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Autore: VvFreiheit    21/12/2019    2 recensioni
Serie di One-shot incentrate su Mika e Andy, piccoli scorci di vita quotidiana di un artista e del suo bel ragazzo tratte da spunti di vita reale.
Da un capitolo: È per questo che mi ami!" Esclamò allora Mika sorridente, citando le parole del biondo.
"È per questo, e mille altre ragioni, che ti amo..." Concluse congiungendo le labbra alle sue in un intenso bacio salato, mentre il cielo blu ed il mare li osservavano in silenzio.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Londra, settembre 2006

 
 
“Una bionda media anche per me, grazie” ordinò Robert, prendendo posto al bancone del The Blackfriar, nella concitazione del venerdì notte londinese, tra musica assordante e vociare sovrapposti.
 
Mika, appoggiato distrattamente al ripiano in legno con la sua bionda che gli solleticava le punte dei polpastrelli, esaminava la folla sparsa tra la penombra dei tavoli e la minuscola pista, colorata dai faretti stroboscopici.
 
Assottigliò gli occhi e si alzò appena sulle punte, notando un vuoto tra le numerose teste. “C’è un tavolo libero là” fece notare all’amico, che sorseggiando la schiuma bianca stava scrutando una figura longilinea in mezzo alla pista.
 
“Rob!” lo chiamò di nuovo, risvegliandolo con una sonora gomitata e attirando finalmente la sua attenzione.
 
L’amico si voltò con fare scocciato. “Oh! Che vuoi??” domandò voltandosi con uno sguardo decisamente truce. “C’è un tavolo vuoto là” tornò ad indicare Mika, voltando il capo verso il buco nero oltre la pista, in un silenzioso invito a spostarsi dalla loro posizione centrale, al luogo meno in vista del locale.
 
“Senti Penniman! Non sei appena tornato single tu??” chiese con un mezzo ghigno, a cui seguì un cenno appena percettibile del più giovane “Ecco, e allora ti slacci la camicia e te ne stai qui in vetrina, o ancor meglio, in pista!” lo spronò aprendogli senza troppe cerimonie due bottoncini della camicia che indossava, lanciandogli un’occhiata eloquente.
 
Mika sbuffò, per nulla dell’umore di mettersi in mostra o addirittura addentrarsi in una serata di caccia. Quello stronzo di Harry solo la settimana precedente l’aveva sbattuto fuori casa alle 5 del mattino, chiudendo la loro faziosa relazione nel modo più traumatico e meschino, dopo una sonora sbronza che aveva disconnesso gli unici due neuroni che l’affascinante londinese avesse funzionanti.
 
Benché tutti i suoi amici avessero festeggiato la fine della loro relazione a senso unico, Mika non si era ancora rialzato emotivamente. I film mentali che si era fatto in quei pochi mesi di frequentazione, bastavano almeno per un intero anno. In poche parole, non era interessato. Era uscito solo perché l’idea di passare il fine settimana fuori era più allettante che trascorrerlo con le sue sorelle.
 
“E poi sono d’accordo con gli altri che ci vediamo qui” aggiunse l’amico prendendo un generoso sorso di birra.
 
Loro sarebbero?” indagò, dondolando la gamba forse per scacciare lo stress, più verosimilmente per distrarsi dalla domanda stupida che aveva appena posto.
 
“I soliti! Mark, James, Erik, Chris” rispose Robert alzando una mano per attirare l’attenzione del gruppetto che era appena entrato “eccoli”.
 
“Weeee guarda guarda! Mika è risorto, alleluia alleluia” lo sfottò piovve su Mika nell’istante esatto in cui gli amici misero gli occhi su di lui, latitante dalle loro serate ormai da qualche settimana, trascinato da Harry nelle serate allucinogene della sua compagnia.
 
James lo salutò con una pacca sulla spalla “Tranquilli che questo tra un po’ parte per i suoi tour e non lo vediamo più lo stesso” ricordò a tutti tra il fiero e lo sconsolato.
 
