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Autore: Abby_da_Edoras    11/01/2020    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo sesto

 

I'm surrounded by liars everywhere I turn
I'm surrounded by imposters everywhere I turn
I'm surrounded by identity crisis everywhere I turn
Am I the only one to notice?
I can't be the only one who's learned

I don't want to be anything
Other than what I've been trying to be lately
All I have to do is think of me and I have peace of mind
I'm tired of looking around rooms wondering what I gotta do
Or who I'm supposed to be
I don't want to be anything other than me!

(“I don’t want to be” – Gavin DeGraw)

 

Il tempo trascorreva in fretta mentre Giovanni e i due fratelli Medici cercavano il modo di smascherare Andrea Pazzi e punirlo, finalmente, per quel delinquente che era!

Però, poiché i mesi passavano, alla fine accadde qualcosa che si rivelò molto bello per qualcuno, ma altrettanto devastante per altri e soprattutto per una persona in particolare…

Cosa accadde di tanto significativo? Beh, è ovvio, nacque il secondo figlio di Rinaldo e Madonna Albizzi, quello che la donna aveva tanto desiderato. Per la precisione, era una bambina e fu chiamata Susanna. *

Rinaldo aveva più volte dichiarato di non avere il minimo interesse per sua moglie ed era perfettamente sincero quando lo diceva, però… eh, però quando venne a sapere che Alessandra aveva dato alla luce una bambina non poté rimanere indifferente alla bella notizia e partì immediatamente per la campagna, con il permesso del Gonfaloniere, per abbracciare la sua piccola.

Diciamoci la verità, la risposta di Albizzi all’avvenimento era del tutto giustificata e naturale, ma Giovanni da quell’orecchio non ci voleva proprio sentire: per lui la partenza di Rinaldo fu un altro vero e proprio tradimento, come se fosse andato dalla moglie per rimettersi assieme a lei. Ne fu terribilmente addolorato e deluso e, come faceva sempre, reagì nascondendo la sofferenza dietro una rabbia furiosa. L’uomo gli aveva detto che sarebbe tornato presto, che voleva solo stare un po’ con la figlia appena nata ma che lui era sempre nei suoi pensieri; gli aveva promesso che sarebbe rimasto in campagna solo pochi giorni e che, se voleva, poteva anche raggiungerlo. Giovanni, però, non ne volle sapere, non rispose nemmeno ai saluti affettuosi di Rinaldo e ostentò un’aria gelida e offesa, da principino oltraggiato. Poi, non appena Albizzi, scortato dalle guardie della Signoria, si fu allontanato da palazzo a cavallo, il ragazzino, da vero adolescente geloso e infuriato, si sfogò dapprima facendo a pezzi due o tre vasi preziosi appartenenti alla famiglia, quindi lasciò il palazzo, sbattendo la porta, e si diresse verso Palazzo Medici intenzionato a non rimettere mai più piede a casa di Rinaldo nemmeno se fosse stato l’ultimo rifugio sulla Terra!

E, in effetti, i vari casini che si stavano abbattendo anche su Palazzo Medici servirono, almeno per un po’, a distrarre Giovanni dalla sua rabbia e dal suo dolore.

Sappiamo già che Marco Bello era stato cacciato da Cosimo, accusato di aver assassinato suo padre. Nel frattempo, Cosimo si stava preparando per andare a parlare con il vescovo Vitelleschi, il capo dell’esercito papale: gli avrebbe offerto il denaro necessario per rafforzare l’esercito e riportare il pontefice a Roma.

Ma c’era anche una notizia felice che attendeva Giovanni a Palazzo Medici.

Piero e Lucrezia gli andarono incontro, molto emozionati, e il giovane amico gli raccontò la bella novità.

“Giovanni, voglio che tu sia il primo a saperlo!” disse Piero, con gli occhi che gli brillavano. “Domattina andrò a parlare alla Signoria per proporre una nuova tassa che serva a finanziare l’esercito papale… e sarò io a parlare davanti a tutti, mio padre si fida di me, mi ha detto di sostenere la causa dei Medici! Lui non ci sarà nemmeno, perché è partito per Roma, quindi sarò io il rappresentante della famiglia. Voglio che tu sia presente, ti voglio accanto a me quando parlerò ai membri della Signoria. Purtroppo Lucrezia non potrà presenziare, ma tu devi esserci, Giovanni!”

