Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Luana89    11/12/2019    0 recensioni
«Shùra se ti butti lì dentro e stai almeno un minuto ti darò diecimila dollari, parola di Misha» non piansi sentendo nuovamente quelle parole a distanza di anni, mi feci semplicemente forza sorridendo.
«La tua parola non vale un cazzo, ma voglio fidarmi. Accetto». Scoppiammo a ridere entrambi guardandoci per un lungo istante, fu Misha a riprendere ancora una volta il discorso.
«Quindi adesso temi che la tua anima possa congelarsi?» sorrisi sghembo scrollando le spalle.
«Sono ancora alla ricerca della mia anima, la troverò al quinto soviet probabilmente, mi aspetta rinchiusa in quello specchio da vent’anni ormai. Ah, prima che dimentichi ..sei carino quando sorridi, fallo più spesso». Mi spinse contrariato e imbarazzato.
«Shùra, cosa mi porterai dal tuo viaggio? Mi aspetto almeno un cazzo di regalo». Mi fissò seriamente.
«Non saprei, cosa vorresti?». Scrollai le spalle, nei nostri conti vi erano adesso trenta milioni di dollari, non c’era nulla che non potessi donargli.
«Portami l’orizzonte»
Quando tutto sembrava essersi concluso ecco che le carte tornano a mescolarsi. Shùra e Misha dissero addio alla bratva, ma la bratva aveva davvero detto loro addio?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 
La luce artificiale di una lampada ferì i miei occhi, mi mossi appena sentendo una fitta di dolore alla schiena rendendomi conto in quel momento d’avere i polsi legati da una corda spessa, ogni minimo movimento sembrava lacerare la mia carne. Mi guardai attorno freneticamente, non era il momento di perdere la calma quello, dovevo riflettere attentamente e trovare il modo di uscirne da sola.
«Pensavo non ti saresti svegliata più, Naden’ka.» quella voce. L’avrei riconosciuta tra mille, baritonale e profonda, la voce di Dimitri Cernenko in persona. Sentii la paura diramarsi in ogni fibra del mio essere, perché tra tutti lui? Avevo il terrore di ciò che avrebbe potuto farmi quella bestia, e lui la percepì a giudicare dal sorriso divertito che mi riservò.
«Vorrei capire perché sono qui.» Giocare d’astuzia era l’unica soluzione, più credibile ero e meno malconcia ne sarei uscita. Mi si accucciò vicino, il suo fiato mi fece rabbrividire costringendomi a scostarmi nauseata ma la presa ferrea sui miei capelli mi strappò un urlo.
«Hai sul serio pensato di poter fottere la famiglia? Hai sul serio dato fiducia a Shura?» Digrignai i denti mentre mille aghi sembravano conficcarsi nel mio cranio, quando mollò la presa sentii per un secondo qualcosa di simile al sollievo.
«Ti stai sbagliando, li ho solo aiutati a fuggire e null’altro.. non li vedo da quel giorno sulla nave mercantile..» lo schiaffo che mi colpì ebbe il potere di zittirmi e mozzarmi il respiro.
«Non mentirmi Nadja, lo sai quanto odio le menzogne.» Ancora uno schiaffo più forte del primo, le mie guance si colorarono di un rosso vermiglio.
«Non ti stanchi mai d’essere il leccapiedi di Sergej? Ha cambiato la targhetta al tuo guinzaglio?» Sentii la sua risata poco prima che mi trascinasse a qualche metro di distanza, la caviglia mi faceva male ma sembrava nulla se paragonata a quella stretta sui miei capelli. Quando vidi la vasca piena d’acqua provai ad opporre resistenza ma fu tutto inutile, affondò il mio viso bloccandomi il respiro e io vidi tutto nero. L’aria non fluiva più nei miei polmoni, sentivo le mani agitarsi e provai a riemergere ma fu solo quando la stretta s’allentò che ci riuscii. Respirai affannosamente stringendo i bordi della vasca.
«Vediamo se così riusciamo a curare la tua bocca bugiarda. Voglio che tu mi dica qualcosa, se lo farai penserò attentamente a non farti troppo male Naden’ka.»
«Non so nulla—» anche in questo caso non ebbi l’agio di finire, ancora una volta il mio viso finì dentro quella vasca, e mi resi conto con sommo disgusto di quanto fosse sozza e lurida quell’acqua. Quando riemersi  provai a contrastare la nausea.
«Voglio una conferma da te, Irina.. è lei che possiede parte dei nostri soldi vero?» Mi bloccai per qualche istante, come diamine faceva a saperlo.
«Non lo so, non sento Misha da anni come devo dirtelo?» Urlai di disperazione e i ceffoni ricominciarono ancora più forti di prima. Quando finì non sentivo più il mio viso, ma solo del formicolio doloroso. Lo guardai accarezzarsi i palmi delle mani, come se dolessero anche a lui. Figlio di puttana. Sputai del sangue misto a saliva.
«Tra qualche istante entrerà Yuri, puoi decidere se farti uccidere da lui o collaborare con me. Vedi, la vita è fatta di scelte dolcezza, devi essere furba per sopravvivere a una vita simile, non lo sai?» Cosa mi stava chiedendo esattamente? Provai a sollevarmi scuotendo il capo, mi sentivo confusa come se miliardi di campanelli suonassero dentro le mie orecchie. «Dimmi come sono stati spartiti i soldi e uscirai da qui con le tue gambe, e un nuovo alleato.. me.» Mi trovavo a un bivio, dovevo afferrare quella mano? Se fossi divenuta sua complice avrei potuto scoprire i suoi piani, avvisare Shura e Misha.. se aveva trovato me così facilmente cosa gli impediva di fare lo stesso col resto?
«Dieci milioni sono andati a Nastia, la segret-» tossii sputando ancora sangue avevo la lingua ferita, il mio respiro adesso pesante. «I sessanta milioni sono stati divisi equamente tra i due, ma Misha ha aiutato anche la sorella.» Chiusi gli occhi facendomi forza, continuavo a ripetermi che era la cosa giusta da fare, da morta non sarei stata utile a nessuno, e adesso avevo qualcosa di importante da proteggere.
«Vedi? Era così facile. Portatela via, ha bisogno di darsi una ripulita.» Mi lasciai andare a mani sconosciute facendomi trascinare fuori da quel tugurio, non avevo la forza fisica e neppure emotiva per fare altro. Sentivo come se il mio mondo fosse appena crollato a pezzi, uguale alla morte di mio padre. Ieri avevo visto la sua bara scendere, oggi sarebbe toccata alla nostra?