“Sentite, qui non ci stiamo tutti, c’è un tavolo là in fondo, ci sposiamo?” considerò Mark, indicando con la mano oltre la pista.
 
Mika sorrise di sottecchi e annuì insieme a tutto il resto della combriccola, ridacchiando alla smorfia contrariata di Robert che si lamentò sonoramente “Siete dei nerd, cazzo!” prima di afferrare il suo bicchiere, scolarsi gli ultimi sorsi di birra e abbandonarlo sul bancone.
 
Presero posto attorno al piccolo tavolo, rubando due sedie ad altri tavoli e stringendosi per far posto a tutti.
 
“Ah beh, qui in effetti siamo più larghi!” commentò Erik spostandosi il più possibile contro il muro per far spazio alle sedie degli amici.
 
Robert sogghignò “Ecco… appunto. C’è da dire che almeno Mika è contento: siamo finalmente nel suo buco nero invisibile” lo sfotté con un’affettuosa gomitata a cui il riccio rispose con una pacca sulla nuca.
 
La cameriera mingherlina si fece strada non senza una certa fatica e raggiunse il loro tavolo, blocco e penna in mano e sorriso sulle labbra.
 
I ragazzi, accortisi del sentiero ristretto che avevano lasciato alla povera ragazza, si spostarono facendole spazio.
 
“Scusa” chiese Mika, accortosi di aver urtato con la sedia uno dei ragazzi del tavolo accanto, che in quella posizione era finito a trovarsi praticamente a fianco.
 
Il giovane alzò la mano, in un tacito “Non fa niente” e lasciò cadere la questione, mentre Mika indugiò brevemente sui suoi vicini, trovandosi a squadrarli uno per uno e appurando che, come aveva detto Robert, si erano ritrovati in un covo di nerd.
 
Nonostante il suo rifiuto spudorato della categoria, incuriosito da ciò che potessero avere da dirsi dei ragazzi come loro, spostò l’attenzione sulla conversazione a fianco, lasciando perdere per un breve istante i suoi compagni di serate.
 
Chiacchieravano di gite al lago, delle passate vacanze, chi al mare e chi in montagna, di nuovi modelli di pc usciti e di macchine fotografiche con relative lenti: tecnologia a parte, niente di troppo astruso o fuori dagli schemi, come si era invece aspettato.
 
Un paio di loro gli risultavano inspiegabilmente simpatici, mentre gli altri due li aveva catalogati come insignificanti, se non addirittura fastidiosi.
 
“Quando torni negli Stati Uniti, Mika? Ho una cosa da commissionarti”
 
Chris interruppe la sua catalogazione del gruppo di sconosciuti e lo fece tornare nello stesso universo spazio-temporale dei suoi amici.
 
“Hm?” chiese, avendo recepito solo il proprio nome.
 
Chris ripeté la domanda, a cui Mika si prese un attimo per pensare “Ehm… a gennaio sicuro, ma forse anche prima perché devo capire due cose per la promozione, cosa vuoi che ti porti?”
 
Nel frattempo al tavolo a fianco, uno dei due “insignificanti” rimasto solo con l’altro amico, mentre il resto della combriccola era in pista, iniziò a dilettarsi nello stesso passatempo che aveva occupato Mika fino ad un attimo prima.
 
Stavano parlando di promozione e la questione era di suo interesse, dal momento che stava iniziando un suo personale percorso lavorativo in cui un po’ di pubblicità era elemento fondamentale.
 
Con suo sommo dispiacere però, la questione cadde com’era iniziata, dal momento che i vicini di tavolo avevano iniziato a parlare di un nuovo modello di scarpe uscito solo negli States.
 
Tra birre, whiskey, qualche tequila, e musica sui generis, l’atmosfera iniziò a scaldarsi e tutti i ragazzi dei tavoli si ritrovarono fuori dal loro mondo oscuro, tra le luci della pista, che come in ogni rispettabile buona serata, iniziava ad essere satura.
 
