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Autore: ___Page    20/12/2019    3 recensioni
"Fosse stato per lui, avrebbe pulito tutto, smontato l’albero e archiviato la questione addobbi per il resto della propria esistenza.
Fosse stato per lui.
Ma non era per lui. Era per lei.
Era tutto per lei."
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*Questa fanfiction partecipa alla Xmas Countdown Challenge 2019 organizzata dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images*
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Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno: 20 dicembre
Tema: A Natale siamo tutti più buoni
Prompt
”Ho sempre odiato il Natale" (Bonus: "ma da oggi è la mia festa preferita") ---> Prompt riadattato. 

 



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Si fermò di fronte al 37 di via Flevance, il fiato grosso e l’orlo dei jeans zuppo. Non aveva una meta precisa e da casa si era allontanato già abbastanza, soprattutto considerato che ci doveva tornare e presto.
Non sapeva dare un nome a quello che si era impossessato di lui ma dire che non sapeva cosa gli fosse preso, sarebbe stata una mastodontica bugia.
E non andava bene.
                             
Non andava bene per niente.
Fermo nell’ingresso di casa sua, ascoltava le voci provenienti dalla cucina, le risate e non andava bene per niente. Quello che provava nel sentirle non andava bene per niente.
All’inizio si era solo sorpreso, perché sì, si era dimenticato quel piccolo dettaglio che era la Vigilia, visto che in reparto con i marmocchi avevano festeggiato due giorni prima. Nel ricordarselo, che giorno era, non era più così strano che suo padre e sua sorella fossero lì, così come non era strano che ci fosse Koala. Glielo aveva chiesto lui, se poteva stare con Laine, erano tre anni che quel turno gli veniva risparmiato ma non era più l’unico con una bambina a casa. Al contempo era tradizione che Cora e Lamy trascorressero la serata con loro e non dovevano essere arrivati da tanto, trovando qualcuno ad aprire loro la porta.
No, non c’era niente di strano e inspiegabile, ma una volta incasellati tutti i pezzi, l’effetto che gli fece quell’inattesa riunione non fu per niente piacevole. Law l’avrebbe definita più una tranvata tra capo e collo.
«Nonno, non ti avvicinare ai fornelli»
«Ma sono curioso di vedere cosa state preparando di buono»
«È una ricetta di Kay. Con il riso e niente pane, così piace anche a papà!»
«Kay posso aiutarti?»
«Oh Lamy grazie, mi passi quel piatto?»
«Zia Lamy ma tu e zio Pen perché non state insieme?» 
«Cosa?!»
«Ehi, pulce, e questi cosa sono?!»
«Biscotti che abbiamo fatto con David. Hanno il cuore bianco»
Qualcosa scattò dentro di lui e nelle sue gambe che lo portarono quasi autonomamente di nuovo fuori di casa. Forse non avrebbe dovuto sbattere la porta ma che differenza avrebbe fatto? Sapevano tutti che quando aveva un momento no andava lasciato da solo.
 