 
 

Dimitri POV

 
«Sei impazzito del tutto?» Reclinai il giornale fissando Yuri con espressione placida, scrollando poi le spalle.
«Non credo, quando impazzirò del tutto te ne accorgerai suppongo.» O magari era già successo e nessuno l’aveva notato?
 «Pensi sul serio Nadja sia disposta ad allearsi con te? Alla prima occasione ti ficcherà il bisturi su per il culo.» Mi alzai versandomi da bere, l’alcool scese giù infiammando la mia gola e il mio petto. Mi leccai le labbra sorridendo.
«Il punto è proprio questo, chi colpirà prima chi? Con Nadja e Irina nelle mie mani è solo questione di tempo prima che anche gli altri escano allo scoperto.» Avevo dato un ultimatum a Misha, la sua vita in cambio delle due donne ed ero assolutamente certo che avrebbe accettato. Quando la testa di Misha sarebbe caduta, non avrei avuto alcun bisogno di trovare Aleksandr perché lui stesso sarebbe venuto da me. Quando la metà del suo cuore sarebbe esplosa dolorosamente, l’avrei visto di fronte a me nella sua ultima battaglia suicida. Era lui a farmi saltare i nervi più degli altri, si nascondeva bene e non riuscivo a trovarlo; ero certo avesse cambiato nome e cognome, cancellato completamente la sua esistenza avvisato da quel coglione di Mikhail.
«Anastasia si trovava a Tenerife fino a due giorni fa, ma è sparita senza lasciare traccia.» Inarcai un sopracciglio ingollando un’altra dose di liquore, quindi erano già arrivati a lei? Poco male, un piccolo vantaggio dovevo pur darglielo, no?
«Continua a tenere d’occhio Dasha, sono sicuro abbia qualcosa in mente.» Ed ero anche sicuro che qualsiasi cosa fosse non mi sarebbe piaciuta per niente.
 
