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Autore: EnchantressinNight    10/12/2019    0 recensioni
Un mondo a cui ha sempre sentito di non appartenere da una parte. Uno che l'ha attesa per secoli dall'altra.
Amethyst si ritroverà presto artefice e vittima del proprio destino, che la porterà inevitabilmente a lottare per salvarli entrambi.
Tra amicizie, straordinarie creature ed amori incredibili, ella dovrà combattere con tutte le sue forze per non soccombere all'oscurità che avanza inesorabile, minacciando di inghiottire tutto ciò che incontra.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Zahira's pov

«Ti vuoi muovere a venire qui o hai intenzione di lasciarmi fare il bagno da sola?» chiamo impaziente Amy sporgendomi oltre il bordo della vasca; cos'avrà da fare continuamente? È la sua migliore amica a chiamarla, non l'ultima ruota del carro. Non può ignorarmi tanto sfacciatamente! «Sbrigati» grido «Mi spunteranno le branchie se continuerai a farmi aspettare, lo sai vero?» «Tu non hai le branchie» mi corregge sbirciando oltre la porta e lanciandomi la maglietta che indossava dritto in faccia. Che antipatica! «Questo solo perché non mi hai mai vista in modalità sirena completa. Quando mi immergo del tutto ti assicuro che spuntano eccome, proprio qui sulle costole» le indico il punto esatto con le unghie, anche se so che oramai non mi starà più guardando.
«Sei sicura di volerlo fare davvero? Insomma, non lo trovi un po'... imbarazzante?» scoppio a ridere vedendola arrivare, si copre il seno come se non fosse integralmente svestita e, devo ammettere, è davvero adorabile. Proprio non riesco a trattenermi nel vederla tanto a disagio davanti a me «Non per me. Noi sirene viviamo letteralmente tutta la nostra vita completamente nude. Certo, nel nostro elemento naturale. Non sulla terraferma. Voi umani siete troppo pudici» la critico innocentemente prendendole le mani. Che poi, in realtà, non sono nemmeno sicura si possa chiamare critica se Amy non rientra nella categoria "umana". Mi toccherà morire col dubbio.
«Sai Amy, dovresti lasciare andare questo tuo blocco mentale, sei troppo chiusa in te stessa e non riesci a goderti appieno le gioie della vita. Sentiti libera di esprimerti come preferisci; vuoi correre in mutande per il giardino? Fallo. Vuoi cantare saltando sul letto? Nessuno te lo vieta. Vuoi proporre ad un'amica di fare il bagno assieme a te? Non vergognartene» suggerisco dolcemente mentre la aiuto a raggiungermi nell'acqua. «Zahira! È gelida, vuoi farmi andare in ipotermia?» inizia a tremare e la sua pelle inizia ad incresparsi, povera piccola, non ci avevo proprio pensato. Chi non è come me non sopporta facilmente certe temperature. «Vieni qui, stando vicine ci scalderemo più facilmente» la invito ad appoggiarsi contro di me mentre le cingo le spalle con un braccio per tenerla al caldo col mio corpo.
L'acqua è ovunque intorno a me. Mi circonda e abbraccia facendomi sentire, non per la prima volta ma quasi, davvero a casa. Muovo istintivamente le braccia e la coda nel tentativo di stabilizzarmi. Guardo verso il basso e mi accarezzo le branchie sporgenti, sono davvero immersa nelle profondità marine. «Zahira, cosa sta succedendo?» la voce che so essere di Amy mi raggiunge come se si trovasse a chilometri di distanza da me; ma certo, i suoni non attraversano l'acqua come fanno con l'aria, il liquido porta con sé sempre una sorta di strana eco che "scherma" le voci! Un momento, come fa la mia amica a parlare sott'acqua? Dovrebbe essere già annegata, no? Certo, non è un augurio ma è alquanto raro che una creatura non acquatica riesca a sopravvivere, ed addirittura chiacchierare, in questo posto. Non è assolutamente normale! «Perché mi hai portata qui?» mi chiede la rossa, forse leggermente preoccupata dalla situazione. Non le rispondo, nuoto in circolo per guardarmi attorno e studiare questa meraviglia che, per qualche motivo bizzarro, mi riempie il cuore di gioia. Costruzioni del tutto dissimili da quelle viste sulla terraferma si ergono maestose salendo per metri e metri dal fondale. Questa città è immensa!