Mika si lasciò andare al potere della musica, capace di stordirlo e di trasformarlo da chiuso ventenne sulle sue, a sbrigliato ballerino.
 
Ballava da solo, perso nei giochi di luce ovattati dietro le palpebre serrate, in un turbinio di odori e suoni ubriachi, incosciente e inconsapevole del mondo attorno.
 
Era sensuale e suadente nelle sue movenze disarmoniche, senza nessun desiderio di provocazione, che invece sprigionava a sua insaputa.
 
SI lasciò trascinare da una manciata di canzoni, poi riprese il controllo e si diresse a lunghe falcate verso il bancone.
 
“Una media… rossa” ordinò, cambiando il colore della birra rispetto a inizio serata.
 
“Una anche per me” udì dietro di lui, voltandosi e ritrovandosi il biondo del tavolo dei nerd che con nonchalance aveva appena occupato il vuoto accanto a lui, a ridosso del bancone.
 
“Balli bene, sai?”
 
Mika lo squadrò con piglio lievemente serio, sorpreso da quella irriverenza che in quel momento gli risultava un filo troppo ingombrante.
 
“Non direi, ma grazie” rispose, consapevole della sua scoordinatezza, cercando però di risultare almeno un minimo gentile; alla fine gli stava solo facendo un innocente complimento che in una normale serata avrebbe anche accettato di buon grado.
 
“Fidati, non hai visto ballare me!” continuò il biondo ridacchiando, ringraziando poi il barista e passando una delle due birre a Mika.
 
“Grazie… Allora siamo in due a ballare di merda!” appurò sorseggiando il più lentamente possibile la sua birra, insicuro se continuare o lasciar cadere la conversazione.
 
Andy rise genuinamente “Perfetto. Abbiamo qualcosa in comune!” proseguì osservandolo.
 
Mika sospirò e si trattenne dal portare gli occhi al cielo, quelle tecniche di abbordamento, in serate no come quella, gli davano decisamente sui nervi.
 
“Piacere, Andy”
 
Il biondo allungò la mano verso di lui, con un sorriso sincero e gli occhi fissi su di lui, come a volerlo studiare con discrezione.
 
Mika per un attimo pensò di lasciare penzolare quella mano a mezz’aria, girare i tacchi dal bancone e fare rotta verso gli amici, verso la solitudine del suo tavolo, ma il sorriso genuino e il fare gentile del ragazzo gli imposero di ricambiare la cortesia.
 
“Piacere, Mika” strinse la mano, percependola calda, accogliente, sicura e ricambiando il suo sorriso più sinceramente di quando si sarebbe aspettato di fare.
 
“Siete al tavolo accanto al nostro” disse Andy, facendogli notare consciamente di essersi accorto di lui ben prima della pista.
 
“Si” ammise Mika, implicando di aver a sua volta notato la sua presenza, a fianco degli amici nel buco nero appartato che era il fondo del pub, sbilanciandosi di nuovo più di quanto era in realtà dell’umore per fare.
 
“Il tuo amico ha per caso una sorella che si chiama Amanda?” chiese indicando Chris che ballava scatenato in pista.
 
Mika si voltò in direzione del suo indice, certo la domanda fosse solo un altro modo casuale per continuare la conversazione. Facendo mente locale si rese conto che in effetti aveva ragione.  “Sì… in effetti sì. Ha… la mia età, no un anno in più, la conosci?” indagò curioso.
 
“Sì! Gira con mia sorella. Mi sembrava un volto familiare in effetti” disse muovendo la testa a tempo di musica. “Bella questa!” accentuò il movimento, coinvolgendo anche il piede, tenendo il ritmo.
 
Mika annuì, iniziando a muovere a sua volta la mano sul bancone.
 
“Dai! Andiamo in pista!”
 
Andy si scostò dal ripiano in legno e lo invitò con un sorriso continuando a muoversi in maniera veramente più scoordinata di lui, cosa che fece ridacchiare Mika.
 
“Balli davvero peggio di me! Non stavi scherzando” lo incalzò ridendo spontaneamente, dimenticandosi per un attimo le sue pare, il suo malumore e i suoi preconcetti.
 