“Ma certo, ne sarò felicissimo” rispose il ragazzo, davvero contento per l’amico che finalmente aveva la fiducia del padre. “Mi raccomando, non lasciarti intimidire da quelle persone e, tanto meno, da Andrea Pazzi, che farà di tutto per zittirti. Ricordati come hai visto parlare me alla Signoria, io non ho mai avuto soggezione di nessuno.”

“Eh, sì, me lo ricordo bene” rise Piero. “Mi ispirerò al tuo modo di fare e sono certo che farò una bella figura!”

“E, se Pazzi dovesse infastidirti troppo, ci penserò io a rimetterlo a posto…” minacciò Giovanni, già pronto a saltare alla gola dell’uomo.

“No, no, non ce ne sarà bisogno!” replicò Piero, ridendo ancora più forte.

“Sono certissima che Piero parlerà in modo convincente e tu stesso ne rimarrai incantato, Giovanni” intervenne Lucrezia. Voleva bene al giovane amico, ma sperava anche che non si mettesse in mezzo con la sua insolenza… avrebbe potuto rovinare ogni cosa!

“Va bene, io non aprirò bocca, ma tu distruggilo, quell’Andrea Pazzi!”

“Non vedo l’ora!” esclamò Piero.

Così, il giorno dopo, Lucrezia accompagnò Piero e Giovanni al Palazzo della Signoria, baciò il marito facendogli coraggio e attese fuori. I due giovani entrarono e bisogna dire che Piero, oltre che rifrancato per la fiducia che il padre aveva dimostrato di nutrire in lui, si sentiva anche particolarmente deciso grazie alle parole affettuose della moglie e alla presenza di Giovanni accanto a lui. Aveva visto molte volte l’amico prendere la parola davanti ai membri della Signoria, l’aveva visto incosciente e sfacciato, l’aveva visto anche osteggiato e minacciato da Pazzi e dallo stesso Gonfaloniere, eppure lui non si era mai arreso.

Io non sarò da meno, giurò Piero a se stesso.

Così, sotto lo sguardo ammirato di Giovanni, il giovane Medici presentò alla Signoria la proposta della sua famiglia: una nuova tassa per finanziare un esercito che avrebbe riportato il Papa a Roma. Giovanni era felice di vedere che, nonostante i mugugni e le risatine della maggior parte dei membri, Piero non era affatto intimidito e anzi difendeva la sua posizione con calma, decisione e pacatezza, in un modo molto simile a quello di suo padre Cosimo. Anche il Gonfaloniere, infatti, rimase favorevolmente colpito da Piero e, quando alcuni cercarono di interromperlo, protestando che non volevano altre tasse, fu proprio Messer Guadagni a difenderlo e a zittire chi lo osteggiava, invitandolo a proseguire.

Poi, appunto, si intromise Andrea Pazzi.

“Perché Cosimo de’ Medici non è qui a presentare la sua proposta personalmente e ha mandato suo figlio a farsi umiliare?” disse in tono caustico, sorridendo di scherno di fronte al giovane Medici. “Ve lo dico io il perché: si vergogna. Cosimo non ha il coraggio di richiedere nuove tasse ai nobili e ai mercanti solo per fare bella figura davanti a Sua Santità!”

Giovanni avrebbe voluto azzannare alla giugulare Pazzi: quel modo di fare era proprio ciò che più metteva in crisi Piero… ma non questa volta. Il giovane si voltò a guardarlo con un sorriso fiero e poi si rivolse a lui e a tutta la Signoria.

“Mio padre non è qui perché è già a Roma, a prendere accordi con il vescovo Vitelleschi: la famiglia Medici ha donato quarantamila fiorini per rafforzare l’esercito papale” spiegò con orgoglio. “E queste nuove tasse non dovranno essere i nobili e i mercanti a pagarle.”

“Ah, no? Allora Cosimo de’ Medici vuole farle pagare ai poveri?” domandò sprezzante Pazzi.

“Questa domanda rispecchia esattamente tutta la vostra intelligenza” commentò Giovanni, che proprio non era riuscito a trattenersi. Qualcuno rise, ma Piero aveva la risposta pronta anche per quello.

“No, affatto: saranno le Banche di Firenze a pagare questa tassa, saranno le Banche ad aiutare il Papa a tornare a Roma” dichiarò.

