa luce accecante che aveva sorpreso Darth Vader su Mustafar, questa volta potenziata anche dalla possanza nella Forza di Leia la quale continuava ad aiutare suo fratello.
L’Imperatore fu investito in pieno dal bagliore e il giovane Jedi lo sentì urlare dal dolore; vide la pelle dell’essere malvagio innanzi a lui farsi ancora più decrepita e consumarsi dall’interno. Darth Sidius si contorceva in preda a degli spasmi terribili a vedersi.
“Ti prego, basta! – lo implorò Palpatine – questa sofferenza è atroce! Non riesco a sopportarla!”
Luke avrebbe voluto rispondergli in mille modi e in cima a tutti, vi era la replica più ovvia: ossia che meritava quella sofferenza per tutto il male che aveva fatto. Ma il Maestro Navod, lo Jedi Ithoriano il cui spirito aleggiava nella bieca Fortezza di Vader e che gli aveva insegnato la pratica di quel potere, lo aveva avvisato: la Luce della Forza può essere utilizzata soltanto da un cuore puro, che sa offrire una possibilità di misericordia anche al più abietto dei nemici.
“Rinunciate all’oscurità, Imperatore! Lasciate andare via rabbia e odio dal vostro animo e questo potere non vi nuocerà più! – esclamò il giovane Jedi con tono chiaro e deciso. Ma Sidius si dimostrò completamente sordo a quella richiesta, era la sua recidività troppo profonda e radicata nel male a condannarlo.

Quando ormai la battaglia sembrava essere conclusa, a Luke venne però meno, repentino e improvviso come era arrivato, l’aiuto di sua sorella. Il legame che così efficacemente stava per avere la meglio dell’essere più potente nella Forza dell’intera galassia,  venne spezzato di colpo e senza alcuna avvisaglia.
Al ragazzo vennero meno le forze, l’uso prolungato di quell’abilità lo aveva molto affaticato; finì nuovamente in ginocchio ma questa volta perché spossato nel fisico.
Percepì con chiarezza la rabbia estrema provenire da Palpatine; lentamente questi si rimise in piedi per fissare con occhi completamente gialli il suo avversario.

“E ora giovane Skywalker, tu morirai!”

Luke chiuse gli occhi, in attesa dell’ ultima e potente scarica di fulmini che avrebbe messo fine alla sua vita quando udì dapprima un urlo alle sue spalle e subito dopo il familiare ronzio di una spada laser passare sopra la sua testa. Riaprì gli occhi appena in tempo per vedere la lama rossa di Darth Vader trapassare da parte a parte il petto dell’Imperatore. Non potette giurarlo ma gli sembrò che poco prima di dissolversi in un’esplosione fortunatamente innocua di luce azzurrognola, Darth Sidius avesse sorriso …
“Luke – sentì la voce di suo padre, a giudicare dal suo tono era ben più affaticato di lui – aiutami ad alzarmi, dobbiamo salvare tua sorella!”

Il giovane Jedi non ci pensò un istante, l’animo di suo padre era in conflitto come non mai. Si precipitò ad aiutarlo per sorreggerlo.
“Conducimi alla poltrona dell’Imperatore! – tuonò e suo figlio lo aiuto con la massima velocità possibile a fare quanto chiesto, senza fare alcuna domanda.
Con la massima delicatezza possibile, adagiò Vader sul comodo scranno e questi si mise ad armeggiare forsennatamente con il comunicatore presente sul bracciolo sinistro. Fu in quel istante che ci fu un grande bagliore provenire dallo loro destra, precisamente dall’Executor. Con sgomento del Sith e con malcelata gioia da parte di Luke, padre e figlio videro la gigantesca ammiraglia imperiale dividersi in due tronconi.
“Maledizione! Non adesso! – imprecò Vader tornando a digitare comandi sulla pulsantiera.
Dopo altri interminabili istanti, avviò una comunicazione.
“Capitano Ryker, qui Lord Vader! Mi riceve ?”
“Affermativo, Milord. Ma per quale motivo mi sta contattando dal canale riservato dell’Imperatore ?”
“Nulla che la riguardi, Capitano – replicò l’uomo in armatura sempre più collerico – se vuole continuare a comandare l’Eclipse, le consiglio di obbedirmi! Mi apra un canale sicuro sulla superficie del pianeta, è della massima urgenza!”
“Sono fedele all’Imperatore, Milord – rispose l’uomo  con insospettabile coraggio, di sicuro per comandare la nave ammiraglia dell’Imperatore doveva essere un suo fedelissimo – e non farò un bel nulla se prima non avrò parlato con lui!”
“La farò a pezzi, Ryker!  - e senza aggiungere altro, l’uomo in armatura spense il comunicatore.