“E non hai ancora visto niente!” insistette Andy, avanzando sempre a ritmo verso il centro della pista, prendendolo giocosamente per mano come fosse la sua damigella.
 
Avrebbe voluto ritrarsi dalla sua stretta? Forse.
 
Lo fece? Inspiegabilmente no.
 
La sua intenzione venne fugata delle risa e dalla spensieratezza di un gesto non pretenzioso, sincero e schietto che, pur non volendo ammetterlo, non gli stava dispiacendo come credeva.
 
Non ci mise che una manciata di secondi a farsi trasportare di nuovo dalla sua fedele compagna musica. Iniziò a danzare nel suo sensuale e caratteristico stile senza cercare la provocazione, senza voler sedurre.
 
Fu proprio la sua spensierata leggerezza ad ammaliare Andy, come mai prima gli era capitato.
 
Lo osservava con interesse mentre si muoveva ad occhi chiusi, perso nel suo mondo. Non stava ballando per lui, stava danzando per sé stesso, in una vertigine di emozioni non condivise. Ma non gli diede fastidio. Non gli aveva chiesto di ballare per lui, ma con lui, ed era esattamente ciò che stava facendo.
 
Di quel ragazzo enigmatico non sapeva nulla, se non il nome che aveva ogni ragione di credere essere solo un soprannome, ma gli sembrava di conoscerlo già da una vita. Intuiva, senza nessun criterio, che la musica dovesse essere per lui più di un mezzo con cui sfogare un po’ di alcol su una pista.
 
Non glielo chiese.
 
Non lo sapeva, ma era come se lo sapesse.
 
Ballò di fronte a lui, senza mai staccargli gli occhi di dosso, mentre lui, i suoi, li aveva ben serrati.
 
Una, due, tre canzoni… poi una quarta a lui non particolarmente gradita, e la magia si spezzò.
 
Senza proferir parola, Mika tornò a dirigersi verso il bancone dove aveva abbandonato la sua birra, lanciando uno sguardo alle sue spalle, per assicurarsi inconsciamente di averlo sui suoi passi.
 
Andy sorrise fingendo indifferenza per un gesto quasi certamente involontario, che però gli aveva soffiato in viso un leggero alito di speranza.
 
“Allora? Chi balla peggio?”
 
Fu Mika a lanciare la domanda quella volta e Andy non perse occasione per sorridere e stare al gioco.
 
“Io, decisamente io, anche perché non avrai tecnica, ma ti muovi davvero bene” si lasciò andare ad un commento sincero. Che aveva da perdere, dopotutto?
 
In risposta lui abbasso il capo, nascondendo un sorriso quasi compiaciuto tra le bollicine della sua rossa.
 
Lasciò cadere il discorso e fece vagare lo sguardo in cerca dei suoi amici, tutti ancora in pista, e degli amici del giovanotto, loro seduti al loro tavolo semi nascosto in fondo al pub.
 
Per un istante che parve infinito il silenzio della musica rimbombò tra di loro, Mika assorto in sé stesso, Andy assorto in entrambi.
 
“Hey!”
 
Chris sbucò dal marasma variopinto della pista e si appoggiò al bancone, cercando con lo sguardo il barista, assetato di Cuba Libre.
 
“Hey”. Mika si risvegliò dal suo stato di trance e sorrise all’amico. “Sete eh??” scherzò.
 
“Un sacco!” rispose per poi spostare lo sguardo sul compagno di serata dell’amico: “Tu sei? Hai una faccia familiare” chiese con naturalezza.
 
Andy allungò una mano verso di lui allo stesso modo di prima e si presentò, iniziando a conversare poi delle rispettive sorelle, che condividevano la comitiva.
 
Mika giocherellava con le dita, rincorrendo le gocce di condensa lungo il bicchiere ghiacciato, ascoltando la conversazione tra il suo vecchio e il suo nuovo amico, osservando quest’ultimo di sbieco.
 