Da solo in mezzo alla neve, con solo la luce di un lampione e un abbaiare lontano a fargli compagnia, senza riuscire a bloccare il flusso dei propri pensieri.
Non andava bene per niente. Si era illuso e cullato per giorni in qualcosa che non poteva incastrarsi con la sua realtà e se ne era appena reso conto.
E dire che sarebbe bastato pensarci meglio, rifletterci un po’ di più, attenersi al piano. Aveva delle responsabilità e non poteva, Law non poteva lasciarsi sopraffare da niente e da nessuno. Doveva scegliere con più cura e attenzione chi fare entrare nella loro vita e con che ruolo, soprattutto.
«Law»
Ma lei, lei era una dannatissima incognita, era una mina vagante fuori dal suo controllo e Law non poteva permetterlo, non poteva permettere che il suo cuore facesse le capriole solo a sentire la sua voce, a rendersi conto che lo aveva seguito e che era proprio lì, dietro di lui.
«Koala mi dispiace» tenne gli occhi puntati nella penombra, grigi come il cielo di quel pomeriggio che non smetteva di regalare fiocchi di neve, così morbidi e silenziosi da riuscire a coprire anche il male che provava, almeno al resto del mondo. Occhi grigi che si girarono a guardarla solo quando Law fu certo che non lasciassero trasparire nulla di quello che sentiva davvero, vuoti e atoni, come la sua voce. «Non possiamo continuare, non funzionerebbe»
La superò senza un’altra parola, ora pronto a tornare a casa. Non c’era altro da dire. Lei lo avrebbe odiato, Sabo avrebbe disapprovato, i ragazzi si sarebbero lamentati chiedendo perché, Ikkaku si sarebbe limitata a fare una smorfia e Ishley gli avrebbe attaccato una pezza infinita a suon di ironiche battutine. Ma la sua unica preoccupazione, francamente, era come l’avrebbe presa Laine.
Non bene, questo era certo, ma era meglio ora che poi, ora che poteva restare solo un bel ricordo di un Natale un po’ diverso dagli altri. Senza soffrire, senza lacrime e dolore.
«No»
Lo scarponcino inchiodò nel morbido e candido suolo. Una sola sillaba non sarebbe mai riuscita a fermarlo se non fosse stata pronunciata con tutta quella determinazione e al tempo stesso con tutta quella dolcezza.
«Non ti lascio andare via così»
«Non è una decisione che puoi prendere tu»
«Sì, se decido di lottare per quello che è mio»
«Sei fuori strada, Koala, non c’è niente di tuo per cui lottare, mi dispiace»
«Bugiardo»
Law sgranò gli occhi, il fiato sospeso. Okay, d’accordo. Se era quello che voleva, che la ferisse perché ci desse un taglio non vedeva l’ora di accontentarla.  
«Cerchiamo di chiarirti un punto…» si voltò di nuovo a fronteggiarla, gli occhi vitrei di rabbia e forse, solo un po’, anche di paura. «…sì, sei stata molto gentile ad aiutarmi con i regali e te ne sono grato e non posso certo affermare che sia stato brutto fare sesso con te ma non ci sono significati nascosti. Forse ti sei illusa perché piaci a Laine ma a Laine piace un sacco di gente e non vuol dire che io e te siamo qualcosa, né che io desideri qualcuno che mi accoglie a casa la sera e si preoccupa di cercare un menù a me gradito, solo perché è la Vigilia di Natale, come se un numero sul calendario non rendesse questo giorno schifosamente uguale a tutti gli altri. Non voglio qualcuno che si prenda cura di me, io me la cavo benissimo da solo e così voglio continuare a fare, d’accordo?» sibilò, ogni parola che lasciava le sue labbra veleno che gli bruciava la lingua e il cuore. E dire che avrebbe dovuto fare male a lei, mandarla via e invece Koala non sembrava dell’idea di nemmeno distogliere lo sguardo e con quello sguardo, che si ostinava a non distogliere, sembrava quasi a Law che lo stesse abbracciando e un brivido, che non c’entrava niente con il freddo, lo scosse. 
«Non è colpa tua»
Si accigliò, senza abbandonare l’espressione furente. «Cosa?»
«Non è colpa tua» Koala prese un profondo respiro. «Non è colpa tua se la mamma di Laine non è con voi»
Per un attimo a Law sembrò di essere stato svuotato di qualsiasi cosa. Ossigeno, autocontrollo, sentimenti positivi che aveva mai provato per quella ragazza. Si lanciò in avanti, le braccia tese a prenderla per le spalle, a stringere più forte che poteva. Che sentisse, che sentisse quanto male poteva farle.
«Tu non sai neppure di cosa stai parlando»
«Io so che non sei affatto solo ma sembra che tu voglia sentirtici. Come se dovessi punirti per qualcosa, ripagare un debito ma non è colpa tua. Qualunque cosa sia successa, sono sicura che non potevi farci niente, perché se avessi potuto so che lo avresti fatto»