“Possiamo ancora farcela – disse poi a suo figlio, mentre facendo appello a tutte le sue risorse riuscì quasi miracolosamente a mettersi in piedi – dovremo conquistare la plancia della nave per inviare una comunicazione su Kashyyyk e annullare l’ordine di morte di tua sorella!”
A quelle parole la mente di Luke venne sfiorata da un dubbio mentre già si stavano muovendo alla massima velocità possibile date le loro condizioni alquanto precarie. La battaglia contro Sidius li aveva lasciati feriti seppur non gravemente e svuotati di gran parte delle loro energie.
“Ma l’uomo che è stato inviato da Leia è un altro seguace stretto di Palpatine, anche se gli invii una comunicazione non ti obbedirà. Non sarebbe meglio rubare un paio di caccia e tentare di raggiungerlo, costi quel che costi?”
Vader non rispose e il giovane Jedi intese con chiarezza che suo padre gli stava nascondendo qualcosa; e questo non fece che renderlo molto agitato. Mentre si recavano nella plancia di comando dopo aver recuperato le rispettive spade, Luke fece ricorso con grande fatica nuovamente alla Forza per lanciare un secondo appello a sua sorella, sperando questa volta di essere ascoltato.

“Leia, fuggi! Sei in grave pericolo! Non pensare a me, qui abbiamo vinto!”

 
 
 
LEIA


Combattere insieme a Luke quella battaglia contro il nemico più grande dell’Alleanza e di tutta la galassia era stata l’esperienza più esaltante che la principessa avesse vissuto in quei quattro anni di guerra. Con uno stratagemma erano riusciti a sorprendere colui che si riteneva l’individuo più astuto dell’intero universo e quella straordinaria capacità utilizzata da Luke stava per avere la meglio una volta per tutte su Palpatine quando … un urlo disperato nella Forza corrispondente alla fine di una vita a lei molto vicina fisicamente parlando, aveva interrotto il legame che aveva saputo creare con il suo gemello. Dal nascondiglio che occupava, si mise ad osservare cosa stesse accadendo: uno dei suoi quattro difensori era stato colpito a morte, il colpo che l’aveva centrato aveva trapassato da parte a parte il robusto albero wrooshyr dietro il quale si stava nascondendo. Si trattava di Jakarro, marito di Florral, l’unica wookie femmina della sua scorta di quattro unità; la donna cominciò ad uggiolare disperata e desiderosa di raggiungere la superficie per cercare di protegge il corpo del suo amato.