Andy era socievole decisamente più di lui anche se a vederlo lo si sarebbe scambiato per un nerd, fisicamente non era male, ma di certo non si avvicinava minimamente a Harry, alla sua bellezza sfrontata e hollywoodiana, con quel ciuffo biondo da capogiro e lo sguardo più sensuale che avesse mai incrociato.
 
Chiuse gli occhi un secondo, imponendosi di cancellare quei lineamenti perfetti dalla testa. Con Harry aveva chiuso e se il suo masochismo non avesse prevalso, sarebbe riuscito a non cercarlo mai più.
 
Fece vagare l’attenzione qua e là e finì per fissare l’orologio appeso al muro. Doveva essere l’una, o forse erano le due?
 
Percepì dei passi farsi avanti e si voltò, trovandosi faccia a faccia con i compagni di tavolo del suo nuovo amico. “Andy, noi andiamo” lo avvisarono già pronti nelle rispettive ghiacce di pelle o jeans.
 
“Hm… io prendo quello dopo, resto ancora un po’” optò sul momento, deciso a non voler rinunciare ad altre quattro chiacchiere con i nuovi amici. Si scambiarono alcune informazioni per vedersi i giorni successivi e si salutarono con una pacca sulla spalla.
 
“Quindi abiti fuori Londra” Intervenne Mika, quando i tre ragazzi ebbero guadagnato l’uscita.
 
Andy annuì prendendo uno stuzzichino e infilandoci un’oliva “Sì, mezz’ora di treno. Loro vanno adesso perché quello dell’1 e 45 arriva in centro. Con quelli dopo abbiamo venti minuti a piedi”
 
“E tu hai tutta sta voglia di farti strada a piedi in piena notte?” chiese Chris che ormai si era accomodato con loro al bancone.
 
“Quando la compagnia è buona…” rispose con un mezzo sorriso sghembo, sistemandosi meglio sullo sgabello, facendo ciondolare una gamba di lato.
 
Mika finse indifferenza. Aveva il presentimento che la compagnia a cui si riferisse, fosse in realtà solo la sua, ma non indagò né si pose troppe domande. Se anche fosse, lui non era interessato a proseguire la serata oltre il pub, o in ogni caso non con lui. Certo era simpatico, ma Harry era un’altra storia.
 
Sbuffò sonoramente dandosi mentalmente del cretino per essere tornato di nuovo con il pensiero al suo stupidissimo ex.
 
“Stanco?” indagò Chris vedendolo passarsi una mano sul viso.
 
Mika scosse la testa “No, cioè sì. Lasciam perdere” disse sospirando e ordinando un'altra birra, stavolta piccola e fruttata.
 
La conversazione proseguì tra i tre ancora per un’oretta dopodiché Andy si alzò.
 
“Ora devo proprio andare però, l’ultimo treno è tra 40 minuti.” Asserì con fare dispiaciuto pagando anche l’ultima ordinazione di Chris e Mika.
 
“Vengo anche io, domani mattina ho ospiti a pranzo a casa dei miei, devo alzarmi ad un orario decente. Mika tu?” chiese l’amico iniziando a infilarsi una manica del suo cappotto leggero.
 
Mark aveva già abbandonato gli amici una mezz’ora prima, Erik era invece ancora in pista a scatenarsi, Mika poteva scegliere se restare in pista ancora un po’ o accompagnare i due compari di bevute. La stanchezza e la piacevole compagnia che si era creata durante la serata però, lo fece propendere per la seconda opzione.
 
“Se devi andare a Victoria puoi salire in taxi con me, poi da lì io vado a piedi, sono 5 minuti e non fa per nulla freddo” lo invitò Mika, dopotutto lui doveva andare nella sua stessa direzione, mentre Chris abitava tutt’altra parte.
 
“Oh volentieri!”
 
Andy prese la palla al balzo, raramente avrebbe rifiutato una corsa in taxi condivisa, se poi il compagno di viaggio era lui, non poteva che accettare e pure felicemente.
 