Pazzi non riuscì a replicare a questa affermazione tanto inaspettata, ma la sua espressione parlava per lui. I Medici lo avevano raggirato ben bene, non c’era dubbio. Adesso, se la sua Banca si fosse rifiutata di pagare, avrebbe dimostrato di non avere a cuore gli interessi del Papa e della Chiesa e addio ai conti papali! Poteva solo sperare che gli altri banchieri protestassero, visto che lui non era nella posizione per farlo.

Ma Piero non aveva ancora finito.

“So bene che chi fa un mestiere come il nostro è spesso considerato un avido e un usuraio” riprese, “ma con questa generosa offerta in favore dell’esercito papale noi banchieri dimostreremo, una volta per tutte, di non essere disonesti e attaccati solo al denaro.”

Gli altri banchieri non sembravano intenzionati a protestare, con grande dispetto di Pazzi… e grande divertimento di Giovanni, ovviamente, che stavolta si godeva lo spettacolo di vedere il nemico scornato senza nemmeno prendersi la briga di farlo personalmente. Piero era davvero fenomenale!

E non era ancora finita!

“La famiglia Medici, tuttavia, non vuole imporre niente a nessuno. Se le altre Banche di Firenze non volessero o non potessero accettare la tassa, questa sarà pagata interamente dalla Banca Medici!” disse, scatenando quindi un grande applauso e congratulazioni da parte di molti membri della Signoria… beh, chissà se si complimentavano con lui perché aveva parlato bene o perché si era offerto di pagare lui tutte le spese? Lasciamo questo piccolo particolare ammantato dal dubbio…

La tassa per finanziare l’esercito papale fu dunque approvata tra l’entusiasmo generale. Piero era raggiante e Giovanni si sentiva molto orgoglioso di lui… che peccato che il padre non lo avesse visto all’opera! Ma di sicuro quella sarebbe stata la prima di molte occasioni in cui Piero avrebbe dimostrato le sue capacità alla Signoria…

Mentre i due amici uscivano insieme, sottobraccio e ridendo felici, si imbatterono in Andrea Pazzi, che aveva la tipica faccia di qualcuno che si è trovato a calpestare sterco fresco con gli stivali buoni.

Giovanni sapeva che avrebbe dovuto tacere, ma proprio non riuscì a trattenersi.

“Allora, Messer Pazzi, questa volta vi è andata male, vero? Dovrete pagare voi stesso, se non volete passare per usuraio… altro che arricchirvi con i conti papali. E non temete, questo sarà solo l’inizio della vostra disfatta” lo schernì.

L’uomo lo trapassò da parte a parte con uno sguardo assassino.

“Fossi in te non canterei vittoria troppo presto, ragazzino. E nemmeno la famiglia Medici…” sibilò, in un tono minaccioso che raggelò Piero.

“Pensate piuttosto alla vostra, di famiglia. Credo che il nome dei Pazzi avrà finalmente quello che si merita, dopo tanti anni” replicò invece Giovanni, che non temeva le minacce di Andrea Pazzi, benché sapesse ciò che era capace di fare.

“Intendi dire quello che è capitato al nome della tua famiglia di eretici, sciocco ragazzo? Non riuscirai mai a riabilitare il nome degli Uberti, la tua famiglia non conta più niente qui a Firenze, non ricordi che il loro palazzo è stato raso al suolo e che noi lo stiamo calpestando proprio adesso?”

Giovanni si sentì bruciare dentro a quelle parole, quell’insulto lo aveva ferito più di qualsiasi minaccia Pazzi potesse rivolgere a lui. Eppure il sangue degli Uberti si risvegliò nelle sue vene e lo fece rispondere con la calma e la dignità che avrebbe dimostrato Farinata stesso…

“Gli insulti e le minacce sono le armi dei vigliacchi e di chi è stato ormai sconfitto, come voi” ribatté. “Il nome della mia famiglia tornerà grande a Firenze proprio grazie ai Medici, mentre la vostra famiglia sarà ricordata soltanto per disonestà, trame e inganni.”

E, visto come andò poi, non aveva neanche tutti i torti! Sembrava proprio che i Pazzi avessero il complotto e il raggiro inscritti nel DNA…

Festanti e vittoriosi, Piero e Giovanni tornarono a Palazzo Medici, dimenticando per il momento Andrea Pazzi e le sue intimidazioni. Piero brillava di luce propria, corse subito dalla moglie Lucrezia per festeggiare insieme a lei e quella sera, a cena, ci fu grande gioia mentre il giovane Medici raccontava la sua prodezza ancora una volta. Lucrezia e Giovanni erano pieni di orgoglio e il trionfo del figlio fece finalmente sorridere anche Contessina, che in quel periodo aveva pure lei le sue pene.