Leia provò una pena infinità per lei, come si sarebbe comportata lei se avesse visto Han morire davanti ai suoi occhi in quel modo?
Fortunatamente Riassho, il più giovane dei due Berserker la stava tenendo ferma, impedendole di compiere qualche sciocchezza. Con chiarezza, cominciò ad udirsi nell’aria il suono di passi pesantemente corazzati e al contempo meccanizzati. La ragazza afferrò il suo macrobinocolo per cercare di individuare il nemico che si stava avvicinando alla loro posizione. E quello che vide con sin troppa facilità la fece impallidire: non si poteva neanche definire un’armatura quanto più un esoscheletro con le fattezze simili a quelle di un gigantesco assaltatore imperiale dall’armatura color indaco, alta all’incirca tre metri. Aveva con un se un enorme fucile a tre canne rotanti, tanto grande da essere più un pezzo d’artiglieria media campale piuttosto che un’arma trasportabile da un singolo soldato. E inoltre non era l’unico armamento di cui era dotato, la giovane donna scorse anche un sistema di lanciamissili e un jet pack montati sulla schiena. I tre Wookie rimanenti si erano asserragliati dietro uno strato di spessa roccia; un altro colpo partì dal blaster pesante del soldato che andò ad impattare proprio contro la superficie rocciosa, perforando anch’essa sebbene senza distruggerla. A quanto pare nell’elmo dell’assaltatore potenziato doveva nascondersi un qualche sistema di puntamento ad infrarossi o qualcosa di simile.


Rapidamente le guardie del corpo si sparpagliarono, un attimo prima che un altro fascio di energia distruggesse del tutto la protezione dietro la quale erano nascosti. La mano di Leia andò in direzione della sua spada laser, che impugnò saldamente.
Florral, desiderosa di  vendicare il marito defunto, emerse dal suo nascondiglio e sparò un colpo della sua balestra contro l’imperiale. Grande com’era, non si poteva proprio mancare; il proiettile ad energia dell’arma Wookie, più potente di quello di un normale fucile blaster da fanteria, andò ad impattare contro l’armatura, annerendola nella zona colpita ma senza danneggiarla seriamente. La coraggiosa donna tentò di spostarsi verso un nuovo nascondiglio ma l’assaltatore, intuendo quella mossa, fu più rapido: riuscì a colpirla in movimento, riducendo il suo corpo in poltiglia.
Erano rimasti soltanto i Berserker, i quali veloci come il vento, cominciarono ad arrampicarsi in maniera estremamente rapida su due alberi posti uno di fianco all’altro; l’imperiale cerco di fare fuoco su Riassho, il più giovane dei due, ma lo mancò.

Desiderosa di non vedere morti anche loro, Leia accese la sua spada e uscì dal suo nascondiglio, cominciando a correre verso il soldato nemico.
Quando la inquadrò nel suo mirino, quest’ultimo anziché folgorarla , le sparò un raggio stordente che Leia riuscì a deflettere con la sua lama verde per il rotto della cuffia.
“Ho l’ordine di prenderti viva – da quella enorme armatura sentì fuoriuscire una voce che sembrava essere più quella di un droide che di un essere senziente – arrenditi e sarai risparmiata.”
“Che strano – rispose Leia, provando a mascherare l’indubbio timore che le incuteva il suo avversario – stavo per farti la stessa proposta.”
Servendosi della Forza per aumentare la sua velocità, la principessa Jedi si trovò ben presto in corpo a corpo con il suo avversario. Con un ampio volteggio della sua spada, riuscì a tranciare di netto l’enorme cannone blaster trasportato dall’imperiale.
Subita la perdita di uno dei suoi armamenti, l’uomo in armatura si sollevò in aria con il suo potente Jetpack, portandosi al di fuori della portata della giovane donna.
“Volevi solo guadagnare tempo per i tuoi alieni di guardia, vero? Facciamo in modo che tu non debba più preoccuparti per loro.”
Il vano lanciamissili posto sulle spalle della corazza di aprì e partirono in rapida sequenza quattro razzi a ricerca di calore che con un guizzo sfrecciarono verso l’alto, al di la delle fronde degli alberi.
Due esplosero dopo pochi secondi e Leia fu costernata nel vedere cadere Takook, il Berserker più anziano, e rovinare impietosamente al suolo, morto.
Gli altri due proiettili continuarono la loro ricerca ma prima che trovassero il loro bersaglio, Riassho comparve all’improvviso balzando da un robusto ramo nascosto dalle foglie per buttarsi letteralmente addosso al nemico con entrambe le sue lame Ryyk sguainate: una delle sue possenti armi riuscì a conficcarsi in profondità nella giuntura della spalla destra dell’armatura, provocando scintille e l’istante successivo i due missili trovarono il loro bersaglio coinvolgendo immancabilmente nell’esplosione anche colui che li aveva lanciati. Entrambi i contendenti rovinarono al suolo: se l’ultimo dei suoi guardiani era morto, lo stesso purtroppo non era accaduto per l’imperiale la cui armatura, sebbene ormai gravemente danneggiata in più punti, continuava a sostenerlo.