“Vi va se vi lascio il mio numero? Così se siamo in zona magari ci becchiamo” propose poi con tutta la nonchalance di cui era capace, estraendo il cellulare pronto a segnare eventualmente i loro.
 
 
Mika ci mise un secondo a elaborare e Chris rispose per entrambi iniziando a dettargli il suo numero.
 
Andy segnò doviziosamente e non perse l’occasione di domandarlo spudoratamente anche a Mika che già con il suo cellulare in mano iniziò a dettarglielo.
 
Si scambiarono sorrisi e saluti e poi le strade si divisero.
 
Il taxi arrivò nel giro di pochi minuti e i due presero posto in silenzio fino a destinazione dove scesero, pagarono e salutarono il taxista.
 
“A che ora ce l’hai?” chiese Mika scorrendo con gli occhi lungo le lettere arancioni sul tabellone dei treni.
 
“2.55 è quello.” Indicò il secondo orario in lista partendo dall’alto, voltandosi poi a scrutare il viso intento del suo nuovo amico e avvicinandosi un paio di passi senza chiedere permesso.
 
Mika, finita la sua analisi dei vari treni in arrivo a Victoria Station, si voltò ritrovandosi il viso del biondo a una spanna dal suo. Rimase immobile in contemplazione di quegli occhi azzurri, scuri nella semi oscurità della stazione, circondati dall’iride azzurra, ridotta ad un fine anellino.
 
Ne era conscio, non ne era particolarmente attratto, ma doveva ammettere che seppur ben distante dalla bellezza adonica di Harry, aveva un suo particolare fascino. Una simpatia, una sincerità e un’audacia non comuni, unite alla sua spontaneità leggera e delicata.
 
Per un attimo mandò mentalmente a quel paese Harry e tutti i film mentali a lui connessi e se ne infischiò di tutto. Dopotutto non aveva nulla da perdere.
 
Non seppe chi tra i due compì il passo decisivo verso l’altro.
 
Prima che potesse formulare altri pensieri o riflessioni divergenti si accorse solo di avere due morbide labbra appoggiate alle sue, in un bacio dapprima superficiale, poi volutamente più profondo, quasi sensuale, seppur con l’indugio tipico di ogni primo bacio.
 
Gli sembrarono 10 minuti e gli sembrò un solo secondo.
 
Non seppe quantificare, non seppe qualificare.
 
Sembrò solo… giusto. A entrambi.
 
Si separarono.
 
Si sorrisero.
 
Lui convinto.
 
Lui sorpreso.
 
Si scambiarono uno sguardo e tornarono a baciarsi nella solitudine di una stazione, alla fioca luce di un lampione, tra i fischi dei freni di un treno in arrivo.
 
Calò un pesante, seppur breve silenzio in cui gli sguardi si persero e indugiarono, un po’ per terra, un po’ tra loro, un po’ verso i binari uniti in prospettiva, nel loro correre parallelo.
 
“Le stazioni… sono teatri di addii, o di arrivederci… sono romantiche, in ogni accezione di questo termine”  esordì Andy, rompendo il silenzio, spezzando la staticità del momento, gesticolando e atteggiandosi canzonatoriamente da bardo Shakespeare, poeta tra i binari di un’anonima stazione, osservando i pochi passeggeri in discesa dal treno appena giunto al binario accanto al loro.
 
Mika lo osservava senza proferir parola, senza proferir pensiero, poi appena connetté il cervello e comprese la sua abile farsa lo guardò e scoppiò a ridere.
 
Risero insieme, nell’incompleta sobrietà di un venerdì notte divenuto sabato mattina.
 
“Oh sì” replicò Mika atteggiandosi a sua volta da piccolo lord inglese.
 
Andy ghignò e stette al gioco, proseguendo la farsa.
 
“Voglio stare con te!” continuò quindi, puntando gli occhi su Mika, penetrandogli l’anima, pur col suo ironico gioco insensato.
 