*
 
Indah mi venne incontro con quel suo incedere sinuoso, ero da sempre convinto che le balinesi possedessero una bellezza diversa e lei confermava solo le mie teorie. Era finita nel giro della prostituzione dopo un viaggio di piacere negli Stati Uniti, l’uso costante di droga l’aveva messa nella triste posizione di dover vendere il suo corpo. L’avevo trovata così in mezzo alla strada, percependo subito quanto speciale fosse quel fiore piantato per caso sull’asfalto sporco e rovente della metropoli. Si era ormai ripulita dalle droghe, ma uscire dal giro quello era praticamente impossibile. Servizievole e placida, a volte sembrava le piacesse quella vita da puttana di lusso che conduceva, ma il solo guardare in quegli occhi color miele ti faceva sorgere parecchi dubbi.
«Sei venuto per me?» Mi gettò le braccia al collo con un sorriso, la ripagai con un’occhiata apatica scrollandomela di dosso.
«Dov’è Regina?»
«Non c’è, a quanto pare aveva delle commissioni da sbrigare e mi ha lasciato qui a sovrintendere tutto.» Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere la mia Maitresse preferita tra tutte, ma non ero comunque lì per lei.
«Non voglio essere disturbato per nessun motivo al mondo.» Mi diressi al piano di sopra percependo quegli occhi a mandorla scavarmi un buco sulla schiena. Ad occhi inesperti sarebbe sembrata semplice gelosia, ma io sapevo che così non era. Le puttane erano più solidali di quanto si potesse mai pensare.
La stanza di Irina era illuminata a giorno, come se temesse di rimanere al buio in quel luogo; osservai il suo corpo steso nel grande letto, a ridosso dell’angolo, dormiente. Mi sedetti sulla poltrona restando a fissarla attentamente, lei era sicuramente la chiave di tutto. Teneva sottoscacco Misha e avrebbe tenuto sottoscacco anche Shura dopo la dipartita del fratello, ero sicuro che in mezzo a quel caos il sicario avrebbe cercato di salvare l’unico legame che gli rimaneva con l’amico di una vita. I miei taciti pensieri sembrarono arrivare fino a lei, si mosse aprendo gli occhi assonnati, quei fottuti occhi azzurri così penetranti che quando mi videro cambiarono quasi sfumatura divenendo ancora più glaciali per la paura. Si ritrasse di scatto mettendosi a sedere.
«Ti trattano bene, principessa?» Mi curvai verso di lei con espressione divertita, per un secondo ebbi quasi l’impressione che fosse felice di vedermi. Nella disperazione probabilmente trovava conforto nel riconoscere un viso. Il peggiore però.
«Dov’è Misha?» Bella domanda, avrei voluto una risposta per lei. Sinceramente.
«Sono reduce da un incontro molto interessante, sai? Qualcuno che ti manda i suoi saluti..» la vidi farsi attenta, poggiare i piedi nudi sul pavimento e fissarmi. «Nadja, è qualcosa come.. tua cognata?»
«Cosa le hai fatto..» la sua voce tremò di lacrime mai del tutto ingoiate, mandai giù il bolo di saliva raddrizzando la schiena.
«Nulla, a differenza tua lei è stata collaborativa. Mi ha detto parecchie cose interessanti..» bugie e verità, mischiarle era da sempre un dono che mi portavo dietro. «Dieci milioni a Nastia, e metà dei soldi di Misha.. a te.» Percepii l’esatto momento in cui il suo cuore si spezzò, forse per quello che reputava un tradimento.
«Sono i soldi che vuoi quindi?» La fissai incuriosito, sembrava pronta a estrarli da un cappello magico.
«E se ti dicessi che voglio te?» Avvampò all’istante, se di rabbia o imbarazzo non avrei saputo dirlo.
«Ti direi che dovresti accontentarti dei soldi, sono l’unica cosa che avrai da me.» Sputò quelle parole con il tipico orgoglio dei Volkov, quante volte l’avevo visto in suo fratello? Si alzò come una furia mettendo una distanza di sicurezza tra me e lei. «Sono bloccati in un conto estero, una parte invece risiedono nell’albergo che possiedo a NYC.. vale circa nove milioni di dollari.»
«E il resto?» Mi alzai lentamente avvicinandomi a lei, non si scostò sollevando il mento.
«Misha ha dilapidato tutto giocando..» non mentiva, quel figlio di puttana inutile aveva sperperato quindici milioni di dollari in puttane e casinò. Dio, l’avrei ucciso con le mie fottutissime mani.
«Vestiti, ti porto a cena fuori.» Le indicai l’armadio di fronte tornando a sedermi sulla poltrona, restò immobile come se non avesse afferrato bene e quando capì che non sarei uscito da lì sembrò perdere colore sul viso. Trattenni una risatina mettendomi comodo mentre l’osservavo denudarsi, aveva la pelle diafana, quasi di porcellana, le curve dolci e non eccessivamente pronunciate. «O potremmo rimanere qui in camera.»
«Cosa..?» Mi fissò terrorizzata, mi resi conto d’aver parlato ad alta voce e sorrisi irriverente scrollando le spalle, poteva biasimarmi?
«Hai due minuti per vestirti, prima che cambi idea..» quella minaccia sembrò metterle l’argento vivo addosso mentre afferrava il primo abito dall’armadio indossandolo alla velocità della luce. Mi beai del poco che ebbi modo di vedere prima di afferrarle il polso e trascinarla fuori da lì.