Leia gli balzò addosso per finirlo ma l’assaltatore con un ultimo utilizzo del suo Jetpack ormai semidistrutto, riuscì a scartare di lato e a rimettersi in piedi.
Sfruttando ancora l’impeto cinetico del motore ormai andato, il soldato si lanciò con tutto il suo peso addosso alla ragazza. Accadde tutto in un istante: seguendo il suo istinto e affidandosi alla Forza, la giovane donna riuscì a centrare con un rapido affondo il visore in trasparacciaio dell’elmo dell’assaltatore, trapassandolo da parte a parte. Non riuscì però ad evitare l’impeto dell’attacco e difatti rovinò impietosamente a terra, tramortita e ferita. Non sentiva più le gambe e aveva preso una brutta botta in testa, per non parlare del resto del corpo dal quale le arrivavano fitte lancinanti.
La spada era volata lontano; cercò con tutte le energie che le erano rimaste di liberare il braccio sinistro dal peso dell’armatura e grazie alla sua grande tenacia ce la fece. Accese il comlink, che in maniera del tutto fortuita non era stato distrutto nella caduta e lanciò una comunicazione.
“C3 PO – sussurrò con un rantolo di voce – mi ricevi ? – il droide si trovava a bordo del Falcon che Han aveva nascosto a poca distanza dalla posizione di Leia. Gli avrebbe chiesto di venire a recuperarla.
“Forte e chiaro, Vostra Grazia – rispose con il consueto tono formale l’unità protocollare – in cosa posso servirla ?”
Ma prima che potesse replicare a sua volta un colpo di blaster le ferì la mano che reggeva il comunicatore e distrusse quest’ultimo. Non riusciva a capire da dove fosse arrivato ma non dovette aspettare molto per scoprire chi avesse sparato. Sentì dei passi avvicinarsi a lei, movimenti felpati e quasi del tutto silenziosi. La ferita inflittale alla mano non era grave ma era comunque fastidiosa e andava ad aggiungersi al dolore non indifferente che provava in tutto il resto del corpo.
“Non ci posso credere ! – udì dopo una manciata di secondi una voce femminile civettuola a poca distanza dalla sua testa ma non riusciva a girarsi su stessa per controllare chi fosse – la coraggiosa principessa Leia Organa di Alderaan letteralmente bloccata dal peso delle sue decisioni. Ironico, non trovi?”
“Mostrati, maledetta – ringhiò con quel poco di fiato che aveva in gola – fammi vedere chi sei!”
“Quanta poca diplomazia, principessa – le rispose con tono canzonatorio – ma visto che ci tieni così tanto, ti accontenterò!”
E finalmente la vide; non la riconobbe subito, aveva un colore della pelle e degli occhi diversi rispetto a come li ricordava e anche la voce sembrava differente ma lo sguardo crudele che le mostrava adesso era lo stesso di qualche tempo prima. Quello che le aveva rivolto in un certo vicolo su Tatooine.
Fu allora che le arrivò il messaggio di Luke.
“Leia, fuggi! Sei in grave pericolo! Non pensare a me, qui abbiamo vinto!”
E sebbene non fosse affatto il momento migliore per fare una cosa del genere, lasciò che un sorriso le illuminasse il volto.

 
   
 
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