Mika rimase fermo, confuso nei suoi pensieri, ridendo come non faceva da settimane “Eh?” chiese, cercando di individuare il confine tra gioco e sincerità “Stasera intendi?” chiese, accertandosi che l’ironia non celasse una proposta, che non avesse cambiato idea e deciso di perdere il treno e restare a passare la notte con lui, cosa che dopo quei baci nemmeno troppo fugaci, stava in effetti iniziando a considerare come opzione allettante.
 
Andy lo guardò serio “No, per tutta la vita”.
 
Calò il silenzio, di nuovo, Andy si fermò in una pausa teatrale. Poi scoppiò a ridere.
 
Mika lo squadrò ridacchiando, incerto se mandarlo bonariamente a quel paese o interpretare quella risposta in un modo diverso da una frase detta per scherzo.
 
L’idea che potesse far sul serio, ben lontana dalla sua testa. Dopotutto si conoscevano da poche ore.
 
Dopotutto tra loro c’era stato solo un bacio, ok forse due, ma nulla più.
 
Dopotutto stavano solo ridendo.
 
E continuarono a ridere.
 
Spontaneamente.
 
Non una risata di scherno.
 
Non una risata di rifiuto.
 
Una risata complice e divertita.
 
“Facciamo che sta cosa la decidiamo con calma, eh!” rispose con la stessa franchezza con cui Andy gli si sera rivolto, sogghignando in modo scherzoso.
 
“Quindi vuol dire che ci rivedremo” appurò con scattante naturalezza, strappandogli una promessa prima che potesse ritrattare o ribattere con un’altra scaltra battuta.
 
Mika rise.
 
Si avvicinò nuovamente a lui e lo baciò, stavolta intensamente. “Si può fare” replicò mentre i freni del treno delle 2.55 in arrivo gli fischiavano fastidiosamente nelle orecchie.
 
“Anche perché fortunatamente baci meglio di come balli” concluse con un sorriso spruzzato di malizia.
 
Andy rise di gusto, divertito, soddisfatto e se possibile ancora più curioso.
 
“Allora ci sentiamo, Mika” lo salutò infilando le mani nelle tasche dei jeans e dirigendosi verso il binario, dove il treno con le porte aperte stava attendendo il suo ultimo passeggero della notte.
 
“Arrivederci, Andy” lo salutò Mika, scegliendo con cura il congedo, riprendendo il filo del discorso, da dove lui l’aveva, seppur giocosamente, iniziato.
 
Sorrise.
 
Sorrisero, con nel cuore una risata e tra le mani un arrivederci dal sapore dolce di una promessa.
 

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Buooooooooooooooonaseraaaaaa!
Si, lo ammetto, mi era mancato scrivere. Rispetto a quando studiavo, ora di tempo per queste cose ne ho davvero poco o nulla, ma dopo le recenti confessioni nel nostro beniamino, l'ispirazione è stata solleticata abbastanza e sono riuscita a produrre una seppur breve storiella.
Ho deciso di farla rientrare in Household perchè come sappiamo è nata da un evento vero che è poi la genesi di tutto, delle ff, della storia di Mika e di tutte le nostre conseguenti fantasie.
Abbiamo sbagliato tutto fin dall'inizio. Abbiamo sempre visto Andy come il timidone e Mika come l'audace, mentre da ciò che ci ha svelato di recente, la storia è nata dalla convinzione di Andy.
Dovevamo capirlo dal celeberrimo "thank God that YOU found ME" ma non siamo state delle brave ascoltatrici e non abbiamo considerato una delle frasi più importanti che abbia mai scritto. Ma ora è tempo di rimediare!
So che altre mie amiche scrittrici stanno risvegliando le loro penne dal letargo, quindi mi auguro che questa sia solo la prima di una pioggia di ff natalizie di cui abbiamo tutte bisongo.
E' una storia molto terra terra, nulla di troppo romanzato. Le parole che Mika attribuisce a Andy lo sono già abbastanza.
E con questo, vi auguro Buon Natale!
Alla prossima (che non so quando e se arriverà! ahahaha)
Con affetto.
Vv
 
 
  
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