 
 

Nadja POV

 
Il labbro gonfio e spaccato doleva da morire, lo accarezzai con dita tremanti cercando di ricacciare indietro il groppo in gola. Da quando ero diventata così debole? La risposta mi arrivò come uno schiaffo violento sul viso, ben peggiore di quelli ricevuti da Dimitri. Adesso ero nelle sue mani, e lui nelle mie, sapevo bene non si fidasse di questa alleanza e neppure volevo lo facesse. Il solo pensare di lavorare per lui mi dava la nausea, soffocai un rigurgito con le dita strette a pugno sulla bocca, i lividi sul mio viso mi rendevano quasi irriconoscibile e la mano andò senza volerlo sul ventre appena gonfio. Non ero riuscita neppure a dirgli che presto sarebbe diventato padre. Mi accasciai sul letto in posizione fetale, dovevo proteggere quella creatura a costo della mia stessa vita.
 
 

Irina POV
 

Il club brillava di sfarzo e puzzava di corruzione, avevo orecchie attente a captare ogni cosa. Da quando eravamo lì pochi erano i visi che non avevo riconosciuto, politici, lobbisti, gente che contava; capii che Dimitri aveva le mani in pasta su tante cose, il suo potere non era da sottovalutare. Se ai tempi Shura possedeva l’indiscussa fiducia di Sergej, Dimitri deteneva qualcosa di ben più importante: l’eredità. In quei giorni da puttana reclusa avevo ascoltato Regina e Indah (soprattutto lei), scoprendo così che Felix Cernenko altri non era che il socio ormai morto del Vor e come tale il figlio avrebbe dovuto spartire ogni cosa con un tale Nikolai, non avevo ancora avuto il dispiacere di conoscerlo però. Quel posto non era altro che una semplice copertura per i loro traffici, sembrava qualcosa simile a un ritrovo un luogo dove incontrarsi e decidere il bello e il cattivo tempo di noi comuni mortali. Fissai Dimitri sorseggiare dello champagne, il mio sostava ancora intatto tra le mie mani, guardai il movimento della sua gola ogni volta che il liquido vi scendeva e rabbrividii. Non capivo perché mi sentissi così attratta da quel mostro, forse gli schiaffi ricevuti avevano leso parte del mio cervello? Eppure nonostante tutto ero intenzionata a non dimenticare cosa volesse fare delle nostre vite, avevo un debito immenso nei confronti di Shura e l’avrei ripagato in un modo o nell’altro, qualsiasi fosse il prezzo da pagare. Bevvi avidamente e i nostri occhi si incrociarono legandosi indissolubilmente.
«Ti piace questo posto?» Uscimmo sul terrazzo, la brezza fresca agitò i miei capelli.
«Perché mi hai portato qui?»
«Un po’ d’aria fresca ho pensato ti avrebbe fatto bene.» Recitare la parte del magnanimo sembrava decisamente nelle sue corde. I suoi occhi sembravano spogliarmi d’ogni veste, compresa la mia misera pelle rimescolandomi da dentro, strinsi lo stelo del bicchiere con forza.
«Non avrai ciò che vuoi.» Con mia sorpresa ascoltai il rumore della sua risata che si perse nell’aria.
«E cos’è che voglio secondo te?» Per un attimo mi sentii insicura, cos’è che voleva effettivamente? Il velo sui miei occhi sembrò calare per un attimo.
«Me, non l’hai forse detto tu?» Sembrò soddisfatto della risposta mentre azzerava le distanze tra noi accarezzandomi la guancia fredda con le dita bollenti, ero sicura m’avesse marchiato a fuoco proprio in quel momento. Percepii l’esatto momento in cui il suo desiderio s’infiammò e le mie resistenze si distrussero annullando le distanze tra le nostre labbra. Non aveva un modo comune di baciare, era come se si nutrisse letteralmente della mia vita, rendendo le mie gambe cedevoli e costringendomi ad aggrapparmi a lui. Persa in quella spirale di follia aprii gli occhi un secondo: ripagherò il mio debito Shura, te lo prometto.
 