Eh, già, perché aveva scoperto che la serva Maddalena, quella che Cosimo aveva portato da Venezia, aspettava un figlio… e il figlio era di Cosimo, appunto.

Sì, beh, Cosimo de’ Medici aveva tanti pregi, ma anche i suoi bei difetti, soprattutto nel modo in cui trattava le donne…

Dopo cena, Piero e Giovanni si ritrovarono a parlare da soli e a rievocare quella memorabile giornata.

“Ero sicuro che saresti stato grande, ma tu hai superato anche le mie aspettative. Sinceramente ho avuto un po’ paura che Pazzi riuscisse a intimidirti” rivelò Giovanni.

“Beh, l’ho temuto anch’io, ma solo per un attimo” replicò l’amico, con un gran sorriso. “Mi sono venute in mente tutte le volte in cui tu lo hai messo in ridicolo e, a quel punto, mi è sembrato solo un pallone gonfiato. Si può dire che sei stato tu a ispirarmi!”

“Macché, hai fatto tutto da solo, sei veramente il degno figlio di Cosimo de’ Medici!” rise Giovanni.

La parola figlio, però, fece rabbuiare improvvisamente entrambi i ragazzi.

“Giovanni, vuoi dirmi perché hai lasciato Palazzo Albizzi?” gli chiese Piero, improvvisamente serio.

Il ragazzo abbassò gli occhi per nascondere il dolore e la rabbia che, almeno per quella giornata, era riuscito ad accantonare.

“Messer Albizzi e sua moglie hanno avuto una bambina. Lui è là, adesso. Mi ha preso in giro, mi ha ingannato un’altra volta, non metterò mai più piede nel suo stramaledetto Palazzo!” esclamò, furioso.

Piero sospirò.

“Immaginavo che potesse essere una cosa del genere, però… dai, non è mica detto, magari Albizzi vuole solo vedere sua figlia, è normale, no? Un figlio è sempre un figlio, anche quando… anche quando non ti importa un bel niente della persona con cui lo hai avuto!”

“Non è così, Messer Albizzi è un ipocrita e un falso e… ma Piero, tu di chi stai parlando?”

Di fronte all’amico, il giovane Medici non seppe più trattenersi.

“La serva di mio padre, Maddalena, aspetta un figlio. Credevamo tutti che fosse di Marco Bello, ma poi è venuto fuori che è… che è proprio di mio padre. Io sono certo che mio padre non abbandonerà mai questo figlio, ma sono altrettanto sicuro che non ha più alcun interesse per Maddalena e che questo bambino non rappresenterà un legame con lei” disse, accalorandosi.

“Lo penso anch’io, ma Maddalena è una serva e non… non la sua legittima moglie” obiettò Giovanni. “Per Messer Albizzi è tutto il contrario, è lui che si è divertito con me come… come se…”

“Beh, puoi dirlo: come ha fatto mio padre con Maddalena. Ma non è così, non devi nemmeno pensarlo. Tu hai fatto tanto per Messer Albizzi, lo hai salvato, hai difeso il nome della sua famiglia… lui è legato a te, anzi, sono sicuro che già gli manchi.”

Giovanni aveva un’espressione truce negli occhi.

“No. Questa volta non ho intenzione di perdonarlo. Non lo voglio più rivedere!” dichiarò.

Era veramente curioso come le situazioni degli Albizzi e dei Medici si intrecciassero anche in questo caso, no? Proprio vero che a Firenze non ci si annoiava certo, a quei tempi, e chissà come sarebbero finite tutte queste storie tipo soap opera: Contessina avrebbe perdonato Cosimo? E Giovanni avrebbe perdonato Rinaldo?

In mezzo a intrighi, pericoli e trame oscure c’era anche qualche scandalo piccante con cui divertirsi!

Fine capitolo sesto

 

 

 

 

 

 

* Rinaldo e Alessandra Albizzi ebbero davvero numerosi figli, anche se nella fiction sembra che ne abbiano avuto solo uno, e una delle loro figlie si chiamava veramente Susanna.

 

   
 
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