Scatto veloce verso il basso con un colpo di coda, risalgo come un proiettile e poi mi avvito varie volte su me stessa, ammirando quanto più possibile prima di tornare da dove sono venuta. «Conosci questo posto?» una sorta di bolla aderisce al corpo della mia amica come una seconda pelle. È logico, altrimenti come potrebbe respirare? Sembra sia riuscita a portare qui un po' d'aria dal mondo di sopra, è incredibile questa ragazza. «No, non l'ho mai visto prima d'ora» ammetto sincera senza smettere di guardarmi intorno, sono completamente rapita dal luogo, è più forte di me. «Mi parevi estremamente a tuo agio, però» sembra disturbata da qualcosa, forse si sente oppressa. «È il mio elemento naturale, ricordi? È un po' come quando tu ti ricopri di fuoco e sei assolutamente rilassata» le spiego afferrandole la mano e trascinandola con me fino ad un palazzo estremamente imponente proprio al centro della cittadina.
Sembra un'abitazione come molte altre viste in superficie, con una cucina e due bagni, una camera da letto padronale, una per gli ospiti ed un salotto da cui provengono voci sconosciute. Ci nascondiamo dietro ad un muro per osservare le persone che parlano e cercare di carpire qualche informazione sul discorso. «Ti dico che non è così! Abbiamo bisogno del contributo di tutti, anche del tuo» esclama una donna che non riesco a vedere bene ma che sembra non possedere una coda «Ed io ti ho già detto come la penso. Quella non è la mia guerra, qui sotto nessuno ci attacca, siamo al sicuro. Perché mai dovrei mettere a repentaglio la vita dei miei?» ribatte dura una donna che, anche se vista di schiena, ha un non so che di familiare ed appartiene sicuramente alla mia specie. «Non vuoi proprio capire, allora. Qui non si tratta dei tuoi e dei miei, è qualcosa più grande di entrambe noi» grida scocciata la donna venendo nella direzione in cui ci troviamo Amy ed io. «Mamma! Che ci fai qui?» la mia amica mi lascia la mano per nuotare verso la donna che, però, non sembra essere in grado di vederla. «Mamma aspetta, ho bisogno di parlarti» mormora triste quando si vede ignorata. «Morrigan!» la chiama la sirena «Come osi venire nel mio mondo a chiedermi una cosa del genere, sai benissimo che non posso lasciare tutto e vinire con te, sentirebbero la mia mancanza» cerca di giustificarsi muovendo la coda avanti ed indietro per raggiungere quella donna così incredibilmente somigliante ad Amy. «Come tua figlia? Lei non l'hai lasciata per venire qui? Lei non sente la tua mancanza?» la accusa «È diverso, io l'ho fatto per il suo bene. È stato meglio così» ammette a testa bassa la sirena «Tu l'hai fatto perché sei un'egoista! Se l'avessi fatto per il suo bene non l'avresti abbandonata nelle mani di un alcolizzato violento, l'avresti portata qui con te anziché fingerti morta, l'avresti protetta. Perciò non venirmi ora a fare la predica. Sai benissimo come gli uomini trattano quelle della tua specie» le inveisce contro mostrando parte del potere che risiede in lei «Sì, esattamente come so che nemmeno quelle come te se la sono passata troppo bene ma che siete estremamente forti. Zahira non sarebbe sopravvissuta qui e questo lo sai anche tu!» no, un attimo, ma allora... mia madre non è morta. Questa nuova consapevolezza mi stringe il cuore come se me lo stessero strizzando nel petto. Io non sono orfana di madre, lei ha semplicemente scelto di disfarsi di me.

Vengo risputata fuori da quel... come definirlo? Sogno? Amy è ancora appoggiata a me e mi graffia il costato fino a farmi sanguinare, agito istintivamente la coda nel tentativo di allontanare lei e la pessima sensazione che quella specie di ricordo si è lasciato dietro. Come se non bastasse la delusione ora mi tocca sopportare il dolore causato dalle ferite inflittemi dalla rossa, che per fortuna a breve inizieranno a rimarginarsi grazie al potere dell'acqua, e la vergogna di una madre che del proprio nome non ha niente se non il suddetto. Lei che è solo un'altra sconosciuta che ha deciso per entrambe.
   
 
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