Mi augurai mi sentisse ovunque fosse.
 
 

Aleksandr POV

 
In un’altra circostanza avrei accolto Anastasia con più gioia di quella dimostrata al nostro incontro al porto, l’abbracciai dandole una pacca sulla schiena e lo stesso fece Sophia accanto a me. A quanto pare avevano cercato pure lei, e questo faceva suonare dentro la mia testa non uno ma ben mille campanelli d’allarme, il fatto che Nadja fosse sparita dal Texas era un presagio funesto sotto ogni punto di vista. Ero sicuro che fosse stata presa anche lei, dovevo averne solo la certezza, capire in che modo Dimitri avesse posizionato le pedine nella scacchiera e muovermi di conseguenza. Per farlo avevo bisogno della donna accanto a me, le presi le valigie ma il cellulare mi distrasse. Fissai lo schermo senza riconoscere il numero.
 
— Aleksandr Belov.
— Aleksandr Belov è morto anni fa.
— Beh, ti conviene riesumarlo dalla tomba se vuoi avere qualche speranza, ma soprattutto un’alleata.
— Chi è che lo cerca?
— Daria Iglenko, o dovrei dire Dasha?
 

 

Dimitri POV

 
Mia madre si chiamava Anna.
Era bionda, bella, con una dolcezza atipica per una donna russa. Amava me e amava mio padre, mia madre amava un po' tutti gli uomini a dirla tutta; non riusciva a farne a meno, adorava essere desiderata e cercata, le sue cosce si aprirono spesso e volentieri a piaceri proibiti, a piaceri che non venivano donati da mio padre. Eppure era una brava madre, mi faceva i Pirozhki per chiedere scusa se pensava di aver fatto arrabbiare ''l'amore della sua vita'', il suo ''biondino'', mi chiamava così. Mi offriva la vodka e la bevevamo insieme nelle notti d'estate, tra canti e risate. Alle volte mi guardava attentamente e diceva: I tuoi occhi non sono simili a me, non sono simili a quelli di Felix.. alle volte penso tu sia nato per scelta tua. Era divertente ascoltarla.
Morì di AIDS, mio padre le strinse la mano fino all'ultimo istante, le sue avventure e quelle della donna furono cancellate come d'incanto di fronte alla morte.
Mio padre come ho già detto si chiamava Felix.
Biondo, prestante, credo di aver preso da lui la stazza che mi ritrovo. Non era il tipo da effusioni, e neppure io, non portava armi in casa, non portava droga, niente di niente. Era un uomo tutto d'un pezzo, ma troppo attento alla riservatezza e all'onore, lui era più il tipo che rinunciava al potere pubblico in favore di qualcosa di più nascosto. Insieme a Sergej fondò la bratva, la persero e la ripresero con gli interessi anni dopo. Chiunque scopra ciò che faccio pensa sia colpa sua se oggi sono così, pensano io sia stato ''deviato'' da questa vita oscena. Mio padre si aspettava la mia entrata nella fratellanza dopo i diciotto anni, il mio spirito mi ci portò a 14 appena compiuti. C'è qualcosa che ho capito da molto tempo: quando mia madre esalò l'ultimo respiro, quando lo fece anche mio padre in quell'agguato, allora mi fu chiaro. Non c'era colpa, l'utero di mia madre era stato fecondato dal seme di mio padre dando vita a qualcosa di concreto che aveva vita propria.
Sono nato così. Questo sono io.

 
L'aria era satura, ad ogni respiro zaffate di sangue, fluidi corporei e morte entravano dentro le mie narici. Mossi lentamente qualche passo piazzandomi a pochi metri dall’uomo incatenato. Misha respirava rumorosamente, in ginocchio e con i polsi legati sopra la testa, sembrava il ritratto della remissione più totale ma sapevo bene che non era reale ciò che l'occhio comune poteva vedere. Il piede scattò senza preavviso dritto contro la faccia del mio ormai ex compagno che sputò sangue e quello che mi parse un pezzo di dente; i nostri sguardi si incrociarono per qualche secondo, rividi come in un distinto attimo frammezato quelli della sorella ma questo per sua sfortuna non sarebbe bastato a fermarmi. Ormai era mio.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Luana89