La presa di Law sulle sue spalle aumentò quando lei gli sorrise appena, con fiducia. «Vuoi saperlo cos’è successo, mh?! Vuoi la verità? Ti accontento subito. La verità è che io non so nemmeno chi sia sua madre, quale delle tante con cui sono andato a letto e quella volta, a quanto pare, non ho messo il fottuto preservativo. Me l’ha parcheggiata fuori dalla porta la Vigilia di Natale, con un biglietto con scritto il suo nome e il suo stato di salute, senza farsi vedere né presentarsi, né uno straccio di messaggio per me e io non mi sono mai neppure preoccupato di cercarla. Quando guardo Laine, non vedo somiglianze con nessuno che io ricordi, né fisiche o altro. Io non saprei neppure dirle chi sia, sua madre!»
«È lei che non l’ha voluta»
«È con me perché io non ho comunque avuto scelta»
«Certo che avevi una scelta e l’hai presa. E so che non te ne sei mai pentito, te lo si legge in faccia. Ogni volta che la guardi, che le parli, che lei ti parla. Ce lo hai scritto su tutto il viso quanto la ami e che è il regalo più bello che tu abbia mai ricevuto» Law la fissò un lungo istante, senza neanche vederla, ma non riusciva comunque a muoversi, per voltarle le spalle e tornare indietro come avrebbe dovuto fare. La sua voce era abbastanza per tenerlo inchiodato lì, ne voleva ancora e di più, voleva starla a sentire. «E tu lo sei per lei. Sei un padre eccezionale e lei lo sa e ti ama e ti amerà sempre. Non hai bisogno di non sbagliare mai»
I polmoni di Law ripresero a espandersi molto lentamente, il cervello a ragionare anche se faceva ancora tutto male, il petto, la testa.
«Se ti faccio restare, non le basterò più. Ma quando te ne andrai, sarò io a doverle dare una spiegazione e a guardarla soffrire»
«Io non me ne vado»
«Tu non puoi sapere cosa succederà domani. Nessuno lo sa» sembrò quasi accusarla, lapidario.
Eppure Law non aveva ancora mollato la presa e non stringeva più per fare male. Con estrema cautela, Koala sollevò la mano, fino a sfiorargli la guancia ispida di barba con due dita.
«Hai ragione. Ma non è nei miei piani andare da nessuna parte. Mi sono bastati cinque minuti per iniziare ad amare quella bambina e io credo… credo di essere sulla buona strada per iniziare ad amare anche il suo papà»
Le gambe tornarono stabili, e più Koala gli sorrideva più Law aveva l’impressione, a tratti abbastanza spaventosa in realtà, che la felicità che trapelava dal suo volto non c’entrasse niente con la convinzione di essere ricambiata, perché in effetti Koala non sapeva affatto se il suo sentimento fosse reciproco o meno. Ma il solo fatto che fosse lì, quel sentimento, che lei si fosse accorta di provarlo la rendeva felice. Come un dono offerto senza pretendere niente in cambio.
E Law non aveva idea di come avrebbe fatto a gestire una cosa così. Non credeva di esserne in grado.
«So che sono solo venti giorni e non mi aspetto niente ma voglio che tu sappia che io non…» la voce le si spense in un sospiro nel ritrovarsi avvolta nell’abbraccio più caldo, rassicurante e bisognoso che avesse mai ricevuto e dato in vita sua. Spostò le mani e si tese per accostare meglio il suo viso al suo, per non perdersi neanche un respiro.
«Io odio il Natale»
Law odiava il Natale. L’atmosfera di festa, le canzoni, le luci.
Odiava fare gli addobbi con sua figlia e con David, andarli a comprare con Eustass-ya e Rufy, odiava la pista di pattinaggio, le feste, i regali da fare, Sugar che si aggregava a forza, bere la cioccolata, giocare a palle di neve, fare l’amore davanti al camino, la cena della Vigilia.
Law odiava il Natale e come si sentiva nel periodo che lo precedeva. Perché non sapeva come gestirlo. Non sapeva come ringraziare per tutte quelle sensazioni, per non essere solo.
Per l’amore, per la ragazza che stringeva tra le braccia.
Per Laine.
«Odio il Natale perché è la mia festa preferita»
Lo era da quattro anni, da quando aveva ricevuto il regalo più bello che ancora non aveva capito come contraccambiare.
E ora se ne ritrovava un altro per le mani.
Ma forse il segreto era non gestire un bel niente. Era accettare senza sentirsi per forza in dovere di ricambiare. Fare del proprio meglio, forse, bastava.
Koala sorrise contro il suo collo, girando appena il viso. «È un valido motivo» soffiò un refolo di condensa che raggiunse le narici di Law.
«Sai di menta piperita»
«È una delle caramelle di Laine. Mi ha detto che sono solo per le persone speciali»
Law la strinse più forte e rabbrividì di nuovo, e neanche questa volta c’entrava niente con il freddo.
Era che voleva la sua bambina. Voleva andare a casa.
E voleva andarci con Kay.
  
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